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CAPITOLO III SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E FILOSOFIA CONSORTILE

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CAPITOLO III

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E FILOSOFIA CONSORTILE

3.1 La sostenibilità nell’industria conciaria italiana

Come enunciato precedentemente, nel presente capitolo verranno trattati i temi della sostenibilità ambientale e della filosofia consortile.

La decisione di analizzare questi due fattori di successo del Distretto separatamente rispetto agli altri, ma simultaneamente, scaturisce da due motivazioni: la prima, dovuta all’importanza che il tema della sostenibilità riveste nell’industria conciaria italiana e, quindi, all’interesse di dare evidenza a tale aspetto in termini generali e non solo per ciò che riguarda il tema oggetto dell’indagine svolta in questo lavoro, ovvero il Distretto conciario di Santa Croce; la seconda, riguardante il rapporto causa-effetto che lega la sostenibilità ambientale alla filosofia consortile, nata e sviluppatasi nel tempo proprio al fine di risolvere e gestire le problematiche ambientali connesse alle varie fasi del ciclo di lavorazione della pelle.

Il tema della sostenibilità, da intendersi come condizione di “uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità di quelle future di realizzare i propri” (WCED, 1987)34, è da sempre una priorità dell’industria conciaria italiana, sulla quale ha investito e continua ad investire, ogni anno, ingenti risorse, al fine di garantire ai clienti ed ai consumatori l’uso di pelli prodotte con il minimo impatto sull’ambiente, sia in termini di emissioni che di consumo delle risorse.

Nonostante il periodo economicamente difficile in cui si trova il nostro Paese, le concerie hanno continuato ad investire considerevoli risorse economiche con l’obiettivo di minimizzare gli impatti ambientali delle lavorazioni e garantire prodotti sempre più ecocompatibili.

Come risulta dal Rapporto di Sostenibilità 2016 dell’UNIC, che, giunto alla sua 14esima, è testimonianza concreta, così come sostenuto dal presidente UNIC Gianni Russo, dell’

34 Il concetto di sostenibilità è stato introdotto nel corso della prima conferenza ONU sull’ambiente nel 1972,

anche se venne definito con chiarezza solo nel 1987, con la pubblicazione del cosiddetto Rapporto Brundtland, documento rilasciato dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED), che prende il nome dalla coordinatrice Gro Harlem Brundtland, presidente del WCED nell’anno di pubblicazione.

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“impegno della conceria italiana nel perseguire la sostenibilità di prodotti e processi a beneficio dell’intera filiera, creando valore e articoli di assoluta eccellenza”35, nel 2015 le spese correlate alla sostenibilità sono state mediamente pari al 4,25% del fatturato complessivo, registrando, come si può vedere dal grafico sotto riportato (Figura 3.1), un lieve aumento, in termini di incidenza, rispetto ai dati degli ultimi due anni36.

Le voci di costo che incidono in misura maggiore sul totale delle spese per la sostenibilità sono la depurazione dei reflui (64,8%) e lo smaltimento dei rifiuti (18,7%); seguono poi le voci legate ai consumi idrici (5,1%) e all’efficienza energetica (3,6%).

Figura 3.1 – Incidenza dei costi della sostenibilità sul fatturato

Fonte: UNIC

3.2 L’impatto ambientale dell’attività conciaria

Per l’analisi dell’impatto ambientale dell’attività conciaria è stato seguito il tradizionale schema delle analisi ambientali, che si articola su due livelli distinti: descrizione tecnica delle varie fasi produttive ed identificazione degli aspetti ambientali originati da ciascuna delle fasi precedentemente descritte.

35 UNIC, “Comunicato stampa”, Milano, 16/12/2016. 36 UNIC, Rapporto di Sostenibilità 2016, pag. 16.

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Fase di preparazione alla concia, detta “riviera Trattamenti post-concia

Fonte: elaborazione propria

3.2.1 La descrizione del processo conciario

Il processo produttivo conciario è molto complesso ed è costituito da un alternarsi di fasi che prevedono operazioni chimiche e meccaniche.

L’intero processo può essere suddiviso in tre macro-fasi: 1) preparazione alla concia;

2) concia;

3) trattamenti post-concia.

Nella figura che segue (Figura 3.2) sono riportate le diverse lavorazioni rientranti nelle suddette fasi.

Figura 3.2 – Il processo conciario

Pelli grezze Rinvenimento Depilazione

Calcinazione Scarnatura Decalcinazione Macerazione Concia Lavorazioni meccaniche intermedie Rifinitura

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Sinteticamente, le finalità produttive delle lavorazioni rientranti nella fase di “riviera” sono:

• Rinverdimento: ha lo scopo di ridare alla pelle l’acqua che aveva perduto nel processo di conservazione e di eliminare le scorie presenti sulla pelle stessa. L’operazione è effettuata in bottale con l’impiego di acqua;

• Depilazione: serve ad eliminare peli ed epidermide;

• Calcinazione: serve ad allentare l’intreccio fibroso della pelle e durante il suo svolgimento avvengono delle reazioni chimiche utili a rendere la stessa pelle gonfia e turgida, condizioni necessarie per poter svolgere la successiva fase;

• Scarnatura: si tratta di un’operazione meccanica che ha l’obiettivo di eliminare i resti del tessuto sottocutaneo (carniccio) dal lato interno della pelle;

• Spaccatura: è un’operazione meccanica che divide la pelle in due sezioni, destinate a lavorazioni e usi diversi: una parte superiore più pregiata (fiore) ed una parte inferiore (crosta);

• Decalcinazione: questa fase serve ad abbassare il Ph alcalino e ad eliminare il gonfiamento, la turgidità, la calce e il solfuro. Viene effettuata con prodotti chimici leggermente inseriti nel bottale;

• Macerazione: operazione enzimatica che ha lo scopo di completare la decalcinazione, andando a eliminare i residui di altre sostanze non utili e ad allentare la struttura fibrosa in modo da favorire l’espulsione dei pigmenti della pelle e delle radici di pelo rimaste ancora inglobate.

La concia è l’operazione chimica che ha lo scopo di stabilizzare irreversibilmente la pelle, che da materiale putrescibile diviene imputrescibile. Questa fase presenta un elevato fabbisogno di risorse idriche.

Esistono varie metodologie di concia, ma i più diffusi sono:

• la concia al cromo, che è basata sulla capacità del cromo trivalente di formare complessi con i gruppi carbossilici del collagene costituente le fibre della pelle; le pelli conciate con questa tecnica vengono dette pelli “wet-blue”;

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• la concia al vegetale, che si caratterizza per l’uso di prodotti di origine vegetale quali estratti di castagno, mimosa e quebrocho. Questi tannini formano un legame di tipo idrogeno con i gruppi peptidici del collage della pelle.

Le lavorazioni meccaniche intermedie consistono in una serie di lavorazioni quali: la “messa a vento”, la rasatura, la neutralizzazione, la riconcia, la tintura, l’ingrasso e l’essicazione.

La fase di rifinitura ha lo scopo di migliorare l’aspetto e le caratteristiche prestazionali (resistenza all’acqua, allo sporco, al graffio, ecc.) ed estetiche (lucidità, brillantezza, morbidezza, elasticità, ecc.) del pellame.

La rifinitura può essere di tipo chimico oppure meccanico. Nel primo caso, si ha l’applicazione sulla superficie della pelle di sostanze di varie natura che, dopo essersi essiccate, formano un film, il quale permette di conferire alla pelle una grande varietà di effetti dipendenti dalla destinazione d’uso del prodotto finito. Può essere realizzata a spruzzo, a rullo, a velo o a tampone.

Nel secondo caso, la rifinitura avviene tramite stampatura o stiratura della pelle e ha lo scopo di conferire brillantezza e lucidità alla pelle oppure di imprimere disegni e grane di animali o fantasie alla stessa.

3.2.2 L’identificazione degli aspetti ambientali legati alle varie fasi del processo conciario

Passando alla seconda fase dell’analisi, ho deciso di concentrarmi su ciò che riguarda l’output del processo conciario, e in particolare su tre aspetti ambientali, ovvero rifiuti, scarichi idrici ed emissioni in atmosfera.

Non saranno quindi presi in analisi il traffico, il rumore e gli odori per ciò che riguarda l’output e neppure i prelievi idrici, i consumi energetici e il consumo di materie prime e di prodotti chimici riguardanti la fase iniziale del processo conciario.

La decisione presa è legata al fatto che gli aspetti ambientali sopra citati sono oggetto dell’attività svolta dall’Associazione Conciatori di Santa Croce, che sarà trattata nel paragrafo successivo, e che quindi riguardano l’oggetto dell’analisi svolta in questo lavoro, ovvero il Distretto Conciario di Santa Croce.

Le lavorazioni da cui derivano gli aspetti ambientali presi in esame sono riportate nella seguente tabella (Tabella 3.1).

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Tabella 3.1 – Lavorazioni conciarie e principali aspetti ambientali coinvolti

Rinverdimento Scarichi idrici e rifiuti

Depilazione Rifiuti

Calcinazione Scarichi idrici e rifiuti

Scarnatura Scarichi idrici e rifiuti

Spaccatura Scarichi idrici e rifiuti

Decalcinazione Scarichi idrici ed emissioni in atmosfera

Macerazione Scarichi idrici ed emissioni in atmosfera

Lavorazioni meccaniche intermedie Scarichi idrici, rifiuti ed emissioni in atmosfera

Rifinitura chimica Scarichi idrici, rifiuti ed emissioni in atmosfera

Rifinitura meccanica Rifiuti

Fonte: elaborazione propria

3.2.2.1 Le categorie di inquinanti

Dopo aver individuato le lavorazioni che determinano un impatto ambientale, viene di seguito riportata una breve trattazione riguardante le categorie di inquinanti prese in esame, ovvero i reflui, i residui solidi e le emissioni nell’atmosfera.

I reflui conciari contengo sostanze di varia natura, sia organiche che inorganiche, biodegradabili e non. In particolare, nelle acque di scarico conciarie sono presenti coloranti, tensioattivi (saponi), residui di pelle, metalli pesanti (cromo, zirconio, ecc.), acidi, calce, solfuri, e altri elementi.

La valutazione del carico inquinante di un refluo conciario avviene attraverso il controllo dei valori assunti da sei parametri chimici:

1. COD: la Domanda Chimica di Ossigeno (COD) è un parametro che permette di valutare in modo indiretto la concentrazione di sostanze organiche e inorganiche chimicamente ossidabili presenti in un'acqua. Il punto più critico per quanto riguarda

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il COD all’interno della lavorazione conciaria sia ha nel processo di calcinazione, dove vengono degradate le proteine del pelo e dell’epidermide;

2. Cromo: il cromo trivalente è il sale conciante maggiormente utilizzato. È un metallo pesante. Viene recuperato con un trattamento particolare e può essere reimpiegato nel normale processo di concia. Dove non è possibile il recupero, è attraverso il processo di depurazione che viene portata la presenza di cromo III nelle acque nei parametri di legge;

3. Solfati: provengono sia dal processo conciario vero e proprio che dalla ossidazione catalitica dei solfuri. La depurazione dei solfati è assai difficile e costosa;

4. Azoto Ammoniacale: proviene in parte dalle fasi del processo in cui si ha degradazione delle proteine, ovvero da decalcinazione, macerazione, rinverdimento e calcinazione, ed in parte da alcuni prodotti utilizzati nella lavorazione;

5. Solfuri: provengono dalla fase di calcinazione e dai lavaggi delle macchine scarnatrici. Sono causa delle maggiori maleodoranze che caratterizzano il processo conciario;

6. Cloruri: provengono dalle lavorazioni di riviera, in particolare dal rinverdimento, nel cui bagno finisce tutto il sale utilizzato per la conservazione delle pelli prima del loro arrivo in conceria. Sono dovuti anche ai sali usati in fase di decalcinazione (cloruro d’ammonio) ed in tutte le altre operazioni di botte. Così come per i solfati, la loro depurazione è piuttosto complessa e costosa.

La presenza di queste sostanze all’interno degli scarichi superficiali e della pubblica fognatura deve rispettare i valori limiti di accettabilità dettati dal D. Lgs. n. 152/9937.

Tali valori sono riportati nella tabella seguente (Tabella 3.2).

37 Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152 “Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e

recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole”, Supplemento. Ordinario n. 101, Gazzetta Ufficiale n.124 del 29-5-1999.

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Tabella 3.2 – Valori limite di accettabili

Parametro chimico Unità di misura Scarico in acque superficiali

Scarico in pubblica fognatura

COD Mg/litro 160 500

Cromo Totale Mg/litro 2 4

Solfati Mg/litro 1000 1000

Azoto Ammoniacale Mg/litro 15 30

Solfuri Mg/litro 1 2

Cloruri Mg/litro 1200 1200

Fonte: Po.Te.Co

I residui soliti provengono dagli scarti delle varie lavorazioni meccaniche e sono dati dai vari ritagli delle lavorazioni, dalla rasatura, dal carniccio derivante dalla scarnatura, dallo sporco prodotto nella fase di rinverdimento. Una gran quantità di residui solidi proviene anche dalla depurazione dei reflui conciari, dalla quale si generano dei fanghi.

La maggior parte dei residui solidi viene recuperata e riutilizzata in altri settori. Ad esempio, gli scarti di rasatura sono impiegati per produrre cuoio rigenerato (c.d. salpa) e concimi, mentre i fanghi di depurazione vengono impiegano sia per la produzione di pellicino integrato (utilizzato in agricoltura) sia, dopo un processo di inertizzazione, come riempitivo in edilizia e per la costruzione dei fondi stradali.

Le emissioni in atmosfera prodotte dal processo conciario sono le seguenti:

1. i gas, che si sviluppano durante le operazioni in botte. Principalmente si tratta di acido solfidrico (H2S) e più limitatamente di ammoniaca (NH3). Per le emissioni di acido solfidrico, si ricorre a sistemi di abbattimento poste ai piedi della fabbrica (c.d. torri);

2. le polveri, che derivano delle varie lavorazioni meccaniche, come la smerigliatura e la rasatura. Per il limitare la loro diffusione in atmosfera vengono installate sulle macchine degli appositi sistemi di aspirazione e raccolta.

3. le emissioni, sono provenienti delle fasi di rifinizione e sono costituite da miscele di acqua, composti organici volatili (COV) e particolato. Sono abbattute attraverso

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sistemi installati direttamente sulle macchine applicative, che permettono ridurre sotto i limiti richiesti sia le polveri fini che i COV.38

La problematica delle emissioni in atmosfera prodotte dal processo di lavorazione conciario è stata, quindi, risolta attraverso la cooperazione con gli attori della filiera tecnologica, che ha permesso l’introduzione, all’interno del processo produttivo, di impianti e macchinari dotati di appositi sistemi per il controllo delle sostanze inquinanti gassose.

Inoltre, l’Associazione Conciatori ha sottoscritto una specifica convenzione con i Comuni del Comprensorio per mezzo della quale sono stati inseriti all’interno degli impianti produttivi delle aziende consociate sistemi di telerilevamento che, tramite i sensori installati, permettono l’organo di controllo ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana)39 di verificare e di registrare in modo continuo la qualità e la quantità delle emissioni nell’ambiente e nell’atmosfera.

3.3 La filosofia consortile come risposta alle problematiche ambientali40

L’attuale organizzazione del Distretto di Santa Croce ha le proprie radici nella Legge Merli.

La Legge 10 maggio 1976, n. 319, “Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento”, nota come “Legge Merli” dal nome del senatore toscano promotore della stessa, rappresenta la concretizzazione dell’interesse da parte degli organi legislativi nazionali per la tutela delle acque superficiali.

La norma è principalmente basata sulla regolamentazione delle concentrazioni di sostanze inquinanti presenti negli scarichi idrici industriali e civili, i cui limiti di accettabilità, determinati su basi scientifiche, sono contenuti nelle tabelle allegate alla stessa legge41.

38 Le informazioni relative alle categorie di inquinanti prodotte dal processo conciario sono state riprese dal

documento di Po.Te.Co. “La conceria e l’impatto ambientale”

39 ARPAT effettua il monitoraggio dello stato dell'ambiente; svolge accertamenti sulle fonti di inquinamento e gli

impatti che ne derivano, occupandosi dell'individuazione e della prevenzione di fattori di rischio per la salute dell'ambiente e dell'uomo (Fonte: www.arpat.toscana.it).

40 Le informazioni contenute nel presente paragrafo sono state fornite, durante uno dei colloqui concessomi durante

il periodo di redazione di questa mia tesi, dal Dott. Gliozzi Aldo, Vicedirettore dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno.

41 La legge Merli è stata abrogata con il D. Lgs. n. 152/99; negli allegati di questo decreto sono presenti le tabelle

indicanti i valori limite di accettabilità degli scarichi in acque superficiali e in pubblica fognatura attualmente vigenti.

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La legge conferisce, inoltre, una serie di competenze e responsabilità sul tema della tutela delle acque dall’inquinamento a Stato, regioni, provincie e comuni. Per quanto concerne quest’ultimi, le competenze affidate loro riguardano:

• il controllo tecnico degli scarichi pubblici e privati per quanto attiene ai limiti d’accettabilità;

• il controllo del rispetto dei limiti d’accettabilità delle pubbliche fognature;

• l’installazione della rete fognaria e degli impianti di depurazione e la loro gestione.

L’introduzione della suddetta legge ha messo gli imprenditori conciari di fronte a due serie di scelte:

• prima scelta: continuare a produrre in Toscana, adattando la propria attività alle disposizioni dettate dalla normativa, oppure delocalizzare l’attività produttiva. • seconda scelta: creare depuratori privati a servizio della singola conceria oppure

costruire impianti centralizzati e comuni a servizio di tutte le aziende conciarie del territorio.

La maggior parte degli imprenditori scelsero di continuare ad operare all’interno del Distretto, decidendo di intraprendere la strada di un accordo di collaborazione, anche con il comune di Santa Croce, il quale, viste pure le competenze assegnategli dalla Legge Merli, assunse il ruolo di promotore, per cooperare nella costruzione, nella messa in opera e nella gestione di impianti centralizzati e comuni per la depurazione delle acque reflue provenienti dal processo conciario.

Nasce così, nel 1976, l’Associazione Conciatori di Santa Croce, società cooperativa senza scopro di lucro, che, come previsto dall’articolo 2512 del Codice Civile, svolge la sua attività prevalentemente a favore degli associati. Come precisato dall’articolo 2 dello statuto dell’Associazione “la società, che non ha scopo di lucro, ha per oggetto lo svolgimento diretto o indiretto di tutte le iniziative che possono giovare all’economia delle aziende dei soci e quella generale del comprensorio”.42

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La prima attività consortile promossa in risposta alla Legge Merli si concretizzò con la nascita di Aquarno, società creata al fine di gestire l’impianto di depurazione centralizzato di Santa Croce sull’Arno.43

Per tutte le concerie della zona vi fu, e vi è ancora adesso, l’obbligo di allacciarsi al depuratore centralizzato. Tale obbligatorietà, imposta dal fatto che per svolgere l’attività conciaria all’interno del Distretto un’azienda deve essere autorizzata dall’autorità pubblica e l’autorizzazione viene concessa solo se vi è stato l’acquisto di azioni del Consorzio di depurazione in misura pari al numero dei metri massimi che si intendono scaricare in un giorno, permette di conseguire benefici in termini di:

• economie di scala, maggiore è la dimensione dell’impianto di depurazione, minore è il costo unitario in caso di impiego della capacità produttiva installata;

• impatto ambientale, un depuratore per ogni conceria avrebbe significato un maggior numero di reflui industriali e di emissioni in atmosfera;

• facilitazione dell’attività di controllo da parte degli enti preposti, avere un solo impianto sul territorio invece di 300 permette di effettuare controlli più frequenti e puntuali.

La scelta lungimirante ed innovativa -negli anni ’70 non era presente nessuna attività simile nel panorama nazionale- di adottare una filosofia consortile, ovvero una logica collaborativa, nella gestione delle tematiche ambientali ha permesso la sopravvivenza delle concerie nel distretto, che se avessero operato singolarmente non sarebbero state in grado di adeguarsi alla normativa sull’inquinamento delle acque e di affrontare le continue modifiche regolamentari in tema ambientali, e lo sviluppo e la crescita dell’industria conciaria toscana.

Negli anni l’operato dell’Associazione Conciatori ha continuato a rivolgersi a tutte le tematiche ambientali. Gli imprenditori conciari consociati hanno dato vita ad una articolata organizzazione di "società collegate", che guidano il comparto alle nuove normative ambientali sulle acque, sul suolo e sull'atmosfera44, riuscendo a ridurre al minimo l'impatto ambiente del processo produttivo conciario. Per ognuna delle problematiche ambientali individuate nel precedente paragrafo (reflui, residui solidi ed emissioni in atmosfera) sono state costituite

43 Per informazioni quali-quantitative su questa società si rimanda alla sezione successiva. 44 www.assoconciatori.com

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apposite società di servizio, che trasformando gli scarti di lavorazione in prodotti, hanno l’obiettivo di diminuire i costi ambientali delle singole concerie.

Prima di passare alla trattazione delle società collaterali, segue una breve nota sulle altre attività svolte dall’Associazione Conciatori, che attualmente conta circa 180 concerie associate, specializzate in particolare nella concia al cromo, nella concia al vegetale e nella produzione del cuoio da suola e localizzate nei comuni di Santa Croce sull'Arno, Castelfranco di sotto, in provincia di Pisa, e di Fucecchio, in provincia di Firenze. Queste concerie rappresentano oltre l’80% di quelle presenti nel Distretto, facendo registrare un elevato tasso di adesione e quindi di rappresentatività all’Associazione Conciatori.

L’adesione, che a carattere volontario, all’Associazione Conciatori comporta la sottoscrizione del Codice Etico, che attesta l’impegno etico, di condotta e socio-ambientale delle aziende conciarie associate e si pone altresì l’obiettivo di sviluppare e perseguire una corretta gestione delle tematiche connesse alla responsabilità sociale di impresa e comunicarne principi ispiratori e performance a tutti i portatori d’interesse.

Il Codice Etico impegna gli imprenditori associati alla correttezza dei comportamenti nei confronti del fisco, degli Enti previdenziali, dei fornitori, dei clienti, dei colleghi e soprattutto dei dipendenti, oltre al rigoroso rispetto delle leggi e dei contratti, con particolare riferimento a quello di lavoro.

La valutazione dei comportamenti è affidata ad un collegio di probiviri, che provvede, in caso di comportamenti difformi da quanto previsto dal Codice, a chiedere al CDA dell’Associazione l’esclusione del socio inadempiente.

I progetti creati dall’Associazione per rispondere alle istanze e alle esigenze manifestate, a livello locale, dai conciatori, che nessun organismo a livello nazionale avrebbe potuto percepire, hanno riguardato e riguardano:

• l’attività di ricerca e formazione, svolta dal più volte citato Polo Tecnologico, che unisce la fase produttiva a monte della filiera della moda (conceria e cuoifici) e quella a valle (calzaturifici, aziende che operano nel settore della pelletteria);

• i rapporti, per tutta la categoria, con le pubbliche amministrazioni di ogni livello, con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, con l’INAIL e gli organismi di controllo in tema di sicurezza sul lavoro, quale l’ASL 11 Empoli, con gli istituti di credito, allo

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scopo di conseguire vantaggi sia in termini di possibilità di affidamento, che di condizioni bancarie;

• le attività di marketing, andando a individuare paesi o mercati potenzialmente interessanti per l’export delle aziende associate, organizzando missioni, la partecipazione a fiere, svolgendo un ruolo propositivo nei confronti sia di potenziali clienti che di stilisti.

L’Associazione si impegna costantemente nel monitoraggio e nel miglioramento della qualità dei propri servizi offerti, muovendosi non soltanto all’interno del settore conciario, ma anche lungo la filiera che dalla conceria va verso i clienti intermedi e finali, con l’obiettivo di favorire la crescita qualitativa delle aziende conciarie, in termini sia di prodotto che di capacità gestionali.

3.3.1 Le società collaterali

Prima di procedere con una descrizione delle attività svolte dalle varie aziende connesse alla gestione della tematica ambientale realizzata dalle concerie del Distretto attraverso l’Associazione Conciatori, viene esposta una nota sulla governance delle stesse.

Si tratta di società di servizio senza scopro di lucro, ovvero il loro obiettivo non è il conseguimento di utili, ma la diminuzione dei costi ambientali per le concerie, e con partecipazione minoritaria degli enti pubblici locali, ovvero dei comuni del Distretto, i quali collaborano, anche a livello gestionale, per il raggiungimento degli obiettivi condivisi e svolgono un ruolo di stimolo e di controllo dell’attività svolta. Vi è, inoltre, il finanziamento parziale degli investimenti da parte del pubblico, mentre i costi di gestione sono interamente a carico delle aziende.

Gli organismi a cui è stata affidata la gestione degli elementi inquinanti prodotti dal processo di lavorazione della pelle sono i seguenti:

• Consorzio Depuratore di Santa Croce sull’Arno Spa: questa società conta 474 aziende consorziate, le quali hanno finanziato la costruzione dell’impianto centralizzato di depurazione di Santa Croce sull’Arno, che ha la capacità di trattare fino a 30.000 mc. di scarichi al giorno. Occupa circa 8 addetti;

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• Consorzio Aquarno Spa: questa società fu appositamente istituita per occuparsi della gestione dell’impianto di depurazione centralizzato di Santa Croce sull’Arno, il quale tratta congiuntamente tutti gli scarichi industriali (circa 4.000.000 mc/anno) e civili (circa 1.000.000 mc/anno) dei comuni di Santa Croce, Fucecchio e Castelfranco di Sotto. Il Consorzio occupa circa 50 addetti;

• Ecoespanso Srl: questa società nasce nel 2001 con la finalità di progettare, costruire e gestire un impianto di trattamento dei fanghi prodotti dai depuratori comprensoriali situati sulla riva destra dell’Arno. L’impianto occupa circa 35 persone e ha una capacità di trattamento di 110-120.000 t/annue di fanghi di depurazione, che vengono trasformati in materiale inerte. I fanghi trattati sono completamente riutilizzati in altri cicli produttivi e non necessitano più di essere smaltiti in discarica. Ecospanso consente, in pratica, di chiudere il ciclo della depurazione senza la produzione di rifiuti, permettendo così l’ottenimento di vantaggi in termini ambientali ed economici per il Distretto. L’attività svolta da questa società è strettamente connessa a quella del depuratore Aquarno, che da metà 2014 si occupa della gestione dell'impianto. Infatti, il depuratore riceve le acque di scarto delle concerie e poi invia i fanghi residui di tali acque ad Ecoespanso, che li trasforma in materia utilizzabile in particolare nell’edilizia;45

• Consorzio Cuoiodepur Spa: è la società a cui è stata demandata la costruzione e la gestione dell’impianto di depurazione a servizio delle concerie di Ponte a Egola e di San Romano. L’impianto ha una potenzialità di trattamento di 10.000 mc/giorno di scarichi e tratta mediamente 1.300.000 mc/anno di scarichi industriali e 1.200.000 mc/anno di scarichi civili. Occupa circa 40 addetti. Presso tale depuratore è situato un impianto di essiccazione dei fanghi reflui della depurazione per la stabilizzazione termica degli stessi finalizzata al riutilizzo in altri cicli produttivi, quali, ad esempio, la produzione di laterizi e l’utilizzo in agricoltura come concime. Questo impianto ha una potenzialità operativa di 7.000 kg/h di acqua e trasforma circa 85.000 t/anno di fango umido in circa 36.000 t/anno di prodotto essiccato e stabilizzato;46

• Consorzio Recupero Cromo Spa: questo consorzio è nato nel 1981 dietro impulso e coordinamento dell'Associazione Conciatori di Santa Croce sull'Arno, su progetto

45 Giannini M., Turini V., op. cit., p. 189. 46 Giannini M., Turini V., op. cit., p. 190.

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finanziato dalla Comunità Europea, al fine di gestire un impianto centralizzato per recuperare il cromo trivalente, prodotto usato nel proprio processo produttivo dalla maggior parte delle aziende conciarie del Distretto del Cuoio. Al consorzio aderiscono 240 aziende conciarie di tutto il comprensorio, che conferiscono allo stesso consorzio i reflui di cromo trivalente ai fini dell’estrazione del cromo dagli stessi. Il cromo così recuperato viene restituito ai conferitori che lo riutilizzano direttamente nel processo di concia. L’impianto è in grado di produrre oltre 21.000 Kg/giorno di solfato basico di cromo. Il Consorzio Recupero Cromo è dotato di un laboratorio di analisi attrezzato con apparecchiature all'avanguardia che segue accuratamente il processo di recupero del cromo, per il controllo ed il miglioramento qualitativo del prodotto finito. Questo consorzio svolge una funzione dalla duplice valenza: economica, per il recupero di un prodotto importante e strategico come il cromo, ed ecologica, per l’eliminazione di questo metallo da fanghi residui della depurazione. Questo impianto, che occupa circa 15 addetti, può essere considerato, sia per le dimensioni che per le tecnologie impiegate, uno dei primi al mondo nel suo campo di attività. Il Consorzio Recupero Cromo ha consentito il raggiungimento di importanti obiettivi, rafforzando la posizione di leadership del Distretto conciario toscano in termini di impegno per l’ambiente, per il risparmio energetico ed economico a favore delle aziende che riutilizzano il cromo recuperato, che ha un costo minore rispetto a quello di mercato e per un complessivo miglioramento della qualità delle acque;

• Consorzio S.G.S. Spa: è una società a cui aderiscono 230 concerie produttrici di carniccio. Il suo scopo è quello di ritirare e trattare tale materia prima secondaria, estraendone grassi e proteine che provvede a commercializzare sotto forma di concimi organici e fertilizzanti per l’agricoltura. Occupa circa 50 dipendenti e lavora 70.000 tonnellate di carniccio all’anno, attraverso un processo industriale di trasformazione totalmente automatizzato e tecnicamente all'avanguardia. L'azienda controlla e tutela la qualità di tutti i suoi prodotti, con l'ausilio del moderno laboratorio di analisi presente in azienda. Il consorzio è anche impegnato in programmi di ricerca riguardanti il campo della nutrizione delle piante e della fertilità dei terreni.

Il seguente schema (Figura 3.3) mostra in quale modo gli impianti consortili sopra elencati si collegano ad una generica conceria e l’interazione delle attività svolte dagli stessi.

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Figura 3.3

Fonte: Associazione Conciatori

Altra società collegata del sistema consortile di gestione ambientale è il Polo Tecnologico Conciario.

Po.Te.Co, già oggetto di trattazione nel corso del presente lavoro per ciò che riguarda la sua attività di formazione e di innovazione di prodotto e di processo, non svolge un ruolo operativo, ma si occupa di ricerca in campo ambientale, ovvero della ricerca delle migliori pratiche possibili che permettano il raggiungimento della sostenibilità e dell’ecocompatibilità del processo produttivo conciario.

Le tematiche ambientali affrontate riguardano il riutilizzo dei sottoprodotti conciari, il miglioramento degli scarichi idrici e la riduzione delle emissioni in atmosfera.

L’importanza e la significatività dei risultati conseguiti dalle principali attività di ricerca sviluppate negli anni da PO.TE.CO. sono testimoniate dalle pubblicazioni degli stessi su riviste di settore e dalla partecipazione ai principali congressi nazionali ed internazionali.

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3.3.2 I costi relativi alla gestione ambientale

Anche se la gestione collettiva della tematica ambientale genera vantaggi economici per le concerie, in termini di contenimento dei costi relativi ai trattamenti degli inquinanti e di accesso a sistemi di tariffazione che premiano le aziende meno inquinanti, questa comporta il sostenimento di costi.

Per le aziende che operano all’interno del Distretto, i costi della gestione ambientale hanno un’incidenza del 7% sul totale dei costi di produzione del processo conciario, come visibile dal grafico sotto riportato (Figura 3.4).

Fonte: Associazione Conciatori

Il sostenimento dei suddetti costi rappresenta uno svantaggio in termini competitivi per le aziende operanti nel comprensorio nei confronti di altre concerie, situate in altri distretti italiani oppure in paesi del mondo diversi, in cui vi è una minore, o addirittura non è per niente presente, attenzione verso le problematiche ambientali.

Tali costi, il cui sostenimento rappresenta la condizione necessaria per operare all’interno del Distretto, infatti vi è l’obbligo, dettato da motivazioni economiche e ambientali47, per le

47 Vedi sezione precedente.

Pelli grezze 41% Prodotti chimici 15% Manodopera 12% Costi ambientali 7% Energia 4% Costi generali 10%

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concerie di allacciarsi al depuratore consortile, consentono, tuttavia, agli imprenditori della zona il conseguimento di vantaggi in termini di immagine e, conseguentemente, di volume di vendite. Infatti, il loro principale cliente, ovvero il settore della moda, è sempre più attento alle tematiche ambientali e al livello di affidabilità dei propri fornitori, intesa non soltanto come conformità del prodotto alle caratteristiche richieste, ma anche come garanzia della continuità dell’attività, perché, come affermato dal Dott. Gliozzi, Vicedirettore dell’Associazione Conciatori, nel corso di uno dei nostri incontri, “se il depuratore avesse dei problemi qui si fermerebbero tutte le concerie”. Questa continuità può essere, quindi, garantita soltanto attraverso una gestione collettiva delle problematiche ambientali, come quella messa in atto nel Distretto santacrocese dall’Associazione Conciatori e dalla sua articolata organizzazione di società collegate.

La qualità dell’operato della gestione collettiva del tema della sostenibilità ambientale è testimoniata dall’interesse che gli imprenditori conciari di altri distretti italiani hanno per il comprensorio toscano. Vi sono, infatti, casi di insediamenti già presenti e di manifestazioni di interesse per sviluppare una propria attività nel Distretto da parte degli imprenditori suddetti. Inoltre, si assiste alla lavorazione delle pelli degli stessi imprenditori da parte di alcuni terzisti del comprensorio.

Oltre che dall’appetibilità per altri imprenditori italiani del settore, la conferma che l’organizzazione ambientale consortile attualmente funziona meglio rispetto a quella operante in altre distretti del paese è data dal fatto che le firme stesse, ovvero i clienti attenti alla gestione della tematica ambientale e alla sostenibilità, hanno deciso di investire nelle concerie del Comprensorio48.

3.4 La politica di sostenibilità

La capacità dimostrata dalla gestione consortile delle problematiche ambientali è testimoniata, come detto nel paragrafo precedente, dall’interesse dimostrato per il Distretto dal settore della moda e da imprenditori conciari di altri distretti italiani.

48 Per ciò che riguarda gli investimenti del settore della moda nelle concerie del Distretto si rimanda al paragrafo

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Per garantire una continua e maggiore sostenibilità ambientale dei processi di produzione, il Distretto si è dotato di una politica di sostenibilità, la quale prevede, tra l’altro, l’impegno a:

• perseguire il miglioramento delle prestazioni sociali, ambientali e di sicurezza dei lavoratori, supportando la diffusione e l’adozione di soluzioni tecniche, gestionali e organizzative, economicamente compatibili, che consentano di diminuire gli effetti negativi sull’ambiente dei processi produttivi, di minimizzare i rischi per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;

• misurare la capacità del Distretto di migliorare le proprie prestazioni sociali, ambientali e di sicurezza mediante l’uso di indicatori basati su una periodica raccolta di dati ed informazioni rilevanti;

• incentivare la certificazione ambientale, etica e di sicurezza da parte delle aziende del Distretto, attraverso la promozione e la diffusione di strumenti, linee guida, iniziative di formazione e metodologie di analisi che facilitino il percorso verso l’ottenimento della stessa certificazione;

• stimolare l’attivazione verso flussi di comunicazione e di occasioni d’interazione e di collaborazione sui temi ambientali e di sicurezza fra tutti i soggetti pubblici e privati presenti nel Distretto, allo scopo di garantire lo sviluppo di un approccio improntato alla fiducia ad alla trasparenza49.

3.5 Il cammino verso la “chiusura” dell’economia circolare50

L’economia circolare, secondo la definizione che ne dà le Ellen MacArthur Foundation51 “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola”. Dunque, l’espressione economia circolare, coniata dagli economisti britannici Pearce e Turner,

49 Giannini M., Turini V., op. cit., p. 194.

50 Le informazioni contenute nel presente paragrafo sono state fornite, durante uno dei colloqui concessomi

durante il periodo di redazione di questa mia tesi, dal Dott. Gliozzi Aldo, Vicedirettore dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno.

51 La John D. e Catherine T. MacArthur Foundation è la 10° più grande fondazione privata negli Stati Uniti

d'America. Ha sede a Chicago e sostiene varie organizzazioni senza scopo di lucro in circa 50 paesi. La fondazione offre circa 225 milioni di dollari annui in sovvenzioni e investimenti relativi al programma “Economia Circolare”.

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indica un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i prodotti di scarto di qualcuno diventino risorse per qualcun altro. Si tratta di un sistema opposto a quello previsto nell’economia lineare, in cui una volta terminato il consumo si conclude anche il ciclo di vita del prodotto, che diventa un rifiuto, costringendo la catena economica a ripetere continuamente lo stesso schema: estrazione, produzione, consumo, smaltimento.

Il concetto di circular economy nasce intorno agli anni ’70, ma il ritorno in auge di tale orientamento si ha nel 2014, quando la Commissione Europea pubblica la Comunicazione COM (2014) 398 “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”, al fine di istituire un quadro strategico favorevole, comune e coerente a livello europeo, per promuovere l’economia circolare52.

Un ulteriore e maggiormente concreto intervento comunitario in tal senso vi è stato nel dicembre 2015 attraverso l’adozione di un pacchetto di misure noto come Circular Economy

Package, avente lo scopo di favorire la transizione di consumatori e imprese verso un’economia

più forte e circolare.

Questo processo è sostenuto finanziariamente attraverso Horizon 2020, con lo stanziamento di 650 milioni di euro, e fondi strutturali per la gestione dei rifiuti e investimenti nell’economia circolare a livello nazionale, per un importo pari a 5,5 miliardi di euro53.

All’interno del Distretto, grazie alla rete di infrastrutture consortili, è presente un sistema di economia circolare. Infatti:

• la pelle, usata come materia prima, è lo scarto dell’industria alimentare;

• i prodotti chimici, in particolare il solfato basico di cromo usato per conciare la pelle, viene recuperato dalle acque conciarie e restituito alle concerie per essere immesso nuovamente nel processo produttivo delle aziende del Distretto;

• gli scarti di lavorazione, in particolare il carniccio, viene lavorato e trasformato in concimi organici e fertilizzanti per l’agricoltura;

• i fanghi derivanti dalla depurazione dei reflui conciari vengono trattati in modo da essere utilizzati come materia prima da cementifici e bitumifici.

52 Iraldo F., Bruschi I., op. cit., p. 7. 53 Arcuri A., op. cit., p. 7.

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Quindi, così come previsto dai principi dell’economia circolare, ogni scarto di lavorazione si trasforma in materia prima o per le stesse concerie o per altri sistemi produttivi.

L’elevato orientamento verso l’economia circolare del Distretto, ha spinto la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa a condurre, nel corso del 2016, uno studio al fine di valutare il beneficio ambientale, per ogni singolo m² di pelle, derivante dalla presenza sul territorio dei consorzi di recupero.

Lo studio, pubblicato a inizi 2017 sulla prestigiosa rivista scientifica americana Journal

of Cleaner Production, aveva l’obiettivo di capire di quanto migliorasse l’impatto ambientale

dei prodotti del Distretto conciario di Santa Croce Sull’Arno rispetto allo stesso prodotto (pelle finita) realizzato in altri distretti che non presentano lo stesso livello di recupero di risorse, attraverso la comparazione dell’impronta ambientale di 1 m² di pelle prodotta nel distretto santacrocese con quella di 1 m² di pelle prodotta in un distretto senza i consorzi di recupero.

I risultati ottenuti dimostrano come le iniziative di economia circolare attuate nel Distretto non solo risultano convenienti da un punto di vista economico, grazie a un maggiore riuso di risorse esistenti, ma hanno anche rilevanti ripercussioni sulla sostenibilità dei prodotti.

Il presente paragrafo è stato intitolato “Il cammino verso la ‘chiusura’ dell’economia circolare” per presentare un’iniziativa posta in essere all’interno del Distretto, che, come sostenuto dal Dott. Aldo Gliozzi, Vicedirettore dell’Associazione Conciatori, permetterà “di arrivare davvero alla chiusura del cerchio dell’economia circolare”.

Attraverso l’ “Accordo di Programma per la tutela delle acque e la gestione delle risorse idriche”, firmato da Ministero dell’Ambiente, Regione Toscana, Associazione Conciatori, Amministrazioni Locali ed altri partner pubblici e privati, che disciplina la riorganizzazione della depurazione industriale nel Comprensorio del Cuoio e di quella civile del Circondario Empolese, della Valdera, della Valdelsa e della Val di Nievole, è stato previsto un piano per il riutilizzo, dopo la depurazione, delle acque di scarico civili nel processo della lavorazione conciaria.

La costruzione di un tale impianto permetterà la riduzione dell’emungimento dalle falde acquifere dell’acqua necessaria al processo di lavorazione conciario, attualmente pari a 6 milioni di metri cubi, che si limiterebbe, invece, a quanto necessario per il mantenimento del livello ottimale della falda, e porterà vantaggi in termini economici e gestionali alle amministrazioni pubbliche toscane. Infatti, il programma prevede il convogliamento verso il nuovo impianto di depurazione degli scarichi idrici civili provenienti da una vasta area geografica comprendente diversi comuni toscani, oltre a quelli del Distretto, con la conseguente

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dismissione di 42 impianti di depurazione civili di dimensioni ridotte e quindi non efficienti a livello economico per via della mancanza di economie di scala, che permettono la diminuzione dei costi medi all’aumentare della dimensione dell’impianto produttivo.

La fattibilità tecnica del progetto è già stata testata attraverso un impianto pilota, che, usando i reflui civili, ha prodotto acqua depurata compatibile al riutilizzo nelle diverse fasi di lavorazione del processo di lavorazione della pelle.

È stato stimato che, in 3 anni dal suo avvio, l’acquedotto industriale permetterà di raggiungere un’attività di concia senza consumo di acqua sia essa di falda o di superficie, in quanto utilizzerà esclusivamente acqua recuperata dalla depurazione.

Come per le altre iniziative a carattere ambientale messe in atto nel Distretto54, anche in questo caso la filosofia consortile giocherà un ruolo fondamentale per la realizzazione di tale ambizioso progetto. Infatti, la gestione del suddetto impianto di distribuzione per uso industriale delle acque sarà affidata ad Aquarno Spa, la società che attualmente si occupa della gestione del depuratore centralizzato di Santa Croce sull’Arno, il quale tratta congiuntamente tutti gli scarichi industriali e civili dei comuni di Santa Croce, Fucecchio e Castelfranco di Sotto.

La realizzazione di un acquedotto industriale così strutturato rappresenta un’iniziativa che non ha uguali a livello nazionale e che si connota come all’avanguardia a livello internazionale. Le cartiere, le aziende produttrici di energia, le imprese del comporto del tessile, tutte le aziende che necessitano di grandi quantità di acqua per lo svolgimento del proprio processo produttivo attualmente emungono acqua dai fiumi oppure dal sottosuolo; in nessuna di queste realtà si è ancora pensato ad un sistema capace di ridurre l’impatto ambientale causato dall’attingimento dalle falde dell’acqua necessaria.

3.6 Le certificazioni ambientali

Come emerge dal presento capitolo, il tema della sostenibilità ambientale rappresenta un importante fattore di competitività nell’attuale contesto di mercato. La consapevolezza di ciò porta un numero sempre maggiore di imprese del settore conciario a dare una crescente importanza alle certificazioni rilasciate da enti indipendenti qualificati, in grado di attestare oggettivamente le prestazioni ambientali delle stesse.

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In termini generali, l’adozione di una certificazione comporta sia benefici, che costi. Per quanto riguarda i primi, esempi sono riscontrabili nella possibilità di ingresso in mercati dove sono richiesti standard ambientali alti e dal miglioramento dell’immagine aziendale; per ciò che concerne i costi, questi sono legati alle quote richieste dall’ente di certificazione e dalla necessità di adeguamenti strutturali e gestionali dell’azienda per conseguire l’attestazione.

Ritornando allo specifico caso delle certificazioni ambientali, un’azienda che adotta una tale certificazione ha come obiettivo fondamentale quello di garantire prodotti e processi ecocompatibili.

Le certificazioni ambientali rilasciate secondo standard riconosciuti e da organismi qualificati documentano il processo produttivo e la sua compatibilità ambientale e costituisco un importante riconoscimento ufficiale all’impegno e alle prestazioni ambientali dichiarate delle aziende.

Le certificazioni possono essere di sistema oppure di prodotto, a seconda dell’oggetto della verifica.

Le principali certificazioni ambientali adottabili dalle aziende del settore conciario sono le seguenti:

• Certificazione UNI ENI ISO 14001 “Sistemi di Gestione Ambientale”, Accreditamento ICEC, Accredia n. 019 D: questa certificazione ambientale fa parte delle normative internazionali ISO 14000, emanate dall’International Organization for Standardization (ISO), e rappresenta uno strumento di adesione volontaria per migliorare la gestione ambientale all’interno di una organizzazione. La norma UNI EN ISO 14001 ha lo scopo di fornire una guida pratica per la realizzazione ed il mantenimento nel tempo di un sistema di gestione ambientale. L’azienda che ottiene una tale certificazione dimostra un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività, la ricerca sistematica di un miglioramento coerente ed efficace delle proprie performance ambientali e un adeguato livello di comunicazione con i cittadini degli impegni assunti in tal senso. Questa certificazione è applicabile a concerie, aziende manifatturiere e anche ad altre aziende dell’area pelle (es: terzisti, chimici, produttori di tecnologie);

• Convalida EMAS REG. 1221/2009 “Sistema comunitario di ecogestione e audit”, Accreditamento ICEC, Accredia n. IT-V-0016: con il Regolamento n°1221 del 2009 l’Unione Europea ha definito il proprio standard normativo per dare riconoscimento

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alle organizzazioni che dimostrano attenzione ai temi ambientali; rappresenta una novità importante nell’approccio dell’Unione Europea allo Sviluppo sostenibile. La Convalida EMAS è principalmente destinata a migliorare l’ambiente e a fornire al mercato, alle autorità di controllo ed ai cittadini uno strumento di informazione sulle prestazioni ambientali dell’azienda con la Dichiarazione Ambientale. Questo documento contiene in modo chiaro e conciso tutti i dati e le informazioni di carattere ambientale inerenti l’organizzazione: la sua politica ambientale, gli aspetti ambientali significativi, le azioni e gli obiettivi di miglioramento adottati e in corso, la descrizione delle proprie attività. La Dichiarazione Ambientale viene valutata da più enti pubblici e privati (il verificatore esterno, l’ARPA, il Comitato nazionale EMAS, il Ministero dell’ambiente) indipendenti tra loro e deve essere resa accessibile a chiunque ne faccia richiesta.

Questa certificazione è applicabile a concerie, aziende manifatturiere e anche ad altre aziende dell’area pelle (es: terzisti, chimici, produttori di tecnologie);

• Certificazione di prodotto UNI 11427 “Definizione delle caratteristiche di prestazione di cuoi a ridotto impatto ambientale”: vengono uniformati a livello nazionale i criteri ambientali e le caratteristiche funzionali di prodotto che caratterizzano i cuoi ecologici. La norma stabilisce dei requisiti minimi da rispettare per ottenere tramite la certificazione il logo Ecopelle, applicabile poi anche ai manufatti tramite etichette numerate. Questa certificazione è applicabile solo alle concerie;

• Convalida “Environmental Product Declaration (EPD)”, Accreditamento ICEC, Accredita n. 005 H: convalida che si basa sull’applicazione di Regole di Categoria di Prodotto (PCR) per pelli finite bovine e consente all’azienda di emettere una dichiarazione ambientale di prodotto in accordo con la norma ISO 14025, con confini di analisi dalla culla alla tomba (Life Cycle Assessment) secondo la norma ISO 14040. Questa certificazione è applicabile solo alle concerie;

• Certificazione UNI EN ISO 14021 “Asserzioni ambientali”: il miglioramento ambientale oggetto dell’asserzione può essere conseguente ad un nuovo processo produttivo, all’installazione di nuove tecnologie, all’utilizzo di differenti materie prime o ad altri fattori implementati dall’azienda. Condizione necessaria è che l’assegnazione corrisponda ad un miglioramento effettivo misurato durante l’attività di convalida ICEC, ai sensi dello standard ISO 14021. Questa certificazione è applicabile solo alle concerie.

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La certificazione ambientale ISO 14001 e la registrazione ambientale EMAS sono strumenti innovativi che dettano i principi per una corretta gestione ambientale dei servizi erogati ai cittadini e dei processi produttivi aziendali e che sono in grado di fornire significativi risultati sul piano del controllo e del miglioramento degli impatti ambientali legati alle attività antropiche.

La loro innovatività risiede nei principi da cui traggono ispirazione, ovvero la condivisione di responsabilità nella gestione delle problematiche ambientali, il controllo delle attività generanti impatti e l’utilizzo di meccanismi di mercato che ricercano nell’eccellenza ambientale una fonte di vantaggio competitivo55.

3.6.1 La certificazione EMAS di Distretto

Nelle sopra elencate certificazioni ambientali volontarie di cui possono dotarsi le aziende del settore conciario vi è, come visto, la Convalida EMAS (Eco-Management and Audit Scheme).

Nel Distretto conciario di Santa Croce ha trovato uno dei fulcri del proprio sviluppo il così detto EMAS “territoriale” o “distrettuale”, ovvero un approccio di gestione ambientale, oggi molto apprezzato sia in Italia che nell’Unione Europea, basato sul rispetto delle normative e sul miglioramento continuo dell’impatto ambientale della produzione, la cui scala di intervento non è una determinata azienda, bensì una specifica area geografica (area o distretto industriale).

All’inizio degli anni 2000, l’Associazione Conciatori ed il Consorzio Conciatori, insieme a poche altre associazioni di categoria di distretti toscani, si fecero promotori presso la Regione Toscana di un’iniziativa sperimentale, consistente nell’applicazione dei principi EMAS a livello territoriale. Nel periodo 2003-2005, in seguito al Protocollo di intesa della Regione Toscana, venne avviata la sperimentazione dello schema di applicazione di EMAS ai distretti, che portò al raggiungimento del considerevole risultato di mettere a punto un “Modello Toscano per l’applicazione dell’EMAS ai distretti industriali”, rappresentante il documento finale di metodologia, rivolto ai soggetti promotori di iniziative analoghe, in cui è illustrato il percorso

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da seguire per completare il ciclo delle semplificazioni e delle sinergie attivabili a livello di distretto nell’ottica di realizzare gli impegni previsti da EMAS56.

Nel 2009 vi è stato il riconoscimento ufficiale dell’iniziativa, attraverso il richiamo all’EMAS di distretto all’interno del Regolamento EMAS, il cui articolo 37 recita “Gli Stati membri incoraggiano le autorità locali, in partecipazione con le associazioni industriali, le camere di commercio e le altre parti interessate, a fornire specifica assistenza a distretti di organizzazioni, perché soddisfino i requisiti per la registrazione […]”.

3.6.1.1 Le fasi dell’EMAS di distretto

Successivamente alla fase di sperimentazione per distretti industriali, attivata dalla Regione Toscana negli anni 2004-2005, il Distretto conciario di Santa Croce ha seguito le seguenti fasi del percorso EMAS di distretto:

1. Costituzione del soggetto gestore: nel febbraio 2009 è stato costituito il comitato promotore, la cui composizione ha rispecchiato i principali interlocutori pubblici e privati dell’area, ovvero l’Associazione Conciatori di Santa Croce, il Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, i comuni di Santa Croce sull’Arno, San Miniato, Fucecchio e Castelfranco di Sotto e la Provincia di Pisa;

2. Elaborazione di un’analisi ambientale territoriale: il fine di tale analisi è l’identificazione delle principali criticità ambientali del territorio e dei principali impatti ambientali dei prodotti caratterizzanti il distretto, ovvero “pelle conciata” e “cuoio da suola”, mettendo così in luce le priorità di intervento da perseguire con obiettivi di miglioramento;

3. Elaborazione di una politica ambientale: la Politica Ambientale è il documento che sancisce i principi ai quali devono ispirarsi i comportamenti e le scelte in tema di gestione ambientale dei costituenti del Comitato Promotore e dei singoli attori locali;

4. Elaborazione di un Programma Ambientale di Miglioramento: tale Programma dettaglia le iniziative da intraprendere nel futuro al fine di perseguire un miglioramento delle prestazioni ambientali del distretto conciario. All’interno del

56 Nepi A.; “Supporti metodologici e linee guida per l’applicazione del sistema di gestione ambientale ISO 14001

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programma sono previsti obiettivi riconducibili agli aspetti territoriali del distretto, come l’incentivare del compostaggio domestico, la riduzione/ razionalizzazione dei flussi di traffico, il rimboschimento delle aree comunali colpite da eventi calamitose, l’efficienza energetica, ecc , e obiettivi riconducibili agli aspetti settoriali del distretto, quali la riduzione dei consumi idrici da acque sotterranee per usi produttivi, la razionalizzazione del sistema di raccolta delle acque di prima pioggia per le aziende del distretto, lo sviluppo di sistemi di concia innovativi attraverso l’utilizzo di concianti innovativi “metal free” a basso impatto ambientale, ecc. Nel Programma vengono evidenziati: il miglioramento da perseguire, le azioni da adottare, i tempi, il budget e le responsabilità degli attori territoriali coinvolti. L’ultima versione disponibile di tale Programma, consultabile sul sito web dell’Associazione Conciatori, è del 12 giugno 2016.

Un esempio di azione di miglioramento è rappresentato dal portale Conciambiente (www.conciambiente.it), creato grazie alla collaborazione tra Camera di Commercio di Pisa, Associazione Conciatori di Santa Croce, Consorzio Conciatori di Ponte ad Egola, Ecorcerved57, Scuola Superiore S. Anna di Pisa. Il principale obiettivo del portale è quello di fornire alle piccole e medie imprese che fanno parte del Distretto Conciario non solo informazioni in materia di gestione responsabile dell’ambiente, ma anche una serie di strumenti che permetta loro di impostare un percorso verso l’ottenimento della registrazione EMAS come singola organizzazione.

5. Comunicazione: l’attività comunicazionale all’interno del Distretto è svolta mediante un Piano della Comunicazione, all’interno del quale sono previste iniziative volte al coinvolgimento delle aziende del settore, ma destinate anche ad altri utenti come esperti, consulenti, organizzazioni registrate e/o non ancora registrate, studenti, cittadini. Queste iniziative consistono in pubblicazioni, convegni, fiere, workshop e attività formative sulle tematiche di interesse per l’EMAS di distretto e, più in generale, per la gestione ambientale nel distretto. A titolo esemplificativo si possono ricordare il workshop "Applicazione dell'EMAS di distretto e calcolo dell'impronta ambientale dei prodotti" del 2015 e il workshop "Evoluzione delle certificazioni nell'area pelle " tenutosi nell’aprile 2016.

57 Ecocerved Scarl è la società consortile del sistema italiano delle Camere di Commercio che opera nel campo dei

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Le attività previste dal Percorso EMAS distrettuale hanno permesso allo stesso di ottenere la certificazione nel dicembre 2010. La certificazione ha validità triennale; l’ultimo rinnovo dalla stessa, a seguito dei controlli da parte dell’organo certificatore sui requisiti richiesti, è avvenuto nel 2016.

Tali attività hanno, inoltre, consentito la promozione della diffusione della certificazione ambientale volontaria verso le PMI. In tale contesto sono maturate le prime registrazioni EMAS a livello mondiale di cinque concerie.

Secondo i dati aggiornati ad aprile 2016,le organizzazioni registrate EMAS presenti nei comuni del Distretto sono riportate della seguente tabella (Tabella 3.3).

Tabella 3.3

Azienda Comune

Settore conciario

Ausonia srl S. Croce

Conceria Arizona srl S. Croce

Conceria NEBRASKA S.r.l S. Croce

Conceria Settebello S.p.A S. Croce

Conceria INCAS S.p.A Castelfranco

Sanlorenzo S.p.A Castelfranco

Altri settori

ISOTECH S.r.l S. Croce

Tacchificio Fidia S.r.l Castelfranco

Fonte: ISPRA

Altre certificazioni EMAS sono state ottenute da aziende del Distretto nell’ambito del progetto Imagine (Innovations for a Made Green In Europe). Tale progetto, cofinanziato dall’ Unione Europea - EACI (Executive Agency for Competitiveness and Innovation) sul bando Eco-innovation, è mirato a promuovere e diffondere il metodo dell’approccio distrettuale di EMAS nel “sistema moda” toscano, attraverso il coinvolgimento di 4 distretti operanti nella regione: tessile pratese, abbigliamento di Empoli, conciario di Santa Croce sull’Arno e Ponte a Egola e calzaturiero di Capannori.

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A fronte del cammino fino ad ora compiuto e dei risultati ad oggi acquisiti, il Comitato Promotore EMAS del distretto conciario mira a rafforzare il proprio impegno nella promozione della qualità ambientale del prodotto locale, offrendosi come laboratorio di sperimentazione per verificare la fattibilità di uno schema nazionale per la qualificazione ambientale legato al “Made

in Italy” distrettuale.

In tale ottica, il Comitato sta lavorando alla realizzazione di una “Dichiarazione Ambientale di Prodotto”, nota anche come EPD - Environmental Product Declaration, basata su un’analisi del ciclo di vita, nota anche come LCA - Life Cycle Assessment, che consentirà l’elaborazione di dati relativi alle principali categorie di prodotto "pelle" del distretto.

L’iniziativa, oltre a costituire un valido elemento di marketing territoriale e di green marketing per le aziende interessate, ha suscitato particolare interesse a livello nazionale ed internazionale. A seguito di ciò, infatti, il Distretto è stato coinvolto in un progetto europeo che prevede azioni miranti al miglioramento ambientale della filiera della moda (conciario-calzaturiero, tessile-abbigliamento).

Altro interessante progetto di cui il Distretto è stato recentemente interessato riguarda la “Valutazione dell’impatto ecologico dei prodotti e dei servizi nelle aziende del cuoio”. Tale progetto, finanziato dalla Comunità Europea, è stato promosso dalla Scuola Superiore Sant’Anna, la quale sarà coadiuvata nell’attuazione dello stesso dal Comitato EMAS di Distretto, responsabile dell’agevolazione della partecipazione delle aziende e della promozione dei risultati.

Il progetto è finalizzato alla sperimentazione di una nuova metodologia europea per la valutazione dell’ “impronta ecologica” dei prodotti e dei servizi attraverso la quantificazione delle loro caratteristiche ambientali.

La prima fase del progetto prevede l’analisi del ciclo di vita dei prodotti maggiormente rappresentativi attraverso una raccolta di dati e di informazioni che coinvolgerà un certo numero di aziende del Distretto. Una seconda fase prevede, tra l’altro, la realizzazione di strumenti di ausilio alle imprese per l’applicazione della metodologia e iniziative di comunicazione e di partecipazione aperte alle aziende partecipanti.

Il progetto offre un’opportunità di promozione del Distretto e, contemporaneamente, incentiva lo sviluppo di strumenti innovativi in grado di accrescere la competitività delle aziende facendo leva sulle tematiche della sostenibilità58.

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