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fa ben notare come egli ab- bia attuato, nel corso del suo mandato, una profonda riforma istituzionale e giuridica che nelle intenzioni voleva rifondare l'unitarietà dell'Impero (Orbis Romanus).

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INTRODUZIONE

Quando si guarda ad Oriente spesso ci si dimentica di tutto ciò che i Balcani hanno significato in termini di storia, tradizioni e cultura per l’Occidente. Si dimentica come ad esempio, Giustiniano riunì oriente e Occi- dente sotto il suo impero e pose la capitale a Ravenna, riformando tutto il di- ritto romano. Eugenia Franciosi nel suo saggio

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fa ben notare come egli ab- bia attuato, nel corso del suo mandato, una profonda riforma istituzionale e giuridica che nelle intenzioni voleva rifondare l'unitarietà dell'Impero (Orbis Romanus).

A prescindere dalla sua politica legislativa, Giustiniano si caratterizzò in tutti i suoi atti pubblici per un netto ritorno alla classicità romana, considerata come strumento unico ed ancora estremamente valido ai fini di rendere omogeneo un territorio estremamente diviso sia dal punto di vista amministrativo e reli- gioso.

Il ritorno al passato, allo stato classico romano, per lui era in ogni modo es- senziale, non a caso la legislazione giuridica con la sua opera maggiore, il Corpus Iuris, sarà ripresa più tardi ad Occidente dagli Imperatori franco- germanici come base del loro diritto al governo ed all'eredità romana mentre ad Oriente, pur restando norma vigente, cadde praticamente in disuso essendo

considerata di derivazione latina.

Nel suo ius novum Giustiniano codificò tutte le leggi esistenti sul territorio, soprattutto italiano, che raccoglievano le manomissioni, e dovevano essere moltissime indubbiamente che si tramandavano di generazione in generazio- ne.

Si ebbe così un sistema completamente elaborato perfettamente in maniera giuridica fondendo usi e costumi di tutte le province facenti corpo dell’impero e risolvendo molte problematiche concernente questi atti.

La legge diventava formale e validata da documenti, cosa che non sempre succedeva in precedenza: in pratica, Giustiniano rendeva edotta tutta la popo-

1 Riforme Istituzionali e funzioni giurisdizionali nelle novelle di Giustiniano, A. Giuffrè Editore, Milano, 1998

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lazione che il semplice fatto di dichiarare pubblicamente la manomissione del proprio servo diventava legalmente validο ed inoppugnabile andando ad eli- minare quelle pratiche oscure che facevano dichiarare il falso al solo scopo di alienare il servo a fini fiscali per un breve periodo.

Fu così che per un millennio il diritto bizantino diventò la base e la principale ispirazione per tutti i modelli occidentali, i suoi principi venendo mutuati in tutti i sistemi giuridici europei.

Ma parlare di Oriente significa anche considerare cosa la cultura i-

slamica ha lasciato nei suoi 400 e oltre anni di dominazione, dalla caduta di

Costantinopoli del 1453, fino al tandzimat e all’epoca delle riforme datate

1839. Significa vedere e toccare con mano un sistema che ha saputo far con-

vivere le 3 grandi religioni del mondo al suo interno e ha permesso loro di co-

esistere pressoché pacificamente per un lungo periodo. In realtà il dominio

turco diede spesso prova, con sfumature e modalità diverse, di una straordina-

ria liberalità, tolleranza e lungimiranza amministrativa. Merito degli ottomani

è di aver garantito stabilità politica ed economica ai Balcani e all'Anatolia,

abolendo inoltre la servitù della gleba per la maggior parte dei contadini. Infi-

ne, a livello di potere centrale, il sultano ottomano fu un sovrano moderno, nel

senso che nell'esercizio dei suoi poteri venne limitato sia dalla legge coranica

sia dal diritto consuetudinario dei popoli sottomessi. L'integrazione entro i

propri confini di popolazioni diverse richiese infatti alle istituzioni ottomane

una notevole capacità di adattamento e una progressiva secolarizzazione delle

sue norme giuridiche. L'organizzazione legislativa dello stato ottomano era

tutt'altro che religiosa. Certo, c'era la legge islamica basata sul Corano, ma

dove questa era vacante interveniva una nuova legge predisposta ad hoc

dall'amministrazione. Quando ciò non era possibile la via più breve consisteva

nel prendere in prestito le norme e le consuetudini del paese annesso. In prati-

ca i due pilastri giuridici diventarono ben presto il diritto musulmano e il dirit-

to dei popoli annessi. Alla base di tale scelta c'era la volontà di rispettare le

tradizioni dei popoli, ma anche l'indubbia comodità rappresentata dal non do-

ver mettere mano a una nuova legislazione nei paesi appena conquistati. Ana-

loghe ragioni di opportunità hanno fatto dell'impero ottomano un efficace la-

boratorio di tolleranza multietnica. L'apertura nei confronti dell'emigrazione

ebraica fu indotta dalla necessità di combattere la preponderanza nel settore di

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armeni e greci, la cui vocazione indipendentista era oltretutto molto forte.

Tolleranza vi fu anche verso i cristiani, nei cui confronti non fu mai condotta una politica di islamizzazione forzata: un loro passaggio all'Islam, infatti, a- vrebbe comportato la perdita dell'ingente gettito fiscale a carico di ogni colti- vatore cristiano.

Il XVI secolo è passato alla storia come l'età d'oro dell'Impero ottoma- no. Il suo interprete principale è stato Solimano il Magnifico (Selim II), sulta- no ottomano dal 1520 al 1566. Figlio di Solimano I, il vincitore di Baghdad e del potente impero mamelucco, esteso dall'Anatolia centrale fino all'Alto E- gitto, Solimano il Magnifico conquistò Belgrado, sconfisse gli ungheresi a Mohacs nel 1526 e giunse, attraverso Buda, fino alle porte di Vienna. Strap- pata Rodi ai cavalieri cristiani, fece del Mediterraneo orientale un lago otto- mano. La conquista dello Yemen e dell'Iraq, infine, spalancarono le porte del Golfo Persico. All'apogeo del suo impero poteva esordire nelle lettere ufficiali citando una sequela di titoli capace di far impallidire i rappresentanti delle più blasonate case regnanti europee."Io che sono il sultano e il padisah del Medi- terraneo, del Mar Nero, della Rumelia, dell'Anatolia, dei paesi di Rum e di Karaman, del paese di Zu'l-Kadr, di Diyarbakir, del Kurdistan e dell'Azer- baigian, di Persia, di Damasco e d'Aleppo, dell'Egitto, di Gerusalemme la Santa, della gloriosa Mecca e dell'illustre Medina, di tutti i paesi arabi, dello Yemen e di Gedda, del territorio tataro così come di numerosi altri paesi conquistati dalla potenza soggiogatrice dei miei avi illustri e dei miei antenati eminenti, così come di un gran numero di contrade acquisite con la mia stes-

sa sciabola da cui scaturisce il fuoco…"

La "magnificenza" di Solimano non si manifestò solo in politica estera. Nella gestione dello stato impose la meritocrazia come unico parametro per l'acces- so alle cariche pubbliche. Affidò anche agli schiavi di origine cristiana la ca- rica di gran visir (la seconda carica più importante dello stato), favorì lo svi- luppo dell'economia urbana e incrementò l'organizzazione burocratica del suo immenso impero. A lui succedettero una serie di sultani che si limitarono a consolidare un impero ormai giunto al culmine dell'espansione territoriale.

Non deve stupire quindi se il secolo XVII, successivo a Solimano, appaia as-

sai meno brillante. Potenza e prosperità diventano, come spesso accade, incu-

batrici di clientelismi, di consorterie e clan all'interno delle istituzioni, mentre

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il potere passa dalle mani dei sultani a quelle delle sultane madri. Alcune sol- levazioni contadine dimostrano inoltre che un degrado interno sta maturando sotto la superficie smagliante dei grandi successi militari. "Il tentativo di ri- stabilire l'ordine portato avanti da Osman II - scrive Robert Mantran - ha un esito tragico poiché, per la prima volta, un sultano è, non soltanto deposto, ma anche giustiziato (1622). Anche se Murad IV (1623-1640), nell'ultima fase del suo regno, riesce a raddrizzare la situazione, il disordine ricompare subi- to dopo di lui. Bisogna aspettare l'arrivo del gran visirato di Mehemed Ko- prulu (1656) perché lo stato ottomano conosca, per vent'anni un netto rinno- vamento, purtroppo compromesso dalle disfatte militari della fine del secolo (fallimento dell'assedio di Vienna nel 1683, progressi dei russi in Ucraina e in Crimea) che portano al trattato di Karlowitz (1699), primo trattato sfavo- revole firmato dagli ottomani". In effetti al tramonto del secolo essi perdono gran parte dell'Ungheria e della Transilvania, l'Ucraina e la Crimea. Inizia co- sì il lento ma inesorabile ripiegamento dall'Europa, che vedrà d'ora in poi co- me principali beneficiari due minacciose potenze confinanti, la Russia zarista e l'impero degli Asburgo. Di fronte a questi sintomi ormai ben evidenti di di- sgregazione i vertici ottomani prendono coscienza della necessità di riformare i meccanismi dello stato, partendo dalla marina e dall'esercito, senza però di- sdegnare un rinnovamento dei costumi e delle relazioni con gli stati europei.

Il XVIII secolo segnerà un avvicinamento all'Occidente. Se prima erano gli europei a studiare con curiosità le istituzioni e i modi di vita dell'impero, ora sono i sultani a informarsi sui modi di vita occidentali: Ambasciatori partono verso le grandi capitali europee, dove carpiscono consuetudini, innovazioni e nuovi stili di vita che poi trasferiscono in patria.

Parlare di balcani significa parlare anche dei moti carbonari, di quelli che hanno portato alla nascita di nuovi stati, di nuovi nazionalismi e di nuove idee.

L'ottocento è stato un secolo agitato, caratterizzato da lotte e tumulti

per l'indipendenza degli stati. Così come nella gran parte dell'Europa, anche la

Grecia ha fatto la sua parte conquistando l'indipendenza dall'impero ottoma-

no. Il 25 marzo del 1821 il vescovo di Patrasso Germanos isso' la bandiera

greca sul monastero di Aghias Lavras, nel Peloponneso, dando con questa sfi-

da il segnale di inizio della guerra di indipendenza. I greci svolgevano un ruo-

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lo chiave nella vita economica dell'Impero ottomano, grazie a una forte bor- ghesia mercantile che si era sviluppata nelle isole dell'Egeo e in alcuni centri costieri. La setta patriottica greca "Eteria" (=associazione, fratellanza), che organizzò l'insurrezione, contava numerosi aderenti tra le file di questa bor- ghesia, e trovò immediata rispondenza anche fra le masse popolari.Per ferma- re la guerriglia scatenata dai greci per terra e per mare, i turchi ricorsero a una serie di crudelissime repressioni che suscitarono condanna e riprovazione in tutta Europa.Si creò allora in favore degli insorti una forte corrente di opinio- ne pubblica internazionale, in cui confluivano motivazioni politico- ideologi- che (la solidarietà con chi combatteva per la libertà), religiose ( la difesa dei cristiani), e anche culturali (i ricordi dell'antica Grecia).Da tutta Europa ac- corsero volontari per unirsi alla guerra contro i turchi, fra cui il poeta inglese Byron che proprio in Grecia trovò la morte. Numerosi i patrioti italiani che combatterono e morirono per la causa greca. Uno dei più celebri fu Santorre di Santarosa, morto nella battaglia di Sfacteria (maggio 1825) che oppose gli insorti greci alle truppe egiziane di Mehmet Ali. Il suo cadavere non fu più ri- trovato. Così lo definì il Carducci nell' ode al Piemonte: “quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria diè all'aure il primo tricolor”. Il Santarosa infatti, su impulso di Carlo Alberto, fu uno dei protagonista della rivolta di Alessandria (marzo 1821). Ma l'intervento di Carlo Felice fece sì che Carlo Alberto scon- fessasse gli insorti, costretti all'esilio. Dopo un lungo peregrinare per l'Europa, Santorre di Santarosa si arruolò nell'esercito greco combattendo per l'indipen- denza di quel paese. Scontri e combattimenti scoppiarono un po' ovunque, con violenze e massacri su ambedue i fronti. Nel giro di un anno i greci avevano preso Monemvasia, Navarino (l'odierna Pilo), Nafplio e Tripolitsa (dove ven- nero uccisi 12mila turchi), poi Messolonghi, Atene e Tebe. L'indipendenza greca fu proclamata a Epidauro il 13 gennaio 1822.

Fu proprio l'intervento delle potenze europee (che nel luglio del '27 di- strussero a Navarino una flotta turco- egiziana) a imporre all'Impero ottomano la firma della pace di Adrianopoli (1829) con cui si riconosceva l'indipenden- za greca.

Con questa data si aprì per la Grecia un lungo periodo di storia politica

che sfociò, in definitiva, nella Costituzione del 9 giugno 1975. Attraverso altri

moti, altre battaglie per la conquista di quei territori rivendicati, per motivi

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storici o meno, dal popolo greco sotto l’aquila di Bisanzio, che fu l’emblema del nuovo stato e la fonte ispiratrice di tutti i moti di conquista della neonata monarchia. L’esperienza si può racchiudere all’interno di quel processo defi- nito “balcanizzazione”, che ha portato un grande impero a dividersi in piccole repubbliche armate da sentimenti nazionalisti. Tutto questo e molto altro è la Costituzione greca, fulcro della storia di questo paese, nato sotto l’ala del pa- triarca di Costantinopoli e che tutt’ora sotto di questa vive.

CAPITOLO PRIMO

Il moderno stato greco è stato fondato nel 1821, l'anno che ha visto la crisi della guerra di indipendenza greca, e l'anno d’inizio della storia costituzionale greca. L'indipendenza dello stato greco moderno fu riconosciuto dalla comunità internazionale, ovvero da Inghilterra, Francia e Russia, nel 1830. Allora la popolazione della Grecia era di poco più di 700 mila abitanti.

L'evoluzione delle istituzioni dello stato greco sono associate inseparabilmente alla loro storia turbolenta. Tra il 1821 e la fine della giunta militare del 1974, ci sono stati non meno di 26 cambiamenti nel sistema di governo dello stato.

Ma prima ancora, nel 1797, prima che la Guerra di Indipendenza

iniziasse, Rigas Velestinlis-Pheraios, scrittore rivoluzionario greco e una delle

più importanti figure storiche della Grecia (tanto che il suo volto è impresso

nella moneta da 10 centesimi di euro) predispose una bozza di Costituzione

(1797), che fu ispirata principalmente dalle costituzioni francesi del 1793 e

del 1795. In questo documento Rigas propose l'organizzazione di tutti i popoli

sottomessi nei Balcani dentro un singolo stato, suddiviso secondo il principio

della sovranità popolare. Il preambolo di tale documento conteneva una

dichiarazione dei diritti dell'uomo. Sebbene questa costituzione non sia mai

entrata in vigore, essa è tuttavia fondamentale ai fini della comprensione e

dello sviluppo dell'ideologia costituzionale greca

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Con l'inizio della rivoluzione contro gli ottomani (marzo 1821) la Grecia maturò l'idea di costituire il suo stato. La dichiarazione di Indipendenza e la richiesta di aiuto alle nazioni europee fu inviata immediatamente dal “Senato Messineo”

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. Due mesi dopo tutte le rappresentative del Peloponneso si aggregarono al “Senato Peloponnesiaco”, che assurse i poteri di governo centrale.

La prima costituzione locale, l' “organizzazione del Senato della Grecia occidentale-continentale”, fu votata nel novembre del 1821. Poco dopo un'altra assemblea nella parte orientale della Grecia approvò le “leggi della Grecia orientale-continentale” e alla fine del 1821 l'assemblea del Peloponneso approvò il suo regolamento funzionale. Queste tre carte locali furono la manifestazione del desiderio di uno strumento di autodeterminazione rapida, pur essendo all'atto pratico tesi molto approssimativi, con un basso livello di esecutività.

Il Battaglione Sacro, al comando di A. Ipsilanti, diede il segnale della rivolta a Iasi, in Moldavia, sull'onda dei moti europei. Subito la rivolta dilagò in Grecia: già nel settembre cadde Tripoli e nel 1822 si riunì a Epidauro la I Assemblea Nazionale, che emanò la prima Costituzione. Il parlamento nazionale, la cui convocazione si riferì alle 3 costituzioni locali, si radunò nel dicembre 1821 in un piccolo villaggio chiamato Piada, vicino all'antica Epidauro, e votò “la costituzione provvisoria di Epidauro” del 1822. Le 59 rappresentative della Grecia continentale

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, le isole e il Peloponneso non avevano sinora mai avuto una diretta elezione, ma la loro legittimità e la loro capacità di agire come rappresentative non era mai stata messa in discussione.

La Costituzione di Epidauro fu modellata sulla falsariga della Costituzione francese del 1793 e del 1795; molti dei suoi 110 articoli riguardano l'organizzazione dello stato. Essa metteva potere legislativo ed

2 Il Senato del Peloponneso era un oganismo rivoluzionario che fu fondato all'indomani dello scoppio della guerra ( Marzo 1821) e il cui funzionamento durò fino alla seconda assemblea nazionale di Astros (Aprile 1823). La prima assemblea del Senato si svolse a Kalamata e fu quella in cui venne dichiarata l'indipendenza della Grecia e hanno votato per la fondazione del Senato Messiniaco dei governatori locali sotto Petros Mavromichalis. Fonte www.wikipedia.gr.

3 E' buona norma, quando si parla della storia greca, distinguere la “Grecia continentale”, ovvero quella di dominazione maggiormente ottomana, dalla Grecia “ insulare” soggetta alla dominazione veneziana (salvo l'eccezione peculiare di Creta) che ha avuto un'esperienza storica diversa; si pensi alle arti figurative e al fiorire che queste hanno avuto nell'Eptaneso e nella Creta veneziana del sedicesimo secolo.

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esecutivo sullo stesso piano; l'esecutivo era composto da un gabinetto di 5 membri designato da 8 segretari di stato.

La Costituzione di Epidauro fu attuata soltanto in parte, a causa delle difficoltà che sorgevano dovute alla guerra per l'indipendenza, come anche per le tensioni emergenti fra politici e militari. Infatti, dopo gli iniziali successi, cominciarono le discordie fra i dirigenti politici (per lo più fanarioti) e i capi militari: la riscossa dell'Impero turco, a cui era venuto in aiuto il viceré d'Egitto Ibrahim, favorì la riconciliazione, ma contemporaneamente attirò l'ingerenza della Gran Bretagna, che nel 1824 aveva prestato 8 milioni di sterline agli insorti.

La Costituzione del 1822 fu emendata un anno dopo dall'assemblea di Astros. L'assemblea definì la Costituzione “la Legge di Epidauro”, cercando di enfatizzare la sua continuità con la precedente costituzione. La stessa assemblea di Astros abolì le 3 costituzioni locali e rafforzò maggiormente il ruolo della legislazione; disse espressamente che per l'applicazione della legge la Costituzione dovesse essere la fonte principale, e rafforzò la protezione dei diritti fondamentali e delle libertà, che non erano state sufficientemente salvaguardate dalle precedenti costituzioni. Decise infine di programmare una nuova costituzione nei successivi due anni, cercando di porre rimedio agli emendamenti necessari.

Ma problemi sorsero in ordine alla nuova costituzione. Nell'estate del 1823 fra il Parlamento e l'Esecutivo scoppiò una forte tensione, capeggiata dalle isole e dai militari. Questo conflitto continuò fino al 1824, e vide prevalere gli “isolani” e dette loro il pretesto per essere maggiormente coinvolti all'interno degli affari ellenici. Da allra le isole furono sempre coinvolte in maniera attiva nella vita della repubblica.

Il 1825-26 vide una serie di sconfitte dei Greci (caduta di Missolungi, assedio di Atene); ma dopo la caduta di Atene (1827) la rivoluzione divampò con rinnovato vigore e la battaglia di Navarino decise le sorti della lotta. Fu nominato capo del governo I. A. Kapodistrias

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, e col Protocollo di Londra

4 ll conte Giovanni Antonio Capodistria (o Capo d'Istria, in greco: Ιωάννης Καποδίστριας, Ioánnis Kapodístrias; Corfù, 11 febbraio 1776 – Nauplia, 9 ottobre 1831) è stato un politico e diplomatico greco, primo capo di stato della Grecia indipendente. Di idee profondamente liberali e democratiche, Capodistria conobbe negli anni della giovinezza i mutevoli destini della propria isola: nel 1797 la secolare presenza della Repubblica di San Marco era venuta meno e Corfù era entrata nell'orbita francese diventando parte

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(1828) la Francia fu incaricata di sgombrare il Peloponneso dai Turchi, mentre la capitale fu fissata a Nauplia.

Il conflitto riesplose fragorosamente nel settembre 1825, con i rivoluzionari che trovarono in Francia ed Inghilterra due nuovi alleati. Fino al marzo 1827 l'assemblea non fu più capace di riunirsi, e a quel punto nominò Ioannis Kapodistrias, ex ministro degli esteri dello Zar di Russia, come Governatore della Grecia con un mandato settennale. Fu anche votata una nuova Costituzione, anch'essa profondamente influenzata dal pensiero francesi liberale.

Tale costituzione dichiarò il principio della sovranità nazionale e della separazione dei poteri. Il parlamento esercitava il potere legislativo e aveva 3 anni di mandato. Il potere esecutivo era esercitato dal Governatore, che nominava i Ministri. Il potere legislativo era invece indipendente. Molte norme della nuova Costituzione erano dedicate alla libertà di educazione, alla proprietà, ai diritti civili, all'uguaglianza e alla non-discriminazione.

Questa Costituzione si esautorò in un tentativo di introdurre un'autorità centrale al fine di ovviare al problema della estrema separazione dei centri di potere, senza compromettere il carattere democratico del sistema di governo.

Kapodistrias arrivò nell'Ellade nel gennaio 1828, e fu accolto con grande entusiasmo dalla popolazione. Con la cooperazione del Parlamento sospese immediatamente la costituzione del 1827. Il Parlamento rassegnò tutti i suoi poteri al governatore, e fu sostituito da un collegio ad interim di 27 persone, chiamato “Panhellenium”, e formato fino all'elezione di un nuovo

delle Province Illiriche. Fu così che Capodistria si decise ad intraprendere la carriera diplomatica, mentre nel 1799, quando Corfù fu soggetta a una breve occupazione da parte di forze russe e ottomane, venne nominato direttore medico generale dell'ospedale militare. nel 1809 fu chiamato a San Pietroburgo presso il dipartimento degli affari esteri dell'impero zarista, dove prestò servizio come agente diplomatico: due anni dopo fece parte della legazione russa a Vienna e nel 1812 fu mandato ad operare presso il quartier generale dell'armata russa del Danubio. L'anno successivo, come capo del gabinetto, Kapodistrias seguì lo zar Alessandro I di Russia nella guerra contro Napoleone, guadagnandosi la fiducia dell'imperatore russo al punto da ottenere, da quel momento in poi, le più importanti trattative di stato. Ancora nel novembre 1813 fu inviato in Svizzera, conseguendo l'adesione elvetica all'alleanza antinapoleonica. Il conte Kapodistrias ebbe sempre a cuore la causa dell'emancipazione ellenica dal giogo turco e dal 1814 ricoprì la carica di presidente dell'eteria dei Filomusi ("Amici delle Muse"). Nel 1818 declinò invece l'offerta della presidenza della Filikí Etería, la Società degli Amici, un'altra società segreta, non approvandone le modalità di azione (e tanto meno le imprese del successivo leader Alessandro Ypsilanti), e riponendo invece le proprie speranze in un intervento dello zar Alessandro in favore dei greci. Quando invece la Russia si schierò contro gli insorti ellenici (1822), Kapodistrias rassegnò le sue dimissioni dalla pubblica amministrazione russa e si ritirò a Losanna e Ginevra, da dove sostenne attivamente la causa dell'indipendenza greca (anche facendo istruire giovani greci a sue spese). Fonte www.wikipedia.org.

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Parlamento. In patica quello di Kapodistrias fu un colpo di stato in piena regola. Con l'assemblea del luglio 1829 si rese legittima la sospensione della costituzione. Si decise che date le circostanze e l'instabilità in cui versava il paese non si potesse dotare lo stato di una costtuzione fino a che la situazione non avesse assunto i canoni della stabilità. Fu inoltre istituito un Senato, al posto del Panhellenium che consisteva di 27 membri, con competenze provvisorie. L'Assemblea dette mandato al governo di redigere una bozza per una nuova costituzione, in coordinamento con il Senato sulla base degli stessi principi delle Costituzioni del 1822, 1823 e 1827.

Kapodistrias fu sicuramente una delle più importanti personalità politiche della storia greca, che seppe dare solide fondamenta al nuovo stato, partendo dai punti deboli. Come Governatore fece un ottimo uso delle sue abilità diplomatiche: Inghilterra, Francia e Russia riconobbero sin da subito il nuovo stato nel Protocollo di Londra del 1830

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. Ma, dall’altra parte il suo regime autoritario provocò più di una opposizione interna.

L'indipendenza della Grecia fu sancita dalla Pace di Adrianopoli (1829)

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fra la Russia e la Turchia: il confine del nuovo Stato venne fissato dal

5 Il Trattato dei XXIV articoli venne pubblicato il 15 novembre 1831 dai rappresentanti delle potenze riuniti in conferenza a Londra dal precedente 4 novembre 1830 (altrimenti nota come Conferenza di Londra (1830-1831)). Il Protocollo di Londra del 3 febbraio 1830 confermò la sovranità della Grecia. A Londra, i rappresentanti delle tre potenze vincitrici, il Duca Montmercy-Laval per la Francia, Lord George Hamilton Gordon Aberdeen per l’Inghilterra ed il Conte Lieven per la Russia, siglarono quel trattato che, dopo quello di pacificazione del 6 luglio 1827 (siglato sempre a Londra) ed il protocollo d’intesa del 1829, stabilivano, in sede definitiva, che la Grecia era uno stato libero ed indipendente.Dopo la battaglia di Navarino e la conseguente sconfitta turca, la creazione di un stato indipendente nella zona sud della Grecia sembrava realizzabile. Nel 1827, la Terza Assemblea Nazionale greca affidò il governo della nuova nazione a Ioannis Kapodistrias che arrivato in Grecia nel gennaio 1828. Accanto agli sforzi per porre le basi di uno stato moderno, Kapodistrias avviò trattative con le grandi potenze per dare una nuova costituzione allo Stato.Nel marzo 1829, i ministri degli Esteri delle maggiori potenze firmarono il primo protocollo di Londra, in base al quale la Grecia diventava uno stato tributario autonomo sotto la sovranità ottomana, governata da un principe cristiano eletto e costituita da un territorio che comprendesse i bastioni dell'insurrezione greca, la Morea (attuale Peloponneso), la Grecia continentale e le Isole Cicladi.Scontenti di restare sotto la sovranità turca, grazie all’azione diplomatica di Kapodistrias facilitata dalla vittoria della Russia nella guerra russo- turca del 1828-1829, la Grecia ottenne una revisione del protocollo nel 1830.La Grecia con questo trattato sarà quindi completamente indipendente dell'Impero ottomano e Leopoldo di Coburgo-Sassonia (poi primo re del Belgio) verrà scelto come suo primo sovrano, anche se declinerà l'offerta. I confini del paese verranno determinati utilizzando le vie d’acqua presenti nel paese come frontiere naturali: il fiume Aspropotamos (o Acheloo) ed il fiume Sperchos che sfocia nel Golfo di Maliakos.La Grecia dunque diventava indipendente anche se nella forma almeno, fu solo destinataria di questo avvenimento, stabilito, sancito e siglato da altri paesi. Lungo sarebbe stato ancora il cammino. Fonte www.wikipedia.org.

6 Il trattato di Adrianopoli, fra Impero russo e Impero ottomano, mise fine al conflitto iniziato nel 1828. Esso produsse un significativo aumento della influenza russa sui Balcani e, più in generale, sull’intero Impero ottomano. Venne sottoscritto il 14 settembre 1829, nella omonima città (ribattezzata dai turchi Edirne), dai due plenipotenziari: Alexey Fyodorovich Orlov per lo zar Nicola I, Abdul Kadyr-bey per gli Ottomani. Esso contribuì a rafforzare l’influenza russa nei balcani con concessioni economiche e territoriali importanti e

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Golfo Ambracico al Golfo Pagasitico ( il golfo di Volos). L'autoritarismo di Kapodistrias e le ingerenze straniere portarono alla secessione di Idra, alla rivolta di Mani e infine all'assassinio dello stesso governatore, fatti ai quali seguì una guerra civile.

Kapodistrias venne assassinato nel settembre 1831. Il Senato nominò 3 persone per formare un Comitato governativo. Tale comitato convocò l’Assemblea Nazionale che dette potere esecutivo ad Avgustinos Kapodistrias, fratello del governatore assassinato, estromettendo di fatto gli oppositori di Ioannis Kapodistrias dal potere. L’assemblea inoltre approvò la Costituzione del 1832, nota come “la Costituzione Egemonica” in quanto prevedeva l’ereditarietà dell’ufficio di Capo di Stato e il titolo per questi di

“Egemone”.

La Costituzione del 1832 non fu mai attuata, e nacque dall’esclusione di una parte politica (gli anti-Kapodistriani), i quali vi si opposero fermamente. Questo dissidio sfociò in un conflitto civile, che terminò con la vittoria del partito “Costituzionale”, ovvero la fazione anti-Kapodistriana.

Questi ultimi istituirono il loro comitato di sette membri, che convocò nello stesso anno un’altra assemblea.

L’assemblea decise di adottare le decisioni emerse dalla Conferenza di Londra del 1832, che impose la monarchia alla Grecia, insieme con la "tutela"

dell'indipendenza. L’assemblea iniziò poi ad abbozzare una nuova costituzione, ma qui intervennero le potenze protettrici del neonato stato che insistettero affinché la nuova Costituzione avesse natura ottriata e che fosse lo stesso re ad intervenire nella sua stesura. Fu così che nell’agosto 1832 membri sotto il diretto controllo delle potenze protettrici sciolsero l’assemblea nazionale ed iniziarono l’abbozzo di una nuova costituzione.

Nel gennaio 1833 sbarcò infine a Nauplio il re designato, Ottone di Baviera

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, con la sua corte e un contingente militare. Essendo minorenne non

dette il via alla stagione delle indipendenze dei paesi balcanici. Fonte www.wikipedia.org

7 Ottone di Grecia, nato Ottone di Wittelsbach (in greco: Othon, Basileus tes Ellados; Salisburgo, 1 giugno 1815 – Bamberga, 26 luglio 1867), principe di Baviera (1º giugno 1815 – 26 luglio 1867), divenne primo re di Grecia nel 1832, ai sensi della convenzione di Londra, secondo la quale la Grecia diveniva una nuova monarchia indipendente sotto la protezione delle grandi potenze (Regno Unito, Francia e Russia).

Ottone nacque a Salisburgo, in Austria, secondo figlio del re Ludovico I di Baviera e di Teresa di Sassonia- Hildburghausen. Attraverso un suo antenato, il duca di Baviera Giovanni II di Baviera, Ottone poteva considerarsi erede dei re di Grecia della dinastia imperiale bizantina dei Comneni e dei Lascaris.

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poté assumere alcun incarico fino al giugno 1835, e fu così che nel frattempo il suo potere reale fu esercitato da un comitato reggente composto da 3 membri. Durante le prima decade del regno di Ottone non fu approvata alcuna costituzione. Non ci furono vincoli legali ai poteri dei reggenti e né tantomeno ai poteri del re una volta divenuto maggiorenne. Non ci fu alcun parlamento; e le libertà personali furono ridotte. Il potere fu esercitato sulla base del Trattato di Londra del 1832, non sulla base del volere del popolo greco o dei suoi rappresentanti. Straniero nel Paese che doveva governare, il giovane re inaugurò una politica autoritaria, che eludeva le reali necessità del popolo, circondandosi di fanarioti e reprimendo gli ex combattenti: anche la scelta della lingua "pura" (katharévusa

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) come lingua ufficiale del nuovo Stato fu un sintomo dell'indirizzo antipopolare della sua politica. Le posizioni chiave vennero occupate da Bavaresi, e pertanto tale regime fu chiamato “ bavarocrazia”- il potere dei Bavaresi. Nonostante la sua componente dispotica, questo periodo fu caratterizzato da una più efficiente organizzazione dello Stato. Fu proprio durante questi anni che si formò un esercito regolare e che le funzioni amministrative dello stato si organizzarono.

I bavaresi introdussero un più articolato sistema legislativo, grazie al lavoro svolto da Georg Ludwig Von Maurer, un professore di diritto dell’Università di Monaco di Baviera, che venne in Grecia come componente del comitato reggente. Ma la politica di re Ottone non piacque e fu così che, il 3 Settembre 1843, le truppe della guarnigione ateniese circondarono il palazzo e, con il supporto del popolo, chiesero una Costituzione. Ottone fu costretto dagli eventi a indire elezioni per una Consulta nazionale, che doveva procedere alla stesura di una nuova carta. Una bozza di costituzione, preparata dalla

8 La katharevousa (in greco Καθαρεύουσα è stata una variante artificiale pianificata naturalistica, arcaizzante e purista, della lingua greca, creata agli inizi del XIX secolo sulla base dell'antico dialetto attico da Adamantios Korais e utilizzata come lingua ufficiale della Grecia fino al 1976.La katharevousa mirava a eliminare o minimizzare le variazioni che aveva subito la lingua greca nel periodo bizantino e, successivamente, sotto la dominazione ottomana, e a cercare di ricreare una forma adeguatamente modernizzata di greco antico ripristinando sia termini che strutture grammaticali antiche.Fu adottata come lingua ufficiale del Regno di Grecia (resosi indipendente dall'Impero ottomano nel 1832), con l'intento di sostituire la dhimotikì (in greco: δημοτική), il greco parlato dalla popolazione.Nonostante gli sforzi dei vari governanti, la katharevousa non fu in grado di imporsi pienamente, rimanendo, negli ultimi anni, confinata all'ambito ufficiale e burocratico (lettere, documenti amministrativi e politici, toponomastica).Nel 1976 - due anni dopo la fine della dittatura dei colonnelli - venne abbandonata dalla neonata repubblica parlamentare greca che adottò la dhimotikì come nuova lingua ufficiale.

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consulta, fu votata nel Febbraio 1844. La costituzione fu presentata a Ottone che la approvò e la promulgò forzato dagli eventi.

La Costituzione del 1844 fu un patto tra il monarca e il popolo. Non fu un prodotto della sovranità popolare, ma una carta ottriata, che acquisì valore legale in forza della ratifica regia. In altre parole, il monarca rimaneva l’unico depositario dell’autorità costituzionale, ma concedeva di limitare i suoi poteri attraverso l’abbozzo di una costituzione al fine di mantenere il trono.

Il re era sempre il supremo organo dello Stato. Era il titolare del potere esecutivo, ma partecipava pure di quello legislativo, dal momento che godeva del potere di iniziativa legislativa. Aveva anche il potere di nominare i membri della camera Alta, ovvero del Senato, così come poteva nominare i giudici. Fu però introdotta pure una responsabilità ministeriale per le azioni del monarca.

La costituzione del 1844 riconobbe i principi cardine della rivoluzione francese, dal principio della separazione dei poteri per arrivare a tutti i diritti e le libertà fondamentali come emergevano dalla carta costituzionale del 1830.

Un simile assetto garantiva una base necessaria per lo svilupparsi di un sistema parlamentare, tuttavia mancavano le condizioni di stabilità tali da permettere una concreta attuazione di questo potenziale. La costituzione rimaneva difatti monarchica, non democratica, anche se il potere del monarca era limitato. Altro elemento che ostacolava le riforme era la rigidità della carta, e l’impossibilità di avviare procedure di revisione.

L’assemblea, a latere della costituzione promulgò una significativa legge elettorale, rivoluzionaria per il tempo e per gli standards europei; questa legge infatti introduceva un suffragio universale diretto maschile.

Ma la costituzione del 1844 non fu mai attuata fino in fondo. Ottone si sforzò di riottenere quei privilegi e quei poteri che aveva concesso facendo del Parlamento il suo gabinetto personale, intervenendo in tutte le fasi del processo politico, esercitando pressioni sulla carta stampata e perseguitando gli oppositori politici. Sebbene fin dal principio avesse goduto di straordinaria popolarità, grazie alle sue teorie ispiranti alla “megali idea”

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, il suo continuo

9 La Megali Idea (Greco: Μεγάλη Ιδέα, Italiano: Grande Idea) è un concetto del nazionalismo greco che esprimeva la volontà di annettere alla stato ellenico tutti i territori abitati da popolazione di etnia greca sotto un unico grande stato unitario, con Costantinopoli capitale al posto di Atene. L'Idea si riferiva al

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interferire nei lavori dello stato, il suo impedire alle istituzioni politiche di lavorare in pace, generò una nuova opposizione popolare contro di lui, che non poté far altro che crescere.

Con lo scoppio della guerra di Crimea (1854) la politica irresponsabile del re diede i primi frutti: la Tessaglia insorse, Inglesi e Francesi occuparono il Pireo per impedire l'intervento della Grecia e il Paese dovette assistere impotente a una sanguinosa repressione.

Un cambiamento continuo dell’ambiente social favorì la crescita di ideali liberali e democratici e la coscienza che l’assolutismo di Ottone non potesse più essere tollerato. Nell’ottobre 1862 l’onda di malcontento sfociò in una rivolta del popolo e dei militari che portò alla deposizione di Ottone e alla sua sostituzione con un governo provvisorio che convocò un'Assemblea nazionale che ebbe l’intento di promulgare una nuova costituzione. Nel 1863 venne nuovamente introdotta la monarchia, con Giorgio di Schleswig – Holstein –Sønderburg – Glücksburg

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, principe danese gradito alla regina Vittoria: si consolidava così lo stato d'interferenza della Gran Bretagna negli affari interni greci, destinato a durare fin dopo la II guerra mondiale. Il regno di Giorgio I° durò cinquant’anni e portò una relativa stabilità nel travagliato paese, a partire dalla nuova costituzione (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale

tentativo di recuperare i territori perduti dell'Impero bizantino e di liberare Costantinopoli, per secoli capitale spirituale dell’ellenismo e tuttora sede del Patriarcato Ecumenico.Con l'unificazione greca avvenuta nel 1821-1829, la Megali Idea giocò un ruolo maggiore nella politica estera greca, in primo luogo ad opera del primo ministro costituzionale di origine arumena, Ioannis Kolettis.Il progetto di Megali Idea, rimasto un obiettivo politico primario per quasi tutti i governi greci fino al 1922, arrivò quasi a compimento con il Trattato di Sèvres. L’Idea fu abbandonata al termine della Guerra greco-turca del 1919-1922, dopo la disfatta militare e il grande esodo delle popolazioni greche dell’Anatolia nel 1922 (Catastrofe dell'Asia Minore). L'atto ufficiale che decretò l’abbandono dell’Idea fu, infine, il Trattato di Losanna del 1923, che ufficializzò lo scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia e determinò i confini attuali tra le due nazioni.

Fonte www.wikipedia.org .

10 Giorgio I di Grecia (Copenaghen, 24 dicembre 1845 – Salonicco, 18 marzo 1913) fu re di Grecia dal 1863 alla morte. Il principe Wilhelm Georg di Schleswig-Holstein-Sonderburg- Glücksburg di Danimarca (questo era il suo nome) era il figlio secondogenito di Cristiano IX di Danimarca della casata dei Glücksburg e fratello di Alessandra di Danimarca, moglie del re Edoardo VII d'Inghilterra. Aveva iniziato la sua carriera militare nella flotta danese ed aveva appena 17 anni quando salì al trono di Grecia il 30 marzo 1863. I propositi di Giorgio I furono subito positivi. Egli apprese presto la lingua greca, in aggiunta alla sua lingua danese, e si sposò nel 1867 con Olga Konstantinovna Romanova, granduchessa e cugina dello Zar. L'incontro tra i due avvenne in un viaggio in Russia di Giorgio I, in visita alla sorella Dagmar, moglie dello zar Alessandro III. La politica estera della casa di Glücksburg, infatti, si fondava su una sapiente politica matrimoniale che aveva dato già ottimi frutti, intrattenendo legami con quasi tutte la casate regnanti d'Europa. Giorgio I viene ricordato anche per diverse attività volte a dare alla nazione più rilevanza nel panorama politico europeo. Tra queste ebbe grande risonanza la I Olimpiade.

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del 17 novembre 1864). Durante il periodo transitorio (ottobre 1862 – ottobre 1863) il sistema governativo fu quello di un parlamento in funzione di esecutivo, prima e ultima volta nella storia costituzionale del paese.

La nuova costituzione fu il prodotto della seconda assemblea nazionale di Atene che seguì la rivolta popolare. La carta sancì la monarchia e proclamò il principio della sovranità popolare, era composta da 110 articoli e subì le influenze delle costituzioni belga (1831) e danese (1849). Questa costituzione durò più di un secolo, anche grazie alle successive revisioni datate 1911 e 1952. Oltre al principio della sovranità popolare la carta sanciva il principio dello scrutinio universale, diretto e segreto che aveva luogo nella totalità del paese.

L'Assemblea optò per un Parlamento monocamerale con un mandato di quattro anni, abolendo il Senato. La nuova Costituzione permise inoltre al Parlamento di istituire commissioni di inchiesta. Inoltre, il re conservò il diritto di convocare sedute parlamentari ordinarie e straordinarie, di sciogliere il Parlamento a sua discrezione, a condizione che il Governo firmasse e

approvasse il decreto di scioglimento.

La natura democratica del nuovo sistema politico ebbe un seguito anche nel discorso al Trono dell’11 agosto 1875. L'intervento stabilì, sia pure informalmente, il principio della dichiarazione di fiducia al Parlamento, che attribuiva un significato diverso a tutto il sistema di organizzazione della politica e legittimava fondamentalmente l'introduzione del sistema parlamentare. Secondo il principio di “dichiarata fiducia” il re aveva l'obbligo di nominare il governo prendendo in considerazione la volontà della maggioranza del parlamento. Pertanto, la disposizione costituzionale secondo cui “il Re nomina e revoca i ministri” era in pratica desueta, nella misura in cui il governo doveva ricevere il voto di fiducia da parte del parlamento.

Negli anni seguenti la Grecia continuò a essere tormentata dai problemi delle zone irredente (1866: rivolta di Creta; 1875: mobilitazione per la Tessaglia in seguito alla guerra russo-turca) e dalla piaga del brigantaggio

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. La Costituzione del 1864 non subì cambiamenti fino al 1911.

11 Parlare di un fenomeno che ha fatto la storia di questo paese è cosa molto lunga e difficile. Brevemente, il fenomeno del brigantaggio in grecia nasce come forma di dissidenza nei confronti del potere costituito, una forma di ribellione perpetrata nei confronti di un sovrano non sentito come proprio dai sudditi; è

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Tuttavia, la fine del 19 ° secolo e l'inizio del 20 ° furono caratterizzati da importanti cambiamenti socio-politici. L'ascesa della classe media, un cambiamento nel ruolo dei militari, la progressiva scomparsa o l'indebolimento dei vecchi partiti e delle pratiche politiche, le nuove condizioni economiche, erano queste tutti forti pressioni che venivano esercitate su una struttura politica obsoleta espressione di una fase precedente della storia greca ormai da considerarsi superata. Nel 1875 ci fu un cambiamento significativo nella stessa Costituzione, senza tuttavia pregiudicarne la formulazione.

Col Congresso di Berlino (1878)

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la Grecia ottenne la Tessaglia e l'Epiro che occupò solo in parte (1881) per l'opposizione della Turchia (mentre la Gran Bretagna ebbe Cipro), ma dovette poi subire l'umiliazione del blocco e del disarmo, imposti dalle grandi potenze per impedire una guerra contro la Turchia (1885). In conseguenza di tali ingerenze straniere e del fallimento di un prestito statale, nel 1893 il governo greco dichiarò bancarotta: alla caduta di Charalambos Trikupis, rappresentante della borghesia liberale, nel 1895 andò al potere Theodoros Dilighiannis (espressione degli "irredentisti"), che mandò una flotta a Creta insorta contro i Turchi (1897). Seguì una guerra a cui la Grecia non era in grado di far fronte e che finì disastrosamente, con ritocchi ai confini, risarcimento alla Turchia e obbligo per la Grecia di accettare il controllo economico delle potenze. La situazione interna ne risentì gravemente e si ebbe anche un attentato (fallito) contro il re. Per Creta le potenze decisero di inviare come governatore il principe greco Giorgio. Tornato al potere il partito di Trikupis, il governo fu di nuovo abbattuto (1901) in seguito ai moti provocati dalla traduzione del Vangelo in lingua popolare. Il primo decennio del sec. XX fu un periodo di instabilità governativa, caratterizzato da fermenti nazionalistici e irredentistici

circoscrivibile nel periodo a partire dal 1831 fino agli anni ’30 del novecento. Esiste una multiforme narrazione sul brigantaggio e una serie di storie tutt’ora tramandate nell’immaginario collettivo. Per un’esauriente analisi del fenomeno, su cui si sono occupati pure studiosi del calibro di Hobsbawn e Herzfeld, vedi il lavoro di Gilda Tentorio, Storie di ambigui eroi: briganti in Grecia fra cronaca e letteratura, http://www.uniss.it/lingue/annali_file/vol_8/9_TENTORIO.pdf.

12 Il Congresso di Berlino si svolse dal 13 giugno al 13 luglio 1878 nella capitale tedesca. Fu promosso dall'Austria e accettato dalle altre potenze europee per rettificare il trattato di Pace di Santo Stefano, con il quale la Russia, dopo aver sconfitto la Turchia nella Guerra del 1877-1878, aveva accresciuto il suo potere nei Balcani. Il Congresso rettificò, rispetto alla Pace di Santo Stefano, la destinazione dei territori turchi in Europa: ridimensionò e divise la nascente Bulgaria, satellite della Russia, e stabilì l’amministrazione austriaca della Bosnia. Confermò invece l’indipendenza della Romania, della Serbia e del Montenegro.

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(infiltrazione in Macedonia di corpi di volontari). A Creta, intanto, Eleftherios Venizèlos

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capeggiava una rivoluzione (1905) che portava al ritiro del principe Giorgio e alla nomina di A. Zaìmis a governatore.

Le alterne vicende politiche greche videro moti popolari e pronunciamenti militari (rivolta di Gudì, 1909), finché fu chiamato a formare il governo (1910) E. Venizèlos, che fondò il Partito liberale e impostò una serie di riforme. La revisione della costituzione attuata nel 1911 portò numerose innovazioni, a cominciare dall’assegnazione ad una corte speciale, e non più allo stesso parlamento, del compito di verificare la validità delle elezioni parlamentari, dell’introduzione del mandato a tempo indeterminato per i dipendenti statali, al rafforzamento del potere giudiziario, all’istruzione obbligatoria di base, alla semplificazione delle procedure legislative e di revisione, e ad una maggiore protezione per i diritti civili. Venizelos realizzò inoltre la riorganizzazione delle strutture statali e della Difesa, introdusse l'istruzione di base obbligatoria e dichiarò l'inamovibilità dei funzionari.

Come risultato di questo lavoro di revisione il Parlamento si sciolse.

I punti cardine della riforma costituzionale del 1911 sono stati la maggiore tutela dei diritti umani (portando alla promulgazione del "diritto pubblico degli Elleni", che era la formulazione utilizzata al momento), il rafforzamento dello Stato di diritto e di modernizzazione istituzionale.

Per quanto riguarda la tutela dei diritti individuali una delle modifiche più rilevanti alla Costituzione del 1864 fu una più efficace tutela della sicurezza individuale, l'uguaglianza in materia fiscale, il diritto di riunirsi e l'inviolabilità del domicilio. Inoltre, la Costituzione facilitò l’espropriazione in modo da destinare i terreni agli agricoltori poveri, mentre garantiva allo stesso tempo la tutela giurisdizionale dei diritti di proprietà. Altri cambiamenti significativi riguardarono l'istituzione di un Tribunale elettorale al fine di dirimere le controversie elettorali che sono seguite dopo le elezioni generali, con l'aggiunta di nuove motivazioni e dell’eccezione di incompatibilità, l’istituzione della Corte suprema amministrativa come più alto tribunale amministrativo, il miglioramento della tutela dell'indipendenza

13 Elefthérios Venizélos (in greco Ελευθέριος Βενιζέλος; Mournies, 23 agosto 1864 – Parigi, 18 marzo 1936) è stato un politico greco, uno dei più importanti uomini politici della Grecia moderna. Eleftherios Venizelos nacque a Mournies, nei pressi della Canea (Creta), da un ricco mercante che aveva combattuto per l'indipendenza della Grecia, causa per la quale avevano perso la vita pure tre suoi zii.

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della magistratura, della durata dei posti di lavoro per i dipendenti pubblici e il servizio militare obbligatorio. Infine, è stata la prima volta che la Costituzione ha previsto l'istruzione obbligatoria e gratuita per tutti, ed è stato pure semplificato il processo di revisione costituzionale.

Seguirono le elezioni del marzo 1912, vinte dalla stessa fazione di Venizelos con una maggioranza schiacciante. Fu proprio sotto la leadership di Venizelos che la Grecia prese parte nel biennio 1912-1913 alle due guerre balcaniche – la prima contro l’Impero Ottomano, la seconda contro la Bulgaria-. Attraverso questi due conflitti militari la Grecia vide raddoppiare la sua popolazione ed estendere i suoi territori fino ad abbracciare parte dell’Epiro, la Macedonia, le isole dell’Egeo orientale, Creta e parte della Tracia. La superficie complessiva del paese crebbe fino ai 127,000 kmq.

In politica estera profondi mutamenti nei rapporti con gli Stati balcanici portarono a una nuova guerra contro la Turchia (I guerra balcanica, 1912), conclusasi vittoriosamente con l'annessione di Creta e delle isole dell'Egeo (tranne il Dodecaneso, occupato dall'Italia nel 1912), dell'Epiro e della Macedonia nord-occidentale fino a Salonicco. Turchia, Grecia e Serbia sconfissero poi anche l'ex alleata Bulgaria (II guerra balcanica): con il Trattato di Bucarest (1913) la Grecia ottenne anche la Macedonia orientale.

L'anno seguente scoppiò la Ia guerra mondiale. A Giorgio I –

assassinato - era intanto succeduto (1913) il figlio Costantino: filogermanico

(era genero del Kaiser e marito di Sophia , sua figlia), questi si scontrò con

Venizèlos che propugnava l'entrata in guerra della Grecia contro gli Imperi

Centrali. Il governo Venizèlos sentì come inaccettabile l’interferenza reale e

si dimise, ma, quando Turchi e Bulgari invasero la Macedonia orientale

(1916), a Salonicco scoppiò una rivolta militare, sostenuta dalle forze

dell'Intesa. Si costituì così un governo provvisorio appoggiato da Gran

Bretagna, Francia e Russia e la cui presidenza fu assunta dallo stesso

Venizèlos, che dichiarò guerra agli Imperi Centrali. Nelle elezioni del maggio

1916 Venizelos tornò al potere, ma fu costretto ancora una volta a rinunciarvi

e non partecipò alle elezioni del dicembre dello stesso anno, partendo per

Salonicco, dove formò un governo separato dall’amministrazione ateniese. In

questo periodo lo stato fu retto da due gabinetti, uno ad Atene e l’altro a

Salonicco. Fu proprio da Salonicco che Venizelos dichiarò guerra agli imperi

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centrali. Il 18 novembre 1916 ingenti forze dell'Intesa occuparono Il Pireo e, dopo alterne vicende, re Costantino e l'erede al trono Giorgio lasciarono la Grecia (19 maggio 1917), mentre saliva al trono il secondogenito Alessandro.

Poco dopo Venizèlos, lasciata Salonicco, diventava primo ministro del nuovo governo che, nonostante l'impegno bellico, promuoveva immediatamente una riforma scolastica, nel quadro dell'opera intrapresa dai liberali nel 1911. Dopo la sconfitta degli Imperi Centrali, la Grecia sbarcò un contingente a Smirne: con il Trattato di Sèvres

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(1920) ottenne la Tracia orientale (fino a 30 km da Costantinopoli) e il protettorato di Smirne (che sebbene fosse rimasto sotto la sovranità turca, nel trattato si prevedeva la possibilità di un plebiscito, da tenersi dopo 5 anni, dove Smirne poteva scegliere l’annessione o meno alla Grecia) . Dopo la firma del trattato (che la Turchia non ratificò) Venizèlos fu però fatto segno di un attentato e nelle elezioni del novembre fu battuto (aveva tuttavia previsto la nomina di una costituente per revisionare la costituzione del 1911, cosa che non ebbe mai seguito). Intanto, morto Alessandro, e durante la reggenza provvisoria di Koundouriotis, un referendum popolare aveva decretato il ritorno di Costantino che non fu però accettato dagli ex alleati; la Francia ruppe ogni legame con la Grecia, favorendo la Turchia nella campagna di Asia Minore, che si concluse con un rovescio dell'esercito greco (1922). Il 1922 fu l'anno della catastrofe dell'Asia Minore

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– una tragedia per la Grecia e per il suo

14 Il Trattato di Sèvres è un accordo firmato il 10 agosto 1920 tra gli Stati dell'Intesa e la Turchia che aveva partecipato alla prima guerra mondiale a fianco degli Imperi Centrali. Le clausole territoriali del trattato furono durissime e sottraevano all'ex impero ottomano circa quattro quinti del suo territorio. In Europa si riduceva a Costantinopoli e alla penisola di Gallipoli; gli Stretti passavano sotto il controllo di una commissione internazionale ed erano dichiarati “aperti” anche in tempo di guerra; Siria, Palestina, Arabia ed Egitto erano sottratti alla sua sovranità; l'Armenia diveniva indipendente; il futuro della regione di Smirne era subordinato a plebiscito. Era infine ripristinato il regime delle capitolazioni. Accettato dal sultano Maometto VI e dal governo in carica, il trattato non fu invece riconosciuto dal leader nazionalista turco Muṣṭafā Kemāl Atatürk, che, al termine della guerra di liberazione turca (1920-1922), ottenne la revisione delle condizioni imposte alla Turchia con il Trattato di Losanna (24 luglio 1923).

15 Catastrofe dell'Asia Minore (in greco Μικρασιατική καταστροφή Mikrasiatikí katastrofí) è un termine usato principalmente dagli storici greci per definire la sconfitta che determinò, nel 1922, i confini attuali dello Stato Ellenico. Con esso si intendono tre eventi fondamentali per la storia della Grecia contemporanea:. la disfatta dell’esercito greco in Asia Minore durante la guerra greco-turca, l’emblematica distruzione della città di Smirne e l’abbandono dell’Asia Minore da parte delle millenarie comunità greche presenti nell’area ininterrottamente dall’XI secolo a.C. Questi eventi nel loro insieme sono considerati dai greci non come una semplice concatenazione di fatti storici ma come un dramma nazionale. Gli effetti della sconfitta militare e del genocidio in Anatolia e la conseguente ondata di profughi che si insediarono in Grecia vanno oltre i fatti politici, diplomatici e militari. Si tratta di un evento storico totale che ha determinato tutti gli aspetti della storia e della società greca dal 1922 in poi. È stata la prima volta che la comunità internazionale ha accettato lo scambio di popolazioni, formalizzato da un trattato internazionale.

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popolo. L'esercito greco, dopo aver avanzato profondamente all'interno del territorio turco, non fu in grado di resistere alle forze di Kemal Ataturk. La catastrofe ebbe tremende conseguenze per il paese, militarmente, politicamente e socialmente, tanto che si ritrovò a fronteggiare una fitta ridda di profughi che dai territori persi in guerra si rifugiarono in Grecia. Gli ufficiali fedeli a Venizelos organizzarono un movimento conosciuto come la rivoluzione del 1922, sotto la leadership di Nikolaos Plastiras, che portò all'abdicazione del re e alla nomina del figlio Giorgio II°.

Il Paese (ca. 6 milioni di ab.) si trovò infatti a dover sistemare 1 milione e mezzo di profughi.

Nel gennaio 1924 fu convocata l’Assemblea Costituente. Plastiras dette di buon grado tutti i poteri a tale assemblea e al neonato governo.

Quest’assemblea detronizzò di nuovo il re e la dinastia e votò per la repubblica, il tutto approvato tramite un referendum popolare.

Seguì un altro periodo travagliato, caratterizzato da una controrivoluzione militare sotto il Generale Pangalos (1925). Il governo Pangalos costrinse l’Assemblea a dargli un voto di fiducia, e abbozzò pure una costituente nello stesso anno presieduta da Alexandros Papanastasiou.

Dopo aver completato il suo lavoro,la costituente inviò al parlamento un abbozzo di Costituzione per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La Costituzione fu illegalmente modificata dal regime di Pangalos ma non fu in realtà mai attuata. Nella sua breve dittatura Pangalos sciolse il Parlamento e fu deposto nell’agosto del 1926 da un colpo di stato capeggiato dal generale Kondylis. Quest’ultimo ripristinò la Costituzione originale del 1925, come fu votata dall’assemblea, e proclamò le elezioni, da cui emerse un governo di tutti i partiti. Questo governo approvò e promulgò la Costituzione del 1927.

Questa nuova Costituzione ricalcò sulla falsariga quella del 1925,salvo minimi emendamenti. Stabilì una democrazia repubblicana come forma di governo. Il sistema parlamentare fu infine sancito esplicitamente e cessò di essere una mera prassi. Questa Costituzione è tuttavia di particolare importanza sia per quanto riguarda le disposizioni sui diritti sociali e per

Dopo la guerra, il Trattato di Losanna firmato nel 1923, fu il primo passo per ricreare i rapporti diplomatici tra la Grecia e la Turchia.

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quanto riguarda l'introduzione di nuove istituzioni politiche. In un capitolo denominato "Diritto pubblico degli Elleni", la Costituzione del 1927 ha garantito ulteriore tutela ad altri diritti individuali (ad esempio, la libertà di stampa), mentre ha consolidato alcuni diritti sociali (tutela del lavoro, la tutela della famiglia, ecc.). Tuttavia, la sua caratteristica più importante era il prevedere che il capo di stato venisse eletto dal Parlamento e dal Senato in seduta comune con un mandato di 5 anni. Il Presidente della Repubblica si configurava come equidistante da un punto di vista politico e non era in possesso di alcun potere legislativo. Poteva essere processato solo per alto tradimento e per attentato alla costituzione. Le sue competenze nel complesso furono ridotte se confrontate con quelle del re nelle Costituzioni precedenti.

Fu istituito un Senato con competenze legislative, così come godeva di poteri in merito alla revisione costituzionale, allo scioglimento del Parlamento, etc.

In particolare, lo scioglimento del Parlamento non poteva essere effettuato dal presidente della repubblica senza il consenso del Senato. Questa disposizione fu il risultato dell’esperienza politica dello “scisma nazionale”

16

.

Altre clausole innovative di questa Costituzione furono l'istituzione di un referendum costituzionale provvisorio e la protezione per la prima volta dei diritti sociali fondamentali, quali la tutela della scienza e delle arti. Inoltre, questa Costituzione prevedeva la protezione dei governi locali e permetteva il controllo costituzionale degli Atti da parte dei giudici competenti. E 'inoltre riconosciuto lo status di partiti politici come elementi organici del sistema politico e fu stabilito il principio della loro rappresentanza proporzionale nella composizione delle commissioni parlamentari. Un'altra caratteristica importante è stata la creazione esplicita del sistema parlamentare. Era la prima volta che la Costituzione greca comprendeva nel suo dettato una clausola in base alla quale era indispensabile che il Governo "godesse della fiducia del Parlamento".

Altre disposizioni significative nella Costituzione del 1927 riguardarono il Consiglio di Stato, fondato nel 1929, come la Corte Suprema Amministrativa, che garantisse sul buon andamento dei governi locali e sulla

16 Lo Scisma Nazionale (Εθνικός Διχασμός, Ethnikos Dikhasmos, da qualcuno chiamato pure La Grande Divisione) consistette in una serie di disaccordi fra il Re Costantino I e il Primo Ministro Eleftherios Venizelos in particolare sulla politica estera greca nel periodo 1910–22 soprattutto circa l’entrata della Grecia nella Prima Guerra Mondiale. Fonte: www.wikipedia.org.

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decentralizzazione, come sui diritti sociali e sul diritto di lavorare, sul diritto di promozione delle arti,letteratura e scienze, sulla protezione del matrimonio e della famiglia, etc. Ha anche sancito il controllo giurisdizionale sulla costituzionalità delle leggi.

La Costituzione del 1927 fu ben strutturata, democratica e di natura liberale. Ma nuove tensioni politiche ne bloccarono un ulteriore sviluppo.

Le elezioni del 1928 diedero la maggioranza assoluta al Partito liberale, di nuovo capeggiato da Venizèlos, che governò fino al 1932, in un periodo reso difficile dal crollo di Wall Street e dalla crisi economica che seguì in tutto il mondo occidentale. Le elezioni del 1933 riportarono al potere i monarchici che si misero a epurare gli elementi venizelisti. Il partito di Venizelos, sotto Plastiras, reagì ai suoi oppositori con un colpo di stato fallito in toto nel Marzo 1933. Seguì un periodo di instabilità; fu dichiarato lo stato di emergenza e il Governo, allora capeggiato da Panagiotis Tsaldaris, abolì, sospese e emendò in maniera del tutto incostituzionale le disposizioni della Costituzione del 1927 riguardanti il Senato e il potere giudiziario, così come le Università, i diritti civili, il potere militare, etc. Nell’ottobre 1935 il colpo di Stato organizzato dal generale Kondilis riportò Giorgio II in Grecia. Il Re tornò in Grecia dopo che un referendum popolare aveva abolito la monarchia.

Dopo le elezioni del 1936 che diedero un risultato incerto (143 seggi ai monarchici, 142 ai repubblicani, 15 ai comunisti),e dopo che Kondylis di fatto rimosse dall’incarico tutti i venizelisti e gli oppositori di sinistra, il Re Giorgio affidò al moderato Demertzis l’incarico di formare un nuovo governo.Allo stesso modo il Re sciolse l’assemblea Nazionale. Con la morte quasi contemporanea di Kondilis, Venizèlos e Tsaldaris si offrì il destro al re di affidare il governo a Ioannis Metaxàs, che il 4 agosto 1936, col pretesto di uno sciopero generale, proclamò la dittatura. Il Parlamento revisionista non poté così portare a termine il suo lavoro di revisione costituzionale, ma autorizzò Metaxas

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, una volta riconosciutolo Primo Ministro, a legiferare a

17 Ioànnis Metaxàs (gr. ᾿Ιωάννης Μεταξᾶς). - Generale e uomo di stato greco (Itaca 1871 - Atene 1941);

quale capo di stato maggiore nel 1915 sostenne la politica di neutralità della Grecia perseguita dal re Costantino. Esiliato per l'abdicazione del re (1917), ritornò in patria nel 1920 col rientro di questo, ma riprese la via dell'esilio nel 1923, con la caduta della monarchia. Rientrato in patria nel 1926, diede un forte impulso al movimento monarchico degli Eleuterofroni (da lui fondato nel 1921) e divenne ministro della Guerra nel gabinetto di Konstandìnos Demertzìs, formatosi in seguito alla restaurazione monarchica (1935).

Presidente del Consiglio (1936), instaurò un regime totalitario prendendo per sé i principali dicasteri e

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suo piacimento. La Costituzione fu abolita, il Parlamento venne sciolto, i partiti proibiti, i sindacati ridotti all'impotenza: confini e prigioni si riempirono di oppositori del regime, mentre la stampa veniva imbavagliata e si intraprendeva l'organizzazione della gioventù sul modello fascista.

Il regime di Metaxas fu essenzialmente una dittatura monarchica, che durò fino a quando il paese non fu occupato dalle truppe italiane e tedesche.

Nell’ottobre 1940, l’Italia lanciò l’attacco alla Grecia, attacco che fu sventato dalle truppe elleniche e respinto almeno fino all’invasione tedesca del 1941. Il Re e il Governo, sotto Tsouderos ( Metaxas morì nel Gennaio 1941 e il suo successore Koryzis si suicidò nell’Aprile dello stesso anno), si rifugiarono prima a Creta e poi in Egitto, dove rimasero durante tutto il periodo dell’occupazione da parte dell’ Asse ( periodo in cui la Bulgaria, alleata dell’Asse, annesse anche parte della Tracia e la città di Salonicco). Di fatto la Germania assunse il controllo totale del paese, decidendo la forma di governo, e nominando di volta in volta autorità amministrative. Il Re e il governo greco furono di stanza prima a Londra e dopo al Cairo, e decisero di proclamare una nuova costituente e nuove elezioni una volta che la liberazione fosse stata cosa fatta. Il Re stesso non si oppose e approvò il referendum sulla forma di stato monarchica o repubblicana.

Atene fu liberata nell’ottobre 1944 dalle truppe inglesi di sbarco nel Pireo. Il resto del paese fu liberato dalle forze della resistenza. Non appena il governo tornò dal Cairo chiese alle truppe della resistenza di dissolversi; ma queste erano per la totalità controllate dal Partito Comunista e non riconobbero il governo né tantomeno la sovranità di Giorgio II. Fu così che scoppiò la guerra civile fra i partigiani e l’esercito regolare greco (sostenuto dagli alleati). Questi scontri sono noti sotto il nome di “Dekemvriana” (eventi di dicembre) o anche sotto la definizione di “Battaglia di Atene”. La prima fase della guerra civile terminò il febbraio 1945 con l’accordo di Varkiza, che

facendosi poi nominare capo del governo a vita (luglio 1938). La politica estera prudente da lui seguita nella crisi internazionale allora in atto non gli impedì di riorganizzare l'esercito e di provvedere alla difesa del territorio nazionale con la costruzione della linea fortificata che portò il suo nome. Respinto l'ultimatum di Mussolini del 28 ott. 1940, mostrò energia e abilità nella condotta della guerra contro l'Italia; morì nel gennaio dell'anno successivo, mentre le truppe greche erano vittoriose in Albania.

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