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Ottobre Dicembre Terminus Ottobre - Dicembre 2018

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Academic year: 2022

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Ottobre Dicembre

2018

Terminus Ottobre - Dicembre 2018

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Direttore responsabile: Francesco De Grandi Direttore editoriale: Daniela Daloiso

Redattore capo: Giulia Murolo

Redazione, Impaginazione grafica e Applicazione standard Dublin - Core: a cura della Cooperativa di servizi culturali "Ninive"

Revisione testi: Elena Infantini

Comunicazione e Marketing informativo: Giulia Murolo

Sede:

Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo”

Via Giulio Petroni, 19/A—70124 Bari Tel.: 0805402770 - 0805402772 Email: infopoint@consiglio.puglia.it

Sito web: http://biblioteca.consiglio.puglia.it

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Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia WEBZINE

TERMINUS Monografie

Santerini Milena, Da stranieri a cittadini : educazione interculturale e mondo globale Milano : Mondadori Università, 2017

Oggi si rischia di rispondere alla globalizzazione e alla paura del futuro con antistorici muri. Tuttavia, nelle società sempre più "al plurale" riprende con maggior forza il progetto dell'educazione interculturale che mette in dialogo visioni diverse, non solo etniche ma anche sociali, politiche ed economiche. Le migrazioni, fenomeno che accompagna i mutamenti demografici e l'invecchiamento dell'Europa, si presentano nel quotidiano con molti volti diversi:

"seconde generazioni" nelle scuole, rifugiati dal disordine mondiale, badanti con gli anziani, adolescenti soli, lavoratori indispensabili ma invisibili. Il dialogo interculturale, che non pretende di assimilare né relativizza le differenze, crea persone sensibili, capaci di vivere insieme e consapevoli di un destino comune, per rendere cittadini coloro che credevamo stranieri.

http://www.bcr.puglia.it/SebinaOpac/.do?sysb=CRP&idopac=FOG1149985

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Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia WEBZINE

TERMINUS Monografie

Codini Ennio, La cittadinanza : uno studio sulla disciplina italiana nel contesto dell'immigrazione

Torino : Giappichelli, 2017

Per gli immigrati e i loro figli la cittadinanza è spesso una meta, è il compimento di un percorso da ospiti non sempre ben accetti a membri a pieno titolo della comunità. Alcuni sono più sensibili al dato simbolico (essere italiani!), altri meno;

alcuni sono interessati ai diritti politici, altri no; alcuni guardano soprattutto ai vantaggi pratici, ad esempio quanto al viaggiare o al trasferirsi all’estero. In generale comunque c’è l’idea di divenire membri a pieno titolo della comunità coi relativi vantaggi. Gli italiani, d’altra parte, vivono questo procedere verso la cittadinanza degli immigrati e dei loro figli con sentimenti contrastanti. Alcuni guardano con favore, seppur non senza qualche preoccupazione, alla prospettiva di un popolo multietnico, considerando la diversità una ricchezza. Altri invece paventano uno stravolgimento dell’identità del popolo.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/resource/la-cittadinanza-uno-studio-sulla-disciplina-italiana- nel-contesto-dellimmigrazione/FOG1168478?sysb=CRP&tabDoc=tabloca

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TERMINUS Monografie

Manzione Domenico, Codice dell'immigrazione e asilo Milano : Giuffrè, 2018

La presente I edizione del Codice dell'immigrazione e asilo, a cura di Domenico Manzione, arricchisce la collana Le Fonti del diritto italiano, offrendo, grazie al contributo di autorevoli esperti della materia, un commentario organico sul composito corpus normativo - sostanziale e processuale - in materia di immigrazione, asilo, protezione internazionale e sulla cittadinanza, ove si registrano negli ultimi anni rilevanti e copiosi interventi di novellazione sia in ambito europeo che nazionale. I commenti tengono conto di tale panorama normativo, aggiornato alle più recenti riforme (d.lg. di attuazione del principio riserva di codice in materia penale, che incide in particolare sulle norme in materia di tratta di persone e discriminazione razziale, il d.lg. correttivo in materia di asilo, in tema di commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale e ai minori stranieri non accompagnati; la legge sui minori stranieri non accompagnati), esaminando le disposizioni alla luce dell'evoluzione giurisprudenziale e dottrinale fornendo al professionista e allo studioso uno strumento completo e indispensabile per la risoluzione del caso concreto e per orientarsi nel complesso panorama interpretativo. L'Opera, organizzata in modo sistematico, muove da un inquadramento della materia alla luce dei principi costituzionali e internazionali, contenuti nella Parte I, proseguendo poi: nella Parte II, con la disamina articolo per articolo del T.u. immigrazione (d.lg. n. 286/1998), correlata con le norme del regolamento di attuazione; nella Parte III con la normativa rilevante sostanziale e processuale in tema di asilo (status di rifugiato e protezione internazionale, procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato); nella Parte IV, con la legge sulla cittadinanza commentata in modo organico; nella Parte V, con la legge sui minori stranieri

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inquadrati nel sistema normativo complessivo.

https://shop.giuffre.it/catalog/product/view/id/77798/

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TERMINUS Monografie

Morales Agus, Non siamo rifugiati : viaggio in un mondo di esodi Torino : Einaudi, 2018

Il titolo, e il senso profondo, del lungo viaggio di Agus Morales tra i dannati della terra che scappano per sfuggire alla loro sorte lo fornisce un sessantenne di Aleppo,

«capitale economica della Siria». «Io non sono rifugiato», dice al giornalista nel porto di Mitilene, sull’isola greca di Lesbo. Fino a qualche giorno prima era un imprenditore, titolare di una fabbrica di quel sapone di Aleppo che, prodotto altrove, non è mai mancato dagli scaffali dei supermercati neppure quando la

«capitale economica della Siria» era ormai ridotta a un cumulo di macerie. Akram Jabri, questo il suo nome, non si percepisce come un rifugiato, non avrebbe mai pensato di diventarlo, esattamente come al rovescio, «per qualche ragione antropologica particolare», l’opinione pubblica europea non riusciva a capacitarsi di come quella fiumana di persone che si riversava alle frontiere dalla Siria fossero «come noi», con l’IPhone in tasca e le Nike ai piedi, soprattutto appartenenti allo «stesso universo simbolico» e allo «stesso sistema economico». Non come gli afghani in fuga da un conflitto così radicato da apparire endemico, né come i sudsudanesi che scappano dalla più recente delle guerre nel più giovane dei paesi.

https://ilmanifesto.it/quando-i-rifugiati-sono-come-noi/

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/resource/non-siamo-rifugiati-viaggio-in-un-mondo-di- esodi/FOG1164697?sysb=CRP&tabDoc=tabloca

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TERMINUS Monografie

Pitino Arianna, Gli stranieri nel diritto pubblico italiano : profili attuali della parità di trattamento con i cittadini tra Stato, autonomie e Unione europea

Torino : Giappichelli, 2018

La condizione giuridica del cittadino extracomunitario nell’ordinamento italiano è una questione la cui attualità sembra non essere mai diminuita, quanto meno dall’ultimo decennio del secolo scorso, quando l’Italia è divenuta, complice la sua posizione, immersa nel Mar Mediterraneo, paese di immigrazione. Dal punto di vista giuridico, questa situazione pone una serie di problemi di non poco momento:

l’atto normativo fondante l’intero ordinamento, la Costituzione italiana, è nato in un periodo storico nel quale la considerazione delle implicazioni derivanti dalla presenza di stranieri sul territorio non poteva certamente assumere una posizione di centralità. In conseguenza di ciò, le norme della Carta fondamentale non prendono espressamente posizione in riferimento allo status dello straniero in se non nella previsione che contempla il diritto di asilo (art 10. Co 3 Cost.), ed in quella di cui all’10, co. 2, Cost., secondo cui la sua condizione giuridica è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Non vengono chiariti, dunque, i rapporti tra queste disposizioni e quelle contenute nella parte I della Costituzione, nonché con i principi personalistico e solidaristico, scolpiti dall’art. 2 di uguaglianza scolpito dall’art 2 Cost., e con quello di uguaglianza, sancito dall’art. 3 Cost. Un altro fronte indubbiamente problematico è quello che ruota intorno all’istituto della «cittadinanza», non solo dal punto di vista del diritto positivo, dove già si riscontrano diverse criticità; l'impianto dell'istituto, rivisto da ultimo con l. 12/90, sembra ancora ampiamente ancorato alle necessità di un paese di emigrazione, più interessato al mantenimento del legame con i discendenti dei propri cittadini emigrati, che non a regolamentare le numerose situazioni di soggetti che vivono lungamente o addirittura nascono e vivono in Italia.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/resource/gli-stranieri-nel-diritto-pubblico-italiano-profili- attuali-della-parita-di-trattamento-con-i-cittad/FOG1164405?sysb=CRP&tabDoc=tabloca

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TERMINUS Articoli di riviste

Della Puppa Francesco, Sindacato, lavoratori immigrati e discriminazioni razziali nell'Italia della crisi

Mondi migranti : rivista di studi e ricerche sulle migrazioni internazionali, 2018, n. 2, p. 117-147

Il rapporto tra sindacato e lavoratori immigrati costituisce un tema chiave nell'attuale dibattito politico e pubblico nazionale. Le organizzazioni sindacali, infatti, hanno giocato un ruolo fondamentale e hanno avuto un impatto diretto sui processi di integrazione e coesione sociale.

Nonostante ciò. alcuni aspetti di relazione rimangono ancora relativamente inesplorati nel panorama sociologico italiano. Fra questi, il tema del rapporto tra sindacato e razzismo e quello del contrasto alle discriminazioni etnico- razziali da parte delle organizzazioni sindacali.

L'articolo si propone di indagare l'ancora parzialmente inesplorato nesso tra sindacato e discriminazioni razziali in Italia, nel quadro della crisi. Attraverso la messa a confronto tra le narrazioni di tre tipologie di intervistati (stakeholder, sindacalisti e lavoratori immigrati iscritti al sindacato) si intende approfondire la portata e l'efficacia degli sforzi dei sindacati italiani nel contrastare le discriminazioni a partire dal 2008 - anno in cui convenzionalmente viene fatta risalire la crisi economica - di valutare in che misura gli immigrati sono effettivamente rappresentati nelle strutture sindacali, di analizzare quali sono le principali barriere che impediscono ai lavoratori immigrati l'accesso al sostegno dei sindacati e il loro maggior coinvolgimento.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/resource/mondi-migranti-rivista-di-studi-e-ricerche-sulle- migrazioni-internazionali/FOG1157745?sysb=CRP&tabDoc=tabloca

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TERMINUS Articoli di riviste

Prinzi Roberto, I desaparecidos del Paese dei cedri

“Left”, n. 49, 7-13 dicembre 2018, p. 44-46

In Libano, la parola Politica è spesso associata a corruzione e ad altre accezioni negative. Si pensi al fatto che le cariche e i seggi vanno divisi tra le comunità religiose del Paese, la società presta sempre più attenzione alla propria setta o gruppo, non riuscendo così a creare una vera opposizione dal basso. Lo scorso 22 novembre, una protesta si è appunto schierata contro la classe politica locale, come è successo anche nel 2015, ma queste proteste non sono riuscite a migliorare la situazione corrente: costi di vita troppo alti, l’elettricità che manca per tre ore al giorno, discariche che non risolvono il problema rifiuti. Inoltre le divisioni politiche interne si sono acuite. Infatti, sembrava essere giunti a una soluzione con l’accordo tra Forze libanesi e Hariri ma poi è sorto l’

“intrigo sunnita” secondo cui 6 parlamentari sunniti pro-Hezbollah pretendono un loro rappresentante all’interno del governo. Un assistente dell’ex ministro Wahhab è stato ucciso, cosicché si è parlato di

“clima di guerra civile”. Sono questi episodi che rimandano al periodo di morte per eccellenza in Libano, tra il 1975 e il 1990. I nuovi edifici tendono a nascondere le ingiustizie e i lutti di quegli anni, quasi per sotterrare quel passato. Le autorità libanesi, infatti, si schierano contro chi vuole ricordare quei momenti e ostacola il lavoro del Comitato per le famiglie dei rapiti e dei dispersi. Nato in piena guerra civile, il comitato si pone l’obiettivo di formare una commissione d’inchiesta per ricercare la verità sugli scomparsi, poter riesumare i cadaveri dalle 3 fosse comuni e scoprire le loro identità.

Halwani, direttrice del Comitato, vuole sconfiggere così l’indifferenza della classe politica locale. A detta si Halwani, non basta aver posto fine alla guerra civile, ma bisogna indagare su quei crimini. Il Comitato è riuscito nella creazione di una commissione di inchiesta. Inoltre, le famiglie dei desaparecidos potranno sapere dove i loro cari sono stati sepolti per poi poterli identificare. A questo vanno aggiunte le multe per chi si è reso responsabile di quelle sparizioni. Intanto i politici locali continuano a disinteressarsi della questione mentre attivisti locali e Amnesty International sono costretti a lavorare da soli. Anche le famiglie degli scomparsi sono tornati a far sentire la propria voce dichiarando che una vera riconciliazione nazionale non può avvenire senza la ricerca della verità. La politica, infatti, seconda la professoressa Abu Jaudé, riguarda tutti, non solo i politici.

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TERMINUS Articoli di riviste

Sabika Shah Povia, Così per i migranti svanisce il sogno europeo

“Left”, n. 48, 30 novembre-6 dicembre 2018, p. 32-33

Sono tanti i ragazzi che partono dal Pakistan sognando un’Europa di opportunità, ricca ed accogliente. Questi ragazzi spiegano che lì anche se sei laureato le possibilità di lavoro sono minime e ingiuste per le loro qualificazioni. Tuttavia non sanno che anche in Europa non è facile trovare lavoro, che anche dall’Italia molti giovani migrano altrove e la situazione è ancora più complicata per un migrante irregolare, non solo all’arrivo ma anche durante il tragitto, dove potrebbero picchiarlo, rapirlo o dove potrebbe perdere la vita. Ad organizzare i viaggi per l’Europa sono principalmente degli “agenti”, quelli che noi chiameremmo passeur, capaci anche di modificare visti e documenti. Gli agenti devono essere di buona famiglia affinché chi compie il viaggio si fidi di loro. Ma se prima bastava la promessa che sarebbero arrivati in Europa in tre settimane, oggi i migranti sanno a cosa vanno incontro. Questo perché l’Europa sta diventando sempre più impenetrabile costringendo i passeur pakistani a creare una rete di collaboratori più ampia in ciascun Paese di transito. I soldi vengono affidati a una terza persona di fiducia che li consegna al passeur ma mano che il migrante raggiunge le varie tappe. Il prezzo da pagare per arrivare a destinazione è di circa 6 o 10mila euro a testa e ogni anno sarebbero circa tra i 30 e i 40mila i pakistani che tentano di entrare in Europa per vie illegali. La maggior parte viene arrestata sul confine tra Pakistan e Iran. I passeur talvolta usano la violenza per chiedere più soldi di quelli richiesti in precedenza. La violenza è uno dei motivi per cui molti migranti non riescono a terminare il viaggio, pagando un’ulteriore cifra per ritornare a casa. La speranza di alcuni a cui è stato spezzato il sogno di un’Europa pinea di opportunità, è il nuovo governo del primo ministro Imran Khan.

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TERMINUS Articoli di riviste

Bellingreri Marta, Contro lo Stato che tollera i femminicidi e i pedofili

“Left”, n. 48, 30 novembre-6 dicembre 2018, p. 32-33

Sulle rive del fiume Tigri, le attiviste femministe di Baghdad hanno dato il via a una protesta contro gli omicidi delle donne. Scrivono su manifesti rossi che uccidere una donna è un crimine. Oltre al grido contro i femminicidi, denunciano il matrimonio delle bambine come altra forma di omicidio. La principale organizzatrice della manifestazione è l’Organizzazione per le libertà delle donne in Iraq (Owfi). La fondatrice Yanar Mohammad lamenta uno Stato incapace di proteggere le sue cittadine e che non fornisce dati reali sulle migliaia di donne che muoiono ogni anno. È un disonore per lo Stato.

Secondo il codice iracheno (articolo 409, n.111/1969), l’uomo colpevole di violenza sessuale può essere assolti qualora sposasse la vittima di stupro. Così, per mantenere l’onore della famiglia, la vittima è costretta a sposare il suo stupratore. Questa legge è cambiata in Paesi limitrofi all’Iraq, come la Giordania, il Libano e la Tunisia e tanti sono gli avvocati che danno sostegno alle irachene ma che allo stesso tempo sono rammaricati dal fatto che lo Stato non attui cambiamenti e le famiglie non cambino mentalità. L’organizzazione Owfi , fondata nel 2003, con ben cinque sedi, offre il suo aiuto tramite case protette per donne che fuggono la violenza domestica o che sono state minacciate di morte. Così le attiviste chiedono che i femminicidi e i crimini di onore vengano trattati con la stessa legge che giudica chi compie atti terroristici: la legge anti-terrorismo del 2005 può punire anche con la pena di morte chi ha preso parte ad organizzazioni quali Isis e al-Qa’eda.

Il femminicidio è considerato atto terroristico dal momento in cui colpisce non solo la vittima, privandola della vita, ma tutte le persone che le stanno attorno. La battaglia delle donne mira alla libertà di espressione e all’eliminazione di certi dettami conservatori.

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TERMINUS Articoli di riviste

Sales Isaia, A Napoli Islam e popolo si fondono

“Limes”, 2018, n. 1, p. 135-140

La presenza di musulmani a Napoli deriva dai flussi migratori dell’ultimo trentennio dall’Africa e dal Medio Oriente. Ciò che accomuna i migranti di diversa provenienza è il desiderio di crearsi una nuova vita, di trovare benessere e opportunità di lavoro. In Campania, infatti, i punti di attrazione sono quelli dove è possibile guadagnarsi da vivere tramite il commercio o in campo agricolo. Dalla fine degli anni Settanta l’immigrazione è stata prevalentemente mediterranea e islamica. Gli immigrati musulmani fanno parte del 23% della popolazione immigrata in Campania. Proprio perché non c’è un gruppo etnico egemone, l’islam napoletano è plurietnico e plurinazionale. E questo è un vantaggio. Inizialmente l’emigrazione a Napoli di palestinesi e mediorientali era dovuto a un fattore universitari. Questi venivano accolti bene dato l’ambiente universitario legato all’Orientale e proprio da qui provengono i primi convertiti all’Islam di origine italiana. È con l’emigrazione algerina, prima di quella palestinese, che nascono caffè e ristoranti arabi, negozi di kebab e altre imprese. Nella prima fase, quindi, si tratta di un’emigrazione politica e culturale, solo successivamente diventerà economica, con marocchini, senegalesi e tunisini spesso non regolarizzati. Napoli è stata per molto tempo luogo di transito per immigrati irregolari perché a Napoli è più facile nascondere questa condizione, contraffare documenti, la vita costa poco e regna la solidarietà etno-religiosa. Oggi il Sud non è solo un luogo di transito, gli immigrati ci soggiornano.

Inoltre, a Napoli sono presenti sette moschee con conseguente disappunto delle forse politiche di destra. Comunque, tutte le tradizioni dei musulmani, qui vengono tollerate senza grandi dissensi. Un fattore negativo è però l’inesistenza di un cimitero per i defunti di fede islamica, che verranno così portati nei paesi di origine. Questo problema è diventato più grave a causa dell’aumento dei napoletani convertiti, non riguarda più solamente gli immigrati. Nel periodo di massima visibilità del terrorismo jihadista, Napoli e la Campania sono state interessate dall’insediamento di fattori terroristici ma attualmente non sembra esserci molto spazio per un esito terroristico. Si parla spessa di una tolleranza storica dei napoletani, dovuta anche al fatto che in alcuni quartieri la comunità immigrata ha rappresentato un sostegno all’economia del posto. In alcuni quartieri, i napoletani riescono a capire

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tra Islam e Napoli.

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TERMINUS Articoli di riviste

Federici Sandra, Lavoro, integrazione, normalità. L'integrazione lavorativa di migranti e richiedenti asilo

“Africa e Mediterraneo”, settembre 2018, n. 88, p. 1-3

Le migrazioni sono un fenomeno studiato in ambito sociologico, demografico, storico, economico, e non solo, diretto ai concetti di sicurezza ed emergenza. L’immigrazione dai Paesi meno sviluppati o in situazioni di conflitto, costituisce, contro la maggioranza dell’opinione pubblica, un fattore di grande importanza. Gli immigrati sono attratti dalla stabilità economica e politica dell’UE, motivo per cui questo fenomeno non cesserà e porterà all’aumento di percorsi di integrazione e di strategie per l’assorbimento dei flussi da parte dei Paesi ospitanti, divenendo sempre più necessario. Gran parte degli esperti è d’accordo sul fatto che la partecipazione al mercato del lavoro è il primo passo per un’integrazione ben riuscita. Soprattutto perché l’arrivo di migranti può affrontare l’invecchiamento della popolazione (da qui al 2050 nella maggior parte dei paesi dell’UE il 30% della popolazione avrà 65 anni) che può portare a cambiamenti economici e sociali e al declino dei tassi di crescita di alcuni settori. Motivo per cui alcuni Paesi, quale la Francia, ha parlato di

“immigrazione di sostituzione” che punta a fare dell’immigrazione una risorsa per colmare il calo demografico. Alessio Brown, spiega che i mercati europei dovranno fare affidamento sulla forza lavoro proveniente da Paesi terzi affinché possano superare gli squilibri e i cambiamenti economici.

Bernd Parusel sottolinea che l’Europa dovrebbe cambiare prospettiva concentrandosi sui diversi tipi di migrazione, come quella di ritorno nel Paese d’origine. Chiara Monti discute sugli strumenti base per un’efficiente integrazione quali formazione e istruzione. Tuttavia, come lamenta Ojeaku Nwabuzo le differenze tra lavoratori autoctoni e lavoratori migranti restano tante, specialmente per le donne migranti.

http://teca.consiglio.puglia.it/SebinaOpac/resource/africa-e-mediterraneo-trimestrale-iscos-di-cultura- politica-economia-societa/FOG0248011?sysb=CRP&tabDoc=tabloca

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Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia WEBZINE

TERMINUS Articoli di riviste

Zonca Elena Valentina, Stranieri "invisibili". Riflessioni comparative in tema di diritto al lavoro e integrazione sociale dei migranti

L'articolo analizza in prospettiva comparata le diverse forme dell'“invisibilità giuridica” dei migranti nell’accesso al lavoro e ai diritti tra Costituzione e diritto dell’immigrazione. La condizione dei lavoratori stranieri “invisibili”, ossia i sans papiers o i migranti che, seppur regolarmente soggiornanti, svolgono occupazioni precarie e a rischio di sfruttamento in settori quali quello domestico o in agricoltura, permette di riflettere criticamente sulla logica normativa alla base del diritto degli stranieri in Europa, che configura il lavoro come veicolo principale di integrazione e accesso ai diritti.

https://www.rivistaaic.it/it/rivista/ultimi-contributi-pubblicati/elena-valentina-zonca/stranieri- invisibili-riflessioni-comparative-in-tema-di-diritto-al-lavoro-e-integrazione-sociale-dei-migranti

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TERMINUS Rassegna Stampa

Chiodo Serena, De Blasio Lorenzo, Partenza in salita per la conferenza Onu sulle migrazioni

“Il Manifesto”, 9 dicembre 2018, p. 8

A Marrakech, in Marocco, si terrà una conferenza che porterà all’adozione del Global Compact dell’Onu sulle migrazioni. Molti Paesi, tuttavia, si sono tirati indietro, Italia compresa, che preferisce non assumersi alcun impegno riguardante questo tema. Il Global compact for safe, orderly and regular migration mira a migrazioni sicure, ordinate e regolari. Non tutti gli stati membri delle Nazioni Unite, però, hanno aderito all’accordo. Tra questi gli Stati Uniti, l’Australia e Israele e in Europa, l’Italia, i paesi del gruppo Visegrad - Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia, l’Austria, la Slovenia, la Bulgaria e la Svizzera. Questi accusano l’Onu di intromissione nella gestione internazionale dell’immigrazione e di favoreggiamento dell’invasione a scapito della difesa dei confini. Ma il Global compact non impone nessun obbligo e conferma invece il diritto degli stati di definire le proprie politiche nazionali in merito all’immigrazione. I suoi principi (23 punti) mirano solo ad una cooperazione fra stati in ambito migratorio, le decisioni pratiche spettano solo a loro. Obiettivo dell’accordo è capire le cause migratorie, incrementare viaggi regolari e organizzarsi in modo consono per il soccorso delle persone. Sottolinea, inoltre, la necessità di eliminare le forme di discriminazione e integrare i migranti nel mercato del lavoro. Il documento abbraccia il concetto secondo cui l’immigrazione è un diritto di tutti, come ci insegna la storia e tiene conto dell’impossibilità di frenare i flussi migratori cercando di ottimizzarli per mezzo di nuove governance di migrazione.

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TERMINUS Rassegna Stampa

Zafesova Anna, Tunisia, il paradosso gay “Ora che siamo più liberi rischiamo più carcere”

“La Stampa”, 10 dicembre 2018, p.35

L’avvocato Mounir Baatour è leader del Partito liberale e fondatore di Shams, la prima associazione Lgbt e denuncia l’aumento delle condanne per omosessualità, che solo nel 2017 sono salite a più di 70. Spiega che questo accade perché in Tunisia c’è troppa libertà di espressione e associazione, è un paradosso ma per il raggiungimento del progresso dei diritti Lgbt, gli omosessuali sono costretti ad ascoltare le accuse di chi odia i gay. I risultati ci sono stati: prima della rivoluzione i media usavano l’appellativo “pervertiti”, ora li chiamano “omosessuali”. Inoltre l’associazione ha dato il via alla battaglia contro l’articolo 230 del codice penale che punisce i rapporti omosessuali con fino a tre anni di prigione. Questo è solo l’inizio; l’associazione chiede di vietare l’utilizzo di dati personali come “prove” . Altro dato sconvolgente è che alcuni gay hanno chiamato la polizia perché vittime di reati ma invece di essere difesi sono stati incriminati. Riguardo all’Islam, Baatour sottolinea la presenza radicata nella religione islamica: ci sono stati califfi e poeti gay, poemi che cantavano l’amore omosessuale e lo stesso articolo 230 del codice penale è un retaggio coloniale francese. Inoltre i seguaci dell’estremismo islamico in Tunisia restano una minoranza ma si tratta di un altro paradosso della libertà: in Tunisia puoi predicare tutto, anche l’islam più violento. La battaglia di Mounir è una battaglia per i diritti umani. I gay in Tunisia non chiedono il diritto al matrimonio o alla fecondazione assistita, vogliono soltanto avere la stessa giustizia di tutti i cittadini, senza essere condannati e finire in prigione. Motivo per cui molti gay tunisini, anche benestanti, emigrano per chiedere asilo in Europa.

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Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia WEBZINE

TERMINUS Rassegna Stampa

Molinari Maurizio, Gli sceicchi dialogano con Israele

“La Stampa”, 2 dicembre 2018, p. 23

Una serie di eventi avvenuti nell’ultimo mese dimostra come i rapporti tra le monarchie del Golfo e Israele siano migliorati. I fattori che hanno scatenato questo cambiamento sono principalmente tre. Sul piano strategico i Paesi arabi del Golfo e lo Stato ebraico si sentono ugualmente minacciati dall’Iran di Ali Khamenei per quanto riguarda le mosse di Teheran su programma nucleare, riarmo balistico e sostegno a gruppi terroristici o ribelli sciiti. In secondo luogo, monarchi, sultani ed emiri vogliono creare un’alleanza sul piano economico affinché l’alta tecnologia israeliana possa diventare protagonista dell’economia globale. Infine, i leader arabi del Golfo e in egual modo Israele sono preoccupati a causa del presidente Donal Trump che ha messo da parte ogni certezza concessa invece dal suo predecessore Barack Obama. Ci si chiede se tale riavvicinamento possa portare alla fine del conflitto israelo-palestinese. Schneier, il rabbino di New York, spiega che la questione palestinese resta importante ma, a differenza del passato, ora i Paesi del Golfo ritengono di poter avere rapporti con Israele. Dietro il sostegno di Riad a tale svolta ci sono motivazione economiche e militari con Israele come la convinzione nei leader religiosi sunniti che Israele sia parte integrante dell’ebraismo. Da qui la reazione del sovrano di Bahrein all’annuncio di Trump di trasferire l’ambasciata Usa a Gerusalemme. Manama, inoltre, è l’unica capitale araba del Golfo ad ospitare ancora una comunità ebraica e questo spiega l’avvicinamento a Israele, fino a far pensare che possa essere proprio il Bahrein la prima monarchia ad allacciare legami diplomatici con lo Stato ebraico. Inoltre, il presidente del Ciad si è recato negli scorsi giorni a Gerusalemme affermando che l’aiuto di Israele contro i gruppi jihadisti nel Sahara è la base per riallacciare i rapporti, interrotti dal 1972. Trump teme l’assetto del Medio Oriente mentre l’Europa è ancora incapace di cogliere queste novità.

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TERMINUS Rassegna Stampa

Foschini Paolo, I duemila bambini di Zaid

“Il Corriere della Sera”, 27 novembre 2018, p. 25

Zaid Sougi è nato in Giordania ed è uno dei pochi ad aver avuto la fortuna di studiare fino all’università. Ma una volta terminati gli studi è ritornato nei campi profughi del suo Paese e ha fondato The Orenda Tribe. Questa associazione ha l’obiettivo di istruire i bambini dei campi attraverso l’arte. I loro disegni vengono applicati su diversi prodotti e t-shirt e venduti in 23 Paesi e parte del profitto è investito per la loro formazione. Finora Zaid ha coinvolto in 20 progetti artistici 2.168 bambini di 7 diverse comunità tra Libano e Giordania. Un contribuito per questa impresa deriva dall’Entrepreneurs for Social Change con cui la Fondazione Crt e l’Agenzia Onu per lo Sviluppo Industriale selezionano ogni anno 24 giovani provenienti dai Paesi affacciati sul Mediterraneo per formarli e contribuire al miglioramento dei loro Paesi di origine. Zaid è uno di loro. Dal 2012 il programma, Entrepreneurs for Social Change, ha formato 85 imprenditori sociali under 35. Ai ragazzi selezionati viene offerto, dopo un periodo di training a Torino, un anno di formazione per aprire o ampliare un’attività nel proprio Paese. Questi ragazzi fungeranno poi da esempio nella propria patria.

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TERMINUS Rassegna Stampa

Caprara Giovanni, Giora, lo scienziato del dialogo

“Il Corriere della Sera”, 27 novembre 2018, p. 15

Il Centro europeo per la ricerca nucleare (Cern) è il più grande laboratorio di fisica delle particelle ed è considerato un terreno dove si può lavorare assieme e dove regna la tolleranza. Giora Mikenberg è uno scienziato che ha intrapreso un progetto di dialogo e di vita tramite la fisica. La sua impresa mira ad unire popoli divisi. Infatti Israele, dove Giora ha studiato, diventava Paese osservatore del Cern nel 1991 e il Centro decideva che la contribuzione versata poteva essere usata per far soggiornare studenti stranieri. Giora ne ha seguiti 6, palestinesi. Così è ora considerato come “lo scienziato del dialogo”. Giora ha girato il mondo e proprio per questo, insieme al Cern favorisce la collaborazione tra ingegneri pachistani e israeliani nell’esperimento Atlas. La scienza, afferma Mikenberg, ha un ruolo fondamentale nella conoscenza tra le genti.

Questa idea di dialogo è stata portata avanti anche da Luca Bauccio che ha creato il social network the Shukran , in arabo “grazie”, parola che sottolinea l’importanza della gratitudine, fondamentale nella cultura del dialogo. L’app permette di scambiare tradizioni e conoscenze della cultura araba tra musulmani e non. Il social network è particolarmente diffuso in Marocco, Algeria, Tunisia, Bangladesh e Pakistan. Anche la tecnologia, quindi, è fonte di conoscenza tra i popoli.

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TERMINUS Rassegna Stampa

Calculli Marina, Macaj Gjiovalin, Proteste in Albania

“Il manifesto”, 30 dicembre 2018, p. 5

Dopo la fine del regime comunista nel 1991, svariati sono stati i tentativi in Albania di reclamare uno spazio per la società civile. Solo pochi sono quelli che hanno lasciato una impronta e uno di questi è quello che è stato iniziato lo scorso 4 dicembre a Tirana, organizzato dagli studenti contro la riforma neoliberale dell’università, contro un appiattimento di mercificazione e standardizzazione dell’istruzione. Il premier Edi Rama ha cercato di porre fine alle rivolte sostituendo alcuni dei suoi ministri, trascurando però le richieste del movimento. È un movimento autoctono, senza alcun legame con l’èlite politica e con una organizzazione orizzontale. Il punto di forza di questi studenti è l’aver fatto dell’unità della propria agenda l’unità del movimento: dimezzamento delle tasse universitarie, 50% del voto degli studenti nel senato accademico e investimento del 5% del Pil nell’educazione. È tale programma a guidare il movimento. Il movimento, nonostante la sua apolicità, sta emancipando valori chiaramente di sinistra sia dal gioco della memoria della dittatura comunista, sia da quello del partito socialista attuale. Gli studenti, rifiutando di nominare un leader, hanno scansato qualsiasi tentativo di cooptazione da parte dell’èlite politica. Come mai prima, inoltre, questa protesta ha per protagoniste le donne. È una sfida diretta al maschilismo atavico della società albanese che sminuisce il ruolo della donna in società. Tale movimento, in poche settimane, ha già indicato alla società la bussola morale; è, inoltre, rappresentativo di una emancipazione dai modelli stranieri e dal doversi aspettarsi che il cambiamento venga dall’esterno dell’Albania, indicando che i valori e le priorità della società posso solo essere scoperti e definiti dai suoi membri.

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TERMINUS Rassegna Stampa

Ottaviani Marta, Erdogan dà battaglia a Google “Via il Kurdistan dalle mappe”

“La stampa”, 27 dicembre 2018, p. 12

La Turchia, già impegnata nella sua battaglia contro i curdi, la persegue anche sul web; ha infatti chiesto al famoso motore di ricerca di cancellare la mappa del

“Grande Kurdistan” fra quelle messe a disposizione per gli utenti. Tale richiesta è arrivata dopo un’interrogazione da parte di un deputato in parlamento.

Digitando “Grande Kurdistan” compariva, infatti, una mappa che include gran parte del Sud-est turco, oltre che parti della Siria, dell’Iraq e dell’Iran.

Naturalmente questo è stato troppo per Ankara e, dopo aver ricevuto l’approvazione da parte di quasi tutto il parlamento (curdi esclusi), ha provveduto alla cosa. Il colosso americano è stato prontamente contattato. Dal 26/12/2018 digitando “Grande Kurdistan” compariva la sola regione autonoma del Nord Iraq, provvedendo così alla richiesta del governo turco. Il motore di ricerca, in sua difesa, ammette che la mappa non è stata da loro creata, ma generata sa un utente tramite l’applicazione “My maps”, che naturalmente non ha addolcito la pillola per il popolo turco.

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TERMINUS Siti Internet

ASGI : Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione http://www.asgi.it

Nata dall’intenzione di condividere la normativa nascente in tema d’immigrazione da un gruppo di avvocati, giuristi e studiosi, l’ASGI ha, nel tempo, contribuito con suoi documenti all’elaborazione dei testi normativi statali e comunitari in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza, promuovendo nel dibattito politico-parlamentare e nell’operato dei pubblici poteri la tutela dei diritti nei confronti degli stranieri. Inizialmente formata da professori universitari e avvocati, nel tempo essa è diventata punto di riferimento di associazioni, enti pubblici e privati, oltre che di studenti, praticanti avvocati, assistenti sociali e quanti hanno interesse e necessità di rimanere aggiornati e confrontarsi giornalmente di fronte all’evolversi del fenomeno dell’immigrazione.

ASGI è particolarmente attiva nel campo editoriale, nello studio, nell’analisi e nella divulgazione delle norme, della giurisprudenza e della prassi in materia di stranieri, diritto d’asilo e cittadinanza. Dal 1999 al 2016 è attiva con la pubblicazione della rivista “Diritto Immigrazione e Cittadinanza”

(www.dirittoimmigrazionecittadinanza.it), edita da Franco Angeli Editore allo scopo di dotare di strumenti conoscitivi coloro che operano nel settore dell’immigrazione, per meglio svolgere le funzioni di tutela e rappresentanza nei rapporti con la pubblica amministrazione ed in sede giurisdizionale.

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TERMINUS Siti Internet

AIDA : Asylum Information Database

http://www.asylumineurope.org/about-aida

AIDA (Asylum Information Database) è un database gestito dall’ECRE (European Council on Refugees and Exiles), e raccoglie informazioni provenienti da 23 Paesi sulle procedure di richieste d’asilo, sulle condizioni di accoglienza dei rifugiati, sulla detenzione e sulla protezione internazionale dei richiedenti asilo. Dei 23 Stati che forniscono dati e informazioni, 20 sono membri dell’Unione Europea (tra questi, l’Italia) e 3 non ne fanno parte (Svizzera, Serbia e Turchia). Obiettivo principale del database è fornire un contributo al miglioramento delle politiche e delle pratiche legate alle richieste di asilo in Europa ed un supporto ai richiedenti asilo fornendo loro informazioni sulle procedure e sui referenti ai quali rivolgersi, a livello sia nazionale sia europeo. Il sito è in lingua inglese.

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