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S Linee guida italiane, c’è bisogno di un cambio di rotta

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r i f l e t t o r i

22 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXIV numero 2 - marzo 2017

S

e la legge sulla responsabi- lità professionale affida un ruolo cruciale alle linee gui- da, oggi quelle prodotte dalle so- cietà scientifiche, potenzialmente utilizzabili, sono un numero esi- guo e riguardano poche aree clini- co-assistenziali. “È indifferibile un cambio di rotta sul processo di produzione.

In particolare, serve una gover- nance nazionale dell’Iss per defi- nire le priorità, evitare duplicazio- ni, favorire la produzione di linee guida multiprofessionali-multidi- sciplinari, standardizzare i criteri di qualità metodologica e definire le modalità di gestione dei con- flitti di interesse. In ogni caso, è indispensabile preservare il ruolo principale delle linee guida, ovve- ro raccomandazioni a supporto delle decisioni cliniche, evitando un loro utilizzo rigido e strumen- tale esclusivamente a fini medi- co-legali”.

A sottolineare ciò nella XII Confe- renza Nazionale Gimbe, svoltasi di recente a Bologna, è il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, commentando i risultati preliminari della ricerca:

‘Linee guida per la pratica clinica

in Italia: qualità metodologica e gestione dei conflitti di interesse’.

Ricerca finanziata con la borsa di studio ‘Gioacchino Cartabellotta’

promossa dalla Fondazione Gim- be e condotta da un giovane ricer- catore dell’Università di Messina, Antonio Simone Laganà, sotto l’e- gida dell’Istituto superiore di sani- tà (Iss) e del Guideline Internatio- nal Network (Gin), rete internazio- nale di 107 organizzazioni che mettono a punto linee guida in 46 Paesi.

¼

¼ I risultati preliminari

Lo studio, in questa prima fase, ha valutato, esclusivamente at- traverso il web, le linee guida prodotte dalle società scientifi- che. Delle 403 società identifica- te, quasi l’80% (n. 322) non era- no eleggibili per varie ragioni:

mancanza di sito web (n. 6), as- senza di pagina web dedicata alle linee guida (n. 289), pagina delle linee guida ad accesso riservato (n. 14), link ad altri produttori in- ternazionali (n. 13). Dei 712 docu- menti censiti, 359 (50,4%) sono stati identificati come vere e pro- prie linee guida: gli altri erano file

non accessibili (n. 9), altri docu- menti (n. 71) e linee guida di altri produttori (n. 273). Delle 359 li- nee guida identificate, solo 75 (21%) sono state incluse nella valutazione finale, in quanto pub- blicate negli ultimi due anni, tem- po limite di sopravvivenza delle linee guida. La loro qualità meto- dologica valutata con i criteri Gin è risultata complessivamente ac- cettabile.

Da rilevare infine che 42/75 linee guida incluse nella valutazione fi- nale sono state prodotte da due sole società scientifiche che di- spongono di un manuale metodo- logico, a riprova del fatto che le poche società che seguono me- todi adeguati producono risultati eccellenti.

“I prossimi step dello studio - ha spiegato Cartabellotta - prevedo- no la valutazione di linee guida prodotte da istituzioni nazionali e regionali e altre organizzazioni private, l’analisi per sottogruppi e l’invio di una comunicazione a tutti i presidenti delle società scientifiche per validare i risultati relativi alle LG identificate e sug- gerire di rendere libero l’accesso alla pagina delle linee guida”.

Con l’approvazione della legge sulla responsabilità professionale, le linee guida si apprestano a diventare uno strumento di riferimento fondamentale

per la valutazione “dell’errore”. La Fondazione Gimbe ha presentato alle istituzioni uno studio che ha valutato quelle prodotte dalle società scientifiche italiane.

I risultati non sono affatto confortanti

Linee guida italiane, c’è bisogno

di un cambio di rotta

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