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Riflessioni e norme
sulla benedizione delle case e la visita alle famiglie
Premessa
Il rito della benedizione delle case e della visita alle famiglie nel periodo della Pasqua suppone un contesto di fede cristiana che oggi, almeno a livello generale, è molto diminuito e talvolta non esiste affatto.
La situazione socio-culturale e religiosa è assai cambiata: anche nelle no- stre comunità parrocchiali siamo in presenza di un vasto e lento fenomeno di progressiva scristianizzazione. Questo comporta una pastorale diversa, più effi- ciente, adeguata alle odierne necessità, capace di comunicare e incidere nell’uomo di oggi il senso di Dio, quale si è rivelato a noi per mezzo di Gesù e del suo messaggio di salvezza.
E’ importante dare all’antico rito della «benedizione delle case» un signifi- cato autenticamente evangelico e pastorale, aggiungendo alla benedizione quel- lo della visita alla comunità familiare.
Validità della benedizione delle case e della visita alle famiglie
Nessun pastore d’anime dovrebbe mettere in discussione la validità della visita e della benedizione pasquale. E’ un’occasione unica, nel corso dell’anno, per prendere contatto con tutte le famiglie vicine, indifferenti o lontane, con quelle giunte di recente in parrocchia e che trovano, normalmente, difficoltà di inserimento nella comunità civile e parrocchiale. Quest’incontro è atteso e ri- chiesto da larghi strati del popolo di Dio, anche da gente che è assente dalla pra- tica religiosa.
Rinnovamento
Nella costituzione «Sacrosantum Concilium», parlando della riforma li- turgica, i padri conciliari affermano: «Affinché più sicuramente il popolo cristia- no possa avere l’abbondanza di grazie nella sacra liturgia, la santa madre Chiesa desidera fare un’accurata riforma generale della liturgia stessa […]. In tale ri-
forma, occorre ordinare i testi ed i riti in modo che esprimano più chiaramente le sante realtà che significano, e il popolo cristiano, per quanto possibile, possa ca- pirle facilmente e parteciparvi con una celebrazione piena, attiva e comunitaria»
(S.C., 21).
La benedizione delle case e la visita alle famiglie non può, pertanto, essere considerata come un gesto convenzionale, ma richiede di essere rinnovata, adat- tandola alle esigenze e mentalità del nostro tempo.
E’ bene ribadire che si tratta di un vero incontro del pastore d’anime con le famiglie dei fedeli che sono affidate alle sue cure pastorali e con quanti, pur non essendo praticanti, sono alla ricerca di Cristo. E’ un incontro che può avere un notevole valore pastorale, ai fini della crescita nell’evangelizzazione, nella fede e nella pratica religiosa, se viene rivalutato e celebrato alla luce degli insegnamen- ti del Concilio e dell’attuale condizione religiosa.
Partecipazione
Per realizzare una partecipazione piena, attiva e comunitaria della benedi- zione e della visita alle famiglie, è necessaria una riflessione teologica-pastorale, sia da parte dei pastori d’anime che delle comunità dei fedeli, sui seguenti temi:
1) La Parola di Cristo, contenuta in Gv 20, 19-21 e in Lc 10, 5;
2) Il senso biblico di benedizione e sacramenti pasquali del battesimo, del- la penitenza e dell’Eucaristia;
3) La famiglia quale «Chiesa domestica», secondo l’insegnamento del con- cilio Vaticano II (cfr. L.G., 11 e A.A., n. 11);
4) Il senso della «benedizione cosmica», specialmente espressa nella invo- cazione della divina benedizione originaria della creazione, sugli uomini e sulle cose.
Da questa riflessione teologica emergono i seguenti orientamenti pastorali:
Chi visitare e benedire
Si tratta di due gesti pastorali distinti: visita e benedizione.
LA VISITA. Sia fatta a tutte le famiglie dove ci sono dei battezzati, essendo il parroco pastore di tutti, con l’avvertenza di evitare che essa possa essere in- terpretata come approvazione di situazioni o atteggiamenti non conformi alla dottrina cattolica.
L . Sia impartita solo ove c’è speranza che possa essere ac-
Tempo della visita
Tale visita-benedizione riceve un particolare significato in riferimento al mistero pasquale, quindi si compia normalmente nel periodo della Pasqua.
Nelle parrocchie più vaste si può iniziare con la quaresima. Tuttavia è be- ne che il problema venga esaminato dai sacerdoti nelle singole foranie, per adot- tare un comportamento uniforme.
Ove, per particolari circostanze di tradizione o del fenomeno migratorio, la benedizione e la visita sono celebrate nel periodo natalizio o nella vicinanza alla festa dell’Epifania, si può conservare tale consuetudine.
Ruolo del parroco
E’ dovere del parroco compiere personalmente la visita ed impartire la be- nedizione. Nelle parrocchie più vaste, tuttavia, il parroco deve farsi aiutare dai sacerdoti cooperatori in servizio abituale della comunità parrocchiale.
Ricorrere ad altri sacerdoti, estranei alla parrocchia, sarebbe un errore pa- storale e renderebbe vano, in gran parte, il significato e la portata dell’incontro stesso.
Preparazione
La visita alle famiglie e la benedizione delle case deve essere convenien- temente preparata. Si suggerisce:
1) Nel periodo immediatamente precedente la visita/benedizione, il par- roco illustri l’iniziativa, sia nella catechesi domenicale, sia servendosi del bollet- tino parrocchiale, non solo per esporre il calendario, ma soprattutto per spiegare il significato teologico e pastorale;
2) Quando la visita si prolunga per molto tempo, può tornare utile propor- re una intenzione nella preghiera dei fedeli, nelle messe domenicali, anche per tener viva l’attenzione del gesto che viene compiuto e per informare la comunità sul suo svolgimento.
3) E’ importante preavvisare, con sufficiente anticipo, le famiglie circa il giorno e l’ora della visita, tenendo presente che oggi sono da preferirsi le ore ve- spertine, quando è più facile trovare riuniti tutti i membri della famiglia.
Come incontrarsi
Attesa la diversità di situazioni nelle nostre parrocchie, non è possibile da- re norme uniformi e rigide. Si possono tuttavia offrire alcuni suggerimenti, per realizzare un incontro che tenda a diventare momento di fede e di preghiera nell’ambito della famiglia.
Può essere un incontro in cui si accentua il carattere di amicizia e di an- nuncio nelle famiglie dove il livello di fede appare scarso e quindi bisognoso di una vera e propria evangelizzazione, e anche nelle famiglie ove i coniugi si tro- vano in situazione irregolare. Questa visita dovrà ispirarsi a cordialità e trasfor- marsi poi in un momento di richiamo alla fede e di preghiera.
Nelle famiglie cristianamente sensibili l’incontro valorizzi gli elementi del Rituale Romano, integrati con altri elementi, come, ad esempio: breve lettura bi- blica, preghiera universale, Padre nostro, benedizione con aspersione dell’acqua.
In questo caso acquista particolare significato il segno battesimale e pasquale dell’acqua con cui vengono asperse le persone e le cose.
Abito
Si tenga presente che non si può esigere decoro e proprietà delle cose, se il sacerdote non si presenta tale anche col vestito che il rito richiede.
Quando la visita valorizza gli elementi del Rituale Romano, trattandosi di vera azione liturgica, si usi l’abito liturgico.
Luoghi pubblici
Nei negozi, bar e uffici il sacerdote può recarsi a benedire solamente se in- vitato e a condizione che, durante il breve rito, si sospenda ogni attività, poiché un atto religioso richiede sempre un minimo di partecipazione.
Per le fabbriche e i luoghi di lavoro, si procederà alla benedizione dopo aver preso accordi sia con le commissioni interne, sia con la direzione.
Per le scuole di istruzione secondaria, sembra normalmente preferibile che la benedizione venga impartita dall’insegnante di religione, che ha con i profes- sori e gli alunni quotidiano contatto.
Offerte
Il gesto di carità, che spesso accompagna la visita del sacerdote nelle case, non si esiga e nemmeno si rifiuti. Tuttavia, per evitare l’impressione di legare le azioni sacre al denaro, è bene incominciare a educare i fedeli, nei tempi e nei modi ritenuti più idonei, a non versare direttamente al parroco l’offerta.
PUBBLICAZIONI VERIFICATE:
«Comunicati dal Libero Maso de I Coi», n. 367, mercoledì 14 dicembre 2011, con questa nota introduttiva di don Floriano Pellegrini:
« E’ noto che alcuni criticano una frase, onestamente, altri, con identica onestà l’apprezzano. Ma, quando vengono a sapere il suo autore, si sconcertano e cam- biano parere, in pro o in contro; non vogliono ammettere che una persona a loro sgradita possa aver detto delle cose esatte o, al contrario, una di cui quei tali hanno sperticata simpatia possa aver detto delle sciocchezze. Questo succede, a volte ma non proprio di raro, anche tra gli studiosi di teologia, e se ne racconta- no, al riguardo, delle gran barzellette. A volte, si è fatto apposta a chieder loro un parere, su una frase; si afferma, con voluta falsità, essa abbia per autore una certa persona, e c’è qualche teologo che, imprudentemente, arriva a giudicarle la frase con severità o favore a seconda che si tratti di persona a lui gradita o sgra- dita. Poi si rivela il vero autore della frase e quel tale studioso resta in profondo imbarazzo.
« Per costringere a riflettere sui contenuti, senza condizionamenti, del testo qui diffuso, ho perciò deciso di pubblicarlo senza indicarne l’autore. Faccio solamen- te questo commento: i parroci che, senza gravissimi motivi (che non so vedere) omettono la benedizione delle case e la visita alle famiglie, dovrebbero essere puniti nella maniera più severa; e dovrebbero essere bastonati anche i vescovi che permettono loro de facto simile, gravissima mancanza.»
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