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Academic year: 2022

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CAPOVERSI

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IDEA VILARIÑO

DI ROSE CHE SI APRONO NELL’ACQUA

A cura di Laura Pugno

BOMPIANI CAPOVERSI

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www.giunti.it www.bompiani.it Progetto grafi co Polystudio

© 2021 Giunti Editore S.p.A. / Bompiani Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia Via G.B. Pirelli 30 - 20124 Milano - Italia ISBN 978-88-587-9445-6

Prima edizione digitale: settembre 2021

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D I R E N O .

S U L L A P O E S I A D I I D E A V I L A R I Ñ O

di Laura Pugno

La poesia di Idea Vilariño, amatissima in Ame- rica Latina, è ancora poco nota in Italia. La prima traduzione e introduzione delle sue opere è del 1989, con l’antologia La sudicia luce del giorno, a cura di Martha L. Canfi eld per le edizioni Quat- tro Venti. Dai primi testi sino agli ultimi, questa è una poesia che si presenta coerente e coesa, con una sua propria, chiara, tesa e struggente concezio- ne del mondo. Come scrive Canfi eld, “dall’uscita della sua prima plaquette, La suplicante, nel 1945, ai libri maggiori, Nocturnos e Poemas de amor, che hanno avuto in tre decenni numerose edizioni, quasi sempre accresciute e modifi cate, e fi no al più recente No (1980), la poesia di Idea Vilariño off re immediatamente al lettore il suo segno inconfon- dibile e indimenticabile. […] La sua tematica si ri- duce a pochi motivi (all’ossessione di pochi motivi), che sono di tutti i tempi e, in particolar modo, del nostro tempo: la caduta o espulsione dal paradiso, la ricerca della purezza perduta, la notte, il silen-

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zio, l’amore; la vita come tentazione, la morte come destino e come unico assoluto.”

Ed è così. Dagli echi simbolisti dei Primeros poemas alla depurazione estrema di No, l’ultima raccolta – che in rarefazione si spinge fi no alle so- glie del non detto in quanto non dicibile –, nell’o- pera di Idea Vilariño tutto cambia, e allo stesso tempo tutto rimane inesorabilmente com’è. Il vive- re di questa poesia è, e non cessa mai di essere, un vivere con la morte e per la morte. È una poesia to- talmente laica, e allo stesso tempo irriducibilmen- te metafi sica nella sua apparente semplicità. Una poesia radicata in quella che è vissuta come irrime- diabile separatezza del corpo dal mondo, e dei cor- pi umani tra loro. Corpi che si slanciano con ar- dore verso cosa? perché non possono evitarlo, pur nella consapevolezza che l’esito di quello slancio non potrà essere che il fallimento, e che il qualco- sa verso cui ci si slancia sia l’amore o la politica po- co importa.

Imbevuta di militanza politica e intellettuale, di attenzione alla migliore letteratura europea sua contemporanea, la poesia di Idea Vilariño è intima, corporea, dilaniata, esperienziale, è la poesia di un soggetto assoluto al femminile che in modo altret- tanto assoluto sente di potersi esprimere di fron- te all’assolutezza – crudele – del mondo che ha da- vanti. Senza con ciò dover sottostare – esattamente come un soggetto assoluto al maschile – a nessuna

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restrizione che non dipenda dalla propria capaci- tà di dominio della lingua. Un soggetto femmini- le intero, che pensa e trova la propria voce e parla da questo sentimento di interezza di cui una lace- rante solitudine è l’inevitabile traduzione, la certa conseguenza.

Come scrive Rosario Peyrou nell’introduzio- ne a Vuelo ciego, l’antologia preparata dalla stessa Vilariño che esce per la casa editrice spagnola Vi- sor nel 2004, “intensità, forse, è la parola che me- glio defi nisce l’eff etto che causa nel lettore l’opera dell’uruguayana Idea Vilariño. I suoi versi strazia- ti, implacabili, disegnano una voce potente e niti- da nella letteratura ispanoamericana attuale, in cui spesso la poesia, ripiegata su se stessa, si è converti- ta in arte da catacombe, poesia per i poeti, sempre più lontana dal lettore comune. Ed è forse per que- sta intensità, per la forza cupa che trasmette, che la scrittura di Idea è riuscita a coniugare la più al- ta qualità estetica con una diff usione nel proprio paese che ne fa un caso eccezionale, in un’epoca in cui la poesia non sembra riuscire a evadere dal- la sua prigione. […] Al contempo, e senza conces- sioni”, Vilariño, che ha dichiarato di scrivere “per se stessa o per nessuno, ha suscitato il plauso una- nime della critica più esigente, che ha riconosciu- to nella sua breve opera (la Poesía completa supe- ra di poco le trecento pagine) un’esperienza morale ed estetica di ostinato rigore”. Idea scrive da sem- pre, sin dall’adolescenza, e già le sue poesie dei

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vent’anni sorprendono “per la maturità del suo di- re, per il dominio degli strumenti della poesia, per la coerenza che mantengono, in quanto a visione del mondo, con la sua opera posteriore”. Una poe- sia lirica, antiretorica, che sente di poter andare ol- tre la tradizione, l’eredità della grande generazione spagnola del ’27 – di Jorge Guillén, Pedro Salinas, Rafael Alberti, Vicente Aleixandre, e soprattutto di Federico García Lorca. Una poesia che si radi- ca nell’ora e qui, adottando i modi e le forme, an- che colloquiali, del castigliano del Río de la Plata.

Il rigore, la solitudine, il dolore che affi orano dall’opera di Idea Vilariño sono, abbiamo detto, as- soluti e allo stesso tempo profondamente, storica- mente situati nella propria epoca, nel terribile se- condo Novecento dell’America Latina. E come molti poeti sudamericani, in quel secondo Nove- cento che coincide con tutta la sua vita adulta, Idea Vilariño sceglierà a un certo punto la strada del- la poesia politica. Scrive ancora Martha Canfi eld:

“Negli anni sessanta, contrassegnati bibliografi ca- mente dalla pubblicazione di Pobre mundo, la poe- sia di Idea si è riempita dei tormenti dell’umanità, in senso politico-sociale e metafi sico. La minaccia di una terza guerra mondiale e la possibilità di una defl agrazione atomica si sovrappongono […]. Per i popoli latinoamericani, gli anni ’60 sono sostan- zialmente gli anni della costruzione del socialismo a Cuba, della guerriglia, della violenza in Centro- america, della morte del Ché. […] Gli anni settan-

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ta […] colpiscono [Idea] ancora più da vicino: è la volta della repressione in Uruguay e della dittatura militare.” E la poesia politica, nella vita di Vilariño sarà anche, possiamo dire, la continuazione della poesia d’amore con altri mezzi.

Riassumendo, la poesia di Idea Vilariño è una poesia-pensiero che – nella sua desnudez total, la nudità completa su cui, con i Primeros poemas, questa scelta e traduzione si apre – si esprime co- me continua lotta e combattimento col mondo, a cui deve “dire no”. Che a contrapporsi all’io sia il tu, l’amore – e soprattutto il disamore – che si in- carnerà nello scrittore Juan Carlos Onetti, nei Poe- mas de amor; che sia la solitudine totale della notte antropologicamente letta come morte, nei Noctur- nos; che sia una politica vista nella sua spietatezza come dittatura, tortura, oppressione, in Pobre mun- do; o tutto questo insieme, come nel distillato estre- mo della voce nell’ultima raccolta, intitolata ap- punto No: in ogni caso, l’io lirico di Idea Vilariño, che sin dalle prime parole in poesia sa di essere de- stinato alla vecchiaia e alla morte, non intende ar- rendersi senza combattere.

Certo, a volte, in alcune poesie di Pobre mun- do, come in Al centro del mondo, Laggiù ci sarà il mare e Sogno, sullo sfondo dell’amatissima casa de Las Toscas, sulla costa dell’Uruguay, sembra quasi che la voce che parla in versi dentro Idea Vilariño possa deporre le armi, fondersi nel mondo, trovare

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una diversa forma della felicità, dell’essere io nel non-io: ma è, questo, un cammino sulla riva dell’O- ceano che la spuma subito cancella, una via che non verrà percorsa e che si perderà.

Dalle acque dell’Oceano, invece, Idea vede af- fi orare la bellezza, sensuale e pericolosa, della Sire- na, come nei versi, che riportiamo qui, della poesia intitolata appunto “Dire no”: “Dire no / dire no / legarmi all’albero / però / desiderando che il ven- to lo rovesci / che la sirena salga e con i denti / tagli le corde e mi trascini al fondo / dicendo no no no / però seguendola”.

In questa umana, splendida, sporca contraddi- zione – sporca come la luce del mondo che ci abba- glia e illumina prima di cedere alla notte – sta tut- ta la poesia di Idea Vilariño.

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N O TA B I O G R A F I C A

Idea Vilariño nasce a Montevideo, in Uruguay, il 18 agosto del 1920. Appartiene a una famiglia di condizioni medie, colta e amante delle arti. Il pa- dre, Leandro Vilariño, anarchico originario del- la Galizia, scrive poesia. Letteratura e musica so- no passioni comuni nella famiglia di Idea, che avrà quattro tra fratelli e sorelle: Azul, Numen – che di- venterà un pianista piuttosto noto – Alma e Poe- ma. Idea studia violino e piano e inizia a scrivere giovanissima, poco prima dei vent’anni. La sua sa- lute è molto fragile, sin dall’adolescenza soff re gra- vemente di asma e di eczema.

Idea pubblica il suo primo libro, La suplicante, nell’anno che per il critico Emir Rodríguez Mone- gal darà nome a tutta la sua generazione, la Gene- razione del ’45, che sarà chiamata anche la Gene- razione critica. Come scrive Rosario Peyrou nella già citata Vuelo ciego: “cosmopoliti, anticonformi- sti, rigorosi, gli esponenti della generazione del

’45 fecero entrare la letteratura dell’Uruguay nel-

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la modernità e crearono un pubblico di lettori. Ri- lessero criticamente la storia letteraria nazionale, studiarono e valorizzarono gli scrittori modernisti del Novecento, fondarono riviste e case editrici, esercitarono il giornalismo culturale in vari media, tradusserono e pubblicarono i nomi più importan- ti della letteratura europea e nordamericana del dopoguerra.”

Così farà Idea, che sarà parte della rivista Clinamen, con Angel Rama, Ida Vitale, Manuel Claps – con cui avrà una relazione – e Victor Bac- chetta; e contribuirà a fondare un’altra importante rivista di quegli anni, Número, nella cui redazio- ne entrerà anche Mario Benedetti, che nel 1971 intervisterà Idea per il volume Los poetas comu- nicantes (1972) insieme a Jorge Enrique Adoum, Ernesto Cardenal, Roque Dalton, Eliseo Diego, Roberto Fernández Retamar, Juan Gelmán, Car- los María Gutiérrez, Nicanor Parra e Gonzalo Rojas.

Idea Vilariño collaborerà anche, per alcuni an- ni, all’importante settimanale culturale Marcha, nonché ad altre riviste. Sarà traduttrice di Shake- speare, Eliot e Queneau e studiosa della poesia di Antonio Machado, Rubén Darío e dei testi del ge- nere musicale del tango. Inoltre, sarà compositri- ce di canzoni, il che contribuirà grandemente al- la sua popolarità: A una paloma sarà musicata da Daniel Viglietti, La canción y el poema da Alfredo Zitarrosa, e Ya me voy pa’ la guerrilla e Los orien- tales da Los Olimareños.

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A La suplicante seguiranno Cielo cielo (1947) e Paraíso perdido (1949), mentre degli anni cin- quanta sono le importanti raccolte Por aire su- cio (1950) e Nocturnos (1955). Negli stessi anni, Idea Vilariño inizia a insegnare letteratura ne- gli Istituti superiori, prima a Colonia Suiza (oggi Nueva Helvecia) e poi a Montevideo, presso l’In- stituto Alfredo Vásquez Acevedo; inoltre, lavora nella Sala de Arte del Museo Pedagógico. Cono- sce l’amore della sua vita, Juan Carlos Onetti, che nel 1954 le dedica il romanzo breve Los adioses.

La relazione intermittente con Onetti sarà molto tormentata, ed è a lui che Idea dedica la sua ope- ra più lacerante, Poemas de amor (1957). Più tar- di, nel ’75, Idea sposerà il critico letterario Jorge Liberati, un suo alunno, da cui divorzierà nell’86.

Negli anni sessanta, e più precisamente nel 1966, Idea Vilariño pubblica le poesie politiche di Pobre mundo. Sempre solitaria e schiva, nello stesso anno rifi uta il Premio Nacional de Litera- tura, come pure, per ragioni politiche, nel 1982 respingerà la candidatura alla Guggenheim Fel- lowship.

Con il colpo di stato del 27 giugno 1973 ini- zia la dittatura militare in Uruguay, che durerà fi no al 1 marzo 1985. Per Idea Vilariño, che da sempre milita con forza a sinistra, ed è vicina al Movimiento de Liberación Nacional dei Tupa- maros, sono anni diffi cili e pericolosi. Lascia l’in- segnamento, rifi uta di partire per l’Europa, come le viene suggerito da più parti, e vive una vita ap-

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partata nella sua casa de Las Toscas, a una cin- quantina di chilometri da Montevideo.

Del 1980 è l’ultima raccolta, No. Negli an- ni, tuttavia, Idea Vilariño continuerà, come dimo- strano le date in calce alla Poesía completa, a con- siderare la sua opera, anche la più antica, come un corpo vivo, che può essere rinnovato, ritocca- to e ancora riscritto. Del 1981 è il saggio dedicato al Tango cantado. Nel 1993 pubblicherà le Can- ciones.

Ristabilita la democrazia in Uruguay, nell’87 Idea accetta il Gran Premio a la Labor Intelectual José Enrique Rodó, del municipio di Montevideo, e il premio del Ministerio de Educación y Cultu- ra. Insegna per tre anni Letteratura dell’Uruguay presso la Facultad de Humanidades y Ciencias dell’Universidad de la República, fi no al 1988.

Nel 1989 esce in Italia il primo volume dedi- cato alla sua poesia, La sudicia luce del giorno (edi- zioni Quattro Venti), introduzione, scelta e tradu- zione di Martha L. Canfi eld.

Nel 1995 Idea Vilariño riceve un’onorifi cen- za dal governo di Cuba. Nel 1996 il regista Ma- rio Jacob le dedica il documentario Idea, in cui Vi- lariño viene intervistata da Rosario Peyrou e Pablo Rocca, e racconta in prima persona di sé. Oltre che in italiano, la sua poesia viene tradotta in inglese, francese, tedesco e portoghese.

Dagli anni novanta in poi la Poesía completa avrà varie edizioni, per cui si rimanda alla biblio- grafi a in calce, e in particolare al sito della Facul-

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tad de Humanidades y Ciencia de la Educación dell’Universidad de la República (https://www.

fh uce.edu.uy).

Il 28 aprile 2009 Idea Vilariño muore a Mon- tevideo all’età di 88 anni. La veglia funebre si tie- ne presso l’Universidad de la República e alle ese- quie partecipano pochi intimi. La piazza davanti alla sua casa de Las Toscas oggi porta il suo nome.

I testi di questa traduzione sono tratti da Poesía completa, Idea Vilariño, Lumen 2016.

L.P.

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B I B L I O G R A F I A

opere poetiche

La suplicante, Montevideo, s.e., 1945.

Cielo cielo, Montevideo, Número, 1947.

Paraíso perdido, Montevideo, Número, 1949.

Por aire sucio, Montevideo, Número, 1950.

Nocturnos, Montevideo, Número, 1955.

Poemas de amor, Montevideo, s.e., 1957.

Pobre mundo, Montevideo, Ediciones de la Banda Oriental, 1966.

Treinta poemas, Montevideo, Tauro, 1967.

Poesía, Montevideo, Arca, 1970.

No, Montevideo, Cal y Canto, 1980.

Segunda antologia, Montevideo, Cal y Canto, 1980.

Canciones, Montevideo, Ediciones de la Banda Oriental, 1993.

Poesía 1945-1990, prefazione di Luis Gregorich, Montevideo, Cal y Canto, 1994.

Poesía completa, prefazione di Luis Gregorich, Montevideo, Cal y Canto, 2003.

(18)

Vuelo ciego, Madrid, Visor, 2004 (collana Visor de poesía, prefazione di Rosario Peyrou).

Poesía completa, Madrid, Lumen, 2008 e 2016- 2018.

traduzioni

T. S. Eliot, “Crimen en la catedral”, in collabora- zione con Emir Rodríguez Monegal, Número, 1-2-3, 1949.

William Shakespeare, Hamlet, príncipe de Dina- marca, Montevideo, Ediciones de la Banda Oriental, 1974.

Andrew Cecil Bradley, Macbeth, la atmósfera, las brujas, Montevideo, Editorial Técnica, 1976.

William Shakespeare, Macbeth, Montevideo, Edi- torial Técnica, 1977.

Christine Laurent, Transatlántico, adattamento di André Tachiné e Philippe Arnaud, Trilce, 1996.

saggi

Julio Herrera y Reissig: seis años de poesía, Monte- video, Número, 1950.

Grupos simétricos en poesía, Montevideo, Depar- tamento de Literatura Iberoamericana de la Facultad de Humanidades y Ciencias, 1958.

Las letras de tango, Buenos Aires, Schapire, 1965.

(19)

Los Salmos, Montevideo, Casa del Estudiante, 1974.

La literatura bíblica, el Antiguo Testamento, Mon- tevideo, Editorial Técnica, 1976.

Prefazione a Julio Herrera y Reissig, Poesía com- pleta y prosa selecta, a cura di Alicia Migdal, Caracas, Biblioteca Ayacucho, 1978.

Rubén Darío: poesía, Montevideo, Editorial Técni- ca, 1979.

Introducción a la literatura bíblica, Montevideo, Editorial Técnica, 1981.

El tango, Buenos Aires, Centro Editor de Améri- ca Latina, 1981.

Conocimiento de Darío, Montevideo, Arca, 1988.

curatele

Humberto Megget, Nuevo Sol Partido y otros poemas, Montevideo, Ediciones de la Banda Oriental, 1965.

Juan Parra del Riego, Nocturno y otros poemas, Montevideo, 7 Poetas Hispanoamericanos, 1965.

Tangos, Montevideo, Arca, 1967.

Antología de la violencia, Buenos Aires, Schapire, 1972.

El tango cantado, Montevideo, Cal y Canto, 1981.

El valsecito criollo, Montevideo, Ediciones de la Banda Oriental, 1993.

Juan Parra del Riego, Nocturnos, polirritmos y

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otras páginas, Montevideo, Ediciones de la Banda Oriental, 1998.

Delmira Agustini, Poesía y correspondencia, Mon- tevideo, Ediciones de la Banda Oriental, 1999.

José Alonso y Trelles, Poesía, Montevideo, Edicio- nes de la Banda Oriental, 1999.

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DI ROSE CHE SI APRONO

NELL’ACQUA

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PRIMEROS POEMAS

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PRIME POESIE

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Ya en desnudez total extraña ausencia

de procesos y fórmulas y métodos fl or a fl or,

ser a ser,

aún consciencia

y un caer en silencio y sin objeto.

La angustia ha devenido apenas un sabor,

el dolor ya no cabe, la tristeza no alcanza.

Una forma durando sin sentido, un color,

un estar por estar y la espera insensata.

Ya en desnudez total sabiduría

defi nitiva, única y helada.

Luz a luz, ser a ser, casi en amiba, forma, sed, duración, luz rechazada.

1941

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In nudità completa ormai misteriosa assenza

di processi e formule e metodi fi ore a fi ore,

essere a essere, coscienza ancora

e un cadere in silenzio e senza oggetto.

L’angoscia è ormai appena un sapore, non vi entra il dolore, la tristezza non tocca.

Una forma che dura senza senso, un colore,

uno stare per stare e l’attesa insensata.

In nudità completa ormai sapienza

defi nitiva, unica e gelata.

Luce a luce, essere a essere, quasi in ameba, forma, sete, durata, luce rifi utata.

1941

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Cuándo ya noces mías ignoradas e intactas, sin roces.

Cuándo aromas sin mezclas inviolados.

Cuándo yo estrella fría

y no fl or en un ramo de colores.

Y cuándo ya mi vida, mi ardua vida, en soledad

como una lenta gota queriendo caer siempre y siempre sostenida cargándose, llenándose de si misma, temblando, apurando su brillo y su retorno al río.

Ya sin temblor ni luz cayendo oscuramente.

1941

(27)

Quando ormai saranno le mie notti ignorate e intatte,

senza carezze.

E i profumi senza mischia inviolati.

Quando sarò una stella fredda e non un fi ore su un ramo colorato.

E quando sarà ormai la mia vita, la mia ardua vita,

in solitudine

come una lenta goccia che sempre vuole cadere e sempre resta dov’è reggendosi, riempiendosi di sé, tremando,

aff rettando il suo brillare e il ritornare al fi ume.

Ormai senza luce né tremore cadere nell’oscurità.

1941

(28)

Sola

sola bajo el agua que cae y que cae.

Los ruidos se agrisan, termina la tarde y siento que añoro o deseo algo,

quizás una lagrima que rueda y que cae.

Sola bajo el agua que cae y que cae, sola frente a todo lo gris de la tarde pensando que añoro o deseo algo, quizás una lágrima color de la tarde.

Sola bajo el agua,

sola frente al duelo sin luz de la tarde, sola sobre el mundo, sola bajo el aire.

Sola,

sola y triste, lejo de todas las almas de todo lo tierno, de todo lo suave.

Silencio, tristeza, la muerte más cerca en el marco triste y sin luz de la tarde.

1937

(29)

Sola

sola sotto l’acqua che cade e che cade.

I rumori ingrigiscono, la sera fi nisce e sento che desidero o agogno qualcosa, forse una lacrima che scende e che cade.

Sola sotto l’acqua che cade e che cade, sola dinanzi a tutto il grigio della sera pensando che desidero o agogno qualcosa, forse una lacrima color della sera.

Sola sotto l’acqua,

sola dinanzi al lutto senza luce della sera, sola al mondo, sola sotto l’aria.

Sola,

sola e triste, lontana da ogni anima,

da tutto ciò che è tenero, tutto ciò che è dolce.

Silenzio, tristezza, la morte più vicina nella cornice triste e senza luce della sera.

1937

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