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(1)Indice 1 Analisi di Fourier 3 1.1 Rappresentazione di un segnale sonoro

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(1)

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1 Analisi di Fourier 3

1.1 Rappresentazione di un segnale sonoro . . . . 3

1.2 Filtraggio lineare tempo-invariante . . . . 4

1.3 Spazi di Hilbert e serie di Fourier . . . . 9

1.4 Lo spazio L2 e la trasformata di Fourier . . . 11

1.5 Risposta in frequenza di un filtro . . . 19

1.6 Il sistema ortonormale esponenziale . . . 19

2 Analisi Tempo-Frequenza 23 2.1 Teoria dei frame . . . 23

2.2 Atomi tempo-frequenza . . . 31

2.3 Trasformata di Fourier localizzata . . . 37

2.3.1 Frame di funzioni finestra . . . 40

2.3.2 Scelta di specifiche funzioni finestra . . . 42

2.4 Trasformata Wavelet . . . 46

2.4.1 Wavelet reali . . . 49

2.4.2 Wavelet analitiche . . . 50

2.4.3 Frame di wavelet . . . 52

2.5 Espansione di Gabor con finestre multiple e regressione di Gabor . . . 59

2.6 Conclusioni . . . 65

3 Sintesi granulare di un segnale audio 69 3.1 Modelli di sintesi audio: sintesi granulare . . . 70

3.1.1 Modalit`a di generazione e parametri significativi . . . . 72

3.2 Sintesi granulare con schermi tempo-frequenza: Xenakis, Analogique A e B . . . 79

3.3 Sintesi mediante particelle: FOF . . . 88

3.4 Sintesi granulare in Csound . . . 90

3.4.1 Introduzione allo studio semplice . . . 91

3.4.2 Chitarra classica . . . 92

(2)

3.4.3 Melodia e Percussioni: gli opcodes grain e granule . . . 95 3.4.4 Suoni dilatati: l’opcode sndwarp . . . 104 3.4.5 Sintesi FOG (FOF Granular) . . . 108 3.5 Conclusioni . . . 116

(3)

Capitolo 1

Analisi di Fourier

In questo capitolo verranno richiamati i risultati principali dell’Analisi di Fourier classica ed evidenziate le enormi potenzialit`a che offre nell’ambito dell’analisi di un segnale, nello specifico di un segnale audio.

1.1 Rappresentazione di un segnale sonoro

Prima di richiamare e approfondire la matematica necessaria a questo lavoro

`e utile specificare che cosa si intender`a indicare con le espressioni segnale audio e con analisi del segnale. Verr`a trascurata la parametrizzazione clas- sica di un suono attraverso frequenza, intensit`a, durata e timbro in quanto legata ad una connotazione percettiva, sebbene ovviamente si far`a uso delle caratteristiche fisiche, in particolare frequenza ed ampiezza, che caratteriz- zano i fenomeni oscillatori. Un segnale audio verr`a rappresentato come una funzione del tempo f : R → C le cui caratteristiche di regolarit`a verranno via via specificate.

Ci`o che determina un evento sonoro quanto si voglia complesso `e un in- sieme di fenomeni oscillatori pi`u semplici che si compiono in un determinato intervallo temporale; l’obiettivo di un processo analitico `e dunque quello di identificare un sistema di fenomeni oscillatori semplici mediante i quali scom- porre un evento complesso conservandone la maggior quantit`a di informazioni possibile. Un ambiente matematico utile per essere certi di poter compiere una tale scomposizione mediante oggetti elementari `e uno spazio di Hilbert, ed avendo osservato che un segnale sonoro verr`a individuato mediante una funzione di variabile reale, si dovr`a cercare uno spazio di funzioni che sia di Hilbert, ovvero L2(R).

(4)

1.2 Filtraggio lineare tempo-invariante

Isolare o modificare le informazioni contenute in un segnale richiede un pro- cedimento di filtraggio. Particolare importanza sin dai primi studi sulla pro- cessazione del segnale rivestono i cosiddetti filtri lineari tempo-invarianti.

Data una funzione f (t) e indicato con τu l’operatore lineare di traslazio- ne τuf (t) = f (t − u), si definisce tempo-invariante un operatore lineare L : L2(R)→ L2(R) che verifichi la condizione

τuL = Lτu,

dove non si indica per semplicit`a il simbolo di composizione tra operatori.

Si assume che tali operatori verifichino le condizioni di continuit`a necessarie per lavorare con oggetti matematici detti distribuzioni ; in questo concetto trova riflesso il fatto che, nella realt`a, non `e possibile calcolare il valore di una grandezza fisica in un punto, ma solo il suo valore medio in intorni abbastanza piccoli di un punto definendo il valore puntuale come limite di una successione di valori medi.

Definizione 1.2.1 Si dice spazio delle funzioni di prova lo spazio delle fun- zioni a supporto compatto infinitamente differenziabili C0(R).

Una successione φj di funzioni in C0(R) si dice convergente ad una funzione φ ∈ C0(R) se:

• i supporti delle φj sono contenuti entro un fissato compatto K ⊆ R, per ogni j;

• indicato l’operatore di derivata con D, per ogni multiindice α la suc- cessione Dαφj converge uniformemente a Dαφ per j → ∞.

Si dice distribuzione un funzionale lineare continuo, secondo la definizione appena enunciata, sullo spazio delle funzioni di prova.

Data una distribuzione d, il valore che assume su una funzione φ si indica con hd, φi.

Per una trattazione approfondita della topologia dello spazio C0(R) e in generale della teoria delle distribuzioni si rimanda a [23].

Data quindi una successione φj di funzioni in C0(R) che convergono ad una φ in C0(R) una distribuzione d deve verificare

hd, φji → hd, φi

quando j → ∞. Vale inoltre la seguente caratterizzazione.

(5)

1.2 Filtraggio lineare tempo-invariante

Proposizione 1.2.2 Un funzionale lineare T su C0(R) `e una distribuzione se e soltanto se per ogni compatto K contenuto in R esistono due costanti C ed m tali che

|T (φ)| ≤ C X

|α|≤m

sup

K |Dαφ|

per ogni φ∈ C0(R) e tale che il supporto di φ sia contenuto in K.

Una larga classe di distribuzioni si ottiene prendendo d tra le funzioni local- mente sommabili; per indicare una tale distribuzione si user`a la notazione d(t) e si scriver`a anche

hd, φi = Z +∞

−∞

d(t)φ(t)dt. (1.1)

Due distribuzioni d1, d2 sono uguali se si ha

hd1, φi = hd2, φi ∀φ ∈ C0(R);

se le due distribuzioni sono originate da funzioni la stessa condizione si pu`o scrivere Z +∞

−∞

d1(t)φ(t)dt = Z +∞

−∞

d2(t)φ(t)dt ∀φ ∈ C0(R), (1.2) il che equivale a scrivere d1(t) = d2(t) quasi ovunque in R.

L’oggetto matematico che ha dato avvio allo studio della teoria delle distri- buzioni `e la cosiddetta δ di Dirac, definita appunto dal fisico P. Dirac alla fine degli anni ’20 come una funzione (anche se il termine in senso matematico `e usato impropriamente) tale che δ(x) = 0 se x 6= 0 e che verifica

hδ, φi = φ(0) ∀φ ∈ C0(R). (1.3) Tale definizione `e utile perch´e permette di isolare il valore in un punto di una funzione continua. Un modo per ottenere costruttivamente, tramite un processo di integrazione, la δ di Dirac `e vederla come limite, in senso opportuno, della successione di funzioni definita da

fǫ(t) = 1 ǫf

t ǫ

 , dove f `e una funzione continua e tale che

Z +∞

−∞

f (t)dt = 1,

(6)

ovvero per ogni funzione continua definire hδ, φi = lim

ǫ→0+

Z +∞

−∞

fǫ(x)φ(x)dx, (1.4)

essendo appunto il risultato del limite a destra di (1.4) uguale a φ(0).

Si definisce ora l’azione di un operatore lineare L su una distribuzione d come

hLd, φi = hd, Lφi, (1.5)

dove L indica l’operatore aggiunto di L, il quale verifica hLf, φi = hf, Lφi per f e φ negli opportuni domini.

Si definisce anche l’azione dell’operatore di traslazione su una distribuzione nel modo seguente:

ud, φi = hd, τ−uφi ∀φ ∈ C0(R). (1.6) Si consideri ad esempio la distribuzione δu, detta δ di Dirac traslata, definita da

u, φi = hδ, τ−uφi = φ(u) ∀φ ∈ C0(R);

il suo nome `e giustificato dal fatto che essa `e ottenuta applicando l’operatore di traslazione alla δ di Dirac, infatti

uδ, φi = hδ, τ−uφi = (τ−uφ)(0) = φ(u) =u, φi.

Ci`o che caratterizza i filtri lineari tempo-invarianti `e la risposta, essen- zialmente una descrizione dell’informazione che il filtro seleziona; prima di introdurre tale definizione `e utile descrivere l’operatore di convoluzione ed elencare le principali propriet`a di cui `e dotato.

Definizione 1.2.3 (convoluzione) Siano f, h funzioni; si definisce pro- dotto di convoluzione tra f e φ la funzione

f ⋆ φ(t) = Z +∞

−∞

f (t− u)φ(u)du, t∈ R, laddove l’integrale sia definito e converga.

Valgono le seguenti propriet`a di commutativit`a

f ⋆ g(t) = g ⋆ f (t) (1.7)

e di differenziabilit`a d

dt(f ⋆ g)(t) = df

dt ⋆ g(t) = f ⋆ dg

dt(t). (1.8)

Si vuole ora estendere la definizione di prodotto di convoluzione alle distri- buzioni.

(7)

1.2 Filtraggio lineare tempo-invariante

Definizione 1.2.4 Se f `e una funzione, si indica con ˇf la funzione f (t) = f (ˇ −t).

Se d `e una distribuzione si indica con ˇd la distribuzione h ˇd, φi = hd, ˇφi.

Questo `e in accordo con il fatto che se d `e una distribuzione ottenuta da una funzione si ha, tramite l’ovvio cambiamento di variabile u = −t,

h ˇd, φi = Z +∞

−∞

d(t)φ(t)dt =ˇ Z +∞

−∞

d(u) ˇφ(u)du.

Definizione 1.2.5 (convoluzione con una distribuzione) Se d `e una di- stribuzione e f una funzione si definisce il prodotto di convoluzione tra d e f come

d ⋆ f (t) =td, fˇ i = h ˇd, τ−tfi = hd, (τ−tf )ˇi.

Si verifica facilmente che quando d `e una distribuzione ottenuta da una fun- zione tale definizione equivale a quella del prodotto di convoluzione tra fun- zioni.

Dalla Definizione 1.2.5 si ottiene in particolare il valore del prodotto di convoluzione tra la delta di Dirac traslata δu e una funzione f , ovvero

δu⋆ f (t) = uδ, (τ−tf )ˇi = hδ, τ−u−tf )ˇi

= τ−u−tf )ˇ(0) = (τ−tf )ˇ(u) = f (t− u).

Sia ora L un operatore lineare, che interpreteremo come filtro, e sia L il suo operatore aggiunto. Applicando una delta di Dirac traslata al filtro si ottiene

hLδu, φi = hδu, Lφi = hδ, τ−uLφi

= [τ−uLφ] (0) = (Lφ)(u).

Definizione 1.2.6 (risposta) Se L `e un filtro lineare la sua risposta si indica con h e si definisce

h = Lδ;

h `e una distribuzione e soddisfa

hh, φi = hLδ, φi = hδ, Lφi = Lφ(0).

(8)

Dalla definizione di filtro lineare tempo-invariante, ovvero τuL = Lτu, si ha pertanto che

hLδu, φi = hLτuδ, φi = hτuLδ, φi = hτuh, φi.

Osservazione 1.2.7 Se L `e un operatore tempo-invariante, allora anche L

`e tempo-invariante. Infatti

τuLφ(t) = t, τuLφi = hLτ−uδu, φi (1.9)

= −ut, φi = hδt, Lτuφi = Lτuφ(t).

Con le prossime considerazioni si vuole ottenere la descrizione dell’azione di un filtro a partire dalla sua risposta. Dati un filtro L e la sua risposta h = Lδ si ha, per la Definizione 1.2.5,

h ⋆ f (t) = hh, (τ−tf )ˇi = hLδ, (τ−tf )ˇi

= hδ, L−tf )ˇi = L−tf )ˇ(0) = Lf (t),

essendo (τ−tf )ˇ (x) = (τ−tf )(−x) = f(t − x). Se ne deduce che, dato un filtro L, l’applicazione di L ad un segnale f equivale ad un prodotto di convoluzione della risposta del filtro h con il segnale stesso. Nel corso di questo capitolo si capir`a perch´e la teoria di Fourier risulti particolarmente appropriata quando si abbia a che fare con filtraggi di segnali, in special modo fenomeni oscillatori.

Esempio 1.2.8 Un sistema di amplificazione (di un fattore λ) e ritardo (di un tempo u) `e definito da

Lf (t) = λf (t− u) = λτuf (t).

La risposta di questo filtro `e data da

hh, fi = hLδ, fi = hδ, Lfi = hδ, λτ−ufi per definizione di L; da qui si ottiene

hh, fi = λhδ, τ−ufi = λhτuδ, fi = λf(u), ovvero h = λδu.

(9)

1.3 Spazi di Hilbert e serie di Fourier

1.3 Spazi di Hilbert e serie di Fourier

In questo paragrafo verranno richiamate le definizioni ed i risultati utili a comprendere la struttura di uno spazio di Hilbert, senza dimostrare i risultati citati, per i quali si rimanda a [22].

Definizione 1.3.1 Sia X uno spazio vettoriale su R o su C. Una norma su X `e una funzione k · k : X → [0, ∞[ dotata delle seguenti propriet`a:

(i) kxk = 0 ⇐⇒ x = 0;

(ii) kλxk = |λ|kxk per ogni x ∈ X e per ogni λ ∈ R (o λ ∈ C);

(iii) kx + yk ≤ kxk + kyk per ogni x, y ∈ X.

La coppia (X,k · k) `e detta spazio normato; se lo spazio metrico ottenuto con la distanza indotta dalla norma d(x, y) =kx − yk risulta completo, (X, k · k)

`e detto spazio di Banach. Esempi immediati di spazi di Banach sono RN e CN stessi con la comune norma euclidea kxk =qPN

i=1|xi|2.

In alcuni spazi la norma `e indotta da un prodotto scalare, e questo arric- chisce tali spazi di propriet`a simili a quelle di RN. Diamo la definizione di prodotto scalare relativa a spazi complessi, nel caso particolare di spazi reali si deve omettere l’operazione di complesso coniugato.

Definizione 1.3.2 Sia H uno spazio vettoriale complesso. Un prodotto sca- lare `e una applicazione h·, ·i : H × H → C dotata delle seguenti propriet`a:

(i) hx, xi `e reale non negativo, e hx, xi = 0 ⇐⇒ x = 0;

(ii) hx, yi = hy, xi per ogni x, y ∈ H;

(iii) x→ hx, yi `e lineare per ogni fissato y ∈ H.

In uno spazio H dotato di prodotto scalare h·, ·i vale una propriet`a fonda- mentale nota come Disuguaglianza di Schwarz,

|hx, yi| ≤ hx, xi1/2hy, yi1/2 ∀x, y ∈ H. (1.10) Uno spazio H, munito di un prodotto scalare, si dice spazio pre-hilbertiano.

La norma indotta dal prodotto scalare si definisce kxk =p

hx, xi.

Definizione 1.3.3 Uno spazio pre-hilbertiano si dice spazio di Hilbert se risulta completo rispetto alla norma indotta.

(10)

La norma euclidea su CN ad esempio `e indotta dal prodotto scalare

hx, yi = XN

i=1

xiyi ∀x, y ∈ CN,

pertanto CN dotato di tale prodotto scalare `e uno spazio di Hilbert su C.

In uno spazio pre-hilbertiano `e possibile definire la nozione di ortogona- lit`a.

Definizione 1.3.4 Sia H uno spazio pre-hilbertiano. Due elementi x, y ∈ H si dicono ortogonali, e si scrive x⊥y, se hx, yi = 0.

In uno spazio vettoriale si pu`o decomporre un elemento in modo unico come combinazione lineare degli elementi di una fissata base. Si vuole inda- gare l’esistenza di propriet`a analoghe in uno spazio di Hilbert senza prendere necessariamente in considerazione gli elementi di una base dello spazio visto come spazio vettoriale, ma individuando insiemi pi`u maneggevoli di elementi che svolgano ruoli simili.

Definizione 1.3.5 Una famiglia{eα}α∈Adi elementi di uno spazio di Hilbert H si dice sistema ortonormale se si ha

heα, eβi = δαβ =

 1 se α = β

0 se α 6= β ∀α, β ∈ A.

Un esempio immediato di sistemi ortonormali sono le basi canoniche degli spazi euclidei RN e CN; si incontreranno in seguito altri esempi pi`u signi- ficativi. C’`e inoltre da notare che ipotizzando che lo spazio di Hilbert H sia separabile si ottiene che ogni sistema ortonormale `e composto da al pi`u un’infinit`a numerabile di elementi.

Definizione 1.3.6 Sia H uno spazio di Hilbert separabile, sia {en}n∈N un sistema ortonormale in H. Se x∈ H, i numeri hx, eniH si dicono coefficienti di Fourier di x relativi al sistema {en}. La serie

X n=0

hx, eniH en (1.11)

si chiama serie di Fourier di x relativa al sistema {en}.

(11)

1.4 Lo spazio L2 e la trasformata di Fourier

Si ha che per un qualsiasi sistema ortonormale la serie di Fourier di un ge- nerico x ∈ H converge, anche se non necessariamente ad x, come `e chiaro considerando sistemi ortonormali formati da un solo elemento e ∈ H con kek = 1.

Se le combinazioni lineari di un sistema ortonormale di uno spazio di Hilbert H sono dense in H tale sistema si dice completo. Il risultato seguente, la cui dimostrazione si basa sul Lemma di Zorn, ci assicura che la scomposizione di un elemento rispetto ad un opportuno sistema `e sempre attuabile in uno spazio di Hilbert.

Proposizione 1.3.7 Ogni spazio di Hilbert H 6= {0} ammette un sistema ortonormale completo.

Vediamo ora le propriet`a che caratterizzano un sistema ortonormale comple- to.

Proposizione 1.3.8 Sia H uno spazio di Hilbert separabile, e sia {en}n∈N

un sistema ortonormale in H. I seguenti fatti sono equivalenti:

(i) {en} `e completo;

(ii) vale l’ uguaglianza di Bessel kxk2 =

X n=0

|hx, eni|2 ∀x ∈ H; (1.12) (iii) vale l’ identit`a di Parseval

hx, yi = X n=0

hx, enihy, eni ∀x, y ∈ H; (1.13) (iv) per ogni x∈ H la serie di Fourier di x converge in H ed ha somma x.

1.4 Lo spazio L2 e la trasformata di Fourier

Si descrive ora lo spazio in cui verranno rappresentati i segnali audio.

Definizione 1.4.1 Si definisce Lp(R) lo spazio delle funzioni reali a valori complessi misurabili e tali che l’integrale su R di |f|p sia finito, quozientato secondo la relazione di equivalenza ∼ che identifica funzioni che coincidano su tutto R escluso un insieme di misura nulla (quasi ovunque coincidenti):

Lp(R) =



f : R→ C con f misurabile e Z +∞

−∞ |f(t)|pdt <

 / ∼ .

(12)

Lo spazio Lp(R) `e uno spazio vettoriale e uno spazio di Banach munito della norma

kfkp =

 Z +∞

−∞ |f(t)|pdt

1p .

In L1(R) si definisce un operatore fondamentale nell’analisi del segnale, la trasformata di Fourier.

Definizione 1.4.2 Sia f ∈ L1(R). La trasformata di Fourier di f `e la funzione ˆf cos`ı definita:

f(ω) =ˆ Z +∞

−∞

f (t)e−iωtdt, ω∈ R. (1.14) L’operatore f → ˆf si indica con F .

Risulter`a nel seguito del capitolo pi`u chiaro che se si interpreta f (t) come un segnale audio, ˆf (ω) fornisce il contenuto in termini di componenti frequen- ziali del segnale, ovvero “quante” oscillazioni di frequenza ω sono contenute in f (t). Si noti inoltre che ˆf (ω) `e una funzione a valori complessi, e questo motiva la scelta di prendere anche f (t) a valori complessi. Si deve ora appro- fondire quale sia l’utilit`a di questo operatore al fine di scomporre un segnale audio come somma di segnali elementari. A tale proposito `e evidente che si devono individuare le condizioni affinch´e dalla trasformata di un segnale si riesca a risalire al segnale stesso.

Teorema 1.4.3 (Antitrasformata di Fourier) Se f ∈ L1(R) e ˆf ∈ L1(R) si ha

f (t) = 1

Z +∞

−∞

f (ω)eˆ iωtdω. (1.15)

La trasformata di Fourier ˆf (ω) di un segnale f (t) `e una funzione continua di ω e, se ˆf ∈ L1(R), f `e continua. Dunque con le formule finora fornite si riesce a ricostruire solo funzioni continue.

Esempio 1.4.4 Sia f = χ[−1,1]: allora per ogni ω ∈ R si ha f (ω) =ˆ

Z 1

−1

e−iωtdtx =



e−iωt

1

−1

= (1.16)

i

ω(e−iω − e) = 2sin ω ω .

Tale funzione non appartiene ad L1(R) , dunque non sono verificate le ipotesi del Teorema 1.4.3 e non sarebbe possibile ricostruire un segnale essenziale come una funzione indicatrice mediante l’antitrasformata.

(13)

1.4 Lo spazio L2 e la trasformata di Fourier

Uno spazio utile al superamento dei limiti sulla continuit`a del segnale `e L2(R), detto anche spazio delle funzioni ad energia finita essendo gli elementi che vi appartengono caratterizzati dalla propriet`a

Z +∞

−∞ |f(t)|2dt < +∞.

L2(R), dotato del prodotto scalare hf, gi =

Z +∞

−∞

f (t)g(t)dt ∀f, g ∈ L2(R) (1.17)

`e uno spazio di Hilbert; la relativa norma indotta `e

kfk2 =

sZ +∞

−∞ |f(t)|2dt.

Si deve ora indagare la possibilit`a di estendere a questo spazio pi`u idoneo alla rappresentazione dei segnali la trasformata di Fourier, definita finora solo in L1(R). Per fare questo `e necessario dimostrare che si pu`o definire un operatore ˆf ∈ L2(R) in modo che coincida con la trasformata di Fourier su L1(R) ∩ L2(R).

Il primo passo `e descrivere il comportamento della trasformata rispetto ad un prodotto di convoluzione tra due funzioni.

Teorema 1.4.5 Se f, h ∈ L1(R) , allora posto g(t) = h ⋆ f (t) si ha g L1(R) e

ˆ

g(ω) = ˆh(ω) ˆf(ω).

Dimostrazione. Si ha per definizione di trasformata di Fourier ˆ

g(ω) = Z +∞

−∞

e−iωt

 Z +∞

−∞

f (t− u)h(u)du

 dt.

Poich´e |f(t − u)||h(u)| `e integrabile in R2, si pu`o applicare il Teorema di Fubini, e con il cambiamento di variabile (t, u)→ (v = t − u, u) si ha

ˆ g(ω) =

Z +∞

−∞

Z +∞

−∞

e−iω(u+v)f (v)h(u)dudv =

=

 Z +∞

−∞

e−iωvf (v)dv

 Z +∞

−∞

e−iωuh(u)du

 ,

(14)

che `e la tesi. 2 Insieme al teorema precedente `e utile richiamare altre propriet`a della tra- sformata di Fourier, per la maggior parte risultati di cambiamenti di variabile nell’integrale di Fourier.

Propriet`a Funzione Trasformata di Fourier

Convoluzione f1(t) ⋆ f2(t) fˆ1(ω) ˆf2(ω); (1.18)

Inversa f (ω)ˆ 2πf (−t); (1.19)

Complessa coniugata f (t) f (ˆ−ω); (1.20)

Prodotto f1(t)f2(t) 1

fˆ1(ω) ⋆ ˆf2(ω); (1.21) Traslazione f (t− u) e−iuωf (ω);ˆ (1.22) Modulazione eiξtf (t) f (ωˆ − ξ); (1.23) Scalatura f (t/s) |s| ˆf (sω); (1.24) Derivata temporale f(p)(t) (iω)pf(ω)ˆ (1.25) Derivata frequenziale fˆ(p)(ω) (−i)ptcpf(t). (1.26) Si vuole ora analizzare il comportamento dell’operatore F rispetto alle di- stribuzioni. Sia L = F e siano f, g due funzioni in L2(R); indicato conh·, ·i2 il prodotto scalare in L2(R) introdotto in (1.17) si ha

hLf, gi2 =

Z +∞

−∞

f(ω)g(ω)dω =ˆ 1

Z +∞

−∞

f (ω)ˆˆˆ g(ω)dω

= 1

Z +∞

−∞

f (−ω)ˆg(ω)dω = 1

Z +∞

−∞

f (ω)ˆg(−ω)dω, ovvero

Fg(ω) = 1

g(ˆ −ω) = 1 ˇˆg(ω).

Se d `e una distribuzione si ha

h ˆd, φi = hd, Fφi = 1

hd,ˇˆφi. (1.27)

Nel caso particolare in cui d sia una funzione la (1.27) diventa Z +∞

−∞

d(t)φ(t)dt =ˆ 1

Z +∞

−∞

d(t) ˆφ(−t)dt. (1.28) Come immediata conseguenza di queste considerazioni si ottengono due risul- tati noti rispettivamente come formula di Parseval e formula di Plancherel.

(15)

1.4 Lo spazio L2 e la trasformata di Fourier

Teorema 1.4.6 Se f, h ∈ L1(R) ∩ L2(R) allora Z +∞

−∞

f (t)h(t)dt = 1

Z +∞

−∞

f (ω)ˆh(ω)dω.ˆ (1.29)

Per h = f segue

Z +∞

−∞ |f(t)|2dt = 1

Z +∞

−∞ | ˆf (ω)|2dω. (1.30) Dimostrazione. La tesi discende ovviamente dalla (1.28) sostituendo ˆd = f

e φ = h. 2

Quanto finora esposto dimostra che la trasformata di Fourier `e un’isome- tria rispetto alla norma di L2(R); la si vuole per`o estendere anche a funzioni di L2(R) che non appartengano a L1(R). Si pu`o dimostrare che l’insieme delle funzioni semplici `e denso in Lp(R) per 1 ≤ p ≤ ∞ ed `e incluso in L1(R)∩ L2(R). Pertanto, a maggior ragione, si ottiene la densit`a di L1(R) L2(R) in L2(R).

A questo punto la densit`a permette, data f ∈ L2(R) con f /∈ L1(R), di trovare una famiglia {fn}n∈N di funzioni in L1(R)∩ L2(R) tali che

n→∞lim kf − fnk2 = 0.

Poich´e{fn}n∈N converge, `e una successione di Cauchy, il che ci dice che presi p e m sufficientemente grandi si hakfp−fmk2 arbitrariamente piccolo. In pi`u si ha che fn ∈ L1(R) per ogni n ∈ N, pertanto `e ben definita la successione delle trasformate di Fourier{ ˆfn}n∈N. Per la formula di Plancherel anche tale successione `e di Cauchy in quanto

k ˆfm− ˆfpk2 =

kfm− fpk2.

Poich´e uno spazio di Hilbert `e completo si ha che la successione { ˆfn}n∈N

converge in L2(R) ad un elemento ˆf che per definizione si dice essere la tra- sformata di Fourier di f . Tale definizione rispetta il teorema di convoluzione, le formule di Parseval e Plancherel e le propriet`a (1.18)-(1.26) sopra elencate.

Esempio 1.4.7 Una Gaussiana f (t) = e−at2 con a > 0 `e una funzione appartenente a Ccon un rapido decadimento asintotico. La sua trasformata di Fourier `e anch’essa una Gaussiana:

f(ω) =ˆ πe−ω

2

4a . (1.31)

(16)

Se consideriamo lo spazio di Schwartz S(R), ovvero l’insieme delle funzioni rapidamente decrescenti φ∈ C tali che

sup

t∈R

tpDqφ(t) = 0

per ogni coppia di interi positivi p, q, allora l’operatore F `e un isomorfismo di S(R) in s´e, come si deduce dalle propriet`a (1.25) e (1.26). Nei seguenti esempi l’operatore F `e applicato a specifiche distribuzioni.

Esempio 1.4.8 La trasformata di Fourier di una δ di Dirac traslata δu = τuδ si ottiene calcolando e−iωt in t = u; infatti

hˆδu, φi = 1

uˇˆφi = 1

φ(ˆ −u) = 1

Z +∞

−∞

e−iutφ(t)dt,

pertanto ˆδu `e la funzione localmente sommabile δˆu(ω) = 1

e−iuω.

Simmetricamente si pu`o pertanto affermare che la trasformata di Fourier di un’onda sinusoidale di frequenza ξ0, ovvero f = e0, `e la distribuzione 2πδ−ξ0. Questo risultato `e utile per calcolare la trasformata di Fourier di una somma di δ di Dirac traslate, detta pettine di Dirac, utilizzata per il campionamento uniforme di segnali audio. Un pettine di Dirac cT si definisce come cT =P+∞

n=−∞δnT, ovvero hcT, φi =

X n=−∞

φ(nT ), (1.32)

dove T `e una costante che determina l’intervallo di campionamento. La sua trasformata di Fourier `e la distribuzione

h ˆcT, φi = 1

hcT,ˇˆφi

= 1

X n=−∞

φ(ˆ −nT ) = 1

X n=−∞

φ(nT )ˆ

= 1

X n=−∞

Z +∞

−∞

e−inT tφ(t)dt,

Il prossimo risultato dimostra che anche ˆcT `e in realt`a un pettine di Dirac, e sar`a inoltre utile per la parte finale di questo capitolo.

(17)

1.4 Lo spazio L2 e la trasformata di Fourier

Teorema 1.4.9 (Formula di Poisson) Vale l’uguaglianza

ˆ cT = 1

T X n=−∞

δ

Tn, ovvero

X n=−∞

φ(nT ) =ˆ T

X+∞

n=−∞

φ

 T n



. (1.33)

Dimostrazione. Sia φ una funzione test φ∈ C0(R) con supporto contenuto in ]T M,T M[. Sia poin}n∈Zuna partizione dell’unit`a con ξn∈ Cper ogni n, subordinata al ricoprimento

 

T (n− 1),

T (n + 1)

 

n∈Z

.

Allora φ =P

|n|≤Mφξn. Pertanto hˆcT, φi = 1

X l=−∞

ψ(lT ) =ˆ 1

X

|n|≤M

X l=−∞

Z +∞

−∞

e−ilT sφ(s)ds

= 1

X

|n|≤M

X l=−∞

Z T(n+1)

T(n−1)

e−ilT sφ(s)ξn(s)ds

= 1

X

|n|≤M

N →+∞lim X

|l−n|≤N

Z T(n+1)

T(n−1)

e−ilT sφ(s)ξn(s)ds

= 1

X

|n|≤M

N →+∞lim X

|m|≤N

Z T(n+1)

T(n−1)

e−imT se−inT sφ(s)ξn(s)ds.

Mediante il cambiamento di variabile ω + T n = s si ottiene quindi hˆcT, φi =

1

X

|n|≤M

N →+∞lim X

|m|≤N

Z T

T

e−imT ωe−inT ωφ



ω + T n

 ξn



ω + T n

 dω.

La somma della progressione geometrica di ragione e−iT ω `e X

|m|≤N

e−imT ω = sin[(N + 1/2)T ω]

sin[T ω/2] . (1.34)

(18)

Pertanto

hˆcT, φi = 1

X

|n|≤M N →∞lim

Z T

T

sin[(N + 1/2)T ω]

T ω/2 · (1.35)

· T ω/2

sin[T ω/2]e−inT ωφ



ω + T n

 ξn



ω + T n

 dω.

Sia ora n}n∈Z una famiglia di funzioni tali che per ogni n si ha ψn ∈ L2(R) e la trasformata di Fourier ˆψn verifica

ψˆn(ω) =

( T ω/2

sin[T ω/2]e−inT ωφ ω + T n

ξn ω + T n

se |ω| ≤ T

0 se |ω| > T .

Poich`e, come si ricava da (1.16), la trasformata di Fourier della funzione indicatrice χ[−a,a]`e uguale a 2 sin(aω)/ω, la formula di Parseval (1.29) implica

hˆcT, φi = 1 2πT

X

|n|≤M

N →+∞lim Z T

T

2 sin[(N + 1/2)T ω]

ω ψˆn(ω)dω (1.36)

= 1

2πT X

|n|≤M

N →+∞lim Z T

T

ˆ

χ[−(N +1/2)T,(N +1/2)T ](ω) ˆψn(ω)dω

= 1

T X

|n|≤M

N →+∞lim Z T

T

χ[−(N +1/2)/T,(N +1/2)/T ](t)ψn(t)dt

= 1

T X

|n|≤M

N →+∞lim

Z (N +1/2)/T

−(N +1/2)/T

ψn(t)dt.

Quando N tende a +∞ l’integrale converge a ˆψn(0) pertanto hˆcT, φi = 1

T X

|n|≤M

ψˆn(0) = 1 T

X

|n|≤M

φ

 T n

 ξn

 T n

 .

Poich´e il supporto di ξn `e contenuto in 

T (n − 1),T (n + 1)

, nel punto t = T n tutte le ξh con h 6= n sono nulle; pertanto ξn

T n

= 1 e X

n=−∞

φ(nT ) = 2πˆ hˆcT, φi = T

X

|n|≤M

φ

 t n



che date le ipotesi sul supporto di φ equivale alla tesi. 2

(19)

1.5 Risposta in frequenza di un filtro

1.5 Risposta in frequenza di un filtro

Le funzioni esponenziali complesse del tipo eiωt sono autovettori degli opera- tori di convoluzione; in particolare, dato un filtro lineare tempo-invariante L con la sua risposta h si ha

Leiωt = Z +∞

−∞

h(u)eiω(t−u)du, da cui

Leiωt = eiωt Z +∞

−∞

h(u)e−iωudu.

Da questa uguaglianza si vede che l’autovalore relativo `e la trasformata di Fourier di h alla frequenza ω,

ˆh(ω) =Z +∞

−∞

h(u)e−iωudu.

Tale autovalore si dice risposta in frequenza del filtro e si calcola quindi con la trasformata di Fourier della risposta.

Questo risultato rende evidente l’interesse che riveste la possibilit`a di de- comporre qualsiasi segnale in combinazione lineare di sinusoidi complesse; la semplicit`a di queste funzioni le rende infatti uno strumento estremamente adatto sia ai procesi di analisi che di sintesi di un segnale. Si deve quindi cer- care un sistema ortonormale completo per L2(R) composto di sole funzioni di questo tipo.

Esempio 1.5.1 Un filtro passa-basso ideale ha una risposta in frequenza ˆh = χ[−ωTT] che seleziona basse frequenze comprese in [−ωT, ωT]. La sua risposta pu`o essere calcolata tramite l’integrale (1.15):

h(t) = 1

Z ωT

−ωT

eiωtdω = sin ωTt πt .

1.6 Il sistema ortonormale esponenziale

Dunque si vuole trovare un sistema ortonormale completo in L2(R) composto da funzioni del tipo eikt. In realt`a questo `e possibile, per motivi legati al- la convergenza dell’integrale di una funzione esponenziale complessa, nello spazio di funzioni ad energia finita definite in [−π, π], ovvero L2(−π, π). La propriet`a di separabilit`a di L2(−π, π) assicura, in virt`u delle considerazioni esposte in seguito alla Definizione 1.3.5, che ci si pu`o limitare ad un’indagi- ne sulle famiglie al pi`u numerabili. Dalla definizione di prodotto scalare in

(20)

L2(R) (1.17) si ottiene, con un cambiamento degli estremi di integrazione, quella di prodotto scalare in L2(−π, π),

hf, gi = Z π

−π

f (t)g(t)dt ∀f, g ∈ L2([−π, π]) (1.37) Si dimostrer`a che una famiglia che soddisfa le condizioni di ortonormalit`a e completezza `e l’insieme 

eikt



k∈Z

. (1.38)

Per continuare a lavorare con gli operatori finora definiti si considerer`a una f ∈ L2(−π, π) come una funzione di L2(R) nulla al di fuori di [−π, π] e coincidente con f in [−π, π]. La serie di Fourier (1.11) per una tale f relativa al sistema (1.38) `e

X+∞

k=−∞

 f, eikt

 eikt

. (1.39)

In virt`u della definizione di prodotto scalare di L2(−π, π) (1.37) e dell’ugua- glianza

eikt= cos(kt) + i sin(kt),

che per le note propriet`a delle funzioni trigonometriche determina eikt = cos(kt)− i sin(kt) = e−ikt,

si ha che il prodotto scalare nella (1.39) `e dato da Z π

−π

f (t)e−ikt

dt = 1

f(k),ˆ

ovvero la trasformata di Fourier di f calcolata in k a parte un fattore molti- plicativo. Questo determina due considerazioni: in primo luogo che la serie di Fourier relativa al sistema (1.38) `e periodica con periodo 2π, il che rende pi`u naturale la riduzione effettuata allo spazio L2(−π, π); in secondo luogo si comprende il motivo della significativa utilit`a applicativa della trasforma- ta di Fourier: dato che combinazioni opportune degli elementi del sistema (1.38) danno origine a sinusoidi semplici, ovvero in termini di segnali oggetti riconoscibili e riproducibili con estrema facilit`a, con la trasformata di Fou- rier si riesce a decomporre un segnale periodico come somma di sinusoidi di frequenze determinate.

In queste considerazioni sono riassunte le potenzialit`a degli strumenti dell’a- nalisi di Fourier classica, ma anche i limiti che essa presenta, limiti dei quali

(21)

1.6 Il sistema ortonormale esponenziale

ci si occuper`a nel prossimo capitolo.

Quanto all’ortonormalit`a del sistema (1.38), essa si ottiene facilmente utilizzando la definizione di prodotto scalare in L2(−π, π) (1.37).

Si vuole ora dimostrare che tale sistema `e completo in L2(−π, π).

Teorema 1.6.1 La famiglia di funzioni

 eikt



k∈Z

`e un sistema ortonormale completo per L2(−π, π).

Dimostrazione. Si deve dimostrare che le combinazioni lineari di funzioni del tipo (1.38) sono dense in L2(−π, π).

Inizialmente si prova che ogni funzione differenziabile con continuit`a φ(t) avente supporto contenuto in [−π, π] soddisfa

φ(t) = X k=−∞



φ(s), eiks

 eikt

,

con convergenza puntuale per ogni t∈ [−π, π]. Seguendo i passi (1.34)-(1.36) nella dimostrazione della Formula di Poisson (1.33) si ha l’uguaglianza tra distribuzioni

SN(t) = XN k=−N



φ(s), eiks

 eikt

= XN k=−N

1 eikt

Z π

−π

φ(s)e−iksds

= 1

Z

−π

φ(s) XN k=−N

eik(t−s)ds = 1

−tφ, ˆχ[−(N +1/2),(N +1/2)]i (applicando la formula di Parseval (1.29))

= 1

(2π)2h dτ−tφ, ˆˆχ[−(N +1/2),(N +1/2)]i = 1

h dτ−tφ, ˇχ[−(N +1/2),(N +1/2)]i

= 1

Z (N +1/2)

−(N +1/2)

τd−tφ(s)ds.

Pertanto

N →+∞lim SN(t) = 1

Z +∞

−∞

τd−tφ(s)ds = τ−tφ(0) = φ(t).

Poich´e φ `e differenziabile con continuit`a, si ottiene che SN(t) converge uni- formemente a φ(t) su [−π, π].

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