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PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE Anno accademico 2012-2013

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PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE Anno accademico 2012-2013

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PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

È lo studio della comunicazione in chiave psicologica.

A partire dalla seconda metà del Novecento, la comunicazione è diventata oggetto di interesse di numerose discipline tra cui la psicologia. Prima di muovere allo studio della comunicazione in chiave psicologica, occorre definire i termini della questione:

Che cos’è la psicologia?

Cosa si intende per comunicazione?

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PSICOLOGIA

- In passato: discorsi (lógos) sull’anima (psyché);

- Oggi: studio scientifico (non filosofico) della

- mente

- vita interiore

- comportamenti degli individui

La psicologia è una scienza che utilizza evidenze:

introspettive (cfr. i resoconti esperienziali dei Ss);

comportamentali [l’esame dei comportamenti umani (tra i quali, ovviamente, anche il comportamento verbale)]

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PRINCIPALI METODI USATI DALLA PSICOLOGIA

•OSSERVAZIONE naturalistica e non

•INCHIESTA (questionari e interviste)

•RASSEGNA DELLA LETTERATURA

•METODO SPERIMENTALE

•COLLOQUIO CLINICO

Psicologia della Comunicazione 2010/2011

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La psicologia si interessa oggi di una pluralità di oggetti diversi ed ha scambi e rapporti proficui con altre discipline (es. etologia, filosofia, sociologia ecc.).

Sebbene tutte le aree della psicologia sono importanti, tuttavia, come ricorda Di Giovanni (p. 22), è possibile individuare alcune aree di base e altre specialistiche (tra queste anche la psicologia della comunicazione);

Aree di base:

▫Psicologia cognitiva;

▫Psicologia sociale;

▫Psicologia evolutiva;

▫Psicologia della personalità

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Psicologia cognitiva

Studio di diversi processi mentali come: percezione;

apprendimento; memoria; problem solving; uso del linguaggio ecc.

•Diversi modi di studiare i processi cognitivi:

a) approccio sperimentale classico (sperimentale);

b) approccio della neuropsicologia cognitiva (studio dei processi cognitivi in pazienti con danni cerebrali ha contribuito alla comprensione di questi processi in individui sani);

c) scienza cognitiva (uso del computer per comprendere i processi cognitivi. Numerose perplessità).

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Psicologia sociale

•Essere umano = animale sociale

•Comportamento umano influenzato dagli altri (cfr. la modificazione di certi nostri comportamenti per

conformarci alle aspettative altrui; l’adeguamento a certi stereotipi maschili o femminili ecc.);

•Psicologi sociali europei interessati a tematiche quali il potere, l’ideologia, lo status (cfr. ACD)

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Psicologia evolutiva

•Studia i cambiamenti della psiche ravvisabili nel . corso della vita. All’interno di questo filone di ricerca si sono sviluppati tre diversi approcci:

La psicologia dell’età evolutiva che studia i cambiamenti nello sviluppo del pensiero, ragionamento, linguaggio ecc. dall’infanzia fino all’età adulta;

La psicologia del ciclo di vita che studia l’individuo anche nelle fasi successive all’età adulta puntando l’attenzione su alcune tappe e fasi di vita inevitabili (es. la scolarizzazione) e facoltative (es. la genitorialità);

La psicologia dell’arco di vita che, più delle altre, è interessata a come le variabili storico-culturali influenzino lo sviluppo personale di un dato individuo che si trova in una certa fase del ciclo di vita (es. una guerra avrà effetti diversi su bambini diversi – per via delle diverse personali vicende - ma anche effetti diversi su individui adulti e su bambini)

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Psicologia della personalità

•differenze individuali (più o meno stabili) in merito a

Pensiero/Intelligenza;

Personalità,

Atteggiamenti,

Comportamenti

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Aree specialistiche

Oltre alle aree di base ci sono in Psicologia numerose aree specialistiche. Tra queste ricordiamo:

La psicologia occupazionale e del lavoro che si occupa della selezione del personale, incremento produttività, strategie per la decisione, per il contenimento dello stress e la negoziazione dei conflitti;

La psicologia della salute che propone un modello biopsicosociale di malattia: (cfr. il ruolo dello stress nell’insorgere di malattie) e metodi psicologici utili per la prevenzione e il trattamento della malattia;

La psicologia della comunicazione;

La psicologia dell’arte, dello sport ecc.

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Questioni etiche

• In passato gravi lesioni alla dignità umana (cfr. gli esperimenti di Berkum del 1962 per creare ansia nei passeggeri di un aereo o gli esperimenti di Milgram sulle reazioni di Ss ai quali aveva fatto credere di essere in grado di dare scosse elettriche ad altri Ss non in grado di eseguire un compito)

• Questioni etiche in psicologia clinica (pazienti pericolosi riluttanti al trattamento; confidenze fatte al medico di importanza pubblica –es: intenzione di uccidere qualcuno -)

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Dopo anni ‘70

•Maltrattamenti inaccettabili sia verso i Ss, sia nei confronti di pazienti:

consenso informato volontario

diritto di ritirarsi in qualsiasi momento

diritto ad avere informazioni sugli

obiettivi e gli sviluppi futuri della ricerca a conclusione dell’esperimento;

garanzia anonimato

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Oggetti di studio e interconnessioni tra ambiti

•Individui (adulti, bambini, anziani ecc.);

•Gruppi (di lavoro, dei pari, familiari ecc.);

•Mondo interiore (i sogni: interpretazione, i processi cognitivi);

•Mondo delle relazioni (studio della

comunicazione verbale e non verbale)

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Quindi …. la Psicologia della comunicazione è

Settore specialistico della psicologia.

Interesse: analisi psicologica delle interazioni comunicative umane.

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COMUNICAZIONE

•Nel dizionario etimologico della lingua italiana (Zanichelli, Bologna, 1979), alla voce comunicazione (voce derivata dal termine comune: agg., che appartiene a più persone) si legge: atto del comunicare, trasmettere ad altri

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Considerando

da un lato, l’intrinseca complessità dei fenomeni comunicativi

dall’altro gli innumerevoli approcci al tema elaborati nel contesto di varie discipline

(linguistica, sociologia, psicologia, filosofia, antropologia, informatica, neurologia)

risulta alquanto difficile – se non impossibile e, forse, nemmeno corretto dal punto di vista

scientifico- fornire una definizione univoca

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Tuttavia pare ci sia accordo circa:

1. il riconoscimento della innata impossibilità umana a non impossibilità umana a non

comunicare

comunicare: ogni comportamento - compreso il silenzio, i gesti del corpo, le esitazioni ecc- ha valenza comunicativa sebbene non sempre intenzionale, cioè comunica qualcosa;

2. l’identificazione di una molteplicità di molteplicità di bisogni

bisogni ai quali la comunicazione umana fornisce risposta.

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1. OGNI COMPORTAMENTO È COMUNICATIVO

•L’essere umano, per sua natura, comunica con gli altri e lungo tutta la sua esistenza è inserito in una complessa rete di interazioni (comunicative) con l’ambiente sociale che lo circonda.

Qualsiasi comportamento umano ha valore comunicativo e, come tale, viene interpretato dagli altri.

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2. I BISOGNI

•La comunicazione umana soddisfa una serie di bisogni:

bisogni di tipo fisico. La ricerca ha dimostrato che la presenza o l’assenza di comunicazione possono incidere pesantemente, non solo, in generale sulla qualità della vita degli individui, ma anche e sulla loro salute fisica e mentale;

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bisogni di tipo [psico-]sociale. Attraverso la comunicazione gli individui sviluppano:

il senso di identità personale. L’essere inseriti all’interno di una rete di relazioni ci permette di capire chi siamo, di costruirci un’identità personale e sociale, sia attraverso il modo in cui interagiamo, sia attraverso i messaggi e le attribuzioni che, sin dalla prima infanzia, ci provengono dalle figure significative;

il senso di appartenenza ad una molteplicità di comunità e gruppi sociali (familiare, sociale, culturale ecc.), sperimentando, da un lato, l’essere insieme ad altri,

“l’essere parte” (senso di affiliazione), dall’altro, il potere di controllare/influenzare gli altri e la consapevolezza di esserne a propria volta influenzati/controllati;

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Bateson (1972) ha posto in evidenza che l’individuo

non soltanto “comunica” (trasmette informazioni) ma

è in comunicazione e attraverso la comunicazione mette in gioco se stesso e la propria identità.

Dal punto di vista psicologico “essere in comunicazione” significa che nella e attraverso la comunicazione le persone costruiscono, alimentano, mantengono o modificano la rete di relazioni in cui sono inserite e che esse stesse hanno contribuito ad intrecciare.

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La comunicazione diventa il tessuto che crea, mantiene, modifica e rinnova i legami tra i soggetti.

Nella comunicazione si definisce se stessi ma si definiscono anche gli altri:

- “Ecco io sono così”;

- “Io ti vedo così”

- “Ecco la relazione che ci lega” (es: pari o no)

- La dimensione relazionale assume, dunque, da subito una posizione assolutamente centrale negli approcci psicologici allo studio della comunicazione.

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bisogni di tipo cognitivo. Attraverso la comunicazione le persone giungono alla comprensione e alla categorizzazione del reale (funzione indispensabile per orientarsi nel mondo);

bisogni di tipo pratico o strumentale.

Grazie alla comunicazione possiamo far fronte ad esigenze pratiche e quotidiane come, ad esempio, chiedere ed ottenere (e, ovviamente, anche fornire ad altri) una informazione, un servizio, un consiglio ecc;

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SISTEMI COMUNICATIVI

•Gli individui nelle interazioni sociali attivano, naturalmente e simultaneamente, una pluralità di sistemi. I principali sono:

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SISTEMA VERBALE

Gli individui comunicano attraverso il linguaggio verbale, che ha nelle lingue storico naturali le sue concrete

manifestazioni;

ogni lingua è costituita da

a) un codice (o sistema di segni)

estremamente ricco, complesso e potente

che associa specifici significati ad ognuno dei segni che lo costituiscono;

b) una grammatica, vale a dire un sistema di regole che consentono di combinare in

modo corretto gli elementi del codice (segni).

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SISTEMA INTONAZIONALE

è costituito da elementi prosodici (che riguardano il movimento della catena parlata) quali la durata, l’intensità, l’intonazione, il ritmo e la modulazione della voce che accompagnano l’articolazione di una parola, di un enunciato o di una frase;

questo sistema è in grado di conferire anche al

discorso orale una punteggiatura e opera, dunque, come un sistema di segnali che, alla stessa stregua dei segni di interpunzione utilizzati nella lingua

scritta, consentono di rendere (produzione) e comprendere (interpretazione) il senso in cui va inteso un determinato contenuto proposizionale enunciato

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 Tali segnali sono:

- funzionali ad indicare la direzione interpretativa da seguire,

- hanno una notevole efficacia (in molti casi superiore a quella dei segnali verbali) nel comunicare all’interlocutore le coordinate contestuali, in senso ampio, della comunicazione: possono segnalare ironia o serietà, ridurre le ambiguità, veicolare emozioni e, soprattutto, specificare e, in taluni casi, persino disconfermare ciò che viene affermato attraverso le parole.

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SISTEMA PARAVERBALE

segnali vocali non verbali (come, ad

esempio, pause piene e vuote, borbottii, risate, sospiri, sbadigli ecc.) che spesso accompagnano l’enunciazione più

strettamente verbale.

 Tali elementi, da soli o in associazione al linguaggio verbale, possono :

- contribuire alla definizione dei significati;

- fornire informazioni sullo stato cognitivo ed emotivo di un parlante.

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SISTEMA CINESICO

tutto l’insieme dei segnali inviati, in modo intenzionale o non intenzionale, dal nostro corpo.

Rientrano nel sistema cinesico gli aspetti non

verbali legati alla gestualità, gli sguardi, la mimica facciale, che concorrono a veicolare specifici

significati e/o ad integrare (in modo congruente o incongruente i messaggi verbali).

Possiamo far rientrare nel sistema cinesico anche altri elementi, legati alla comunicazione che, in senso più ampio, passa attraverso la corporeità, come l’impiego di tutta una serie di artefatti

(quali, ad esempio, abiti, calzature, accessori, cosmetici ecc.), che, specie in talune occasioni, come ricorda Dardano (1996) “parlano” molto più delle parole.

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Psicologia della Comunicazione 2010/2011

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SISTEMA PROSSEMICO

•concerne la percezione,

l’organizzazione e l’uso dello spazio e della distanza interpersonale.

Rientrano nel sistema prossemico tutti i movimenti avvicinamento/allontanamento attraverso cui regoliamo la distanza spaziale nelle interazioni sociali.

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un’area intima, da 0 a 50 cm, distanza che permette la intima percezione tattile, olfattiva, acustica di fenomeni come il bisbiglio ecc.,;

un’area personale, da 50 cm a 1 m, che corrisponde allo personale

“spazio personale”, una sorta di bolla invisibile che circonda il nostro corpo e che può restringersi o dilatarsi a seconda del momento, di chi abbiamo di fronte, del tipo di interazione ecc;

un’area sociale, da 1 a 4 m, tipica delle interazioni meno sociale intime e personali (pensiamo, ad esempio, ad interazioni in cui ci si trova separati da una scrivania, un tavolo, un bancone ecc.), in cui gli interlocutori hanno uno spazio abbastanza ampio di movimento;

un’area pubblica, oltre i 4 m, distanza per cui si rende pubblica necessario parlare ad alta voce e/o enfatizzare la gestualità.

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Tali sistemi nella comunicazione interpersonale operano simultaneamente. Anolli (2002, 2006) parla in proposito di sintonia semantica e pragmatica, intesa come quel processo che coordina in modo convergente e coerente i diversi sistemi di significazione e segnalazione, che, tuttavia, risultano dotati di una relativa autonomia.

Ognuno di essi infatti partecipa alla costruzione del significato di un atto comunicativo, contribuendo in modo autonomo e specifico a determinarlo e definirlo.

Tale autonomia rende possibile la produzione, volontaria o involontaria, di messaggi incongruenti in cui la componente verbale e una o più componenti non verbali (intonazionale, paraverbale, cinesica e prossemica) sembrano contraddirsi reciprocamente.

È grazie alla caratteristica dell’interdipendenza semantica tra i sistemi comunicativi che i parlanti (come produttori o interpreti di un significato) possono procedere

all’attribuzione di pesi diversi alle singole componenti

dell’atto comunicativo e ad assegnare ad esso, dunque, una certa unitarietà e coerenza.

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