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IL LAVORO E PER I NEET N UOVE TECNOLOGIE E MOOC PER LA FORMAZIONE ,

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N

UOVE TECNOLOGIE E

MOOC

PER LA FORMAZIONE

,

IL LAVORO E PER I

NEET

GIANMARCO BONAVOLONTÀ Università Roma Tre

gianmarco.bonavolonta@uniroma3.it

Abstract

Nowadays, online education can be a new way of achieving and mastering the knowledge and skills required by the changes in today's complex society, which is characterised by increasing uncertainty, further marginalisation and social exclusion as well as inequalities in terms of income, life expectancy and employment opportunities. The present paper aims to offer food for thought on the convergence between the new online learning environments (MOOCs) and the training of the inactive population living in a condition of inequality and social exclusion. The discussion of the topic is not intended to be exhaustive but to stimulate and open a broader debate. Keywords: MOOC, NEET,education, employment, distance learning.

Abstract

La formazione online può rappresentare un modo nuovo per il raggiungimento e la padronanza delle conoscenze e delle competenze richieste dai cambiamenti di una società complessa come quella attuale, caratterizzata dall’aumento dell’incertezza, delle situazioni di emarginazione ed esclusione sociale così come dalle disuguaglianze in termini di reddito, di prospettive di vita e di opportunità occupazionali. Il presente contributo cerca di proporre uno spunto di riflessione sulla convergenza tra i nuovi ambienti di apprendimento online (MOOCs) e la formazione di quella fascia della popolazione inattiva che vive in una condizione di disagio ed esclusione sociale. La trattazione dell’argomento non vuole essere esaustiva ma di stimolo ed apertura ad un dibattito più ampio.

Parole chiave: MOOC, NEET, formazione, lavoro, educazione a distanza.

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Il corso universalmente riconosciuto come primo MOOC nel mondo fu Connectivism and Connective Knowledge1, tenuto nell’autunno del 2008 presso l’università di Manitoba dai ricercatori Stephen Downes e George Siemens (Martindale 2015), i quali utilizzarono per primi questo acronimo in seguito all’invenzione del termine da parte dell’esperto di tecnologie Dave Cormier (Yousef et al. 2015), il creatore della piattaforma alla base del corso.

Figura 1 MOOCs timeline. Fonte: Commons.wikimedia.org

Questa tipologia di corsi online si sono sviluppati sempre più su scala mondiale in particolare dall’autunno del 2011, quando la Stanford University fornì in forma gratuita un corso post-laurea sull’intelligenza artificiale, che arrivò ad avere l’iscrizione di centosessantamila utenti da 190 nazioni e il superamento del corso da parte di ventitremila di essi. Il fenomeno raggiunse l’eco a livello mondiale nel 2012, anno in cui vennero create le più importanti piattaforme, quali Coursera ed edX, con il partenariato di istituzioni universitarie di rilievo come il MIT di Boston oltre alle prestigiose Harvard e Stanford (Figura 1). Il solo Coursera, con sede in California ha ben 120 dipendenti e conta intorno ai 12 milioni di utenti al mese. Esistono numerosi corsi MOOC: quelli che consentono di conseguire attestati di partecipazione al termine del corso, crediti universitari o anche titoli di studio validi per un percorso di educazione formale (quali per esempio quelli di Master di specializzazione di primo o di secondo livello); altri invece forniscono competenze particolarmente specifiche e settoriali oppure servono per la propria crescita personale. Naturalmente, il fenomeno è approdato anche in Europa ed attualmente sono presenti piattaforme sia a livello nazionale che europeo. A tal proposito, vale la pena citare per l’area europea EMMA2, Iversity3, FutureLearn4, Openuped5, FUN6, Miriadax7, mentre EduOpen8, POK9, Federica.EU10, BOOK11, Trio12 per l’area italiana.

1 Downes, S. (2008). CCK08—The distributed course. The MOOC guide. Recuperato da https://

sites.google.com/site/themoocguide/3-cck08—the-distributed-course

2 European Multiple Mooc Aggregator. Si tratta di un progetto sostenuto dall’UE che ha la finalità di dare prova

dell’eccellenza dei metodi innovativi di insegnamento tramite la sperimentazione di corsi su numerose tematiche.

3 Piattaforma tedesca dove gli studenti possono ottenere crediti formativi riconosciuti nell'ambito del Sistema Europeo di

Trasferimento (ECTS). Oggi non è facile per uno studente europeo inserire crediti esterni ECTS nel curriculum dell'università in cui è iscritto. L'obiettivo di Iversity è quello di agire come intermediario.

4 Costola della Open University e che ha iniziato i propri corsi a metà settembre 2013 in partenariato con numerose

università inglesi e altre istituzioni culturali britanniche (British museum, British library e British Council).

5 OpenupEd è un progetto realizzato dall’European Association of Distance Education (EADTU) con il supporto della

Commissione Europea nell'ambito del Programma Erasmus+.

6 France Université Numérique (FUN) lanciata dal Ministero dell'Istruzione Superiore in Francia nel giugno 2013 è un

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Il fenomeno dei MOOCs ha ricevuto un'attenzione significativa anche da parte della ricerca e, di conseguenza, è stata proposta una serie di approcci per la loro classificazione (Conole et al. 2008; Conole 2015; Yousef et al. 2015; Pilli e Admiraal 2016). I primi tipi di MOOCs che sono stati identificati sono:

- i cMOOCs (Connectivist MOOCs) che adottano un approccio connettivista (Downes 2005; Siemens 2005; Goldie 2016) finalizzato a coinvolgere attivamente i discenti verso la formulazione-creazione di conoscenze e artefatti attraverso la partecipazione attiva alla comunità di apprendimento (Kop 2011). I cMOOCs possono essere erogati attraverso una vasta gamma di servizi che coinvolgono i partecipanti e promuovono molteplici strumenti per la creazione di conoscenza (Rodriguez 2012).

- gli xMOOCs (eXtendend MOOCs) adottano un approccio più tradizionale comportamentista, incentrato sull'insegnante, che si basa su un corso progettato da un esperto in materia (Rubens et al. 2014; Hew e Cheung 2014). Gli xMOOCs sono di solito erogati attraverso un'unica infrastruttura che ospita tutte le risorse educative, gli strumenti e i servizi necessari, così come le interazioni e i canali di comunicazione (Rodriguez 2012).

Nonostante il fascino iniziale di questa prima classificazione, i confini tra cMOOC e xMOOC stanno diventando sempre più sfumati. Mentre la crescita è avvenuta più in associazione con gli xMOOCs, le attività connettiviste dei primi cMOOCs stanno ora influenzando la progettazione degli xMOOCs. Inoltre, si potrebbe sostenere che, indistintamente dal tipo, risulta più interessante il come (Domenici 2009) un MOOC viene incluso in un ambiente educativo. Per esempio, questi corsi online possono rappresentare dei laboratori di insegnamento per i docenti, soggetti a constanti stimoli su metodologie e contenuti dei propri corsi. Tra i diversi fenomeni dovuti all’ibridazione tra didattica online e presenza in aula, vale menzionare le cosiddette flipped classrooms che rivoluzionano la gerarchia fra lezioni d’aula e contenuti nel web: prima si studia grazie alle risorse presenti in rete e in seguito si procede a una verifica dei contenuti in classe. Un secondo esempio è la pratica di proporre il completamento di un MOOC come requisito in un corso universitario che richieda agli studenti di parteciparvi e di condividere periodicamente le idee e le intuizioni acquisite durante la partecipazione al corso tradizionale in presenza (modalità blended). Ma quello che ci interessa qui porre in evidenza è il superamento della classificazione sopra proposta dei MOOCs e riconoscere che tale fenomeno si possa evolvere rendendo sempre meno nette le distinzioni fra i tipi identificati.

Secondo Maragliano, l’errore da evitare nel realizzare un MOOC è quello di copiare pedestremente le lezioni svolte in aula con il risultato di produrre corsi tutti uguali e con un basso livello di coinvolgimento, incentrati su una trasmissione passiva di conoscenze (Maragliano 2013). Tra tutte le criticità dei MOOC, quella principale è la ridotta costanza

7 Un progetto spagnolo di formazione online nato nel 2013 che offre corsi MOOCs di università ed istituzioni

iberico-americane.

8 Si tratta di un progetto in cui ha investito il MIUR e attualmente può fare affidamento su ben 20 università italiane. Il

motto presente sull’omonimo sito recita: “Libera la conoscenza, per tutti”. Ogni corso include al suo termine il rilascio di un certificato di partecipazione ma anche crediti formativi universitari o titoli formativi quali Master o corsi professionali.

9 Polimi Open Knowledge (POK), il portale MOOCs sviluppato dal Politecnico di Milano che eroga corsi articolati per

tipologia di destinatari dalla scuola superiore fino al mondo del lavoro passando per l’università.

10 Piattaforma MOOCs dell’Università Federico II di Napoli, attualmente in fase di riprogettazione.

11 UniBO Open Knowledge è un'iniziativa dell'Università di Bologna volta a sviluppare ed erogare i MOOC e mira ad

utilizzare la tecnologia digitale per migliorare i processi di insegnamento e le esperienze di apprendimento e di sostenere lo sviluppo delle soft skills La piattaforma e i contenuti di BOOK sono sviluppati in collaborazione con METID (gruppo di esperti del Politecnico di Torino per la progettazione e sperimentazione di strumenti e metodi per l’innovazione didattica)

12 Piattaforma dedicata all’e-learning sviluppata dalla Regione Toscana. Si tratta di un’iniziativa che ha avuto origine nel

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dei partecipanti: il boom di iscrizione degli utenti diminuisce drasticamente fin dalle prime settimane di lezioni (Alraimi, Zo, e Ciganek 2015). Alcuni studi riportano un tasso di completamento non superiore al 10%, con tanto di iscritti dimezzati nell’arco di una settimana e percentuali molto ridotte di alunni che arrivano alla conclusione del corso (Jordan, McGreal, e Conrad 2014).

Un altro spunto di riflessione è l’uso improprio del termine MOOC: attualmente questo acronimo è ormai di utilizzo comune per indicare tutte quelle piattaforme online che in forma gratuita consentono di apprendere attraverso la rete su molteplici tematiche anche se a volte bisognerebbe parlare di open courses e non di MOOCs mancando l’aspetto massivo del corso. Altro aspetto da evidenziare è la gratuità dei MOOCs che ad oggi non sembra più scontata.

Da tali premesse, si potrebbe affermare che i MOOCs rappresentino uno dei più alti livelli di formazione a distanza, fortemente caratterizzato dall’uso avanzato delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), inscritti prevalentemente all’interno di un contesto non formale di apprendimento-insegnamento (Witthaus et al. 2016), finalizzati alla democratizzazione del sapere in un’ottica di lifelong learning. Di conseguenza, possono essere considerati come un’opportunità rilevante per i giovani che possono dedicarsi allo studio a distanza e in modo discontinuo. Con i MOOCs risulta possibile studiare in modo approfondito un qualsiasi argomento specializzandosi in uno specifico ambito senza la necessità di frequentare fisicamente corsi di educazione formale con costi onerosi; oppure accrescere il proprio bagaglio di competenze o sviluppare una specifica passione che nel percorso di studi non è stato possibile approfondire. Sicuramente, non è credibile che i giovani, spesso sfiduciati dalla società, possano fare tutto da soli, ancora di più se portano il peso emotivo di molti mesi di curricula spediti senza alcun esito13. In particolare, in anni recenti, imprese e istituzioni hanno sviluppato numerosi progetti sul piano sia nazionale sia europeo tesi al recupero della fiducia dei giovani disoccupati inattivi non inclusi in percorsi di studio o di formazione (NEET), sostenendoli per renderli di nuovo parte attiva della società.

L’espressione NEET, di derivazione anglosassone, è appunto l’acronimo di Not in Education, Employment or Training e si riferisce esattamente alle nuove generazioni demoralizzate che non possono o non si sentono in grado di essere attivi nella società, affrontando le difficoltà del mondo del lavoro o quelle di un percorso di studi. Temporalmente, si tratta della iconica situazione del giovane che resta “inattivo” per diversi mesi (se non in alcuni casi per anni). Questa situazione costituisce un importante problematica sociale che non deve essere sottostimata soprattutto per la sua consistenza numerica. Il report Il silenzio dei Neet, del luglio del 2019 realizzato dall’UNICEF, riportando dati Istat del 2018, indica un numero di 2.116.000 giovani nel range di età fra i 15 e i 29 anni che né studiano né lavorano. Si tratta del 23,4% dei giovani dai 15 ai 29 anni.

Rimanendo focalizzati sulla condizione nazionale, la geografia risulta profondamente sbilanciata. Il primato è della Sicilia con il 38,6% dei NEET. Il secondo posto spetta alla Calabria al 36,2%, poi c’è la Campania al 35,9%, la Puglia al 30,5% e la Sardegna al 27,5%. Di contro, al nord e al centro la percentuale è rispettivamente al 15,5% e al 19,5%.

13 Camilli, A. (15 gennaio 2020). La Calabria Dei Ragazzi Che Non Studiano E Non Lavorano. Internazionale. Recuperato

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Nel contesto europeo, a fronte di una media di 12,9%, l’Italia occupa la terz’ultima posizione con il 23,4% avanti solo alla Turchia (27,6%) e al fanalino di coda della Macedonia (29,8%)14.

La situazione non migliora anche a livello mondiale: l’Italia rimane tra gli ultimi posti con una percentuale di 23,9% a fronte di una media dei paesi dell’OCSE del 14,4%. Secondo l’Anpal i fattori che tengono lontani i giovani sia dal lavoro che dalla formazione possono essere così sintetizzati:

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 il gruppo più consistente è rappresentato da tutti quelli che desidererebbero un lavoro ma, nonostante il loro impegno, non riescono a trovarlo. Si tratta del 41% dei NEET, che in genere hanno più di 20 anni;

 la seconda ragione, il 24,9% dei NEET, risiede in quei soggetti che cercano delle opportunità di lavoro e si mantengono attivi pur non frequentando ufficialmente un corso o risultando assunti da un’impresa. Sono in genere i più giovani e hanno un grado di istruzione medio-alto. Tuttavia, la loro esperienza lavorativa è in genere nulla;

 poi ci sono gli indisponibili, il 19,5%. Si tratta in particolare di donne sopra i 25 anni, in genere straniere, che devono accudire figli e parenti anziani o disabili;

 la restante parte sono i disimpegnati ovvero quelli che, cercando opportunità per un lungo periodo senza alcun esito, si sono rassegnati. Si tratta di giovani con un basso livello di istruzione che non credono nella possibilità di avere un futuro migliore. Rispondere ai diversi bisogni dei NEET e dare loro gli strumenti, le risorse e le motivazioni adeguati è una sfida complessa e urgente che richiederà partenariati forti e attivi. Come accennato in precedenza, partecipare ad un MOOC può voler dire sviluppare un nuovo interesse; aggiornarsi nel proprio settore o professione; ottenere nuove conoscenze e competenze per trovare un nuovo lavoro o svolgere un differente compito nella propria impresa. Da questa prospettiva i corsi MOOCs potrebbero rappresentare un’opportunità per l’accesso al mondo del lavoro. Per affrontare efficacemente le barriere alla partecipazione della formazione online, però, è necessario coinvolgere tutti le istituzioni di ogni ordine e grado. La crescente consapevolezza dei cambiamenti tecnologici crea una nuova opportunità per investire nelle competenze e nel potenziale della forza lavoro del futuro ed è forse necessario ripensare all’apprendimento permanente a livello globale per fornire sistemi dinamici, innovativi e inclusivi per risolvere sia la sfida immediata che ci pongono i NEET, sia per creare modelli sostenibili per il futuro, migliorando anche la coesione sociale e l’equità. I politici, le aziende, le università dovrebbero lavorare insieme per garantire opportunità di formazione a tutti i cittadini. Tutto questo potrebbe richiedere una stretta collaborazione di tutti gli attori coinvolti e ingenti investimenti per lo sviluppo e realizzazione di ambienti formativi solidi. Naturalmente, a monte degli investimenti, gli stakeholder dell’ecosistema educativo dovrebbero comprendere meglio quali competenze sono già presenti all’interno della popolazione e quali siano le competenze carenti in rapporto a quelle maggiormente richieste dal mercato del lavoro, offrendo opportuni percorsi di riqualificazione.

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Riferimenti bibliografici

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