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MARIO ABRAM. HRVOJI KUéiBREG. UN ITINERARIO PER MONUMENTI E LAPIDI DELLA LOTTA l DI LIBERAZIONE

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MARIO ABRAM

HRVOJI·KUéiBREG

UN ITINERARIO PER MONUMENTI E LAPIDI DELLA LOTTA l DI LIBERAZIONE

1944·1984

(2)

lA POPOUliONE . DEl CAPOOISTRIANO E ..

. DEl BUlESE

·

�fl �o·A�NlVER.SARIO . DEUA FOHDA.liONE OEL PCJ .

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20.1XJ�S9.

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MARIO ABRAM

HRVOJI- KUéiBREG

UN ITINERARIO PER MONUMENTI E LAPIDI

· DELLA LOTTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

1944-1984

(3)

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PRESENTAZIONE

Il presente, modesto opuscolo, è una nuova testimonianza di una grande lotta. Della comune lotta dei partigiani di tre nazionalità - Sloveni, Croati ed Italiani - contro l'oppressore nazi-fascista. Testimonianza di una lotta cruenta, per la vita o la morte, nell'ideale di un domani miglio­

re per i lavoratori, che ha richiesto molti sacrifici di vite umane. Il sangue versato da questi partigiani ha cementato le basi dell'unità e della fratel­

lanza, della convivenza e della collaborazione e nessun confine ha mai potuto ostacolare.

Ma questo breve scritto sia anche di insegnamento e di ammonimento ai giovani con quanto amore va curata la libertà e la dedizione alla propria terra, come bisogna battersi contro la violenza e come vanno difesi la libertà e la pace, condizioni indispensabili per proseguire nella edificazione di una vita migliore per noi, per i figli e per i figli dei nostri figli.

Sono trascorsi quarant'anni dagli avvenimenti descritti e venticinque da quando è stato posto il monumento di Hrvoji-Kuéibreg. Queste ricorrenze sono occasione per noi combattenti sopravvissuti di quelle battaglie, che conducemmo sotto le stesse bandiere - e sotto la guida del compagno Tito - per riconfermare quanto siano stati giusti i passi allora intrapresi sulla via della fratellanza di oggi e di sempre. Il nostro più grande augurio è di vedere proseguire su questa via anche le generazioni del futuro.

Per il comitatp organizzativo delle celebrazioni Rastko Bradask,ja

Presidente del Comitato intercomunale della Federazione delle associazioni dei combattenti

della lotta di liberazione - Capodistria Capodistria, novembre 1984

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LE RADICI

Per l'Istria nord-occidentale si può trovare, nelle varie lingue, una guida turistica, qualche itinerario storico-culturale per castellieri, scavi archeo­

logici, lapidari e pinacoteche. Non mancano vedute pittoresche e monogra­

fie particolareggiate per sapere di Aegida, del >>placito del Risano«, degli statuti comunali delle cittadine nel tardo medio-evo, di palazzi, logge, chiese, coventi, di castelli e di >>tabor<< - Pietrapelosa, Hrastovlje, Debar, San Servolo - con tante cartine geografiche e topografiche di epoche remote che privilegiano questa terra emersa dal mare con tante bellezze e poi ricca di tanta storia. Basta poco per sapere tutto sull'Istria nei secoli, di re Epulo e delle ville rustiche romane, delle monete di Centur e delle basiliche dell'epoca di Bisanzio, dei Franchi e di Aquilea, di Vene­

;zia e di Calafatti, della filossera e di tutte le altre calamità che la colpi­

rono nel tempo. Con Fulvio Tomizza ora sappiamo tutto anche di Zuccole vergeriana e della pleade di luterani nostrani, Trubar e Console com­

presi. Il TOP di Portorose provvede a far conoscere le bellezze naturali di questa parte dell'Istria, i >>Camping<< e le »marine••, il casinò e ,,forma viva••, l'aereodromo e i >>lipi�-Jzani••, cosi come-il >>Port of Koper<< popolariz­

za nel mondo i suoi buoni servizi di >>ro-ro••, container, legnami e rinfuse.

Ma una guida, un opuscolo modesto magari, che ci porti attraverso mo­

p.umenti, tombe e lapidi a conoscere l'olocausto della gente di questa parte dell'Istria nella sua Lotta di liberazione, questa no, non si trova. Per sa­

perne qualchecosa bisogna attingere all'opera voluminosa e dettagliata di Vid Vremec-Milan Gucek >>Slovenska !stra v boju za svobodo<< -

>>L'Istria slovena nella lotta per la libertà<< - che attende ancora la tra­

duzione in lingua italiana e anche una ristampa, ai pochi opuscoli, come quello sulla rivolta di Maresego nel 1921, nelle due lingue, o quello su Gabrovica, in sloveno, alla storia dell'Istrski odred - Distaccamento del­

l'Istria - di Maks Zadnik, ai ricordi partigiani di Branko Babic, alla cro­

naca del >>Komanda mesta Koper<< - Commando piazza di Capodistria - agli scritti di Paolo Sema e di Janez Kramar e - salvo omissioni - a ben poche altri fonti.

L'Ente per la tutela dei monumenti, che opera per i tre comuni costieri, ha fatto un inventario di monumenti, lapidi, case, >>bunker<<, grotte ed altro che ricordi gli avvenimenti della lotta e della rivoluzione socialista.

È materiale prezioso che va completato con spiegazioni e commenti dei protagonisti e che va valorizzato, oltre che con la parola scritta, anche con le appropriate indicazioni sul terreno.

Da parecchi anni a questa parte nel tardo autunno, sfidando condizioni atmosferiche proibitive o godendo la più bella giornata che l'Istria possa offrire nel dopo vendemmia, si svolge un pellegrinaggio al monumento­

impropriamente detto- di Kuéibreg. È divenuto un incontro tradizionale che accomuna ormai tre generazioni di gente di tre na1zionalità del capo­

distriano, del buiese e, da oltre confine, da Muggia e Trieste. Il monu­

mento, eretto nel 1959 sulla collina prospicente l'abitato di Skrliéi, non lontano da stanzia Mocenigo, fra Hrvoji e Kuéibreg e con la breve scritta in tre lingue, sloveno, croato ed italiano, sulla comune lotta dei partigiani delle tre nazionalità, stimola la ricerca per una >>lettura<< di quanto, in questo settore, parla di tale lotta.

Carta alla mano tracciamo un trapezio con gli angoli a Gradin-Belve­

dur-Kuéibreg e Abitanti, quattro villaggi i cui nomi dicono di etimi antichi e che non conviene storpiare ulteriormente tentando di tradurre.

È zona di >>Confine••, nel senso che qui, attualmente e storicamente, s'in­

contrano e congiungono Sloveni e Croati dell'Istria, con una evidente

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presenza, nel passato, di famiglie di nazionalità italiana. Siamo in collina, fra i 350 e 400 metri sopra il livello del mare, fra boschetti di querce e di pini, di colli degradanti a terrazze, un tempo lavorate, ed una vallata ampia, fertile per la presenza di molta acqua, la Malinska, ridata recente­

mente con lo scavo di canali e la costruzione di strade, alla coltivazione intensiva.

Vi giungeremo da settentrione, dalla parte di Gracisce per ritornare poi sulla costa per Berda e Momiano - che non si può menzionare E:enza ricordare le sue torri ed il suo moscato delizioso già per San Martino, ma ineguagliabile quando è un pò invecchiato.

A Gracisce siamo giunti percorrendo la vecchia strada che finacheggia il tratto superiore del Risano, nella stretta valle, ubertosa che con i resti di tanti vecchi mulini parla in chiave romantica. Alla vecchia >>Crosada«, su­

perati il viadotto della ferrovia ed il ponte sul Risano, incomincia la ,saùta per curve a mezza costa del monte Griza, con la strada sempre umida ed ombrosa, per cui non bisogna lasciarsi distrarre dal magnifico paesaggio che offre l'altra valle del Risano, dopo le sue sorgenti, incorni­

ciata da quel lungo costone di roccia gialla fra Crni kal � Podpec dominato dai resti di antiche torrioni al confine naturale della penisola istriana.

Superato il bivio che porta a Hrastovlje - la chiesa del vecchio >>tabor«

celebre per gli affreschi del XV secolo firmati dai maestri pittori della scuola di Castua e scoperti soltanto qu3.ttro decenni fa ci appare Kubed - Covedo, un nido d'aquile con l'insolito campanile a base pentagonale, sulla rupe. Nell'abitato di Gracisce lasciamo la strada che per la conca di Lukini prosegue per Socerga e Pinguente per imboccare, sulla destra, quella per Gradin, più stretta, ma ben tenuta. Proseguiremo in lieve salita fra boschi e prati senza incontrare villaggio alcuno e rari sono, lungo la strada, anche singoli casolari. Ma sulla destra, a monte, indovineremo tra il verde degli alberi, la presenza di piccoli abitati. Lo tradisce il bianco di intonachi delle case nuove o rinnovate, mentre non si notano quelle

>>Calde« in pietra grigia, immedesimate con l'ambiente. Sono Poletici, Galantici, Butari, Suklani e poi Trebese, nomi che ai più forse non (!icono nulla, ma assai cari a quanti furono partigiani da queste parti.

Anche oggi le corti pulite di queste case sono ospitali e la gente cordiale, comunicativa. Trebese, compatta in cima al colle, quasi un promontorio sospeso sulla vallata della Dragogna che qui nasce, rimessa a nuovo dalla volontà dei suoi abitanti - molti sono lavoratori al porto di Capodistria -- ricorda in una lapide al cimitero l'ecidio di partigiani, civili, ex militari dell'esercito italiano, perpetrato dai nazisti in quel fatidico 3 ottobre 1943.

Prima della devizione della strada per Trebese, in luogo solitario, sulla strada, incoriosisce una pietra squadrata, una lapide che ha dell'antico:

ma poi si legge, abbastanza agevolmente, che è stata posta nel 1928 e ricorda un fatto di sangue per rapina.

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Si scende, in ampia curva, per un passaggio stretto che segna lo sparti­

acque fra il bacino della Dragogna a ponente, e quello di Mlini e della Bracanka, a levante. Due case, >>marina o maria sporca« - non afferri bene la dizione dell'interlocutore locale che ci fa un sorrisino che vorrebbe dire molte cose - da qui si può ammirare la vallata che si apre improv­

visa verso Pinguente con Tuljaki, Perai, Secerga, Pregara e Sales sui colli che la circondano. Sotto, sulla sinistra, si possono intravedere, a poche centinaia di metri, i resti di una delle torri della fortezza di Debar.

Ma improvvisamente siamo alla diramazione della strada: proseguendo si giunge a Brezovica e poi per Portale, nella vale del Quieto, a Livade.

Scegliamo quella indicata per Buie che, ci porterà a Hrvoji ed al monu­

mento; ma siamo già nel trapezio prescelto per l'indagine. Il primo paese che attraversiamo è Sirci, sulla strada, ai margini di una bella campagna, con vigneti e molti alberi da frutta alternati a lunghi campi di granoturco.

Le poche case sono ben tenute, alcune rinnovate completamente attorno alle quali ferve sempre del lavoro, altre solenni, elevate, in pietra fugata.

Più avanti, sulla sinistra sotto la strada, all'inizio della vallata della Malinska, Koromaci detta anche Boskini dal cognome di quasi tutte le famiglie che vi abitano. Case elevate, massice in pietra chiara, con stalle piene di bovini e piena di rumori caratteristici di un paese vitale, di agri­

coltori solidi, mai in ozio. Sulla strada, a destra, un'occhiata al capitello del paese, diverso dai soliti nella forma esteriore, un pò trascurato, e siamo subito a Belvedur, quattro case su di un poggio, rimesse a nuovo alcune, altre - forse stalle o magazzini - un pò decrepite. In nome, storpiato, non tradisce l'origine di questo abitato: un vero e proprto

>•belvedere« sul >>vuoto« della sottostante vallata della Dragogna, che dischiude un panorama ampissimo.

Le cime delle Giulie incorniciano il Golfo, che si abbraccia tutto in una volta, dal faro dì Barcola alle ciminiere di Monfalcone, alla laguna di Grado ed oltre. Ma come in un plastico si presentano da quFsto osser­

vatorio i villaggi sui colli Savrini, intersecati da profondi avvallamenti.

Trebese, Truske, Vrsic, Borst, Labor, Costabona, Planjava, Bric e Kuéi­

breg al mattino, con il sole alle spalle, sembra di toccarli con mano. A meridione le colline di Kuéibreg e Skrliéi chiudono la vista verso Buie, ma in compenso esaltano la posizione del monumento che appare come un'esile stele, bianca, che emerge sullo sfondo di prati e macchie di verde scuro. A ponente, dietro la fattoria di Mocenigo, il bosco, di Stara Mandria e di Sovinjak, poi, sulla sinistra il colle Soline su cui sorge Gradin, che si intravede appena, con il tozzo campanile.,

In complesso un ambiente variegato, tranquillo ed armonioso che un certo fervore di attività, con trattori e macchine che scavano e costruisco­

no, non disturba affatto. A Zrnjovec, a due passi da Belvedur, sulla destra, i giovani delle brigate di lavoro volontarie, lavorano alla posa dei tubi per l'acquedotto. Il paese sta rinascendo, lo si vede delle case rimesse a nuovo, dai campi lavorati bene, delle mucche che ritornano dal pascolo e dalle automobili parcheggiate in ogni cortile.

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Topolovec sulla sinistra, sopra la vallata, sonnecchia nel grigiore delle

s��

case in pietra, muta quasi quanto i ruderi della vecchia Topolovec, pm a valle, ,sulle Dugenjive, che - si dice - è stata distrutta dagli Unni. Questa visione accentua il senso dell'antico, di un mondo che ha

�ccumulato secoli di storia senza che vi succedesse nulla di particolare, di mteresse che superi l'ambito di vicende locali, paesane. Si coltivava la terra, pascolavano bovine e ovini, tagliavano legna e fieno, raccoglievano funghi e castagne fidando che la siccità o la grandine non distruggessero il raccolto. Litigavano fra loro per via dei confini delle terre e, spesso, tutti insieme, con quel Pietro Gavardo che era sempre in lite con il comune e con i vari Marchesich, Radin, Bembic Bonazza Cociancich Buschin, Scherlich - come scriveva Vincenzo Mo'rosini nel ' 1775 - pe

;

via dei poderi a Velarebar, Golobizza, Ossovie . . . (Castato generale dei boschi della Provincia dell'Istria - a cura di Vjekoslav Bratulovié - edizioni del Centro di ricerche storiche di Rovigno).

Qui per secoli contadini sloveni, croati ed italiani condivisero la stessa sorte. Cambiavano Stati e regimi, ma per la gente di qui rimaneva soltanto e sempre il duro lavoro, la numerosa prole da sfamare, l'ingegno per cavarsela, per sopravvivere. Diversi per lingua e origine si sentivano però accumunati dalla stessa sorte e tolleravano senza remore preti, e poi maestrì, di lingua e nazionalità diversa. Il fascismo tentò di intaccare la diversità imponendo una sola lingua pubblica, una sola scuola, ma sortì l'effetto contrario. Sloveni e Croati presero ancor maggior coscienza della loro identità e trovarono sempre la maniera di riunirsi per cantare le canzoni nella loro lingua, per coltivare la loro cultura nazionale, i loro sentimenti di avversione alla prepotenza organizzata. Niente di particola­

re, nessuna forma sistematica di resistenza e azione. Ricordano i nomi di qualche maestro e di qualche dirigente di coro, di qualche prete, che simboleggiva la coscienza nazionale e la speranza di giorni migliori. Non era poco per un ambiente povero, tagliato fuori dai grandi centri, pressato dal >>potere« del centro comunale di Portale. Pochi erano gli operai occupati nell'industria, diversi invece i braccianti che andavano a >>gior­

nata« dai paolani nel Capodistriano e perfino a Trieste. Le donne porta­

vano una buona parte del peso per tenere sù l'economia famigliare: oltre al lavoro nei campi ed in casa erano instacabili camminatrici per rag­

giungere i mercati di Buie, Pirano e spesso Trieste per vendere quel poco delle eccedenJze di un'economia naturale che serviva per pagare le tasse, per acquistare il sale, il riso, il tabacco. Per la maggioranza della gente di quassù la situazione economica, sociale e nazionale non presentava pro­

spettiva di miglioramento senza cambiamenti radicali. Al momento del­

l'impatto con i grandi avvenimenti non vi furono tentennamenti: nella stragrande maggioranza si collocarono dalla parte giusta, dalla parte del movimento di liberazione, dei partigiani.

Anche in questa parte dell'Istria, come in tutto il Litorale, il movimento politico di liberazione nazionale incomincia a prendere piede sin dal 1941

in riflesso di quanto avveniva in Slovenia e come proseguimento naturale delle attività di resistenza, nella clandestinità, al regime fascista. Perse­

cuzioni, arresti e condanne non avevano mai stroncato l'opposizione, in particolare quella del partito comunista che continuò a rinnovare le proprie cellule durante tutto il ventennio. I primi attivisti del partito e dell'OF che giungono dalla Slovenia trovano anche in !stria le condi­

zioni per iniziare un lavoro politico sistematico che porta alla formazione di comitati e di gruppi di attivisti locali, dapprima nella fascia periferica della città, Trieste, dal Domio a Dolina, da Plavije a Gabrivica, da Muggia ai monti di Crevatini, Pobeghi, Marezego, poi sempre più all'interno. Nel settore di Gradin, Pregara, Topolovec l'organizzazione del movimento po­

litico partigiano giunge prima dall'Istria croata, da Pinguente e dal bacino carbonifero di Albana ricco di tradizioni rivoluzionarie, ma già nel 1942 le attività vengono coordinate con il partito e l'OF sloveni tramite i compagni Gabrijel Rozic-Tomaz, Stanko Jakac, Anton Cerovac, Izak Flego e altri.

Le condizioni specifiche di questa parte dell'Istria non consente la pre­

senza di formazioni partigiane armate, ma le informazioni degli attachi dei partigiani che operano nel Carso, nei Brkini, nel Vipacco e nell'Istria croata si difondono rapidamente fra la gente e gli attivisti politici pos­

sono costituire comitati dell'OF già nel 1942 e nel 1943 in quasi tutti i villaggi dell'entroterra. Di grande rilievo politico è la costituzione del comitato circondariale del Partito Comunista Sloveno per l'Istria. A Ber­

tosi, presso Rizana, i delegati convenuti eleggono, 1'11 aprile 1943, a segretario il compagno Hlaj Vitko giunto in !stria con compiti organiz­

zativi dopo aver militato nelle file dei primi reparti partigiani del Lito­

rale. Del comitato fanno parte anche Ivan Cah-Istra, Frane Ivancic-Luka e Vincenc Kocjancic-Marko.

I primi fiduciari dell'OF nel settore sono Ivan Radin per Topolovec, Ma­

rija Hlaj per Belvedur e Martin Bembic per Hrvoji. La totale assenza degli uomini in età di richiamo alle armi, che sono relegati nelle unità di stanza nell'Italia meridionale, in Sicilia e Sardegna, e nei battaglioni speciali, rende difficile il lavoro politico in questi abitati, sparsi, pattu­

gliati da carabinieri e fascisti. I più attivi sono i giovani ed in particolare le ragazze.

LA CAPITOLAZIONE DELL'ITALIA NEL SETTEMBRE 1943 La caduta del fascismo porta incremento all'organizzazione dei comitati di liberazione per cui alla firma dell'armisti.zio sono in grado di subentrare al >>potere<< dell'amministrazione italiana che si discioglie subito e pren­

dere nelle proprie mani la gestione della vita pubblica. Il territorio è sotto il controllo dei partigiani ai quali si uniscono subito gli uomini validi ancora a casa e quei pochi che sono riusciti a farvi ritorno senza 9

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cadere in mano ai tedeschi. Molti sono giovanissimi, come vedremo dalla lapidi che li ricordano.

Il nostro settore dipende dal comando partigiano di Pinguente. In quella località si sono costituite infatti la I e la II brigata istriana, . croata, che includono anche i partigiani sloveni, ed italiani, di questa parte delllstria.

Una di queste brigate concretamente il 2° battaglione della II partecipa alla liberazione di Capodistria, assieme ai partigiani del battaglione slave­

no di Cezari, per mettere in salvo i restanti prigionieri politici rinchiusi nelle malfamate carceri, e di Isola.

Solo più tardi, verso la fine di settembre, il Comando generale del movi­

mento di Liberazione della Slovenia, delibera la costituzione della I brigat� partigiana istriana, slovena, e incarica Ivan Kovacic-Efenka e Dragomir BenCic-Brkin di organizzare i reparti ad assumerne il coman­

do. I rapporti in !stria, fra movimento partigiano sloveno e croato, ri­

salgono ai primi mesi della lotta. Ma dopo la capitolazione dell'Italia, il comitato circondariale del PCS per i Brkini ed il corrispondente organismo del PCC in !stria, allacciano rapporti duraturi di collaborazione politica e militare al fine di rafforzare l'unità del movimento.

Ma sui rapporti e la collaborazione dei movimenti di liberazione e delle formazioni partigiane croate e slovene in !stria rimandiamo il lettore al recente studio del dottor Tone Ferenc. (Rivista »Borec<< 6/84). Mentre è in corso l'organizzazione della I brigata istriana slovena i tedeschi si sono consolidati nei presidi di Trieste e gradualmente, con l'aiuto dei collaborazionisti locali, repubblichini, anche nei centri della costa, ma non osano spingersi nell'interno. Per farlo devono ricorrere a forze ingenti da sottrarre ad altri fronti.

L'OFFENSIVA INCENDIARIA TEDESCA NELL'OTTOBRE 1943

I comandi tedeschi seguono con particolare interesse quanto sta suc­

cedendo in !stria - intesa militarmente tutta le regione e la Slovenia meridionale - e sono preoccupati dell'ampiezza dell'insurrezione popolare e della pressione che le formazioni partigiane esercitano sulle vie di col­

legamento fra la penisola balcanica e quella appenninica. Dai documenti pubblicati finora si può constatare che il comando supremo nazista riten­

ne che l'operazione »Acks« era riuscitta meglio e più rapidamente del previsto (disarmo dell'esercito italiano e occupazione dei territori già soggetti all'Italia) e che l'unico settore ancora minacciato era proprio l'Istria. Da qui l'ordine perentorio di Hitler stesso di ripulire dalle »bande«

l'Istria con l'impiego di ingenti forze del comando del >>Gruppo d'armate B« dislocato sul Garda. Il piano delle operazioni militari viene preparato lO

dal >>generalfeldmarschal« Erwin Rommel. Si calcola che per questa offensiva siano stati impegnati 50.000 uomini, 150 carri armati, 25 can­

noni d'assalto e 90 pezzi di artiglieria anticarro.

Le operazioni nell'Istria vera e propria - seconda fase dell'offensiva - iniziano la sera del l ottobre, 1943 .. Dalle basi di partenza - il comando delle operazioni è a Lipica - muovono: il I Reggimento corazzato gra­

natieri della SS, il 21 Reggimento granatieri, rafforzato, il 132 Reggimento granatieri della 24 divisione corazzata, la 71 Divisione di fanteria, un battaglione del 19 Reggimento di polizia SS e una squadriglia di imbar­

cazioni d'assalto lungo la costa.

Contro un tale schieramento di truppe corazzate e motorizzate da >>grandi fronti« i reparti partigiani schierati in !stria, male collegati fra loro e inesperti della tattica partigiana, possono opporre ben poca resistenza.

I reparti già consolidati possono ritirarsi in un certo ordine, ma un gran numero di partigiani, a cui si uniscono molti civili disarmati, si ritirano di front� al dilagare delle colonne tedesche e vengono intrappolati in va­

,rie >>Sacche«. Il 2 ottobre i tedeschi occupano praticamente l'intero ter­

ritorio della parte slovena dell'Istria lasciandosi dietro case e villaggi bruciati, devastati e ovunque partigiani, ma ancor più civili, fucilati.

Sul nostro settore si chiude la morsa di due colonne, una proveniente dal nord - il I Reggimento SS - e l'altra dal meridione, dopo aver occupato Momiano, Marusici, Cobertoni, composta da reparti del 21 Reg­

gimento. I partigiani della II brigata istriana croata dislocati nella zona possono disturbare soltano le prime pattuglie poi si ritirano all'interno.

Diversi giovani inesperti vengono catturati e saranno poi fucilati con i ci­

vili rastrellati un pò ovunque. I tedeschi danno alle fiamme diverse case ad Abitanti, Br·ezovica, Gradin e Topolovec. I caduti ed i fucilati di questa offensiva sono ricordati dalle lapidi nei cimiteri di Hrvoji e di Gradin.

Le vittime nel cimitero di Hrvoji sono:

BEMBIC A vgustin di 38 anni BOSKIN Matija di 30

MARKEZIC: Albin di 18, Avgustin di 32, Marjan di 27, Rudolf di 18, partigiano, Valentin di 23 '

RADIN: Celestin di 24, Ivan di 46, Angel di 19 SEMA Lazar di 34, partigiano, di Dugo brdo STEPANCIC Mihael di 44, da Triban, partigiano SAVLE Lucjan di 1 7, partigiano

SA VRON Slavko

TRIP AR Zeno n di 46 anni.

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La lapide nel cimiteri di Gradin riporta un elenco di nomi ancor più lungo. Il 3 ottobre sono stati fucilati o uccisi in combattimento:

BUZECAN Anton di 19 anni e Silvo di 18 JAKAC Anton

JUGOV AC Ivan di 21 anno MARKEZIC Rudi

MAKOV AC Herman

PERIC: Albin di 30, Marija di 16, Joze di 51, Ivan di 42 SA VLE An ton di 35

SA VRON: Ales di 43, Albert, Matej di 41, Lino di 20" J oze di 22, Rudolf di 38, Silvan di l 7, Marij di 18 e Viktor di 36 anni,

abitanti dei villaggi di Gradin, Abitanti, Brezovica, Sirci. Vi sono poi i nomi di

BONIVENTO Giuseppe CASCIANELLI Mario .COLAJACOMO Orlando DALNIN Lino

POCKAJ Gaspar SABADIN Glauco VIZINTIN Jeremija

provenienti da altri luoghi, alcuni ex militari dell'esercito passati con partigiani.

La spietata repressione disorienta e demoralizza la gente. Inoltre i tede­

schi vi hanno disposto presidi e postazioni, servendosi anche dei collabo­

razionisti repubblichini, rendendo rischioso il lavoro degli attivisti politici e dei nuclei partigiani ricostituiti nel territorio. Ma con una attività in­

sistente, capillare, selettiva, riprendono vita le cellule del partito e gli attivi dell'OF. In molti villaggi si aprono scuole »partigiane«, slovene.

Cosi a Gradin si tiene per diversi mesi l'insegnamento sotto la guida di Fetra Buzecan.

I comitati riprendono gradualmente le loro funzioni: raccolta di aiuti per i partigiani, controllo del terreno per impedire che si instauri l'autorità dell'occupatore, che non si paghino tasse e tributi, che non si porti fuori dal territorio derrate e prodotti, reclutamento di volontari, assistenza alle famigli bisognos , aiuto nei lavori dei campi alle famiglie rimaste senza forza la v ro, attività di propaganda e informazione. N el terreno operano soltanto pie oli nu l i di partigiani armati. I nuovi r clutati vengono avviati all f rmazi ni p rti ian n ll'int rn d lla Slov nia, n i Brkini, n lla N tranj k n lla l nj k . C i i vani, ma an h

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meno giovani, di KoromaCi, Sirci, Zrnjovec, Abitanti e Gradin che entra­

,no nei partigiani vanno ad incrementare gli organici della brigate della 18 e della 15 Divisione del VII Korpus e dei Distaccamenti (Odred).

In questa parte dell'Istria operano soltanto nuclei di partigiani del VOS (Varnostna obvescevalna sluzba - Servizio di sicurezza e informazioni) e un battaglione, il 3°, dell'Istrski odred. Si tratta del battaglione di parti­

giani italiani che ha preso il nome di Battaglione Zol per onorare la memoria del comandante della Brigata Triestina dell'Istria, Giovanni Zol, caduto a M une il 7 novembre del 1943. N e i messi invernali questi nuclei

Lapide ai caduti nel cimitero di Hrvoji

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partigiani svolgono una intensa attività con agguati lungo le vie di co­

municazione e con colpi di mano e azioni di sabotaggio. La presenza di questi gruppi a ridosso dei presidi è molto importante perchè mantiene viva tutta l'attività dell'antifascismo nelle città e procura ai comandi superiori e quindi agli alleati numerose preziose informazioni sulle opere di difesa e la disposizione delle truppe tedesche nel territorio. Le condi­

zioni del terreno non consentono la formazione di reparti partigiani con­

sistenti in questa parte dell'Istrìa e ne fa un'amara esperienza anche il battaglione >>G.Zol« che viene riorganizzato dopo che il suo organico era cresciuto oltre i limiti ragionevoli con l'inclusione di molti giovani volon­

tari sloveni. N el 3° battaglione dell'Istrski odred si costituisce una com­

pagnia di partigiani italiani al comando di Stelio Fontanot e con Ennio Agostini commissario politico, che viene coinvolta in un rastrellamento nel settore Truske-Trebese e subisce gravi perdite. Cade anche il vice­

commissario, il giovane studente Fulvio Lazzarini. I superstiti della com­

pagnia vengono trasferiti in Carso, al Battaglione d'Assalto Triestino, ma, prima di congiungersi con quel reparto di partigiani italiani, subisco­

no altre perdite nel proditorio attacco dei tedeschi nella dolina nei pressi del villaggio di Temenica.

Il settore oggetto della nostra indagine non presenta, nei mesi invernati, fatti e avvenimenti di rilievo. Fuori dal raggio delle vie di comunicazione più importanti, inadeguato per lo stanzamento di reparti partigiani, vede solo movimenti di pattuglie ed è toccato marginalemtne da rastrellamenti o offensive nemiche. Ma molto intenso è il lavoro politico-organizzativo e a primavera inizia un forte reclutamento per le brigate partigiane, particolarmente del VII Korpus. La mobilitazione decretata dal Comando

�!enerale del movimento di liberazione della Slovenia viene effettuata dal Komando Mesta Koper - cioè il Comando piazza di Capodistria - che opera, con successo in tutto il territorio dell'Istria, slovena, fin ai centri della costa. Nel mese di maggio viene costituito il battaglione Alma Vi­

vada. È un reparto autonomo della 14 Brigata d'Assalto Garibaldi Trieste, concepito negli accordi fra il Comando del Corpo Volontari della Libertà ed il IX Korpus con compiti di reclutamento e di guerriglia. È l'unica formazione di partigiani italiani che porti il nome di una donna, quello di una compagna, caduta in uno scontro a fuoco con una pattuglia di ca­

rabinieri a Trieste, il 28 giugno 1943.

È composto in prevalenza da operai del rione di Muggia, gapisti ed attivi­

sti di Unità operaia nelle fabbriche che devono passare alla clandestinità.

È ricordato spesso anche con il nome di >>battaglione Cicogna« dal nome di battaglia del suo comandante Mario Tul-Cicogna. Francesco Gasperini­

Buck è commissario politico. Paolo Zaccaria-Zaro vicecomandante del bat­

taglione.

Comandante della la-compagnia è Mario Frausin-Nanos con commissario politico Giovanni Tiepolo-Athos.

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Veduta del settore di confina sloveno-croata fra Hrvoji e Kuéibreg

Comandante della 2a Mario Santin-Walter con commissario politico Dario Robba-Gazzella; comandante della 3a compagnia Ponziano Hrvatin-Mirko con commis.sario poli tic� Mario Lukac-Viljem. N el comando operativo ci .sono esperti combattenti come Ercole Depangher Giovanni Viola-Isak e

Ivan Cac-Bill. '

Con un battaglione dell'Istrski odred, i reparti del Komando mesta e i nu­

clei del VOS (poi VDV) costituisce quel piccolo esercito partigiano che opera, con successo, in questa parte dell'Istria. Preocupati dell'attività d1 questi reparti partigiani i tedeschi organizzano in estate un forte rastrel­

lamento, un'offensiva rapida, incisiva, deniminata >>Prien«. È una tattica nuova, studiata appositamente per le caratteristiche del terreno in !stria:

attac.care .conter:npor.a?ean:ente da diverse basi di paetenza con gruppi selezwnati, ben 1strmti ed mformati della situazione.

L'operazione >>Prien«, dettagliatamente descritta da Maks Zadnik nella t ria dell'Istrski odred, costringe la Alma Vivoda a lasciare le basi ini­

ziali, a ridosso di Muggia, e portarsi all'interno, nel settore di GraCisce- 15

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Gradin. Anche il nostro settore viene toccato da questa sortita improvvisa dei tedeschi e fra Hrvoji e Semi vengono uccisi quattro civili e distrutto un magazzino partigiano.

L'attività politica nei mesi estivi raggiunge l'apice della mobilitazione generale del vasto fronte antifascista, de� movimento cioè di liberazione, con l'elezione dei Comitati di Liberazione Nazionale (NOO). Vengono de­

finiti i nuovi distretti e nell'interno di questi i comitati locali (KNOO).

Il nostro settore fa parte del distretto >>istriano<< che abbraccia il territorio fra Mavraz, Gracisce, Gradin, Pregara e Topolovec. A Brezovica le elezioni del primo comitato locale avvengono ai primi di agosto e viene eletto a presidente il compagno Anton Mikolie con Viktor Mikolie segretario e Stefan Savron di Kortine, Ferie Viktor di Abitanti e Ferie Andrej re­

ferenti.

A Gradin la presidenza del Comitato locale è affidata a Ivan Buzeean con Ivan Pavli.S segretario e Avgust Pavlie di Pavliei, Peter Savron e Peter Pavlie referenti.

A Topolovec il presidente del comitato locale è J oze Sa v le, segretario è Anton Zankolie, referenti Ivan Savle-Zenon, Ivan Savron e Martin Bernbie.

A Zrnjovec presidente Ivan Radin, segretario Marij Radin, referenti Ernest MarkeZie, Anton Radin e Peter Markezie.

Il settore delega all'assemblea del distretto Pio Savle-Miro, Katarina Savle e Peter Pavlie. Nell'essecutivo del Comitato distrettuale, presieduto da Gabrijel Rozic-Tomaz figurano fra gli altri Erminja Buzeean-Zlata, Mirko Pavlie-Ciril, Pio Savle-Miro e Ljubica Markezie Savle-Cvetka.

Giudice popolare, eletto dall'assemblea distrettuale, è, fra gli altri, Kata­

rina Savle.

Nello stesso periodo, in attuazione di una disposizione dello SNOS,. (Svet Narodne Osvoboditve Slovenije - Consiglio di Liberazione Nazwnale della Slovenia) il governo cioè espresso dai delegati popolari del movi­

mento di liberazione, vengono prescelti i dirigenti della Difesa popolare (Narodna zaseita) come guardia armata dei Comitati di LN locali e distret­

tuali. A Brezovica l'organizzazione della Difesa popolare è affidata a An­

ton Mikolie e, dopo il suo arresto in dicembre, a Peter Ferie, a Gradin a Stefan Savron, a Topolovec a Ivan Savle-Zenon. Molti nomi si ripetono nelle funzioni perchè la maggioranza degli uomini è nelle formazioni par­

tigiane in Slovenia e, come si saprà più tardi, nelle formazioni partigiane d'Oltremare dove sono confluiti, prima nella base di Bari e Gravina, numerosi ex soldati rimasti a sud di Cassino o fatti prigionieri dagli allea­

ti. Complessivamente questi villaggi hanno dato alla Lotta di Liberazione ben 51' caduti o morti nei campi di concentramento nazisti. Gli associati

._:,

nell'organizzazione dei combattenti della lotta di liberazione che vi risie­

dono attualmente sono 45, ma si sà che molti si sono trasferiti subito dopo la liberazione nei centri della costa, da Ancarano a Sicciole, per oc­

cuparsi nelle fabbriche e nelle aziende agricole.

Riprendendo il nostro itinerario ci portiamo al cimitero di Hrvoji. Anche questo villaggio, caratteristico di questa parte dell'Istria, risente dell'ab­

bandono di molti suoi abitanti e molte case sono in rapido e grave deca­

dimento. Ma la maggiore lacerazione del paese e di tutto l'ambiente è do­

vuta al vuoto lasciato dal campanile, abbattuto dai fulmini. Costituiva un elemento paseaggistico importante, un punto di orientamento visibile da lontano, paragonabile al campanile di Zrenja (Stridone) sul versante op­

posto, sopra Pietrapelosa. La gente non si rassegna a questa mutilazione ed è disposta ad una nuova autotassazione per ricostruirlo come fecero i loro vecchi che lo misero su con i contributi dalla vendita del fagioli.

È da augurarsi che quel troncone di campanile, conservato soltanto alla base, non più alto del portale della chiesa - costruita o rifatta nel 1791, come indica la scritta sull'architrave - ritorni presto ad essere un ricordo e l'opera intera restaurata a dovere.

Il cimitaro, in vetta al colle fuori dal paese, è tenuto bene e le molte lapidi recenti testimoniano dell'attaccamento della gente di qui al paese d'origi­

ne. I nomi, sulle tombe, sono quelli di duecento anni fa, dei Bembic, Savron, Bonazza, Kocjaneie, Boskin, Skerlie ... Dal lato settentrionale, al centro, un blocco di marmo, fra il verde riporta una breve dedica, in lingua slovena:

1941- 1945

A RICORDO DI 120 COMPAGNI CADUTI PER LA LIBERTÀ e quattro versi che tradotti suonano:

QUESTI, CHE RIPOSAN QUI, SON CADUTI PER NOI COL PENSIERO RIVOLTO A GIORNI PIÙ BELLI E IL SEME FECONDATO DAL LORO SANGUE

HA FATTO SBOCCIARE COME FIORE UN'ERA NUOVA RIPAGANDO MILLE VOLTE IL LORO SACRIFICIO.

Indubbiamente un tributo di sangue molto elevato considerando che il territorio non aveva, durante la lotta, •rilevanza strategica. D'altra parte abbiamo constatato che offensive e rastrellamenti da queste parti non ne furono molti. >>Sono venuti tre o quattro volte - dicono le due donne che abitano a Skrliéi - ma erano sempre in tanti, con carri, cannoni e sparavano che pareva la fine del mondo<<. Da queste testimonianze e dalla date riportate su lapidi e monumenti si deduce che vi furono delle date particolarmente >>nere<<, degli avvenimenti in cui le vittime furono elevate. E dopo il 3 ottobre 1943 troviamo infatti i funesti giorni del novembre 1944.

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I COMBATTIMENTI NEL NOVEMBRE 1943

Ai primi di novembre giunge nel settore la II Brigata della 43 Divisione Istriana. È una brigata partigiana prestigiosa che si è fatta molto onore nelle dure battaglie, a fianco della gemella brigata ••Vladimir Gortan«, nel Gorski kotar. È venuta in !stria con una marcia che voleva essere quasi dimostrativa della presenza partigiana nella penisola, come di sfida ai numerosi presidi nazi-fascisti. Al suo passaggio, nelle varie località del­

l'interno, aveva svolto un notevole reclutamento di nuove forze. »Aveva­

mo anche il compito - testimonia il maggior-generale Milan Klobas, allora funzionario della brigata - di attacare dall'interno i presidi lun­

go la costa nell'eventualità di uno sbarco alleato di cui si parlava. Inoltre dovevamo stabilire rapporti più stretti con le formazioni partigiane slo­

vene e con il battaglione »Cicogna«. Sapevamo di questo reparto parti­

giano italiano, che collaborava con i nostri gruppi nel buiese, e deside­

ravamo conoscerci meglio dato che nella nostra divisione avevamo il battaglione italiano »Pino Budicin«.

Come negli altri paesi attraversati anche nel nostro settore la II Brigata della 43 Divisione viene accolta dalla popolazione con vero entusiasmo e molta gente assiste ai »meeting« organizzati nei paesi in cui si sono acquartierati i reparti da Topolovec a Gradin, Abitanti e oltre.

Naturalmente la presenza di una formazione così consistente ed orga­

nizzata di oltre 600 combattenti, che si spostava con cavalli e salmerie, non può sfuggire all'osservazione dei presidi tedeschi, che decidono in­

fine di passare all'attacco. L'offensiva è concepita sull'esempio dell'ope­

razione »Prien«, con colonne che muovono da varie basi di partenza, rapide, accerchianti. Il 4 novembre, quando viene dato l'allarme, la brigata si trova praticamente accerchiata nel settore. I reparti per sgan­

ciarsi sono costretti a durissimi combattimenti talvolta contro due e tre linee di sbarramento. Determinante è il contributo del reparto della brigata che si è attestato nel settore di Stara Mandarina e il bosco di Slo­

vinjak. Lo attesta la lapide nell'abitato di Skrliéi con una dedica dello scrittore croato Juri Kastelan. Tradotta dice:

SU QUESTI COLLI, ALLA VIGILIA DELLA LIBERAZIONE,

NEL MESE DI NOVEMBRE 1944, SONO CADUTI 18 COMBATTENTI DELLA 43 DIVISIONE ISTRIANA. SONO CADUTI COMBATTENDO PER PROTEGGERE E CONSENTIRE ALLA LORO II BRIGATA DI SALVARSI DALL'ATTACCO DEI TEDESCHI E DEI FASCISTI

ITALIANI.

In pqche righe, senza retorica, è tramandata ai posteri una pagina dolo­

rosa ed eroica insieme della storia di questa formazione e degli avveni­

menti di questo territorio.

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Lapide ai caduti nel cimitero di Gradin

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Mentre tedeschi e fascisti rientrando alle loro basi si portano dietro i lo­

ro morti, parecchi, l'opera pietosa di raccogliere i partigiani rimasti sul terreno, viene affidata ai referenti dei comitati locali. Le salme vengono tumulate in una fossa comune nel cimitero di Hrvoji. In massima parte sono giovani che la gente di qui n.on conosce, che sarà difficile ident�­

ficare perchè privi di documenti e spesso gravemente sfigurati. Solo pochi, dopo la liberazione, verranno traslati nei cimiteri dei loro paesi di residenza.

Nel settore in cui si svolgono i combattimenti contro la II Brigata si trovano quel giorno an.che i reparti del Komando mesta Koper e del battaglione Alma Vivoda. Sia perchè appostati ai margini del settore investito, sia perchè meno numerose queste due formazioni riescono a sottrarsi all'attacco e a uscirne senza perdite. Solamente alcune pattu­

glie della Vivoda in ricognizione di sicurezza sono coinvolte nei combat­

timenti e subiscono perdite. Cadono il quindicenne Oreste Pecaric ed il dicianovenne Aldo Cergol di Skofije e altri tre partigiani del battaglione italiano.

Gli avvenimenti del 4 novembre risultano di grave effetto sul morale dei combattenti del battaglione Alma Vivoda. Il terreno divenuto infido accentua le fatiche accumulate in tante marcie. Si manifestano anche casi di tifo, il cibo è scarso, le notti all'aperto con i primi freddi, un tormento. Al comando e nei reparti si svolgono consultazioni. Bisogna decidere se tener conto o meno del consiglio - ma è quasi un ordine, - del comando del VII Korpus, di spostare il grosso del reparto in zona arretrata, nei Brkini. Molti non se la sentono di intraprendere una marcia così lunga e faticosa. Giungono dal settore di Muggia Ivan Cac-Bill ed il medico Aldo So�a-Toni per chiarire la situazione. Il dottor Toni con­

stata il cattivo stato di salute del comandante Mario Tul-Cicogna e lo fa ricoverare in una infermeria partigiana. Il comando viene così rior­

ganizzato perchè anche il commissario politico, Vittorio Pockaj-Massimo, assume nuove funzioni. Nuovo comandante è· Paolo Zaccaria-Zaro, com­

missario politico Francesco Gasperini-Buch, vice-comandante Mario Frausin-Nanos, vice-commissario Dario Robba-Gazzella. Dopo alcune operazioni in territorio del Komando mesta di Buie il battaglione rientra nel settore di Topolovec senza una chiara decisione sul comportamento da tenere. Il comando con la prima compagnia ed i servizi si sistema in un avvallamento sotto Topolovec. Si unisce loro anche un gruppo di partigiani del Komanda mesta Buie. La seconda compagnia scende la vallata del Dragogna e si attesta sulla destra del fiume, sotto il villaggio di Labor. La terza compagnia, in attesa di passare la Dragogna, si sistema nei rilievi non lontano da Kuéibreg. La sera del 24 novembre il comando di battaglione riceve l'informazione che i tedeschi del nuovo presidio di Truske stanno preparando un rastrellamento. Discutono se sia oppor­

tuno spostare tutta la formazione oltre il Dragogna, nella zona di Borst.

Prevale, l'opinione di rimanere rafforzando le misure di sicurezza, come attesta una dichiarazione del commissario politico Gasperini compilata subito dopo gli avvenimenti in parola. L'indomani, 25 novembre, alle

7 ,30, le staffette comunicano che i tedeschi sono già a Hrvoji, pratica­

mente già a portata di tiro sopra le postazioni del comando battaglione.

Il comandante Zaro prende le misure necessarie per difendere le posizio­

ni e consentire al grosso di scendere a vale. È troppo tardi. I tedeschi hanno individuato la posizione, molto infelice, nell'avvallamento, del rep::1rto e lo hanno circondato. Quando aprono il fuoco ogni resistenza risulta impossibile anche perchè il comandante Zaro è stato colpito alla prima raffic::1 ed è caduto con il petto squarciato da una pallottola dum­

dum. Nello sbandamento molti uomini vanno a finire direttamente nelle mani degli aggressori appostati su tutte le piste ed i sentieri. Sul terreno, con il comandante Zaro rimangono Ferruccio Balbi-Ljubo, giovanissimo, Fortunato Rozzo-Tempesta, Sergio Tossi-Nicki, Giovanni Pecchiari-Ma­

rio, due dei malati di tifo, Nereo Parovel-Stefano e Giovanni Pecchiari­

Branko e due partigiani appartenenti al Com::1ndo piazza di Buie. L'ele­

vato numero di prigionieri, 47, dimostra le precarie condizioni, fisiche e morali, degli uomini. È un colpo molto grave per l'>>Alma Vivoda«, praticamente la sua fine. I superstiti rientreranno alle loro case e ope­

reranno con i gruppi GAP, alcuni si aggregano ai rep::1rti sloveni, il Komanda mesta e il reparto della Marina partigiana che si è costituito da poco in Istria. Anche i caduti della formazione italiana vengono tumu­

lati nel cimitero di Hrvoji e saranno traslati dopo la liberazione. Tre sono dunque le date nefaste della lotta di liberazione in questo territo­

rio: il 3 ottobre 1943, il 4 ed il 25 novembre 1944. Le lapidi ed i monu­

menti testimoniano che i caduti in altre operazioni sono rari. Il blocco di marmo nel cimitero di Hrvoje, che gli anni coprono di una sottile patina grigia, li accomuna tutti, 120, ma forse più, diversi ancora senza un nome, sfortunati compagni di origine slovena, croata ed italiana che hanno sacrificato la loro vita perseguendo l'ideale della libertà, della fratellanza, del progresso.

I vivi li ricordano ancora. Vengono qui ogni anno, il novembre, e con loro i giovani. Si raccolgono davanti alla tomba e poi davanti al monu­

mento sul colle di Skorliéi, con le bandiere e le corone. Sono sloveni, croati ed italiani, del capodistriano, del buiese, di Muggia e di Trieste.

E la gente dei villaggi vicini si unisce a loro. Senza rituali convenzionali rinnovano un impegno, sincero, che fu dei partigiani caduti: impegno di lottare contro tutte le oppressioni, per la libertà e la fraterna conviven­

za delle genti delle tre nazionalità di queste terre, per la pace nel mondo.

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Incontro tradizionale al monumento nel 1982

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Edito dal Consiglio per la storia della LLN preso il Museo regionale di Capodistria e dal Istituto di Ricerche storiche di Rovigno

in collaborazione con

l'Unione Associazioni dei Combattenti della LLN [per i Comuni Costieri - çapodistria l'Unione Associazione Combattenti LLN

del comune di Buje la Sezione dell'ANPI di Muggia

Stampata nella tipografia Jadran di Capodistria in 500 copie, novembre 1984

Design: MAK Capodistria

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