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Le sezioni dell’Orto botanico

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Academic year: 2021

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ETNOBOTANICA in Val di Vara

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Le sezioni dell’Orto botanico

L’area destinata all’Orto Botanico nel momento della sua progettazione si presentava fortemente antropizzata e le zone boschive presenti - bosco misto di caducifoglie e bosco igrofilo ripariale - erano in parte compromesse.

Le operazioni di sistemazione, ancora in itinere, stanno interessando il recupero delle fitocenosi naturali, operando un rimboschimento con specie autoctone, cercando di eliminare o contenere le contaminazioni come la robinia (Robinia pseudacacia L.), specie di origine nordamericana e l’ailanto (Ailanthus altissima (Miller) Swingle) proveniente dalla Cina.

Oltre alla sezione naturale sono in fase di realizzazione altre due aree tematiche:

quella riguardante le vecchie varietà di interesse agrario e quella dedicata alla flora spontanea d’uso etnobotanico.

a) Sezione naturale

Bosco misto di latifoglie decidue

Questa tipologia vegetazionale, presente nell’area nord-occidentale dell’Orto Botanico, è caratterizzata dalla dominanza della farnia (Quercus robur L.), in associazione con l’acero (Acer campestre L.), il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.) e l’orniello (Fraxinus ornus L.); più sporadicamente si evidenziano esemplari di nocciolo (Corylus avellana L.), carpino bianco (Carpinus betulus L.), sambuco (Sambucus nigra L.), acero di monte (Acer pseudoplatanus L.) e olmo campestre (Ulmus minor Miller) (fig. 44).

Nel sottobosco, tra le arbustive e le erbacee, sono presenti rovi (Rubus ulmifolius Schott e specie affini), biancospino (Cratauegus monogyna Jacq.), prugnolo (Prunus spinosa L.), rose selvatiche (Rosa canina L. e specie affini), ligustro (Ligustrum vulgare L.), caprifoglio (Lonicera caprifolium L.), pungitopo (Ruscus aculeatus L.) e laddove diminuisce la densità è frequente la berretta del prete (Euonymus europaeus L.) e il sanguinello (Cornus sanguinea L.).

Bosco igrofilo ripariale

Tale formazione boschiva si osserva nella porzione sud-orientale dell’Orto Botanico, lungo il torrente Gòttero (fig. 45). Si tratta di un bosco dominato dalla presenza dall’ontano nero (Alnus glutinosa Gaertner), in consociazione con il pioppo nero (Populus nigra L.) e l’orniello (Fraxinus ornus L.), oltre alla presenza dei salici, rosso (Salix purpurea L.) e ripaiolo (Salix elaeagnos Scop.).

Nel sottobosco, troviamo il biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), il sambuco

(Sambucus nigra L.), i rovi (Rubus sp.pl.), il sanguinello (Cornus sanguinea L.), oltre ad un

corteggio di erbacee come la salicaria (Lythrum salicaria L.), la dulcamara (Solanum

dulcamara L.), la saponaria (Saponaria officinalis L.), il meliloto (Melilotus alba Medicus) e il

lianoso luppolo (Humulus lupulus L.).

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ETNOBOTANICA in Val di Vara

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Fig. 41 - Camminamento all’interno dell’Orto Botanico

Fig. 42 - Sezione vecchie varietà di fruttiferi all’interno dell’Orto Botanico.

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ETNOBOTANICA in Val di Vara

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b) Sezione di interesse etnobotanico

Tutte le piante descritte nelle schede etnobotaniche saranno ospitate in un’area centrale dell’Orto Botanico. A tal fine sono state svolte nel periodo primavera-estate- autunno 2006 varie ricognizioni in campo per la raccolta del germoplasma, principalmente terofite ed emicriptofite, ovvero piante erbacee annuali e perenni;

mentre per il reperimento delle entità arbustive e arboree si provvederà al loro recupero direttamente dai siti indicati dall’Ente Forestale Regionale.

Tutto il germoplasma (semi e frutti) raccolto è stato opportunamente ripulito, etichettato e confezionato in sacchetti di cellophane e conservato in cella frigorifera a 4°C presso i Laboratori Biolabs della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in attesa di essere utilizzato (fig. 43).

Figura 43 - Spermoteca delle specie etnobotaniche

c) Sezione di interesse agrario

Il recupero varietale operato in Val di Vara ha portato alla luce numerose cultivar ad habitus erbaceo, arbustivo e arboreo; in particolare è emersa, nelle zone collinari e montane, una spiccata tradizione legata alla castanicoltura e alla frutticoltura del melo, del pero e della vite.

La ricerca sul campo si è svolta visitando varie aziende agricole, poderi abbandonati, orti, giardini e tutti quei luoghi vocati tradizionalmente alle pratiche agricole. Il recupero delle vecchie varietà, un tempo largamente coltivate nella Valle, è avvenuto contattando di preferenza gli agricoltori ed ex-agricoltori locali. L’elevata agrobiodiversità presente nel passato rispondeva a particolari esigenze come la necessità di selezionare cultivar in grado di adattarsi a specifici ambienti, resistenti alle condizioni avverse del clima e agli agenti patogeni al fine di ridurre al minimo i rischi di mancato raccolto. Inoltre, gli agricoltori hanno sempre cercato di ottenere la destagionalizzazione dei consumi tramite la scelta di varietà capaci di produzioni scalari e distribuite su tutto l’arco dell’anno.

In questa sezione, a pieno regime, sono previste tre aree tematiche per ospitare

le antiche varietà locali di: 1. fruttiferi (in questa unità sono già piantumate diverse

varietà autoctone di melo, pero e ciliegio); 2. ortive; 3. erbacee.

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Fig. 44 - Bosco misto di latifoglie decidue

Fig. 45 - Bosco igrofilo ripariale

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