7. Discussione
Età dei riproduttori
Nel complesso, l’andamento della curva di deposizione osservata nell’ambito di questo studio è del tutto assimilabile a quelle osservate per la pernice rossa in altri studi e/o descritta da altri Autori (Fronte et al., 2010; Mourão et al., 2010).
Infatti, a un’iniziale crescita della curva fino alla quinta-sesta settimana di deposizione, segue una graduale decrescita via via che ci si avvicina al termine della stagione riproduttiva.
Inoltre la percentuale di coppie in deposizione all’inizio del periodo riproduttivo osservata nel presente studio rispecchia a pieno quella già descritta in altri studi (Mourão et al. 2010; Dìaz et al., 2005) nei quali si riporta che i riproduttori di un anno di età entrano in produzione più tardivamente rispetto ai soggetti di età maggiore.
Tuttavia è da evidenziare la “discordanza” tra quanto osservato nel presente lavoro e quanto riportato in bibliografica relativamente all’effetto dell’età dei riproduttori sulla curva di deposizione (Fronte et al., 2010; Barretta et al., 2012). Nel presente studio, gli animali di quattro anni hanno fatto osservare, nel complesso, le più alte performance di deposizione, mentre gli animali di due anni quelle peggiori. Questo risultato appare piuttosto sorprendente e non è molto semplice fornire una spiegazione abbastanza “affidabile”.
Un'ipotesi plausibile potrebbe essere un particolare e favorevole stato di salute degli animali di quattro anni, probabilmente derivato da un'assenza di malattie negli anni precedenti; a favore di tale ipotesi, propende il fatto che il numero di coppie effettive di 4 anni è simile a quello dei soggetti di 2 e 3 anni, segno che patologie e mortalità non ne hanno negativamente condizionato il numero.
Per quanto riguarda l’andamento della curva dei soggetti di un anno, questo risulta assimilabile a quella dei soggetti di tre anni, anche se dal grafico 1 possiamo osservare che l’evoluzione della curva degli animali di un anno ha un trend molto più irregolare rispetto a quelli di tre anni. Al contrario di quanto detto poc’anzi in merito alla curva di deposizione dei soggetti di 4 anni, in questo caso l’andamento osservato per i soggetti di 1 anno risulta essere facilmente spiegabile.
Infatti, gli animali al primo anno di produzione, più giovani degli altri, sono maggiormente sensibili
a stress dovuti innanzitutto alla riproduzione in se stessa ma, in seconda battuta, anche a tutta
quella serie di fattori ambientali quali: eventi atmosferici (forti temporali) e management di allevamento, che “disturbano” le naturali condizioni di vita delle pernici.
Quindi, possibili stress occorsi durante la stagione produttiva, hanno probabilmente avuto conseguenze produttive più sui soggetti di un anno rispetto ai soggetti più vecchi, da più lungo tempo abituati alle condizioni di allevamento.
Per quanto invece riguarda il declino produttivo stagionale dei soggetti di quattro anni, più accentuato rispetto ai soggetti di uno, due e tre anni, questo potrebbe essere dovuto all'età avanzata degli animali che, di conseguenza, può comportare un'anticipata sospensione del periodo di deposizione e un declino delle performance (Díaz et al., 2005; Mourão, 2010; Fronte et al., 2010).
Schiusa e fertilità
Le performance di schiusa non hanno fatto registrare risultati statisticamente significativi tra i riproduttori delle varie età. La percentuale di schiusa complessiva rientra nell’intervallo di 65-80%, descritto in bibliografia da diversi Autori (Bagliacca, 1996; Gonzalez-Redondo, 2006, Fronte et al., 2010).
Considerando i dati di schiusa raccolti nelle cinque settimane prese in considerazione, è possibile ipotizzare un andamento simile anche nell’intero periodo di deposizione.
Per quanto riguarda la fertilità, anche in questo caso, i soggetti con i risultati migliori sono stati quelli di quattro anni e, anche in questo caso, il risultato sembra essere piuttosto sorprendente, di difficile spiegazione e contrario a quanto osservato in altre specie avicole e da altri Autori (Bagliacca, 1996; Gonzalez-Redondo, 2006).
E’ da notare comunque una costante diminuzione della fertilità andando verso il termine del periodo riproduttivo; mentre i soggetti di due anni sono gli unici che tendono a rimanere su dei livelli più o meno costanti durante tutta la stagione; questa osservazione, invece, risulta essere congrua e piuttosto prevedibile, segno che lo stato generale degli animali ed il management dell’allevamento rientrano negli standard di questa specie e degli avicoli in generale.
In definitiva, comunque, i risultati osservati nel presente lavoro concordano. Infatti, l’andamento
della fertilità, per tutti i gruppi di età presi in considerazione, tende a diminuire con l'avanzare della
stagione riproduttiva anche se i valori osservati nel presente lavoro risultano comunque più bassi
rispetto a quelli descritti da Fronte et al. (2010).
Mortalità embrionale
In linea generale, la mortalità embrionale riscontrata in questo studio rispecchia quella che si osserva in tutte le specie avicole (Giuliacci, 2009; Tona et al., 2001; Souveur, 1988): il picco più alto è stato osservato nel periodo che ha termine in coincidenza della prima speratura; questo periodo risulta essere un momento estremamente critico per lo sviluppo embrionale e il dato di “mortalità embrionale” include anche quello relativo alle uova che vengono scartate alla speratura in quanto, la mancanza di segni di sviluppo embrionale, fanno pensare ad uova non fertili. Il secondo picco di mortalità embrionale (in questo caso di “sola mortalità embrionale”), si osserva di norma in corrispondenza del trasferimento delle uova in camera di schiusa, così come è avvenuto nel presente studio.
È rilevante, ai fini della valutazione dell’effetto dell’età dei riproduttori sull’età di morte embrionale, il fatto che nel presente lavoro non si sono riscontrate differenze significative in merito. Unica eccezione è la minore incidenza di embrioni morti durante il primo periodo di incubazione, osservato per i soggetti di quattro anni rispetto alle altre classi di età considerate; tale differenza, evidentemente è dovuta soprattutto al ridotto numero di uova non fertili più che ad un'effettiva ridotta mortalità embrionale. A conferma di ciò, infatti, si ricorda la maggiore fertilità delle uova osservata per questo gruppo, significativamente diversa (P<0.05), rispetto a quella osservata per i gruppi di 1, 2 e 3 anni di età.
Effetto dello stoccaggio