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Dalla ripresa alla crescita: lavori in corso

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(1)

Cernobbio, 16 marzo 2007

Dalla ripresa alla crescita:

lavori in corso

VIII Forum Confcommercio-Ambosetti

“I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000”

(2)

Le previsioni contenute nella presentazione sono

elaborazioni dell’Ufficio Studi di CONFCOMMERCIO, Confederazione Generale Italiana del Commercio, del Turismo, dei Servizi, delle Professioni e delle PMI.

I dati storici sono di fonte: Istat CN e Istat Indagine sui

consumi delle famiglie, Eurostat, data provider e istituti di

ricerca privati.

(3)

Le prospettive di crescita a livello mondiale nel biennio 2007-08 sembrano improntate ad una espansione più che apprezzabile, sebbene in rallentamento rispetto al biennio 2005- 06.

Questo aspetto riguarda essenzialmente l’economia americana, che nel medio termine potrebbe risentire in misura più accentuata della crisi del mercato immobiliare, con un impatto negativo sui consumi delle famiglie per il ridimensionamento dell’effetto- ricchezza da un lato ed il rischio di un credit crunch dall’altro, cioè di comportamenti prudenziali da parte delle banche nel continuare ad alimentare la spesa delle famiglie attraverso il canale dell’indebitamento.

Il quadro delle esogene risulta, tuttavia, più favorevole rispetto al biennio appena trascorso, con un drastico calo delle quotazioni internazionali, sia in dollari, sia in euro del greggio, dell’ordine del 17-20% quest’anno e di una dinamica più attenuata delle materie prime non energetiche.

Anche il ritmo di espansione del commercio mondiale è stimato nel biennio 2007-08 ad un tasso tra il 6% ed il 7%, simile a quello del biennio 2005-06 e quindi in grado di assicurare buone prospettive di crescita per i paesi trasformatori o tipicamente export- led come l’Italia.

IL CONTESTO INTERNAZIONALE E L’ITALIA

Il mondo

(4)

In buona accelerazione appare l’area dell’euro, con un tasso di crescita del PIL stimato al di sopra del 2% e che potrebbe toccare il 2,5% nel 2008.

All’interno dell’eurozona, la Germania sembra riacquistare il ruolo di locomotiva, consolidando una ripresa guidata essenzialmente dalla manifattura industriale, pur in un contesto di rafforzamento dell’euro sul dollaro e senza risentire particolarmente degli effetti dell’incremento dell’Iva. Nel 2006 la Germania ha contribuito da sola per circa otto decimi di punto alla crescita dell’area, mezzo punto in più del biennio precedente.

In generale, l’andamento essenzialmente export-led del ciclo europeo, funge da traino anche per la domanda interna, soprattutto per la componente degli investimenti, mentre per i consumi il recupero dovrebbe essere ancora molto graduale.

IL CONTESTO INTERNAZIONALE E L’ITALIA

Europa

(5)

Il biennio 2007-08 sarà ancora di correzione degli squilibri di finanza pubblica, con una crescita del PIL inferiore alla media dell’area euro. Anche la dinamica dei consumi delle famiglie sarà in linea con quella del prodotto interno lordo, considerando che dall’inizio degli anni Novanta si è innescata una tendenza che ha portato i consumi a crescere meno del prodotto potenziale, toccando il minimo storico nel quinquennio 2001-06, con uno scarto di circa mezzo punto percentuale.

È un segnale che testimonia la difficoltà delle famiglie nell’individuare prospettive favorevoli di medio termine ed una tendenza, invece, ad accrescere la quota di consumo differito nel tempo, cioè il risparmio, per cautelarsi rispetto all’incertezza.

IL CONTESTO INTERNAZIONALE E L’ITALIA

Italia

(6)

IL PIL POTENZIALE: DICE DI QUANTO SI PUO' CRESCERE UTILIZZANDO

AL MEGLIO LE FORZE DISPONIBILI

1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0 5,5 6,0

1965-70 1971-80 1981-90 1991-00 2001-06 2007 2008

SPAGNA 3,5%

REGNO UNITO 2,5%

ITALIA 1,5%

Se non cresce il potenziale non cresce, nel medio periodo, neppure il prodotto effettivamente realizzato e quindi non cresce il benessere. Il tasso di sviluppo del potenziale italiano è passato da oltre il 5% medio annuo degli ’60 all’1,5% attuale. Siamo lontani dalla Spagna, ma anche dal Regno Unito (per non parlare di paesi dinamici come gli USA). La crescita del prodotto potenziale dipende dalla forza lavoro, dalla produttività, dall’innovazione tecnologica,

dall’ambiente istituzionale in cui operano imprese e cittadini-consumatori.

(7)

41,7 79,8

42,2 79,9

2001 2003

+15,9%

rispetto al 1982

+6,9%

rispetto al 1982

ETA' MEDIA E SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA

(ANNI)

LA QUESTIONE DEMOGRAFICA

L’aspettativa alla nascita migliora nel tempo e questo è senz’altro un fattore di benessere.

Tuttavia il basso tasso di natalità fa innalzare l’età media della popolazione. E ciò è un difetto di sistema in quanto un paese vecchio ha meno futuro e quindi minori necessità e volontà di

investimento. Ma, senza investimenti, il PIL potenziale non cresce ed effettivamente il Paese cresce poco o per niente.

(8)

ANCORA SULLA QUESTIONE DEMOGRAFICA

Alcune “evidenze” in primo piano:

• il rapporto investimenti/PIL è passato dal 25% del 1970 a poco meno del 21% del 2006;

• il tasso di partecipazione – cioè la quota di persone che lavorano o vorrebbero lavorare rispetto al complesso di persone in età lavorativa – è in media più basso rispetto ai parametri europei ed extraeuropei. Al Nord, per esempio, il tasso di partecipazione femminile è del 60%, nel Mezzogiorno è del 37% circa. Lo stesso per il tasso di disoccupazione, 3,6% per esempio nel Nord-Est e 12,3% al Sud;

• il carico fiscale è troppo elevato. La pressione fiscale nel 2004 era in Spagna del 36,7%, nel Regno Unito del 37,1% e in Italia del 41%. Nel 2006 il dato italiano si attesta su un 42,3%, ampliando il divario con i partner commerciali e politici.

Cosa ne deriva?

1) Non basta dire, «l’Italia è un paese “vecchio”, occorre un incremento demografico», se questo non si traduce in un aumento delle persone che hanno voglia e possibilità di lavorare, cioè di “partecipare” alla creazione di benessere. 2) Una grave strozzatura inceppa il mercato del lavoro italiano: è lo squilibrio territoriale delle opportunità di lavoro, che da un lato scoraggia la partecipazione femminile e dall’altro implica che dove c’è domanda di lavoro da parte delle imprese non c’è più offerta, cioè mancano i lavoratori.

Cosa fare?

Non è più rinviabile l’adozione di politiche per una maggiore flessibilità/mobilità del lavoro in presenza di assicurazioni, più che di garanzie (riforma degli ammortizzatori sociali); e quindi politiche per l’edilizia residenziale, politiche per la famiglie e per le donne/lavoratrici madri.

Ridurre l’imposizione fiscale sul lavoro e i redditi,soprattutto a vantaggio delle fasce più deboli del mercato: in queste condizioni, che spesso lavorare non convenga, è più di un’ipotesi.

(9)

LA QUESTIONE DELLA PRODUTTIVITA’

Dal 1990 a oggi la quota di valore aggiunto ascrivibile ai servizi passa dal 62,3% al 69,3% mentre l’industria scende dal 34,4% al 28,8%. È evidente che date queste tendenze o si sviluppa la

produttività nei servizi o la retorica del declino diventerà ineluttabile realtà. La produttività nei servizi si sta allineando a quella dell’industria, ma è ancora troppo bassa per trasformare la debole ripresa attuale, in crescita di lungo termine: poiché i servizi assorbono molto lavoro a parità di capitale

investito rispetto alla produzione industriale, il fattore lavoro deve essere altamente qualificato, istruito e abile. La formazione è la priorità assoluta per crescere. Su questo fronte l’Italia deve recuperare posizioni: rispetto agli USA, per esempio, i dati dicono che all’inizio degli anni 2000 mediamente le persone con più di 15 anni avevano 7,2 anni di istruzione in Italia contro i 12 degli USA.

1 , 3

0 , 2

0 , 8 1 , 7

- 0 , 2

0 , 9

- 0 , 3 0 , 2 0 , 7 1 , 2 1 , 7

1 9 9 0 - 2 0 0 0 2 0 0 0 - 2 0 0 6 1 9 9 0 - 2 0 0 6

P R O D U T T I V I T A ' - V A L O R E A G G I U N T O A P R E Z Z I C O S T A N T I P E R U N IT A ' D I L A V O R O ( U L A )

V A R . % M E D IE A N N U E

S E R V I Z I I N D U S T R I A

(10)

Ancora sugli elementi di freno al prodotto potenziale

Costo dell’energia: tra il 20% e il 50% in più in funzione del tipo di utenza e di energia (elettrica e gas) (con aliquote fiscali sovente decrescenti al

crescere del consumo: perché?).

Deficit infrastrutturale nei trasporti: scarsa sicurezza e congestione generano costi esterni netti (oltre il 90% imputabili alla rete stradale

ordinaria) per quasi 40 miliardi di euro (per la maggior parte perdita di vite umane).

Meccanismi di avanzamento automatico nelle carriere pubbliche ed

eccessive garanzie di impiegati e dirigenti hanno portato il costo del lavoro nella Pubblica amministrazione non soltanto ad essere ben più elevato che nei settori market, ma soprattutto crescente rispetto al resto

dell’economia.

Negli ultimi 12 anni il numero di dirigenti per 100 dipendenti nella PA è passato da 3,3 a 6.

Questa spesa pubblica crescente viene affrontata con emissione di debito o

incremento di imposte.

(11)

6 ,8

3 ,9

2 ,7

1 ,5 5 ,1

3 ,7

2 ,5

1 ,5

0 ,8

1 ,3

1 ,8

1 ,3 1 ,4

1 ,5

0 ,0 0 ,5 1 ,0 1 ,5 2 ,0 2 ,5 3 ,0 3 ,5 4 ,0 4 ,5 5 ,0 5 ,5 6 ,0 6 ,5 7 ,0 7 ,5

1 9 6 5 -7 0 1 9 7 1 -8 0 1 9 8 1 -9 0 1 9 9 1 -0 0 2 0 0 1 -0 6 2 0 0 7 2 0 0 8

tasso medio annuo di crescita

S p e s a d e lle fa m ig lie re s id e n ti P IL p o te n z ia le

p e rio d o p a rtic o la re : il ra p p o rto tra c o n s u m i e P IL s c e n d e p e r la p rim a v o lta in 4 0 a n n i:

in c e rte z z a s u lla ric c h e z z a (a n c h e

p e n s io n is tic a ), re d d ito s ta g n a n te d a lu n g o te m p o , e c c e s s o d i s p e s e o b b lig a te ; è

u n 'in c e rte z z a c h e s i riv e rb e ra s u l fu tu ro ...

1,4

1,9

PRODOTTO POTENZIALE E CONSUMI IN ITALIA

Non è sufficiente che il PIL di un anno cresca perché crescano significativamente anche i

consumi: devono invece crescere potenzialità e prospettive di medio termine perché le persone spendano con tranquillità e fiducia le proprie risorse (viceversa risparmiano per cautelarsi

rispetto all’incertezza). Come si vede, infatti, la prima metà degli anni 2000 è caratterizzata da una crescita dei consumi addirittura inferiore a quella del prodotto potenziale.

(12)

PRODOTTO INTERNO LORDO E COMPONENTI

Il 2006: una riprova della congettura sulla relazione potenziale-consumi. Il PIL è

cresciuto 4 decimi più del potenziale (+1,5%), ma i consumi non hanno seguito (solo +1,5%, dopo un 2005 molto modesto). Quindi, ripresa, ma non sviluppo dei consumi.

L’incertezza delle famiglie riguarda le prospettive di reddito e di accumulazione di ricchezza, la reale pressione fiscale futura, il sistema pensionistico (che dovranno sostenere, non che le sosterrà): tutto ciò frena la propensione al consumo.

1995-2004 2005 2006 2007 2008

Pil 1,6 0,1 1,9 1,5 1,9

Spesa delle famiglie 1,7 0,6 1,5 1,4 1,9

Spesa delle AAPP 1,0 1,5 -0,3 0,3 0,9

Investimenti 3,1 -0,5 2,3 2,4 2,5

Esportazioni 2,0 -0,5 5,3 3,5 3,4

Importazioni 3,6 0,5 4,3 3,4 3,4

(13)

3 4 , 0 3 6 , 0 3 8 , 0 4 0 , 0 4 2 , 0 4 4 , 0

1 9 9 0 1 9 9 1 1 9 9 2 1 9 9 3 1 9 9 4 1 9 9 5 1 9 9 6 1 9 9 7 1 9 9 8 1 9 9 9 2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4 2 0 0 5 4 5 , 0

3 9 , 2

4 2 , 6

3 5 , 7

4 2 , 5

3 4 , 9

4 3 , 3

3 5 , 7

REDDITO DISPONIBILE PER FAMIGLIA AL LORDO E AL NETTO DELLE SPESE OBBLIGATE

Esiste una quota di “spese obbligate” (soprattutto abitazione, energia, assicurazioni) che, per assetto dei mercati e/o tendenze demografiche, assicura una rendita di posizione agli

operatori di quei mercati, riducendo il reddito disponibile delle famiglie per le “spese libere”.

Tra il 1990 ed il 2005 il reddito disponibile reale per famiglia destinato alle “spese obbligate” è passato da 5.800 a 7.600 euro, cioè un incremento del 31%, contro una flessione del 9% del reddito per famiglia da destinare alle “spese libere”.

MIGLIAIA DI EURO COSTANTI DEL 2005

(14)

43,5 44,9

47,9 50,8 50,7

47,8

43,8 46,9

49,8 53,0

54,7

50,3

42,0 44,0 46,0 48,0 50,0 52,0 54,0 56,0

TOTALE 1 2 3 4 5 e più

1997 2004

QUOTA % DELLE SPESE OBBLIGATE SULLA SPESA

FAMILIARE IN FUNZIONE DELL'AMPIEZZA DEL NUCLEO Spese per abitazione, beni durevoli, altre spese obbligate (sanità, spese gestione auto,

riparazioni, abbonamento TV e Internet).

REDDITO DISPONIBILE, DEMOGRAFIA E STAGNAZIONE DEI CONSUMI COMMERCIALIZZABILI

Mobilità territoriale del lavoro, edilizia residenziale e demografia sono tra le determinanti per il profilo di crescita della spesa delle famiglie. Le famiglie poco numerose destinano fino a quasi il 55% della spesa a consumi obbligati (e beni durevoli, che hanno una quota inferiore al 10%). Il peso pro-capite della bolletta del gas o dell’elettricità o del canone di locazione cresce se si riduce il numero di componenti della famiglia.

Poiché tra il 1997 e il 2004 (con prosecuzione del trend in prospettiva futura) le famiglie con uno o due componenti sono cresciute di oltre il 15%, mentre si sono ridotte quelle con 5 o più componenti, larga parte della sottrazione di reddito disponibile per i consumi che passano dai negozi è spiegata da tale fenomeno: ciò

numero di componenti media

(15)

consumi obbligati

I CONSUMI COMMERCIALIZZABILI: OLTRE LA RETORICA DELLA SATURAZIONE

Sovente si spiega la crisi dei consumi commercializzabili con la saturazione: cioè non c’è più nuova domanda, ma solo domanda di sostituzione. In realtà, l’evidenza empirica su consumi di prodotti

commercializzabili “time-saving” (surgelati, yogurt, detersivi in pastiglia, nuovi detergenti, ortofrutta prelavato e pretagliato, colazioni, piatti pronti) ne segnala tassi di incremento nella spesa vicini a quelli della telefonia o di altri beni tecnologici. Non a caso, i consumi commercializzabili risultano compressi dal versante delle spese obbligate, offerte in condizioni di monopolio generale o locale a prezzi crescenti. Dei 18 punti-quota persi in 35 anni dai consumi commercializzabili, un terzo quasi proviene dalla pressione esercitata dalle spese obbligate.

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

1970 1972 1974 1976 1978 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004

consumi obbligati: da 18,3% a 23,9% (circa il 25% nel 2008) consumi commercializzabili: da 54,5% a 35,8% (2005), di cui alimentari da 36,1% a 15,6%; per il 2008 circa il 35%

altro (soprattutto servizi): da 27,2% a 40,3% nel 2005, di cui consumi fuori casa da 5% a 7,3%;

stabile per il 2008

(16)

Il 2006 ha rappresentato una svolta positiva nella dinamica del turismo in Italia. La quota della spesa dei turisti in rapporto al PIL è cresciuta. Tuttavia, l’Italia non sembra investire in questo settore, né si punta sul turismo come driver di crescita sostenibile e duratura nel lungo termine.

I dati suggeriscono una forte correlazione tra quota della spesa turistica e svalutazione del cambio, lasciando ipotizzare che il fattore prezzo abbia, per il turismo incoming, un’importanza forse eccessiva rispetto alle caratteristiche, almeno presunte, del capitale ambientale, culturale, enogastronomico, del nostro paese.

1,40 1,60 1,80 2,00 2,20 2,40 2,60

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

spesa degli stranieri sul Pil (%, prezzi correnti)

LA SPESA DEGLI STRANIERI IN ITALIA

(17)

Gli elementi di cautela che frenano la propensione al consumo impongono di procedere a una previsione condizionata a differenti ipotesi di sviluppo dell’attività economica in generale e del reddito disponibile e degli asset detenuti dalle famiglie in particolare. Lo scenario recessivo è caratterizzato da una modesta crescita del reddito associata a una riduzione delle quotazioni immobiliari che si traducono in una contrazione della propensione al consumo. In questo scenario anche la spesa dei turisti stranieri si riduce in termini reali. Pertanto, la spesa per consumi sul territorio economico si contrae in termini reali (-0,2% e -0,3% nel 2007 e nel 2008). L’eventuale assorbimento da parte delle famiglie dell’incremento della pressione fiscale e la tenuta delle quotazioni di immobili e mercati finanziari, con incremento del valore reale degli asset, genera invece lo scenario espansivo: esso concretizzerebbe il passaggio dalla ripresa alla crescita. La nostra previsione si colloca all’interno di questi due quadri evolutivi contrapposti (pesando di più lo scenario favorevole): +1,4% nel 2007, cioè un

La spesa delle famiglie in termini reali sul territorio variazioni %

-0,2%

-0,3%

3,0%

2,0%

1,9%

1,4%

-1,0%

0,0%

1,0%

2,0%

3,0%

4,0%

5,0%

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Scenario espansivo

Scenario di base

Scenario recessivo

LA PREVISIONE DEI CONSUMI IN AGGREGATO

(18)

LA PREVISIONE DEI CONSUMI

0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0

-2,5 -2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0

COMUNICAZIONI (7,3, 6,2 )

VESTIARIO E CALZATURE

MOBILI ED ELETTRODOMESTICI

RICREAZIONE, CULTURA E ISTRUZIONE ALBERGHI E

RISTORANTI

BENI E SERVIZI VARI

SANITA' ALIMENTARI, BEVANDE, TABACCHI

ABITAZIONE

TRASPORTI

VAR. % MEDIA ANNUA DEI CONSUMI IN TERMINI REALI: 2000-2005

VAR. % MEDIA ANNUA DEI CONSUMI IN TERMINI REALI:

2006-2008

TOTALE CONSUMI INTERNI: 0,3, 1,6

Disaggregando i consumi, lo scenario previsionale formulato sottolinea le buone potenzialità di sviluppo dell’area della ricreazione, cultura e istruzione: in sostanza un incremento nella

terziarizzazione dei consumi, confermata dalla previsione di crescita della voce alberghi e

ristoranti supportata dall’afflusso crescente di turisti stranieri. Solo nel 2008 l’area del vestiario e

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