1
OMELIA DEL GIORNO DI PASQUA Domenica 12 aprile 2009
Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Carissimi fratelli e sorelle,
buona Pasqua a tutti!
Dopo i giorni del Triduo pasquale, questa mattina siamo nuovamente riuniti nella nostra Cattedrale per celebrare con solennità la Pasqua: la festa più importante dell’Anno Liturgico.
Cristo è risorto! Noi siamo chiamati a partecipare alla grazia della sua risurrezione:
anche noi vivremo dopo la morte ed il nostro peccato è stato cancellato dalla sua offerta per noi sulla croce.
Per questo motivo che se ben compreso è di grande gioia e speranza oggi in tutte le chiese del mondo suonano a festa le campane. Tuttavia, anche se le campane suonano, se il fuoco che abbiamo benedetto ieri sera quale segno della luce e del calore di Cristo che vince il buio e il freddo delle tenebre del peccato e della morte ha rischiarato la serata, pare che nulla sia cambiato, che nulla venga meno nelle tenebre.
L’uomo continua a desiderare l’infinito, la vita, la comunione con Dio. Dio, nella Pasqua del suo Figlio gli viene incontro con un gesto straordinario di amore, un fatto impensato che fa comprendere come tutte le Scritture si rivolgessero alla Pasqua di Cristo e come essa dia luce e spiegazione a tutte loro. Dio permette alle donne di vedere il sepolcro vuoto, a Pietro e Giovanni di entrarvi e comprendere grazie alle bende riposte in ordine, in un angolo, che il corpo del Signore non era stato rubato.
Gesù apparirà risorto ai discepoli di Emmaus, agli altri apostoli… ma gli uomini nonostante tutto anche oggi fanno fatica a credere nella risurrezione. Preferiscono le tenebre alla luce, la notte al giorno.
Se non sperimentiamo scientificamente e razionalmente una cosa non la crediamo anche se la incontriamo, se l’avvenimento di Cristo ci si fa incontro.
Noi continuiamo a voler allargare il nostro potere umano. Vogliamo essere padroni delle nostre esistenze e a volte vi riusciamo pure. L’uomo è riuscito anche a clonare un’altra creatura, a costruire la vita in provetta, eppure non riesce a vincere l’oscurità che lo circonda, può aumentare il suo potere ma invece di diminuire, la sua disperazione cresce.
2
L’uomo moderno crede di essere pari alla Divinità e pensa di poter prendere in mano il creato in maniera nuova e migliore ma poi si aliena. Quando ritiene di essere giunto alla vetta sperimenta la sua fragilità, il suo fallimento, cade nella disperazione. A quel punto pensa che la soluzione migliore per risolvere il problema sia l’eliminazione dell’uomo, dell’uomo fatto a immagine di Dio, dell’uomo con tutta la sua dignità dal concepimento alla sua morte naturale.
Non è forse la nostra esperienza anche oggi?
Ebbene, proprio per l’uomo che oggi come ieri crede di vivere meglio sostituendosi al suo Creatore e cade nel non senso, nell’insignificanza, nel peccato, nella disperazione che conduce alla morte, suonano oggi le campane della Pasqua.
Risuona il messaggio: Cristo è risorto!
E questo messaggio, vecchio di 2000 anni, nonostante tutto risuona ancora nei cuori delle persone, anche le più disperate. Non lo abbiamo visto in questi giorni alla televisione guardando ai tanti fratelli che nel terremoto dell’Aquila hanno perduto famigliari, amici, case e tutto ciò che avevano per vivere? Eppure quante testimonianze di fede, quanta fiducia nella potenza della Risurrezione, nella speranza creativa che si trasforma in carità fraterna, solidarietà, amore, ci è stata testimoniata!
Non è allora che forse vogliamo, quali uomini moderni o addirittura come qualcuno dice “post-moderni”, dimenticare a volte per comodità il messaggio della Pasqua, quel messaggio che tuttavia non ci abbandona, ci perseguita e sempre ci è offerto dalla Divina Misericordia? Non accade a noi forse quello che accadde ai discepoli che credevano che il messaggio della risurrezione fossero chiacchiere di donne, ma in fondo, nel loro intimo, non erano poi così tanto sicuri di sé?
I Padri della Chiesa descrivevano la Chiesa come una donna. Giovanni forse vi vide Maria di Magdala. Una donna che anche oggi al nostro mondo vuole gridare: Cristo è risorto!
Potrebbe anche essere vero… chi può escluderlo dato che anche le scienze, che da una parte negano e per lunghi secoli stanno negando la risurrezione, dicono però che tutto è possibile…
In questa situazione, allora, che fare? Come festeggiare la Pasqua? Noi viviamo in un tempo dove non abbiamo più certezze, il dubbio intacca ogni nostra certezza, eppure anche la scienza ritiene che tutto sia possibile. Che fare, allora?
3
Innanzitutto oggi dovremmo proporci di metterci davanti al Mistero della Pasqua senza certezze precostituite con le quali spesso la modernità e la post-modernità vogliono limitare in maniera definitiva il mondo e l’uomo. Ma poi occorre fare di più per evitare di fondare la nostra fede su elementi che ci lasciano scettici.
Occorre aprirci alla grandezza di Cristo più che alla persuasione razionale.
In altre parole, come insegna la Chiesa da sempre, dobbiamo incamminarci, prendere la Parola di Dio come strada della vita, immedesimarsi in essa, per arrivare così con la prova della vita all’esperienza della realtà. Per questa ragione nella Chiesa antica venne creato il Catecumenato. Ossia la fede non deve essere annunciata come qualcosa di puramente intellettuale, solo come serie di nozioni, di informazioni, ma sperimentata e guadagnata in un processo graduale di assimilazione, immedesimazione e condivisione di esperienze.
E’ logico. Se voglio conoscere la medicina non posso fermarmi solo a conoscere nozioni lette su libri e manuali ma dovrò avere un rapporto diretto con i malati e la malattia onde evitare di diventare un teorico della medicina ma che non sa cosa è la medicina! E anche questo esige però di saper leggere le analisi, di saper usare le apparecchiature, di saper guardare al malato, ecc.
Così è per la fede nel Risorto. Per aderire a Lui non basta conoscere il messaggio:
Cristo è risorto! Ma devo mettermi a servizio di Colui che voglio conoscere. Come il medico se vuole conoscere il paziente e guarirlo deve mettersi al suo servizio, così anche noi dobbiamo, carissimi amici, dobbiamo metterci a servizio di Cristo e dei fratelli.
Se chiediamo al mondo moderno se c’è la risurrezione egli ci dirà di no dal momento che non conosciamo una forma di questo tipo di smaterializzazione o di istantaneo mutamento della materia. E allora ci dirà che il cadavere era rimasto nella tomba, che le visioni del risorto potrebbero essere esperienze soggettive di persone suggestionate, che il corpo si putrefà e la risurrezione sarebbe solo un discorso poco più che idealistico.
E allora? Cosa dobbiamo credere?
Gesù, cari amici, non ci predica questo discorso, il discorso della risurrezione, dall’alto ma ci comunica il Vangelo della risurrezione bevendo Lui direttamente al calice della morte. E noi non dobbiamo ascoltarlo soltanto ma sperimentarlo come avvenimento che ci viene incontro.
4
Un teologo di Beirut, Jean Corbon, ha scritto: “Se la venuta di Dio nell’uomo non arrivasse fino alla morte, egli si prenderebbe gioco dell’uomo. E così è in tutte le religioni e ideologie: dal momento che non possono eliminare la morte, vogliono distogliere l’uomo da essa”.
Cristo, invece, è entrato nel mistero della morte!
Inoltre sappiamo che tutti gli elementi empirici passano, sono legati a un determinato momento temporale e storico. Ma il grande evento che la morte è morta si stacca dal processo del morire e del divenire. E’ una falla nel muro della transitorietà che resta ancora aperto anche oggi. Non ci rimanda solo al passato, anche se certamente è accaduto una volta per tutte 2000 anni fa, per sempre. Ma da allora è così! Ciò che è avvenuto resta e noi dobbiamo cercare di penetrare nel mistero della Pasqua per poi poter riconoscere sempre quell’unica volta, anche quella sola volta ma che ha cambiato la vita e la storia e non il contrario.
E come si può arrivare a questo presente del passato? A questo sempre di quell’unica volta? A dire che anche oggi è Pasqua, che anche oggi Cristo è risorto e dunque noi con Lui?
Innanzitutto su questa strada abbiamo bisogno di testimoni. Il Risorto fin dall’inizio non si è mostrato a masse oceaniche di persone ma si è mostrato a testimoni che hanno percorso con Lui un tratto di strada verso la morte. Camminando con Lui si può incontrare la verità. Questa via ha diversi gradi e modalità.
In una riflessione del Cardinale Joseph Ratzinger alla quale ho tratto spunto per l’omelia di oggi, egli fa un esempio. Riportando il cammino di Tatjana Goriceva.
Questa donna aveva imparato che lo scopo della vita era mettersi in mostra, essere più furbi degli altri, più capaci, più forti… ma nessuno – confessò – le aveva detto che la cosa più grande nella vita non consiste nel guadagnare gli altri e nel vincerli, ma nell’amarli! Passo dopo passo, nell’incontro progressivo con Gesù, riconosce questo dal profondo di sé stessa, finchè poi, un giorno, recitando il Padre nostro sperimenta una nuova nascita e si rende conto “che Egli esiste”, con una conoscenza che coinvolge tutto il suo essere, “non con la mia ridicola ragione – scrive -, ma con tutto ciò che io sono”.
Carissimi fratelli e sorelle, è questa la vera e autentica conoscenza, esperienza, concretamente sperimentabile e quindi verificabile. Certamente non verificabile con l’atteggiamento della spettatore ma solo accettando di entrare a far parte dell’esperimento di vita con Dio!
5
Proprio questo era il senso del catecumenato con cui la Chiesa conduceva le persone all’incontro con il Risorto, tramite l’aiuto di testimoni che passo dopo passo aiutavano ad entrare nell’esperienza di Gesù, della vita vissuta con Lui e quindi con Dio.
A chi interrogava Gesù per chiedergli come fare per avere la vita eterna, Gesù rispondeva – come risponde a noi – “Vieni e seguimi”. Il volto di Dio per ora non possiamo vederlo, di Lui possiamo vedere solo le spalle. Vedere il volto di Dio vorrebbe dire morire, essere come Dio e per questo anche a Mosè che voleva vedere Dio gli viene insegnato che lo si può vedere solo di spalle, ossia seguendolo ovunque egli voglia portarci.
Seguirlo per vederlo, seguirlo per conoscerlo, seguirlo per fare anche oggi l’esperienza della sua Pasqua! A questo ci chiamano anche oggi le campane della Pasqua che continueranno sempre a suonare e a sorprenderci nel buio delle nostre notti. Riusciranno ancora a smuovere il nostro cuore affinchè la notte ceda il posto alla luce del mattino. Anche oggi, in questa promessa, sia la gioia della Pasqua!
Amen.