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Los pies para pisar la tierra y recibir de la raíz, las manos para tocar el cielo y hablar con quien lo habita, el flamenco para sentirnos uno con el

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Academic year: 2022

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(1)

Los pies para pisar la tierra y recibir de la raíz, las manos para tocar el cielo y hablar con quien lo

habita, el flamenco para sentirnos uno

con el universo entero.

(2)

1° TEMPO

RAIZ

(RE)ENCUENTRO alegrias

Compañía AYF

EL CICLO DE LA VIDA seguiriya

Alumnos nivel Básico

FOLCLÓRICA garrotin

Alumnos nivel Iniciación 1

EN FAMILIA solea’ por bulerias

Alumnos nivel Iniciación Medio

FLOTANDO alegrias

Alumnos nivel Iniciación 2

MEMORIA tientos

Alumnos nivel Iniciación 3

SIN GENERO, NO GENDER farruca_tangos de malaga

Alumnos nivel Iniciación Avanzado

2° TEMPO

ANCESTROS

CUIDANDO

Compañía Tiziana Farco

BUSCANDO solea’

Alumnos nivel Medio y Compañía AYF

RECIBIENDO

Bruno Genero e La Sesi

LUCHANDO caña

Compañía AYF

COMUNICANDO

Mercedes Cortés, Jordi Flores, Nucho Nobile, Marco Perona

SINTIENDO tarantos

La Sesi

COMPARTIENDO tangos de grana’

La Sesi, con la Compañía AYF y Alumnos nivel Medio

CELEBRANDO fin de fiesta por tangos

Todos

AGRADECIENDO saludos

Todos

(3)

UNO

gala de fin de curso degli allievi dell’academia ayf con la partecipazione della compañía ayf

Baile

Allievi dell’Academia AYF con la partecipazione della Compañía AYF Cante

Mercedes Cortés, Jose Salguero Toque

Jordi Flores, Nucho Nobile, Marco Perona Percusión/cajón

Tony Colangelo

Con la partecipazione straordinaria di Bruno “Rose” Genero alla percusión/djembe

Con l’affettuosa e sentita partecipazione della Compagnia di Tiziana Farco _______________________________

Direzione Monica Morra “La Mae”

Idea e Regia

Monica Morra “La Mae” e Cecilia Boglione “La Sesi”

Coreografie

Monica Morra “La Mae” e Cecilia Boglione “La Sesi”

con appunti coreografici di Manuel Betanzos, Adela Campallo, Pilar Ogalla, Alicia Marquez

Recibiendo: progetto coreográfico in collaborazione con Bruno “Rose” Genero Cuidando: coreografia di Tiziana Farco

Creazione e Montaggi Video Davide Catania “Nacho”I EquipoFotoVideoAyF

Fotografia

Giovanni Bottisio “Gio”I EquipoFotoVideoAyF Costumi

Aflamencarte, Sevilla Filomena D’ambrosio, Torino

(4)

Los pies para pisar la tierra y recibir de la raíz,

las manos para tocar el cielo y hablar con quien lo habita, el Flamenco para sentirnos UNO con el Universo entero.

I piedi per pestare la terra e ricevere dalla radice,

le mani per toccare il cielo e comunicare con chi lo abita, il Flamenco per sentirci UNO con l’intero Universo

“….Mi sarebbe sempre piaciuto capire cosa volete raccontare in palco…”

a cura di Monica Morra “La Mae”

Il FLAMENCO ha rappresentato alle sue origini l’unica modalità di espressione di un popolo per il quale il canto, la musica e la danza erano parte integrante della vita quotidiana, fino a diventarne segno di identità culturale. Quest’Arte così vasta e complessa non è solo un concentrato di tecnica e di virtuosismi, ma nasce e rimane soprattutto un modo di sentire e di esprimersi, uno strumento per comunicare sia con chi è in palco che con il pubblico, e soddisfare così il bisogno dell’artista di liberare le proprie emozioni. Nel 2010 l’Unesco ha dichiarato il Flamenco “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”: universale perché nel Flamenco, a seconda del palo rappresentato, (palo = stile del canto, e conseguentemente della musica e del ritmo che creano quindi una particolare atmosfera, diversa per ogni palo) sono presenti tutti i sentimenti propri dell’uomo, dall’amore alla solitudine, dall’allegria al dolore; c’è la vita, con tutte le sue sfumature, c’è l’amore, di cui la vita è permeata, e c’è la morte, che della vita fa parte. Il Flamenco rappresenta quindi lo stato dell’animo umano, e da qui la sua affinità con l’umanità intera.

Va da sé che il Flamenco, quantomeno nella sua forma più autentica, non sia volto a raccontare una storia, a rispettare una sceneggiatura; nel tempo, tuttavia, come tutte le Arti anche il Flamenco si è evoluto ed in spettacoli presentati nei Festival più prestigiosi lo vediamo diventare strumento potente per raccontare opere o storie di vita.

La prima volta che misi piede in una classe di baile Flamenco a Sevilla, durante una correzione mi venne detto ciò che non ho mai più dimenticato: “los pies para agarrarte a la tierra y el cuerpo, los brazos, las manos, para volar hasta el cielo: eso es bailar Flamenco”. I piedi, inteso come il lavoro ed il suono prodotto con i piedi, per aggrapparti alla terra, ed il movimento, la fluidità di corpo, braccia e mani per toccare il cielo, e far volare la tua anima: questo è bailar Flamenco.

E’ un concetto che porto sempre nelle mie lezioni - ed in realtà nella mia vita - quello di danzare (e vivere) ancorati al terreno che ci accoglie e ci ospita ma librati verso l’oltre, sentendoci talvolta come spezzati a metà eppure percependoci - durante autentici momenti di grazia - come un solo corpo, un solo cuore, una sola essenza. Percependoci UNO, con l’Universo intero.

Ecco com’è nato lo spettacolo che andremo a rappresentare; è fluito dall’idea di “raccontare” questi due modi di percepirsi, così diversi eppur così complementari.

Iniziando da RAIZ, ovvero le molteplici sfumature del concetto terra, del concetto radice, quel concetto a cui è importante potersi ancorare. E allora la radice intesa come un punto di partenza e di ritrovo (RE-ENCUENTRO_Alegrias), la radice intesa come “luogo”, come “forma” per nascere e poi ritornare (EL CICLO DE LA VIDA_Seguiriya), la radice rappresentata dalle tradizioni popolari e dal folcklore da cui attingere tanta magia (FOLKCLORICA_Garrotin); e ancora, una radice importante, la nostra famiglia (EN FAMILIA_Soleà por Bulerias), la verità di una radice fluttuante, come quelle che respirano in fondo al mare, perché noi siamo capaci di sradicarci,

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reinventarci e radicarci nuovamente lì dove abbiamo bisogno di andare (FLOTANDO_Alegrias);

la radice alla quale ci riporta la nostra memoria, quella fatta di ricordi che ci hanno definito (MEMORIA_Tientos), e la radice che è una e unica per tutti noi, quella che ha a che fare con l’essere umano, al di là della distinzione di genere (SIN GENERO, NO GENDER_Farruca/Tangos de Malaga).

L’ancoraggio a queste mille e una radice è di certo importante, direi fondamentale, ma per il mio modo di vedere e per ciò che il Flamenco significa, diventa poi imprescindibile staccarsi, librarsi, e connettersi all’oltre, e a chi lo abita; questo per me, per noi, è ANCESTROS. In questo ambito, in questo luogo - in questa comunità, mi piace pensare - a noi sconosciuta, ma che sono certa ciascuno di noi percepisca in quei famosi momenti di comunione e di grazia a prescindere dal proprio credo, esiste solo la percezione, appunto, e il sentire profondo, che di fatto rappresentano l’essenza, la verità.

La mano protettiva di “qualcuno” che non posso toccare ma che percepisco chiaramente appoggiata alla mia spalla (CUIDANDO), la ricerca di ciò che si nasconde nella parte più profonda del mio essere, quella dove sono solo io, sola ma mai veramente sola (BUSCANDO_Soleà), l’accoglienza di ciò che la terra mi trasmette, e che viaggiando attraverso il tocco potente della musica, mi porta oltre, su in alto (RECIBIENDO), la lotta perpetua con me stessa, per riuscire con tutti i mezzi che ho a disposizione, terreni e non, ad essere la persona che voglio diventare (LUCHANDO_Caña); e ancora, il bisogno di comunicare ciò che sono, ciò che sento e di condividerlo attraverso la poesia di un cante ancestrale e l’incanto della musica che lo accompagna (COMUNICANDO), la potenza e la commozione dell’essermi trovata, del sentirmi, finalmente io e finalmente connessa con l’Universo (SINTIENDO_Tarantos), la gioia assoluta, l’allegria che fluisce dal poter condividere tale connessione con l’altro, in palco, e con chiunque altro abiti oltre, (COMPARTIENDO e CELEBRANDO_Tangos).

Ed infine la gratitudine; immensa, per quelle radici che ci danno tanta sicurezza in questo gioco condiviso chiamato vita, e una gratitudine infinita per quegli esseri che abitano lassù che, sapendoli ascoltare e sapendoci ascoltare, ci consentono di crescere consapevoli per godere appieno di quel gioco meraviglioso, quello lì, quello della vita.

In ultimo, ma mai per ultima, c’è la gratitudine assoluta per l’Arte, per il Flamenco, così potente da sanare, e nutrire, offrendoci tutto questo, e molto di più. Noi…? Noi dobbiamo “solo” essere, accogliere, ricevere e restituire semplicemente essendo. AGRADECIENDO.

Buona serata, Amici, siamo davvero felici di condividere UNO con tutti voi.

Grazie per esserci.

La Mae, con La Sesi.

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