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CARL GUSTAV JUNG (1875-1961) prof. Andrea Bongiovanni

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Academic year: 2021

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CARL GUSTAV JUNG (1875-1961) prof. Andrea Bongiovanni

Allievo di Freud, si distacca dal suo pensiero fondando una propria teoria e pratica terapeutica, la psicologia analitica.

Critiche a Freud.

1) La psicoanalisi freudiana sarebbe unilaterale, nel senso di interessarsi esclusivamente degli aspetti patologici della psiche.

2) Freud darebbe troppo spazio agli istinti naturali non riconoscendo il ruolo dello spirito: Jung con spirito intende l'esigenza vitale di liberazione dagli istinti  al contrario di Freud, Jung valuta positivamente la religione come forma di “vita dello spirito”.

3) Maggior motivo di dissenso: ruolo da attribuire alla sessualità. Freud avrebbe esteso eccessivamente la sua importanza. Per Jung l'energia psichica (la libido) non ha solo connotazioni sessuali, ma racchiude una pluralità di impulsi e forze.

4) Riguardo al metodo, Jung ritiene che l'interpretazione dei sogni attraverso le libere associazioni non aiuti a comprenderne il vero significato.

Riprendendo il tema freudiano del “disagio della civiltà”, Jung ritiene che la civilizzazione abbia comportato la separazione tra la sfera della coscienza e gli strati più profondi della psiche. E' necessario, secondo Jung, recuperare una connessione tra conscio e inconscio.

Struttura della psiche e Sé

Psiche = insieme di tutti i processi psichici, consci e inconsci, di cui la coscienza, l'Io, non è che una piccolissima parte, di formazione più recente ( Freud).

Nella psiche operano quattro fondamentali funzioni: pensiero, intuizione, sentimento e sensazione. Pensiero e sentimento sono razionali perché operano mediante valutazioni (“vero-falso”, “piacere-dolore”), intuizione e sensazione sono irrazionali in quanto pure percezioni (la sensazione percepisce i fatti, l’intuizione percepisce le possibilità presenti dietro i fatti).

In ogni uomo prevale una di queste funzioni, quella che si sviluppa di più.

Jung definisce Sé la personalità totale, cui concorre sia l'Io, come parte conscia, sia la parte inconscia.

Compito dell'uomo: realizzare il Sé = individuazione: diventare quell'essere singolo che ognuno è, realizzare la propria unicità.

Estroversione e introversione

Oltre alla predominanza di una funzione, secondo Jung l'uomo si caratterizza psicologicamente per due possibili atteggiamenti: estroversione ed introversione, a seconda della direzione che può prendere l'energia psichica.

L'estroverso ha un rapporto positivo con l'oggetto, col mondo esterno; si

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conforma facilmente alle regole collettive.

L'introverso invece ha difficoltà ad adattarsi al mondo esterno perché segue prevalentemente il proprio mondo soggettivo.

Introversione ed estroversione sono reciprocamente compensatorie: se il conscio è estroverso, l'inconscio è introverso e viceversa.

Nella seconda metà della vita si ha un rovesciamento di posizioni: chi in gioventù aveva sviluppato un atteggiamento assumerà quello opposto.

Inconscio personale e collettivo

L'inconscio ha la facoltà di comportarsi in modo compensatorio rispetto alla coscienza, producendo una reazione riequilibrante rispetto all'azione conscia.

Esiste un inconscio personale, proprio di ogni individuo, in cui risiedono i contenuti dimenticati perché ormai privi di interesse o rimossi perché spiacevoli o incompatibili con la coscienza.

Le immagini e i contenuti di alcuni sogni non possono essere spiegati con i ricordi: devono essere considerati contenuti nuovi che emergono da un inconscio collettivo. Questo è il dato di maggior novità della teoria junghiana dell'inconscio rispetto a Freud.

Inconscio collettivo = massa ereditaria spirituale dello sviluppo umano, che rinasce in ogni struttura cerebrale individuale. Ci sono i contenuti delle nevrosi, ma anche le visioni di chi crea, come gli artisti.

Jung attribuisce una funzione importante al recupero consapevole dell'inconscio collettivo, per recuperare le proprie radici, attraverso il linguaggio simbolico dei sogni che ci permette di “capire nuovamente il linguaggio dimenticato degli istinti”.

Gli archetipi

Negli strati più profondi dell'inconscio collettivo si trovano gli archetipi, centri e campi di forza dell'inconscio, che appaiono in forma personificata o simbolica.

Tra i principali ci sono: l'immagine primordiale della Grande Madre, o l'archetipo paterno da cui deriva il Logos.

I motivi delle immagini archetipiche sono gli stessi in tutte le civiltà, e si possono trovare nelle mitologie, nelle favole e nel patrimonio di tutte le religioni.

Jung paragona gli archetipi alle idee platoniche, in quanto sono sottratti al divenire e al mutamento propri della psiche individuale.

Sono potenze psichiche vitali a cui è pericoloso andare contro, pena la comparsa dei disturbi nevrotici e psicotici propri della nostra epoca.

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