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Le politiche del lavoro

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Academic year: 2022

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Le politiche del lavoro

Insieme di interventi pubblici rivolti alla tutela dell’interesse collettivo all’occupazione: modello di

regolazione pubblica del mercato del lavoro .

Si tratta di politiche sia fiscali, sia

sociali, sia economiche.

(2)

I compiti svolti dalle politiche del lavoro

• Regolamentazione del mercato del lavoro (diritti e doveri, sicurezza, salute, condizioni di uscita e di ingresso, ecc.)

• Promozione dell’occupazione

• Mantenimento/garanzia del reddito

(3)

POLITICHE PASSIVE

Si intende per politiche passive del lavoro le prestazioni monetarie

erogate automaticamente a favore dei disoccupati.

Tale sistema – anche detto di

“ammortizzatori sociali” - a livello

dei paesi europei si articola su “tre

pilastri”

(4)

I TRE PILASTRI

PILASTRO ASSICURATIVO – (indennità di

disoccupazione a durata definita e su base contributiva) – (storicamente primo)

PILASTRO ASSISTENZIALE “DEDICATO” – (sussidi di disoccupazione elargiti su base reddituale se non è possibile accedere al primo pilastro) –

(nato fra gli anni ’30 e il secondo dopoguerra)

PILASTRO ASSISTENZIALE “GENERALE” – (prestazioni per indigenti e non

specificatamente per lavoratori/reddito minimo garantito) – (nato nell’ultimo trentennio)

(5)

Primo pilastro

Presente in tutti i paesi europei

Eleggibilità: l’evento deve essere di natura involontaria, vi sono requisiti di anzianità contributiva, occorre la presentazione di una domanda, in alcuni paesi vi sono “vincoli di attivazione”

Il finanziamento è su base dei contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro. Se non vi è copertura di norma interviene lo Stato tramite fiscalità generale.

La generosità della prestazione è calcolata su base

percentuale della retribuzione o media delle retribuzioni di un dato periodo. Il rapporto fra indennità e retribuzione è detto tasso di sostituzione.

La generosità temporale è soggetta a diverse variazioni dipendenti dalla legislazione nazionale

(6)

Politiche attive del lavoro

Sono quelle politiche tese a creare nuova

occupazione o ad intervenire a scopo preventivo.

Il loro fondamentale obbiettivo è evitare che i soggetti rimangano intrappolati in stati di disoccupazione.

L’Ocse distingue 5 gruppi di queste politiche 1- sussidi all’occupazione

2 – creazione diretta e temporanea di posti di lavoro 3 – formazione professionale

4 – sostegno monetario alla nuova imprenditoria 5 – servizi per l’orientamento lavorativo

(7)

Le politiche del lavoro in Italia

Configurazione complessa con istituti di tutela previdenziale tesi all’esaurimento del rapporto di lavoro, altri per la

sospensione, altri ancora alla riduzione dell’orario lavorativo.

Molteplici prestazioni raggruppabili in 2 schemi:

- Disoccupazione totale

- Disoccupazione temporanea o parziale

(CIG cassa integrazione guadagni)

(8)

Disoccupazione totale

Indennità ordinaria di disoccupazione (40% della retribuzione degli ultimi 3 mesi per 180 giorni o 9 mesi per gli over 50)

Indennità a requisiti ridotti – minimo 78 giornate lavorate e un contributo settimanale nel biennio precedente la richiesta (30%

retribuzione media giornaliera per giornate effettivamente lavorate l’anno precedente)

Indennità ordinaria (operai agricoli con 102 contributi giornalieri nel biennio precedente – 30%)

Trattamento speciale per operai agricoli

Trattamento speciale per lavoratori delle imprese edili

INDENNITA’ DI MOBILITA’ - Licenziamento collettivo

(9)

Cig

Trattamento ordinario – sospensione per eventi di natura transitoria – da 13 settimane a 12

mesi (24)

Trattamento straordinario – riconversioni,

ristrutturazioni o crisi strutturali delle aziende – procedure concorsuali – per industrie ed edili con più di 15 dipendenti o del terziario con

almeno 50 dipendenti – importo pari all’80% - a carico dello Stato e in parte dei datori di lavoro – durata dai 12 ai 24 mesi –

Il cig spesso diventa strumento politico in mano ai sindacati

(10)

Sintesi del sistema italiano

configurazione articolata con legislazione particolaristica che ha creato troppe

difformità nei trattamenti

I lavoratori dell’industria, del terziario e delle imprese godono di alta protezione

Coloro che subiscono un licenziamento

individuale godono di tutele assai più ridotte

Il raggiungimento di precisi requisiti

contributivi svantaggia principalmente i

giovani o coloro che hanno lavori discontinui

(11)

Le politiche attive in Italia

• Incentivi all’assunzione o stabilizzazione del lavoro

• Interventi di formazione professionale (845/78 Regioni)

• Inserimento lavorativo di specifiche categorie

• Contratti misti (professione/formazione

apprendistato)

(12)

La competenza sulle politiche attive spetta dal 1997 a Regioni e ad enti locali – SPI (sistema

servizi pubblici per l’impiego)

Lo SPI si articola in:

- Commissione regionale di concertazione (progettazione di politiche formative) - Comitato istituzionale regionale (responsabile dell’integrazione territoriale dei

servizi)

- Comitati provinciali di concertazione

- Ente strumentale regionale Agenzia regionale (progettazione e supporto tecnico)

- CENTRI PER L’IMPIEGO (bacini oltre i 100.000 abitanti – collocamento, orientamento, inserimento soggetti “deboli”)

- SOGGETTI PRIVATI (agenzie di lavoro) accreditate dallo Stato (comuni, enti locali, università, camere di commercio, fondazioni bancarie, ecc.)

- Borsa continua del lavoro – portale nazionale

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Beneficiari, spesa e finanziamento

• Dati Eurostat: Italia ed Europa registrano un tasso di disoccupazione simile (8% nel 2004) ma la situazione italiana è peculiare rispetto a quella degli altri paesi …

• DISPARITA’ TERRITORIALE (3,9% nel nord-est / 15% nel sud)

• DISOCCUPAZIONE GIOVANILE ( 24% contro il 17% dato europeo)

• OCCUPAZIONE FEMMINILE (45% contro 56%

dato europeo)

• SOTTOCCUPAZIONE

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Beneficiari, spesa e finanziamento 2

• L’Italia spende poco per la disoccupazione (1,6% della spesa sociale contro il 68% delle prestazioni pensionistiche generali)

• Nonostante dagli anni ’90 sia in crescita la spesa per le politiche attive quelle passive prevalgono ancora enormemente

• Le politiche attive sono principalmente rivolte ad incentivazioni per le assunzioni e non alla formazione

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Evoluzione storica delle politiche del lavoro

Le prime forme di protezione dal rischio di disoccupazione risalgono al 1831 in Inghilterra (organizzazioni sindacali – fondi ad hoc). In breve si diffondono in tutta Europa.

Fine XIX sec. Disoccupazione dilagante che mette in crisi le casse sindacali (erogavano solo a chi si iscriveva).

AI SINDACATI SI AFFIANCANO I GOVERNI LOCALI. NASCONO COSI’ LE PRIME FORME DI ASSICURAZIONE PUBBLICA “VOLONTARIA” (Berna 1893)

Nei primi anni ’30 si passa da forme di tutela selettive a programmi di tutela nazionali. Sempre a carattere volontario

L’ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA SI DIFFONDE DOPO IL PRIMO CONFLITTO MONDIALE (In Italia nel 1919)

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Consolidamento delle politiche del lavoro nel

sistema italiano

Dall’istituzione dell’assicurazione obbligatoria (1919) nulla accade fino alla fine del secondo conflitto bellico.

Nel 1945 nasce la CIG a livello nazionale. In origine la Cig è concepita per il sostegno a disoccupazione parziale o temporanea

(erogazione salariale per 90 g max al 75%).

A partire dagli anni ’70 la CIG da misura

transitoria diviene uno dei principali schemi del sistema degli ammortizzatori.

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Consolidamento 2

1949 legge n. 264 (Legge Fanfani)

Nasce il Monopolio pubblico sul collocamento – la funzione di collocamento passa dai sindacati e dalle Camere del lavoro al Ministero del lavoro (Uffici Provinciali del Lavoro).

Pieno controllo degli avviamenti da parte dello Stato.

Il collocamento avviene attraverso 3 canali:

1- richiesta o chiamata NUMERICA 2 – richiesta o chiamata NOMINATIVA 3 – CHIAMATA DIRETTA

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Evoluzione delle politiche salariali (post 1945)

Uniformazione delle tabelle retributive

SCALA MOBILE, “indennità di contingenza” tesa all’adeguamento dei salari all’inflazione attraverso l’indicizzazione per cui gli stipendi

risultano direttamente “agganciati” all’andamento del costo della vita

Nei vent’anni successivi si registra – grazie al boom economico – un’intensa mobilità sociale (Unico provvedimento nel 1955:

l’apprendistato rivolto a giovani tra i 14 e i 20 anni – significativo per le politiche attive)

1962 – Nascono i contratti di lavoro a tempo determinato

1968 Fondazione CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI STRAORDINARIA . Elargizione della durata di tre mesi all’80% della retribuzione per crisi settoriali o locali.

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1968/1970: il periodo caldo

• Nonostante il boom economico le tensioni sociali e le rivendicazioni operaie crescono

• Autunno caldo: rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici con richiesta di maggior egualitarismo nelle politiche salariali

• 1969 abolizione delle gabbie salariali quali differenziali retributivi per territori

• 1970 STATUTO DEI DIRITTI DEI LAVORATORI teso a regolare i rapporti fra Stato e lavoratori

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I temi dello statuto

• Diritti di libertà sul luogo di lavoro

• Tutela del posto e della salute

• Protezione delle libertà sindacali

• Disciplinamento della presenza sindacale sul luogo di lavoro

• Tutela giurisdizionale delle attività

sindacali (art. 18 – regime sanzionatorio

per licenziamento privo di giusta causa )

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