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Banda ultralarga, ecco l’Italia al 2026: il Friuli Venezia Giulia prima regione a 1 Giga. L’Italia guadagna una posizione

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FARE RETI NELLA RIPRESA

Gli scenari del decennio digitale europeo e italiano

RETI & SERVIZI DI NUOVA GENERAZIONE

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CURATORI Silvia Compagnucci

Stefano da Empoli

AUTORI Silvia Compagnucci

Stefano da Empoli Maria Rosaria Della Porta

Giusy Massaro Lorenzo Principali Domenico Salerno

SI RINGRAZIANO

Laura Gagliarducci e Giulia Palocci per le a ente le ure e l’impaginazione

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ISBN: 9791280680020 O obre 2021

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INDICE

EXECUTIVE SUMMARY C

APITOLO

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IL DIGITALE NELLE POLITICHE DELL’UNIONE EUROPEA

1.1 Il digital decade e gli obie vi futuri 1.2 Il ripensamento del quadro norma vo europeo. Strategia sui da , il pacche o DSA e il regolamento AI

1.2.1 Dalla strategia sui da al Data Governance Act

1.2.2 Digital Markets Act (DMA) 1.2.3 Digital Services Act (DSA) 1.2.4 Ar ficial Intelligence Act 1.3 La cybersecurity nell’ecosistema norma vo europeo

1.3.1 La proposta di modifica della dire va NIS: le principali novità 1.3.2 Le inizia ve per lo sviluppo e la sicurezza delle re 5G

1.3.2.1 La tutela della sicurezza delle re nei maggiori Paesi europei

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APITOLO

2

LO SVILUPPO DELLA BANDA LARGA E ULTRA-LARGA FISSA E MOBILE. LO STATO DELL’ARTE DELLE DIVERSE TECNOLOGIE IN EUROPA

2.1 Le infrastru ure di rete fissa 2.2 Le infrastru ure di rete mobile

2.2.1 Lo stato dell’arte del 5G a livello

internazionale

C

APITOLO

3

IL RUOLO E L’UTILIZZO DEI SERVIZI DIGITALI NELL’UNIONE EUROPEA

3.1 La penetrazione di Internet nel contesto globale ed europeo

3.2 Le tendenze ed il ruolo dei social media

3.3 Lo stato dell’e commerce. le tendenze e le prospe ve di sviluppo

3.4 La digitalizzazione dei servizi finanziari e bancari

3.5 La digitalizzazione della P.A.

C

APITOLO

4

UNA MISURA DELLO SVILUPPO DELLE RETI E SERVIZI DIGITALI:

L’ITALIA NELL’I-COM

ULTRABROADBAND INDEX (IBI)

4.1 Metodologia 4.2 Risulta dell’analisi

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APITOLO

5

LE POLICY NAZIONALI A SOSTEGNO DELLA

DIGITALIZZAZIONE

5.1 Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Gli obie vi e le risorse assegnate al digitale

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5.2.1 Dal Decreto Semplificazioni Bis al Ddl Concorrenza

5.2.2 La nuova «Strategia italiana per la banda ultralarga»

5.3 Dal perimetro di sicurezza cibernetica alla nascita dell’Agenzia per la

cybersicurezza nazionale. L’ecosistema italiano della cybersecurity

5.3.1 Il ruolo dell’Agenzia per la

cybersicurezza ed il nuovo assetto delle competenze in materia

C

APITOLO

6

LE INFRASTRUTTURE DIGITALI ITALIANE

6.1 Lo stato e le prospettive delle reti fisse 6.1.1 Il roll­out della banda ultralarga in Italia al 2026

6.1.2 Lo stato di avanzamento dei lavori nelle Aree Bianche

6.1.3 Il contributo del FWA alla connettività in banda ultralarga 6.2 Le reti mobili e l’importanza del 5G

6.2.1 Le infrastrutture di rete mobile 6.2.2 Il 5G per le industrie verticali

C

APITOLO

7

IL FUTURO DELLA FINANZA È DIGITALE

7.1 Le tendenze del Fintech in Italia e nel mondo

7.2 I pagamenti elettronici in Italia nell’era della pandemia

7.3 Il futuro della moneta: le criptovalute istituzionali e commerciali

TECNOLOGIE EMERGENTI

8.1 Intelligenza artificiale 8.2 Blockchain

8.3 Cloud computing per la PA e le imprese

8.3.1 La centralità del cloud nel PNRR 8.3.2 Il mercato del cloud in Italia 8.3.3 La Strategia Cloud Italia 8.3.4 Le proposte per il PSN e il nodo delle tempistiche

CONCLUSIONI E SPUNTI DI POLICY

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E X E C U T I V E S U M M A R Y

Il Rapporto I Com 2021 sulle re e i servizi di nuova generazione si colloca in un periodo di profondo cambiamento in cui la pandemia che ancora ci troviamo a fronteggiare ha imposto a ci adini, imprese e pubbliche amministrazioni di ripensare le proprie abitudini, le proprie stru ure organizza ve e i propri modelli di business, avendo come unica certezza la possibilità di trovare nel digitale un alleato formidabile, certamente l’unico nei periodi di lockdown, in grado di garan re la con nuità delle relazioni e delle a vità economiche, finanche l’esercizio di diri di primaria importanza come quello al lavoro e all’istruzione.

In questo momento di ripensamento generale in cui alcune delle decisioni ado ate in via emergenziale nelle fasi iniziali della pandemia come il massiccio ricorso al lavoro da remoto si stanno ormai a ermando come possibile ordinaria modalità organizza va da a ancare all’a vità in presenza in molte organizzazioni, l’osservatorio, come da tradizione ormai consolidata, con nua a monitorare il processo di transizione al digitale del nostro Paese, verificandone lo stato di avanzamento a raverso un confronto europeo e alla luce di alcune tendenze globali nel tenta vo di fotografare lo stato dell’arte e tracciare le prospe ve future.

In questa logica, nella prima parte, l’analisi persegue il fine di descrivere, da un lato, il ruolo del digitale nelle poli che europee a raverso l’analisi delle principali inizia ve messe in campo dalla Commissione per ridisegnare la cornice norma va in materia digitale; dall’altro, verificare lo stato di sviluppo delle infrastru ure fisse e mobili e il grado di penetrazione dei servizi digitali nelle abitudini degli individui, nei modelli organizza vi della PA e nel modello di business

delle imprese nei vari Paesi europei al fine di individuare, anche a raverso l’elaborazione dell’I Com ultraBroadband Index 2021, i progressi compiu dall’Italia, le cri cità ancora esisten e le possibili opportunità di miglioramento.

Nella seconda parte, invece, l’a enzione è focalizzata sul contesto nazionale rispe o al quale vengono descri e le inizia ve nazionali a sostegno della digitalizzazione sia lato o erta che lato domanda, analizza i da di copertura nazionali rispe o alle re fisse e mobili e verificato lo stato dell’arte e le prospe ve future del Fintech e di alcune tecnologie emergen (intelligenza ar ficiale, blockchain e cloud).

Nella parte conclusiva, infine, viene o erto qualche sinte co spunto di policy sui temi chiave a ronta nel rapporto.

P

ARTE

1: I

L DIGITALE COME LEVA PER LA RIPRESA

EUROPEA

Il digitale nelle poli che dell’UE

Il biennio 2020 2021 rappresenta un momento di straordinaria rilevanza per la definizione del quadro norma vo europeo di riferimento per il digitale. È in questo arco temporale, infa , che la Commissione, con un poker di proposte di regolamento Data Governance Act, Digital Services Act, Digital Markets Act e Ar ficial Intelligence Act che perseguono, evidentemente obie vi di armonizzazione massima, ha avviato, unitamente alle inizia ve in materia di cybersecurity, un’opera di ripensamento della cornice norma va vigente che tenga conto della crescente importanza e delle straordinarie opportunità di crescita e miglioramento connesse all’u lizzo dei da e allo sviluppo dell’intelligenza ar ficiale nonché del ruolo e della centralità assunta dalle pia aforme e dagli intermediari online.

Dopo la pubblicazione, nel febbraio 2020, della

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Strategia europea per i da , il 25 novembre 2020 la Commissione ha pubblicato la propria proposta di regolamento rela vo alla governance europea dei da (Data Governance Act) al fine di disciplinare la messa a disposizione dei da del se ore pubblico per il riu lizzo, qualora tali da siano ogge o di diri di terzi, la condivisione dei da tra le imprese, dietro compenso in qualsiasi forma, il consenso all'u lizzo di da personali con l'aiuto di un "intermediario per la condivisione dei da personali", il cui compito consiste nell'aiutare i singoli individui a esercitare i propri diri a norma del regolamento generale sulla protezione dei da (GDPR) e il consenso all'u lizzo dei da per scopi altruis ci.

Rispe o al tema pia aforme e intermediari, nel dicembre 2020 la Commissione ha pubblicato due proposte di regolamento, il Digital Services Act (DSA) e il Digital Market Act (DMA) a raverso cui disciplinare obblighi, divie e responsabilità in capo alle pia aforme.

In par colare, il DMA persegue il fine di disciplinare quelle pia aforme che agiscono sempre più come gateway o gatekeeper tra uten commerciali e uten finali, che godono di una posizione consolidata e duratura e si trovano nella possibilità di fare usi impropri dei da degli uten , ra orzare le barriere all’ingresso nel mercato e porre in essere comportamen scorre nei confron degli uten commerciali e deli uten finali. In tale logica, la proposta della Commissione fissa i criteri per qualificare un provider come gatekeeper e individua una serie di obblighi e divie discenden dal possesso di tale qualifica. Con il DSA, invece, la Commissione intende o rire una risposta norma va agli enormi cambiamen cui si accompagnano non solo grandi opportunità ma anche nuovi rischi e cri cità determina dalla crescente di usione di servizi digitali a elevata innova vità che hanno rivoluzionato il modo di comunicare, interagire, consumare e fare business, mediante l’introduzione di un quadro orizzontale per tu e

le categorie di contenu , prodo , servizi e a vità sui servizi di intermediazione e la previsione di un regime di responsabilità diversificato in base ai servizi o er e alla dimensione del fornitore. Per quanto riguarda la governance, la proposta di regolamento prevede a carico degli Sta membri specifici obblighi di verifica della compliance di fornitori di servizi operan nei rispe vi territori rispe o alle previsioni contenute nel regolamento proposto, is tuisce nuovi sogge (i Coordinatori per i Servizi Digitali) e delinea meccanismi di enforcement e cooperazione tra gli Sta . Centrale, sopra u o nella proposta DMA naturalmente, il ruolo e l’intensità dei poteri a ribui alla Commissione.

Il 21 aprile 2021, è stata infine pubblicata una proposta di regolamento AI in tolato “Il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme armonizzate in materia di intelligenza ar ficiale e che modifica alcuni a legisla vi dell'Unione", con il quale si is tuisce un quadro di riferimento legale volto a normare il mercato dell’UE dell’intelligenza ar ficiale. Tale proposta, in par colare, si inquadra nell’ambito di un pacche o più ampio che comprende anche una comunicazione sulla promozione di un approccio europeo all'intelligenza ar ficiale e il “Piano Coordinato con gli Sta Membri: aggiornamento 2021”, con cui si va a is tuire la nuova cornice norma va europea in materia e a perseguire gli obie vi strategici fissa dalla Commissione che consistono nella definizione delle condizioni abilitan per lo sviluppo e la di usione dell'IA, nella costruzione di una leadership strategica nei se ori d impa o elevato, nella creazione di un ecosistema favorevole al prosperare dell’IA e nella garanzia che le tecnologie di IA siano al servizio delle persone.

Rispe o al tema della cybersecurity, il 16 dicembre 2020 la Commissione e l'alto rappresentante dell'Unione per gli A ari esteri e la Poli ca di sicurezza hanno presentato la

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“Strategia dell'UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale” al fine di ra orzare la resilienza colle va dell'Europa contro le minacce informa che e contribuire a garan re che tu i ci adini e tu e le imprese possano beneficiare al meglio di servizi e strumen digitali a dabili. Si tra a di una strategia straordinariamente importante che rientra nel “Cybersecurity package”, pacche o che comprende anche una nuova dire va sulla resilienza delle en tà cri che e una proposta di dire va rela va alle misure necessarie per conseguire un elevato livello comune di cibersicurezza in tu a l'Unione (dire va NIS rivista) e che rappresenta un nuovo insieme di azioni e inizia ve, in parte già e e ve e in parte ancora solo proposte, per indirizzare la sicurezza ciberne ca dell’Unione nel prossimo decennio.

Con riferimento alla revisione della dire va NIS, una delle innovazioni più rilevan concerne senza dubbio l’estensione di specifici obblighi in materia di cybersecurity a sogge ulteriori rispe o a quelli a ualmente rientran nell’ambito applica vo della dire va, la puntuale iden ficazione delle pologie di sogge operan nei vari se ori e so o se ori indica che rientrano nella definizione di “sogge o essenziale” e “sogge o importante”, che confluiscono, secondo quanto previsto dalla proposta di dire va, in un apposito registro creato e tenuto dall’ENISA e sono so opos a regimi di vigilanza parzialmente diversi e la definizione dei contenu minimi che le misure ado ate dai sogge essenziali e importan devono contenere. In una logica di modernizzazione, la proposta prevede la divulgazione coordinata delle vulnerabilità e l’is tuzione del registro europeo delle vulnerabilità, mentre agli Sta membri prescrive un arricchimento dei contenu della strategia nazionale mediante l’adozione di un piano nazionale di risposta agli inciden e alle crisi di cibersicurezza su vasta scala (e la designazione delle autorità competen responsabili). Dal punto

di vista della governance, la proposta is tuisce la Rete europea delle organizzazioni di collegamento per le crisi informa che (EU CyCLONe) definendone la composizione e declinandone i compi e ra orza gli strumen di cooperazione.

Per quanto concerne la proposta di dire va sulla resilienza dei sogge cri ci, essa va a modificare la dire va sulle infrastru ure cri che europee del 2008 estendendone sia l'ambito di applicazione, sia la profondità. Tale dire va, in par colare, prescrive agli Sta membri l’adozione di una strategia nazionale, individua 10 se ori e so ose ori di base da considerare (energia, traspor , banche, infrastru ure dei merca finanziari, sanità, acqua potabile, acque reflue, infrastru ure digitali, pubblica amministrazione e spazio) e prescrive una valutazione di tu i rischi rilevan , naturali e di origine umana, compresi i sinistri, le catastrofi naturali, le emergenze di sanità pubblica e le minacce antagoniste, inclusi i rea di terrorismo.

Se queste inizia ve sono tese ad accelerare lo sviluppo delle re , non sono manca interven tesi ad accrescere la sicurezza delle re 5G. E infa , nel febbraio 2020 la Commissione ha pubblicato la Comunicazione “Dispiegamento del 5G sicuro A uazione del pacche o di strumen dell'UE” e del pacche o di strumen dell'UE (Toolbox sul 5G) che, come noto, a ronta tu i rischi individua nella relazione coordinata sulla loro valutazione, individuando e descrivendo una serie di misure strategiche e tecniche, nonché di corrisponden azioni di sostegno volte a ra orzare la loro e cacia e che possono essere a uate per a enuarli. A luglio 2020 è stato pubblicato da parte del gruppo di cooperazione NIS, con il sostegno della Commissione e dell'ENISA, un report sui progressi degli Sta membri nell'a uazione del toolbox sulla sicurezza 5G in cui si fa il punto sul livello di maturità raggiunto dai vari Paesi nell’implementazione delle misure contenute nel Toolbox.

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La tutela della sicurezza delle re nei maggiori Paesi europei

Quello della sicurezza è un tema par colarmente sensibile poiché, nella definizione dei requisi richies per poter operare nei vari Paesi si mescolano istanze di natura geopoli ca a interven che influiscono dire amente sulle dinamiche del mercato.

Tra i principali Paesi europei, la Francia si è dotata di una strategia nazionale di sicurezza ciberne ca già dal 2015, poi aggiornata nel 2017. In seno all’SGDSN (intelligence) si trova l’ANSSI, ovvero l’Agenzia Nazionale della Sicurezza delle re e dell’informazione, responsabile della prevenzione e della reazione a inciden informa ci ai danni delle is tuzioni sensibili. Per quanto riguarda le infrastru ure di rete, la legge n.2019 810 modifica il modo in cui gli operatori mobili possono ges re le re 5G e interviene sulla regolamentazione delle autorizzazioni intorno ad esse, in par colare imponendo che, per poter usare apparecchiature hardware e so ware per la connessione alla rete radiomobile francese, gli operatori coinvol nei se ori cri ci debbano o enere un’autorizzazione preven va da parte del Presidente del Consiglio. Nonostante la norma sia da applicare solo alle re 5G, i vincoli tecnici che derivano dalla compa bilità di queste ul me con le infrastru ure legacy cos tuiscono un fa ore determinante che rischia di rallentare il deployment delle nuove re .

In Germania l’archite ura is tuzionale di sicurezza ciberne ca approvata nel 2016 assegna ampie responsabilità all’U cio Federale per la Sicurezza Informa ca (BSI) e al Ministero dell’Interno. Per quanto riguarda l’impianto legisla vo, centrale importanza ha la legge IT SiG 2.0 (IT Sicherheitsgesetz), approvata dal Parlamento nell’aprile del 2021. La nuova norma iden fica e amplia il perimetro delle cosidde e infrastru ure cri che, prendendo in considerazione anche i cyber cri cal operators,

ovvero tu quegli is tu il cui malfunzionamento causerebbe, seppur in maniera indire a, problemi alle infrastru ure cri che. Un’ulteriore novità è rappresentata dall’introduzione di un meccanismo di assesment sulla sicurezza dei componen delle infrastru ure cri che. La Germania non prevede l’esclusione ex ante di alcun vendor, ma lascia in capo al BMI, presso il Ministero dell’Interno, il potere di richiedere un periodo di valutazione delle apparecchiature di 2 mesi, consentendo anche la rimozione delle apparecchiature ex post qualora queste rappresen no un pericolo per l’ordine pubblico o per la sicurezza della Repubblica Federale.

In Spagna il sistema is tuzionale di sicurezza ciberne ca si regge da una parte sulla figura del Primo Ministro, il quale de ene la presidenza del Consiglio di Sicurezza Nazionale (CSN), e dall’altra delega i compi opera vi ai Ministeri, di erenziando le responsabilità in base agli ambi di competenza. A ualmente vige il Regio Decreto Legisla vo 14/2019, che conferisce al Governo speciali poteri di intervento sulle infrastru ure, le risorse e ogni elemento associato alle re e ai servizi di comunicazione ele ronica in caso di minaccia all’ordine pubblico o alla sicurezza nazionale. Inoltre, in Spagna è a ualmente in discussione il disegno di legge sulla Cybersecurity 5G, che sembra voler subordinare l'u lizzo di un'apparecchiatura, programma o servizio 5G esterno al previo conseguimento di una cer ficazione prevista dal regolamento europeo sulla sicurezza informa ca, mantenendo un approccio neutrale nei confron dei fornitori.

Il Regno Unito, fuoriuscito dall’Unione europea, sembra spingersi sempre di più verso la sfera d’influenza statunitense, anche (e forse sopra u o) sul versante della difesa, sia fisica (si veda la recente vicenda Aukus), sia ciberne ca.

Per quanto concerne il secondo ambito, a ualmente è in discussione in Parlamento un ra orzamento delle misure in materia di cybersecurity, in par colare a raverso il

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13 Telecommunica on (Security) Bill, una legge che

ha l’obie vo di riformare l’impianto di sicurezza delle re di telecomunicazione sul territorio nazionale nell’o ca di imporre requisi all’entrata e rigidi controlli di sicurezza. Tale proposta legisla va punta a ra orzare i poteri degli en già esisten , tra cui il Na onal Cyber Security Centre (NCSC) e l’Ofcom, che o errebbe la possibilità di richiedere ai fornitori di apparecchiature di rete di eseguire specifici test, eme ere no fiche di violazione, indicare misure provvisorie per colmare lacune di sicurezza e, in caso di inadempienza, imporre sanzioni pecuniarie, mentre verrebbero sposta dal Parlamento all’Esecu vo alcuni nuovi poteri che consentono di stabilire specifici requisi di sicurezza e codici di condo a.

Il grado di sviluppo della conne vità in Europa L’evoluzione tecnologica che ha cara erizzato gli ul mi anni e la straordinaria di usione dei servizi digitali che è conseguita alla pandemia hanno mostrato con una forza senza preceden quanto sia indispensabile garan re l’ampia disponibilità per ci adini, imprese e PA di re performan , in grado di supportare servizi digitali sempre più sofis ca e di sostenere anche repen ni incremen di tra co quali quelli registra ovunque durante il lockdown. Nonostante il generale avanzamento del processo di digitalizzazione anche in quei Paesi, come l’Italia, che scontano un tradizionale ritardo nell’u lizzo dei servizi digitali, permangono ancora importan di erenze non solo, prevedibilmente, tra le diverse aree del mondo, ma anche all’interno del contesto europeo, che necessitano di essere analizzate sopra u o alla luce degli ambiziosi obie vi di conne vità fissa dall’UE e, a cascata, dai singoli Sta membri.

Rispe o alle re fisse, posto che ormai pra camente tu i Paesi UE hanno completato il processo di sviluppo della banda larga con la Lituania che, essendosi concentrata sul

deployment della banda ultra larga, si posiziona ul ma con l’84,8% delle famiglie coperte, a fronte di una media europea dell’97,4% (99,6% in Italia), la domanda rivela un andamento più lento.

Rispe o alla percentuale di famiglie connesse alla broadband nell’Unione, il primato spe a ai Paesi Bassi con il 97% delle famiglie connesse alla broadband. All’altro estremo della classifica invece troviamo Bulgaria con il 79%, seguita da Grecia (80%), Lituania e Portogallo (appaiate all’82%). Il dato italiano 87% si rivela sostanzialmente in linea con quello europeo (89%). Il tasso annuo di crescita composto (CAGR, Compound Annual Growth Rate) dal 2012 al 2020 dei Paesi dell’Unione europea evidenzia come l’Italia, con il 5,9%, presen un CAGR più del doppio di quello europeo, pari al 2,7%, che le consente di posizionarsi seconda nel con nente.

Se il dato nazionale rivela progressi incoraggian , a livello regionale il primato nel 2020 spe a ancora una volta alla provincia autonoma di Trento con il 93%, seguita da Friuli Venezia Giulia e Lazio con il 91% ed Emilia Romagna con il 90%.

A chiudere la classifica regionale, invece, le regioni del Sud e in par colare Puglia e Basilicata (80%), Sicilia e Molise (78%) e Calabria (76%).

Quando alla copertura NGA che comprende le tecnologie FTTH, FTTB, Docsis 3.0 e VDSL i da mostrano una grande maturità a livello generale, con una percentuale di copertura UE che si a esta all’87,2% e la metà degli Sta membri che registrano coperture superiori al 90%. Le percentuali inferiori riguardano Lituania e Francia dove la copertura si a esta rispe vamente al 70,8% e 69%. L’Italia, con il 92,7% si posiziona oltre 5 p.p. al di sopra della media europea.

Sebbene il dato complessivo tes moni uno sforzo significa vo nello sviluppo infrastru urale nel nostro Paese, l’analisi della copertura con tecnologie VHCN (FTTH, FTTB and Cable Docsis 3.1) e FTTP impone maggiori cautele. La copertura con tecnologie VHCN in Italia nel 2020 è ferma al 34%, al di so o della media europea del 59% e a

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distanza siderale dai Paesi best performer Malta, Lussemburgo e Danimarca per i quali le percentuali di copertura si a estano rispe vamente al 100%, 95% e 94%.

Anche i da rela vi all’FTTP rilevano un ritardo del nostro Paese con una percentuale, infa , che si ferma al 33,7%, quasi 10 p.p. al di so o della media europea (42,5%) e lontanissima dalle percentuali di Le onia, Spagna e Portogallo (rispe vamente 88,1%, 84,9% e 82,3%). Si tra a di una situazione che, secondo le s me, è des nata a essere superata nel breve periodo.

Infa , le previsioni dell’FTTH Council Europe pubblicate a maggio 2021 nello studio “FTTH/B Market Panorama in Europe” indicano che, entro il 2026, 197 milioni di abitazioni in UE27+Uk saranno raggiunte dal FTTH/FTTB, con un incremento del 67% rispe o a quanto si s ma per il 2021 (118 milioni) mentre l’Italia, dal 2020 al 2026, registrerà un +136%, pari a 26 milioni di case coperte dalla fibra. Ques tassi di crescita consen ranno all’Italia di posizionarsi al quarto posto nell’Europa dei 39 Paesi considera , dopo il Regno Unito, che viaggia a ritmi del +488%, la Germania (+385%) e i Paesi Bassi (+144%).

Se nel complesso appaiono posi vi i progressi in a o nel nostro Paese lato o erta, le dinamiche della domanda, al contrario, con nuano a destare gravi preoccupazioni. Sebbene sia ampia e sempre crescente la disponibilità di re di ul ma generazione, a giugno 2020 in Italia ben l’83,7%

degli abbonamen fissi concerneva ancora linee DSL.

In linea con tale dato, la percentuale di abbonamen in fibra (FTTH, FTTB e FTTP con esclusione di quelli FTTC) sul totale degli abbonamen in Italia è pari al 10,1%, molto lontana dal valore OECD (30,6%) e distante anni luce da Finlandia, Portogallo e Lussemburgo, dove le percentuali si a estano, rispe vamente, al 57,3, 55,1 e 50,2%.

Rispe o al mobile, il Mobility Report di Ericsson, pubblicato a giugno 2021, fornisce una panoramica molto interessante dell’andamento delle connessioni mobili nel mondo (in par colare 5G) registrando, a livello generale, circa 8 miliardi di abbonamen mobili di cui ben 6, alla fine del 2020, riguardavano smartphone.

Tale numero con nuerà a crescere, secondo le s me, per a estarsi a 7,7 miliardi nel 2026, con un peso dell’88% sul totale degli abbonamen mobili. Lo stesso report quan fica in 160 il numero di fornitori di servizi che hanno lanciato o erte commerciali 5G e segnala una crescita degli abbonamen con device 5G nel primo quadrimestre dell’anno di ben 70 milioni (quan ficando il numero complessivo in 290 milioni) s mando, per il 2026, 580 milioni di abbonamen 5G. Il Mobility Report calcola, poi, in oltre 60 milioni le connessioni FWA nel mondo nel 2020, s mando una crescita di circa 20 p.p.

annui fino al 2026, anno in cui quando tali connessioni giungeranno quota 180 milioni. Le connessioni FWA 5G, invece, sono previste salire a 70 milioni entro il 2026. Del tra co mobile globale, quello su re FWA si a esta al 15% alla fine del 2020 per superare, secondo le s me, il 20% nel 2026.

Rispe o alle prospe ve presen e future di sviluppo del 5G, i da mostrano, da un lato, un buon grado di “5G readiness”, essendo in mol casi giunte a completamento le procedure di assegnazione delle frequenze pioniere des nate al 5G, dall’altro un certo ritardo nella copertura 5G. Le uniche punte di eccellenza sono rappresentate da Danimarca e Paesi Bassi, dove la copertura è già all’80%, seguite da Austria e Irlanda con un comunque lodevole 50 e 30%, rispe vamente. Per il resto, ben 15 Paesi risultano sprovvis di copertura 5G nel 2020, mentre l’Italia si ferma all’8,1%.

Mentre il processo di sviluppo delle re 5G in Europa è ancora alle prime ba ute, il 3G e il 4G rappresentano, ormai, standard consolida in

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15 tu a l’Ue. La copertura 4G, in par colare, nel

2020 rasenta il 100% in quasi tu gli Sta membri (99,3% in Italia), a estandosi, a livello UE, al 99,7%.

Se i da appena commenta dimostrano una certa omogeneità dell’o erta in tu i Paesi UE rispe o agli standard più consolida , lato domanda, al contrario, si registra una maggiore varietà. Guardando alle SIM a ve ogni 100 persone, si passa dalle 190,3, 160,5 e 155,5 rispe vamente di Polonia, Estonia e Finlandia, alle 78,1, 76,4 e 75,2 rispe vamente di Malta, Portogallo e Ungheria. L’Italia, con 93,6, si pone al di so o della media europea di 103,8.

Rispe o al mondo delle imprese, invece, il 62,6%

delle imprese italiane rientran nel campione hanno dotato parte del personale di device mobili, a fronte di una media del 69,9%.

Lo stato dell’arte del 5G a livello internazionale Per quanto concerne il 5G, il se ore delle comunicazioni mobile è in fermento. Secondo le s me del 5G Observatory, a giugno 2021 avevano lanciato servizi 5G oltre 180 operatori a livello globale, ovvero 100 in più rispe o a giugno 2020.

In questo contesto l’Europa purtroppo non spicca, in par colare a livello di is tuzioni nazionali.

Infa , lo spe ro individuato a livello europeo nelle bande pioniere appare assegnato soltanto per il 45,8%. Confrontando tale dato con quello delle altre grandi potenze economiche mondiali mediante la normalizzazione e e uata dal 5G Observatory – rispe o alle bande in bassa frequenza, l'Europa appare seconda dietro agli Usa, che hanno assegnato tu o lo spe ro individuato, mentre il Vecchio con nente ha assegnato circa la metà dei 6 GHz iden fica . Tra le bande medie, l’Europa figura dietro a tu sia in termini di assegnazione, che in quelli di riserva dello spe ro, laddove Cina e Sta Uni sono i Paesi che intendono dedicare più MHz al 5G.

Nelle frequenze in banda alta, Corea del Sud e Giappone hanno assegnato quasi tu e le porzioni individuate, mentre la Cina non ha ancora assegnato nessuno degli 8.000 Mhz in banda alta e poco meglio ha fa o l'Europa, che pure ha poco più di 3.000 MHz. Infa , a giugno 2021 la banda a 26 GHz era stata assegnata solo in Italia, in Germania, in Danimarca, in Grecia e in Slovenia.

A livello di policy, alla fine di marzo 2021 la Commissione ha pubblicato un pacche o di strumen per la conne vità comprendente 39 casi di best prac ce proposte dagli Sta membri.

La roadmap prevedeva l’approvazione di una tabella di marcia da parte di ogni Stato entro aprile 2021 e una comunicazione sullo stato di implementazione del toolbox entro aprile 2022.

Scopo dell’inizia va è facilitare la di usione dell'infrastru ura 5G riducendo i cos e l'onere norma vo.

Nel corso del 2019, in Europa il 5G ha e e uato una serie di passi in avan , tra cui il lancio del servizio da parte di molteplici operatori, l’arrivo sul mercato dei primi smartphone compa bili e la di usione di numerose base sta on nelle maggiori ci à europee. Per quanto concerne i servizi commerciali 5G, ques risultano a ualmente disponibili in 14 Paesi europei (incluso il Regno Unito). Secondo le s me del 5G Observatory, a giugno 2020 avevano lanciato servizi 5G ulteriori 80 operatori situa nei Paesi extra EU.

È evidente, allo stesso tempo, come il lockdown determinato dal Covid 19 abbia prodo o un rallentamento nei progressi, in par colare in Europa, sia a livello di infrastru urazione (in par colare rela vo al ritardo nella implementazione delle base sta on) sia a livello amministra vo. Ad esempio, è stato pos cipato l’europeo di calcio 2020, che avrebbe dovuto essere il primo grande evento con nentale trasmesso in 5G, e le aste per le frequenze in alcuni Paesi sono state rimandate. Tra queste

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anche l’asta francese, che si è poi conclusa lo scorso 2 o obre 2020 raggiungendo un totale complessivo di 2.786 milioni. Tali risulta collocano il Paese transalpino al terzo posto in Europa per proven complessivi derivan dalla gara per lo spe ro 5G, dietro Italia (che però ha messo all’asta anche la banda 700 MHz) e Germania. La spesa per lo spe ro è parte integrante degli inves men nell’upgrade delle re al nuovo standard di trasmissione, che

secondo GSMA ammonteranno

complessivamente a circa 900 miliardi di dollari entro il 2025. In par colare, GSMA s ma oltre 250 miliardi di euro di inves men negli Usa, circa 170 in Asia, oltre 150 in Europa e più di 160 in Cina.

La penetrazione di Internet e dei servizi digitali tra tendenze globali ed europee

Il 2020 si è cara erizzato per essere un anno all’insegna dell’accelerazione digitale. Le for limitazioni che la pandemia ci ha imposto nell’o ca di ridurre i contagi limitando le occasioni di conta o sociale, hanno determinato il graduale trasferimento in rete di mol ssime a vità e l’esercizio di diri di primaria importanza come quello al lavoro e all’istruzione, dimostrando come il canale online rappresen un alleato indispensabile per assicurare la con nuità delle relazioni sociali e delle a vità economiche.

Sebbene si tra di tendenze che hanno riguardato tu e le aree del mondo, permangono ancora diversi gradi di maturità e sensibilità sia con riguardo allo sviluppo delle infrastru ure e tecnologie abilitan i servizi digitali sia con riferimento alla fruizione di tali servizi da parte di ci adini/consumatori, imprese e PA.

Secondo il report “Digital in 2021”, pubblicato da WeAreSocial, a livello globale, su un totale di quasi 8 miliardi di individui (7,83 miliardi per l’esa ezza), gli uten di Internet a gennaio 2021 ammontavano a 4,66 miliardi, pari al 59,5% della popolazione mondiale, con un incremento rispe o all’anno precedente del 7,3% (pari a 316

milioni). Dal punto di vista territoriale, se Europa e Nord America primeggiano con percentuali di uten di Internet sul totale della popolazione che arrivano al 96% nell’Europa del Nord, esistono ancora aree del mondo – l’Africa in par colare – in cui la percentuale di penetrazione di Internet si a esta su valori decisamente molto bassi (addiri ura non oltre il 26% nelle nazioni centrali africane).

Nonostante le tendenze globali dimostrino una sempre crescente penetrazione di Internet nelle abitudini degli individui, non mancano le preoccupazioni tra gli uten circa le possibili cri cità connesse all’u lizzo online dei da personali e al fenomeno della disinformazione che trova nella rete uno strumento straordinariamente e cace di di usione.

A tale riguardo, se la percentuale massima di uten preoccupa per gli u lizzi dei da personali compiu online è del 53,9% in Portogallo, ancora più forte risulta il more legato alla disinformazione e alle fake news, che in Brasile e Portogallo è stato espresso rispe vamente da ben l’84 ed il 75,7% degli uten di Internet. Per quanto concerne l’Italia, i da appaiono leggermente al di so o della media.

Si tra a di da importan che vanno le in combinato con quelli rela vi ai mo vi che spingono ad u lizzare Internet. Al riguardo, i da We Are Social collocano in ve a alla classifica dei moven per l’u lizzo di Internet la ricerca di informazioni (per il 63% degli uten globali di internet), seguita dal desiderio di stare in conta o con amici e paren (56,3%).

Rispe o alla variabile di base, ossia l’u lizzo di Internet, la percentuale di non u lizzo di Internet con nua posi vamente a ridursi, a estandosi nel 2020 al 21% in Bulgaria e al 20 e 18% in Grecia e Portogallo, a fronte del 24 e 22% del 2019. A primeggiare, come d’altronde ormai rileviamo da anni, il Nord Europa dove le percentuali sono

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17 dell’1 2%. Anche rispe o all’u lizzo quo diano di

Internet, il Nord Europa primeggia all’interno dell’Unione con Danimarca, Svezia, Finlandia e Lussemburgo, dove ben il 94 e 92% degli individui ha u lizzato Internet ogni giorno. L’Italia registra un dato leggermente al di so o della media UE (76 vs 80%).

Andando ad analizzare l’u lizzo quo diano di Internet per fascia d’età nel 2020, emerge, prevedibilmente, una maggior convergenza verso un suo elevato u lizzo.

Rispe o al mondo delle imprese, premesso che l’impa o della pandemia sia sugli aspe meramente organizza vi, sia sul modello di business è stato enorme, i da mostrano trend diversifica . In par colare, rispe o alle imprese con elevato livello di intensità digitale, i da evidenziano una flessione rispe o al 2019 anche nel Nord Europa, secondo una tendenza generalizzata seppur con intensità variabile di Paese in Paese, che probabilmente si spiega con la crisi economica che è conseguita allo scoppio della pandemia e che ha determinato una contrazione anche degli inves men nella digitalizzazione e il ripiegamento, forse, verso livelli di sofis cazione digitale inferiore. Tale conclusione sembra trovare conferma nelle evidenze rela ve alla percentuale di imprese con un basso grado di intensità digitale che, al contrario, hanno subito un forte incremento nel 2020. L’Italia, a tale riguardo, si posizione al secondo posto in Europa, dopo la Svezia, con una percentuale di imprese a bassa intensità del 51%, con un incremento di ben 13 p.p. rispe o al 2019.

Andando ora ad analizzare più nel de aglio, il 73%

delle imprese italiane (con almeno 10 persone impiegate e con esclusione del se ore finanziario) possiede un sito web, mentre il 57%, con un mirabile +21 p.p. rispe o al 2019, ne possiede uno con funzionalità avanzate (ad esempio per personalizzare il design di un prodo o). Si tra a di numeri importan , sopra u o il secondo, che recupera gran parte del gap rispe o alla media

europea riducendolo a solo 4 p.p. a fronte dei 21 del 2019.

Andando a verificare i da di u lizzo di alcuni servizi digitali, emerge a pieno il ritardo italiano.

Ssiamo penul mi nella classifica europea per u lizzo dei social network (48% degli individui contro il 57% a livello UE), ci posizioniamo terzul mi nell’e commerce (44% degli individui che acquistano online a fronte del 65% a livello UE) e quartul mi per ricorso all’Internet banking (39% degli individui contro il 58% a livello UE).

Rispe o ai servizi di e government, emerge rispe o all’o erta una diversa tendenza: da un lato, l’o erta di servizi pubblici digitali per i ci adini risulta al di so o della media (69% vs 75%); dall’altro, rispe o al mondo delle imprese, l’o erta di servizi digitali, con l’89% si colloca al di sopra del dato UE dell’84%. Lato domanda, invece, sebbene sia ancora grave il ritardo rispe o alla media europea, si registra un for ssimo incremento nell’u lizzo del Sistema Pubblico di Iden tà Digitale SPID: da gennaio a se embre 2021, infa , sono circa 374 milioni gli accessi con SPID ai servizi online pubblici e priva . I primi nove mesi del 2021 hanno visto un massiccio uso dell’iden tà digitale tale da superare il totale degli accessi del biennio precedente: 143,9 milioni nel 2020 e oltre 55 milioni nel 2019. L’accelerazione ha riguardato anche il numero di amministrazioni che u lizzano SPID, cresciuto del 70%, superando gli 8.308 en (dato del 3/10/2021), il doppio rispe o a o obre 2020. Alle amministrazioni si aggiungono poi 53 fornitori priva che consentono l’uso di SPID per usufruire dei propri servizi.

L’I Com Broadband Index (IBI): gli e e della pandemia e degli inves men nel 5G

L’IBI sinte zza i da rela vi allo sviluppo digitale contenu all’interno dello studio e misura la maturità digitale dei Paesi europei. Dal punto di vista metodologico, oltre alla versione

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complessiva, si man ene la suddivisione nella duplice versione IBI lato o erta e IBI lato domanda.

In testa alla classifica sono sempre i Paesi dell’Europa se entrionale, con un avvicendamento tra Danimarca e Svezia: la prima guadagna il primo posto a spese della seconda, grazie in par colare alla capillarità della copertura della rete 5G, già pari all’80% (solo il 14% per la Svezia).

Una delle novità di questa edizione dell’indice, che hanno parzialmente rimescolato le carte, è proprio la copertura della rete mobile di ul ma generazione: sono ancora pochi i Paesi che hanno inves to so o questo profilo e quelli che lo hanno fa o in maniera consistente guadagnano ampio terreno. È il caso della Danimarca, ma anche dei Paesi Bassi (80%) e dell’Austria (50%).

La performance danese è spiegata, comunque, anche da una buona copertura delle re fisse fiber to the premises (FTTP) e dall’elevato grado di sviluppo della domanda digitale.

L’Italia, sul fronte 5G, pur essendo uno dei 13 Paesi con una copertura posi va della rete 5G, resta al di so o della media, per via della presenza di pochi Paesi con una copertura al ssima. Questo dato, unitamente a quello della rete fissa FTTP, anch’esso al di so o della media europea e, sopra u o, con un ritardo rispe o al resto d’Europa che, anziché ridursi, si amplia (da 3,7 p.p. a 8,8 p.p.), porta a un rallentamento sul fronte dell’o erta digitale.

Ciononostante, l’Italia guadagna due posizioni rispe o alla scorsa edizione, piazzandosi al 20°

posto. A dispe o di un rallentamento sul piano dell’o erta, si registra, finalmente, un segnale posi vo sul fronte domanda. L’Italia è, per la prima volta, al di sopra della media UE nel grado di penetrazione della banda larga ultra veloce, con quasi il 47% degli abbonamen in banda larga che

prevedono una velocità almeno pari a 100 Mbps:

un dato cresciuto di oltre 11 p.p. (+7,2 p.p. per l’UE), elemento che le ha consen to di superare la media UE di 2,2 p.p. Si tra a, senza dubbio, dell’e e o Covid 19, che è il secondo dei fa ori di novità sopra cita . La pandemia ha portato molte famiglie, prima “disinteressate”, a equipaggiarsi con un servizio di conne vità a elevate prestazioni per poter con nuare a svolgere a vità prima svolte prevalentemente fuori casa.

A stupire è, invece, il dato rela vo all’e commerce, abitudine di solo il 44% degli italiani e solo +6 p.p.

rispe o all’anno precedente, rimanendo ben al di so o della media UE (65%), nonostante il 2020 sia stato un anno par colare, cara erizzato da frequen e prolunga lockdown, sopra u o in Italia nella prima metà dell’anno (ricordiamo che i da sono aggiorna a giugno 2020).

Grazie alle dinamiche descri e, la posizione che l’Italia guadagna sul piano della domanda – piazzandosi 22° e riducendo di 6 pun il divario rispe o all’apice della classifica viene, invece, persa sul piano dell’o erta, dove il nostro Paese si colloca al 16° posto, presentando un maggior divario rispe o al miglior Paese europeo.

Si registra, in generale, un’inversione di tendenza nel processo di convergenza tra Paesi: migliora per quanto riguarda la domanda di digitale, risultando rido o il divario tra il primo e l’ul mo Paese nella graduatoria generale, e peggiora quello rela vo all’o erta, aumentando la distanza tra migliore e peggior Paese di 10 p.p.

La correlazione posi va (e pari al 60%) tra il grado di interazione online con la PA e l’indice IBI lato domanda lascia immaginare che un sostegno alla domanda digitale, volto a ra orzare e accelerare il processo di convergenza tra Paesi sul piano della domanda, possa venire dal se ore pubblico. In par colare, a un 10% in più di ci adini che u lizzano i servizi pubblici digitali è associato, in

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19 media, un punteggio IBI lato domanda superiore

di circa 3,4 pun . Dall’altro lato, un miglioramento appare necessario, in quanto la domanda digitale rappresenta un importante input dei processi di avanzamento tecnologico che cara erizzeranno il futuro della nostra società, quale l’Intelligenza Ar ficiale (IA): la relazione posi va tra domanda digitale e inves men in IA mostra come a un punteggio IBI lato domanda superiore di 10 pun sia associato, in media, un inves mento pro capite di 6,5 euro in più.

PARTE 2: LANUOVASTRATEGIADIGITALEPERILRILANCIO

DELL’ITALIA

Le inizia ve nazionali a sostegno della digitalizzazione

In a uazione del disposi vo RRF che richiede agli Sta membri di presentare un pacche o di inves men e riforme, il 25 aprile scorso il Governo ha presentato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) defini vamente approvato il 13 luglio scorso con decisione di esecuzione del Consiglio che si ar cola in sei Missioni e 16 Componen . Le sei Missioni del Piano, in par colare, sono: digitalizzazione, innovazione, compe vità, cultura e turismo;

rivoluzione verde e transizione ecologica;

infrastru ure per una mobilità sostenibile;

istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.

Per quanto concerne le risorse assegnate a missioni e componen del PNRR, alla missione n.

1, digitalizzazione, innovazione, compe vità, cultura e turismo, sono state assegna 40,32 miliardi di euro, di cui 9,75 miliardi per digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA, 6,68 per turismo e cultura 4.0 e 23,89 per digitalizzazione, innovazione e compe vità nel sistema produ vo. In tale segmento, in par colare, si collocano le inizia ve rela ve alle infrastru ure (inves mento 3: Re ultraveloci).

Partendo dagli obie vi fissa dalla nuova

strategia europea Digital Compass che si prefigge di garan re entro il 2030 una conne vità a 1 Gbps per tu e la piena copertura 5G delle aree popolate, il Piano fissa obie vi ancora più ambiziosi in termini di tempis che, prevedendo connessioni a 1 Gbps su tu o il territorio nazionale entro il 2026. Quanto all’impiego delle risorse, il Piano ha stanziato fondi per portare la conne vità a 1 Gbps a circa 8,5 milioni di famiglie, imprese ed en nelle aree grigie e nere NGA a fallimento di mercato, nel rispe o del principio della neutralità tecnologica, per completare il Piano “Scuola connessa”, teso a garan re la connessione in fibra a 1 Gbps ai 9.000 edifici scolas ci rimanen (pari a circa il 20 per cento del totale), assicurare conne vità da 1 Gbps fino a 10 Gbps simmetrici agli oltre 12.000 pun di erogazione del Servizio sanitario nazionale (Piano “Sanità connessa”), munire 18 isole minori di un backhauling so omarino in fibra o ca (Piano “Collegamento isole minori”) ed incen vare lo sviluppo e la di usione dell’infrastru ura 5G nelle aree mobili a fallimento di mercato (Piano “Italia 5G”).

Rispe o al Piano Italia 1 Giga, la soglia minima di intervento è stata fissata a 300 Mbps (in download) con un innalzamento rispe o ai 100 Mbps previs inizialmente dalla Strategia formulata a maggio ritenuta necessaria e su ciente per raggiungere, entro il 2026, l’obie vo di conne vità ad almeno 1 Gbps definito nel Digital Compass.

Per la tecnologia Fixed Wireless Access (FWA), il Piano dis ngue uten raggiun , ovvero “passed”

e uten e e vamente servi o “served” e ri ene ragionevole, in a esa di compiere comunque ulteriori approfondimen , applicare il criterio del 10%, che consiste nel considerare e e vamente servi con tu a la banda richiesta circa il 10%

degli uten coper dalle celle ele romagne che (o “passed”). Rispe o al modello di intervento, la proposta contenuta nel Piano punta a un modello

“ad incen vo” (o gap funding) in cui le risorse

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20

previste dal PNRR per il medesimo Piano Italia 1 Giga vengono assegnate a seguito di bandi per le aree risultate a fallimento di mercato (ai quali gli operatori possono presentarsi sia in forma individuale che associata), in forma di contributo pubblico determinato come percentuale massima sul costo complessivo delle opere che in discon nuità rispe o a quanto previsto per le aree bianche – sono e restano di proprietà dell’operatore privato. Tali risorse vengono sbloccate solo a seguito del raggiungimento da parte dell’operatore di una soglia base di copertura.

Per quanto riguarda il Piano Italia 5G, le risorse assegnate, 2 miliardi di euro, sono rela ve a tre voci principali: 1) la copertura di 10 mila chilometri di strade extraurbane per la realizzazione del backhauling in fibra (600 milioni di euro); 2) i corridoi di trasporto europei (420 milioni di euro), con l’obie vo di incen vare lo sviluppo di servizi e applicazioni 5G dedicate a sicurezza stradale, mobilita, logis ca e turismo; 3) il potenziamento della rete mobile nelle aree a fallimento di mercato, ovvero quelle zone del Paese in cui gli operatori non hanno interesse a inves re (1 miliardo di euro). La realizzazione della mappatura, alla data del 31 maggio 2021, i cui esi sono in a esa di pubblicazione, è stata a data ad Infratel, la quale ha inde o una consultazione pubblica a par re dal 10 giugno 2021 (con scadenza 26 luglio), nell’ambito della quale gli operatori sono sta chiama a presentare i propri piani per i prossimi 5 anni.

Dal perimetro di sicurezza ciberne ca alla nascita dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale.

L’ecosistema italiano della cybersecurity

Il processo di sviluppo delle infrastru ure non necessita soltanto di risorse ma anche di certezza norma va ed eleva standard di sicurezza.

A tale riguardo, il percorso intrapreso dal nostro Paese si sta cara erizzando per una serie di

inizia ve tese, da un lato, alla semplificazione delle procedure necessarie per realizzare le re (da ul mo con il D.L. 77/2021, conver to con modificazioni dalla Legge 29 luglio 2021, n. 108, c.d. decreto Semplificazioni bis) con par colare a enzione per fibra e 5G e, dall’altro, a costruire un ecosistema norma vo a tutela della cybersecurity.

A tale riguardo, seppur con ritardi e di coltà derivan anche dalla necessità di dedicare massima a enzione al contrasto della pandemia, è in diri ura d’arrivo (mancando all’appello solo un DPCM) la complessa procedura, composta da 5 DPCM e un regolamento governa vo di esecuzione, disegnata dal decreto legge n.

105/2019 (conver to con la legge n. 133/2019), per garan re la piena opera vità del perimetro di sicurezza nazionale ciberne ca.

Rispe o al sistema di governance che sovrintende il sistema della sicurezza in Italia, con la legge n.

109 del 4 agosto 2021 che ha conver to il D.L. n.

82/2021 è stata is tuita l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Si tra a di un intervento straordinariamente rilevante che, partendo dalla constatazione della centralità assunta dal canale digitale, della crescente e sempre più sofis cata minaccia di a acchi informa ci e della estrema complessità del quadro norma vo e regolamentare, fru o di una serie di interven che si sono anda a susseguire in maniera a volte anche poco organica negli anni disseminando tra diverse autorità competenze in materia di cybersecurity, persegue una chiara e condivisibile finalità di riordino della materia, a raverso la concentrazione presso un unico sogge o, la neois tuita Agenzia, di tu e le competenze in materia.

Le infrastru ure digitali italiane. Copertura a uale e roll out della banda ultralarga al 2026 Tra le risorse stanziate nell’ambito del PNRR, 6,7 miliardi di euro sono riserva a 7 proge che

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21 cos tuiscono la presente Strategia per la banda

ultralarga, in con nuità con la Strategia varata nel 2015 e con le inizia ve preceden volte ad incen vare domanda e o erta di servizi di conne vità. Sulle re fisse il principale è il Piano

“Italia a 1 Giga”, che punta a fornire conne vità a 1 Gbps in download e 200 Mbps in upload nei numeri civici ubica nelle aree grigie e nere NGA che, al 2026, non sarebbero raggiun da connessioni in download 300 Mbps.

Al fine di impiegare al meglio le risorse stanziate, il Governo ha assegnato a Infratel il compito di e e uare una nuova consultazione, della quale sono sta pubblica i da di copertura al 2026, ma non ancora quelli rela vi allo stato della copertura a uale. In assenza di tali da , un’indicazione di massima può essere estrapolata da quelli contenu nella broadband map dell’AGCOM, che mostra lo stato di copertura in termini di famiglie raggiunte. Così calcolata, la copertura in fibra con re FTTP (Fiber To The Premise) raggiunge il 34% delle famiglie. La copertura migliore si ha in Lazio (50%), la più bassa in Calabria (10%). Si fa ancora troppo a damento sull’ADSL in Valle d’Aosta, dove poco più della metà delle famiglie possono contare sulla fibra (FTTC o FTTP), e in Tren no Alto Adige e Molise, dove circa un quarto delle famiglie beneficia solo di quella tecnologia. A livello provinciale, tecnologie a 100 Mbps raggiungono almeno l’80% solo Siracusa, Taranto, Trieste, BAT, Roma e Palermo. La copertura in FTTP è ancora appannaggio di pochi, in par colare presso le famiglie di Mantova (77%) di Trieste (76%), Prato (71%), Genova (69%), Milano (65%), Roma (63%) e Napoli (61%).

Per quanto concerne le coperture che – senza le risorse del PNRR si realizzerebbero nel 2026, il 71% del territorio nazionale beneficerà di una rete con velocità superiore a 300 Mbps, prevalentemente cos tuita da rete a velocità superiore a 1 Gbps (68%). Il restante 29% del territorio sarà ogge o di intervento.

La prima regione per copertura ad almeno 1 Gbps sarebbe il Friuli Venezia Giulia (84%), seguita da Sicilia (79%), Tren no Alto Adige (78%) e Liguria (76%) mentre tra le regioni del Sud solo Puglia (72%) e Molise (71%) figurerebbero al di sopra della media nazionale (68%). In Sardegna e Abruzzo non sarebbe coperto, al 2026, nemmeno la metà del territorio, e la copertura tra i 300 Mbps e 1 Gbps sarebbe pari ad appena il 2%. La fotografia provinciale segnala un’elevata di usione (maggiore dell’80%) della rete ultra veloce ( 300 Mbps) in alcune province lombarde e del Nord Est. Per quanto riguarda la copertura alla velocità massima ( 1 Gbps) presentano un dato superiore all’80% gran parte delle province del Nord Est, tra cui Bolzano (87%), Udine (87%), Trieste (83%) Gorizia (82%) e Treviso 81%). Tra le grandi province figurano Palermo (86%), Bari (84%), Cagliari 84%) Genova (83%) e Roma (81%).

Nelle province di Oristano, Nuoro, Sud Sardegna, stante la fotografia a uale, l’intervento riguarderà all’incirca 3 civici su 4 mentre nelle aree di Chie , Vibo Valen a, Sassari, L’Aquila, Catanzaro, Teramo e Potenza l’intervento riguarderà tra il 40% e il 50% degli indirizzi.

Per quanto concerne le aree bianche, a fine agosto 2021 sono sta emessi quasi 5.000 ordini di esecuzione per le infrastru urazioni in fibra FTTH, di cui oltre 3.000 risultano chiusi, ovvero con CUIR, a fronte di oltre 2.000 interven completa . Per i can eri FWA si osservano quasi 2.200 ordini emessi, di cui oltre 1.900 con CUIR.

L’avanzamento economico del proge o a livello nazionale ha raggiunto a ualmente circa il 70% in termini di avanzamento dei lavori, con 1,09 miliardi di euro impiega su oltre 1,5 miliardi di lavori ordina a Open Fiber.

Per la copertura ad almeno 300 Mbps, il Piano Italia 1 Giga fa riferimento anche al Fixed Wireless Access (FWA), che cos tuisce un’alterna va più economica e flessibile in par colare per le zone dove non è presente una rete cablata fino a casa dell’utente o in cui sarebbe an economico

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costruirla. A livello di copertura, i da riporta da AGCOM indicano che gli operatori FWA coprono circa il 74% delle famiglie italiane, in par colare nel Nord Italia. A livello di abbonamen il FWA è arrivato a servire quasi il 10% del totale delle utenze broadband a ve in Italia (8,7% a marzo 2021). La natura ibrida della tecnologia fixed wireless ha introdo o un ulteriore elemento di valutazione all’interno della consultazione del 2021. Nel Piano Italia a 1 Giga si parla di di erenza tra uten raggiun , ovvero “passed”, e uten e e vamente servi o “served”, ritenendo ragionevole applicare il criterio del 10%, che consiste nel considerare e e vamente servi con tu a la banda richiesta circa il 10% degli uten coper dalle celle ele romagne che (o “passed”).

Dalla consultazione è emerso che, nel 2026, i civici coper in modalità FWA con capacità 300 Mbps arriverebbero a quota 560.000. Allo stato a uale, il Piano sembra prevedere un contributo del Fixed Wireless alla conne vità a 300 Mbps pari al 10%

dei civici coper , in a esa degli ulteriori sviluppi e verifiche.

Le re mobili e l’importanza del 5G

Secondo i da AGCOM, conne vità 3G e 4G hanno da tempo raggiunto oltre il 98% della popolazione. Discorso più complesso per il 5G, rispe o al quale, oltre ad apposite inizia ve e stanziamen di risorse previste nell’ambito del PNRR, nella nuova “Strategia italiana per la banda ultralarga” e nel Piano “Italia 5G”, quest’ul mo ha previsto anche una consultazione ad hoc per verificare lo stato delle re , i cui esi , al momento della scri ura, non risultano ancora pubblica . In assenza di da u ciali, si riportano i risulta dell’analisi di EY, secondo cui, a se embre 2021, la copertura 5G avrebbe raggiunto il 95% della popolazione italiana e oltre 7.500 comuni.

Questa pologia di copertura è e e uata in gran parte con tecnologia 5G NSA (non stand alone), un ibrido tra la vecchia rete core 4G e la nuova rete di accesso 5G. A livello di operatori, Wind dichiara una copertura della popolazione in 5G

NDA superiore al 95.4% in DSS e del 38% in modalità 5G TDD in banda 3.6 GHz. Vodafone è presente a ualmente in 25 ci à italiane e punta a raggiungere circa 50 ci à entro la fine del 2021.

Iliad copre alcune aree di 27 ci à, mentre TIM ha dichiarato per il 2021 un sensibile ampliamento della copertura in modalità SA (stand alone) in oltre 20 ci à. Anche Linkem ha lanciato un servizio 5G commerciale completamente stand alone in tecnologia FWA su frequenze a 26 GHz.

In questo contesto, una chiara mappatura della copertura 5G è fondamentale per due ragioni:

individuare le aree cui des nare i fondi a supporto delle aree a fallimento di mercato e, in secondo luogo, favorire il pieno dispiegamento della copertura 5G SA (stand alone), poiché solo questa può garan re il conseguimento di tu i benefici collega alla sua di usione, in par colare provenien dalle c.d. industrie ver cali.

Per quanto riguarda il primo aspe o, al Piano

“Italia 5G” sono sta des na complessivamente 2,02 miliardi di euro, di cui 1 miliardo per la copertura delle aree a fallimento di mercato.

Rispe o ai benefici, GSMA s ma una crescita a livello mondiale di circa 2,2 trilioni di dollari tra il 2024 e il 2034, di cui 565 miliardi provenien dall’u lizzo delle bande sopra i 24 GHz. Le applicazioni che si prevede generino il maggior contributo sono l’automazione industriale, il controllo da remoto dei disposi vi e la realtà virtuale, mentre a livello se oriale, le s me indicano che i maggiori benefici dovrebbero provenire dalla manifa ura e dalle u li es (215 miliardi di dollari), dai servizi professionali e finanziari (141 miliardi) e dai servizi pubblici (96 miliardi).

Tu avia, tale orizzonte di lungo termine non deve far pensare che i tempi non siano sono stringen . Secondo la ricerca condo a da Interdigital, su 345 professionis della filiera delle comunicazioni mobili e dei ver cal, oltre il 70% intende u lizzare

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23 applicazioni 5G industriali entro due anni. In

par colare, poco più di un’impresa su 10 ne fa già uso (12%), circa una su 3 le ado erà entro 12 mesi (32%) e un ulteriore 28% entro 24 mesi.

Per favorire al massimo lo sviluppo dei ver cali e il raggiungimento dei benefici auspica assumono un’importanza centrale i modelli di business che prevarranno nell’implementazioni delle nuove applicazioni 5G a livello industriale. È verosimile che la ges one delle nuove re si focalizzi su un modello in cui la copertura potrebbe divenire sempre più localizzata, des nata a servire imprese o distre industriali e l’integrazione di re private aziendali, e con business model primariamente B2B focalizza sulle applicazioni industriali. Nel progressivo a ancamento tra re pubbliche e re private potrebbero emergere diverse soluzioni e modelli di business, che vanno dalla fornitura delle applicazioni industriali da parte degli stessi operatori, da soli o in partnership con terze par che u lizzano la rete, o con le stesse imprese dei ver cali, fino alla creazione e ges one di re private per le aziende fornite da intermediari o sviluppate in proprio dalle aziende stesse su porzioni di spe ro riservato, passando per altre pologie di modelli ibridi. Proprio al fine di consen re maggiore flessibilità nella ges one dello spe ro e dell’a ermazione tali nuovi modelli, Paesi come Germania e Regno Unito hanno già previsto policy ad hoc, che prevedono l’assegnazione di spe ro locale, accesso condiviso e light licensing. In Italia, d’altra parte, lo sviluppo di un modello di o erta (o ges one) localizzato potrebbe incontrare delle di coltà, per via dell’alto costo di assegnazione dei diri d’uso delle frequenze 5G raggiunto nel Paese e la scarsa domanda di servizio dovuta al tessuto industriale italiano, composto in prevalenza da PMI. A tal proposito, PNRR e Strategia indicano la volontà del Governo di sostenere la domanda di conne vità 5G a raverso l’erogazione di incen vi per l’adozione di servizi e applicazioni 5G, anche a favore dei se ori ver cali per lo sviluppo di casi d’uso previs dall’ITU, inclusi i se ori pubblici

della sanità, scuola, mobilità e sicurezza.

Parallelamente, l’AGCOM ha avviato un’indagine conosci va su possibili nuove modalità di u lizzo dello spe ro radio per favorire lo sviluppo dei ver cali, inclusa la possibilità di riservare porzioni di spe ro 5G per re locali e re private.

Fintech

Tra i principali driver della rivoluzione digitale, un ruolo da protagonista assoluto sarà giocato nei prossimi anni dal Fintech, se ore nel quale nei primi sei mesi del 2021 gli inves men , dopo la flessione dovuta alla crisi pandemica, hanno ricominciato a crescere a ritmo elevato, raggiungendo il valore annuale del 2020, e triplicato il capitale inves to nel primo semestre dell’anno precedente (34,4 miliardi di dollari). Le prime dieci società del se ore a livello globale hanno un valore superiore ai 2,1 trilioni di dollari.

Osservando la classifica, è però possibile notare che a primeggiare sono le società statunitensi, che cubano il 62,5% della capitalizzazione totale e cinesi (20,5%), mentre l’Europa ha un peso marginale (8,5%).

La trasformazione digitale sta coinvolgendo profondamente anche il mondo bancario. Infa , negli ul mi anni, accanto agli is tu di credito tradizionali, che hanno avviato un processo di digitalizzazione della maggior parte delle proprie a vità cercando di o rire ai propri clien un’esperienza omnichannel, sono nate le cosidde e digital bank, ovvero banche che non hanno una presenza fisica sul territorio ma operano esclusivamente sui canali digitali. Ad o obre 2020 le dieci principali banche digitali al mondo hanno raccolto complessivamente capitali per oltre 5,6 miliardi di dollari. La tendenza ad avvicinarsi al mondo delle banche digitali, dopo la di usione del Covid 19, probabilmente anche a causa delle limitazioni alla circolazione e al funzionamento con ngentato delle filiali bancarie, è esplosa portando nel 2020 il numero di clien italiani a 2,37 milioni, con un ulteriore

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crescita del 33% prevista per il 2021.

In forte crescita anche i pagamen digitali che nel 2020 in Italia hanno transato circa 268 miliardi di euro, con una lieve decrescita ( 2 miliardi) rispe o all’anno precedente. Il dato, anche se nega vo, è comunque estremamente incoraggiante vis i 123 miliardi di euro di consumi totali persi nel 2020 a causa della crisi pandemica. Nel primo semestre del 2021 i pagamen digitali nella penisola si sono assesta sui 146 miliardi, in ne a crescita rispe o allo stesso periodo sia del 2020 (+19%) che del 2019 (+14%). Una forte crescita si è registrata anche nell’u lizzo dei sistemi di pagamento più innova vi come il contactless e i mobile &

wearable payment. Il valore dei pagamen senza conta o e e ua nei negozi fisici nel primo semestre 2021 (52,1 miliardi di euro) è stato quasi il doppio di quello registrato nel 2019 (27,2 miliardi) e circa il 40% in più rispe o al 2020 (31,4 miliardi). Per quanto riguarda i mobile & wearable payment, anche se in valori assolu i pagamen nel 2021 hanno raggiunto solo i 2,7 miliardi, è importante so olineare una crescita del 52%

rispe o all’anno precedente e del 74% rispe o al 2019.

Altro ambito del Fintech che sta vivendo una forte fase di crescita è quello delle criptovalute.

L’ecosistema delle criptocurrency conta ad o obre 2021 6.823 monete per una capitalizzazione totale di oltre 2.343 miliardi di dollari. La mancanza di un’autorità centrale, se da una parte rende il sistema più libero e democra co, dall’altro espone le criptovalute ad un’eccessiva vola lità, infa , la mancanza di un sogge o in grado di intervenire, ad esempio a vando azioni u li a calmierare le oscillazioni, di fa o lascia l’andamento della moneta completamente in balìa delle dinamiche di mercato. Osservando l’andamento del BitCoin negli ul mi dieci anni risulta evidente come il valore della criptovaluta sia cara erizzato da una vola lità estrema. Nel solo periodo che va dal 11 o obre 2020 allo stesso giorno del 2021 si sono

palesate variazioni giornaliere sia posi ve che nega ve fino al 19%.

Nonostante questa cri cità numerosi Paesi stanno guardando con interesse al mondo delle criptovalute. Lo Stato centramericano di El Salvador è stato il primo a scegliere di u lizzare il BitCoin come valuta di corso legale.

Se l’u lizzo di una criptovaluta commerciale come moneta corrente sembrerebbe essere ad oggi eccessivamente rischioso per la solidità economica dei Paesi occidentali, numerosi Sta stanno cominciando a studiare la possibilità di eme ere una valuta digitale di stato. Il Paese che a ualmente è più avan su questo tema e ha già iniziato la sperimentazione della propria moneta digitale è la Cina. La sperimentazione dello yuan digitale è stata avviata dalla Banca Centrale Cinese a par re dal mese di aprile del 2021 in 4 ci à (Shenzhen, Chengdu, Suzhou e Xiongan) e dovrebbe chiudersi entro il 2023 per poi vedere il lancio u ciale della moneta in tu o il paese tra il 2024 e il 2025.

LETECNOLOGIEEMERGENTI

Intelligenza Ar ficiale

Nonostante viaggi ancora su cifre inferiori rispe o al resto d’Europa e sopra u o alle grandi potenze del se ore, il mercato italiano dell’intelligenza ar ficiale (IA) ha mostrato resilienza durante l’emergenza sanitaria e tan sono sta i proge e le inizia ve implementate in Italia per a rontare la crisi Covid 19. Soluzioni IA sono state pensate non solo per la diagnosi e predizione degli sviluppi clinici della mala a causata da SARS CoV 2, oppure per la ricerca in ambito farmaceu co ma anche per comba ere la disinformazione su Covid 19, oppure nel marke ng per migliorare la customer engagement durante la pandemia e con nuare a garan re esperienze e comunicazioni e caci secondo le aspe a ve degli uten . Questo interesse, si può dire oramai consolidato, è

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