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AUTORI E VITTIME DI OMICIDIO | ANNI 2018-2019
Omicidi in calo. Crescono quelli in famiglia:
vittime soprattutto donne, uomini gli autori
Nel 2019 gli omicidi sono 315 (345 nel 2018): 204 uomini e 111 donne. Il 19,7% (di cui 17,6% maschi e 23,4% femmine) è composto da vittime straniere.
Gli omicidi sono in calo fin dagli anni Novanta, soprattutto quelli dovuti alla criminalità organizzata (29 nel 2019, il 9,2% del totale).
In ambito familiare o affettivo aumentano invece le vittime: 150 nel 2019 (47,5% del totale); 93 vittime sono donne (l’83,8% del totale degli omicidi femminili).
Nei procedimenti giudiziari crescono gli imputati per omicidio in “contesti relazionali” (246 nel 2010, 271 nel 2018).
0, 53per 100mila
Il tasso di omicidi in Italia:
su 100mila persone dello stesso sesso 0,70 uomini e 0,36 donne
I Paesi Ue con i più bassi tassi di omicidio sono Italia, Croazia, Irlanda, Paesi Bassi e Polonia
101
Il numero di femminicidi nel 2019
93,0%
La quota di uomini tra gli imputati adulti per omicidio nel 2018
In valore assoluto sono 676,
erano 826 nel 2014
Il report fornisce un quadro delle caratteristiche delle vittime e degli autori degli omicidi, con un focus specifico su quelli che avvengono in famiglia e in altri contesti relazionali, grazie all’utilizzo di diverse fonti in ambito giudiziario: in particolare, sono stati utilizzati i dati del Ministero dell’Interno (che hanno consentito di stimare per la prima volta il numero dei femminicidi), delle Procure della Repubblica, del Casellario Giudiziale Centrale e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (per l’analisi di imputati, condannati e detenuti per omicidio e per l’osservazione di quelli avvenuti in un contesto relazionale violento).
Continua il calo delle vittime di omicidio soprattutto tra gli uomini
L’Italia è oggi uno dei Paesi più sicuri al mondo rispetto al rischio di essere vittime di omicidio volontario.
Nel 2019 le Forze di polizia hanno registrato 315 omicidi (0,53 vittime per 100mila abitanti).
Distinguendo per genere, su 100mila persone dello stesso sesso lo 0,70 sono vittime uomini, lo 0,36 donne.
Confrontando i dati attuali con quelli del 1991i, anno di picco degli omicidi a partire dal quale è iniziato un trend discendente, la realtà è molto cambiata. Gli omicidi erano oltre 6 volte di più (1.917 contro gli attuali 315), con un tasso pari a 3,4 per 100mila abitanti. Il 37,5% degli omicidi era attribuibile alle organizzazioni di tipo mafioso. Ora la criminalità organizzata, pur rimanendo un fenomeno da monitorare con estrema attenzione, costituisce una causa meno rilevante per il numero di morti (9,7%
del totale nel quinquennio 2015-2019).
La forte diminuzione degli omicidi e, in particolare, la contrazione delle morti dovute alla criminalità organizzata e alla criminalità comune, ha avvantaggiato soprattuto gli uomini, più esposti in quei contesti rispetto alle donne. Nei primi anni Novanta si contavano 5 omicidi di sesso maschile per ogni donna uccisa, nel 2019 si sono invece verificati 204 omicidi di uomini e 111 di donne.
Nel 2019, i tassi di omicidio sono più alti per gli uomini rispetto alle donne in tutte le classi di età (nella classe 14-17 anni non ci sono state vittime). Tra i giovani, la classe 18-24 anni ha un tasso pari a 0,39 omicidi per 100mila abitanti, alla classe 25-34 anni è associato il tasso più elevato, pari a 0,87 (1,19 per gli uomini e 0,54 per le donne, per 100mila abitanti di pari età e sesso). Con l’avanzare dell’età il tasso decresce fino a raggiungere lo 0,53 per gli oltre 55enni (0,63 tra i 35 e i 54 anni). Dal momento che la numerosità degli omicidi in Italia è piuttosto contenuta, la sua distribuzione per età può variare in maniera anche considerevole da un anno a un altro, per fluttuazioni occasionali.
I NUMERI CHIAVE: VITTIME E AUTORI DI OMICIDIO VOLONTARIO
VITTIME DI OMICIDIO anno 2019
VITTIME DI OMICIDI IN AMBITO FAMILIARE
anno 2019
IMPUTATI PER OMICIDIO anno 2018
IMPUTATI PER OMICIDIO IN
AMBITO RELAZIONALE
anno 2018
CONDANNATI PER OMICIDIO anno
2018
CONDANNATI PER OMICIDIO IN
AMBITO RELAZIONALE
anno 2018
v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. %
Maschi 204 64,8 57 38,0 631 93,3 253 93,4 648 96,6 233 98,3
Femmine 111 35,2 93 62,0 45 6,7 18 6,6 23 3,4 4 1,7
Circa una vittima su cinque è di cittadinanza straniera
Nel 2019 gli stranieri vittime di omicidio sono 62 (19,7%; 17,6% delle vittime tra gli uomini e 23,4% tra le donne).
Quanto ai tassi per abitante occorre cautela nella loro interpretazione. Infatti, dal calcolo sulla popolazione residente si otterrebbe un tasso di ben 1,24 omicidi per 100mila residenti stranieri (1,49 per gli uomini e 1,00 per le donne), in base al quale l’esposizione al rischio risulterebbe superiore di 2,3 volte rispetto a quella degli italiani (più che doppia per gli uomini e quasi tripla per le donne). Tuttavia è possibile supporre che il tasso sia sovrastimato vista l’oggettiva difficoltà nel determinare con esattezza la popolazione straniera effettivamente presente nel Paese (per la componente entrata irregolarmente o per quella cha ha regolare visto o permesso di soggiorno,ma il cui titolo di permanenza non è più valido, a cui si aggiungono i cittadini di Paesi comunitari o equiparati per i quali, in caso di presenza non prolungata, non è richiesto alcun visto o permesso).
Nel quinquennio 2015-2019 le vittime di omicidio straniere sono per la maggior parte europee (48,6%) e africane (32,1%). Il Paese più rappresentato è la Romania (20,6% del totale delle vittime), seguito da Marocco e Albania (14,4 e 9,9%, rispettivamente).
FIGURA 1. VITTIME STRANIERE PER CONTINENTE E PAESE DI CITTADINANZA.
Anni 2015-2019, valori medi percentuali.
Fonte: Ministero dell’interno 48,6
32,1
10,7 8,4 0,3
20,6
14,4 9,9
4,7 3,9 3,7 3,4 3,1 2,9 2,6 2,6
28,2
0 10 20 30 40 50 60
Alla Calabria il primato degli omicidi maschili
La distribuzione territoriale degli omicidi di uomini presenta forti differenze. Nel 2019 la media nazionale è di 0,70 omicidi volontari per 100mila residenti: il Nord e il Centro si collocano ampiamente sotto tale media, mentre avviene l’opposto per il Mezzogiorno. Più nel dettaglio, la ripartizione in cui si verificano meno omicidi di uomini in rapporto alla popolazione è il Nord-est (0,40 omicidi di uomini per 100mila residenti maschi), seguita dal Centro e dal Nord-ovest (0,51 e 0,59 rispettivamente). Valori ben diversi caratterizzano le Isole (0,91) e il Sud (1,15 omicidi per 100mila maschi).
Le Isole hanno entrambe valori elevati (0,88 la Sicilia e 1,01 la Sardegna) mentre le regioni del Sud presentano situazioni differenziate. In quelle demograficamente più piccole il fenomeno è praticamente assente: 1 solo omicidio in Basilicata (0,37 per 100mila uomini), 2 casi in Abruzzo (0,32) e nessuno in Molise. Al contrario Calabria, Campania e Puglia occupano tre dei primi quattro posti della graduatoria regionale per gli omicidi di uomini (il terzo è occupato dalla Sardegna). La regione che spicca è la Calabria con 2,68 omicidi per 100mila maschi, valore 2,5 volte più elevato rispetto alla regione che la segue in graduatoria, la Campania (1,07).
La Calabria è storicamente caratterizzata da livelli di omicidio molto elevati per gli uomini rispetto alla media italiana e il calo anche qui registrato è stato meno intenso rispetto alle altre regioni ad alto rischio.
Ponendo a confronto i dati medi del triennio 2017-2019 con quelli del triennio 2014-2016, gli omicidi di uomini in Calabria risultano diminuiti solo dello 0,9%, mentre in Campania (che partiva da una situazione simile) la diminuzione è stata del 52,1%, in Sardegna del 43,1%, in Sicilia del 35,7% e in Puglia del 7,7%. Tra i due periodi gli omicidi di uomini crescono in Piemonte (+23,6%).
Per gli omicidi di donne la distribuzione non è particolarmente diversificata sul territorio. I valori ripartizionali sono compresi tra 0,30 omicidi per 100mila donne residenti del Sud e 0,45 nelle Isole. A livello regionale, emergono i livelli dell’Abruzzo (0,75 per 100mila donne residenti, 5 casi) e della provincia autonoma di Trento (0,72, 2 casi). Seguono Umbria, Emilia-Romagna, Sardegna e Liguria.
Come detto, essendo il numero di omicidi abbastanza basso, si possono manifestare significative variazioni dei tassi da un anno all’altro nelle regioni, soprattutto in quelle con minore popolazione. La mancanza di contiguità geografica osservata tra le regioni più colpite e il fatto che gli omicidi di donne avvengano prevalentemente in ambito familiare, suggerisce che la loro distribuzione sia solo marginalmente influenzata dai livelli di criminalità generale che caratterizzano i singoli territori.
FIGURA 2.VITTIME DI OMICIDIO PER GENERE E RIPARTIZIONE E REGIONI CON MAGGIORE INCIDENZA.
Anno 2019, tassi per 100mila abitanti con le stesse caratteristiche
Fonte: Ministero dell’interno 0,0
0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0
Maschi Femmine
In aumento gli omicidi in ambito familiare
Nel 2019, dei 315 omicidi commessi, il 47,5% avviene in ambito familiare o in quello delle relazioni affettive extra-familiari, valore che risulta in costante aumento negli anni (+13,3% rispetto al 2018, +34,9% sul 2017 e +126,5% rispetto al 2002, anno di inizio della serie storica dei dati), anche a causa dell’incremento dei casi in cui è stato identificato l’autore e al calo di quelli attribuibili ad autori sconosciuti alla vittima.
Emergono in particolare due fattori: da un lato, sono diminuiti negli anni gli uomini uccisi, più spesso vittime di persone a loro sconosciute e i cui omicidi rimangono molte volte irrisolti mentre le donne sono uccise di più in ambito familiare; dall’altro lato, sono aumentati gli omicidi da parte di parenti anche a danno di uomini (nel 2019, il 22,5%, valore pari a quello delle donne).
Le differenze di genere sono comunque forti: gli omicidi in ambito familiare o affettivo sono il 27,9% del totale degli omicidi di uomini e l’83,8% di quelli che hanno come vittime le donne; quindici anni fa gli stessi valori erano pari rispettivamente a 12,0% e 59,1%.
Le donne sono uccise soprattutto dal partner o ex partner (61,3%): in particolare, 55 omicidi (49,5%) sono causati da un uomo con cui la donna era legata da relazione affettiva al momento della sua morte (marito, convivente, fidanzato), 13 (11,7%) da un ex partner. Fra i partner, nel 70,0% dei casi l’assassino è il marito, mentre tra gli ex prevalgono gli ex conviventi e gli ex fidanzati.
Agli omicidi dei partner si sommano quelli da parte di altri familiari (il 22,5%, pari a 25 donne) e di altri conoscenti (4,5%; 5 vittime). Questi valori sono complessivamente stabili negli anni.
Per le donne la situazione si è ulterioramente aggravata nel primo semestre 2020: gli assassini di donne sono stati pari al 45,0% del totale degli omicidi, contro il 35,0% dei primi sei mesi del 2019, e hanno raggiunto il 50,0% durante il lockdown nei mesi di marzo e aprile 2020. Le donne sono state uccise principalmente in ambito affettivo/familiare (90,0% nel primo semestre 2020) e da parte di partner o ex partner (61,0%).
Gli uomini sono uccisi soprattutto da persone sconosciute (43,1%) o da autori non identificati (21,1%), situazioni che risultano comunque molto in calo rispetto ai primi anni duemila. Confrontando la media degli omicidi con vittime uomini nel periodo 2017-2019 con la media del periodo 2002-2004, il calo è del 57,0%. In particolare, gli omicidi con autore non identificato si sono ridotti del 70,0%, quelli di assassini sconosciuti alla vittima del 63,0%.
Gli omicidi di uomini dovuti alla criminalità comune o organizzata, più frequentemente opera di sconosciuti, si dimezzano in 15 anni (da 0,65 per 100mila del 2005 a 0,30 nel 2019). Analogamente sono in forte calo gli omicidi di uomini con autore non identificato (da 0,77 del 2005 a 0,15 nel 2019).
FIGURA 3. VITTIME DI OMICIDIO PER RELAZIONE CON L’AUTORE Anni 2002-2019, valori percentuali
Fonte: Ministero dell’interno (DCPC), database degli omicidi .
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 In ambito familiare o affettivo di cui da partner o ex partner di cui da altro parente
Autore sconosciuto alla vittima Autore non identificato
Aumentano nelle Isole le donne vittime di partner ed ex-partner
Gli omicidi di uomini e di donne si distribuiscono diversamente sul territorio. In generale nel Sud e nelle Isole sono assassinati più uomini, al Nord più le donne. Tuttavia, nel 2019, il tasso di donne vittime dei partner è più elevato nelle Isole (0,36 per 100mila donne, contro lo 0,22 della media nazionale), seguono il Nord-est (0,25) e il Nord-ovest (0,23).
Tra le regioni, si collocano sopra la media l’Abruzzo, l’Emilia Romagna, la Liguria, la Sicilia e la Sardegna con tassi da 0,45 a 0,36 per 100mila donne. Sono in ambito familiare i pochi omicidi dell’Umbria, della provincia di Trento e di Bolzano, e quasi tutti quelli accaduti in Piemonte, Liguria, Marche, Toscana, Campania, Calabria, Puglia e Sardegna. In Basilicata non si sono invece registrati omicidi di donne nel 2019.
Per gli uomini, i tassi più elevati di omicidi da parte di sconosciuti e autori non identificati si registrano ancora una volta nel Sud e nelle Isole: rispettivamente 0,42 per 100mila e 0,44 per gli omicidi da sconosciuti (contro 0,30 della media Italia) e 0,42 e 0,22 per gli omicidi con autore non identificato (contro 0,15 della media nazionale).
A livello regionale, i tassi più alti per gli omicidi commessi da sconosciuti si hanno in Calabria (0,64 per 100 uomini residenti) e in Sardegna (0,63); seguono Campania e Puglia (0,47 e 0,41). Le stesse regioni registrano anche i tassi più elevati per gli omicidi maschili con autore non identificato, con il picco di 0,96 in Calabria. Quanto agli omicidi commessi da parenti sugli uomini i tassi più elevati si rilevano in Trentino Alto Adige, Piemonte e Veneto.
FIGURA 4.VITTIME DI OMICIDIO SECONDO LA RELAZIONE CON L'AUTORE PER GENERE.
Anni 2005 - 2019, tassi per 100mila uomini e per 100mila donne
Fonte: Ministero dell’interno (DCPC), database degli omicidi 0
0,2 0,4 0,6 0,8 1
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 Donne - Partner /ex partner Donne -Altro parente Donne - Autore sconosciuto alla vittima Donne -Autore non identificato Uomini - Partner /ex partner Uomini - Altro parente
Uomini - Autore sconosciuto alla vittima Uomini - Autore non identificato
Anche le donne straniere uccise soprattutto dai partner
Nel 2019 sono state uccise dal partner 53 donne italiane (il 62,4% del totale delle donne italiane uccise;
53,4% nel 2018) e 15 donne straniere (il 57,7%). Mentre ben il 25,9% di donne italiane è vittima di un parente, le straniere sono più esposte a dinamiche violente con persone sconosciute e con altri conoscenti non familiari (il 19,2% è vittima di uno sconosciuto).
Anche per gli uomini sono più frequenti gli omicidi commessi dai parenti: il 23,8% dei casi tra gli italiani (40 nel 2019), contro il 16,7% tra gli stranieri (6). Quasi un quarto degli omicidi di italiani resta insoluto (23,2% contro 11,1% per gli stranieri). Gli uomini stranieri sono più spesso vittime di sconosciuti (66,7%
contro il 38,1% degli italiani).
Rischio omicidio maggiore in famiglia per i più giovani e i più anziani
Per i più giovani e i più anziani il rischio maggiore è rappresentato dall’ambiente familiare: nel 2019 sono stati uccise da un familiare o un parente tutte le vittime minorenni (14 omicidi a 0 a 13 anni; nessun omicidio rilevato fra i 14-17enni) e il 37,0% degli ultrasessantacinquenni.
Per le classi adulte, è stato vittima di un parente il 44,4% degli uomini con più di 65 anni e il 29,6% delle donne, mentre quasi la metà delle donne della stessa età è stata uccisa da un partner (il 48,6%). Non trascurabile per le donne con più di 65 anni la possibilità di essere uccise da parte di sconosciuti (pari a quasi un quinto dei casi).
È vittima dei partner l’82,4% delle 25-34enni, il 78,9% delle 35-44enni, il 70,0% delle 55-64enni e il 65,0% delle 45-54enni. Solo le 18-24enni sono uccise in eguale misura da partner, parenti e persone a loro sconosciute (tutte nel 33,0% dei casi).
Al contrario, i maschi di tutte le età, fatta eccezione dei minorenni e degli anziani, sono uccisi prevalentemente da persone non conosciute dalla vittima, con un picco in corrispondenza per i 25- 34enni.
Il tasso di omicidi per cui non è stato identificato un autore si è dimezzato per i 25-34enni (dallo 0,45 per 100mila maschi della stessa età del 2018 allo 0,24 del 2019) ed è quasi scomparso per i giovani di 18-24 anni (0,32 per 100mila maschi della stessa età nel 2018, 0,09 nel 2019).
FIGURA 5. VITTIME DI OMICIDIO SECONDO LA RELAZIONE CON L'OMICIDA PER GENERE E CLASSE D’ETÀ.
Anno 2019, quozienti per 100mila uomini e 100mila donne della stessa età
Fonte: Ministero dell’interno (DCPC), database degli omicidi 0,0
0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9
0-13 18-24 25-34 35-44 45-54 55-64 ≥ 65 0-13 18-24 25-34 35-44 45-54 55-64 ≥ 65
partner /ex-partner parenti sconosciuto autore non identificato
maschi femmine
Gli omicidi di donne in Italia classificati soprattutto come femminicidi
Il femminicidio (femicideii), in base alla definizione statistica che ne dà lo European Institute for Gender Equality (EIGE, 2017iii), è definito come “the killing of a woman by an intimate partner and the death of a woman as a result of a practice that is harmful to women”. Le componenti di questa definizione sono la diseguaglianza di genere e la motivazione di genere dell’omicidio. In altre parole il femminicidio è, secondo la Convenzione di Istanbuliv, l’omicidio di una donna in quanto donna.
I principali tipi di femminicidio discussi nella letteratura scientifica sono il femminicidio da partner, l'omicidio legato alla violenza sessuale o al contesto sessuale, il femminicidio delle donne di età superiore ai 65 anni, il femminicidio a scopo razziale e omofobico, gli omicidi legati alle norme tradizionali, come quello d’onore o inerente la dote o legato alle harmful practices (come le mutilazioni genitali femminili), gli omicidi legati all’ambiente criminale, come le donne uccise vittime di tratta o di prostituzione o comunque nell’ambito dello sfruttamento criminale.
Sulla base di tali definizioni non è ancora facile identificare a livello statistico le variabili descrittive che aiutino a rilevare i femminicidi in assenza di una specifica normativa, presente invece nei 16 Paesi dell’America Latina che, a partire dal 2007, hanno una legislazione ad esso dedicata (ECLAC, 2014v) e in alcuni casi contempla il reato di femminicidio, in altri ha la forma di circostanza aggravante.
Tra le variabili essenziali per identificare gli omicidi vi sono le caratteristiche della vittima e dell'autore, la loro relazione, la motivazione di genere dell'omicidio, la precedente storia di violenza domestica e le precedenti sanzioni avute dell'autore, il contesto e il modus operandi. in cui si è verificato l'omicidio.
A livello internazionale sia EIGE a livello europeo, sia le Nazioni Unite (UNWOMEN e UNODC) stanno predisponendo una classificazione che permetta di fornire dati comparabili tra i Paesi. Ad esempio UNWOMEN nel 2020, attraverso il “Center of Excellence for Gender Statistics” (CEGS), ha predisposto un set di 5 variabili che tra loro interrelate permettono di identificare il femminicidio. Questi sistemi di raccolta di dati, rappresentano modelli di riferimento da cui l’Italia è ancora distante.
Utilizzando tale quadro di riferimento, 93 dei 111 omicidi di donne commessi nel 2019 possono essere classificati come femminicidi (83,8% del totale). Rispetto alle restanti 18 morti femminili uccise in ambito diverso da quello familiare, 8 vittime hanno più di 65 anni e quindi, data la vulnerabilità di questa categoria, sono considerati femminicidi, la cui stima raggiungerebbe i 101 casi.
Purtroppo allo stato attuale non si hanno a disposizione altri dati che possano definire se si è in presenza di un omicidio motivato dal genere: violenze sessuali pregresse o contestuali all’uccisione, lo sfiguramento del corpo, l’accanimento nella dinamica dell’uccisione (modus operandivi) o ad esempio l’associazione con altri reati come lo sfruttamento sessuale o lavorativo della vittima o il favoreggiamento o induzione alla prostituzione o l’attività di prostituta della vittima.
Alcune di queste informazioni sono tuttavia presenti rispetto agli imputati.
FIGURA 6. IL SET MINIMO DELLE VARIABILI DEL CENTER OF EXCELLENCE FOR GENDER STATISTICS (CEGS) PER RILEVARE I FEMMINICIDI. Anno 2020
Le caratteristiche delle vittime (21 variabili), tra cui oltre alle variabili socio-demografiche, l'orientamento sessuale, se è stata vittima di violenza sessuale, se era incinta, se era una prostituta, ecc
Le caratteristiche dell'autore (18 variabili), tra cui oltre alle variabili socio-demografiche, i precedenti penali, le storie di violenza pregresse, ecc
La relazione vittima-autore (9 tipologie di relazione), tra cui partner, ex partner, familiare, conoscente, collega, amici, sconosciuti, persone apppartenente alle forze arnate e alla forze di polizia, ecc.
Il modus operandi (5 variabili), tra cui l’accanimento sul corpo e tipo di armi usate, il vilipendio del cadavere, ecc
Le circostanze (9 variabili), tra cui se si è verificata una violenza sessuale, mutilazioni del corpo, se l’omicidio è connesso ad un crimine organizzato, ecc.
La motivazione di genere (14 variabili), tra cui l’intenzione della vittima di separarsi, la gravidanza, il conflitto sulla custodia dei figli, la gelosia e la possessività, i motivi d’onore, i motivi di odio legati all’identità sessuale della vittima, la violenza domestica pregressa, le attività criminali coinvolte
In lieve aumento i procedimenti per omicidi archiviati
Nel 2018, sono 847 i procedimenti definiti presso il Registro generale delle Procure in cui è presente almeno un reato di omicidio volontario consumato. Per 401 di essi è stata predisposta l’archiviazione, mentre per i restanti 446 è stata intrapresa l’azione penale. Negli ultimi quattro anni si registra un lieve incremento dei procedimenti per i quali viene disposta l’archiviazione.
La maggior parte dei procedimenti ha un solo autore iscritto nel procedimento stesso. Nel 2018, nel caso dei procedimenti per i quali è iniziata l’azione penale, il 71,1% ha un unico imputato, mentre per il 13,2% ne risultano due. Al contrario, per i procedimenti archiviati il 52,3% dei procedimenti ha un solo indagato iscritto mentre il 18,7% ne ha due.
Imputati per omicidio in prevalenza uomini
Nel 2018 le persone rinviate a giudizio per almeno un delitto di omicidio volontario presso le procure
“Adulti” sono state 676. Negli ultimi quattro anni si registra una sostanziale diminuzione del numero degli imputati; si passa da 826 nel 2014 a 676 nel 2018.
Gli imputati sono soprattutto uomini: nel 2018 il 93,3% è composto da uomini contro il 6,7% delle donne.
Il 78,6% è nato in Italia contro il 21,3% nato all’estero. La distribuzione per età evidenzia un addensamento nelle prime classi e in particolare la classe modale risulta essere quella 25-29 anni.
Considerando le tipologie di delitti perpetrati in concomitanza con l’omicidio, dai dati del 2018 emerge che il 34,6% degli imputati lo è solo per omicidio volontario mentre il 65,4% è imputato anche per altri reati. Tra questi, i più frequentemente contestati sono la “violazione delle norme in materia di armi ed esplosivi” (il 40,2% degli imputati per almeno un reato di omicidio lo è anche per aver commesso violazioni delle norme in materia di armi ed esplosivi), rapina (9,9%), ricettazione (7,2%), lesioni volontarie (6,8%) e distruzione e soppressione di cadavere (4,9%).
Su questi procedimenti è stata fatta una particolare analisi volta a individuare i procedimenti di omicidi non connessi ai reati contro la proprietà (come rapina, ricettazione e furto), ai reati che avvengono nel contesto dello spaccio e produzione di stupefacenti, alla criminalità organizzata e ai reati di corruzione.
In tal modo si vuole evidenziare una specifica categoria degli omicidi nei contesti violenti legati all’ambito relazionale.
FIGURA 7. PROCEDIMENTI PER OMICIDIO VOLONTARIO CONSUMATO PER TIPO DI RICHIESTA DEL PUBBLICO MINISTERO. Anni 2010-2018, valori assoluti
Fonte: Istat, Rilevazione sui delitti denunciati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale e sui minorenni denunciati per delitto 0
100 200 300 400 500 600
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Inizio Azione Penale Archiviati
In aumento gli omicidi da “contesti violenti”
Non tutti gli omicidi sono uguali: quelli che assumono una particolare rilevanza sociale in contesti
“violenti”, per esempio in ambito familiare, riguardano 271 imputati (il 40,1% degli imputati per omicidio volontario). Questi imputati sono uomini nel 93,4% dei casi e donne nel 6,6%. Gli imputati di questa tipologia di omicidi sono nati soprattutto in Italia (82,7%, rispetto al totale degli omicidi; 78,6%, nel caso in cui si considerano tutti gli imputati con almeno un reato di omicidio).
L’andamento nel tempo degli omicidi “caratterizzati dal contesto violento” risulta in lieve aumento: il numero degli imputati degli omicidi “nei contesti violenti” passa da 246 del 2010 a 271 del 2018.
Considerando il numero delle tipologie di delitti perpetrati, dai dati del 2018 emerge che l’11,8% degli imputati lo è solo per omicidio volontario, mentre l’88,2% è imputato anche per altri reati (il 64,2 per due tipologie di delitti, il 21% per tre tipologie).
Agli imputati che hanno commesso più tipologie di reato sono state contestate anche le violazioni sulle norme in materie di armi (63,8%), occultamento e distruzione di cadavere (rispettivamente nel 9,2% e 8,9% dei casi), lesioni personali volontarie (il 6,6%) e maltrattamenti in famiglia (4,8%). Nei casi di maltrattamenti in famiglia, violenza aggravata, stalking, violenza sessuale e violenza di gruppo gli imputati sono solo uomini.
Di particolare interesse sono le aggravanti che possono essere contestate agli imputati per omicidio volontario in ambito violento relazionale. Al 13,7% degli imputati (in valore assoluto 37) viene contestata l’aggravante omicidio “contro l'ascendente o il discendente” (articolo 576, comma 1, numero 2 e articolo 577, comma 1, numero 1 del Codice penale) e al 5,2% (14 casi) l’aggravante “contro parenti” (articolo 577, comma 2). Gli autori imputati per omicidi con aggravante per violenza sessuale (articolo 576, comma 1, numero 5) sono invece 4 (l’1,5%). A questi omicidi aggravati si associano anche altri reati come violenza sessuale e maltrattamento in famiglia.
Nei casi che hanno come aggravante l’omicidio del parente o di un ascendente o discendente (in totale 51) invece si associano violazione sulle norme in materie di armi per 7 imputati (pari al 13,8%) e per 4 imputati (pari al 7,8%) rispettivamente il reato di distruzione di cadavere e di maltrattamento in famiglia, abuso dei mezzi di correzione o di disciplina.
Dimuiscono invece gli omicidi fuori dal contesto “violento-relazionale”. Il numero degli imputati passa da 296 del 2010 a 209 del 2018, analogamente alla diminuzione degli omicidi di mafia e per rapina e furto riscontrabile nei dati della Polizia.
FIGURA 8. IMPUTATI PER AVERE EFFETTUATO ALMENO UN OMICIDIO IN “CONTESTI VIOLENTI” CHE HANNO COMMESSO PIÙ TIPOLOGIE DI REATO PER TIPO DI REATO ASSOCIATO. Anno 2018, valori percentuali
Fonte: Istat, Rilevazione sui delitti denunciati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale e sui minorenni denunciati per delitto
0 10 20 30 40 50 60 70
stalking vilipendio di cadavere violenza sessuale minaccia maltrattamenti in famiglia lesioni personali volontarie distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere occultamento di cadavere violazioni delle norme in materia di armi
A partire dai dati giudiziari non è possibile fare un ragionamento sui femminicidi dal momento che nei procedimenti delle Procure sono rilevate sia le parti offese sia le vittime; inoltre in molti casi anche l’informazione del semplice sesso della vittima è mancante. Nei procedimenti con almeno un reato di omicidio volontario, definiti nel 2018, si rilevano 1.276 vittime/parti offese associate a procedimenti che iniziano l’azione penale (di cui 409 femmine e 556 machi) e 863 a procedimenti archiviati (169 femmine e 292 maschi).
Tra i condannati per omicidio soprattutto uomini tra i 25 e i 34 anni
Nei dispositivi di sentenza iscritti al Casellario giudiziale nel 2018 sono 747 gli omicidi volontari sentenziati per 671 persone condannate per omicidio volontario consumato.
Considerando sesso e classe d’età, al momento della commissione dell’omicidio emerge come la componente femminile tra i condannati per omicidio sia del 3,4% (pari a 23 donne) mentre quella maschile sia del 96,6% (pari a 648 uomini), 85,1% sul totale dei condannati.
Analizzando congiuntamente sesso e classe d’età, emerge come tra le donne condannate per omicidio oltre la metà di esse (56,5%) abbia commesso il reato tra i 35 e i 44 anni, mentre tra gli uomini la classe d’età maggiormente rappresentata è quella dai 25 ai 34 anni (per oltre un terzo dei condannati, 218).
Per entrambi i sessi, oltre tre quarti dei condannati hanno commesso l’omicidio tra i 18 e i 44 anni.
Con precedenti penali gran parte dei condannati per omicidio
Il 71,8% dei condannati uomini aveva precedenti penali, mentre tra le donne la percentuale è molto più bassa, pari al 34,8%.
L’analisi della provenienza geografica dei condannati per omicidio evidenzia come la componente italiana, per entrambi i sessi, sia superiore rispetto al totale dei condannati. I condannati per omicidio sono in 8 casi su 10 (79,9%) cittadini italiani (82,6% tra le donne, 79,8% tra gli uomini).
La Campania è la regione che registra il valore più alto (207) per luogo del reato commesso, seguita da Sicilia (77) e Lombardia (77).
Oltre la metà dei condannati per omicidio (56,3%) ha commesso il reato non più di 6 anni prima rispetto all’anno di condanna. I condannati che hanno ucciso prima del 2012 rappresentano invece il 43,7%.
Nelle sentenze di condanna per omicidio volontario consumato sono state applicate anche diverse misure di sicurezza. La libertà vigilata in 169 casi, la confisca oppure la confisca e distruzione dei beni confiscati a 208 condannati, oltre ad altre misure applicate in misura inferiore.
FIGURA 9. CONDANNATI PER OMICIDIO VOLONTARIO CONSUMATO PER MISURE DI SICUREZZA ORDINATE.
Anno 2018, valori assoluti
Fonte:Istat, Rilevazione sui condannati per delitto e contravvenzione con sentenza irrevocabile 169
150
58
25 11 8 2
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
Libertà vigilata Confisca e distruzione dei beni sequestrati
Confisca dei beni Espulsione Casa di cura e custodia/
Ospedale psichiatrico
giudiziario
Casa di lavoro/
Colonia agricola
Altro
Diffuse le circostanze aggravanti nei reati di omicidio
Nell’ambito dei 671 dispositivi di sentenza per omicidio volontario sono stati sentenziati 1.781 reati, di cui 1.399 reati violenti. Tra questi 747 sono gli omicidi volontari consumati e, a seguire, per numerosità, 386 reati relativi a violazioni delle norme in materia di armi e esplosivi. Gli altri 266 reati sentenziati, ascrivibili a 17 categorie di reato, rappresentano il 19% dei reati violenti sentenziati nell’ambito dei provvedimenti di sentenza per omicidio.
Per 1.047 dei 1.399 reati violenti sentenziati nei dispositivi di sentenza con almeno un omicidio volontario consumato è stata individuata almeno una circostanza aggravante tra quelle previste dagli articoli 576 e 577 del Codice penale che si qualificano, per esempio, quando il delitto è commesso contro l’ascendente o il discendente, quando è connesso a una violenza sessuale, contro parenti o quando è commesso dallo stalker. Altri commi degli articoli 576 e 577 invece riguardano la modalità di uccisione, la premeditazione, l’omicidio aggravato generico e altre circostanze ancora. A 475 dei 671 condannati per omicidio volontario consumato è stata riconosciuta almeno una di queste aggravanti.
Più uomini e più italiani fra i condannati per omicidio in contesto violento
Considerando le condanne dalle quali sono stati esclusi i reati contro la proprietà, come le rapine, i furti e i furti in abitazione, lo spaccio, traffico e produzione di stupefacenti, i reati di corruzione, usura ed estorsione nonché quelli di criminalità organizzata, emerge la presenza di 237 sentenze di condanna per omicidi descrivibili come legati ai contesti violenti in ambito relazionale, in quanto nei provvedimenti di condanna, oltre all’omicidio volontario consumato, sono stati sentenziati altri reati violenti come violazione delle norme in materia di armi e esplosivi, lesioni volontarie consumate e tentate, distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere (occultamento), vilipendio di cadavere, sequestro di persona, minacce, violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli, violenza privata, atti persecutori (stalking).
Sono 209 i provvedimenti di condanna per almeno un omicidio volontario consumato non ascrivibili a contesti violenti in ambito relazionale, nei quali è stato sentenziato almeno un reato contro la proprietà, come le rapine, i furti e i furti in abitazione, o lo spaccio, traffico e produzione di stupefacenti, i reati di corruzione, usura ed estorsione o di associazione per delinquere di stampo mafioso. Sono, invece, 222 i provvedimenti di condanna nei quali è stato sentenziato unicamente il reato di omicidio volontario consumato.
Focalizzando l’attenzione sui condannati per omicidi in ambito relazionale violento, si nota il maggiore peso della componente maschile, che è pari quasi alla totalità dei condannati (98,3%) contro l’1,7%
delle donne, e della componente italiana (l’84,8% è di provenienza italiana mentre il 15,2% è straniero).
Questi condannati hanno anche più precedenti penali.
FIGURA 10. ALCUNI REATI VIOLENTI SENTENZIATI NELL’AMBITO DEI DISPOSITIVI DI SENTENZA CON ALMENO UNA CONDANNA PER OMICIDIO VOLONTARIO CONSUMATO. Anno 2018, valori assoluti
Fonte:Istat, Rilevazione sui condannati per delitto e contravvenzione con sentenza irrevocabile
72 66 64
22 13 10 5 4 2 8
0 10 20 30 40 50 60 70 80
Omicidio volontario
tentato
Lesioni personali volontarie consumate e
tentate
Distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere - Occultamento - Vilipendio di cadavere
Sequestro di
persona Minacce Violenza sessuale e
violenza sessuale di
gruppo
Maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli
Violenza privata consumata e
tentata
Atti persecutori
(stalking)
Altri reati
In aumento i condannati in appello per gli omicidi in ambito relazionale
Tra i condannati per omicidi connessi all’ambito relazionale aumenta la percentuale di condannati in appello (il 96,6% contro il 93,1% del totale degli omicidi) e la durata delle pene.
I condannati per omicidi in “contesti relazionali violenti” hanno ricevuto pene superiori ai 10 anni e all’ergastolo più di frequente dei condannati per altri tipi di omicidi: l’89,9% contro l’85,5% ha avuto una pena superiore ai 10 anni e il 15,2% ha avuto l’ergastolo (36 casi) contro il 12,3% degli altri.
A 170 condannati su 237 è stata riconosciuta, inoltre, almeno una tra le aggravanti previste dagli articoli 576 e/o 577 del Codice penale.
In riferimento alle misura di sicurezza applicate, esse sono tutte state applicate in modo simile o di poco superiore, in termini percentuali, in tutti i provvedimenti di condanna per omicidio rispetto ai provvedimenti di condanna per omicidio e reati violenti in ambito familiare: confisca dei beni (8,6%
contro 9,7%), confisca e distruzione dei beni (22,4% contro 18,1%), ospedale psichiatrico giudiziario (1,6% contro 1,3%), lavoro/colonia agricola (1,2% contro 0%), libertà vigilata (25,2% contro 24,5%), espulsione (3,7% contro 3,4%).
Fra i detenuti per omicidio molto più numerosi gli uomini
I detenuti in carcere per omicidio (incluso il tentato omicidio) sono 9.003 nel 2019 (8.728 maschi e 275 femmine). Non è noto quanti di questi detenuti abbiano commesso omicidi a danno di familiari, partner o di violenza di genere. Purtroppo nella registrazione dei dati degli articoli 576 e 577 non sono riportati i commi e i numeri dei commi di riferimento, impedendo così la conoscenza del dato inerente le aggravanti per gli omicidi di parenti, ascendenti e discendenti, omicidi dello stalker, omicidio connessi alla violenza sessuale,
L’analisi congiunta con altri reati mostra che vi sono 99 omicidi connessi allo stalking, 177 alla violenza sessuale e 249 al maltrattamento in famiglia.
Questi detenuti, che nella maggior parte dei casi stanno scontando la pena, sono, nel 2019, negli Istituti di pena mediamente da 9 anni. La durata media della condanna è invece tra i 14 e i 19 anni.
FIGURA 11. NUMERO DI DETENUTI ADULTI PRESENTI NELLE CARCERI ITALIANE PER OMICIDIO VOLONTARIO E SESSO. Anni 2010-2019, valori assoluti
Fonte: Ministero della Giustizia - Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria 0
1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 9.000 10.000
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
maschi femmine Totale
In Europa i più bassi tassi di omicidio
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) ha stimato 464mila omicidi volontari nel 2017 in tutto il mondovii. L’incidenza media è di 6,1 omicidi per 100mila abitanti e, se si distingue il sesso della vittima, si ottengono valori notevolmente diversi: 9,1 per 100mila uomini (che costituiscono l’81,0% del totale delle vittime) e 2,0 per 100mila donne.
Gli omicidi risultano così distribuiti: 37,0% nel continente americano, 35,0% in quello africano, 23,0%
in Asia. Decisamente più basse sono le quote riferite all’Europa (4,7%) e all’Oceania (0,2% circa).
L’America centrale, il Sud America e l’area caraibica, tenendo conto della dimensione demografica, risultano le sottoregioniviii ove l’incidenza del fenomeno è maggiore, con 26, 24 e 15 omicidi per 100mila abitanti, rispettivamente. All’opposto, i livelli più bassi di omicidio (circa una vittima ogni 100mila abitanti) caratterizzano l’Europa (con l’esclusione dell’Europa orientale in cui il tasso, nel 2017, è pari a 6 omicidi per 100mila abitanti) l’Asia orientale e l’Oceania. La situazione più omogenea, considerando i divari intercorrenti tra i tassi dei singoli Stati che compongono le sottoregioni, si registra nell’Europa occidentale.
In quasi tutti i Paesi, il tasso di omicidio è maggiore per gli uomini che per le donne, quanto più è elevata l’incidenza degli omicidi. Ciò si spiega anche con la differente tipologia degli omicidi che caratterizza i Paesi con alti e bassi livelli per abitante. Nei Paesi in cui si uccide di più, è più elevata la proporzione degli omicidi in cui sono uomini entrambi gli attori, autore e vittima, spesso anche in relazione alla presenza di criminalità organizzata, che tradizionalmente ha composizione maschile. Nei Paesi in cui il tasso di omicidio è più contenuto assumono invece maggiore rilevanza percentuale gli omicidi tra partner e, in generale, quelli in ambito familiare, per i quali la vittima è quasi sempre una donna.
Nel 2018, l’Italia è tra i Paesi in cui il tasso di omicidi è più contenuto nell’Ue28. Considerando il totale degli omicidi per 100mila abitanti, soltanto la Slovenia, il Lussemburgo e la Repubblica ceca (con valori compresi tra 0,48 e 0,52) hanno una condizione migliore dell’Italia (0,57). Lettonia e Lituania (con valori rispettivamente pari a 5,22 e 3,45) si mantengpono molto sopra la media Ue. Anche per gli omicidi che hanno donne come vittime, l’Italia fa registrare un valore del tasso piuttosto basso (0,43 omicidi per 100mila donne). Sono in una situazione migliore solo 4 dei 24 Paesi Ue per cui si dispone dei dati:
Croazia, Irlanda, Paesi Bassi e Polonia (con valori compresi tra 0,38 e 0,42).
FIGURA 12. VITTIME DI OMICIDIO VOLONTARIO NEI PAESI UE (a). Anno 2018, valori per 100.000 abitanti
Fonte: Eurostat, banche dati [crim_off_cat] e [crim_hom_soff].
(a) Il dato UE per le donne fa riferimento ai soli Paesi per i quali sono disponibili i dati.
0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0
Totale Femmine
Glossario
Associazione per delinquere: si verifica nei casi in cui tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti.
Associazione per delinquere di tipo mafioso: un’associazione per delinquere è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali
Autorità giudiziaria: l’autorità preposta all’amministrazione della giustizia penale, civile e amministrativa.
Azione penale: l’attività esercitata dal Pubblico ministero quando non sussistono i presupposti per la richiesta di archiviazione della notizia di reato. Tale esercizio assume diverse forme in funzione del rito applicato oppure della tipologia di reato contestato. I modi per l’esercizio dell’azione penale riguardo al rito applicato si distinguono in ordinari (procedimento ordinario: richiesta di rinvio a giudizio, decreto di citazione a giudizio) e speciali (procedimenti speciali:
richiesta di applicazione della pena su richiesta, cosiddetto “patteggiamento”, giudizio immediato, decreto di condanna, giudizio direttissimo)
Forze di polizia: corpi dello Stato che hanno, tra i loro numerosi compiti, quello del mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Attualmente in Italia esistono 4 forze di polizia con competenza nazionale, oltre ad altri corpi con competenza locale. Delle 4 forze di polizia con competenza nazionale, due hanno ordinamento civile (la Polizia di Stato, dipendente dal Ministero dell’interno, e la Polizia penitenziaria, dipendente dal Ministero della giustizia) e due hanno ordinamento militare (l’Arma dei carabinieri, dipendente dal Capo di Stato maggiore della difesa per i compiti militari e funzionalmente dal Ministero dell’interno per i compiti di ordine e sicurezza pubblica, e il Corpo della guardia di finanza, dipendente dal Ministero dell’economia e delle finanze). L’Arma dei carabinieri è stata elevata al rango di Forza armata nell’anno 2000, e nel 2016 ha assorbito il Corpo forestale dello Stato, precedentemente forza di polizia a ordinamento civile alle dipendenze del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Casellario giudiziale centrale: l’ufficio che raccoglie e conserva l’estratto dei provvedimenti e le annotazioni di cui è prescritta l’iscrizione sia in materia penale sia in materia civile. (Codice di procedura penale)
Condannato: la persona nei confronti della quale è stata pronunciata una sentenza di condanna definitiva. Il condannato viene rilevato nel momento in cui viene iscritto nel registro del Casellario centrale giudiziale.
Imputato: la persona (o il soggetto) cui il pubblico ministero attribuisce un reato di rilevanza penale e nei confronti del quale avvia l'azione penale con richiesta di rinvio a giudizio.
Istituti di prevenzione e pena: i penitenziari dove viene scontata la detenzione sia in custodia cautelare che in esecuzione di pena a seguito di condanna definitiva.
Omicidio volontario: delitto commesso da chi cagiona la morte di un uomo. Può essere frutto di un comportamento commissivo od omissivo (nei casi giuridicamente previsti), e dev’essere presente la coscienza e la volontà di causare la morte.
Procedimento penale: l’insieme di fasi e di atti volti ad accertare e affermare la responsabilità penale in ordine ad un determinato comportamento che l’ordinamento giuridico configura come reato.
Violenza domestica: atti di violenza in ambito familiare. Nel codice penale vengono considerati i maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.), ma molte forme di violenza familiare possono afferire alle lesioni, alle minacce, alla violenza privata, allo stalking. In Italia, fatta eccezione per gli omicidi, non è possibile risalire alla relazione tra la vittima e l’autore della violenza, così da risultare un fenomeno sottostimato nella fonte delle denunce di polizia.
Nota metodologica
Introduzione
I dati qui esaminati sulle vittime degli omicidi provengono dai database del Ministero dell’Interno, il Sistema di indagine (SDI) e dal database operativo sugli omicidi. La metodologia di rilevazione statistica adottata fa corrispondere a ciascuna vittima un delitto di omicidio, pertanto un evento con più vittime darà luogo a più omicidi, in numero pari a quello delle vittime.
Trattandosi di dati utilizzati a fini operativi, essi sono suscettibili di modifiche che possono emergere in estrazioni successive; tali modifiche possono riguardare la stessa classificazione del reato in fase investigativa (da non confondersi con l’esatta determinazione della qualificazione giuridica del reato, che è prerogativa dell’autorità giudiziaria e sarà da essa decisa successivamente, durante l’eventuale iter giudiziario penale). La classificazione iniziale di omicidio consumato può essere a seguito di indagini più approfondite sostituita, a titolo di esempio, con quella di omicidio preterintenzionale, o di contro un reato classificato dalle Forze di polizia di tentato omicidio mutare in omicidio consumato per successiva morte della vittima.
La metodologia di rilevazione statistica adottata fa corrispondere a ciascuna vittima un delitto di omicidio, pertanto un evento con più vittime darà luogo a più omicidi, in numero pari a quello delle vittime.
I dati sugli autori degli omicidi provengono dalle rilevazioni dei procedimenti in Procura e sui Condannati condotte dall’Istat e dal Casellario Giudiziale Centrale e dalla rilevazione sui Detenuti, condotta dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.
La definizione di omicidio
Si è portati a ritenere che il termine “omicidio” sia autoesplicativo. In realtà, quando si cerca di darne una definizione esauriente, il compito si rivela non facile in ragione delle molte sfaccettature che l’evento omicidiario può avere nella realtà.
Nei casi di omicidio, si usa distinguere il reato contestato con riguardo all’elemento soggettivo (la presenza del dolo) nell’azione compiuta.
Dal punto di vista giuridico, non sempre quando si causa la morte di un’altra persona si commette un omicidio, e non sempre si è punibili. Un requisito molto conosciuto, necessario perché vi sia una responsabilità penale personale, è la “capacità di intendere e di volere”, ovvero i requisiti che devono essere presenti congiuntamente per comportare l’imputabilità di una persona (art. 85 c.p.), in quanto valutano la sua capacità di distinguere i comportamenti leciti da quelli illeciti. In assenza di essi non vi potrà essere dunque condanna, ma potranno essere, per esempio, disposte misure di sicurezza, come l’internamento in Ospedale psichiatrico giudiziario fin tanto che il soggetto sia diagnosticato «socialmente pericoloso» per la collettività. Oltre alla capacità di intendere e di volere, è necessaria la coscienza e la volontà della condotta (indifferentemente per aver compiuto, o per aver omesso di compiere, un’azione che ha portato alla morte). Si tratta di un principio generale del diritto penale italiano (art. 42 c.p.), che riguarda la totalità dei reati dolosi e colposi. Pertanto una persona che causa la morte di un’altra non è punibile, qualora il fatto sia dovuto a caso fortuito, a forza maggiore o costringimento fisico1.
Non è punibile inoltre chi uccide per legittima difesa (ove la condotta dell’autore sia necessaria e proporzionata all’offesa: art. 52 c.p.)
Non sono generalmente considerati omicidi le uccisioni avvenute nel corso di conflitti bellici e quelle dovute all’applicazione della pena di morte (negli Stati in cui esiste) su disposizione dell’autorità giudiziaria. Esistono anche alcuni reati, diversi dall’omicidio, per i quali l’evento “morte” della vittima costituisce un’aggravante, come ad esempio in conseguenza non voluta di un incendio doloso provocato (morte come conseguenza di altro delitto).
Si possono distinguere in estrema sintesi tre casistiche principali, che individuano l’omicidio doloso o volontario (è presente la volontà di uccidere), l’omicidio preterintenzionale (lesioni o percosse che portano come evento non voluto alla morte della vittima), e l’omicidio colposo. Per le prime due categorie il delitto può essere sia consumato sia tentato. In alcune legislazioni si operano ulteriori distinguo. Nella presente analisi ci si è limitati a considerare i soli omicidi dolosi consumati. I dati sono, in parte, estratti dal database degli omicidi del Ministero dell’interno –
1 Una persona può essere capace di intendere e di volere, ma non punibile in quanto non vi era coscienza e volontà (c.d. suitas) di causare l’evento. Nel caso fortuito (accadimento imprevedibile che rende inevitabile il compiersi dell'evento, come nel caso di un guidatore che per un improvviso e imprevedibile malore perda il controllo del mezzo e causi la morte di una o più persone) e nella forza maggiore (conseguenza di eventi naturali incontrollabili), chi ha commesso il fatto non è punibile (art. 45 c.p.). Nel costringimento fisico, invece, in cui a compiere il reato è una persona sotto l’azione di una violenza fisica cui non può resistere o sottrarsi, è l'autore della violenza che risponde di quanto commesso dalla persona costretta (art. 46 c.p.).
Direzione centrale della polizia criminale. Trattandosi di dati utilizzati a fini operativi, essi sono suscettibili di modifiche che possono emergere in estrazioni successive.
A livello internazionale le definizioni possono comprendere anche altri reati, come l’infanticidio, o l’omicidio preterintenzionale, sia in ottemperanza alle indicazioni fornite dagli Enti internazionali di rilevazione, sia in ragione della diversità degli ordinamenti giudiziari e della disponibilità dei dati dei singoli Paesi2.Le differenze esistenti nei sistemi giudiziari, le diverse metodologie di rilevazione e la molteplicità di situazioni sociali, culturali e ambientali che caratterizzano i vari Paesi, non consentono di avere una comparabilità rigorosa ove si voglia porre a confronto i dati relativi alla criminalità. Tuttavia, nel caso dell’omicidio, le differenze tra le definizioni3 nei vari Paesi sono meno accentuate rispetto ad altre tipologie di delitto, così da poter considerare accurati e confrontabili i dati degli omicidi.
La definizione di femminicidio
Il termine “femicide” è stato introdotto pubblicamente per la prima volta nel 1976 da Diana Russell, che ha definito come femminicidi “the murders of women by men motivated by hatred, contempt, pleasure or a sense of ownership of women’ and as ‘the killing of females by males because they are females”, cioè gli omicidi di donne da parte di uomini motivati da odio, disprezzo, piacere o senso di appartenenza delle donne" e come "l'uccisione di donne da parte degli uomini in quanto donne”. Quest’ultima definizione è del 2011ix ed allineata con la convenzione di Istanbul).
Il dibattito in realtà è molto ricco in letteratura e non vi è una concordanza definitoria, basti pensare che i termini femicide e feminicide, quest’ultimo in uso in America Latina (introdotto da Marcel Lagarde nel 2006), a volte hanno assunto la qualità di sinonimi, a volte invece si riferiscono l’uno all’omicidio delle donne motivato dal genere e l’altro alla violenza di genere contro le donne in generale.
La rilevazione della delittuosità e i dati sulle vittime
La statistica della delittuosità fornisce a partire dal 1955 informazioni che riguardano i delitti e le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria, e dal 2007 per le caratteristiche degli autori e delle vittime dei reati, ed è una fonte imprescindibile per la conoscenza del fenomeno criminale.
Questa rilevazione permette di rispondere alla sempre più ampia domanda di informazione statistica, soprattutto a livello internazionale, rende possibile il monitoraggio del fenomeno della criminalità in generale, e dei suoi attori principali, cioè degli autori dei reati, e delle vittime.
Altresì importante l’analisi del territorio che presenta un interesse sempre crescente, basti pensare al sistema di indicatori per lo sviluppo territoriale che utilizza i dati delle statistiche di polizia al fine di stabilire politiche regionali.
Quadro normativo attuale
Riferimento normativo: Circ. Amm.va 558/C/D. 3/2-1888/900(165) del 6/11/2003 del Ministero dell’interno (atto programmatico).
Rilevazione: Numero dei delitti denunciati all'Autorità giudiziaria dalle Forze di polizia (codice Programma Statistico Nazionale: INT-00062) - Titolare: Ministero dell’interno.
Rielaborazione: Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria (codice Programma Statistico Nazionale: IST-01002) - Titolare: Istat.
La raccolta delle informazioni e i contenuti
I dati rilevati si riferiscono alle fattispecie delittuose consumate e tentate, e alle notizie a esse connesse (alcune caratteristiche di vittime e autori, circostanze), nonché ad alcuni elementi riguardanti l’attività di controllo (identificazione di persone e automezzi, eccetera). Le Forze di polizia operanti sul territorio nazionale (inclusa DIA, Polizia Municipale, Polizia Provinciale e Guardia Costiera), provvedono a registrarle nello SDI (acronimo di Sistema Di Indagine). Tale sistema informatizzato, nato a scopo prevalentemente investigativo, consente di monitorare l'andamento dei delitti, sia di quelli tradizionali sia di quelli emergenti. Più in particolare, i dati sono relativi alle denunce/querele dei reati pervenute alle Forze dell’ordine da parte dei cittadini o emersi grazie all’azione investigativa delle Forze di Polizia.
Per gli omicidi le informazioni sono inserite anche in una banca dati distinta (esistente in questa forma dall’anno 2002), più completa, che consente di conoscere anche il movente presunto, distinguere tra gli omicidi di criminalità comune e organizzata, e soprattutto di studiare la relazione – per gli omicidi di cui si conosce l’autore - tra quest’ultimo
2 L’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) ha introdotto nel 2015 l’ICCS (International Classification of Crime for Statistical Purposes, classificazione basata su un insieme di categorie predefinite, cui gli Enti statistici o istituzionali di ogni singolo Paese hanno il compito di ricondurre, con la maggiore accuratezza possibile, i reati previsti dal proprio ordinamento giuridico. Tale classificazione ha, tra i suoi principali obiettivi, quello di favorire la comparabilità internazionale dei dati sulla criminalità.
3 Si considera normalmente come omicidio volontario l’evento (non disposto dall’autorità giudiziaria) che causa la morte di una persona, limitatamente ai casi in cui sussista, da parte dell’autore, l’intento di uccidere o di provocare lesioni gravi.
Per un approfondimento consultare il link: http://ec.europa.eu/eurostat/cache/metadata/en/crim_off_cat_esms.htm
Trattandosi di dati utilizzati a fini operativi, essi sono suscettibili di modifiche che possono emergere in estrazioni successive.
L’elaborazione dei dati
Poiché il contenuto della banca dati è in continua evoluzione, in ragione degli aggiornamenti legati alle indagini e ai provvedimenti dell’autorità giudiziaria, le informazioni di tipo statistico più rilevanti relative ai delitti e alle segnalazioni (numero di autori) sono trasferite, in momento stabilito, dalla banca dati SDI a un apposito ambiente (STATDEL), e successivamente elaborati in forma di tabelle di frequenza e trasmessi all’Istat. Il processo di validazione prevede la verifica della completezza e della coerenza dei dati, sia in rapporto all’andamento pregresso, sia mediante un confronto di massima con altre fonti, come i dati delle Procure. A questa fase segue, eventualmente, la richiesta di verifica di situazioni anomale e l’imputazione probabilistica ove esistano sporadici dati mancanti. Si riconducono inoltre le modalità di alcune variabili alle classificazioni ufficiali. Segue un trattamento informatico dei dati per trasformarli in un formato atto all’alimentazione della banca dati I.stat. Il procedimento descritto viene ripetuto in modo sostanzialmente analogo, per le caratteristiche demo-sociali di autori e vittime, che sono oggetto di un invio separato, e successivo, da parte del Ministero dell’interno. I dati sono diffusi annualmente, ma possono essere effettuate, da parte del Ministero dell’interno, delle interrogazioni della banca dati in tempo reale.
La diffusione dei dati
Lo strumento principale di diffusione da parte dell’Istat è il datawarehouse I.Stat. I principali risultati vengono pubblicati annualmente anche su volumi Istat di ampia diffusione (Annuario statistico italiano, Noi Italia, Italia in cifre, Rapporto BES, Rapporto SDGs) e occasionalmente in altre pubblicazioni dell’Istituto. Sempre annualmente, il Ministero dell’interno pubblica i dati nell’Annuario delle statistiche ufficiali dell’amministrazione dell’interno. Sono inoltre periodicamente diffusi da organismi internazionali quali EUROSTAT per quanto attiene alcuni dati di criminalità violenta e predatoria, come “Statistics in Focus” e report sui dati inerenti il riciclaggio del denaro sporco e la tratta di esseri umani, presso UNECE nel database sul gender statistics, per UNODC nel rapporto sugli omicidi e nei report della Crime Trend Survey.
I dati sono pubblicati tra il 1955 e il 2004 negli Annuari di statistiche giudiziarie penali, e successivamente nel datawarehouse I.Stat (una parte dei dati, precedenti il 2010, è presente sotto forma di tavole excel).
I dati sono diffusi abitualmente in valore assoluto, per permetterne un utilizzo autonomo da parte dei fruitori. A essi si accostano valori depurati dalla dimensione demografica, solitamente rapporti per 100.000 abitanti, e variazioni percentuali per analizzare l’andamento temporale. Viene inoltre proposta per ciascun tipo di delitto, come indicatore, la proporzione di delitti di cui si è scoperto l’autore nell’anno di riferimento. Questa viene calcolata come rapporto percentuale tra il numero di delitti di un tipo (es. rapine) commessi nell’anno, di cui si scopre almeno un autore e il totale dei delitti di quel tipo (tutte le rapine) commessi nell’anno. Ovviamente prima del pronunciamento definitivo dell’Autorità Giudiziaria si può parlare solo di autori presunti. L’indicatore precedentemente descritto deve essere letto con attenzione, poiché sottostima l’effettiva proporzione di delitti “risolti” dalle Forze di polizia, in quanto non considera quelli commessi nell’anno di cui si scopre l’autore in anni successivi. Di contro, esso ha il pregio di non risentire di situazioni limite (effettivamente verificabili in piccoli ambiti territoriali per delitti poco frequenti), in cui si registra la scoperta degli autori di delitti commessi in anni precedenti a fronte dell’assenza di delitti di quel tipo in quell’anno, il che porterebbe a un apparente paradosso logico.
Copertura e dettaglio territoriale
La copertura dell’indagine è totale. Il dettaglio territoriale disponibile comprende il dato nazionale, quelli regionali e provinciali, e tra i comuni solo quelli capoluoghi di provincia. I dati per gli altri comuni (non capoluoghi) sono rilevati dal Ministero distintamente, ma non sono diffusi. La somma dei delitti negli ambiti territoriali considerati può non coincidere con il dato di sintesi riferito al livello immediatamente superiore, quindi la somma dei dati provinciali può differire dal dato riferito all'intera regione, eccetera. Ciò si verifica perché i delitti commessi non attribuibili a un determinato dettaglio territoriale (ad es. il comune) vengono conteggiati nel primo livello più ampio nel quale è possibile collocarli (provincia, regione, Stato).
Banche dati e sistemi tematici
I.STAT: il datawarehouse dell’ISTAT: http://dati.istat.it/
Serie storiche: http://seriestoriche.istat.it/
Volumi
Delitti, imputati e vittime dei reati. La criminalità in Italia attraverso una lettura integrata delle fonti sulla giustizia, Anno 2021
Delitti, imputati e vittime (https://www.istat.it/it/files/2017/10/Delitti-imputati-e-vittime-dei- reati.pdf?title=Delitti%2C+imputati+e+vittime+dei+reati+-+04%2Fott%2F2017+-+Volume.pdf