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PARTE SECONDA: ESPERIENZE DI LOTTA ALLA POVERTÀ Progettazione e prassi operative di contrasto alla povertà nell’esperienza di alcune Caritas diocesane

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Caritas Italiana – Fondazione “E.Zancan” Rassegnarsi alla povertà? Rapporto 2007 su povertà ed esclusione sociale in Italia

PARTE SECONDA: ESPERIENZE DI LOTTA ALLA POVERTÀ Progettazione e prassi operative di contrasto alla povertà

nell’esperienza di alcune Caritas diocesane Scheda di sintesi

Fra le diverse forme di intervento attuate dalle Caritas diocesane nei loro contesti territoriali, sono state selezionate le esperienze ritenute maggiormente significative in ordine a due aspetti strettamente interconnessi: in primo luogo la condivisione di un presupposto teorico e valoriale ed in secondo luogo il possesso di alcuni requisiti ritenuti fondamentali per programmare interventi di contrasto alla povertà coerenti con l’opzione valoriale espressa.

Il presupposto teorico assegna, nella realizzazione di interventi di contrasto alla povertà, una priorità assoluta al superamento delle situazioni di povertà economica estrema ed al concomitante conseguimento dei diritti di cittadinanza.

I criteri individuati fanno riferimento al rispetto di alcuni diritti di cittadinanza e di alcuni requisiti come l’accessibilità dei servizi offerti, il diritto all’abitazione, il diritto al lavoro e alla formazione.

Le iniziative sono state inoltre scelte cercando di comporre due diversi orientamenti di intervento: quello sistemico e quello relativo ai progetti personalizzati, dimostrando come nel concreto non possa darsi pratica di contrasto alla povertà che prescinda dalla compenetrazione di questi due elementi.

Tutte le esperienze individuate hanno come destinatari principali persone in condizioni di grave marginalità sociale e, pur nelle differenti declinazioni, sono accomunate da un approccio integrale alla persona, alle sue esigenze e alle sue potenzialità.

Gli interventi promossi dalla Caritas diocesana di Prato si inseriscono in una lunga tradizione di azioni in favore dei senza dimora e di persone in stato di grave marginalità sociale. In questo caso, una storica sensibilità al tema, nonché la presenza di un’altrettanto storica tradizione di collaborazione tra i servizi sociali, la Caritas diocesana, le associazioni di volontariato e il privato sociale hanno consentito di progettare azioni nella logica del consolidamento della rete territoriale. In tal modo la Caritas finisce con svolgere una funzione di raccordo e “smistamento” delle situazioni di bisogno intercettate opportunamente, intessendo attorno a sè una fitta trama di collegamenti operativi da attivare a seconda dei casi.

Il Comune di Pordenone in collaborazione con l’Associazione Nuovi Vicini – Onlus ha creato un servizio di orientamento e consulenza economica con la possibilità di effettuare, in aggiunta, microprestiti sociali. Si ritiene infatti che laddove si diano situazioni di difficoltà economica, preliminarmente a qualunque intervento di trasferimento o erogazione di fondi, si debba attivare un percorso strutturato di consulenza e di accompagnamento con lo scopo di rendere le persone consapevoli dei propri bisogni e della propria capacità di spesa, responsabilizzandoli nella gestione del loro budget economico.

Infine la terza esperienza presa in esame, quella della Caritas diocesana di Messina, è un esempio di presa in carico globale della persona ma, a differenza del caso pratese, in un contesto di scarsa disponibilità e collaborazione da parte degli enti locali, che ha costretto la Caritas ad internalizzare, inizialmente, la maggior parte delle funzioni svolte in termini di servizi e attività.

Pur nella loro diversità, le esperienze analizzate hanno dimostrato che, nella pratica, l’adozione di una logica sistemica, in cui ciascun organismo è chiamato a svolgere la funzione che gli è propria in un contesto di forte interrelazione reciproca con gli altri enti e di profonda condivisione delle finalità da raggiungere, non solo è possibile, ma è uno dei presupposti per qualunque intervento di contrasto alla povertà che si voglia definire efficace ed adeguato. Ed è dunque un’indicazione operativa per la programmazione e realizzazione di modelli di azione di contrasto alla povertà. A dimostrazione del fatto che non solo non si possa ma soprattutto non ci si debba “rassegnare” alla povertà.

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