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ANIA ASSEMBLEA ANNUALE ANIA

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Academic year: 2022

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R e l a z i o n e d e l P r e s i d e n t e F a b i o C e r c h i a i

R o m a 1 l u g l i o 2 0 0 8

B O Z Z A D I S T A M P A

ANIA

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Autorità, Signore e Signori, Cari Colleghi,

benvenuti e grazie per la vostra presenza a questa nostra assemblea annuale in cui intendiamo rivolgerci a tutti i nostri interlocutori. A tutti formuliamo l’invito a un dialogo costruttivo.

Con i colleghi dell’industria bancaria abbiamo avviato un progetto importante, r e a l i z z a t o s i n e l l e s c o r s e s e t t i m a n e c o n l a c o s t i t u z i o n e d e l l a F e d e r a z i o n e A B I - A N I A .

La Federazione nasce con l’obiettivo di promuovere il ruolo dell’industria bancaria e assicurativa, coniugandolo con gli interessi generali del Paese.

È r a d i c a t a i n n o i l a c o n v i n z i o n e c h e u n s i s t e m a f i n a n z i a r i o m o d e r n o e d e f f i c i e n t e è c o n d i z i o n e i n d i s p e n s a b i l e p e r l o s v i l u p p o s o s t e n i b i l e d e l - l’economia e della società italiana.

Perseguire tale obiettivo significa, in concreto, promuovere la logica di impresa e la cultura della concorrenza; migliorare la qualità del servizio che offriamo a consumatori, risparmiatori, imprenditori; mantenere la stella polare della chiarezza, trasparenza e fiducia reciproca nel rapporto con chi affida all’industria finanziaria i propri risparmi, la propria sicurezza.

La Federazione è impegnata sin d’ora a ricercare punti di convergenza con le altre Associazioni di impresa.

N e i m e s i s c o r s i , a b b i a m o c o n c o r s o a r e a l i z z a r e l a F o n d a z i o n e “ F o r u m permanente ANIA-Consumatori”, un organismo paritetico che mira a rendere sistematico e più fattivo il dialogo tra imprese e assicurati. Il Forum ha intenzione di monitorare la soddisfazione per il servizio assicurativo; progetta programmi di informazione ed educazione volti ad aumentare il grado di comprensione dell’assicurazione; propone iniziative finalizzate ad accrescere la trasparenza nell’offerta dei prodotti.

Con il metodo di un confronto aperto e approfondito, abbiamo concluso rinnovi dei contratti nazionali di lavoro nel nostro settore, apportando rilevanti innovazioni positive sia per i lavoratori sia per le compagnie.

N e i r a p p o r t i c o n l e o r g a n i z z a z i o n i d e g l i a g e n t i , i n v e c e , s i è d e t e r m i n a t a , n o s t r o m a l g r a d o , u n a s i t u a z i o n e d i t e n s i o n e e d i f f i c o l t à a c a u s a d i i n t e r v e n t i n o r m a t i v i , a t t u a t i d a l p r e c e d e n t e G o v e r n o , i n m a t e r i a d i d i v i e t o d i d i s t r i b u - z i o n e i n e s c l u s i v a .

Tali interventi hanno reso non più attuale l’accordo nazionale agenti, del quale sono venuti a cadere i presupposti per un eventuale rinnovo.

I l d i a l o g o t r a a s s i c u r a t o r i e i n t e r m e d i a r i d e v e c o m u n q u e p r o s e g u i r e , e prosegue nei fatti, in particolare a livello di gruppi e di singole aziende. Gli agenti sono, restano una componente essenziale del valore delle imprese.

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La politica per lo sviluppo

Lo scorso aprile dalle urne sono usciti risultati chiari. Gli italiani hanno chiesto semplificazione, stabilità e concretezza di azione.

Il nuovo Governo dispone di tutte le condizioni per operare con decisione ed efficacia. È davvero grande l’attesa di iniziative concrete e incisive che consentano al Paese di riprendere un cammino di crescita e concorrano a ristabilire un clima di fiducia nelle famiglie e nelle imprese.

L’Italia è fanalino di coda in Europa; la crescita rischia di non superare il mezzo punto percentuale nel 2008.

Come in altri paesi, il violento aumento del prezzo del petrolio e dei beni alimentari si riflette in una crescita dell’inflazione; contribuisce a creare una sensazione di incertezza e paura del futuro in ampi strati della popolazione.

Più di altri paesi, abbiamo risentito del repentino rallentamento della domanda globale.

Per affrontare i problemi del Paese è richiesto il contributo di tutti, coraggio, senso di responsabilità e concretezza. Ma anche capacità di dialogo e disponibilità all’ascolto.

Manifestiamo apprezzamento per i progetti annunciati dal Governo al fine di rilanciare lo sviluppo economico del Paese, in particolare per quelli relativi a l l a r i d u z i o n e d e l l a s p e s a p u b b l i c a , a l l ’ e f f i c i e n z a d e l l a P u b b l i c a A m m i - nistrazione, alla semplificazione normativa, con specifico riguardo al mercato del lavoro.

Non possiamo non dire però che, tra le diverse opzioni di politica economica a disposizione del Governo, quella dell’inasprimento fiscale a carico di alcuni settori appare inopportuna.

Banche e assicurazioni rappresentano quasi metà della capitalizzazione della borsa italiana. Tenendo conto anche degli altri settori su cui incidono i provvedimenti del Governo, si arriva a circa i due terzi del mercato. Una tassazione più elevata su questi settori finisce inevitabilmente per colpire quei milioni di risparmiatori che hanno investito in borsa, direttamente o tramite le diverse forme di risparmio gestito, inclusi i fondi pensione. E questo a v v i e n e d o p o u n a n n o i n c u i , p e r v i a d e l l e t u r b o l e n z e f i n a n z i a r i e internazionali, i titoli di banche e assicurazioni hanno perso circa il 30% del loro valore.

Gli investitori, che ci hanno affidato parte del loro risparmio, non hanno certo v i s t o e x t r a p r o f i t t i . S a n n o b e n e c h e l a r e d d i t i v i t à d e l l e b a n c h e e d e l l e assicurazioni italiane è in linea, se non inferiore a quella dei concorrenti esteri. Sanno che la pressione fiscale è da noi più elevata. Temono che la crisi finanziaria non sia del tutto superata e vedono nuovi rischi addensarsi all’orizzonte della congiuntura e della finanza internazionale per via dei rincari delle materie prime.

Insomma, misure fiscali di questa natura non aiutano certo a consolidare quel bene prezioso che è la fiducia dei risparmiatori.

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Non aiutano a conseguire l’obiettivo – da tutti considerato primario – del contenimento dei prezzi.

L’industria finanziaria italiana ha risentito meno di quelle di altri paesi degli effetti negativi provocati dal diffondersi della crisi dei mutui subprime. Nel settore assicurativo ciò è stato possibile anche grazie a regole di vigilanza efficienti, oltre che per la prudenza dei nostri amministratori.

Ma questo risultato dovrebbe essere considerato un titolo di merito, non certo un motivo per aumentare la tassazione sulle nostre imprese.

Non vogliamo, con questo, sottrarci dal dare il nostro contributo al risa- namento dell’economia italiana e della finanza pubblica. Siamo convinti, però, che gli interventi di politica economica sul nostro settore debbano avere un obiettivo prioritario: consentirci di fare al meglio il nostro mestiere, perché questo è il contributo vero e duraturo che possiamo dare allo sviluppo economico del Paese.

Il contributo dell’assicurazione allo sviluppo

Nel 2007 abbiamo risarcito oltre 10 milioni di sinistri: sono 10 milioni di problemi specifici di famiglie e imprese che hanno trovato soluzione tramite l’intervento assicurativo. 25 miliardi di euro sono stati destinati agli assicurati o ai beneficiari a fronte dei danni subiti. Oltre 470 miliardi di euro sono stati investiti nei mercati finanziari e immobiliari. Oltre 10 miliardi di euro sono stati versati allo Stato come imposte dirette, tasse sui premi e contributi sociali. 300.000 persone, tra dipendenti e intermediari, operano nell’industria assicurativa.

In altri paesi la consapevolezza del legame tra assicurazione e sviluppo economico è molto alta: non sorprende, ad esempio, che la “Commissione Attali”, istituita dal Presidente Sarkozy allo scopo di individuare le misure più efficaci per il rilancio dell’economia francese, faccia ripetutamente riferi- mento al ruolo dell’assicurazione.

Da questo punto di vista, in Italia, molto resta ancora da fare.

Malgrado la forte crescita avvenuta negli ultimi due decenni, il divario in termini di sviluppo assicurativo rispetto agli altri paesi europei è lungi dall’essere colmato.

I premi danni, al netto di quelli relativi all’assicurazione obbligatoria r.c. auto, sono da noi pari all’1% del PIL, ovvero tra la metà e un terzo degli altri principali paesi europei. Le riserve vita sono fortemente cresciute dalla metà degli anni novanta, passando dal 5% al 23% del PIL, ma rimangono molto inferiori a quelle di altri paesi.

La sottoassicurazione lascia le famiglie e le imprese in condizioni di maggiore vulnerabilità, più esposte alle conseguenze negative di eventi avversi.

Le persone si sentono più insicure. Si accentuano le paure prodotte dalla globalizzazione e dal progresso tecnologico. Le imprese risultano meno competitive.

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U n a m o d e s t a d i f f u s i o n e d e l l ’ a s s i c u r a z i o n e a c c e n t u a , i n e v i t a b i l m e n t e , l a pressione sui conti pubblici. L’assicurazione, in ogni sua manifestazione, va considerata, ed è, parte del sistema di welfare di un paese. Quanto meno essa è sviluppata, tanto più la domanda di sicurezza che cresce nella società si indirizza verso lo Stato.

Il trend di questi ultimi due anni, purtroppo, non è stato favorevole.

Nei rami danni, l’aumento dei premi è stato inferiore alla crescita del PIL.

Nei rami vita, nell’ultimo biennio, la raccolta premi è risultata in calo; lo scorso anno, per la prima volta da oltre venti anni, si è avuta una diminuzione dello stock delle riserve.

Si tratta di un fenomeno che si inquadra in una fase generale di disaffezione degli italiani nei confronti dell’industria del risparmio gestito, di cui anche l’assicurazione è parte.

La sottoassicurazione, in Italia, ha cause diverse. Dipende in larga misura da un sistema di regole che non favorisce una efficiente partnership tra sistema pubblico e privato nel campo della sanità, della previdenza integrativa, della gestione delle catastrofi naturali.

Vi contribuisce l’elevato livello della tassazione sui premi dei rami danni. Le aliquote d’imposta applicate in Italia ai premi assicurativi sono tra le più alte a livello europeo, con particolare riguardo alla r.c. auto, alla r.c. generale e all’assicurazione contro l’incendio.

Ma tra le cause della sottoassicurazione vi è anche la scarsa consapevolezza che oggi, e ancor più in futuro, lo Stato non è, e non sarà, in grado di farsi carico di tutti i problemi.

Al nuovo Governo chiediamo di comunicare con chiarezza – soprattutto ai giovani – questo dato di fatto. Chiediamo di assumere le iniziative necessarie a promuovere una virtuosa partnership tra sistema pubblico e intervento privato, che è l’unica via per evitare di trasferire sulle generazioni future oneri insostenibili e gravi disservizi sociali.

P e r q u a n t o c i c o m p e t e , s i a m o d i s p o n i b i l i a f a r e l a n o s t r a p a r t e , c o n investimenti, innovazione di prodotto, assunzione di rischi, qualità del servizio.

La previdenza complementare

La recente riforma della previdenza complementare è stata, senza dubbio, un fatto positivo. In base ai dati della COVIP, il numero di iscritti è aumentato nel 2007 del 43% rispetto all’anno precedente.

Siamo, però, ancora lontani da livelli di adesione e di contribuzione che con- sentano di garantire un reddito adeguato a chi andrà in pensione nei prossimi decenni.

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O c c o r r e d a r e m a g g i o r e f l e s s i b i l i t à a l s i s t e m a , r i c o n o s c e n d o u n d i r i t t o d i ripensamento per un certo lasso di tempo, dopo l’iniziale conferimento del TFR a una forma previdenziale. Riteniamo che questa possibilità contribuirebbe a ridurre la riluttanza dei lavoratori a devolvere il TFR.

Occorre continuare a sensibilizzare i lavoratori, specie i più giovani, sulla necessità di investire di più nella previdenza.

È inoltre indispensabile rendere il sistema più aperto alla concorrenza e più rispettoso delle libere scelte dei lavoratori, consentendo la piena portabilità del contributo del datore di lavoro a tutte le forme previdenziali.

O c c o r r e , i n f i n e , p r e n d e r e a t t o d e l f a t t o c h e l e r i s o r s e a l l o c a t e a t u t t e l e diverse forme previdenziali rappresentano sino ad oggi meno del 2% delle attività finanziarie complessive delle famiglie italiane. È dunque il terzo pilastro, ossia il risparmio non esplicitamente devoluto alla previdenza, quello su cui le persone fanno ancora principalmente conto per far fronte alle esigenze della terza età o a eventuali altri problemi nel campo della sanità e dell’assistenza.

Secondo i dati della Banca d’Italia, le attività finanziarie delle famiglie sono pari a 4 volte il reddito disponibile annuo. Per circa l’85% esse fanno capo a lavoratori dipendenti e pensionati. Il 59% dei nuclei con capofamiglia tra 51 e 65 anni ha una ricchezza netta superiore a 100.000 euro.

Q u e s t i d a t i s u g g e r i s c o n o , i n n a n z i t u t t o , c h e m i l i o n i d i p e r s o n e h a n n o a c c u m u l a t o r i c c h e z z a f i n a n z i a r i a , f r u t t o d i u n a v i t a d i l a v o r o e s p e s s o d i s a c r i f i c i .

Dobbiamo essere consapevoli che quando parliamo di risparmio parliamo anche di welfare.

S e v o g l i a m o e s s e r e i n s i n t o n i a c o n i l s e n t i r e c o m u n e , d e l l a s t r a g r a n d e maggioranza delle persone, dobbiamo innovare il nostro modo di pensare, sin anche il nostro linguaggio, ovviamente le azioni di politica economica.

È ora di smetterla, quando parliamo di tassazione, di usare il termine, del tutto improprio, di rendite finanziarie. Parliamo piuttosto di risparmio finalizzato a far fronte alle esigenze o alle emergenze vere delle famiglie.

Quanto alle azioni di politica economica, la domanda che ci dobbiamo porre è come si possa meglio canalizzare il risparmio sia verso investimenti di lungo termine sia verso forme mutualistiche che, insieme alla previdenza complementare, consentano di dare maggiore tranquillità alle persone e di attenuare le conseguenze negative di eventuali sinistri.

È altresì importante affrontare la crisi del risparmio gestito modificando un sistema di tassazione che svantaggia i fondi comuni di diritto italiano.

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La sanità e l’assistenza

N e l l e g r a d u a t o r i e d e l l ’ O r g a n i z z a z i o n e M o n d i a l e d e l l a S a n i t à , i l s i s t e m a sanitario italiano si colloca nelle prime posizioni, principalmente perché garantisce a tutti i cittadini l’accesso ai servizi.

Ciò nonostante l’Italia è uno dei paesi europei dove è maggiore l’insoddisfazione nei confronti del sistema sanitario.

Questa apparente contraddizione è spiegabile innanzitutto con il fatto che, a fronte dell’impegno di offrire tutto a tutti, negli anni recenti sono divenute assai lunghe le file di attesa, soprattutto nella diagnostica e nelle visite specialistiche. E quando la necessità costringe a fruire di servizi non offerti in tempi ragionevoli dal sistema pubblico, il costo sopportato dall’individuo è elevato.

Le previsioni per il futuro sono poi chiare.

In assenza di riforme, la spesa sanitaria pubblica italiana, che già oggi rappresenta quasi il 7% del PIL, è destinata a crescere in misura significativa.

Secondo le previsioni dell’OCSE, entro il 2050 la spesa sanitaria pubblica, tenuto anche conto delle esigenze delle persone anziane non autosufficienti, raddoppierebbe rispetto ai livelli attuali. Il principale motivo di questa crescita è l’invecchiamento della popolazione: in media un 75-enne consuma s e r v i z i s a n i t a r i q u a s i t r i p l i r i s p e t t o a u n 6 0 - e n n e . U n 6 0 - e n n e c o n s u m a i l doppio di un 40-enne.

Dal punto di vista della finanza pubblica, dunque, il problema della sanità è più grave di quello generato dalla cosiddetta “gobba pensionistica”.

Per garantire sostenibilità al sistema sarà inevitabile, come già avviene in altri paesi, ricorrere alla spesa privata in modo strutturale e organizzato.

Nell’ambito del federalismo fiscale, il primo passo ci sembra quello di individuare ragionevoli e chiari livelli essenziali di assistenza e di servizio da garantire a tutti i cittadini.

Livelli di assistenza e di servizio integrativi di quelli essenziali andrebbero a f f i d a t i , c o n o p p o r t u n a r e g o l a z i o n e e g a r a n t e n d o n e l ’ a c c e s s o a i m e n o abbienti, a un articolato sistema fatto di fondi sanitari, mutue e compagnie di assicurazione.

Lo sviluppo disordinato del sistema e la mancata definizione di linee di confine chiare e sostenibili tra solidarietà e mutualità hanno fatto sì che, tra i paesi industrializzati, l’Italia sia quello in cui è più alto il finanziamento out of pocket e più basso il finanziamento della spesa privata attraverso forme mutualistiche e assicurative.

L’elevata incidenza delle spese sanitarie di tasca propria comporta conse- guenze sociali negative. Penalizza relativamente di più le persone meno abbienti, per le quali il ricorso ai servizi privati ha un costo, in rapporto al reddito disponibile, molto più elevato. Si arriva, in talune circostanze, a compromettere la stabilità economica delle famiglie.

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A una società che voglia definirsi civile non è consentito trascurare problemi come questi.

Occorre un piano, uno sforzo collettivo, paragonabile per entità e ambizione a quello che si è iniziato a progettare negli anni novanta con la previdenza integrativa.

Un apporto utile può venire dalla contrattazione collettiva e da opportuni incentivi fiscali.

In un recente e importante convegno promosso dall’ISVAP è emerso che il 92%

dei disabili vive in famiglia. Nella gran parte dei casi, la cura è affidata interamente alla famiglia stessa, senza altri sostegni. Si calcola che il valore economico dell’assistenza fornita dalle famiglie italiane agli anziani non autosufficienti sia pari all’incirca a 70 miliardi di euro.

È irrealistico che l’onere, destinato a lievitare in futuro, possa gravare solo sulle casse dello Stato o sull’assistenza informale fornita dalle famiglie.

Non si può continuare a contare sui sacrifici delle famiglie, in particolare su quelli delle donne. Rendere più efficace ed efficiente il sistema di long term care è uno dei modi per perseguire l’obiettivo di innalzare il tasso di occupazione femminile.

Anche in questo caso, la contrattazione collettiva e la bilateralità possono svolgere un ruolo di primaria importanza, eventualmente inserendo questa tipologia di copertura all’interno dei fondi di previdenza complementare.

Queste non sono solo enunciazioni di principio.

S o l u z i o n i c o n c r e t e a p r o b l e m i r e a l i s o n o a p o r t a t a d i m a n o , p u r c h é c i s i a dialogo e unità di intenti. Tre anni fa, d’intesa con le organizzazioni sindacali, a b b i a m o i s t i t u i t o u n F o n d o v o l t o a f o r n i r e a i l a v o r a t o r i d e l s e t t o r e assicurativo, anche dopo aver cessato l’attività, prestazioni assistenziali per lo stato di non autosufficienza.

Il Fondo, finanziato interamente con un contributo dei datori di lavoro pari a t t u a l m e n t e a l l o 0 , 4 % d e l l a r e t r i b u z i o n e l o r d a , e r o g a , n e i c a s i d i n o n autosufficienza, una rendita annua pari a oltre 12.000 euro.

Con circa 130 euro pro-capite all’anno si fornisce una risposta concreta a q u e s t o p r o b l e m a c h e , p e r l e s i n g o l e f a m i g l i e , p u ò a v e r e c o n s e g u e n z e drammatiche.

Abbiamo doverosamente aperto la strada. Ci fa piacere che il settore bancario si sia mosso nella stessa direzione.

Gli infortuni sul lavoro

Pensioni, sanità e assistenza non esauriscono i campi in cui un’azione riformatrice può, a beneficio della collettività, disegnare nuovi rapporti tra intervento pubblico e iniziativa privata.

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Il settore assicurativo, ad esempio, potrebbe dare un contributo ad affrontare il problema della sicurezza del lavoro, qualora il mercato delle coperture contro gli infortuni e le malattie professionali venisse liberalizzato, come già segnalato in una raccomandazione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

I benefici di un’apertura del mercato derivano soprattutto dal fatto che gli a s s i c u r a t o r i , i n c o n c o r r e n z a t r a d i l o r o , h a n n o u n f o r t e i n c e n t i v o a differenziare i prezzi in funzione del rischio, il che si è sempre dimostrato meccanismo efficace per indurre gli assicurati a misurare bene i propri rischi e a investire in attività di prevenzione.

I problemi che molti sollevano sul possibile funzionamento di un sistema liberalizzato, che preveda un intervento dell’assicurazione privata, sono stati affrontati con esiti soddisfacenti in molti altri paesi, tra i quali Stati Uniti, Danimarca, Belgio, Finlandia, Spagna, Portogallo e Regno Unito.

Può essere utile studiare queste soluzioni e verificarne l’applicabilità nel nostro Paese.

Le calamità naturali

L’Italia è particolarmente esposta alle catastrofi naturali ma, a differenza di molti altri paesi sviluppati, per far fronte a questi eventi non può contare su un sistema organizzato, basato sulla collaborazione tra pubblico e privato.

I danni vengono risarciti attraverso finanziamenti ad hoc che fanno leva sulla fiscalità generale.

È un’impostazione che comporta una serie di criticità: incertezza sull’entità e sui tempi del risarcimento, scarsa trasparenza nell’erogazione degli aiuti, mancanza di incentivi per l’attuazione di misure preventive, illusione che esista una copertura “senza costi”.

Più governi, in diverse legislature, hanno proposto l’introduzione di un sistema assicurativo misto pubblico-privato, che avrebbe i pregi di evitare i citati problemi e di fornire anche i giusti incentivi per una seria politica di prevenzione e contenimento dei danni.

L’ a s s i c u r a z i o n e i t a l i a n a c o n f e r m a l a p r o p r i a d i s p o n i b i l i t à a i n t e r v e n i r e , o v v i a m e n t e e n t r o i l i m i t i d e t t a t i d a l l a c a p a c i t à f i n a n z i a r i a d e l s i s t e m a assicurativo e riassicurativo internazionale.

L’assicurazione r.c. auto e il suo prezzo

L’ a s s i c u r a z i o n e d e g l i a u t o v e i c o l i h a u n r i l i e v o d i p r i m ’ o r d i n e s u l p i a n o economico e sociale.

Poche cifre per coglierne l’importanza economica: 44 milioni di veicoli assicurati, oltre 3 milioni e 700 mila sinistri annui, 14,8 miliardi di risarcimenti corrisposti.

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Per consuetudine – retaggio dell’epoca in cui il prezzo dell’r.c. auto era amministrato e, quindi, le tariffe erano uniche per tutte le compagnie – le rilevazioni sul costo della copertura vengono spesso effettuate in relazione alla media dei listini prezzi, ancora impropriamente chiamati tariffe, pubblicati da ogni impresa, prendendo a riferimento pochi e poco rappresentativi profili di assicurati tipo.

Si tratta – lo ripetiamo ancora una volta – di misurazioni fuorvianti, che non r i s p e c c h i a n o l ’ a n d a m e n t o r e a l e d e i p r e z z i e f f e t t i v a m e n t e p a g a t i d a g l i assicurati.

Non considerano, infatti, gli effetti dei bonus per gli assicurati che non causano sinistri (circa il 91%), né tengono conto degli sconti praticati alla clientela, recentemente regolamentati anche da norme di legge e ampiamente diffusi grazie a una concorrenza sempre più accesa. Non considerano, inoltre, che un crescente numero di assicurati cambia ogni anno compagnia alla ricerca del prezzo più conveniente.

Diciamolo chiaramente, una volta per tutte.

In un mercato aperto e concorrenziale i prezzi di listino rappresentano i prezzi massimi di riferimento per tipologia di rischio, ma non forniscono alcuna indicazione sulla spesa reale dei consumatori.

Se si guarda ai prezzi effettivi – che risultano dalla raccolta premi depurata dall’aumento del parco circolante – si osserva che, negli ultimi tre anni, il prezzo medio dell’assicurazione r.c. auto si è ridotto: -1,5% nel 2005; -0,8% nel 2006; -2,7% nel 2007. In termini reali, ossia al netto dell’inflazione, il prezzo è sceso nel triennio di circa l’11%.

È una riduzione frutto della concorrenza tra imprese, manifestatasi grazie alla flessibilità dei prezzi e alla personalizzazione dei prodotti.

Nel 2007 la raccolta premi complessiva è diminuita in valore assoluto (-1%).

È aumentato, comunque lo si misuri, il numero dei veicoli assicurati.

Di fronte a questi numeri, risulta francamente incredibile che qualcuno possa a n c o r a s o s t e n e r e c h e l a s p e s a a s s i c u r a t i v a e f f e t t i v a d e g l i i t a l i a n i p e r l’acquisto della r.c. auto continui a crescere.

È u n ’ a f f e r m a z i o n e f u o r i d a o g n i l o g i c a , u n ’ a f f e r m a z i o n e c h i a r a m e n t e i n contrasto con la realtà.

Demagogiche e non suffragate da contenuto economico sono poi le affermazioni secondo cui le compagnie, con la r.c. auto, realizzerebbero utili da “capogiro”.

Lo si può agevolmente constatare dai bilanci.

Per ogni 100 euro di premi incassati, detratti i costi dei risarcimenti e le spese di gestione e tenendo conto dei proventi degli investimenti, nel 2007, così come nella media degli ultimi sei anni, alle compagnie italiane è risultato un utile lordo di 5 euro. Tolte le imposte dirette, IRES e IRAP, questo si riduce a circa 2 euro e mezzo.

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È utile ricordare, poi, che, a fronte dei medesimi 100 euro incassati dalle compagnie, l’assicurato ne paga altri 23 allo Stato a titolo di oneri fiscali e parafiscali.

Dunque, su 123 euro lordi pagati dagli assicurati solo il 2% si traduce in utile netto per le compagnie. È del tutto evidente che una riduzione ulteriore dei prezzi può avvenire solo a fronte di un calo dei costi o di una riduzione della tassazione, che peraltro è di 6 punti percentuali più elevata rispetto alla media europea.

A meno che non si pensi che l’assicurazione debba essere gestita nella peggior logica delle vecchie partecipazioni statali. Un’ipotesi che, come imprenditori privati, non possiamo neppure prendere in considerazione.

Le cose da fare

I numerosi interventi normativi che hanno interessato la r.c. auto nell’ultimo biennio sono stati in gran parte deliberati senza un preventivo confronto, ignorando la realtà operativa e le peculiarità della tecnica assicurativa.

È stato un metodo sbagliato, che non poteva condurre a risultati positivi per la collettività.

Sul piano dei contenuti, si è cercato di affrontare il problema r.c. auto “a valle”, disinteressandosi dei fattori strutturali su cui si fonda il meccanismo di formazione dei costi.

Abbiamo la densità di circolazione più alta d’Europa. La nostra rete stradale è a m p i a m e n t e i n a d e g u a t a , i n p a r t e o b s o l e t a , s p e s s o c o n g e s t i o n a t a . L a frequenza dei sinistri in Italia è la tra le più elevate del continente.

Il trend discendente degli ultimi anni ha subito una preoccupante inversione di tendenza nel 2007. Talché, in base ai dati dell’ISVAP, a fronte di una pur significativa riduzione del costo medio dei sinistri dell’esercizio, la spesa complessiva per i risarcimenti è aumentata dell’1%.

I costi sono aumentati, i prezzi sono diminuiti.

L’utile dell’anno, ovviamente, è sceso.

Il costo medio dei sinistri è del 25% più alto della media dei paesi europei, anche per l’abnorme incidenza che da noi ha la componente dei danni alla persona.

Noi siamo convinti che si possa fare ancora molto e siamo certo disponibili a fare sino in fondo la nostra parte per accrescere l’efficacia della lotta contro i costi impropri che gravano sul sistema.

O c c o r r e u n a p e r t o e p r o d u t t i v o c o n f r o n t o c o n l e i s t i t u z i o n i e c o n l e associazioni dei consumatori, nell’ottica di ricercare soluzioni concrete nell’interesse dei cittadini.

Ecco alcune importanti aree di intervento.

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a) il risarcimento diretto

La procedura diretta di liquidazione dei sinistri sta funzionando, sia dal punto d i v i s t a o p e r a t i v o s i a d a q u e l l o d e l l ’ e f f i c i e n z a d e l s e r v i z i o e r o g a t o a i consumatori. I volumi di sinistri trattati sono considerevoli.

Esistono però rilevanti criticità, frutto di scelte sbagliate del precedente Governo.

Il metodo attuale di compensazione dei costi di liquidazione tra le imprese è inefficiente. È tecnicamente sbagliato avere due distinti forfait di rimborso per danni a cose e danni alla persona. Forfait unici, ma differenziati per t i p o l o g i e d i v e i c o l i ( a u t o , a u t o c a r r i , m o t o ) , c o n s e n t i r e b b e r o m a g g i o r e efficienza all’intero sistema. Avrebbero evitato taluni aumenti, in particolare nei prezzi delle coperture per la responsabilità civile delle moto.

Ci auguriamo che, anche a seguito del recente invito dell’Antitrust in materia, si voglia intervenire senza indugio.

b) vincoli all’attività d’impresa

Nell’ultimo biennio sono state introdotte norme che ostacolano l’attività di impresa, limitandone impropriamente la libertà di organizzazione, alterando la concorrenza e producendo effetti negativi anche per i consumatori.

Il divieto di esclusiva nei contratti di agenzia, come ampiamente previsto, sta facendo aumentare i costi distributivi. Per i rami danni, le spese hanno già registrato, nel solo 2007, un incremento di quasi un punto percentuale.

È un divieto che non ha eguali in Europa. Ed è sotto gli occhi di tutti come i suoi effetti siano totalmente diversi dagli obiettivi auspicati.

Chiediamo che il divieto sia rimosso prima che si producano altri danni.

Anche nel nostro Paese, oltretutto, il monomandato vietato in assicurazione è invece obbligatorio – in base al Testo unico della finanza – nel campo della distribuzione dei prodotti finanziari.

Abbiamo da tempo segnalato che può presentarsi un problema di conflitto di interessi per l’agente plurimandatario; osserviamo, ora, che il tema trova crescente attenzione da parte delle Autorità europee: la stessa Direttiva MiFID dedica norme puntuali a questo problema attraverso la disciplina dell’inducement.

Le recenti modifiche della normativa sul bonus/malus distorcono la struttura dei prezzi in modo abnorme e in larga misura casuale, dando vantaggi ad alcuni e svantaggi a molti.

Riteniamo, nell’interesse della collettività degli assicurati, che queste norme debbano essere riconsiderate; siamo disposti ad approfondirne effetti e possibili correttivi anche con le associazioni dei consumatori.

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c) risarcimento dei danni alla persona

La disciplina del risarcimento del danno alla persona attende da oltre due anni concreta attuazione per quanto riguarda la valutazione economica e medico- legale delle lesioni gravi, che continuano a essere liquidate sulla base dei più vari orientamenti giurisprudenziali, creando incertezza tra gli operatori e discriminazione tra i cittadini.

I l a v o r i p r e p a r a t o r i d e l d e c r e t o d a e m a n a r e i n m a t e r i a s o n o c o n c l u s i d a tempo.

C h i e d i a m o d i p r o c e d e r e a l l ’ e m a n a z i o n e d e l l a d i s c i p l i n a c o n l ’ u r g e n z a d e l caso.

d) attività antifrode

La frode, purtroppo, è fenomeno diffuso che colpisce, in misura rilevante, l’assicurazione r.c. auto.

Da anni l’ANIA chiede che si pervenga alla costituzione di un ufficio antifrode pubblico, finanziato dal settore assicurativo, che possa attingere a tutte le banche dati esistenti in materia.

Si tratterebbe di un intervento senza oneri per lo Stato, che potrebbe avere un impatto determinante nella lotta alle truffe, non solo in r.c. auto, come dimostrato dai risultati ottenuti da tutti i paesi che si sono dotati di strumenti di indagine di questa natura.

È superfluo sottolineare come la truffa assicurativa rappresenti un delitto contro la collettività.

È nostro fermo auspicio che il nuovo Governo voglia al più presto cogliere questa opportunità.

e) sicurezza stradale

Le frequenti modifiche al Codice della Strada hanno portato a un inasprimento delle sanzioni, ma non sono state affiancate da adeguati interventi sul piano dei controlli e su quello della formazione alla guida.

Le risorse destinate all’attività di prevenzione sono insufficienti a garantire un effettivo controllo sulle strade: ne consegue una diffusa percezione di quasi impunità.

Manca un piano incisivo di interventi volti alla diffusione dell’educazione al rispetto delle norme, che viene spesso lasciata alla libera iniziativa di singole amministrazioni locali o di organismi privati.

Il costo sociale dell’incidentalità stradale resta molto, troppo elevato.

Gli assicuratori sono concretamente impegnati nella diffusione della cultura della prevenzione attraverso la Fondazione ANIA per la sicurezza stradale. Negli ultimi quattro anni abbiamo realizzato numerose iniziative, rivolte soprattutto ai giovani, collaborando con le istituzioni, in particolare con la Polizia Stradale.

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Il frutto più recente di questa azione è la sottoscrizione del “Patto per i giovani”.

Promosso da ANIA, Associazioni dei consumatori e Polizia Stradale, in coerenza con gli auspici dell’ISVAP, il Patto intende responsabilizzare i gio- vani conducenti al rispetto delle regole alla guida dei veicoli. Lo fa attraverso un’operazione di fiducia, offrendo significative riduzioni del prezzo della r.c.

auto – necessariamente elevato per questa categoria di assicurati, molto più rischiosa della media – a fronte dell’impegno del giovane a osservare le principali regole del Codice della Strada.

La polizza “Patto per i giovani” sarà offerta dalle imprese di assicurazione che aderiranno al protocollo e figureranno in un elenco diffuso da ANIA e dalle Associazioni dei consumatori firmatarie. La polizza conterrà un decalogo sui comportamenti da osservare per salvare la vita propria e degli altri.

f) obbligo a contrarre

Vorrei, infine, accennare al delicato tema dell’obbligo per ogni singola com- pagnia a contrarre e tariffare ogni tipo di rischio r.c. auto sull’intero territorio nazionale. La Corte di Giustizia europea si pronuncerà a breve in merito alla c o m p a t i b i l i t à d i q u e s t a p r e s c r i z i o n e c o n l a n o r m a t i v a c o m u n i t a r i a , a v e n d o l a Commissione da tempo segnalato gli inconvenienti di tale obbligo. Esso impedisce alle imprese la scelta di specializzarsi in determinati segmenti di clientela e limita la competizione, causando una distorsione dei meccanismi di offerta.

Rappresenta, inoltre, una concreta remora per gli assicuratori stranieri a entrare nel nostro mercato.

Se la Corte deciderà per l’incompatibilità, si dovrà trovare una soluzione, come è stata trovata negli altri paesi europei, per consentire ai consumatori d i p o t e r s o d d i s f a r e s e m p r e l ’ e s i g e n z a d i a s s i c u r a r s i . È i n d u b b i o c h e l’adempimento dell’obbligo assicurativo deve essere garantito a tutti gli auto- mobilisti.

È ovvio il nostro interesse a collaborare attivamente con Autorità e Asso- ciazioni dei consumatori per individuare la soluzione tecnica migliore.

Le regole

Negli ultimi tre anni, nel nostro settore, il cambiamento normativo ha avuto u n a t u m u l t u o s a a c c e l e r a z i o n e . A f a r d a t a d a l v a r o d e l C o d i c e d e l l e assicurazioni, non vi è stata area di operatività delle imprese che non sia stata interessata da modifiche regolamentari: la distribuzione, la trasparenza, la finanza, il risk management, i bilanci, il fisco, la governance e così via.

Alla luce della segnalazione dell’ISVAP, siamo sicuramente disponibili a v a l u t a r e a c c o r g i m e n t i t e c n i c i v o l t i a r i s o l v e r e e v e n t u a l i p r o b l e m i c h e dovessero manifestarsi con riguardo alla portabilità delle polizze assicurative connesse con i mutui residenziali.

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Diamo atto all’ISVAP e, per quanto di loro competenza, alla CONSOB e alla COVIP, di avere compiuto un’opera notevole di adeguamento e ammoder- namento delle regole.

Il mercato ha accettato la sfida, impegnando ingenti risorse per adattarsi al nuovo quadro normativo.

Non sarebbe tuttavia accettabile che il cambiamento delle regole continuasse in futuro con la stessa rapidità del recente passato. È indispensabile un periodo di “tregua regolatoria”, per consentire a intermediari e imprese di metabolizzare i cambiamenti e poter contare su regole del gioco stabili.

Ne trarranno beneficio anche i consumatori.

Solvency II

L’Europa è impegnata a tracciare il nuovo quadro normativo che fungerà da r i f e r i m e n t o p e r l ’ a s s i c u r a z i o n e d e l f u t u r o . I l p r o g e t t o S o l v e n c y I I s t a compiendo in questi mesi passi decisivi verso il traguardo. La proposta di direttiva “quadro” è oggetto di intense discussioni a livello sia di Consiglio sia di Parlamento europeo.

Le nostre imprese sono impegnate a concludere, proprio in questi giorni, il quarto studio di impatto quantitativo.

Stiamo seguendo il progetto con ogni attenzione e impegno, in piena col- laborazione con l’ISVAP. La struttura finale di Solvency II inciderà sia sul- l’assetto del futuro mercato assicurativo europeo sia sul costo dell’assi- curazione per i consumatori.

Considerata l’importanza strategica del progetto, auspichiamo continuità di attenzione e sostegno da parte del Governo italiano.

Autorità, Signore e Signori, Cari Colleghi,

importanti sfide che richiedono consapevolezza, responsabilità e grande impegno da parte di tutti attendono l’Europa e il nostro Paese.

Il mercato unico dei servizi finanziari rappresenta il quadro competitivo di riferimento per le nostre imprese. Come Federazione di banche e assi- curazioni auspichiamo che si riesca a trovare soluzione ai problemi di governance dell’Unione Europea, aggravati dal recente esito del referendum irlandese.

La congiuntura economica non è favorevole e mette in rilievo i ritardi italiani, rendendo urgente una profonda azione di riforma.

Il Paese possiede le energie e le risorse per far fronte a questa radicale fase di cambiamento e di modernizzazione.

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Abbiamo un tessuto imprenditoriale sano e innovativo, che deve essere messo in condizione di poter competere con più efficacia sui mercati internazionali, senza essere penalizzato da costi e da vincoli di un sistema-paese che ancora non funziona.

A b b i a m o f a m i g l i e c h e n o n h a n n o p e r d u t o l a v i r t ù d e l r i s p a r m i o e c h e accantonano ogni anno un cospicuo flusso di fondi, un patrimonio inestimabile per la nostra economia.

Abbiamo i mezzi per superare il momento e riprendere a correre, ma non dobbiamo permettere che prevalga l’incertezza del futuro.

Non deve esserci un Paese intimorito dalle sfide della modernità.

L’ I t a l i a d à i l m e g l i o d i s é n e l l e c o n d i z i o n i p i ù d i f f i c i l i , m a l e s f i d e v a n n o affrontate sempre con determinazione, utilizzando consapevolmente tutti gli strumenti disponibili.

L’assicurazione è uno di questi strumenti: consente a famiglie e imprese di gestire il rischio e di circoscrivere l’incertezza.

L’assicurazione italiana è cresciuta molto.

S i è t r a s f o r m a t a , è d i v e n t a t a p i ù t r a s p a r e n t e e d e f f i c i e n t e , s e n z a m a i rinunciare, anche nelle fasi più turbolente dell’evoluzione dei mercati finan- ziari, ai suoi tradizionali presidi di stabilità, solidità e sicurezza. È soggetta quotidianamente al vaglio del mercato interno e internazionale.

È in grado di permettere alle nostre imprese la possibilità di investire contenendo la preoccupazione di imprevedibili eventi avversi; di garantire alle nostre famiglie una più serena pianificazione del futuro tramite una gestione responsabile dei rischi demografici, sanitari e del patrimonio.

Mette a disposizione le proprie energie e le proprie competenze con una logica di lungo periodo – tipica di chi assume impegni pluriennali – che forse, oggi, è un po’ quella che manca all’Italia.

Può aiutarci a tornare a scommettere sul futuro e a vincere la scommessa.

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