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ₒ ₒ ₒ Allocuzione del Primo Presidente dott. Giorgio Santacroce in occasione della cerimonia di insediamento ( 20 maggio 2013)

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Allocuzione del Primo Presidente dott. Giorgio Santacroce in occasione della cerimonia di insediamento ( 20 maggio 2013)

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Ringrazio il Procuratore Generale Gianfranco Ciani e il Presidente Mario Adamo per le espressioni di augurio e di stima che mi hanno rivolto e per il cordiale apprezzamento che hanno voluto manifestare per l’impegno con cui ho svolto fino all’altro ieri l’incarico di Presidente della Corte di appello di Roma.

Trattandosi di colleghi di vecchia data, so che le loro parole sono dettate essenzialmente dai sentimenti di sincera amicizia che ci legano, pur sapendo che la comune fede nella giustizia costituisce il collante principale di questo afflato.

Sono consapevole che mi attende un percorso non facile per le molteplici e delicate attribuzioni che il conferimento di questo alto incarico porta con sé, ma sono altrettanto certo di accingermi a svolgere le nuove funzioni – fuor di retorica - con animo umile e sereno, assicurando un impegno appassionato e responsabile, in continuità di azione col mio predecessore Ernesto Lupo e in un clima di piena condivisione di intenti e di costruttivo confronto con la Procura generale.

Il mio obiettivo è quello di incentivare, con continuità e tenacia - e fornendo per quanto è nelle mie possibilità un apporto propositivo serio e determinato - gli sforzi organizzativi che occorrono per una corretta gestione del quotidiano dei vari uffici e perché si istituisca un rapporto di leale collaborazione, bilanciando - ogni volta che si renderà necessario o anche solo opportuno - le ansie e le aspettative dei magistrati con quelle di tutti gli altri operatori (a cominciare dal personale amministrativo e dall’avvocatura), tenendo costantemente aperte le porte al dialogo, che considero la premessa indispensabile per restituire funzionalità al sistema giustizia.

Impegnerò tutte le mie energie perché si arrivi a ridurre il pesante arretrato, si faccia fronte alle massicce sopravvenienze e si consenta una definizione dei ricorsi (soprattutto civili) in tempi ragionevoli, ben consapevole che la mancata soluzione di questi problemi mina la fiducia dei cittadini nell’operato nella magistratura e ci espone a reiterate censure in sede europea.

E’ mia ferma intenzione plasmare e valorizzare la funzione nomofilattica che è appannaggio esclusivo della Corte di cassazione, stante l’importanza specifica che il

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giudizio di legittimità riveste nel nostro sistema giuridico, essendo la cassazione posta al vertice del regime delle impugnazioni dovendo assicurare “l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge” e “l’unità del diritto oggettivo nazionale”, come proclama solennemente l’art. 65 dell’ordinamento giudiziario e come dimostra l’accresciuto peso del precedente di legittimità rimarcato dalle più recenti innovazioni normative.

Fin qui, sia pure in modo estremamente generico, i propositi. I prossimi giorni saranno dedicati a studiare e approfondire in modo più realistico e concreto, attraverso un’attenta opera di ricognizione e di sintesi dei problemi messa a punto con i componenti del Segretariato generale, e ascoltando via via i colleghi più esperti e di maggior autorevolezza delle varie sezioni, le iniziative da adottare, individuando i criteri più idonei a razionalizzare la trattazione degli affari, i metodi di lavoro, i passaggi più problematici.

Questo, e non altro, è il senso del programma di lavoro cui informerò la mia presenza (ma forse sarebbe meglio dire: il mio ritorno) in questo austero palazzo, con la segreta speranza di riuscire a sperimentare anche qui, come ho già fatto presso gli uffici romani di piazzale Clodio, l’intuizione di un grande scrittore francese Renè Daumal, secondo il quale “lo stile è l’impronta di ciò che si è in ciò che si fa”.

Con l’augurio, per tutti, di una vita professionale piena e soddisfacente, quali che siano i ruoli e le funzioni esercitati.

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