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Capitolo V. Aspetti sociolinguistici

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Academic year: 2021

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Capitolo V. Aspetti sociolinguistici

5.1 Valutazioni e autovalutazioni emerse dall'inchiesta

L’inchiesta dialettale condotta nell’ultimo decennio restituisce un quadro ben più articolato e vitale dello stato attuale della parlata giudeo-livornese. Durante la seconda campagna di raccolta dati, sia sul piano della trasmissione e dell’uso che delle funzioni comunicative, i primi incoraggianti risultati sono stati confermati ed, anzi, allargati notevolmente. Le dichiarazioni degli informatori sul tema della vitalità, a volte discordanti e, in alcuni casi, inattese, aiutano a cogliere l’essenza di certe dinamiche.

Per esempio, l’informatrice EL1925, di estrazione alto-borghese, identifica il bagitto con la già menzionata cadenza, tipica dei ceti popolari ebraici e scomparsa ormai da quasi un secolo:

EL1925: personalmente non saprei aiutarla perché in casa parlo italiano, parlo livornese. non c’hoo.. eh mm diciamoo el specialmente fin’all’altro se all’ottocento, hosì anche primi del novecento c’èra un pochino una hadenza un pochino.. specialmente nel popolo più modesto.

D’altro canto, gli intervistati più radicati nel mondo del mercato di piazza hanno dichiarato di conoscere anziane donne ancora in vita che possiedono questo accento cantilenante:

AS1939: e anche la mi cognata […] e l’he rimasto questo cadenza di parlare così. / I: ce l’ha ancora ora? / AS1939: anche o sì / MB1965: chi? / AS1939: la edi? / MB1965: ah sì è vero

Il giovane informatore FB1988 afferma invece di ricorrere ad alcune parole in giudeo-livornese nella comunicazione quotidiana, e di considerare il lessico bagitto ancora parzialmente diffuso tra i membri della comunità:

FB1988: pre pr esempio o eh ahlare o acrare per mangiare ècco l’ho sentiti in comunità appunto cioè l’ahleggio, ille.. è abbastanza vivo in un certo senso. […] tra quelli magari di mezza età comunque nel senso qualche parola ogni ora ogni tantoo eeh si sente comunque […]

Questa informatrice di mezza età, appartenente a una famiglia istruita e benestante, identifica invece con precisione due gruppi di parlanti molto diversi: i venditori di piazza e i discendenti di Guido Bedarida:

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LO1946: così, queste parole venivano usate a casa, si usano si continuano a usare, noi pochissimo mentre invece altre persone molto di più, appunto le persone della piazza molto di più, e e le persone che eh come il babbo di di di gabriele, e di daniele ch’è mio cognato propio avea scritto delle delle opere in que di di di teatro.

In generale, non manca chi ritiene la parlata ancora diffusa e chi afferma di utilizzarla nel quotidiano, soprattutto come gergo criptico:

NPS1922: mi pare che anch ancora a Livorno parlano dia in dialetto, nsomma qualche parola così

EC: tante parola si usano anche in casa […] io non parlo ebraico, però lo parlo quando devo parlarlo. […] sarebbe quell’ebraico per non farlo capire agli altri, sarebbe [ride]

I: e llo dit̶e aŋche óra? aŋche ad̶èsso / AD1945: bòja! dée! / I: soprattutto [ride] / AD1945: quando v̶èn diče č’è tarzanì a ggiro / I: sarèbbe t̶iᵽo la finanza o qqualcòsa / AD1945: a ggiro.

Al tempo stesso, ci sono informatori, ebrei e non ebrei, che ammettono di ricorrere al giudeo-livornese in determinate situazioni comunicative, pur considerandolo sostanzialmente estinto rispetto a un passato relativamente recente:

CC1949: frequentando la sinagoga […] una parola qui una parola là, le lezioni di ebraico in comunità […] poi si conoscevano le vecchiette che parlavano ancora un po’ di bagitto, che io l’ho sentite

MF1944: e cc’ho alcuni amici che vengan’a trovarmi, ma dopo tre parole abbiamo finito perché non c’è motivo. […] I: lei quindi è stato, nella sua famiglia non veniva parlato? bagitto.. / MF1944: nella mia: zero. un ci ombino nulla io coll’ebrei […] sono io che mi sono introdotto dentro la scuoletta de degli ebrei e ho mparato varche parola […] poi so stati i miei amici, i miei clienti e c’ho sempre avuto contatto co un po’ con la comunità, però poi è scomparso, il bagitto un vien più parlato.

PS1949: morta la mi nonna, la mi mamma / DS: morti i vecchi, morte le persone oppure an mm abbiamo smesso di avere rapporti […] più frequenti, no ecco che piano piano noi ci siamo allontanati e anche questo, questa terminologia non ha non è più entrata a far parte della nostra famiglia / PS1949: sì, sporadicamente

Incrociando dati e testimonianze, sembra inoltre che il dialetto giudaico sia resistito soprattutto tra le donne, più legate all’ambiente domestico e alla bottega di famiglia e meno esposte al livellamento linguistico subito da chi ha frequentato ambienti diversi per ragioni professionali:

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LP1958: son stata più n casa, perché essendo femmina m’hanno m’hanno mandato fuori dopo, eh so stata più io lì in casa con nonno, mamma. eh! mi ricordo più cose io.

FU1959: […] la figlia che si chiama virginia che c’ha quindici o sedic’anni, mm parla le stes parlano lo stesso gergo. […] quindi diciamo che quest’attività [ndA: commerciale] coinvolgeva tutt almeno tutte le sorelle femmine […]

D’altro canto, non sono pochi gli informatori che ne testimoniano la trasmissione anche tra le generazioni più recenti e tra singoli o gruppi di non ebrei, in primo luogo come gergo affettivo e scherzoso:

MB1965: il mio gruppo di amici […] che sono cattolici, e loro continuano a usare fra di loro qualche vocabolo di bagitto […] per dire, c’incontriamo, e ci s si inseriscono, per dire: bagadessa, mi so lertito, vado a ahrare […]

Accanto allo scopo gergale nel commercio e nella contrattazione, secondo gli intervistati è ancora vivo l’uso del bagitto per rinsaldare l’identità comunitaria e le comuni radici culturali:

DB1969: ho sempre avuto l’impressione che che chi era un po’ più fori dal settore commerciale, commerciale vero e propio abbia teso aa a usare di meno questaa queste parole. queste, questo.. a parte una a parte anche di miei cugini che che ce l’hanno nel ne nel cuore propio perché hanno avuto qualcuno in casa che lo ha.. che ha coltivato questa parlata anche per ragionii mm culturali comunitarie eccetera.

Altri, invece, vi ricorrono semplicemente per enfatizzare un messaggio, in particolar modo nell’intimità familiare:

A3: perché forse secondo me ecco […] rende più l’idea quando glielo dico. se gli dio: vanto rompi un mi sente, se gli dio sei chigheda, mi sente […] perché secondo me è un termine che non sente usare in maniera frequente, quindi la colpisce di più / I: ma quanti anni ha sua figlia? / A3: no, grande! ventidue!

In generale, la maggior parte degli informatori è concorde nel ritenere la parlata giudeo-livornese ancora vitale, ma composta esclusivamente da un nucleo molto ristretto di termini piegati semanticamente a molteplici significati a seconda delle esigenze comunicative:

AD1945: parole che ci si possan fa utile! èsse utile ecco. quelle poche le ripeto, un è che ci sia n vocabolario dalla a alla zeta.

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Ad ogni modo, i risultati della raccolta occulta di dati hanno permesso di dimostrarne in più occasioni l’uso corrente come codice per comunicare senza farsi comprendere dagli estranei. La trascrizione che segue è un esempio di conversazione spontanea elicitato dal vivo durante l’attività commerciale:

AD1945: [inc.]... è cché la zzò ŋàjna e n dàberi nàd̶as, pòi. èh? / C: mi piačéva ᵽjù quésta c̶hiara / C2: sé, più. grazzje signóra, buongiórno / MD1946: prègo. / AD1945: t’hò d̶étt̶!.. ha v̶isto?.. te l’hò ddéttoo? ché la żżò un daberav̶a nàd̶asse, te l’hò ddéttoo? la żżò ŋaina, e nón dàbera nàd̶as! g̶à! / I: [ride] / MD1946: ma guarda c̶uanti n’ho sfatti, èh! / AD1945: g̶uarda, g̶uarda! o gguarda! nfatti / I: è vvéro. èh sì.. / AD1945: hò ddétto: la żżò ŋaina, e nón dàbera nàd̶asse! g̶uadda! ʝel’ha ffatti anche aprì ddé, un zi vergógna nemméno, ma càa ha détto? / MD1946: sài io cérco di.. / AD1945: ma u lla v̶olév̶a? t’ha ddétto ché non la v̶oléva? / MD1946: u llo saᵽéva nemmeno lèi òsa voléva, c̶aᵽit̶o? / AD1945: sènti, te gliel’ha anche aᵽèrti! / MD1946: un ciccì cór fischio, v̶olév̶a / AD1945: me ne d̶èvi d̶ire t̶é che té lle apri anc’a alla ṡgènte v̶ando / I: [ride] / MD1946: óra óra č’è llui che m’ha anche caᵽit̶o!

Secondo gli informatori, la funzione criptica di fronte a estranei o bambini è spesso connessa all’uso del giudeo-livornese per esprimere offese, volgarità o concetti tabù, aspetto già approfondito in MODENA MAYER 1978:

MD1946: n sapév̶a nemméno lèi sa v̶olév̶a / AD1945: n sapéa nemmén llèi sa volév̶a, nón c’èra ciccì pér la su čióncia, te lo dìo io / MD1946: ècco! quésto è pròprio l suoo / I: [ride] / AD1945: il su détto / MD1946: n c’èra ciccì pér la su čióncia / AD1945: ma vvai n culo..

AF1947: pr’eṡèmpio quando vedéva una bimbina, tutta c̶ó fiòcchini, c̶ón tutte le t̶rinine, fačéva: mamma mia om’è bbellina sémbra una poŋghèlina! ma poŋghèlina nón è un compliménto [ride] e ccosì vvia! hapì? la ṡgènte s’assai, dičéa poŋghelìna s’assai os’è, nvéče poŋghelìna è una mèżża.. nzòmma una c̶hé è rid̶ìola da ttanto c̶hé è llezzjósa, ècco.

5.2. La competenza dialettale degli informatori e i risultati dell'indagine

sociolinguistica

Le riflessioni metalinguistiche degli informatori possono essere verificate con una serie di indicatori statistici di tipo sociolinguistico in grado di fornire, direttamente o indirettamente, informazioni utili sulle condizioni attuali della parlata. Sebbene il dato non sia assolutamente collegato al grado di competenza dialettale, la conoscenza del glottonimo (o dell’etnico) da parte degli informatori può essere un buon punto di partenza: solo il 57 % dei soggetti intervistati conosce

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la parola bagitto; di questi, il 63% ha dichiarato di conoscere questo termine da sempre, mentre gli altri lo hanno appreso di recente, grazie a colloqui con esperti, eventi culturali o pubblicazioni divulgative.

Come già esplicitato nel paragrafo §3.5., il campione degli informatori è stato selezionato con il metodo “a cascata”, con l’intento di intervistare possibili locutori del giudeo-livornese. Conclusa l’inchiesta, l’89% degli informatori ha dimostrato di possedere competenze dialettali in tal senso, e, tra questi, il 34% ricorda o usa solo qualche termine isolato ( < 10). Un buon metro per valutare la consistenza attuale della parlata è suddividere gli informatori per fasce secondo le dimensioni del vocabolario giudeo-livornese, come illustrato dal seguente grafico.

Tavola 16. Il campione degli informatori suddiviso per fasce secondo le dimensioni del repertorio lessicale 11% 30% 23% 20% 10% 3% 3%

Il vocabolario degli informatori

Nessuna parola

Da 1 a 10 parole

Da 10 a 30 parole

Da 30 a 60 parole

Da 60 a 90 parole

Da 90 a 120 parole

Più di 120 parole

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Osservando i dati si nota che la metà degli informatori (53%) conosce al massimo una trentina di termini giudeo-livornesi, mentre superano di poco il 5% coloro che ne ricordano più di cento; un risultato complessivo che resta comunque sorprendente considerando l’opinione diffusa circa la remota estinzione della varietà.

Dai dati sopra esposti è possibile comporre una griglia di livello della competenza dialettale degli informatori:

Livello di competenza dialettale % di informatori sul totale

Nullo (O parole) 11%

Scarso (da 1 a 30 parole) 53%

Sufficiente (da 30 a 90 parole) 30%

Buono (da 90 a 120 parole) 3%

Ottimo (oltre 120 parole) 3%

Tabella 9. Il livello di competenza dialettale degli informatori

Le dinamiche della trasmissione intergenerazionale dipendono anche dall’input linguistico proveniente dalle diverse relazioni parentali. Il diagramma seguente aggrega i dati relativi ai parenti che parlavano più frequentemente giudeo-livornese secondo l’opinione degli informatori:

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Tavola 17. I familiari degli informatori che parlavano o parlano più bagitto distinti per genere.

Come è noto, gran parte delle tradizioni in seno all’ebraismo riconoscono la discendenza matrilineare, un elemento culturale che potrebbe influenzare anche la trasmissione dialettale in ambito giudeo-italiano. Secondo gli informatori, il rapporto tra retaggio bagitto e ramo familiare assume nel complesso le seguenti proporzioni:

0 5 10 15 20 25 30 35

I principali locutori del bagitto in famiglia

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Tavola 1. Ramo di discendenza dei principali locutori del bagitto nella famiglia degli informatori

Come già detto, molti informatori associano il periodo di vitalità del bagitto alla diffusione di una particolare cadenza cantilenante tipica degli ebrei livornesi. Tra gli informatori con cui l’argomento è stato toccato, il 58% ricorda di averla sentita nel corso della vita o di conoscere ancora persone che la possiedono.

Il seguente diagramma illustra invece il grado di consapevolezza linguistica, aggregando le risposte degli informatori alla domanda: «Come spieghi le differenze tra il tuo modo di parlare e il comune vernacolo livornese?»

33%

67%

Ramo familiare di trasmissione del bagitto

Ramo materno

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Tavola 19. Le cause delle differenze tra la propria parlata e il vernacolo livornese comune secondo l’opinione degli informatori

Se invece si considerano le età di ricezione dell’input dialettale, si scopre che la maggior parte degli informatori è stata in contatto con il giudeo-livornese lungo tutto l’arco della vita, e che la principale fonte di trasmissione sono i parenti, seguiti, in misura minore, dagli abitanti della zona del Mercato Centrale, dai commercianti di piazza e dai frequentatori della Comunità Ebraica.

11%

10%

30%

46%

3%

L'opinione degli informatori sulle differenze tra la propria

parlata e il vernacolo comune

Nessuna differenza Gergo del commercio di piazza

Parole dell'ebraico Bagitto

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Tavola 20. Le età di apprendimento del giudeo-livornese secondo l’opinione degli informatori 5% 38% 28% 29%

Età di apprendimento

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Tavola 21. I soggetti attivatori dell’input linguistico secondo la percezione degli informatori

Il quadro è in parte coerente con i dati statistici che riguardano le figure con cui erano o sono più frequenti i dialoghi in giudeo-livornese. Da questa prospettiva, probabilmente a causa della recente dispersione della presenza ebraica nella zona (cfr. ORFANO 2008, 301), gli abitanti di Piazza Cavallotti e dintorni appaiono ridimensionati rispetto alla generica categoria “amici”.

18% 13% 42% 12% 5% 2% 8%

Le fonti dell'apprendimento

Abitanti della zona del Mercato Membri della Comunità Ebraica Familiari Commercianti e commessi

Cultori Fonti scritte

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Tavola 22. I soggetti con cui si verifica o si verificava abitualmente l’interazione in giudeo-livornese secondo l’opinione degli informatori

Scendendo in profondità alla ricerca delle figure parentali con cui si verifica più spesso l’interazione in giudeo-livornese, si ottengono i seguenti risultati:

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45

Nessuno Familiari ebrei Commercianti, commessi Clienti Abitanti della zona del mercato Membri della comunità ebraica Familiari e conoscenti non ebrei Amici Cultori

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Tavola 23. I familiari con cui si verificava o si verifica abitualmente l’interazione in giudeo-livornese secondo l’opinione degli informatori (suddivisi per genere)

All’opposto, l’abbandono del giudeo-livornese in famiglia ha interessato invece i seguenti attori: 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Genitori Nonni Coniuge Figli Fratelli Nipoti Zii

Gli interlocutori abituali in famiglia

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Tavola 24. I responsabili dell’abbandono linguistico del giudeo-livornese nelle famiglie degli informatori (suddivisi per genere)

L’attuale vitalità della parlata giudeo-livornese dipende direttamente dalla frequenza delle situazioni comunicazione che ne stimolano l’uso. Al riguardo, l’autovalutazione degli informatori, sebbene sia certamente distorta da meccanismi psicologici di sopravvalutazione e sottostima, sembra indicare uno stato di salute migliore rispetto a quanto comunemente supposto. Inoltre, la maggioranza degli informatori afferma di aver trasmesso il lessico giudeo-livornese a qualche parente o gregario, non ebrei inclusi:

0 2 4 6 8 10 12

I responsabili dell'abbandono del giudeo-livornese in famiglia

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Tavola 25. La frequenza d’uso del giudeo-livornese secondo l’autovaluzione dell’informatore

13%

41% 16%

30%

Frequenza nell'uso del lessico giudeo-livornese

(16)

Tavola 26. L’attivazione dell’input linguistico da parte dell’informatore verso altri soggetti

Se l’informatore è interrogato sui contesti comunicativi, prevalgono nettamente l’ambiente domestico, il mercato e la bottega; a latere di ciò, si nota come il processo di rivalutazione culturale degli ultimi anni abbia avuto un’incidenza statisica già percettibile:

46%

6% 8%

40%

Trasmissione del lessico giudeo-livornese a discendenti e gregari

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Tavola 27. Gli ambienti in cui si produce l’interazione in giudeo-livornese secondo l’opinione degli informatori

Come è ovvio, i contesti ambientali sono strettamente connesso alle finalità comunicative soddisfatte attraverso la parlata. Da questo punto di vista le conclusioni di Modena Mayer appaiono corrette ma non esaustive rispetto alla realtà che emerge dall’inchiesta:

«Il giudeo-livornese si presenta allo stato attuale soprattutto come un «gergo», cioè come un linguaggio usato in una determinata cerchia di persone, o solo per motivi di segretezza nei confronti del mondo circostante, o anche, e soprattutto per la sentita esigenza di continuare una tradizione familiare […]» (Modena Mayer 1978, 166-167).

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

Nessuno Casa Piazza del Mercato Negozio Occasioni pubbliche e conviviali

Comunità e scuola ebraica Eventi culturali Ambienti accademici

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Rispetto a questa definizione, l’indagine tra gli informatori ha prodotto un quadro più vario, in cui spicca l’uso umoristico e canzonatorio:

Tavola 3. Gli ambienti in cui si produce l’interazione in giudeo-livornese secondo l’opinione degli informatori 4% 31% 16% 3% 1% 15% 15% 1% 10% 1% 2% 1%

Gli scopi del giudeo-livornese

Nessuno

Non farsi capire dagli altri Gergo del commercio Protezione da minacce Esprimere concetti tabù Suscitare ilarità

Linguaggio intimo familiare Gergo amicale

Identità e tradizione comunitaria

Riconoscere membri dello stesso gruppo Comunicazione quotidiana

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Inoltre, è molto interessante rilevare l’ampio spettro di emozioni suscitati dal bagitto nell’informatore; si va dall’antica vergogna figlia dell’epoca dell’assimilazione alla tristezza per il ricordo delle discriminazioni e dell’Olocausto, fino all’allegria, l’interesse culturale e l’orgoglio identitario.

Tavola 29. I sentimenti degli informatori nei confronti del bagitto

18% [] [] 1% 22% 11% 8% 14% 9% 3% 2%

Sentimenti nei confronti del bagitto

Indifferenza

Blanda simpatia

Ricordo affettivo

Commozione

Interesse culturale

Curiosità

Ilarità

Senso di appartenenza

Orgoglio

Sentimento utilitaristico

Stupore

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Secondo una dinamica prevedibile, il sentimento di indifferenza o disinteresse tocca soprattutto coloro che usano ancora la parlata giudeo-livornese nel quotidiano, poiché la percezione ordinaria di una varietà linguistica viva è spuria dalle pulsioni emotive generate dalla rievocazione.

Il 44% degli intervistati desidererebbe conoscere meglio il bagitto e la sua storia, a fronte di un 6% di informatori a cui non piace l’argomento; per la restante metà l’interesse è nullo o scarso.

Per concludere, il questionario ha previsto anche una domanda di autovalutazione sulla questione della vitalità: il 70% degli informatori ritiene che le nuove generazioni abbiano perso o stiano perdendo l’uso del giudeo-livornese; una quota relativamente bassa, considerando l’altezza cronologica dell’inchiesta e, in generale, lo stato attuale delle parlate giudeo-italiane.

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