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Un ulteriore vantaggio dato dall’utilizzo di attrezzi agevolatori per la potatura e la raccolta è l’eliminazione dell’utilizzo di scale, con un significativo aumento della sicurezza sul lavoro per gli addetti.

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4 DISCUSSIONE

La serie di confronti e rilievi tra i cantieri di potatura e di raccolta sperimentati nelle varie realtà aziendali permette di cogliere alcuni aspetti utili per migliorare la gestione dei diversi tipi di oliveto presenti in Toscana ed in Italia, cercando di abbattere i costi di produzione senza modificare la qualità del prodotto.

Le prove condotte all’interno dell’azienda di Gaiole in Chianti, nell’oliveto “Muri Chiuso”, hanno evidenziato i possibili effetti dell’ applicazione dei criteri di potatura minima associati all’allungamento del turno di potatura ed all’utilizzo di attrezzi agevolatori all’interno di un tipico oliveto tradizionale toscano, terrazzato e con piante allevate a vaso o vaso cespugliato. In queste condizioni la produzione, che nel 2006 era stata praticamente nulla (a causa dell’alternanza), è stata discreta per entrambe le tesi (“non potato da due anni” e “non potato da un anno”). In particolare su piante non potate da un anno è risultata del 69,4 % rispetto a quella ottenuta da piante non potate da due anni, con una qualità dell’olio del tutto simile. La lunghezza del turno di potatura non sembra quindi avere effetti significativi su qualità e quantità di produzione delle piante, né tanto meno sulla regolazione dell’alternanza, così come affermava il Morettini (1964) e come peraltro già dimostrato da prove condotte nella Maremma toscana nell’arco di oltre 20 anni (Cantini & Sillari, 1998) e da analoghe ricerche effettuate in Spagna a partire dagli anni ’70 (Pastor, 1989).

L’adozione di turni poliennali di potatura non sembra avere effetti significativi neppure sull’efficienza del lavoro in fase di raccolta, perlomeno se questa viene effettuata manualmente. Nonostante la maggior presenza di legno esaurito sulle piante non potate da due anni, infatti, la produttività del lavoro risulta simile per le due tesi considerate, ovvero di 8-9 kg/ora/persona.

Un ulteriore vantaggio dato dall’utilizzo di attrezzi agevolatori per la potatura e la raccolta è l’eliminazione dell’utilizzo di scale, con un significativo aumento della sicurezza sul lavoro per gli addetti.

Per risolvere il problema dell’abbattimento dei costi in aziende specializzate ma con

condizioni sfavorevoli alla meccanizzazione integrale, come quella di San

Gimignano, una buona soluzione è rappresentata, sia per la potatura che per la

raccolta, dagli agevolatori. L’azienda è caratterizzata da piante allevate a vaso o vaso

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cespugliato, con sesto d’impianto di 5 x 5 m e discreta pendenza del terreno.

Trattandosi di un’azienda viti-olivicola, le operazioni colturali effettuate nell’oliveto sono spesso subordinate alle esigenze del vigneto. Questo ha compromesso in parte il calendario di lavoro precedentemente stabilito per le operazioni di potatura. In ogni modo mediante l’utilizzo di forbici pneumatiche, si è riusciti ad effettuare (nell’oliveto “Pasqualetti”) una potatura estremamente energica (48,38 kg/pianta di legno asportato) in 15’37” per pianta (tempo comprensivo delle operazioni di andanatura dei residui, che richiedevano più di 1 minuto a pianta). Se si considera che con la potatura manuale su piante allevate con la stessa forma in 17’ 52” si asportavano 18,3 kg di legno, ci possiamo rendere conto della notevole efficienza di questo tipo di cantiere, che secondo prove effettuate in provincia di Ancona permette un risparmio di tempo di circa il 20% rispetto alla potatura manuale (Lodolini et al., 2006). A Gaiole in Chianti, l’associazione dei criteri di potatura minima all’utilizzo degli agevolatori ha permesso un risparmio di tempo superiore al 60%, rispetto alla potatura manuale secondo criteri tradizionali.

Altrettanto efficaci risultano i pettini pneumatici per la raccolta, che permettono di raggiungere una produttività del lavoro che si aggira intorno ai 26 kg/ora/persona.

Questo valore è molto distante dai 65-70 kg/ora/persona raggiungibili in oliveti intensivi raccolti mediante scuotitore del tronco, ma allo stesso tempo è significativamente superiore rispetto agli 8-9 kg/ora/persona registrati a Gaiole in Chianti per la raccolta manuale.

Nell’olivicoltura intensiva si rivela particolarmente interessante l’adozione di forme

di allevamento innovative, quali il monocaule a chioma libera. Questa forma è il

risultato dell’applicazione su piante adulte dei criteri di potatura minima, e permette

una notevole flessibilità nella gestione della pianta, oltre ad adattarsi alla

meccanizzazione integrale della raccolta. Nell’azienda di Castagneto Carducci infatti

sono stati sufficienti, secondo una media degli ultimi due anni, 5’ 24” pianta/uomo

per la potatura di piante allevate con questa forma, che ha permesso di effettuare

meccanicamente (mediante scuotitore del tronco) la raccolta, sia nel 2006 che nel

2007, con ottimi risultati. Infatti, nonostante nel 2007 la produzione sia risultata

piuttosto bassa a causa della “scarica” delle piante e del forte attacco di mosca

dell’olivo che ha colpito praticamente tutta la regione, la produttività del lavoro in

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fase di raccolta è risultata addirittura maggiore di quella del 2006, già molto elevata (42 kg/ora/persona). Sempre nel 2006 si era inoltre registrata su queste piante una resa alla scuotitura del 95%, superiore a quella rilevata in altre prove condotte su piante allevate a monocono (Gucci et al., 2004; Fiorino et al., 2006). Risultati analoghi si sono ottenuti nell’oliveto intensivo irriguo di Bibbona, dove i tempi necessari per la potatura, eseguita manualmente, sono stati di 8’ 16”

(min/pianta/uomo) nel 2006 e 4’ 49” nel 2007, quindi comunque inferiori al tempo necessario per la potatura secondo criteri tradizionali di piante allevate a vaso, operazione che nell’azienda di Gaiole in Chianti ha richiesto una media di 17’ 52” per pianta. Per quanto riguarda la resa alla scuotitura relativa alla raccolta meccanica con scuotitore del tronco, anche le piante di Bibbona hanno fatto registrare valori molto elevati, con una media dell’ 88,1%. Da precisare inoltre che in questo oliveto le analisi effettuate prima e dopo la scuotitura sulla forza di ritenzione del frutto hanno permesso di evidenziare come quel 10-12% di olive che rimangono sulla pianta siano in realtà i frutti meno maturi.

In sostanza quindi il monocaule a chioma libera si presenta come una forma di allevamento estremamente versatile e particolarmente adatta per l’olivicoltura intensiva meccanizzata, probabilmente preferibile al monocono, che richiede una potatura molto più accurata sia in fase di allevamento che in fase di produzione, senza peraltro garantire risultati migliori al momento della raccolta. Anche le prove effettuate nei campi sperimentali di Venturina dimostrano in effetti come le piante allevate a monocaule, al loro 4° anno dall’impianto, richiedano interventi di potatura estremamente leggeri e rapidi, garantendo comunque una produzione adeguata in relazione al loro sviluppo vegetativo (8,31 kg/dm

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).

In nessun caso le innovazioni sperimentate (allungamento dei turni di potatura, utilizzazione di attrezzi agevolatori, applicazione dei criteri di potatura “minima”, meccanizzazione della raccolta) hanno comportato scadimenti qualitativi relativi ad acidità, numero di perossidi e potere antiossidante del prodotto o diminuzioni nella resa in olio.

Alcune considerazioni possono essere fatte sui costi di produzione nelle diverse realtà

aziendali. Nell’azienda di Gaiole in Chianti la potatura agevolata, effettuata secondo

criteri di potatura minima e con turno biennale (oliveto “Muri Chiuso”), ha richiesto

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una media di 3’09” per pianta (calcolata su due anni), che si traduce, considerando un costo della manodopera di 12 €/ora, in una spesa di 0,63 €/pianta. Nella medesima azienda il costo per la potatura tradizionale, effettuata in un oliveto con caratteristiche simili (“Campinovi”), risulta di 3,57 €/pianta. In queste condizioni quindi l’adozione di turni poliennali di potatura associata a criteri di potatura minima ed all’utilizzo di attrezzi agevolatori ha consentito un risparmio sulle operazioni di potatura dell’ 82%

rispetto alla potatura annuale effettuata secondo criteri tradizionali. La raccolta manuale, in condizioni di discreta pendenza e con piante allevate a vaso cespugliato ha richiesto in media 1h 36’, corrispondente ad un costo operativo di 18,40 €/pianta.

Secondo i dati raccolti, la produzione di olio nell’oliveto “Muri Chiuso” risulta in media di 2,2 kg/pianta. Questo significa che in questo oliveto per la produzione di 1 kg di olio si sono spesi 0,29 € per la potatura e 8,36 € per la raccolta.

I costi di raccolta diminuiscono sensibilmente se si utilizzano attrezzi agevolatori.

Nell’azienda di San Gimignano la raccolta con pettini pneumatici ha comportato, negli ultimi due anni, una spesa media di 5,19 €/pianta. Il risparmio, rispetto alla raccolta manuale effettuata nell’azienda di Gaiole in Chianti, risulta del 38%.

Per quanto riguarda la raccolta meccanica, questa ha richiesto, nell’oliveto di Bibbona, una media di 2’12” per pianta, corrispondente ad un costo per tale operazione di 0,42 €/pianta. Associando a questa spesa i costi per la potatura minima manuale, che risultano di 2,62 €/pianta secondo una media degli ultimi due anni, emerge per questa azienda un costo totale per le operazioni di potatura e raccolta, di 3,04 €/pianta.

Possiamo osservare come negli oliveti intensivi i costi risultino del tutto compatibili con la produttività delle piante, mentre in realtà come quelle di San Gimignano e Gaiole in Chianti restino comunque elevati, anche se non insostenibili.

In sostanza gli agevolatori costituiscono una valida alternativa in ambienti in cui

risulta impossibile una meccanizzazione più spinta. Questi strumenti possono

permettere di mantenere la competitività sul mercato di oliveti che hanno un valore

non soltanto economico ma soprattutto paesaggistico ed ambientale. Specialmente se

associata a criteri di gestione tesi alla minimizzazione dei costi di produzione, la

meccanizzazione intermedia delle operazioni di potatura e raccolta può rappresentare

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un utilissimo strumento di salvaguardia di unità produttive altrimenti destinate all’estinzione.

Per gli oliveti intensivi gli ottimi risultati ottenuti dall’associazione di forme libere di allevamento e cantieri di raccolta a meccanizzazione integrale permettono di affermare che, per abbattere i costi migliorando la produzione sia a livello qualitativo che a livello quantitativo, è consigliabile ridurre al minimo gli interventi di potatura, introducendo magari (a seconda delle realtà produttive) turni poliennali, e creando strutture della chioma tali da consentire un’agevole raccolta meccanica.

Pertanto, sulla base delle prove descritte in questo lavoro e di precedenti studi,

condotti anche presso le medesime aziende, è possibile ridurre i costi relativi alle

operazioni di potatura e raccolta, valutando caso per caso le diverse condizioni

ambientali e colturali e applicando le opportune innovazioni nella gestione

dell’oliveto.

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