PAVIMENTI
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2017
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EDITORIALE
Rinnovo di un Parquet:
cronaca di un incubo, quasi a lieto fine
Andrea Dari
Il mercato immobiliare non riparte e questo consente di poter comprare casa con costi ridotti. Ma spesso l’immobile che si acquista è “molto datato” e quindi quello che si ri- sparmia in acquisto si spende poi in ristrut- turazione, in parte in euro, in parte in ar- rabbiature. Tra queste il rinnovo del parquet rappresenta uno dei crucci principali: levigo o sostituisco, tolgo o sovrappongo, e la que- stione non è semplicemente estetica. Ecco quello che è capitato al sottoscritto, che ben rappresenta la problematicità dell’argomen- to e la necessità di arrivare a una regola- mentazione del settore.
La casa che ho acquistato aveva un bel pa- vimento in legno datato anni ’50, in legno
Parquet ante operam
massello a listelli lunghi e sottili, posati in modo tradizionale su massetto (dell’epoca) su solaio. Il primo tecnico coinvolto ha bat- tezzato il legno come Doussié.
Ovviamente, al di là dell’aspetto affascinan- te del legno massello, il parquet presentava problemi puntuali di sollevamento, di distac- co tra listelli, e qualche “erosione” locale.
Considerata la qualità del materiale, abbiamo comunque deciso di mantenere il parquet e di affidare la riqualificazione all’impresa a cui è stato dato l’appalto della ristrutturazione generale dell’appartamento.
L’attività di levigatura è stata pianificata pri-
ma della posa dei battiscopa e dei mobili, e
dopo la prima mano di imbiancatura delle
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Parquet dopo intervento di levigatura, in evidenza fasce di colatura di vernice Parquet dopo intervento di levigatura e riverniciatura, in evidenza diverse chiazze
stanze, in modo da lasciare più spazio libero ai lavori. Ovviamente l’impresa ha giurato e rigiurato che il sub appaltatore era di gran- de esperienza e qualità.
Si arriva al momento del lavoro, unica fase del cantiere in cui nessun operaio o artigia- no può lavorare in parallelo, quindi passag-
gio critico dell’intera ristrutturazione.
Prima della posa incontro l’artigiano a cui è stato dato il subappalto. Prima proposta dell’artigiano: il pavimento suona vuoto in alcuni punti, importante fare dei fori nel par- quet per iniettare della resina di grappaggio
con il massetto. 8
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Il parquet dopo intervento applicatore socio AIPPL che ha partecipato ai corsi di qualificazione
Mia risposta: “avete fatto un saggio sullo sta- to del massetto? essendo un massetto di sessant’anni fa, probabilmente quindi in sab- bia cemento (molta sabbia, poco cemento), molto probabilmente poco consistente”. Ri- sposta: “No”.
Mia osservazione successiva “cosa serve mettere uno strato di resina, rovinando il parquet con dei fori, se non ho il suppor- to coerente per un incollaggio? abbiamo un Parquet di 3 cm, ha la forza in caso si muova di sollevare qualsiasi colla incollata su strato non coerente.
Peraltro è un parquet di 60 anni, che si do- vrebbe essere già stabilizzato” Quindi deci- diamo, su mia responsabilità, di non rovinare il parquet con dei fori per l’iniezione di resi- na e di non fare nulla.
A questo punto mi viene il dubbio e chiedo all’artigiano: “hai fatto i corsi AIPPL di quali- fica dei posatori.” Risposta: “no, non ho tem- po per quelle cose lì ….”
Iniziano i lavori di ripristino del parquet, per tre giorni il cantiere è non frequentabile.
Un’occhiata dalla porta evidenzia solo una produzione enorme di polvere di legno.
Il pavimento ha un colore opaco, scuro, quasi non si vede il legno, lontano dall’ele- gante colore rossastro di partenza.
Sembra che sia stato verniciato con una mano di asfalto.
Ma è pieno di chiazze, di dimensione di di- versi decimetri quadri, in molti punti ha del- le colature di vernice, e numerose chiazze chiare della dimensione di una moneta da 50 centesimi di euro.
Sentiamo l’impresa, che parla con l’artigia- no, la risposta è che probabilmente, essen- do stata utilizzata una vernice all’acqua, che peraltro non era prevista a capitolato, non è stata assorbita bene, e quindi propone di fare una prova con una nuova vernice.
Nel frattempo il cantiere procede, e si
montano mobili, battiscopa, si imbianca …
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IMPERMEABILIZZAZIONI
Utilizzo corretto delle membrane prefabbricate in bitume polimero a mescola plastomerica,
elastoplastomerica o elastomerica
Come evitare la formazione di bolle e macchie sull’elemento di tenuta, causate da non corretto utilizzo della tipologia di membrana prefabbricate in bitume polimero
per la realizzazione dello strato impermeabile
Antonio Broccolino - Architetto libero professionista
Spesso i Progettisti (e non solo loro), nella stesura dei loro capitolati, fanno una cer- ta confusione nella scelta della tipologia di membrana in bitume polimero da utilizzare per la realizzazione di un sistema imper- meabile, con una particolare “destinazione d’uso”.
Il “copia incolla” da capitolati preesistenti, le personali interpretazioni riguardanti le informazioni, non sempre esatte, trova- te sul WEB mediante i vari programmi di ricerca e navigazione (inserendo la paro- la “impermeabilizzazione” o “membrana bituminosa”), le informazioni fornite da
“addetti ai lavori”, purtroppo anche loro talvolta poco informati, riguardo l’argo- mento mescole, possono creare confusio- ne e conseguenti successive problematiche riguardo l’aspetto e la durabilità di un siste- ma impermeabile.
Come è noto, in funzione del polimero pri- mario utilizzato per la mescola della mem- brana prefabbricata bituminosa, si possono ottenere prodotti davvero molto validi, ma con caratteristiche abbastanza diverse tra loro, che è bene conoscere, perché possa- no essere sfruttate nel migliore dei modi, durante la fase progettuale ed esecutiva del sistema di copertura (vedere immagine 01).
Al contempo gli stessi prodotti possono possedere caratteristiche che rendono sconsigliabile il loro utilizzo, in certe parti- colari situazioni e/o abbinamenti, con altri elementi e strati facenti parte del sistema di copertura.
Evidentemente il termine “ela- stomerico” piace più di “plasto- merico” e/o “elastoplastomerico”
perché molti progettisti ed applicatori, nei
loro capitolati, ne fanno un uso eccessivo
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come già accennato in precedenza, a se- conda del polimero APP, PP modificato o SBS,utilizzato si possono avere caratteri- stiche diverse per ogni tipologia di mem- brana.
Non è solo la flessibilità a freddo a rappre- sentare una caratteristica positiva della mem- brana, ma anche la stabilità di forma a caldo (in termini più semplici: temperatura e spesso inutile (se non addirittura danno-
so), indicando, per la composizione dell’e- lemento di tenuta, in qualsiasi contesto si trovi la copertura, in qualsiasi stagione debba essere realizzato il lavoro e con qualsiasi destinazione d’uso della copertu- ra, l’utilizzo di “membrane in bitume poli- mero elastomeriche”.
Come si può dedurre dall’immagine 01, e
Immagine 01 - tipologie di membrane bituminose prefabbricate, in funzione del polimero primario utilizzato Note:
L’immagine 01, in modo assolutamente sintetico e non esaustivo, indica le principali caratteristiche presta- zionali che caratterizzano i migliori prodotti a mescola plastomerica, elastoplastomerica ed elastomerica, di produzione standard, senza prendere in considerazione prodotti e mescole speciali che possono anche raggiungere, indipendentemente dalla tipologia di mescola, prestazioni migliori, rispetto agli standard di produzione riportati nell’immagine 01.
A titolo informativo si precisa che il Codice di Pratica (Cap. 4 paragrafo 2.1.) riserva il termine “elastopla- stomerico” alle membrane prefabbricate in bitume la cui mescola è modificata con “copolimeri poliolefi- nici elastomerizzati” (normalmente “polipropilene elastomerizzato”), riportato nelle schede tecniche dei Produttori con vari acronimi o denominazioni (FPO, TPO, APAO, ECMB, ecc.).
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critica di rammollimento della mescola), la resistenza all’esposizione solare (raggi UV) e ultima come elenco, ma non ultima come importanza la capacità d’adesione al piano di posa, in fase di sfiammatura e la lavorabilità del prodotto nella realizzazione di particolari esecutivi complessi.
Si nota che in effetti le membrane bitumi- nose a mescola elastomerica (di alta quali- tà) presentano un valore molto interessan- te riguardo la flessibilità a freddo (-25°C), ma al contempo la loro stabilità di forma a caldo (100°C) e la resistenza all’esposizio- ne solare sono inferiori rispetto a quelle delle membrane plastomeriche ed elasto- plastomeriche (variabile da 120 a 140°C), ovviamente sempre di alta qualità.
La possibilità di una membrana bituminosa a mescola elastomerica di rammollire più velocemente, se sottoposta al calore della sfiammatura, diventa invece un aspetto po- sitivo, riguardo l’adesività e la lavorabilità del prodotto, specialmente quando la posa avviene nei mesi più freddi dell’anno, ma come vedremo più avanti, in certe situazio- ni, l’eccessiva capacità adesiva può creare qualche problema, in presenza di umidità presente nel e sul piano di posa, special- mente nei mesi più caldi dell’anno.
Il comportameto all’impatto con la fiamma delle membrane plastomeriche o elasto- meriche e la loro capacità adesiva sul sup- porto è sostanzialmente identico e dipen- de molto dalla capacità dell’applicatore..
Questo articolo vuole tentare di ANALIZZARE, il più obbiettiva- mente possibile, quali sono LE MI- GLIORI SOLUZIONI DI TIPOLO- GIE DI MEMBRANE prefabbricate in bitume polimero, secondo la
loro mescola, da utilizzare NELLE SITUAZIONI PIÙ RICORRENTI DI SISTEMI DI COPERTURA.
Su una superficie cementizia (es. massetto delle pendenze non alleggerito), asciutto, correttamente realizzato, lisciato, stagiona- to e trattato con idonea imprimitura bitu- minosa, almeno in teoria, l’adesione di una membrana in bitume polimero, incollata per sfiammatura in “totale aderenza” può raggiungere valori di resistenza a trazione (verticale) ≥ 20.000 N/m
2(corrispondenti a circa 2.000 kg/m
2)…, ma la “vera totale aderenza” in un sistema di copertura si può ottenere solo quando la membrana in bitume polimero viene incollata a fiamma su un’altra membrana in bitume polimero o su una superficie prebitumata o su una superficie metallica compatibile e idonea- mente preparata, salvo comunque la pre- senza di piccole lenti di mancata aderenza, causate dal gas di combustione, non colle- gate in continuo tra di loro.
Su superficie cementizia, specialmente con membrane in bitume polimero a mescola plastomerica/ elastoplastomerica, si ritiene
“già corretta” una percentuale di aderenza effettiva ≥ al 20% della superficie (20% di 20.000 N/m
2= 4.000 N/m
2, corrispondenti a circa 400 kg/m2) (Rif. Norma UNI 11442);
A parità di superficie di posa (tipologia del
materiale, preparazione, temperatura, ecc.)
valori molto superiori si possono però ot-
ternere con membrane in bitume polime-
ro, a mescola elastomerica.
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IMPERMEABILIZZAZIONI
Penetron Admix® per il nuovo centro ricerche Petronas
PENETRON Italia
Il Sistema Penetron Admix® adottato come soluzione impermeabilizzante per la porzione interrata del nuovo centro ricer- che Petronas, multinazionale nel settore oli lubrificanti
Petronas, multinazionale nel settore degli oli lubrificanti, ha deciso di raggruppare ed ampliare le attività di ricerca - di carburanti e lubrificanti, che saranno destinati sia a usi
automobilistici sia industriali - in un nuovo complesso ubicato nel comune di Santena (Prov. TO) , su un lotto di terreno di circa 80.000 m² adiacente all’attuale stabilimen- to produttivo.
L’obiettivo della progettazione nel suo
complesso è stato quello di formulare una
proposta architettonica poco impattante,
in armonia con il contesto circostante che
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consiste prevalentemente in coltivazioni agricole.
Un involucro con l’utilizzo di cromatismi naturali dona al nuovo Centro Ricerche Petronas un’immagine certamente distin- tiva ma in armonia con l’ambiente.
Il complesso edilizio, che si sviluppa su una superficie complessiva di 17.000 mq, si compone di due corpi di fabbrica inter- connessi, l’uno con prevalenza di attività ad uso ufficio, l’altro con attività di tipo preva- lentemente industriale.
La falda è presente a quota – 8.50 ml, il cls. addittivato con Penetron Ad- mix da parte dell’impresa COSTRUZIONI GENERALI GILARDI S.p.A. è di ca 3.500 mc, di cui Platea sp 0.60 ml per i se- guenti corpi d’opera :
RD1 Banco a rulli 1900 mq
RD2 Celle per prova motori 1600 mq. HQ Uffici 450 mq
I muri hanno spessore variabile sp 0.30 / 0.50 ml e sono alti 4.60 - 4.80 ml
Penetron Admix® viene utilizzato come additivo nel mix design del calce- struzzo in fase di confezionamento per una impermeabilizzazione e protezione chimica integrale per cristallizzazione delle
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strutture in calcestruzzo fin dal principio, nella fase di esecuzione dei getti.
Penetron Admix® è costituito da ce- mento Portland, sabbia silicea trattata di speciale gradazione e molteplici compo- nenti chimici proprietari attivi che reagi- scono con i vari composti minerali dell’i- dratazione del cemento e l’umidità della matrice in calcestruzzo fresca formando una rete di cristalli insolubili che sigilla i pori, i capillari e le microfessurazioni.
La struttura in calcestruzzo di- venta impermeabile all’acqua ed agli agenti contaminanti da qual- siasi direzione provengano.
Penetron Admix® inoltre, contiene a
suo interno uno speciale componen-
te tracciante di verifica della presenza
del prodotto nel calcestruzzo miscelato, vi-
sibile sia sul calcestruzzo fresco (con la ti-
pica colorazione verde accesa sull’acqua di
bleeding) che con una speciale procedura
sul calcestruzzo già maturato - consultare
l’ufficio tecnico di Penetron Italia s.r.l. per
le indicazioni operative di controllo.
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IMPERMEABILIZZAZIONI
Impermeabilizzare in metà tempo e in sicurezza, balconi o terrazze nuove o esistenti
INDEX
Terrazze, balconi e lastrici solari sono aree abitative che rivestono grande importan- za nel benessere personale; utilizzare uno spazio esterno attiguo alla propria abita- zione è salutare e rilassante. La durabilità del pavimento e l’affidabilità dell’imperme- abilizzazione, rivestono quindi una grande importanza, progettare sia il nuovo lavoro che i rifacimenti con sistemi integrati, ov- vero che considerino l’intera stratigrafia, è importante se non essenziale, per la buona riuscita dei lavori.
SELFTENE TERRACE SYSTEM è il sistema più RAPIDO ed AFFIDABILE per impermeabilizzare terrazze e balconiin tut- te le stagioni, nel caso di ristrutturazioni è possibile realizzare gli interventi a basso spessore, senza alcuna demolizione.
Questa rivoluzionaria tecnica d’intervento è possibile grazie alle particolari caratteri- stiche che rendono SELFTENE TERRACE SYSTEM, unico nel suo genere. Il sistema si compone della membrana impermeabiliz- zante autoadesiva SELFTENE STRIP TER- RACE la caratteristica principale è quella di poter essere piastrellabile direttamente, facile da trasportare e posare, assomiglia a un rotolo di guaina, ma in effetti ha caratte- ristiche sostanzialmente differenti alle nor- mali membrane da copertura, la tecnologia
guarda il video rifacimento impermeabilizzazione di un balcone con SELFTENE TERRACE SYSTEM di INDEX https://youtu.be/wY4bUTtXHvY
STRIP permette di evacuare l’eventuale umidità residua dei supporti.
Il sistema impermeabile poi si compone delle membrane liquide UNOLASTIC e PURLASTIC FLASHING che armate con bandelle di RINFOTEX EXTRA si utilizza- no per impermeabilizzare gli accostamenti e i risvolti verticali, pratiche e sicure si pos- sono modellare con facilità.
Eseguite le prime fasi di lavoro, le superfici
sono subito praticabili e “FUORI PIOG-
GIA” cioè non risentono delle condizioni
atmosferiche, questa caratteristica rende
veramente UNICO questo sistema, ed è
possibile lavorare senza rischi in tutte le
stagioni.
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Realizzato lo strato impermeabile si proce- de con lo strato d’usura che normalmente è costituito da piastrelle in grès, anche per questa fase il SELFTENE TERRACE SYSTEM prevede l’utilizzo di un adesivo specifico ad alte prestazione FLEXBOND adesivo cementizio polimerico monocomponente certificato C2TES1 per la successiva stuc- catura, si consiglia l’utilizzo di stucco epos- sidico FUGOPOX COLOR AB facile da posare e pulibile dopo oltre un ora dalla posa, questo tipo di fugante permetterà di mantenere inalteratonel tempo il colore ed il materiale stesso, perché non viene aggre- dito dagli agenti atmosferici, vegetazione, muschi, olii, sostanze detergenti, ecc.
Il SELFTENE TERRACE SYSTEM si com- pleta con una serie di accessori, quali:
bocchettoni orizzontali e verticali, profili metallici di chiusura per balconi, sigillanti e speciali bandelle per la realizzazione di giunti di dilatazione. Tutto quanto descritto è parte del SELFTENE TERRACE SYSTEM
Il terrazzo dopo la posa della membrana impermeabilizzante autoadesiva SELFTENE STRIP TERRACE sigillata delle membrane liquide UNOLASTIC e PURLASTIC FLASHING
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non si lascia niente al caso, unico sistema ad essere testato con ROBISON TEST - ASTM C627 , oltre 300.000 mq realizza- ti e le numerose referenze sono la prova dell’AFFIDABILITÀ del sistema.
Sappiamo che ogni intervento ha delle sue
specificità, quindi oltre alla sicurezza dei
materiali che si utilizzano, è meglio affidar-
si anche ai dei Consulenti preparati e con
esperienza; i Tecnici Venditori di INDEX
Spa sono a Vs. disposizione per dare tutte
le informazioni necessarie e per assister-
vi in tutte le fasi di lavoro, quindi quan-
do sceglierete di utilizzare SELFTENE
TERRACE SYSTEM scegliete anche d’ac-
quistare la QUALITÀ ed il SERVIZIO di
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passione lavorano alla perfetta riuscita di
ogni intervento.
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SISTEMI RADIANTI
Installazione di sistemi radianti:
requisiti e responsabilità secondo il DM 37/2008
Clara Peretti - Libera professionista, Segretario Generale Consorzio Q-RAD
Il Decreto Ministeriale 37/2008 contiene le disposizioni in materia di atti- vità di installazione degli impianti all’interno degli edifici. Il decreto ri- porta i requisiti tecnico-professionali delle figure coinvolte.
Nel presente articolo viene approfondita l’applicazione del DM 37/2008 ai sistemi radianti ovvero a sistemi di climatizzazione a pavimento, soffitto oppure parete costi- tuiti da serpentine nelle quale circola acqua calda oppure fredda per riscaldare o raffre- scare gli ambienti.
Introduzione
Il DM 37 riguarda gli impianti colloca- ti all’interno o nelle relative pertinenze degli edifici. Vengono descritti i requisiti
tecnico-professionali delle figure coin- volte, la progettazione, realizzazione e installazione degli impianti, la Dichiara- zione di conformità, gli obblighi del com- mittente o del proprietario e le sanzioni.
Articolo 1: ambito di applicazione L’articolo 1 del DM 37/2008 riporta l’e- lenco degli impianti oggetto del Decreto. I sistemi radianti rientrano nella definizione della lettera C, ovvero:
“Impianti di riscaldamento, di climatizzazio- ne, di condizionamento e di refrigerazio- ne di qualsiasi natura o specie, comprese le opere di evacuazione dei prodotti della combustione e delle condense, e di ventila- zione ed aerazione dei locali”.
Gli impianti di riscaldamento, ossia il
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complesso di prodotti destinati alla re- golazione della temperatura degli am- bienti con o senza produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari sono ge- neralmente composti da (Figura 1):
• un generatore di calore (ad esempio una caldaia oppure una pompa di calore)
• un condotto per lo smaltimento dei fumi, ove generati;
• un sistema di distribuzione del calore (ov- vero l’insieme delle tubazioni che collega- no il generatore al sistema di emissione
• uno sistema di emissione del calore (ad esempio un sistema radiante).
Articolo 3: le imprese abilitate Le imprese, iscritte nel registro delle im- prese o nell’Albo provinciale delle imprese artigiane, ...
Figura 1 - Esempio di sistemi impiantistici
in un edificio
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SISTEMI RADIANTI
Tutto sul raffrescamento con i sistemi radianti
Clara Peretti - Libera professionista, Segretario Generale Consorzio Q-RAD
Introduzione
A causa della contenuta differenza di tem- peratura tra l’acqua e l’ambiente i sistemi radianti sono denominati a ‘bassa’ tempe- ratura in riscaldamento e ad ‘alta’ tempe- ratura in raffrescamento, ovvero sistemi a bassa differenza di temperatura.
L’utilizzo più frequente dei sistemi radian- ti è per la climatizzazione invernale. Vi sono però sempre maggiori novità anche nell’ambito della climatizzazione estiva con i sistemi radianti, nei quali l’acqua circola ad una temperatura di circa 18°C.
Gli sviluppi nel campo del condizionamen- to degli ambienti con sistemi radianti stan- no stimolando anche l’interesse verso le tematiche relative al trattamento dell’aria.
In particolare, negli impianti con sistemi radianti, è di fondamentale importanza il controllo dell’umidità nel funzionamento estivo.
Il problema dell’elevata umidità specifica si presenta nella stagione estiva perché in inverno, anche in condizioni di elevata umi- dità relativa esterna (ad esempio nel caso di giornate piovose o nebbiose), l’umidità specifica è bassa.
Un sistema radiante fornisce potenza sen- sibile, ovvero riduce la temperatura dell’a- ria; non può però fornire potenza latente ovvero ridurre l’umidità. In questo caso tutta la potenza latente richiesta dall’am- biente deve essere fornita dal trattamento dell’aria.
Molti sono i sistemi con cui è possibile apportare all’ambiente potenza frigorifera latente questi presentano consumi energe- tici e comfort interno di diversi livelli.
La problematica estiva
L’aria che ci circonda viene tecnicamente
definita “aria umida”, cioè data dalla misce-
la di aria secca e vapore acqueo.
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Caratteristiche importanti dell’aria umida sono l’umidità specifica per la quale si in- tende la massa di vapor d’acqua contenuta nell’unità di volume dell’aria secca, e l’umi- dità relativa che invece è data dal rapporto tra l’umidità specifica e l’umidità massima che si raggiunge nelle condizioni di satu- razione. L’energia fornita all’aria umida che produce una variazione di temperatura prende il nome di “calore sensibile”, men- tre il calore associato ad una variazione di umidità specifica quindi alla vaporizzazione (o condensazione) dell’acqua contenuta nell’aria prende il nome di “calore latente”.
In estate si verifica spesso che l’umidità specifica esterna sia maggiore rispetto a quello che viene usualmente considerato il valore massimo accettabile nell’ambiente interno, 12 g
v/k
gas(secondo UNI EN 15251).
Oltre tale valore di umidità specifica c’è il rischio che a seguito di un raffrescamento
ad umidità specifica costante, ci si porti a li- velli elevati di umidità relativa aumentando il rischio di condensazione.
Bisogna poi tener conto che la generazio- ne interna di vapore contribuisce ulterior- mente ad incrementare il livello di umidità specifica nell’ambiente interno. Da qui la necessità, in estate, di deumidificare l’aria.
Come funziona il raffrescamento radiante
Il raffrescamento radiante, similmente al riscaldamento, ha come obiettivo la varia- zione della temperatura interna del locale da climatizzare. Nelle tubazioni del circuito radiante circolerà acqua ad una temperatu- ra di circa 18°C. Nello schema in Figura 1 è rappresentato un esempio di climatizza- zione con un soffitto radiante. L’acqua pre- senta una temperatura di mandata di 17°C e una temperatura di ritorno di 20°C.
Figura 1 - Esempio di raffrescamento con soffitto radiante
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I 3°C di salto termico forniscono all’am- biente 71.5 W/m
2in raffrescamento.
La temperatura media dell’acqua all’inter- no delle tubazioni è data dalla seguente formulaϑ
i+∆ϑ
C:
dove ϑ
Vè la temperatura di mandata, ϑ
Rquella di ritorno, ϑ
iquella dell’ambiente da climatizzare.
La temperatura media dell’acqua nelle tu- bazioni sarà quindi 26-7.4°C = 18.6°C.
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Per la progettazione di sistemi radianti in raffrescamento devono essere considerati due aspetti: le potenzialità del sistema (ov- vero il coefficiente di scambio termico e la resa massima) e il comfort.
Per i sistemi a pavimento vi è infatti un li- mite fisiologico dettato dallo standard UNI EN ISO 7730 che è la temperatura minima che non deve essere superata. Tale valore è 19°C.
I limiti per il soffitto e le pareti sono invece meno stringenti e riguardano l’asimmetria della temperatura piana radiante.
Per tutte le soluzione (a pavimento, parete e soffitto) è necessario evitare la formazio- ne di condensa superficiale, mantenendosi lontani dal punto di rugiada.
Figura 2 - Sistemi radianti a pavimento, parete e soffitto in raffrescamento: coefficienti e limiti
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SISTEMI RADIANTI
Sistemi radianti con massetti a basso spessore e pavimento senza crepe:
Schlüter®-BEKOTEC-THERM
SCHLÜTER-SYSTEMS Italia
La possibilità di sfruttare tutta la superficie della stanza come fonte di calore, rende il pavimento un’ottima scelta per realizzare un riscaldamento economico ed ecologico.
Nella prassi del cantiere però, risulta diffi- cile far convergere necessità edili, fisiche e termotecniche. Anche le indicazioni conte- nute nelle norme o nei manuali di buona pratica, spesso non tengono in adeguata considerazione tutte le realtà (per quan- to riguarda lo spessore del massetto, dei giunti, degli armamenti o l’umidità residua).
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Per esempio nel caso di massetti riscaldati,
si verificano spesso fessurazioni e dilata-
zioni concave o convesse che causano poi
il distaccamento del pavimento in cerami-
ca. Questi fenomeni sono dovuti anche al
fatto che piastrella e massetto hanno di-
versi coefficienti di dilatazione e quindi si
dilatano o si contraggono diversamente in
caso di cambiamento di temperatura.
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MASSETTI
Il tuo massetto installato in condizioni di sole e vento in modo ottimale
grazie a CONTOPP
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Le condizioni atmosferiche in presenza delle quali il massetto cementizio indurisce influisc- ono fortemente sulle sue caratteristiche:
in particolare sullo sviluppo delle re- sistenze meccaniche e sull’entità del ritiro.
Infatti è noto che, per il processo di stagio- natura, è necessaria la presenza dell’acqua che deve essere in quantità sufficiente ad idratare il cemento poiché al di sotto di tale limite viene a mancare l’idratazione stessa (si ricorda che per la reazione chi- mica occorre circa il 30% di acqua rispetto al peso del cemento);
ebbene l’acqua adoperata per l’impasto del massetto cementizio è libera di evaporare subito dopo la confezione dello stesso.
Soltanto in seguito e progressivamente una parte di essa si fissa chimicamente, men- tre una parte è trattenuta nella massa per tensione capillare rimanendo quindi libera di evaporare lasciando così vuoti nel mas- setto cementizio, che pregiudicheranno le resistenze e la qualità finale dell’opera.
Vi ricordiamo che, anche in questa stagione, Knopp può aiutarvi a ri- solvere ogni problema.
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ritarda l’inizio della solidificazione
prolunga la capacità di lavorazione
migliora la lavorabilità grazie alla forte pla- sticizzazione
aumento della resistenza Campo di applicazione:
ritardante della solidificazione per la rea- lizzazione di massetti tradizionali con in- terruzioni del lavoro anche a condizioni climatiche calde
CONTOPP® ANTIEVAPORANTE Funzione:
impedisce l’essiccazione dei materiali da costruzione a base cementizia.
sostituisce il telo di copertura.
riduce la tendenza alla formazione di crepe e allo sfaldamento.
Campo di applicazione:
Strato barriera privo di solventi, a base di resina sintetica, che impedisce l’essiccazio- ne delle superfici di massetto fresco.
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PAVIMENTI IN CALCESTRUZZO
Soletta inerziale fibrorinforzata
ad alto spessore con fibre di acciaio FIBRAG® STEEL
FIBROCEV
Il Gruppo RUBELLI rappresenta oggi un’ec- cellenza nel settore dei tessuti e degli im- bottiti. Per la produzione di tessuti Rubelli si avvale della propria tessitura di Cucciago, in provincia di Como, che fu l’ottocentesca tessitura Zanchi: un vero e proprio valore aggiunto che oggi pochissime aziende tes- sili possono vantare. Con 60 addetti e 28 telai jacquard elettronici di ultima genera- zione, qui Rubelli realizza la maggior parte dei tessuti delle collezioni Rubelli e Arma- ni/Casa. Nel 2016 ha inizio l’ampliamento dello stabilimento di Cucciago, con la re- alizzazione del nuovo corpo produttivo di circa 1400 mq.
Per il progetto, sono state adottate soluzioni avanzate, come l’aggiunta di fibre di acciaio
FIBRAG® STEEL: F-DUE 44/45 MT nel mix design del calcestruzzo per soletta inerziale nell’area produzione.
Infatti data la complessità progettuale e la necessità di realizzare una pavimentazione inerziale ad alto spessore che permettes- se lo smorzamento e l’assorbimento delle vibrazioni dei telai Jacquard (circa 350-400 colpi/min), è stata identificata la soluzione in calcestruzzo fibrorinforzato come la miglio- re in termini sia realizzativi che prestazionali.
Tale tipologia ha infatti permesso di otti- mizzare i tempi di posa e garantire un rin- forzo in tutta l’altezza della sezione.
La destinazione d’uso
Il progetto ha previsto la realizzazione della
Stesa del calcestruzzo fibrorinforzato Finitura superficiale e protezione della superficie
con Silicati di Litio
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soletta inerziale in calcestruzzo fibrorin- forzato per la zona produzione (zona telai) della Tessitura RUBELLI SPA di Cucciago, l’area di intervento interessata è di circa 1.200mq, l’esecuzione dei lavori è stata cu- rata dall’IMPRESA AEDIFEX SAS di Gran- date (CO).
La necessità di realizzare la pavimentazio- ne in calcestruzzo fibrorinforzato è stata dettata dall’elevato spessore della piastra di pavimentazione; questa tecnologia ha permesso di ottimizzare l’armatura tra- dizionale prevista, ridurre i tempi di posa e ridurre i costi. In stretta collaborazione con il progettista, l’ Ing. Antonio Mi- cheroli, l’ufficio tecnico di FIBROCEV ha studiato e verificato una soluzione in calcestruzzo fibrorinforzato ad alte pre- stazioni, che soddisfa la destinazione d’uso della pavimentazione e garantisce così un rinforzo diffuso e uniforme su tutta la se- zione della piastra.
La pavimentazione deve sopportare dei ca- richi statici derivanti dai pilastri della strut- tura fissa in acciaio che supporta i telai jac- quard per la produzione di tessuti.
I pilastri oltre a trasmettere forze stati- che verticali, trasmettono anche una quota
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parte delle vibrazioni provocate dai telai in funzione.
I carichi
Nel progetto della pavimentazione sono stati considerati i seguenti carichi:
- CARICHI STATICI
Pilastri 7.000 dN/m
2- CARICHI DINAMICI
Carrello elevatore 6.000 N/ruota Tipologia strutturale
Per garantire, le prestazioni richieste, il calcestruzzo è stato additivato con fibre di acciaio strutturali FIBRAG® STEEL:
F-DUE 44/45 MT: grazie all’elevato grado di adesione, interazione e di distribuzione uniforme all’interno della matrice cemen- tizia, forniscono un eccellente rinforzo tridimensionale della sezione, incremen- tando le resistenze residue a trazione del calcestruzzo. L’unicità della geometria delle fibre FIBRAG®, ha garantito un’elevata mi- scelabilità nella matrice cementizia, ...
Sezione soletta in calcestruzzo fibrorinforzato h=39cm rinforzata con 25 kg/m
3di fibre di acciaio FIBRAG® STEEL
F-DUE 44/45 MT
PAVIMENTI
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PAVIMENTI IN CERAMICA
Sistema di posa di mosaico e piastrelle in vasche e piscine con LITOKOL
LITOKOL
Dopo aver affrontato il tema dell’impermeabi- lizzazione di vasche e piscine vedi link parlia- mo del sistema di posa di mosaico e piastrelle in particolare delle stuccature e della realizza- zione dei giunti
Tenuta idraulica
Prima di realizzare la posa del rivestimen- to è necessario verificare la tenuta idrau- lica del bacino per cui, dopo il completo asciugamento della membrana imperme-
abilizzante deve essere effettuato il riem- pimento della vasca. Verificata la tenuta e quindi accertata la corretta esecuzione dell’impermeabilizzazione, svuotare la va- sca e dopo asciugamento procedere con la posa del rivestimento.
Piastrelle ceramiche, mosaici, lastre e pietre naturali
Verificare che i materiali scelti per la re-
alizzazione del rivestimento siano idonei
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SPAZIOCONTINUO
LE RESINE DI LITOKOL PROSEGUI LA LETTURA
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per l’impiego previsto. Nel caso di mosaici vetrosi montati su rete e lastre ceramiche o in pietra naturale con retro rinforzato, consultare il produttore di tali materiali per accertarsi della loro effettiva idoneità per l’impiego in piscine, nonché della loro compatibilità con i prodotti utilizzati per la posa.
Scelta dell’adesivo e tecnica di posa
Litokol propone diverse tipologie di adesi- vi per la posa di piastrelle ceramiche, mo- saici ceramici e vetrosi o pietre naturali in piscina da utilizzare direttamente sulle impermeabilizzazioni costituite dalle mem- brane AQUAMASTER, ELASTOCEM e COVERFLEX. Tutti i prodotti segnalati suc- cessivamente sono in grado di sopportare le sollecitazioni meccaniche e chimiche a cui è sottoposta una struttura in immer- sione continua. In ogni caso, qualunque sia il tipo di adesivo scelto, la posa di piastrel- le ceramiche in piscine necessita, al fine di assicurare la durabilità della piastrellatu- ra, la posa a letto pieno, ottenibile con il metodo della doppia spalmatura. Questa tecnica consiste nell’applicare l’adesivo sia sul supporto che sul retro delle piastrelle evitando la presenza di vuoti nello strato di adesivo. Le piastrelle ceramiche devono essere posate realizzando delle fughe di ampiezza proporzionale al loro formato.
La posa a giunto unito NON è ammessa.
Eventuali distanziatori di plastica devono essere rimossi prima della stuccatura.
Si consiglia inoltre di consultare le norme nazionali vigenti in ogni paese come ad esempio la norma UNI 11493:2013 per l’Italia che fornisce le indicazioni necessa- rie per la scelta dei materiali, la corretta
progettazione, l’impiego e l’installazione, in modo da assicurare il raggiungimento dei livelli richiesti di qualità, prestazione e du- rabilità.
LITOPLUS K55: è un adesivo cementi- zio ad alte prestazioni di colore superbian- co (non contiene sabbia) a scivolamento verticale nullo e tempo aperto allungato di classe C2TE secondo la norma EN 12004.
La sua particolare formulazione lo rende
idoneo per la posa in piscine di qualsiasi
tipo di piastrelle ceramiche (escluse le la-
stre con retro rinforzato), mosaici ceramici
e vetrosi e pietre naturali stabili all’umidità
e resistenti alla macchiatura.
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PAVIMENTI IN CERAMICA
DEL CONCA FAST sistema di posa a secco per pavimenti in ceramica
Ceramica Del Conca
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DEL CONCA ha brevettato un innovativo sistema di posa a secco per pavimenti in ceramica, Del Conca Fast,che non richiede ne colla ne stucco e può essere applica- to, anche con il “fai da te”, persino sopra vecchi pavimenti in caso di ristrutturazioni, in modo rapido e pulito. Questo sistema è rivoluzionario perché in poche ore per- mette di realizzare un nuovo pavimento in ceramica: una superficie stabile, continua, senza fughe e immediatamente calpesta- bile. Inoltre all’occorrenza è possibile ri- muovere l’intera superficie, o alcune parti, recuperando il prodotto e ripristinando il pavimento preesistente.
Il sistema di posa a secco Del Conca Fast
garantisce la stabilità del pavimento grazie
a speciali inserti -brevetto Del Conca Fast
– che una volta inseriti nelle fessure delle
piastrelle non ne escono. Con Del Conca
Fast la ceramica indossa trame e colori del
cemento o del legno per un perfetto com-
promesso tra resistenza all’usura e calore
della natura. Queste superfici rimangono
intatte con il passare degli anni: non si rovi-
nano con urti o graffi non cambiano tonali-
tà con il tempo e con i raggi solari.
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PAVIMENTI IN RESINA
Master Builder Solutions di BASF:
specialisti dal pavimento alle pareti
Soluzioni continue per pareti e pavimenti
BASF CC Italia
BASF vi propone soluzioni su misura per realizzare qualsiasi progetto abbiate in mente con un design d’interni olistico e continuo.
I sistemi di pavimentazione continua di Basf soddisfano perfettamente i requisiti funzio- nali concedendo in più agli interior desi- gner anche un grande spazio di manovra per esprimere la loro creatività.
Ora , i sistemi per parete BASF si uniscono senza giunti ai noti e usatissimi rivestimenti per pavimentazione, così da poter realiz- zare pareti e pavimenti come fossero un
“unico pezzo” funzionale ed estetico.
Finiture senza soluzione di conti- nuità per un design senza confini Pareti e pavimenti “tutti d’un pezzo”: un elemento di design che svolge un ruolo in- credibilmente importante nell’architettura contemporanea.
È possibile creare un motivo monocolore giocando sulle tonalità per dare una sensa- zione di pace, mentre i colori vivaci rendo- no le stanze funzionali più vibranti.
È possibile progettare gli spazi a proprio piacimento, anche con risultati artistici.
L’uso creativo dei colori permette di pas- sare delicatamente da un colore all’altro, di dare un orientamento spaziale e di realiz- zare infinite possibilità di design.
Il risultato? Un approccio olistico alla vo- stra progettazione d’interni, dove progetto e funzioni si adattano, idealmente alle esi- genze personali.
“L’approccio olistico al design d’interni permette di realizzare progetti coraggiosi che indicano una chiara direzione e fanno sentire a proprio agio, senza barriere spa- ziali, materiali o ottiche.” Heinz Merz, Pre- sidente di Zuwebe.
I VANTAGGI offerti dal sistema per pareti e pavimenti continui di Master Builder Solutions di BASF Personalizzabile:
nessun limite alla decorazione delle pareti
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Ampia gamma di colori
Eco-compatibile e sostenibile:
Bassa emissività conformemente alle nor- mative europee e internazionali
sistemi per parete privi di solventi per co- struzioni sostenibili
basato su materie prime rinnovabili Affidabile e versatile
applicazione a liquido di tutti i componenti del sistema, senza giunzioni ne fughe
Le pareti e i rivestimenti di Zuwebe (ex laboratorio per persone disabili nel Cantone Zugo) sono stati rivestiti con prodotti per pavimentazione di Master Builders Solutions senza barriere ne giunzioni, nel rispetto della cartella colori proposta appositamente
facile da usare in stanze con una pianta complessa
Economicità:
brevi tempi di installazione per far avanza- re rapidamente i lavori
superficie forte e resistente all’usura con una lunga durata di servizio
equilibrio ambientale positivo
superficie facile da pulire con basse spese di manutenzione
bassi costi per tutta la durata del servizio 8
PAVIMENTI
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Soluzioni tutto tondo per il vostro successo
L’architettura, il design d’interni e la pale- te dei colori scelti per i locali di un’azienda sono il biglietto da visita dell’azienda stes- sa ed esprimono visivamente i suoi valori e l’identità aziendale. Le superfici continue danno un’impressione di spaziosità ed ele- ganza. Particolarmente importante è il de- sign della reception, perchè imprime la pri- ma impressione nel visitatore, deve fornire un orientamento e colpire con il suo spetto elegante. Per le applicazioni decorative, il si- stema universale per pareti MasterTop WS 100 PU è la soluzione d’elezione che offre possibilità quasi illimitate per la realiz- zazione del vostro progetto. L’ampia varietà di forme e colori permette l’allineamento ideale con il pavimento, per un design olisti- co delle stanze. Il sistema è costituito da soli due strati (il primer e la finitura), quindi può essere applicato anche in edifici già costruiti, ad esempio in progetti di ristrutturazione.
Immune ai maltrattamenti
In luoghi come gli ospedali in cui i letti ur- tano contro il muro, o le valige degli ospiti sbattono contro gli angoli o ancora dove ogni giorno si producono e immagazzinano delle merci o nelle scuole con il passaggio continuo degli studenti, è essenziale avere una forte resilienza e resistenza agli urti.
È poi possibile isolare MasterTop WS 200 PU con una finitura antibatte- rica senza pori straordinariamente resi- stente a batteri, sostanze chimiche, scolo- rimento e abrasione. Se usato insieme ai rivestimenti per pavimentazione Master- Top AB, questo sistema per pareti crea un involucro protettivo continuo, ideale nelle strutture sanitarie.
Centro oftalmologico della Nouvelle Clinique del’Union – Tolosa, Francia
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MasterGlenium PAV
Sistema modulare per pavimentazioni
BASF Construction Chemicals Italia Spa
Via Vicinale delle Corti, 21 - I - 31100 Treviso (TV) T +39 0422 304251 - F +39 0422 429485infomac@basf.com - www.master-builders-solutions.basf.it