HARVARD UNIVERSITY.
LIBRARY
MUSEUM or OOMPAEATIVE ZOOLOaY.
il
FLISTUUTO LOMilMW)>Dl WKN2E
£,L,E1TtM
KEALE ISTITUTO LOMBARDO DI SCIENZE E LETTERE
Estratto dai Rendiconti.
—
Voi. XLVII,.lasc. 17-18- Adunanzadel 12 Nov.1914.BREVI NOTE
SOPRA UN FEMORE UMANQi
iFOtìfilLE
DELL'AMERICA MERIDIOI^ALE
Nota
del prof. G. L.Sera
PAVIA
PREMIATA TIPOORAPIA SUCCESSORI FRATELLI
FUSI LARGOPRIMO DIVIA ROMA N. 71914
BREVI NOTE
SOPRA UN FEMORE UMANO FOSSILE DELL' AMERICA MERIDIONALE
Nota
del prof. G. L.Sera
{Adunanza del 12 novembre 1914)
Il
femore
di cuidiamo
alcuni brevi cenni descrittivi fu trovato negli ultimissimi tempi della sua vita dall'Ameghino
in
una
località chiamata Banderaio. Portato inEuropa
dal prof.Ambrosetti, potei farne, grazie alla cortesia di questo,
un
breve esame, purtropposommario,
dato iltempo
ristretto che lo ebbi amia
disposizione a Firenze.Giacché
però alcuni caratteri di questo pezzo sono assai interessanti stimo utile pubblicare queste brevi note allo scopo che altri possa dare di essouna
più completa illustrazione.Ne
dò insiemedue
fotografie in veritànon
riuscitecome
sarebbe stato desiderabile. Neil'una
esso è ritratto dalla parte posteriore, nell' altra dal suo lato esterno.E
quasi inutile accennare che esso è stato ritratto rove- sciato.Fu
dovuto collocare in tale posizione giacche la parte inferiorecomposta
di più frammenti, assaidebolmente
riuniti insieme,non permetteva
lo si collocasse nella sua posizione na- turale.La forma
generale di esso, quale risulta dallaprima
foto- grafia, è certamente quella che ilfemore doveva
possedere.La
ricomposizione infatti, essendo statacompiuta da frammenti
in- tegri, è perfetta enon
vi sono perdite di sostanza che siano sostituiteda
materia estranea.Lo
stato di fossilizzazione è forte, l'aspetto pietroso, ilcolorito è rossiccio.
988
a. L. Sera,La
testa èscomparsa
: del collo resta la porzione infero- posteriore,ma
di questa sono presenti dei tratti chedevono
essere stati assai prossimi alla testa. Il collo è piccolo; il dia-metro
antero-posteriore della parte residua è di 18mm.
Integro,
non
poteva superare i 23mm. E
presente solo la superficie interna inferiore del piccolo trocantere che pare do- vesse essere abbastanzaprominente
verso dietro e poco medial- mente.Non
esiste più nulla delgrande
trocantere. In corrispon-denza
di ciò chedoveva
fornireun
terzo trocantere molto svi- luppato è attualmenteuna
superficie triangolare di frattura,ben
visibile sulla fotografia, i cui latimisurano
rispettiva-mente
22, 15 e 15mm.
Il lato più lungo è all' esterno e siprolunga
inuna
cresta che va al labbro esterno della linea aspera, facendoun
discreto rilievo. All'innanzi e all'esterno di essa si trovauna
fossa ipotrocanterica, diforma
fusoide,lunga
30mm.,
larga 7 rEim. nella suamassima
divergenza.La
profondità di essa è forse di 3mm.
per quanto sipuò
giudi- care data la presenza di materiale estraneo che la riempie perdue
terzi.Nella fotografia presa dal lato esterno corrisponde
ad una
zona più chiara.Sotto questafossa ipotrocanterica,
ma completamente
sepa- rata da essa, esisteuna
insolcatura che all'esterno della linea aspera sì estende pergran
parte della diafisi.Questa
insolcatura fa contrasto con quanto si nota in ge- nere nel femore in questa regione in cui la superficie ossea è piana o convessa nella sua parte più laterale e anteriore.La
presenza di questa insolcatura èanche
più notevole in quanto laprominenza
della linea aspera è assai scarsacome vedremo.
Sulla sua faccia anteriore il
femore
è completo solo per1' altezza di 8 cm. circa, per il restante la quantità di sostanza che è andata perduta va crescendo a
mano
amano
che siscende verso il basso, in guisa che
mentre
in alto la perdita di sostanza interessava solo la partemediana
della faccia an- teriore, verso il basso essa interessa le parti laterali. Ciò so- pratutto va inteso per il lato esterno dell'osso.All'estremo inferiore la perdita di sostanza è a carico per- sino della faccia posteriore
sempre
però limitatamente al lato esterno.Alla altezza della parte
mediana
della diafisi la faccia an- teriore delfemore
posta all'innanzi dei bordi laterali internoBREVI NOTE SOPRA UN FEMORE UMANO,
ECC.989
ed esterno è cosi diminuita che resta di essa
appena un
striscia da ogni parte della altezza didue
o tre millimetri: tale però da permetterci di stabilire che la superficie cilindroide della faccia anteriore*doveva
avereun
raggio di curvatura piuttosto piccolo,non
piùgrande
certo di quello che si verifica in eu- ropei recenti.In
altri termini l'emicilindro anterioredoveva
avere in questofemore una
parte notevole nel determinare la lunghezza del diametro antero-postericre della sezione diatìsaria, mentre abitualmente essa è piccola in confronto di quella dell'emici- lindro posteriore.La
linea aspera èben
visibile,ma
ciò èda
attribuire alla esistenza del solco esterno ad essa già menzionato e alla pre- senza diun
altro solco più piccolo all' interno di essa linea e di cui sivedono due
tratti distinti.Al
contrario di quello che si verifica nei femori cosi detti a pilastro laprominenza
della linea stessa all'indietro, vale a dire la distanza ver- ticale che inuna
sezione diafisaria passa fra ilpunto
rappre- sentante lasommità
di essa e la retta che unisce i due punti che rappresentano i bordi laterali è piccola. In altre parole1' emicilindro posteriore
doveva
contribuire scarsamente a co- stituire il diametro antero-posteriore diafisario e la salienza della linea aspera più che daun
vero e proprio suo sviluppo proviene dalla esistenza dei due solchi interno ed esterno già menzionati.Ne
risulta alla linea aspera 1'apparenza come
se essa fosse pizzicata fuori dell' osso.La
scarsa altezza dell'emicilindro diafisario posteriore ri- sulta dallemisure
dame
prese.Essa
è di 12mm.
all' altezza dellametà
della diafisi, di 13mm.
nelpunto
più basso dove è possibile misurarla. Si ricordi che fra questidue
punti ècompresa
proprio la zona dimassima
sporgenza della linea aspera.Questa
scarsaprominenza
della linea aspera è constatabile sulle fotografie grazie adun
particolare. Sulla parte esterna dell'osso al disotto dellametà
della diafisi sipuò
constatareun
tratto scuro longitudinale che corrisponde aduna
linea di frattura ricostituita.Ora
è chiaramente visibilecome
sulla fo- tografia della faccia posteriore questo tratto sia assai vicino al bordo esterno dell' ossomentre
nell'altra dal lato esterno questo tratto si approssima assai alla cresta della linea aspera.Ciò è dovuto
appunto
a che la distanza antero-posteriore della cresta dal diametro bilaterale è piccola,990
G. L. SERA,Per
ricostruire la lunghezza complessiva delfemore
diBanderaio
lo confrontai conun femore
diromano
antico delMuseo
di antropologia di Firenze, che scelsi fra i tanti altriper la seguente particolarità,
Sovrapponendo,
in proiezioneben
inteso,il rilievo del pic- colo trocantere dell'uno a quello dell'altro il bordo inferiore del triangolo popliteo dell'uno
risultava coincidere presso a poco con quello dell' altro. In altri termini la distanza fra ilpiccolo trocantere eil suddetto bordo popliteo risultava uguale.
A
dir il vero ilfemore
di Banderaio era di 1 cm. più corto dell'altro,ma
volli calcolare inun massimo
di 1 cm., ed erail più che si
può
concedere, le quantità di osso delmargine
popliteo che è andata perduta, oltre le superfici condilari natu- ralmente.BREVI NOTE SOPRA UN FEMORE UMANO,
ECC.991
Orbene,
sovrapponendo
idue
punti estremi superiori po- canzi citati deidue
femori, risultò chementre
nelfemore
ro-mano,
sebbene dimostrasse avereun
collo di scarsa inclinazione sulla diafisi, la distanza verticale fra ilmargine
inferiore del piccolo trocantere ed il punto più alto delmargine
inferiore del collo del femore era di 4 cm.; la stessa distanza era di 3 cm. per ilfemore
di Banderaio. Ciò significa che laparte epi- fisaria di questofemore
è relativamentemeno
sviluppata in altezza.Ma
non soltanto ciò sipuò
dire dell'altezzama anche
delle altre dimensioni, enon
solo per la parte epifisaria pro- priamente dettama anche
per le parti estreme della diafisi.Il
femore romano
infatti è caratteristicamente distintoda uno
sviluppo notevole dei suoi estremi in tutte le dimensioni in confronto della diafisi e ciò è evidente soprattuttoguardando
il
femore
nelle faccie anteriore e posteriore.Le
linee che de- limitano ilfemore
così guardate sono fortemente arcuate colla loromassima convergenza
verso lametà
della diafisi.Il femore di
Banderalò non
presentaaffatto questo aspetto.La
perdita di sostanza che nel terzo inferiore ed esterno del contorno della sua faccia posteriore ne restringe alquanto ledimensioni è assai piccola: e
non
altera la portata dell'im- pressione generale che ilfemore
stesso produce. Ilfemore
diBanderalò
guardato posteriormente è limitato dadue
linee solo scarsamente convergenti, cioè la diafisi nella sua partemediana non
è molto più stretta che alle sue estremità epifisarie e sulle epifisi stesse.Questo
è provatoda
alcune misure dame
prese.La
larghezza dell'osso al livello del rilievo del piccolo trocantere è di 31mm.
: al livello della fine della cresta del terzo trocantere è di 29mm.
; 7 cm. sotto ilprimo
livellomen-
zionato è ancora di 27mm.
: 10 cm. sotto è di 21 e di 23mm.
nel punto più basso del
femore
che permette la misura.Brevemente potremo
dire che ilfemore
di Banderalò per questo carattere dei margini laterali quasi paralleli si appros- sima aifemori degli antropomorfi,come
a questi siapprossima
per lo scarso sviluppo relativo delle estremità epifisarie.Nella estremità inferiore infatti sul lato mediale è esistente tutta la parete ossea che si ripiega a formare la faccia ante- riore,
come
è visibile nella fotografia presa dal lato esterno.Orbene
è chiaramente visibilecome
l'allargarsi dell'osso a questo livellonon
siagran
che notevole al confronto della larghezza della partemediana
della diafisi.Come
si è detto, poi, la perdita di sostanza ossea dal lato esterno dell' estremità inferiore è piccola eanche da
questa parte 1'allargarsi della estremitànon
poteva esser forte.992
G. L. SERA,Per
ciò ohe riguarda l'appiattimento, ricorderemo che ildiametro antero-posteriore in tutto
un
tratto, a partire dal mar- gine inferiore del piccolo trocantere fino al punto più bassodove
la faccia anteriore è integra, variada
22 a 20mm.
Dati i valori del diametro trasversale per questo tratto risulta che l'indice di platimeria per tutto il tratto integro del femore, oscilla per frazioni decimali intorno a 75 con tendenza verso
una
diminuzionescendendo
verso il basso.Data
lanomenclatura
delMartin
(1) chepone
ad 85 il li-mite fra platimeria e eurimeria il femore è nettamente pia-
timerico.
Come abbiamo
visto irinanzi,anche
nella parte centrale diafìsaria lo spessore del diametro antero-posteriorenon
poteva esseregrande
dato lo scarso sviluppo dell'emicilindro poste- riore.A
noi pareben difficile che l'indice pilastrico potesse sor-passare sensibilmente il valore di 100.
Infine anche per la estremità inferiore del femore ciò che resta della parte interna fa giudicare che il diametro antero- posteriore di questa regione fosse piccolo.
La
lunghezzamassima
verticale delfemore
è di 300mm.
Io apprezzo in 35-36 cm. la lunghezza
da
attribuire a questo femore, ricostituendone idealmente le epifisi.Ad
ognimodo mi
pare chenon
si possano sorpassare innessuna
guisai 38 cm.
Dalla tabella del
Manouvrier
(2) si calcola per tale lun- ghezzauna
statura di 1.51 che èuna
statura piccola. Consi- derato che essa costituisceun
limite estremo di possibilità, viene a conferire al portatore di questofemore una
statura di pigmeo.Anche
la curvatura del femore nel piano antero-posteriore è piuttosto forte, carattere,come
è noto, posseduto dagli an- tropoidi.L' angolo che il collo faceva colla diafisi, per ciò che si
può
giudicare,doveva
essere piuttosto forte.Riassumendo, abbiamo
raccolti in questofemore
parecchi caratteri interessanti, fra cui i principali sono: la picco- lezza che fadesumere una
statura bassa ; il piccolo sviluppo delle epifisi, lo scarso sviluppo della linea aspera, 1'appiatti-ci) R. Martin, Lehrhvch d. Anthropologie. Iena, 1914, pag. 928.
(2) L. Manouvrier,
La
détermination delataille d'après lesgrands OS des memhres. Mèra, Soc. Anthrop. Paris, Ser, 2, tomo IV,Brevi Note sopra un eemoHE umano,
ecc.995
mento
generale di esso, la scarsaconvergenza
dei suoimar-
gini laterali, la forte curvatura, l'angolo fra il collo e la dia-fisi forte.
Fondandoci
specialmente sopra i risultati dell'ampio
ed esauriente lavoro del Bello yRodriguez
(1)concludiamo
che per l'associazione di alcuni di questi caratteri e cioè platimeria superiore, indice pilastrico basso, angolo fra il collo e la dia- fìsi forte, siapprossima
alla caratteristica del femore delle razzemongoliche
data dal suddetto autore.Per
l'associazione di altri e cioè scarsaconvergenza
dei margini laterali, piccolo sviluppo relativo della epifisi, appiat- timento generale, forte curvatura, esso siapprossima
alfemore
degli antropomorfi, e sopratutto a quello dell'orango che solo possiedeuna
platimeria superiore. Gli dà peròana
posizione nettamente antropinica la presenza diuna
linea aspera, sep- pure scarsamente accennata;ma
l'essere chelo portavadoveva
avereuna
statura bassa.Per
1'insieme di queste affinità e particolarità ilfemore
di
Banderalò
si dimostra diun grande
interesse paleontologico e ciauguriamo
che questo nostro scritto invogli altri a farneuno
studio accurato.(1) S. Bello y Rodriguez. Le fémur et le tibia chez V