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India

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Academic year: 2021

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Di Napoli, Valagussa – Prospettive GEOGRAFICHE

INDIA

Superficie (in migliaia di km2) 3.287 Popolazione (in milioni di abitanti) 1.148

Densità (abitanti/km2) 349

Forma di governo Repubblica federale

Capitale New Delhi

Lingua (ufficiale) Hindi e Inglese

Religione induista

Speranza di vita (maschi/femmine) 66/71

PIL/abitante (in $ USA) 1.016

L’India, con oltre 3 milioni di km², è uno degli Stati più grandi del mondo. Si trova nell’Asia meridionale ed è delimitata a nord dalle grandi catene montuose dell’Himalaya e del Karakoram, con altissime vette (Everest di 8.848 m, K2 di 8.611 m). Al centro si estende l’immensa pianura indo-gangetica, formata dai detriti depositati dai fiumi Indo (lungo 3.180 km), Gange (2.700 km) e Brahmaputra (2.900 km).

A sud si trova la penisola di forma triangolare del Deccan, costituita da un altopiano orlato ai bordi dalle alture dei Ghati Orientali e Occidentali (con un’altitudine media compresa tra i 700 e i 1.000 m). Anche le pianure costiere meridionali, bagnate dall’oceano Indiano, sono di origine alluvionale.

La penisola del Deccan divide le acque del Golfo del Bengala (a est) da quelle del Mar Arabico (a ovest). Posta a cavallo del Tropico del Cancro, l’India ha un clima caldo, a eccezione delle zone al di sopra dei 4.500 m, dove si trovano le nevi perenni. Sono aride la parte interna del Deccan e l’area al confine con il Pakistan, occupata dal deserto del Thar. Il resto del territorio è influenzato dallo spirare dei Monsoni, venti stagionali che determinano la quantità delle piogge e, di conseguenza, l’umidità più o meno consistente. La vegetazione prevalente è la giungla, una foresta pluviale con una stagione secca durante l’inverno. Nel Deccan è presente anche una savana particolarmente umida, mentre le zone più aride sono in gran parte ricoperte dalla steppa.

Nel III millennio a.C., nella valle dell’Indo si sviluppò la fiorente civiltà urbana dei Dravidi, popolazioni di pelle scura che oggi abitano il sud dell’India e lo Sri Lanka. L’arrivo degli Arii nel XV secolo a.C. fece migrare verso il Deccan meridionale le genti dravidiche e diede vita a una raffinata cultura diffondendo l’induismo e il sanscrito, la lingua indoeuropea dalla quale sono derivati i numerosi dialetti parlati oggi in India.

Nel VI secolo a.C. nacque il buddismo che favorì lo sviluppo delle scienze, delle arti e di grandi imperi ai quali seguirono le dominazioni arabe, mongole e turche. A quest’ultima etnia apparteneva la famosa dinastia Moghul che governò la regione dal 1526 al 1858, imponendo la religione islamica e l’osservanza dei suoi precetti.

A Calicut (sul litorale occidentale dell’India), nel 1498, approdarono le prime navi europee che avevano circumnavigato l’Africa. Erano guidate dal portoghese Vasco de Gama e diedero inizio a una colonizzazione puntiforme delle coste: furono creati porti commerciali dove era possibile scambiare merci con i popoli locali, controllando un territorio molto circoscritto. Ben presto, però, la corona inglese volle una dominazione esclusiva della regione, nella quale la britannica Compagnia delle Indie Orientali si sostituì ai portoghesi ed eliminò la concorrenza francese.

Nel XIX secolo la Gran Bretagna prese il posto dell’ultimo imperatore moghul e dal 1858 governò l’intero subcontinente indiano (che comprende l’India, il Bangladesh, il Pakistan, il Nepal, il Bhutan e alcuni arcipelaghi dell’oceano Indiano) ponendo a capo un viceré.

Da allora l’immensa regione fu asservita agli interessi degli inglesi che riorganizzarono l’economia delle

popolazioni locali, sostituendo l’artigianato e l’agricoltura di sussistenza con produzioni industriali e piantagioni.

L’obiettivo era sfruttare la manodopera indigena e procurarsi materie prime (soprattutto tè, tabacco, spezie e indaco) e altre merci da portare nei mercati europei. La costruzione di porti e dell’intero sistema ferroviario indiano erano, infatti, funzionali al trasporto dei prodotti. La creazione di un sistema viario aiutò

l’amministrazione coloniale a controllare il territorio e a renderne più efficiente lo sfruttamento.

Dalla fine dell’Ottocento, però, tra gli indiani cominciò a diffondersi l’aspirazione all’indipendenza. Nei primi decenni del XX secolo Gandhi, un giovane avvocato induista che aveva studiato a Londra, guidò una ribellione non violenta contro il dominio inglese: organizzò campagne di disobbedienza civile e spinse la popolazione a boicottare i prodotti britannici e a rifiutare di collaborare con le autorità coloniali. Seguì una feroce repressione e Gandhi e i suoi collaboratori furono più volte incarcerati. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale i militari indiani diedero un prezioso aiuto all’esercito britannico, l’intero subcontinente ottenne l’indipendenza e nel 1947 nacquero due Stati: l’Unione Indiana, a maggioranza induista, e il Pakistan, abitato in prevalenza da musulmani. Fin dall’inizio del secolo, infatti, si erano inaspriti i rapporti tra le due comunità religiose e fu necessaria una divisione della popolazione su territori differenti per evitare una convivenza per niente pacifica.

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Ne derivò una delle più imponenti migrazioni della storia, con 17 milioni di persone che abbandonarono le proprie case per raggiungere le terre occupate dalla propria comunità religiosa.

I musulmani si stabilirono nell’attuale Pakistan (detto “Occidentale”) e nel Bangladesh (allora chiamato

“Pakistan Orientale”).

I due territori hanno costituito un unico Stato fino al 1971, quando la parte orientale si è ribellata al governo centrale e, con l’aiuto delle truppe indiane, ha ottenuto l’indipendenza.

L’India è il secondo Paese più popolato del mondo con1,1 miliardi di persone su un terzo della superficie europea. Gran parte della popolazione si concentra lungo il corso dei principali corsi d’acqua e sulle coste. Sono quasi disabitate le zone aride e quelle montuose alle altitudini più elevate.

Una forte natalità e una mortalità in continua decrescita fanno aumentare la popolazione molto velocemente.

Per questo motivo le risorse diventano sempre più scarse per un’economia già povera. La miseria è, infatti, diffusa e la speranza di vita media piuttosto bassa.

Due terzi degli abitanti risiedono in villaggi rurali, anche se un forte inurbamento ha creato enormi metropoli, come Bombay (12 milioni di abitanti) e Calcutta (5 milioni). Le città crescono a un ritmo molto elevato, ma non riescono ad adeguare le proprie strutture ai numerosi nuovi utenti. La conseguenza è che sorgono grandi periferie fatiscenti nelle quali mancano molti servizi importanti, come le farmacie, i medici e gli ospedali, le strade asfaltate e l’elettricità, la rete fognaria e un sistema di smaltimento dei rifiuti. Ne deriva una situazione di generale degrado e di pessime condizioni di vita.

L’India è un complesso mosaico di popoli e culture che, incontrandosi, hanno dato vita a migliaia di lingue e a molte religioni. Sono parlati 16 idiomi ufficiali e circa 1600 dialetti, cui si affianca l’inglese portato dai

colonizzatori e molto utilizzato nelle amministrazioni negli scambi commerciali e dalle classi sociali più elevate.

La religione più diffusa è l’induismo (praticato da oltre l’80% della popolazione), seguita dall’islamismo (12%

degli abitanti) e da minoranze buddiste, sikh, cristiane e animiste. Si è inoltre sviluppato anche un frequente sincretismo tra le usanze di questi credi che ha prodotto un panorama molto variegato. La religione continua a svolgere un ruolo sociale importantissimo perché influenza il modo di vivere della popolazione, le relazioni tra i cittadini, l’economia e la politica. La vicinanza di culture tanto diverse ha provocato molte tensioni che, talvolta, sono sfociate in veri e propri scontri.

La maggior parte dei lavoratori è impegnato nell’agricoltura che è ancora arretrata e poco produttiva; inoltre le frequenti alluvioni e siccità impediscono un costante rifornimento di generi alimentari e i terreni più fertili sono adibiti a monocolture da esportazione (riso, tè, cotone ecc.).

Anche l’industria è poco sviluppata e si basa soprattutto sulle manifatture tessili create durante la dominazione inglese: gli indiani hanno il 9% dei telai di tutto il mondo, benché solo un terzo di essi sia moderno.

Fa eccezione il settore informatico che è decisamente all’avanguardia: l’India è il terzo produttore mondiale di software dopo gli Stati Uniti e il Giappone. Il Paese può contare anche su un’industria aerospaziale di alto livello e su una produzione cinematografica che non ha uguali: a Bombay si girano più film che in qualunque altra parte del mondo e la città è, per questo motivo, soprannominata Bollywood.

Bibliografia

• Amirante Domenico, India, Il Mulino, Bologna, 2007

• Boillot Jean-Joseph, L’economia dell’India, Il Mulino, Bologna, 2007

• Dalrymple William, In India, BUR, Milano, 2006

• Pezzali Amalia, La cultura dell’India ieri e oggi, EMI, Bologna, 1965

• Quilici Folco, India, un pianeta, SEI, Torino, 1983

• Pasolini Pier Paolo, L’odore dell’India, Ugo Guanda Editore, Parma, 1990

• Torri Michelguglielmo, Storia dell’India, Laterza, Bari-Roma, 2007

Filmografia

• Attenborough Richard (regia di), Gandhi, India e Regno Unito, 1982

• Lean David (regia di), Passaggio in India, Regno Unito e USA, 1984

• Pasolini Pier Paolo (regia di), Appunti per un film sull’India, Italia, 1968

• Joffé Roland (regia di), La città della gioia, Regno Unito, 1992

Siti interessanti

• web.tiscali.it/india_turismo/

• guide.dada.net/india/

• it.wikipedia.org/wiki/India

• www.portalino.org/india/

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