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Regione siciliana: indagato il neo eletto Luigi Genovese per riciclaggio

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Academic year: 2022

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Regione siciliana: indagato il neo eletto Luigi Genovese per riciclaggio

Indagato Luigi Genovese, neoeletto di Forza Italia in Sicilia.

Il suo nome appare nell’ordinanza di sequestro della Guardia di Finanza per beni di valore pari a 100 milioni di euro:

azioni, beni mobili ed immobili, società di capitali e conti correnti. ”Sto’ già valutando insieme al mio legale di fiducia

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le iniziative da assumere in sede giudiziaria. – ha detto Genovese dopo aver appreso la notizia dell’inchiesta coordinata dal procuratore De Lucia e dall’aggiunto Ardita – Certo di dimostrare la linearità e la regolarità della condotta mia e dei miei congiunti, – ha proseguito Genovese – nella gestione dei beni di famiglia. Anche se la tempistica di questo provvedimento può apparire sospetta, voglio credere che non vi sia alcuna connessione con la mia recente elezione all’Assemblea Regionale Siciliana. Non consentirò nessuna eventuale strumentalizzazione in chiave politica”.

Le accuse promosse dai giudici del tribunale di Messina sono precise

Luigi Genovese “è il prestanome e beneficiario dell’operazione del padre compiuta per sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi e sul valore aggiunto” da addizionarsi agli “interessi e sanzioni amministrative comminate dalla commissione Tributaria”. È infatti allo studente ventunenne Luigi che il padre Francantonio ha intestato parte del suo patrimonio.

Sotto il torchio giudiziario anche la moglie, Chiara Schirò, già condannata qualche mese fa a 2 anni e due mesi nell’ambito dello scandalo per la formazione professionale, il nipote Marco Lampuri e la figlia Rosalia.

La nuova famiglia Malavoglia però si regge salda all’operato di Padron ‘Ntoni (Francantonio), primo segretario Pd in Sicilia, deputato del partito renziano e approdato finalmente a Forza Italia solo dopo essere stato condannato in primo grado per associazione per delinquere, riciclaggio, truffa, frode fiscale, peculato inverso la Regione Sicilia tramite enti gestiti personalmente o dai suoi famigliari. È da inserirsi in questa truffa da 20 milioni di euro, la messa in accusa del figlio Luigi.

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Lo storico naufragio che ha dato il via alla catastrofe è iniziato quando le autorità hanno chiesto al fisco elvetico i nominativi degli italiani con polizze assicurative sospette

La Guardia di Finanza di Milano, proprio nell’analizzare i documenti di provenienza svizzera, sono incappati in 16 milioni di fondi esteri schermati da una polizza accesa attraverso un conto presso la società Credit Suisse Life Bermuda Ltd. Il parlamentare è perciò accusato di aver riportato nella penisola 6 milioni di euro in modo da non essere rintracciabili.

Dal 2016 gli Genovese vengono inseguiti dall’Agenzia delle Entrate al fine di verificare le discrepanze tra redditi e patrimonio, svelando così una complessa attività di riciclaggio per eludere e frodare il fisco. Ciò è stato orchestrato servendosi di enti a loro correlati i quali hanno realizzato operazioni di trasferimenti immobiliari e finanziari per aggirare la rete del fisco con lo scopo di allontanare dal vortice del ciclone i 16 milioni e per sottrarsi al versamento delle imposte e delle sanzioni amministrative di 25 milioni di euro, nate dallo scandalo della formazione professionale.

Subito dopo Luigi si rende complice del padre per rendere nullo il pignoramento effettuato da Riscossione Sicilia sulle quote di Francantonio che nel mentre si era sbarazzato di tutto il patrimonio finanziario per sfuggire all’aggressione dell’Agenzia delle Entrate. Il deputato ha partecipato come custode delle quote alle assemblee dove si è deciso di

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azzerare il valore delle proprie azione (svariati milioni) e il subentro del figlio Luigi nella società Gefin con la sottoscrizione di aumenti di capitale, resi possibili con un versamento di denaro bonificatogli nei giorni precedenti dal padre, a dimostrazione delle finalità illegittime ed illecite.

I g i u d i c i c o s ì r i a s s u m o n o l ’ a c c a d u t o : “ D a p p r i m a artificiosamente (gli indagati N.D.A.) determinavano un aumento di capitale, rispetto al quale Francantonio Genovese rinunciava a sottoscrivere le quote, affinché in esisto ad esso il figlio, benché privo di risorse economiche proprie sottoscrivesse i nuovi titoli acquisendo il 51,61 per cento del capitale”. In ultimo i giudici fanno riferimento ad indizi gravi, plurimi e convergenti sottolineando il rischio di una possibile correlazione con somme sparite ed a successivi introiti da ricercare nel passato della famiglia.

Questa serie di politici immischiati nei putridi olezzi del malaffare non si concludono qui. Purtroppo, finora, i Genovese occupano il quarto posto a livello cronologico in Sicilia. A 18 giorni dalle elezioni del 5 novembre in Sicilia, erano finiti indagati Riccardo Savano (FI) accusato di truffa e appropriazione indebita, Edy Tamajo (Sicilia Futura) per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e Cateno De Luca (Udc) per evasione fiscale. Se il futuro della Sicilia dovrà ancora scontrarsi con le magagne giudiziarie di chi la governa, non resterà nemmeno più la speranza, rinomata per essere l’ultima a morire, dei giovani siciliani. L’Italia tutta necessiterebbe di una rivoluzione di chiarezza e trasparenza, le basi di una democrazia salda e potente.

Gianpaolo Plini

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Regionali siciliane,

astensionismo e

impresentabili: le due note stonate di una democrazia sull’orlo del baratro

Quel che si vede nelle strade del capoluogo siciliano oggi è un frenetico viavai di cittadini impegnati nelle loro faccende, che concentrati a testa bassa rincorrono i loro impegni quotidiani a poche ore da un verdetto politico che ha messo in risalto la reale situazione politico-sociale in

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Sicilia.

Si percepisce una sensazione celata di mesta rassegnazione e nelle code agli uffici postali o nelle sale di attesa degli uffici burocratici non si assiste agli improvvisati e consueti scambi di opinioni fra persone sconosciute un po’ per

“ammazzare” il tempo nell’attesa del proprio turno e un po’

perché in fondo persiste una certa curiosità che porta a discutere con il vicino per comprendere meglio gli umori alla ricerca di qualche dettaglio magari sfuggito. Questa volta no.

Sembra che i palermitani abbiano la sensazione che, ancora una volta, persista l’ennesimo “deja-vu” che induca a rinunciare a credere che sia arrivato il momento in cui la politica possa finalmente tornare ad essere una svolta concreta per il bene del cittadino.

Le due note stonate che rendono amaro l’esito delle ultime elezioni Regionali in Sicilia sono stati l’astensionismo e l’impresentabilità di una serie di candidati a cui si è permesso con “charme” di partecipare alle elezioni. Due note stonate che segnano i tempi e che rappresentano un campanello d’allarme da non sottovalutare.

L’astensionismo registrato ad un valore di oltre 53% conferma in modo definitivo che la politica sembra non essere presa

“sul serio” e che viva e percorri una linea parallela accanto a quella dei cittadini senza che stimoli o interessi possano in determinate circostanze unirsi insieme. Una credibilità persa che non sembra mai impensierire nessuno ma che invece appare come un elemento accettato e quasi “fisiologico dei tempi moderni”. Una dissociazione pericolosa a scapito della sicurezza e della autorevolezza del sistema politico e della società che dovrebbe esserne rappresentata e guidata. Una

“strafottenza” forse imposta dall’assoluta inaffidabilità di una politica interessata solo dai propri “giochetti di poltrona” che, una volta scrollatosi di dosso l’importanza del

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valore storico della propria ideologia politica, è diventata per alcuni solo una opportunità di arricchimento dove l’interesse principale è resistere il più a lungo possibile per garantirsi pensionamenti e vitalizi da nababbi alla faccia del cittadino che come unica arma “democratica” gli resta una matita per segnare una croce su un logo con partito e

“sponsor”.

Risulta davvero arduo contestare quel senso di nausea che ha spinto due palermitani su tre a disertare le urne ma è pur vero che darla vinta gettando la spugna sul ring non consente alla speranza di poter agire come farmaco contro la nausea stessa che va combattuta nell’interesse collettivo.

La storia parla chiaro. I cambiamenti seppur lenti arrivano e anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa magari nella tomba si potrà avvedere che gli sforzi per cambiare le cose prima o poi pagheranno davvero. Detto questo si deve comunque iniziare a ripulire la contesa politica da una sempre più dilagante accettazione che coloro che partecipano alla cosa pubblica possano farlo essendo persone “pulite e pure” senza macchia e senza che la loro agenda di appuntamenti sia farcita di date di partecipazione ad udienze in corso per reati commessi o pendenti.

La squadra più forte è quella che vince in modo pulito non approfittando certamente di bacini di voti garantiti da persone impresentabili. Se si accettano “impresentabili”, allora si gioca “sporco” e poco vale l’ipocrita e risibile frase di comodo “riguardo gli impresentabili non li votate”. I Siciliani sono un popolo che soffre il peso di una malattia che non guarisce e che il tempo ha reso forse “cronica” ma non ci sono i presupposti per una dilagazione totale e fatale senza speranza di guarigione. E prima o poi, come prassi vuole, si paga sempre il conto di scelte errate sia da parte di coloro che disertando le urne hanno mostrato disinteresse

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per il proprio futuro e chi, pur di vincere, ha scelto di avvalersi nella propria squadra di elementi a cui la legalità non rappresenta un valore assoluto.

Paolino Canzoneri

Regionali Sicilia:

Commissione antimafia domani a Palermo per setacciare gli incandidabili

PALERMO – Prevista per domani a Palermo una missione della Commissione Parlamentare con il compito preciso e rigoroso di controllare le liste per le elezioni regionali siciliane.

Scopo primario della missione è quello di esaminare attentamente coloro che per determinate ragioni vengono definiti “impresentabili”. Le “liste pulite” difatti non devono comprendere elementi incandidabili per la legge Severino oppure coloro che pur essendo candidabili devono successivamente essere sospesi per gli effetti della legge stessa o perchè si sono resi responsabili di reati previsti dal codice di autoregolamentazione delle candidature votato da tutti i partiti.

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La missione a Palermo, prevista per domani, a 24 giorni dalla data delle elezioni dovrebbe scongiurare l’ipotesi che un ritardo del controllo da parte della Commissione possa causare che i nomi vengano fuori solo dopo il 5 novembre a votazioni svolte. La recente esclusione del gruppo Noi Siciliani capeggiato da Franco Busalacchi ha presentato insieme alla candidata Lucia Pinsone un ricorso depositato al Tar per l’esclusione della lista dovuta alla mancanza di sigilli dell’amministrazione in diversi moduli di sottoscrizione al listino regionale. La candidata si è spinta oltre rincarando con una precisa denuncia al Tar per chiedere l’immediata sospensione delle elezioni. La risposta immediata dall’ufficio elettorale non si è fatta attendere e sono state evidenziate le norme che regolano il sistema elettorale siciliano disciplinato dalla normativa elettorale risalente al 1951 prevedono comunque verifiche sulle cause di eventuali incandidabilità.

La corsa verso le Regionali a poco meno di tre settimane piene lancia le ultime frecciatine e accuse nelle voci dei gruppi opposti che non se le mandano a dire. Per fare un quadro riepilogativo della corsa alle elezioni da destra a sinistra non si risparmiano le polemiche acerbe e la commissione capeggiata dalla presidente Rosy Bindi potrebbe davvero stravolgere uno scenario mai apparso definitivo e chiaro. Il Movimento 5 Stelle nelle parole del premier Luigi Di Maio in un comizio di ieri nella Capitale aveva affermato ironicamente che per battere Cancellieri si erano “svuotate le carceri”.

Cancellieri stesso aveva sfidato il leader del centrodestra Nello Musumeci invitandolo ad un confronto pubblico e in una recente intervista aveva dichiarato: “Musumeci è il Crocetta del centrodestra. Come lui, è uno specchietto per le allodole:

serve solo a nascondere ciò che è dietro di lui. Io ogni settimana sto presentando un assessore. Lui perché non lo sta facendo? Semplice: perché gli assessori non li sceglierà lui.

Saranno Miccicchè, Cuffaro e Genovese a sceglierli e a

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piazzare i loro uomini”. Il candidato Claudio Fava della lista Cento Passi per la Sicilia in un comizio ha criticato Musumeci e non di meno il M5S: “I grillini affrontano tematiche che possono portare voti, come quella del cosiddetto abusivismo di necessità. Necessità come quella della casa del sindaco Cinque Stelle di Bagheria. Non basta fare un post su Facebook bisogna andare nei luoghi dove si fa la politica e vivere le piazze”.

E Fava non risparmia neanche il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari, rettore dell’Università di Palermo, dandogli del “miserabile” e accusandolo di aver usufruito dei database universitari per effettuare un invito al voto in larga scala.

A meno di tre settimane dal voto la campagna ha già assunto toni forti e il setaccio della commissione Antimafia prevista da domani a Palermo senza dubbio sarà foriera di ulteriore novità, polemiche e accuse in ogni fronte.

Paolino Canzoneri

Regionali siciliane,

esclusione del simbolo di

Unione Cristiana: Scilipoti

annuncia ricorso al Tar

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Il senatore Scilipoti Isgrò ha stigmatizzato, durante una conferenza stampa, l’esclusione del simbolo del movimento politico di cui è fondatore e presidente, Unione Cristiana, in lizza per il confronto elettorale in Sicilia, dopo che il Dipartimento delle Autonomie Locali, Servizio Quinto Elettorale della Regione Sicilia lo ha invitato a sostituire il contrassegno, in quanto riporterebbe un simbolo religioso, cioè una croce bianca al centro del simbolo.

“Denuncerò con forza, – ha detto Scilipoti – l’assurdità di questo invito. La croce rappresenta, infatti, il simbolo dell’Europa e un elemento di sintesi di una molteplicità culturale che deve essere rispettata da tutti gli stati. I valori spirituali e morali – ha proseguito il senatore – sono tutelati infatti dallo statuto del Consiglio d’Europa e dalla Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo (Cedu). La croce non è solo il simbolo della salvezza per noi cristiani ma anche, ad esempio, quello rappresentato sulle bandiere di alcuni stati tra cui quelli scandinavi. La decisione assunta, nei confronti di Unione Cristiana, non ha dunque fondamenti democratici, – ha spiegato Scilipoti –

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soprattutto in un paese come l’Italia. Ricorreremo al Tar contro la decisione, dell’Ufficio Centrale Elettorale della regione Sicilia presso la Corte d’Appello di Palermo, di escludere Unione Cristiana dall’appuntamento elettorale regionale del 5 novembre, solo perché nel suo contrassegno è rappresentata una croce. E’ una decisione inaccettabile poiché si inserisce in un clima culturale pericoloso che si sta diffondendo soprattutto nel nostro paese. Non permetteremo – ha evidenziato Scilipoti – che le istituzioni nazionali e locali favoriscano il laicismo, ostacolando così la partecipazione dei cristiani, che costituiscono il 98% della popolazione italiana, alla vita pubblica. Ci prepareremo anche alle elezioni parlamentari, come ribadiremo durante il prossimo congresso nazionale di Unione Cristiana che si terrà il 25 novembre a Roma, in difesa della sana laicità dello stato. Constatiamo con profonda amarezza – ha poi aggiunto il fondatore di Unione Cristiana – come la società in cui viviamo sia in preda a una dittatura culturale che vuole distruggere i valori espressi dai seguaci di Gesù. Non possiamo permettere che più di 58 milioni di persone vengano discriminate e ingiustamente contestate, come la giornalista Marina Nalesso, che è stata al centro di dure polemiche per avere condotto il Tg1 indossando al collo un crocifisso.

Esprimiamo piena solidarietà alla cronista, invitandola a unirsi alla nostra battaglia di civiltà che intendiamo proseguire in Italia. Fermeremo tutti insieme – ha concluso S c i l i p o t i I s g r ò – q u e s t o p e r i c o l o s o p r o c e s s o d i scristianizzazione che sta generando un crollo di quei principi antropologici alla base del nostro vivere.”

Viene da pensare, a margine di quanto dichiarato dal senatore Scilipoti, al simbolo della vecchia Democrazia Cristiana, uno scudo crociato a proposito del quale nessuno ha avuto mai da ridire, ripreso poi negli ultimi tempi da un piccolo partito che vorrebbe restaurare quella grande organizzazione e che in

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effetti non fa altro che viverne all’ombra. Viene da pensare che l’abolizione della croce dal simbolo di Unione Cristiana sia richiesta, oltretutto, per fare un favore a quanti la croce non la gradiscono neanche nelle aule scolastiche, il che sarebbe rinnegare le nostre radici giudaico-cristiane. Viene da pensare che la vecchia DC aveva l’appoggio del Vaticano e dei vari Papi, in quanto ispirata ad un cattolicesimo radicale trapiantato nella vita politica e nei comportamenti – leggi, ad esempio, censura sulla allora televisione di Stato.

Non essendo Unione Cristiana un movimento appoggiato da piazza San Pietro, ma che vuole raccogliere attorno a sé tutte le denominazioni evangeliche presenti sul territorio italiano, ecco che, secondo ciò che se ne evince, scatta, a quanto sembra, una persecuzione strisciante, operante da sempre nei confronti delle chiese evangeliche dalla solita longa manus.

Ovviamente ci si augura che quanto appena scritto non corrisponda al vero, e che il buon senso e la democrazia – sempre invocata, mai praticata – insieme alla ragionevolezza che comunque dovrebbe sussistere nelle Istituzioni preposte, possano prevalere, permettendo l’accettazione di un simbolo politico. “Non vogliamo portare la chiesa in politica, né la politica in chiesa”, copiando ciò che ha asserito un fedele evangelico, è giusto che anche gli evangelici abbiamo in politica una voce che faccia rispettare i loro diritti civili, e un Movimento che unisca le tante, troppe denominazioni solo in apparenza in contrasto fra di loro. Se anche i principi evangelici fossero condivisi da una maggioranza di cittadini, certamente la nostra società sarebbe migliore.

Roberto Ragone

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Regionali Sicilia: Micari e Musumeci designano i primi assessori

PALERMO – Stringono i tempi per i riassetti politici in vista delle elezioni Regionali siciliane previste per il prossimo 5 novembre. Il quadro generale vede i leader candidati alle prese con la scelta delle alleanze e degli assessori che tesseranno le fila degli schieramenti politici. Il centrosinistra capeggiato da Fabrizio Micari apre il sipario rivelando la scelta dei primi assessori.

Riconfermato Alessandro Baccei quale assessore all’Economia con delega alla programmazione dei fondi europei, nome noto nella giunta Crocetta con il ruolo di assessore al bilancio.

Un “colpo di scena” appare la scelta dell’assessore alla Cultura che vede designato alla scrittice Giuseppina Torregrossa, un nome importante per una persona di cultura che è sempre stata lontana dal mondo strettamente politico e che gode della fiducia di Micari. Emiliano Abramo designato come assessore al Lavoro è il responsabile della comunità di Sant’Egidio impegnato da sempre nel settore nel volontariato mentre l’imprenditore nel settore dei servizi alle imprese

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Peppe Biundo sarà assessore alle attività produttive. Una prima lite fà breccia nel centrodestra capitanato da nello Musumeci a due giorni dalla presentazione delle liste che a sorpresa vorrebbe escludere dalla lista Gianfranco Miccichè e Gaetano Armao già designato vicepresidente e assessore all’Economia.

Polemiche e comunicati sui social da parte dei probabili esclusi non si sono fatti attendere e Musumeci stesso un po rammaricato ha commentato: “Se invece di diramare comunicati il commissario di Forza Italia Miccichè mi avesse telefonato avrebbe saputo che le notizie uscite in queste ore sul listino n o n s o n o f o n d a t e e p e r c i ò , f r u t t o d i i n t e r e s s a t e indiscrezioni. Noto che resistere alla tentazione di stare sulla stampa diventa difficile per tanti, anche nel centrodestra. Le ragioni di una alleanza non possono essere l e g a t e a l l i s t i n o c h e , p i a c c i a o n o , r e s t a n e l l a responsabilità del candidato presidente”.

Le polemiche si sono comunque smorzate rapidamente nel giro di poche ore e fra i sei candidati che in caso di vittoria di Musumeci verrebbero eletti nelle fila di Forza Italia entrerà anche Gianfranco Miccichè con Giusy Savarino, Mimmo Turano (UDC), Roberto di Mauro (Popolari e Autonomisti). I sondaggi vedono il centrodestra vincente e il momento appare cruciale come non mai. Le cinque liste dei candidati nelle nove province vedono Forza Italia, Popolari e Autonomisti, Diventerà bellissima e UDC in lista unitaria con Noi con Salvini e Fratelli d’Italia.

Paolino Canzoneri

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Regionali siciliane: i presidenti dei Consigli della valle dell’Halaesa scrivono ai candidati governatori

Con una lettera aperta ai candidati alla Presidenza della Regione Sicilia (Nello Musumeci, Fabrizio Micari, Giancarlo Cancelleri, Claudio Fava, Vittorio Sgarbi e Piera Lo Iacono) in corsa per le prossime elezioni del 5 novembre, i sette Presidenti dei Consigli comunali della parte occidentale dei Nebrodi, ovvero dei comuni di Pettineo, Mistretta, Santo Stefano di Camastra, Tusa, Castel di Lucio, Motta d’Affermo e Reitano hanno esposto le problematiche che avversano il comprensorio della Valle dell’Halaesa e le difficoltà che ogni giorno vivono i piccoli centri, che rappresentano un importantissimo patrimonio culturale, artistico e umano.

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“In questi anni – si legge nella nota congiunta a firma di Gianfranco Gentile (Pettineo), Felice Testagrossa (Mistretta), Giuseppe Nobile (Castel di Lucio), Giuseppe Scira (Tusa), Marila Re (Santo Stefano di Camastra), Giuseppe Cuva (Motta D’affermo), Filippo Togaro (Reitano) – abbiamo assistito alla chiusura del Tribunale di Mistretta, della Casa Circondariale e alla riduzione dei reparti dell’Ospedale di Mistretta con abolizione del punto nascite, chiusura di tutti gli uffici periferici, con gravi ripercussioni sociali che penalizzano lo sviluppo e l’occupazione per l’intero territorio. Sembra che, a seguito alla recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del decreto avente ad oggetto la

“Riorganizzazione della rete ospedaliera”, anche il riordino della Rete dell’Emergenza comporterà ripercussioni negative s u l t e r r i t o r i o , a t t r a v e r s o a n c h e l a p a v e n t a t a demedicalizzazione del 50% delle ambulanze nelle sola provincia di Messina.” Sempre nella stessa viene esposto e trattato il tema della viabilità e dei trasporti che decisamente affligge la zona, e che i Presidenti del Consiglio definiscono “una situazione critica”: “Da un lato l’Autostrada A20 Palermo-Messina, arteria principale e di fondamentale importanza, necessita di manutenzione ordinaria e straordinaria. Carente è l’illuminazione e la segnaletica orizzontale e verticale. Spesso lavori di durata indefinita riducono buona parte del tracciato in unica carreggiata, rendendo l’attraversamento lento e pericoloso. Gli incidenti gravi si ripetono quotidianamente. Eppure è l’unica autostrada dove si paga un ticket molto oneroso. Per queste ragioni, quasi tutti i Consigli Comunali della Provincia hanno approvato una mozione che presto approderà sui tavoli dell’Assessorato Regionale alle Infrastrutture e al Consorzio Autostrade con precise richieste. Per non parlare poi della viabilità provinciale oramai al collasso, a seguito dell’abolizione delle Province e della drastica riduzione della programmazione dei fondi dedicati alla manutenzione

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ordinaria e straordinaria delle strade”. I rappresentanti dei Comuni della Valle dell’Halaesa sono convinti che sia necessaria una vera e propria presa di coscienza da parte dei candidati alla Regione, soprattutto in un periodo di campagna elettorale e di ricerca di consenso come questo, al di là delle appartenenze politiche, di certo è necessario lavorare, come spiegano nella missiva, a favore dello sviluppo e dell’occupazione. Considerato anche il periodo di forte crisi che sta attraversando tutto il territorio nazionale, le politiche di revisione della spesa che hanno determinato una costante riduzione degli annuali trasferimenti nazionali e regionali con le relative conseguenze in termini di efficienza ed erogazione dei servizi per la popolazione, con settori produttivi ed economici che sono al collasso, e una disoccupazione a doppia cifra. Infatti il comprensorio si sta inesorabilmente spopolando, perché mancano prospettive lavorative per i giovani, costretti ad emigrare alla ricerca di un lavoro che gli permetta di vivere dignitosamente. “Gli scriventi auspicano vivamente che, con l’imminente nuova Legislatura Regionale, ci possa essere un’inversione di tendenza rispetto al passato e che quindi si attivino tutte le iniziative e gli adempimenti necessari al fine di portare un po’ di sollievo in un comprensorio sofferente con una popolazione già fin troppo sfiduciata. Siamo assolutamente convinti – concludono i Presidenti dei Consigli comunali – che il prossimo Governo Regionale deve impegnarsi in un duro e proficuo lavoro di programmazione, perché altrimenti il divario tra centri minori e periferici e grandi città aumenterà sempre di più e la popolazione subirà un costante decremento fino alla totale desertificazione dei territori con conseguenze disastrose. Ci affidiamo – conclude la nota dei presidenti – al buon senso dei destinatari di tale nota”.

Giuseppe Cuva

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Elezioni in Sicilia, M5s:

campagna elettorale sui Nebrodi per Di Maio e Cancelleri

di Peppe Cuva

Nel pomeriggio dell’11 settembre il candidato del Movimento Cinque Stelle alla presidenza della regione Giancarlo Cancelleri insieme al deputato nazionale del M5S nonché vicepresidente della camera dei deputati Luigi Di Maio hanno fatto tappa sui Nebrodi visitando tre comunità ovvero quelle

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di San Fratello, di Tusa e di Mistretta.

In tutti e tre paesi hanno dapprima fatto una visita istituzionale ai primi cittadini e poi girato per le vie dei tre comuni per parlare con gli abitanti degli stessi. A Mistretta, in particolare, Cancelleri e Di Maio intorno alle ore 20, dopo essere passati dal comune e avuto un incontro col sindaco e tutta la giunta comunale, hanno incontrato cittadini e simpatizzanti del M5S con in testa il responsabile del meet- up cittadino Gaetano Russo. Durante l’incontro i due pentastellati hanno parlato con i vari cittadini delle problematiche che affliggono questo territorio e hanno fatto intendere che saranno vicini a tutte le istanze che saranno presentate dagli utenti e hanno voluto sottolineare che hanno voluto incontrare i sindaci per capire ancora meglio quali sono le difficoltà e le problematiche che hanno afflitto e continuano ad affliggere queste comunità. Ovviamente non poteva mancare qualche accenno alla campagna elettorale per le prossime elezioni e il candidato Cancelleri senza giri di parole ha dichiarato che la prima azione che farà in caso di elezione come nuovo governatore della Sicilia sarà il taglio totale dei vitalizi e dei privilegi ai politici e sarebbe un grande risparmio per le casse siciliane e potrebbe anche essere una boccata di ossigeno per le piccole comunità come quelle dei Nebrodi .

“Il biglietto da visita è uno solo, dice Cancelleri, tagli degli stipendi dei deputati-parlamentari e abolizione dei vitalizi degli ex deputati. Credo che davvero la scelta sia ormai di campo, continua il candidato del M5S, o noi o loro diceva un nostro slogan e io lo ripeto ancora una volta: o quelli che hanno spolpato la Sicilia negli ultimi 20 anni perchè l’hanno già governata e governata male, oppure noi che stiamo cercando di raccontare una storia diversa di questa regione, io spero che i cittadini, conclude Cancelleri, abbiano chiara l’idea che giorno 5 novembre si può davvero cambiare”.

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Mentre Luigi Di Maio crede nella vittoria di Cancelleri e del Movimento Cinque Stelle perchè vede nei siciliani una voglia di cambiare e girare pagina dopo i governi a dir poco fallimentari del centro destra prima e del centro sinistra con Crocetta poi. “Questi sono territori che tra il 2012 e il 2014, afferma Luigi Di Maio, hanno subito uno shock per colpa di leggi scellerate che si sono fatte a Roma, la chiusura dei tribunali, lo smantellamento degli ospedali, la chiusura delle carceri, tutto questo ha eliminato un’economia del territorio senza sostituirla con un’altra”. Continua di Maio: “La verità è che a Roma si facevano leggi per continuare a finanziare sprechi e spese inutili e si facevano tagli agli enti locali di tutto il territorio nazionale tra cui comuni come questi in cui 10.000 o 20.000 euro appostati al bilancio fanno la differenza”. “In questi anni, sottolinea il vicepresidente della camera, siamo gli unici che ci siamo tagliati gli stipendi addirittura per finanziare una strada, siamo gli unici che abbiamo fatto partire col taglio degli stipendi le nuove imprese, abbiamo risolto i problemi della Sicilia tagliandoci gli stipendi? No! Però avremo un po’ di credibilità rispetto a tutti gli altri che gli stipendi se li tenevano e ce le facevano crollare le strade e ci chiudevano ospedali e tribunali”. “E’ su questa credibilità che noi vogliamo fondare, dice Di Maio, non una promessa, ma un rapporto con le persone che è quello di dire: abbiamo un programma, tutti gli altri vi hanno già governato, quindi in ogni caso chiunque si voti delle altre forze politiche ti ritrovi quelli di prima, quelli che questo disastro lo hanno creato”.

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