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IL CENTAURO FERITO DA UNA STELLA: BEPPE LABIANCA OPPURE ITACA NON BASTA

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Academic year: 2022

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Seguendo le tracce artistiche di Beppe Labianca, di origine Pugliese, ma con spirito contenente l’ Italia Meridionale, la Magna Grecia, il Mediterraneo, incontriamo, attraverso le sue opere, personaggi mitici, come il centauro Chirone, figlio di Crono, e persone vere, come la sua consorte Sofia, di origine corfiota. Chirone, personificazione dell’ unità fra natura e pensiero, ispirò Dante, Machiavelli, Pavese, Goethe, Vestdijk, Updike, Riordan. Chirone, ferito casualmente da una freccia velenosa di Eracle, ha scelto la mortalità per non soffrire eternamente, offrendo la immortalità a Prometeo, che, a sua volta, simboleggia il fuoco luminoso del sapere senza vincoli di falsificazioni. Il mito vuole che Zeus ha dato origine alla costellazione del Centauro. D’ altronde, la moglie Sofia, storico dell’ arte, ha infondato nell’

animo di Beppe la terra di Corfù, l’ antica Corcira, considerata come isola dei Feaci.

Beppe Labianca (1947-2021), partendo le sue attività come pittore e artista visivo, con il timbro della gente del Mezzogiorno italiano in frammenti e del suo maestro di crudeltà esistenziale Francis Bacon, ha cavalcato i suoi stessi limiti, raggiungendo con mezzi del tutto originali, come le sagome modellate in lamine di ferro, spesso arruginite, dipinte variamente, di dimensione umana, che si riferiscono a sogni e visioni, che nascono dalle realtà vissute per essere elaborate a livelli mentali e surreali. Beppe, essendo anche un teorico dell’ arte, dagli anni ’70 professore di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale di Bari e creatore del centro culturale “Officina Nuova”, ha dato sempre fondamento a ogni sua scelta di temi e di contenuto, nonchè in materiali e forme.

FIG. 1

Il Centauro ferito da una stella (FIG. 1) di Beppe Labianca, scultura in vetroresina con freccia

luminosa, 2,80 m. di altezza, 1,80 m di larghezza e 1,20 m. di profondità, apprezzato dai critici, tra i quali Vittorio Sgarbi, presentatο nel 2011 alla Biennale d’ Arte di Venezia, nel Padiglione Italia dell’ Arsenale, era una tappa importantissima, nel colmo della sua vita di artista e maestro. Il suo Centauro “post-moderno”, perchè comprende un rapporto selettivo di elementi del passato e del presente, materializza la riflessione filosofica dell’ angoscia di fronte all’ ignoto, idea espressa da Pasolini, quando affrontava le problematiche dei suoi film Edipo Re e Medea. Il Centauro, e la sua tragedia, con i caratteri facciali dell’ autore, delineati in maniera astratta, è stato riprodotto in seguito da lui stesso in tanti varianti, specialmente

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con le sagome in lamine di ferro, con diversi colori cupi e lucenti, tra cui il “blu Labianca”, notato dal F. P. Sisto, finchè il corpo si copre di stelle. Ormai, la mitica figura del saggio Chirone s’ identifica pienamente con Beppe e le sue avventure “metafisiche”. Egli immaginava, attraverso l’ arte, l’ universo interminabile e la vita lo rese protagonista reale della sua visione.

FIG. 2

La partecipazione di Beppe Labianca con Mare Motus (FIG. 2), olio su tela, alle manifestazioni

del 2012 di ATHENS ART ODYSSEIA alle isole di Nasso e Corfù ha dato spinta a una nuova esperienza artistica fra i miti del mar Egeo e del mar Jonio, nell’ ambito di un lungo percorso di viaggi mentali oltre che reali, studiando idee, archetipi e simbolismi. Nasso, dove fu abbandonata Arianna da Teseo, dopo l’ avventura col Minotauro a Creta, prima di incontrare Dioniso, e Corfù, dove approdò Ulisse, presso i Feaci, prima di raggiungere Itaca, segnano i punti salienti del suo itinerario verso Itaca, la meta ideale di Kavafis, indipendentemente dal punto di partenza. Beppe Labianca, viaggia con le sue tele, le sculture e le installazioni in vari luoghi dell’ Italia, come alla Pinacoteca Civica Comunale di Cassano delle Murge, con “Magica evocazione di un sogno” (2012), al Castello Aragonese di Otranto, nella collettiva “Metafisica a Sud”, dedicata a Giorgio de Chirico (2013), o al Castello di Gallipoli con “Sognando Itaca”

(2015). Emerge fra le sue nuove opere l’ installazione col titolo “Il Quinto Stato” (FIG. 3), un riferimento diretto al capolavoro del pittore Giuseppe Pelizza da Volpedo (1901), che dominerà fra le sagome di ferro con la matrice dell’ origine pugliese, insieme con le aspettative di un mondo in movimento voluto e non voluto, con le visioni metaforiche dell’ artista. A Beppe scoppia il desiderio di scoprire nuove entità dell’ essere e introduce nuovi modi, materie e tecniche, delle arti visive. Egli propone i suoi lavori come strumenti e il pubblico scopre suggerimenti e il campo aperto per dialoghi sulla condizione umana, non strettamente politica e sociale, ma con agganci alla storia, alle memorie, al mondo esoterico e alla fantasia.

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Beppe Labianca ha raggiunto Itaca, pieno di esperienze e avventure, ma non poteva soffermarsi. Come Odisseo di Kazantzakis continua a viaggiare con tutte le sue forze, superando i limiti delle nostalgie e trasformando ogni altro luogo, “τόπος”, parte di se e nuovo ambiente per le sue opere, moltiplicando i significati e le allusioni. La Fortezza veneziana a Corfù, la Fortezza ottomana di Ali Pascià a Giannina e il Museo di Nikopolis a Preveza strutturano le nuove tappe personali nel percorso dell’ artista, rendendolo ancora di più internazionale e cosmico.

La Soprintendenza alle Antichità di Corfù, del Ministero Ellenico della Cultura e dello Sport, ha organizzato, a cura di Tenia Rigakou, alla Fortezza Vecchia dal 6 agosto al 9 settembre del 2018, la mostra di Beppe Labianca con il titolo Mediterranea Mente – Viaggi e ricordi di un artista italiano tra Otrano, Gallipoli e Corfù, l’ isola dei Feaci. Le opere in lamine di ferro, con una varietà di temi, migrazione, personaggi dell’ Italia meridionale, sintesi erotiche e oniriche, erano allestite alla chiesetta latina e agli ex edifici militari inglesi, il magazzino e la chiesa di San Giorgio, dove l’ opera principale “Il Quinto Stato” dominava in un ambiente di religiosità ortodossa (FIG. 4).

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FIG. 4

Questa mostra intra muros, visitata e discussa da un grande numero di visitatori, Greci e turisti stranieri, coincise con l’ anniversario di trecento due anni dall’assedio durissimo di Corfù da parte dell’ impero ottomano. Allora, 33.000 mila navi da guerra con soldati turchi approdarano a Corfù circondando la vecchia fortezza veneziana, dal 24 giugno al 10 agosto 1716, dopo la caduta delle fortezze del Peloponneso. La fortezza dell’ isola chiave fra i mari Jonio e Adriatico ha resistito, grazie alle strutture ponderose e a 5.000 uomini sotto il comando del generale Sculemburg, nell’ ambito del fronte europeo fra la Serenissima Repubblica di Venezia, lo Stato Pontificio e il Sacro Romano Impero. La vittoria finale, conclusa con un terribile uragano, veniva festeggiata a Venezia e Antonio Vivaldi compose in occasione l’ oratorio Giuditta Trionfante (Juditha Triumphans devicta Holofernis Barbarie).

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In seguito, la Soprintendenza alle Antichità di Ioannina (Giannina), sempre del Ministero della

Cultura e dello Sport, e il Museo della Lavorazione dell’ Argento della Fondazione Culturale del Gruppo Bancario di Pireo, hanno ospitato, a cura di Kostas Soueref, una nuova versione museologica delle sagome in lamine di ferro ossidato di Beppe Labianca. La mostra era articolata a temi in più spazi, alla Fortezza interna sud-orientale Its Kalè, sede amministrativa e abitativa di Ali Pascià di Tepeleni. Le installazioni, con il titolo generale Mediterraneo – Viaggi e ricordi, erano esposte nelle sale del Castello sudetto dal 5 ottobre al 2 dicembre 2018, con

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una proroga semestrale. In questa occasione, le sagome del “Quinto Stato”(FIG. 5) sono state viste con significati attuali, legati all’ emigrazione e ai profughi del XXI secolo, all’ interno della moshcea del serraglio, nota come “Fetichè tzamì”. Inoltre, il “Centauro ferito” (FIG. 6), il

“Burattinaio celeste” (FIG. 7), i “musicisti popolari” e la figura più personale dell’ autore (FIG.

8) erano distribuite nell’ entrata del Museo Bizantino, dove sorgeva il serraglio principale di Alì, davanti a una eccellente copia, di Alexandros Demiris, del dipinto parietale di Giulio Romano su disegni di Raffaello (1520-1524) con la “Battaglia di Costantino contro Massenzio”.

Il soggetto del dipinto è la battaglia di Ponte Milvio vinta da Costantino (312 d.C.). L’originale decora la Sala di Costantino, una delle Stanze Vaticane, mentre la copia è stata salvata dalla demolizione di una casa nobile di Giannina del XIX secolo. Ancora, altre figure create da Beppe con scene surreali, come “l’ angelo in bicicletta e il passante” (FIG. 9), e quotidiane, come “l’

uomo che dorme sui mattoni” (FIG. 10), intervenivano fra le vetrine della “Stanza del Tesoro”, parte del Museo, e altre ancora, come “la ragazza sognante” arricchiva la Sala delle manifestazioni. Infine, le sagome con immagini erotiche (FIG. 11) erano distribuite in quattro punti di passaggio all’interno del Museo della Lavorazione dell’ Argento.

FIG. 6

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FIG. 10

FIG. 11

L’ idea di sorprendere ed evocare riflessioni, sulla dura realtà, sugli sbalzi di fantasia e di allegorie, ha provocato a un grosso pubblico, visitatori di Its Kalè, tra cui giovani e insegnanti, reazioni e commenti, per lo più positivi. La mostra di Beppe Labianca è stata inserita come manifestazione indipendente della Biennale dei Balcani Occidentali (11-18 ottobre 2018) ed è

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artista, di sua moglie Sofia e del Sindaco di Ioannina, Thomas Begas, si è parlato delle alterazioni espressive e i paradossi cromatici delle forme di Labianca, il quale propone inattese esperienze estetiche. Le sue opere originali offrono, secondo me, la sensazione della provenienza terrestre dei personaggi, i quali si smaterializzano nei vuoti della notte, come se fossero nuove stelle, mentre trasmettono l’ unità del mondo interiore ed esteriore. Nello stesso tempo, divento conscio, tramite le sue opere, della nostra impotenza di capire la brutalità dell’ aldilà.

Lo stile antropocentrico di Labianca, con spunti al Mediterraneo, ai viaggi, ai ricordi, ai sentimenti accumulati, alle guerre e alla pace, alle perdite e alla gioia, accerta le innumerevoli potenze dell’ arte. L’ arte fra l’ altro, fa meraviglia, commuove, apre dilemmi e discussioni, ma anche specchia, con elaborazioni visive, il nostro bisogno quotidiano: concepire l’ infinità dei dolori e dei sogni.

FIG. 12

In fine, la Soprintendenza alle Antichità di Preveza, del Ministero Greco della Cultura e dello

Sport, in collaborazione con il Comune, hanno presentato, a cura di Anthì Aggeli, la mostra itinerante di Beppe Labianca nel Museo Archeologico di Nikopolis, col titolo Mediterraneo, il nostro mare, dal 10 aprile al 5 maggio 2019. Le opere erano esposte con una visione diversa.

Il cavallo di battaglia, “Il Quinto Stato” (FIG. 12) si estendeva nell’ area della entrata, mentre le altre figure s’ infilavano nei corridoi del Museo e nella Sala delle manifestazioni, dove erano radunate le figure rappresentative del panorama di Labianca (FIG. 13), le quali emettevano diversi messaggi nel nuovo ambiente. La inaugurazione di questa mostra a Preveza aveva una rappresentanza interessante dei cittadini, dal vescovo al vice sindaco, dal presidente degli alberghi della zona alle signore del centro urbano, dagli archeologi agli insegnanti. Quasi tutti, entusiasti delle opere, dialogavano, scambiando opinioni, con l’ artista e sua moglie.

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FIG. 13

Il passaggio di Beppe Labianca da Preveza tocca anche un importantissimo sito archeologico e storico: Nikopolis (città/πόλις della vittoria/νίκη) , fondata da Ottaviano Augusto, per celebrare la vittoria della battaglia navale di Azio, dopo di che la storia ha girato pagina, con la fondazione dell’ impero Romano. Il Museo di Nikopolis ha accolto le sagome di un artista italiano, facendo un tratto di unione fra i tempi, i luoghi, le persone e le civiltà. Grazie alla forza unificatrice dell’ arte, una marea di persone, che non avrebbero nessun altro modo di

farlo, ha incontrato le opere e la voce ispiratrici di un grande artista.

Il fattore invisibile X ha stroncato il giro delle mostre in Grecia. Prossima tappa dovevaessere

il Museo Archeologico di Igumeniza, alla città portuale della Tesprozia, l’ area dell’ Epiro più vicina all’ Italia, regno di Pirro, condottiero in Magna Grecia come anche il re dei Molossi Alessandro.

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- L’ ultima volta che ci siamo visti, carissimo amico e fratello Beppe, era al porto di Corfù, prima della partenza per l’ Italia (FIG. 14). La tua arte viaggiava con te. Allontanadoti, nel

mare aperto, ti sei perduto lontano da Itaca. Arrivederci, Beppe.

KOSTAS SOUEREF DIRETTORE EMERITUS DELLE ANTICHITA’

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CORFU’, VECCHIA FORTEZZA VENEZIANA, CHIESA DI SAN GIORGIO.

IOANNINA, FORTEZZA ITS KALE: TOMBA DI ALI’ PASCIΑ’, MOSCHEA (FETICHE’ TZAMI), MUSEO BIZANTINO.

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PREVEZA, MUSEO ARCHEOLOGICO DI NIKOPOLIS.

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