Equipe di lavoro
Partecipanti alle rilevazioni e all’elaborazione dei dati
EQUIPE DI LAVORO
Partecipanti sul campo
• BIANCO Paolo
• FRANZINO Enrico
• ROLLE Carlo
• LURAGHI Giorgio
• MARCONE Gianni
• FIORINA Graziano
• GRANDINETTI Giuseppe
• POLETTO Mario
• SANDRONO Bernardo
• SCIACERO Alfredo
• BOLLERO Elena
• FERRERO M. Cristina
• FRANZINO Andrea
• FIORINA Alessio
• MARCONE Andrea
• POLETTO Francesca
BATIMETRIA E TOPOGRAFIA
Rilevazioni al lago
• BIANCO Paolo
• ROLLE Carlo
• LURAGHI Giorgio
• MARCONE Gianni
• FIORINA Graziano
• GRANDINETTI Giuseppe
• POLETTO Mario
• SANDRONO Bernardo
• SCIACERO Alfredo
Elaborazione dati in sede
• FIORINA Graziano
• GRANDINETTI Giuseppe Elabor. bacino idrografico
• FIORINA Graziano
PARAMETRI FISICI ACQUE E SEDIMENTOLOGIA
Rilevazioni al lago
• FRANZINO Enrico
• MARCONE Gianni
• LURAGHI Giorgio
• FIORINA Graziano
• ROLLE Carlo
• BIANCO Paolo
• GRANDINETTI Giuseppe
• POLETTO Mario
Elaborazione dati fisici in sede
• MARCONE Gianni
• GRANDINETTI Giuseppe
BIOLOGIA ESTERNA E SUBACQUEA
Rilevazioni al lago
• FRANZINO Enrico (ext. sub)
• BOLLERO Elena
• FERRERO M. Cristina
• FRANZINO Andrea
• FIORINA Alessio
• MARCONE Andrea
• POLETTO Francesca
Elaborazione dati in sede
• FRANZINO Enrico
• FERRERO M. Cristina
• FRANZINO Andrea
IMMERSIONI
Gruppo di immersione
• BIANCO Paolo: prelievo sedimenti, esplorazione
• MARCONE Gianni: parametri fisici acque, fotosub
• FRANZINO Enrico: prelievo campioni biologici, parametri fisici acque, fotosub
• LURAGHI Giorgio: parametri fisici acque, esplorazione
• GRANDINETTI Giuseppe:
misurazione sedimenti, esplorazione
• ROLLE Carlo: parametri fisici acque, esplorazione
• FIORINA Graziano: parametri fisici acque, esplorazione
• SCIACERO Alfredo:
esplorazione
• POLETTO Mario: prelievo sedimenti, esplorazione
Assistenza esterna
• FERRERO M. Cristina
• BOLLERO Elena
LABORATORI
Esami chimico-fisici acque
• Studio dott. Roberto CHIONO - Rivarolo
Esami biotossicologici sedimenti
• Laboratorio ecotossicologia Dipartimento di Grugliasco ARPA Piemonte
Analisi dei risultati e conclusione
Analisi critica dei risultati
Lo Chamolé è un lago di medio-alta quota caratterizzato da una situazione topografica abbastanza particolare, peraltro già riscontrata in altri analoghi “laghi di circo”: il bacino si trova profondamente incassato tra le rupi, ben protetto su quasi tre versanti, ed aperto unicamente verso Nord a venti e correnti .
L’esposizione solare è buona nei mesi estivi, e si può ragionevolmente presupporre che si mantenga a buoni livelli anche nei mesi primaverili ed autunnali.
Tali fattori, come visto, determinano già a livello perilacustre, una diversificazione della flora esterna tra l’area “chiusa” nel bacino e quella delle altre aree circostanti e più esposte.
Se scendiamo più nella fattispecie del lago vero e proprio, ed analizziamo altri parametri, quali le profondità massime e medie ed il tracciato isobatico del fondale, vediamo che si tratta di un bacino di scarso rilievo dimensionale, con profondità media sui 4-5 metri, ampiamente sproporzionato rispetto alla superficie, molto ampia relativamente alla profondità. Vi è inoltre la particolarità del profilo del fondo, che registra le profondità maggiori nel settore sud, in concomitanza alla sponda più erta : grazie a questo fatto, i venti da Nord e NordOvest che possono soffiare sulla superficie spingendo le acque a Sud, riescono a “schiacciare” agevolmente le acque superficiali in profondità, grazie proprio a tale maggior “verticalità” di parete: ciò si traduce in un buon rimescolamento, pressochè continuo, facendo sì che anche sul fondo si registri una temperatura di tutto rispetto, ottenuta sia per tale azione miscelatrice, sia per l’azione diretta di irraggiamento solare dalla superficie.
In effetti, le misurazioni di trasparenza dell’acqua e dell’intensità luminosa sul fondo hanno rivelato che anche il punto di maggior profondità è ben penetrabile dall’irradiazione solare.
La croma verdastra dell’acqua ben si accorda con il rilievo di abbondante fitoplancton.
L’apporto azotato esterno sebbene non supportato da un bacino imbrifero non enorme ma comunque arricchito in estate dalle deiezioni degli animali di malga, e da una “pressione” non indifferente di turisti/escursionisti, è bastante all’arricchimento esogeno del piccolo lago (inteso in termini di volume).
La sommatoria di tutti i fattori sin qui riassunti portano alla realtà di condizioni ottimali per la vita di un lago di montagna, grazie al raggiungimento sino alla massima profondità di energia termica e luminosa, oltre ad un adeguato apporto nutritizio, ampiamenti favorenti la fotosintesi, e quindi la base della piramide ecologica.
In effetti le varietà vegetali ed animali acquatiche rilevate hanno dato un quadro tutto sommato buono, con abbondanza quali-quantitativa di specie, equilibrate tra di esse. La classificazione che deriva dalle specie
“markers” è concorde nell’ attribuire allo Chamolé la denominazione di Eutrofico di tipo II / B mesosaprobio.
Detto livello indica le condizioni di un lago che non ha le caratteristiche oligotrofiche ed “I / oligosaprobie” classiche di un lago di alta quota, cristallino ma povero di nutrienti e di vita , ma bensì di un bacino con acqua ancora pura ma già in pieno rigoglio vitale.
Tale risultato concorda anche con le analisi biotossicologiche dei sedimenti, che rilevano un grado di tossicità ben rilevabile, ma con quasi- sufficiente certezza attribuibile a fenomeni di tossicità ambientale legata a processi autonomi di vita lacustre dato dai fenomeni di “ricambio”
biologico (come, per esempio la putrefazione della flora acquatica).
Conclusione
Se la situazione attuale appare buona e in discreto equilibrio, non si può fare pronostici per il futuro, in quanto essa non è statica ma dinamica, e si nutre il sospetto che stia lentamente evolvendo verso fasi crescenti di eutrofizzazione, fatto supponibile già solo in base alla notevole estensione di colonizzazione vegetale subacquea, che pare in effetti esagerata rispetto alla tipologia di lago.
Vi è inoltre quantomeno da chiedersi se la chiocciola di Limnea (anch’essa in enorme quantità, e quindi giocante una parte importante nella bilancia della vita lacustre) sia indigena del lago o se sia stata
“importata” casualmente con i ripopolamenti di trote, e abbia quindi trovato un ambiente estremamente favorevole alla moltiplicazione massiva.
Come già detto in precedenti occasioni, un lago di montagna è un ecosistema estremamente delicato, e suscettibile ad ogni minima variazione, in proporzione inversa alle dimensioni volumetriche del lago:
molto spesso un minimo evento proiettato nel tempo assume proporzioni non più arginabili, come il sassolino che diventa una frana.
Talora l’evento è frutto stesso della natura nel suo ruolo evolutivo, talora è frutto dell’opera dell’uomo, sia su scala locale che planetaria : immaginiamoci l’effetto su un lago di montagna, con forme di vita abituate a sfruttare il massimo dell’energia disponibile, dell’aumento di 1 solo grado di temperatura dell’atmosfera terrestre (che, effettivamente, sta avvenendo).
La domanda è sempre la stessa: imperizia, imprudenza o negligenza
?
Il Lago Chamolé attualmente sta relativamente bene, ma va considerato, alla pari di tanti altri laghetti di montagna, come un possibile
“paziente a rischio”.
Teniamoli d’occhio !