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Capitolo 3: La piana di Bagnoli-Fuorigrotta

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Academic year: 2021

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Capitolo 3: La piana di Bagnoli-Fuorigrotta

3.1 Principali caratteristiche geomorfologiche e vulcanologiche dell’area.

La piana di Bagnoli-Fuorigrotta si configura morfologicamente come una grande depressione orientata SW-NE lungo il margine orientale della caldera dei Campi Flegrei in un contesto geologico, vulcanologico e geomorfologico particolarmente complesso.

L’area si estende per circa 7,5 km2 ed è limitata ad occidente dalle pendici di Monte Sant’Angelo e Monte Spina, crateri facenti parte del complesso centro eruttivo di Agnano. Verso sud-est la piana è invece delimitata dalla collina di Posillipo che si raccorda verso nord, in località La Loggetta, a un cambio di pendenza che separa l’area dall’adiacente piana di Soccavo. La depressione era attraversata da un corso d’acqua, l’arena Sant’Antonio, che dalla conca di Soccavo, attraverso la stretta de La Loggetta-Terracina, si immette nella piana per sfociare nei pressi del Monte di Coroglio.

Il profilo della piana risulta essere concavo verso occidente in seguito alla sedimentazione di depositi di colata piroclastica da Agnano. Verso oriente, invece, il profilo perde la concavità e diviene ripido in quanto condizionato dalla morfologia del margine arretrato della caldera del Tufo Giallo Napoletano.

Al centro della piana, tra gli abitati di Bagnoli e Cavalleggeri, si riscontra la presenza del cono di tufo relitto di Santa Teresa. Alto 37 m s.l.m. e con un diametro di 350 m, oggi risulta poco visibile a causa dell’intensa urbanizzazione dell’area.

Tra Fuorigrotta e la linea di costa la piana è interrotta, in maniera irregolare, da una scarpata erosiva alta circa 2 m che viene identificata come “paleofalesia” sulla base della morfologia tipica e per la presenza di depositi di spiaggia al suo piede (Russo e Calderoni, 1998). Questa paleofalesia distingue due domini morfologici: il terrazzo alluvionale di Bagnoli-Fuorigrotta e la piana di Coroglio.

In figura 3.1 è riportata la carta geomorfologica semplificata di Calderoni e Russo (1998) in cui sono evidenti gli elementi caratteristici precedentemente descritti.

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Figura 3. 1 Carta geomorfologica semplificata dell’area di Bagnoli-Fuorigrotta. 1) Valloni di erosione

torrentizia; 2) conoidi alluvionali; 3) versanti interessati da erosione diffusa o di tipo franoso; 4) scarpata erosionale, “paleofalesia”, che delimita il terrazzo di Bagnoli-Fuorigrotta; 5) scarpata erosionale dovuta all’arretramento del versante della caldera; 6) area occupata dalla duna costiera; 7) superficie terrazzata della piana di Soccavo; 8) piana di Coroglio; 9) terrazzo di Bagnoli-Fuorigrotta; 10) superficie strutturale del recinto calderico; 11) lineamenti sub arcuati di possibili recinti craterici coinvolti nella calderizzazione; 12) orlo craterico del campo di Agnano; 13) edifici vulcanici; 14) edifici vulcanici relitti (da Russo e Calderoni, 1998, modificata).

3.2 Origine della piana

Si ritiene che l’origine e dell’evoluzione della piana di Bagnoli-Fuorigrotta sia imputabile agli eventi vulcano tettonici che hanno interessato l’area a partire

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22 dall’eruzione del Tufo Giallo Napoletano (15,4 ka b.p., Deino et al., 2004) con il conseguente collasso calderico (Di Girolamo et al., 1984; Rosi and Sbrana, 1987).

L’evoluzione dell’area è riconducibile, a grandi linee, al modellamento della depressione attraverso il contributo dei prodotti piroclastici dell’attività del centro di Agnano, in relazione alla quale si sono avute ripetute dislocazioni della linea di costa con deposizione di sedimenti marini e limno-palustri.

Calderoni e Russo (1998) individuano le seguenti tappe nell’evoluzione geologica e geomorfologica della piana:

• Prima dell’eruzione del Tufo Giallo Napoletano, l’area, completamente emersa, era soggetta ad un’intermittente attività vulcanica relativa a diversi centri eruttivi.

• In seguito all’eruzione del Tufo Giallo Napoletano un collasso vulcano-tettonico di oltre 200 m porta alla formazione della caldera. Gran parte dell’area sprofondò a tal punto da essere invasa dal mare con conseguente sedimentazione marina ed erosione ai margini dell’area. • Nell’arco di tempo tra 11 e 7 ka b.p. si susseguirono diverse eruzioni

esplosive e in particolar modo, il centro eruttivo policraterico di Agnano contribuì ad isolare l’attuale piana di Bagnoli dal resto della caldera Flegrea. L’area in esame si ritrovò cosi per la maggior parte sommersa dal mare, ma frequenti ed abbondanti input di tephra determinarono la parziale emersione nonostante il livello del mare fosse in risalita.

• Tra 7 e 5,5 ka b.p., l’area divenne una tipica pianura costiera con ambienti da alluvionali a lacustri-palustri.

• Le piroclastiti del ciclo recente di Agnano (5,5-3,7 ka b.p.) confinarono ulteriormente l’area nelle propaggini orientali della caldera flegrea. Il ricorrente apporto di tephra contribuiva comunque a colmare la depressione e a spostare la linea di costa. Nel frattempo il livello del mare risale fino a raggiungere quello attuale.

• Tra 3,7 e 3,5 ka b.p. ambienti lacustri-palustri coprivano gran parte del bacino. La linea di costa si muoveva ulteriormente verso mare lasciando alle sue spalle la paleo falesia che delimita il terrazzo di Bagnoli-Fuorigrotta.

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23 • Nel successivo millennio il trend subì un inversione e la piana di

Coroglio subì un’ ingressione marina.

• Tra 2,5 e 1,8 ka b.p. nella piana di Coroglio predominava un ambiente transizionale mentre la linea di costa migrava verso mare.

• Da 1,8 ka b.p. sino all’ VII secolo la piana fu protetta da una barriera costiera che preservò lo scenario lacustre-palustre retrostante mentre la linea di costa raggiunse l’attuale posizione.

Figura

Figura  3.  1  Carta  geomorfologica  semplificata  dell’area  di  Bagnoli-Fuorigrotta

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