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1. VITA E OPERE

Rebecca Harding Davis nasce il 24 giugno 1831 a Washington, Pennsylvania, da Leet Wilson e Richard W. Harding. Vive i primi cinque anni della sua vita in Alabama, poi nel 1836 la famiglia si sposta a Wheeling, in Ohio, nello stato che poi sarebbe diventato la Virginia. Wheeling è una delle poche città minerarie presenti negli Stati Uniti, si trova all’incrocio tra il fiume Ohio e la National Road, la strada che unisce la Confederazione e l’Unione da ovest a est.

Rebecca è la maggiore di cinque figli, il padre è un uomo d’affari di successo, che non sopporta “il volgo americano” e passa le serate a leggere letteratura elisabettiana, principalmente Shakespeare. È un nostalgico inglese, un uomo rigido e distante.

Dal momento che non esistono scuole pubbliche, la madre

impartisce ai figli le nozioni di base, poi compaiono in casa precettori

occasionali, che di solito sono destinati ai figli maschi.

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La signora Harding viene definita da Rebecca come «the most accurate historian and grammarian I have ever known.»

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La giovane Rebecca legge molto, e se all’inizio si interessa a libri che parlano di mondi lontani di pellegrini, dame e cavalieri, poi scopre, grazie alle storie di Nathaniel Hawthorne, le città e la vita di tutti giorni.

All’età di quattordici anni comincia a frequentare il Female Seminary a Washington, dove avrebbe vissuto con la zia. La sete di conoscenza e lettura non si può certo definire appagata da quel genere di scuola, nella quale gli insegnamenti principali erano:

« enough maths to do account, enough astronomy to point out constellations, a little music and drawing and French .»

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E nemmeno trova una compagnia che la potesse soddisfare, ma almeno la scuola rappresenta un mondo con più stimoli rispetto a casa sua: più letteratura, più convegni, incontri e dibattiti. Nel 1848, a diciassette anni, si diploma e torna a casa dal momento che nessuna università avrebbe mai accettato una ragazza. Il suo destino era quello di ogni donna della sua classe: matrimonio, o figlia, sorella e zia al servizio della famiglia. Solo in caso di estrema necessità, una donna avrebbe potuto lavorare.

Quando torna a casa, Wheeling è ormai una cittadina industriale di 13.000 abitanti, ma che non può offrirle nessuna opportunità di approfondire lo studio della letteratura. Tutti i passatempi delle ragazze dell’età di Rebecca sono rivolti a incontrare giovanotti con i quali sistemarsi e mettere su famiglia.

1

J.PFEARZEL, The Common Story of Rebecca Harding Davis, the Feminist Press, New York 1985, p.x.

2

Cfr. TILLIE OLSEN, Life in the Iron Mills and Other Stories, the Feminist Press, New York

1972, p.73.

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In casa non ha alcuna possibilità di parlare di libri, il suo compito è aiutare la famiglia e per il padre non esiste alcuna letteratura al di fuori di Shakespeare, invece Rebecca è interessata ai nuovi autori americani come Holmes, Lowell e Hawthorne, che segnano l’inizio della letteratura americana. I libri e le passeggiate sono i suoi passatempi preferiti. Nonostante i grandi cambiamenti che scuotono gli Stati Uniti, l’abolizionismo, la fuga degli schiavi, la sua famiglia e il circolo di conoscenze che ruota intorno alla sua famiglia rimane immobile.

A diciannove anni, inizia a scrivere in segreto; scrivere è una delle poche attività maschili, non precluse alle donne, nella quale le donne stanno dimostrando di avere successo, infatti sono gli anni del

“Feminine Fifties”: due anni prima sono stati pubblicati Jane Eyre di Charlotte Brontë e nel 1852 esce Uncle’s Tom Cabin di Harriet Beecher Stowe. Uno dei primi contatti con il mondo del giornalismo risale al 1850, quando Rebecca incontra il redattore di un giornale locale, Intelligencer, al quale invia recensioni, articoli, poesie che vengono pubblicate sul giornale.

Rebecca inizia a scrivere di eroine dal vestito bianco, e poi della vita comune, in una città. È possibile trovare dentro i suoi libri, i suoi scritti i cambiamenti della città, le fonderie, i proprietari e gli operai;

anche se la vita nelle fabbriche è al di fuori della sua sfera, fuori dalla sua casa, dal suo mondo di donna, di classe sociale e per questo a lei ne è precluso l’accesso.

La stesura di Life in the Iron Mills non è rapida, Harding David

impiega anni per dare corpo alla propria visione dello sfruttamento dei

manovali perpetrato dalle industrie, una realtà di morte, fame

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dell’anima. Quando il racconto è finito, lo spedisce a The Atlantic Monthly, l’unico giornale che avrebbe potuto pubblicarlo e che già pubblica scritti di molti scrittori famosi.

Nel gennaio del 1861, il giornale accetta di pubblicare Life in the Iron Mills. Rebecca riceve la notizia grazie a una lettera di lodi da parte di James T. Fields. È anche il suo primo guadagno con l’attività di scrittrice: 100 dollari, uniti alla promessa di ricevere in futuro altri suoi scritti. Il racconto esce nell’aprile del 1861 su Atlantic Monthly, con il titolo da lei prescelto: Life in the Iron Mills. È un’assoluta novità, infatti nella coscienza americana non esistono ancora fonderie sataniche, e gli effetti disumanizzanti dell’industrializzazione sono una rivelazione per il pubblico borghese, che ammira i progressi della scienza e della tecnica. Il riconoscimento del suo successo non investe Wheeling ma riceve molte lettere di apprezzamento tra cui quelle di Hawthorne, le cui storie hanno incantato e appassionato la giovane Rebecca.

Nel frattempo la situazione politica precipita e le tensioni tra Stati

del Nord e del Sud, sfociano nella guerra. Il 12 aprile 1861 scoppia la

guerra civile: Wheeling si ritrova ad essere il ponte tra il Nord e il

Sud. Infatti la città è un punto focale sia per la tratta degli schiavi che

avviene sul fiume Ohio che per la rivolta di John Brown. Inoltre nel

1862, il generale Rosencrans stabilisce il suo quartier generale sul

monte Garrison, vicino alla casa della famiglia di Rebecca, tanto che

tutta cittadinanza si trova a vivere in un campo di battaglia. La guerra

civile finisce nel 1863, e conduce alla fine della schiavitù. Anche se

legalmente, gli schiavi negli Stati Uniti rimangono tali fino alla

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ratifica del Tredicesimo Emendamento alla Costituzione nel 1865, otto mesi dopo la fine della guerra.

Nel pieno di questa situazione drammatica, la scrittrice non smette di scrivere, spedisce al giornale A Story of Today, un racconto pieno di tristezza. Data l’eccessiva malinconia e inquietudine, il giornale le consiglia di rivederlo e di riproporglielo tempo dopo. Ma per non perdere una scrittrice che considera di grande talento, James Fields chiede alla moglie Annie di scrivere a Rebecca una lettera di ammirazione e lodi, ciò dà inizio a una lunga amicizia tra le due donne. Nello stesso periodo riceve un’offerta di collaborazione da uno dei suoi ammiratori, L. Clarke Davis la richiesta è di un contributo non letteratura, ma intrattenimento per un nuovo giornale di Philadelphia, Peterson’s.

La revisione di A Story of Today continua, e con enormi difficoltà, viene inviata all’editore Fields a fine luglio del 1861. La protagonista di Margret Howth: A Story of Today lavora come contabile in un’industria tessile per aiutare la madre e il padre. Holmes, l’uomo che ama e che la ama, rompe il loro fidanzamento segreto. È un’altra

“storia comune”. Nell’ottobre del 1861, Margret Howth: A Story of Today, esce a puntate su Atlantic Monthly. La scrittrice inizia la composizione di John Lamar, il primo racconto sulla guerra civile.

Il protagonista, John Lamar, è un commerciante di schiavi della

Georgia che viene fatto prigioniero da una truppa, comandata da un

suo grande amico. Lamar pianifica la fuga, che dipende

completamente da Ben, uno dei suoi schiavi, per il quale fuggire a

Nord significa ritornare libero. Ben uccide il padrone e decide di

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fuggire a Sud, per vendicare le sofferenze e le malvagità subite nel corso della sua vita.

Il rapporto non solo professionale, ma anche di amicizia con la famiglia Fields continua, tanto che Rebecca viene invitata varie volte a passare un periodo a casa loro, la scrittrice vorrebbe accettare l’invito, anche per fuggire dall’atmosfera di guerra che la circonda.

Ma la malattia del padre frena il desiderio di fuga di Rebecca, perché è lei a doversene occupare, in quanto figlia nubile, e a mettere da parte qualsiasi altra attività, compresa la scrittura.

Nonostante ciò, la volontà di andare a trovare i suoi amici rimane forte; inoltre era necessario trovasse un accompagnatore per il viaggio, infatti era inconcepibile che una donna viaggiasse da sola.

Fortunatamente le condizioni di salute dell’uomo migliorano e Rebecca Harding può, di nuovo, dedicarsi alla scrittura: dalla sua penna esce un’altra storia di guerra civile, David Grant, che viene pubblicata su Atlantic Monthly, nel 1862. Il racconto è il ritratto di un paese nella Virginia dell’ovest, diviso tra gli ideali di unione, religione e ruolo delle donne. È la storia del rapporto tra una donna solitaria e tre uomini: un ufficiale unionista, un predicatore e il padre della ragazza, addolorato per la morte del figlio confederato in battaglia. La guerra costringe i protagonisti ad aprirsi a nuovi modi di pensare e considerare in modo diverso la propria vita.

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Grazie alla compagnia del fratello Wilson, la scrittrice riesce a portare a termine il viaggio tanto desiderato a Boston. Il soggiorno dai Fields, significa molto per lei, la loro casa è diventato un centro d’incontro

3

Cfr J.PFEARZEL, The Common Story of Rebecca Harding Davis, the Feminist Press, New York

1985, p.xx.

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per molti degli intellettuali dell’epoca. Infatti, nel corso di un ricevimento conosce Louisa May Alcott e Nathaniel Hawthorne.

Riesce ad approfondire la conoscenza con lo scritture, le cui storie sono state tanto importanti per la sua formazione di scrittrice.

Prima del ritorno a casa, si ferma a New York e poi a Philadelphia, da L. Clarke Davis con il quale aveva intrattenuto una lunga corrispondenza. Il loro incontro è così rivelatore che al termine della settimana che trascorrono insieme, hanno già deciso di sposarsi.

Dopo il ritorno a casa, Rebecca si mette a scrivere Blind Tom: è la storia di un bambino cieco figlio di schiavi, affetto da una forma di autismo, che lo rende capace di memorizzare qualsiasi tipo di musica e di riprodurla. Quando il padrone si rende conto che il dono del bambino potrebbe essere molto più fruttuoso del tabacco, comincia a farlo esibire in tutto il Sud.

La storia è ispirata a un fatto vero, il bambino si chiama Thomas Greene Bethune, la scrittrice dopo aver assistito alla sue esibizioni, ne rimane affascinata e comincia a fare ricerche sulla sua vita e scrive la biografia del ragazzo. Nel novembre del 1862 viene pubblicato su Atlantic Monthly.

Il compenso molto basso che riceve la spinge a scrivere dei

racconti d’intrattenimento per Peterson’s, il giornale di Philadelphia,

che invece paga 300 $ a storia e 1000 $ per una serie. La scrittrice è

certamente più incline a scrivere racconti per Atlantic Monthly, ma il

matrimonio con Calrke Davis è imminente e ciò comporta una

maggiore necessità di risorse economiche. Il 5 marzo 1863, Rebecca

Harding e Clarke Davis si sposano, non c’è luna di miele, dopo la

cerimonia la coppia si trasferisce a Philadelphia, a casa della sorella di

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Clarke, dove sarebbero rimasti per più di un anno. Abitare a Philadelphia significa poter accedere a maggiori risorse culturali: la biblioteca, dibattiti e conferenze. Inoltre grazie ad Annie Fields riesce a conoscere le personalità più in vista di Philadelphia. In questo periodo scrive Ellen, che invia a Peterson’s.

In settembre ritorna a Wheeling per curarsi da un esaurimento nervoso che la nuova vita e le nuove abitudine hanno causato e scopre di essere incinta. Dopo Natale fa ritorno a Philadelphia e la sua vita, vista la sua condizione cambia. Riesce ad ottenere più tempo per se stessa, e negli ultimi mesi di gravidanza scrive e rivede The Wife’s Story, che poi sarebbe stata pubblicata su Atlantic Monthly nel 1864.

The Wife’s Story tratta della vita isolata e frustrata delle donne. La protagonista del racconto è Hester Manning, una donna che dopo il fallimento economico del marito, abbandona il figlio per tentare la carriera di cantante d’opera, ma fallisce. La protagonista espone le dolorose conseguenze della repressione dell’indipendenza e dell’individualità. Descrive il percorso dell’eroina dall’autonomia alla sovversione, dall’indipendenza alla povertà, dall’iniziativa alla stasi.

La distinzione e la divisione tra mondo privato e il mondo lavorativo sparisce, molte protagonista femminili conoscono entrambi i mondi.

In The Wife’s Story compare la prima critica al matrimonio, visto come suicidio intellettuale più che santuario della famiglia. Contiene l’angoscia, il conflitto tra l’impegno verso degli altri esseri umani e il bisogno di dedicarsi ad altre attività.

Il 18 aprile 1862 nasce il primogenito, Richard Harding Davis, tre

settimane dopo la morte del padre.

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Il marito affitta per l’estate una stanza a Point Pleasure, vicino al mare, in autunno la famiglia si sarebbe finalmente spostata dalla casa della cognata in una casa tutta per loro. Rebecca torna a Wheeling per un periodo, durante il quale si dedica alla scrittura per contribuire alle finanze familiari, pubblica cinque racconti su Atlantic Monthly e Haunted Manor, e un libro per Peterson’s.

Il secondogenito, Charles Belmont, nasce nel gennaio del 1866.

la scrittrice riprende la storia di Holmes, uno dei personaggi di Margreth Growth, che sarà pubblicato sul numero di maggio 1866 di Atlantic Monthly. Il guadagno con il suo nuovo racconto permette alla famiglia di passare un’altra estate nella casa al mare.

La scrittrice nutre da tempo il desiderio di scrivere un vero libro a cui dedicare tempo e forze, ma la necessità di sostenere la famiglia è impellente e accetta l’offerta di un altro giornale Galaxy, che le propone di scrivere una serie di racconti, a 3600 $.

Nel 1868 esce Waiting for the Verdict, il libro che da tempo sognava di scrivere. Come afferma il titolo, il libro contiene una domanda essenziale: come gli Stati Uniti sarebbero riusciti a riparare alla schiavitù, la nazione, i neri, il futuro aspettavano il verdetto.

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I protagonisti del libro sono: Nathan, uno schiavo che tenta di scappare dalla schiavitù, un ragazzo del Sud che si innamora di una ragazza nordista e la cugina di quest’ultimo, Margaret, nata nel Nord ma con sangue africano. I personaggi sono numerosi e diverse sono le situazioni che si ritrovano a vivere.

Sfortunatamente questo libro non viene apprezzato dalla critica. Le recensioni sono negative, alcuni lo definiscono: «Sentimental

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Cfr. TILLIE OLSEN, Life in the Iron Mills and Other Stories, the Feminist Press, New York

1972, p.129.

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propaganda for the negroes »

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, altri insieme al libro denigrano tutte le opere precedenti. Ma con i due bambini, il marito la sua vita continua.

Scrive per un nuovo giornale Lippincott’s con il quale ha firmato un contratto per una storia a puntate. La recensione è positiva, The Nation addirittura la definisce , « in her way, an artist »

6

.

I suoi contributi sono sempre più richiesti, scrive articoli e commenti, storie per bambini. Dalla sua penna escono una lunga serie di articoli e editoriali sul New York Tribune di cui diventa anche redattore. Anche il marito arriva alla carica di redattore a Inquirer.

Nel 1870, Clarke Davis, grazie ai guadagni di entrambi, decide di comprare un casa a Philadelphia.

Clarke Davis passa le giornate alla redazione del giornale, mentre la moglie è a casa e si occupa dei bambini. Durante il periodo di felice vita domestica, scrive articoli sulla casa, l’essere madre e sui diritti delle donne, poi raccolti in Pro Aris et Focis, nel 1871. Rebecca sembra soddisfatta della vita familiare, suo lavoro, ma qualche anno dopo, a 41 anni, con i figli più grandi, quando riesce ad avere più tempo per sé, le antiche ambizioni di diventare una grande scrittrice si riaffacciano nella sua vita. Scopre di essere di nuovo incinta, di una bambina questa volta, che nasce nel 1872.

Si dedica ad un’altra storia sul matrimonio: Earthen Pitchers, che viene pubblicata a puntate su Scribner’s Monthly. Le due donne protagoniste della storia, Jenny e Audrey, sono donne che lavorano, la prima è giornalista mentre la seconda musicista. Rappresentano una rarità nella società dell’epoca, dove il lavoro femminile è ancora

5

Ibidem, p.132.

6

TILLIE OLSEN, A biographical interpretation, in Life in the Iron Mills, the Feminist Press, New

York 1972 , p.135

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considerato in modo negativo. Nell’ultimo capitolo del libro si trova tutta l’angoscia della scrittrice nei confronti del matrimonio, causa del fallimento delle proprie ambizioni letterarie. Si rende conto di aver pagato il prezzo della propria realizzazione per la famiglia, la casa, i bambini.

Nonostante la delusione dovuta a questa presa di coscienza, la scrittrice, continua il proprio lavoro e nel 1874 pubblica John Andross, un libro che richiama l’attenzione sulla corruzione che coinvolgeva il governo. È il primo libro su questo argomento, ispirato dall’esperienza di Clarke durante il lavoro d’avvocato.

Scrive un secondo libro sull’argomento, Put Out Of the Way pubblicato da Peterson’s, ed altri editoriali ed articoli di Clarke. in Pennsylvania, grazie a questo lavoro, le leggi sulla pazzia vengono modificate.

Nel 1876 pubblica un altro racconto di donne, Marcia. È la storia di una giovane scrittrice che cerca disperatamente di sfidare il sentimentalismo letterario. Tenta di ribellarsi contro il prototipo di letteratura domestica ma le case editrici rifiutano i suoi racconti.

Attraverso questo personaggio, la scrittrice descrive e critica la situazione della letteratura americana, dominata dal sentimentalismo.

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Marcia rinnega le sue ambizioni letterarie per sposare il pretendente.

In questo periodo comincia ad affacciarsi al mondo letterario il primogenito, Richard, che sembra aver ereditato l’arte della madre e attraverso il quale lei spera di vivere il sogno di fama letteraria che lei ha abbandonato. E infatti Richard diventa uno scrittore di fama nazionale.

7

Cfr J.PFEARZEL, The Common Story of Rebecca Harding Davis, in titolo libro, casa ed, città

anno , p.xxx

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Nel 1892 esce Silhouttes of America Life, una raccolta che comprende Annie, la storia di una donna di sessant’anni che scappa di casa. Annie ha successo nel lavoro, i suoi figli le vogliono bene, ma sale su un treno e incontra nello stesso scompartimento un famoso poeta, un pittore e una riformista. Il treno deraglia e lei viene riportata a casa.

Rebecca Harding Davis, fino alla morte continua a scrivere

articoli per i giornali. Nel 1910, a settantanove anni, muore Rebecca

Harding Davis. Nessun giornale letterario si occupa della sua morte. Il

New York Times, le dedica un necrologio solo in quanto madre di

Richard Harding Davis, e afferma che cinquant’anni prima la scrittrice

aveva anticipato l’inferno che l’industrializzazione aveva creato. Dal

1861 al 1910, nel corso della sua lunga carriera produsse più di 275

storie, 12 racconti, 125 storie giovanili, più di 200 saggi firmati

altrettanti saggi non firmati. Ma si deve solo alla determinazione di

Tillie Olsen se oggi possiamo ancora leggere Life in the Iron Mills.

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