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Una delle principali complicazioni che il chirurgo può trovarsi ad affrontare nella pratica clinica sono le lesioni caratterizzate da una grave perdita di sostanza.

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Una delle principali complicazioni che il chirurgo può trovarsi ad affrontare nella pratica clinica sono le lesioni caratterizzate da una grave perdita di sostanza.

Tali lesioni assumono caratteristiche ancora più gravi quando interessano il tessuto osseo, soprattutto in esito a traumi, non-unioni, mobilizzazioni asettiche e settiche delle protesi, infezioni ossee e, non ultimi, processi neoplastici (Soucacos et al., 2008), che possono comportare l'escissione chirurgica di ampie porzioni di osso coinvolto dalla neoplasia. Queste patologie, in associazione alla perdita della funzionalità, pregiudicano considerevolmente la qualità della vita dei pazienti affetti (Hedlund, 2004).

Una delle opzioni terapeutiche di frequente impiego per il trattamento delle lesioni con perdita di sostanza, è rappresentato dall'impiego di innesti ossei (Giannoudis et al., 2005; Drosse et al., 2008; Soucacos et al., 2008); tra i quali, quelli autologhi, con raccolta di osso corticale e spongioso dalla cresta iliaca, rappresentano la tecnica ideale (Sinibaldi et al., 2004; Giannoudis et al., 2005).

Esistono anche altri metodi per la ricostruzione di difetti ossei quali, graft eterologhi, matrice ossea demineralizzata (DBM), idrossiapatite (HA) calcio fosfato (CP, TCP), aspirato di midollo osseo autologo, proteine ossee morfogenetiche (BMPs) e molti altri fattori di crescita (VEGF, PDGF, etc.) che rispetto all'innesto osseo hanno alcuni svantaggi per cui il loro uso è sub-ottimale (Giannoudis et al., 2005).

L'evoluzione tecnologica, insieme a una migliore comprensione della biologia e del processo di guarigione ossea, hanno portato allo sviluppo di numerosi sostituti per trapianto osseo che, attualmente, rappresentano una ulteriore opzione terapeutica a disposizione del chirurgo ortopedico (Summers & Eisenstein, 1989).

Lo sviluppo dell’Ingegneria Tissutale ha, inoltre, determinato un crescente

interesse per lo sviluppo di sistemi a lento rilascio di farmaci da applicare localmente

in caso di infezioni ossee, limitando le complicazione legate alla somministrazione

sistemica di grosse dosi di farmaci (Lin et al.,1999; Diez-Pena et al., 2002; Chang et

al., 2008; Mack et al., 2009).

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Introduzione

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Lo sviluppo di strutture tridimensionali biodegradabili che possano da un lato

sostenere e promuovere la rigenerazione ossea, fornendo un supporto solido al

tessuto in via di formazione e, contemporaneamente, provvedere alla prevenzione

e/o al trattamento delle infezioni associate, può rappresentare un importante passo

avanti nel trattamento di lesioni ossee con grave perdita di sostanza associate a

osteomielite.

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