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Il calendario 53

4 Il calendario

il mese. Il primo giorno del mese, il giorno della proclamazione, si chiama- va calendae, da cui deriva il nome calendario. Questo calendario consisteva in dodici mesi lunari ma era primitivo e probabilmente risaliva all'epoca della dinastia etrusca o anche prima. Martius (marzo) era il primo mese del- l'anno romano, ma nel 153 a.c. Januarius (primo gennaio) scalzò il primo marzo come capodanno ufficiale. Con il passare degli anni il calendario ro- mano era piombato in una confusione totale e anticipava le stagioni di qua- si tre mesi. Al fine di ridare una parvenza di ordine a quello che era diven- tato un registro caotico e inUtile, Giulio Cesare allungò il 46 a.c. da 355 giorni a 455, (il cosiddetto 'anno della confusione') aggiungendo 23 giorni a febbraio e inserendo 67 giorni tra novembre e dicembre, rimettendo così in linea l'anno civile con l'anno naturale. Questo nuovo calendario durò, salvo modifiche di scarsa importanza, fino all'introduzione del calendario gregoriano del 1582. Il calendario romano corretto era una versione modifi- cata.dell' antico calendario egiziano che era stato in funzione per circa 3000 anni.

Il calendario egiziano si basava su 360 giorni, divisi in 12 mesi di 30 gior- ni, seguiti tra la fine di un anno e l'inizio del successivoda cinque giorni aggiuntivi che non si collocavanoin nessun mese, ma venivano celebrati con giorni di festa. Questo calendario aveva il difetto di basarsi su un anno uni- forme di 365 giorni ed era pertanto più corto dell' anno solare di approssi- mativamente un quarto di giorno. Ogni quattro anni, Sothis (Sirio) sorgeva un giorno più tardi con il risultato che il calendario non corrispondeva al- l'anno solare, e di conseguenza alle stagioni, nei limiti di un giorno ogni quattro anni. Questo errore aumentò continuamente finché alla fine, dopo un periodo di 1460 anni solari (365 x 4), noto come periodo sotiaco, il gior- no indicato come capodanno aveva fatto tutto il giro delle stagioni ed era tornato al posto giusto. È strano, ma sembrerebbe che gli egiziani non si rendesseroconto di questa anomalia, e fu solo in epoca successivache si preoc- cuparono di.correggere l'errore con l'inserimento di un giorno in più ogni quattro anni.

Il calendario giuliano aveva un ciclo quadriennale, in cui i primi tre anni (anni normali) avevano 365 giorni e il quarto anno (anno bisestile) aveva 366 giorni. Il giorno aggiuntivo ogni quattro anni veniva inserito a febbraio, subito dopo la festa dei Terminalia, che cadeva il 23 di quel mese. Il 24 febbraio era, secondo il calendario romano, il sesto giorno prima delle ca- lende di marzo, e il giorno intercalare veniva considerato una continuazio- ne del 24. Questa duplicazione veniva chiamata bisexttlis, che significa se- conda volta sesto.

A causa di una errata comprensione, nei primi 36 anni del calendario giu- liano (dal 45 al 10 a.C. compreso) fu considerato anno bisestile un ailno ogni tre, anziché uno ogni quattro, col risultato che ci furono dodici anni Prime forme di computo

Il calendario, così chiamato dalle calende romane, è un metodo di divi- sione del tempo indeterminati periodi, quali ore, giorni, settimane, mesi e anni, funzionali ai fini della vita civile.

Nei miti e nelle leggende di molte nazioni, la divisioneprimitiva del tempo e l'invenzione del calendario è associata a divinità celesti. In Babilonia, le 'tavolette del fato' erano sotto la speciale protezione del dio Nabu, che ci doveva scrivere sopra i destini dell' anno venturo. Sembra che gli egiziani abbiano cominciato con un calendario lunare, benché questa teoria non sia suffragatada nessun documento dell' epoca, ma l'importanza delle feste men- sili e di mezzo mese in epoche seguenti e l'adozione del mese come unità in calendari successivi,sembrano confermare l'uso di un calendario lunare.

Come nella mitologia babilonese, anche gli egiziani avevano il loro scriba divino, Thoth, e l' obelisco egiziano era il simbolo del dio sole, Ra. In epoca molto antica, gli egiziani cominciarono a osservare la levata eliaca della stel- la Sirio, il cui sorgere era strettamente collegato con l'inondazione del Nilo e da cui dipendevano l'agricoltura e l'economia egiziana. Le civiltà preco- lombiane d'America usavano dei calendari complessi, ma che avevano una ammirevole completezza simmetrica, per cui le varie regole fungevano l'u- na da controllo dell'altra. La cultura astronomica dei Maya era notevole, e la loro capacità di calcolare con ottima approssimazione la lunghezza effet- tiva del mese lunare, dell'anno solare e del periodo sinodico di Venere indi- ca la conoscenza da parte loro di un preciso computo del tempo.

Il calendario giuliano (calendario di vecchio stile) fu introdotto da Giulio Cesare nel 45 a.c. Esso sostituì il vecchio calendario locale di Roma che si basava sull'anno lunare e copriva un periodo di 355 giorni, con un periodo addizionale di 22 o 23 giorni inseriti ogniqualvolta i Pontefici lo ritenessero necessario. L'elaborazione del calendario rientrava tra le mansioni dei Pon- tefici ed era il Pontefice Massimo che doveva proclamare ogni mese l'appa- rizione della luna nuova e indicare le feste che ci sarebbero state durante

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bisestili anziché nove. La correzione di questo errore avvenne computando i successividodici anni (9 a.c. - 3 d.C.) come anni normali, per cui il 4 d.C. fu il primo anno bisestile dell' era cristiana. Da allora in poi, con il calendario giuliano, tUtti gli anni divisibili esattamente per quattro (com- presi anche gli anni del secolo che finivano in '00') vennero computati co- me anni bisestili. L'aggiunta di un giorno ogni quattro anni si basava sul- l'assunzione erronea che la lunghezza dell'anno solare fosse di 365,25 gior- ni, mentre di fatto è di 365,2422 giorni o 365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 46 secondi. Questo comporrò un errore di valutazione della vera lunghezza del- l'anno con un'eccedenza di 0,0078 giorni (11 minuti e 14 secondi) il che, nell'arcodi 128anni, portò a un errore cumulativodi un giorno circa.' Il numero sette ha sempre avuto un significato speciale. Alle civiltà pri- mitive, l'importanza di questo numero doveva risultare evidente, in parti- colare quando lo poterono collegare al numero di Sole, Luna e cinque pia- neti. I periodi di sette giorni dovevano avere un loro significatoanche quando venivano collegati a certe costellazioni che contenevano un numero visibile di stelle pari a sette o giù di lì, come le Pleiadi, l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore. I periodi di sette giorni devono probabilmente le loro origini alle fasi della Luna, e si pensa che siano stati i babilonesi a dividere il mese in base alle fasi della Luna. La settimana di sette giorni non faceva parte del calendario giuliano. Secondo la leggenda, fino alla conversione al cristiane- simo di Costantino nel 312 d. C. i romani stabilivano gli intervalli nel mese in base ai giorni di mercato che si tenevano ogni sette o otto giorni, secondo il numero dei giorni compresi nel mese. Con la conversione di Costantino, la settimana di sette giorni dei cristiani (che a loro volta l'avevano acquisita dagli ebrei) divenne legale in tUtto il mondo romano.

Fin dai primissimi tempi i nomi dei giorni erano tratti dai pianeti (consi- derando anche Sole e Luna come pianeti). Non soltanto i nomi dei giorni derivavano dai pianeti, ma anche le ore di ogni giorno erano collegate al pianeta specifico. Saturno, per esempio, dominava la prima ora del primo giorno, così che quel giorno si chiamava 'dies Saturni' (giorno di SatUrno).

Giove dominava la seconda ora, Marte la terza, e così via con una sequenza ricorrente fino alla ventiquattresima ora del primo giorno che era attribuita a Marre. La prima ora del secondo giorno era dominata dal Sole, e l'anda- mento ricorrente continuava in modo che i giorni seguenti erano in ordine, il giorno della Luna, il giorno di Marte, il giorno di Mercurio, il giorno di Giove, il giorno di VenereoNonostante l'opposizione iniziale della Chiesa sono rimasti in uso i vecchi nomi, derivati dalla mitologia romana o scandinava.

Lo schema della divisione del tempo in ore deve probabilmente la sua origine agli astrologi persiani (Magi), poiché sembra improbabile che siastata inventata da babilonesi, assiri o egiziani, dal momento che per questi po-

poli il giorno cominciava al tramonto. Né è un'invenzione romana, d3to che il giorno romano cominciava a mezzanotte. Se queste ripartizioni sche- matiche del tempo avessero valore in sé, allora i pianeti scoperti per ultimi (Urano, Nettuno e Plutone) andrebbero inseriti, ma un loro inserimento sconvolgerebbe i nomi dei giorni, il numero dei giorni nella settimana e la lunghezza del mese.

La Pasqua è la festa principale dell'anno cristiano, e cade all'incirca nello stesso periodo dell' antica celebrazione romana dell' equinozio di primave- ra. La data per la celebrazione della Pasqua fu stabilita dal primo Concilio della Chiesa Cristiana che si tenne a Nicea in Asia Minore nel 325 d.C. Il Concilio decise che si sarebbe celebrata la Pasqua la prima domenica succes- siva al quattordicesimo giorno della luna pasquale, intendendo per tale la luna piena pasquale. Questa è la prima luna il cui quattordicesimo giorno cade il o dopo il 2l marzo. Il primo giorno in cui può capitare la Pasqua è quindi il 22 marzo, e l'ultimo giorno possibile è il 25 aprile. Il giorno accettato dal Concilio per l'equinozio di primavera era il 21 marzo, e questa data corrispondeva al computo alessandrino (Alessandria era a quell' epoca il centro della sapienza astronomica). Pertanto il calendario ecclesiastico re- gola oggi la formazione del calendario civile. Prescindendo dalla determi- nazione della Pasqua e delle varie festività che dipendono da questa d3ta, il calendario vigente si basa su tre fattori principali:

l. L'anno tropico (365,2419 giorni) 2. Il mese sinodico (29,5 30588 giorni)

3. Il giorno solare di 24 ore raggruppato in settimane di 7 giorni.

Per un errore nel calcolo della lunghezza dell' anno solare all' epoca del calendario giuliano, la data dell'equinozio di primavera era slittata, nel 730 d.C., dal 21 marzo al 18 marzo, e benché fosse stata richiamata l'attenzio- ne su questo fatto, non si fece nulla per correggere la discrepanza. Quando si arrivò al 1582, la data dell'equinozio di primavera era ulteriormente slit- tata all'Il marzo - diecigiorni prima del 21 marzo, data concordata nel Concilio di Nicea.

La riforma del calendario

Il 'vecchio' calendario introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.c. con la con- sulenza dell'astronomo alessandrino Sosigene, fu mantenUto in uso per più di sedicisecolinonostanteil suo erroresemprecrescente.Nel1577fu costi- tuita da Papa Gregorio una commissione, composta da astronomi, matema- tici e clero, per studiare i problemi della riforma del calendario, e finalmen-

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te venne alla luce nel 1582 un 'nuovo' calendario. La persona a cui si devo- no le modifiche più ingegnose apportate al nuovo calendario fu Luigi Lilio, un medico con interessi in astronomia. Progetti per una riforma del calen- dario non erano nuovi. Il Venerabile Beda, monaco e stUdiosoanglosassone (730 d.C.), aveva richiamato l'attenzione sull'esigenza di una riforma del calendario e, nei secoli seguenti, studiosi vari avevano individuato dei crite- ri per la riforma, ma non ne era stato adottato nessuno. La riforma e i cam- biamenti del 1582 abolirono il calendario giuliano e resero operanti le se- guenti modifiche:

1. Furonosoppressidal calendariogiulianodiecigiorni;il vecchiogiove-, dì 4 ottobre venne chiamato venerdì 15 ottobre. Così l'equinozio di primavera tornò al 21 marzo.

2. La lunghezza dell'anno solare fu corretta a 365 giorni, 5 ore, 49 minu- ti, 12 secondi. Questa correzione non è perfetta, perché la lunghezza media dell'anno solare, calcolata da Simon Newcomb, un astronomo americano, per l'epoca del 1900, è di 365,2422 giorni. La lunghezza media dell'anno del calendario è di 365,2425, per cui c'è ancora una piccola differenza di 26 secondi che porta a un errore di un giorno in 3.323 anni. Il fatto non è molto grave, perché quest'errore finirà con l'essere corretto, dando così al calendario gregoriano un margine di er- rore di un giorno su 20.000 anni.

3. Il primo gennaio fu adottato come primo giorno dell' anno al posto del 25 marzo, come era stato in pratica fino allora.

4. La lunghezza dei mesi fu stabilita come ancora è attUalmente. Tre an- ni secolari (che finiscono in '00') su quattro furono trasformati in anni normali, per cui si aggiungeva un giorno ogni quattro anni, a eccezio- ne degli anni del secolo, che devono essere bisestili solo se divisibili per 400. Quindi il 1600 è stato un anno bisestile, ma non il 1700, il

1800 e il 1900, mentre lo sarà il 2000.

Nei paesi europei protestanti, a parte l'Olanda, c'era una forte opposi- zione all' introduzione del nuovo calendario, come a qualsiasi altra cosa di origine cattolica. In alcune zone dove protestanti e cattolici vivevano insie- me, l'uso di due calendari diversi provocòuna notevole confusione. Ad Aug- sburg le liti durarono parecchi anni ed erano note come Kalenderstreit (liti del calendario). La Danimarca e gli stati della Germania protestante abban- donarono il calendario giuliano e adottarono quello del nuovo stile nel 1700 facendo seguire a domenica 18 febbraio direttamente lunedì primo marzo;

i cantoni protestanti della Svizzera lo adottarono nel 1701 facendo seguire al martedì 31 dicembre 1700, mercoledì 12 gennaio 1701. Le altre province protestanti dei Paesi Bassi cambiarono nel Nuovo Stile in date varie nel

1700-1701.

In Inghilterra la resistenza alla riforma del calendario persistette per qua- si due secoli, e non fu che il 25 febbraio 1751, quando Lord Chesterfield presentò un disegno di legge alla Camera dei Lord, che l'argomento fu pre- so seriamente in considerazione. Il disegno di legge di Chesterfield aveva il titolo imponente di Unalegge per regolarel'inizio dell'anno eper correg- gere il calendario in vigore attualmente. A quell' epoca l'anno cominciava il 25 marzo. George Parker, il secondo Lord di Macclesfield, era un astrono- mo dilettante, e nel 1750 presentò alla Royal Society un documento sul- l'anno solare e lunare, che ebbe una funzione di stimolo per la riforma del calendario in Inghilterra.

L'editto sul 'nuovo' calendario fu approvato nel 1751 e le sue disposizio- ni divennero legge in Gran Bretagna e nelle colonie (compresa l'America del Nord) nel 1752. La legge disponeva che dopo il mercoledì 2 settembre 1752 si dovessero saltare undici giorni, in modo tale che il giorno seguente fossegiovedì 14 settembre. Fu necessarioomettere undici giorni anziché dieci perché nel calendario giuliano il 1700 era un anno bisestile, mentre non lo era in quello gregoriano; per lo stesso motivo, dopo il 1800 fu necessario omettere dodici giorni, e tredici dopo il 1900.

Il cambiamento di calendario provocò molta ostilità e dissenso, in parti- colare tra i lavoratori che ritenevano di venire in qualche modo derubati di tempo e salario. In un manifesto elettorale, William Hogarth raffigura una festa in un albergo, con uno striscione con la scritta "Restituiteci i nostri undici giorni". In Francia, dopo la Rivoluzione, il calendario gregoriano fu sostituito dal calendario repubblicano introdotto dalla convenzione nazio- nale del 24 novembre 1793. Dal momento che la repubblica era stata isti- tuita il 22 settembre 1792, si decretò che il primo anno dell' era repubblica- na cominciasse in quella data. Questo calendario decimale (la settimana di sette giorni fu sostitUita da una settimana di dieci giorni o decade) aveva tre decadi in un mese e dodici mesi all' anno. Ogni giorno aveva dieci ore, e ogni ora cento minuti. È inutile dire che questo calendario non ebbe Il calendario gregoriano non fu adottato immediatamente da tutte le na-

zioni europee. La fine del sedicesimo secolo fu un periodo di subbuglio e persecuzione religiosa, e i paesi protestanti d'Europa non erano affatto di- sposti ad accettare i dettati di Roma. Nei vari stati italiani, in Spagna e in Portogallo, il calendario fu adottato, secondo le istruzioni, il 15 ottobre.

La Francia e la Lorena fecero altrettanto nel dicembre 1582. L'Olanda, la Prussia e la regione cattolica della Germania, la Svizzera e i Paesi Bassifece- ro scattare la modifica facendo seguire al 21 dicembre 1582 direttamente il primo gennaio 1583. La Polonia operò il cambiamento tre anni dopo, fa- cendo seguire al martedì, 21 dicembre 1585, il mercoledì primo gennaio 1586. In Ungheria il cambiamento ebbe luogo nel 1587:

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molto successo, durò solo tredici anni, e fu finalmente abbandonato quan- do il primo gennaio 1806 la Francia tornò al calendario gregoriano.

L'accettazione del calendario moderno da parte di tUtte le nazioni non fu un farto acquisito fino ai primi anni del ventesimo secolo. La riluttanza di alcune nazioni ad adottare il calendario non fu soltanto causa di confu- sione rispetto alle date, ma comportò pure delle difficoltà pratiche. Nel 1867 gli Stati Uniti acquistarono l'Alaska dalla Russia, e dal momento che la po- polazione dell' Alaska usava il calendario russo (giuliano-antico), le date erano arretrate di dodici giorni rispetto al calendario gregoriano in uso negli Stati Uniti. Normalmente il passaggio da un calendario all'altro può avvenire con poche difficoltà. Comunque nel cambiamento alaskano sorse un'ulteriore complicazione perché, prima dell'acquisto, i nomi alaskani dei giorni della settimana erano quelli dell' emisfero orientale con date che concordavano con il calendario giuliano, ma dopo l'acquisto, i nomi dei giorni della setti- mana dovevano essere gli stessi di quelli dell' emisfero occidentale e datati in accordo con il calendario gregoriano. Con l'acquisto da parte degli Stati Uniti, l'Alaska 'attraversava' il 180' meridiano, (la linea del cambiamento di data) da est a ovest, ed era quindi tornata indietro di un giorno. Bisogna- va quindi omettere solo undici giorni dal calendario alaskano, ma quando si fece il cambiamento fu anche necessaria una settimana di otto giorni con due giorni con lo stesso nome.

Nel 1873 il calendario gregoriano fu adottato in Giappone, in Cina fu introdotto da Sun Yat Sen nel 1912. Molte parti della Cina mantennero i vecchi calendari lunari tradizionali, ma nel 1929, il calendario moderno è diventato il calendario ufficiale.

La Russia avevausato il calendario giuliano fin dal logennaio 1700, quan- do era stato introdotto da Pietro il Grande, ma con un decreto dei Commis- sari dei Soviet del Popolo, datato 26 gennaio 1918, la Russia passò al calen- dario moderno facendo seguire al mercoledì 31 gennaio il giovedì 14 feb- braio. La Chiesa Russa ortodossa continuò tuttavia a seguire il vecchio ca- lendario giuliano, anche se il governo aveva adottato ufficialmente quello moderno. Nel 1923 si decise di abolire il calendario moderno che era stato usato per cinque anni, e di introdurne uno nuovo. II6 ottobre divenne ope- rativo un nuovo calendario sovietico, e questo calendario consisteva di setti- mane di cinque giorni e di mesi di sei settimane, così che l'anno era compo- sto da dodici mesi di trenta giorni, più cinque giorni di festa nazionale, con

un giorno in più negli anni bisestili.Nel 1931,dopo un esperimento di ot- to anni, questo calendario venne modificato per poter avere settimane di sei giorni. Il 27 giugno 1940, la Russia riesumò il calendario moderno con le sue settimane dj sette giorni. I cambiamenti del calendario russo sono complicati, e gli astrologi devono essere consapevoli delle difficoltà connes- se con le date russe.

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Flgl/la 11, Qucsta pagina, tratta dal L.,dln D,;,,) oJ IVom'lll 'J Illmallack. mosrra la 'perdita di undici giorni'. cioè il cambiamento di calendario avvenuto nel settembre 1752. (Riprodu-

zione autorizzata da Sky & Telescope).

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60 Il calendario Il calendario 61

CONVERSIONEDI UNA DATA GREGORIANAIN GIULIANA DATA GREGORIANA(MODERNA)

15 ottobre 1582 - 11 marzo 1700 12 marzo 1700 - 12 marzo 1800 13 marzo 1800 - 13 marzo 1900 14 marzo 1900 - 31 dicembre 1925

GIORNI DA DETRARRE

lO 11 12 13

sicura di quale sia stata la data precisa, e ancora meno l'ora della nascita di Cristo. La data tradizionale, il 25 dicembre, ha delle connessioni con il solstizio di dicembre, mentre la data dell'Annunciazione, il 25 marz() , è molto vicina alla data dell'equinozio di primavera, 21 marzo. Queste date hanno sempre avuto una rilevanza astronomica, e sembra probabile che la Chiesa primitiva le abbia adottate, accordandosi alle 'celebrazioni pagane', quando cercava di consolidare la cristianità.

L'inizio dell'anno è cambiato nel corso dei secoli, e molte date sono state usate in diversi secoli fino al Medio Evo inoltrato. Nel 1582 , il papa Grego- rio decretò che il primo gennaio dovesse essere considerato in fUturo l'inizio dell'anno a tutti gli effetti. Così come l'epoca di adozione del calendario moderno, anche l'adozione del primo gennaio come primo giorno dell'an- no, varia da paese a paese. In Inghilterra, prima del 1752, l'anno legale co- minciava il 25 marzo, e l'anno storico il primo gennaio. La pratica di avere anni' diversi' crea delle difficoltà, in particolare per le date tra il primo gen- naio e il 24 marzo compreso, dal momento che l'anno da indicare dipende- rà dal criterio con cui lo si esprime (storico o legale). Benché la Gran Breta- gna avesse adottato il primo gennaio come primo giorno dell'anno a tutti gli effetti nel 1752, questo non modificò l'inizio del suo anno finanziario, che cominciava il25 marzo, giorno che era stato considerato il primo giorno dell'anno per i 450 anni precedenti. Lo spostare la data d'inizio dell'anno finanziario al primo gennaio avrebbe comportato un anno incompleto (25 marzo - 31 dicembre 1752). Questo, aggiunto agli 'undici giorni persi' do- vuti all'introduzione del calendario gregoriano, avrebbe causato, si ritenne, disordine e confusione, per cui si mantenne l'anno finanziario aggiungen- do al 24 marzo gli 'undici giorni persi', per cui da allora in poi l'ann() fi- nanziario è cominciato il 5 aprile.

Se fosse stato in vigore il calendario giuliano, il 1800 sarebbe stato un anno bisestile, per cui al fine di compensare questa perdita, l'inizio dell' an- no finanziario fu fissato il 6 aprile, e da allora così è rimasto.

Nel secolo in corso, sono state presentate varie proposte di riforma del calendario, comprese delle idee per un calendario perpetuo. Nessuna di que- ste proposte è stata presa in seria considerazione, e il mondo è ora li nito nell'uso secolare delle date del calendario gregoriano.

Nell'Europa orientale, l'uso del calendario giuliano fu abbandonato per gradi, con l'Albania che lo sostituì nel 1912, la Bulgaria nel 1916, laJugo- slavia e la Romania nel 1919, la Grecia nel 1923. Le Chiese ortodosse orien- tali non accettarono il calendario gregoriano fino al marzo 1923. L'ultima nazione europea ad adottare ufficialmente il calendario gregoriano è stata la Turchia e, benché il calendario moderno fosse usato in modo semi-ufficiale fin dal 1917, la sua adozione ufficiale non avvenne che il primo gennaio

1926,dopo la proclamazione della Repubblica.

I calendari giuliano e gregoriano continuarono a essere usati contempora- neamente fino al 1925, anno in cui la maggior parte delle nazioni avevano adottato il calendario gregoriano. Dal suo inizio; nel 1582, c'erano voluti' quasi 350 anni perché il calendario moderno fosse universalmente accettato.

Gli errori commessi a causa della differenza tra i due calendari possono essere evitati convertendo la data giuliana (antica) con la corrispondente da- ta gregoriana (moderna) o viceversa.

CONVERSIONEDI UNA DATA GIULIANAIN GREGORIANA DATA GIULIANA(ANTICA)

5 ottobre 1582 -29 febbraio 1700 10 marzo 1700 -29 febbraio 1800 10 marzo 1800 - 29 febbraio 1900 10 marzo 1900 - 31 dicembre 1925

GIORNI DA AGGIUNGERE lO

11 12 13

Gli anni 1700, 1800 e 1900 per il calendario gregoriano non sono bisestili.

Quindi il 22 febbraio 1600 (giuliano) diventa, aggiungendo 10: '32' feb- braio 1600 gregoriano che equivale al 3 marzo, dato che per il calendario moderno il 1600 è stato un anno bisestile. Ma il 22 febbraio 1800 (giuliano) diventa, aggiungendo Il: '33' febbraio 1800 gregoriano, che equivale al 5 marzo, dal momento che nel calendario moderno il 1800 non è stato un anno bisestile (vedi anche il numero del giorno giuliano).

La data giuliana Quando si converte una data del marzo 1700, 1800 o 1900 bisogna ricorda-

re che questi nel calendario giuliano erano anni bisestili.

La datazione storica dell' era cristiana è collegata con la nascita di Cristo, e nonostante le affermazioni e le carte natali riportate a fini speculativi che di volta in volta appaiono sulle riviste astrologiche, non c'è nessuna prova

È talvolta necessario stabilire delle date o nel futuro o nel passato ed è Utile avere dei modi per indicare dei giorni astronomici. Il periodo giuliano (da non confondersi con il calendario giuliano) fu concepito da Giuseppe Scaligero e chiamato così in omaggio al padre Giulio. Era il risultato del

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62 Il calendario Il calendario 63

prodotto del ciclo solare di 28 anni, del ciclo lunare di 19 anni e del ciclo di indizione di 15 anni. Questo prodotto 28 x 19 x 15 = 7980 anni. I! gior- no giuliano è cominciato a mezzogiorno del 1o gennaio 4713 a.c. (giorno giuliano numero O), la data più vicina in cui i tre cicli cronologici principali sono cominciati insieme; (a) il ciclo solare di 28 anni dopo il quale le date del calendario giuliano tornano a corrispondere agli stessi giorni della setti- mana; (b) il ciclo lunare di 19 anni dopo il quale le fasi della Luna tornano alle stesse date dell'anno; (c) il ciclo di indizione di 15 anni usato nella Ro- ma antica per regolare le tasse.

L'uso del numero del giorno giuliano permette di determinare con esat- tezza il numero di giorni passati tra un' epoca e l'altra, purché entrambe' siano espresse in termini di giorno giuliano. Poiché il giorno giulian0 va da mezzogiorno a mezzogiorno, non si ha nessun cambiamento di numero del giorno durante la notte. I! numero del giorno giuliano è tabulato dallo gennaio 1900, nell'American Ephemeris for the twentieth century, e con maggiori dettagli nelle tavole di Tuckerman, e di Stahlman e Gingerich.

Con l'ausilio di tavole di questo genere, è facile ttovare la data giuliana.

Se però non si ha a portata di mano nessuno di questi manuali, la si può ottenere ugualmente con un semplice procedimento. Per esempio, si voglia determinare la data giuliana corrispondente al12 settembre 1983. Per pri- ma cosa si devono calcolare quanti anni sono passati dallo gennaio 4713 a.c. Se l'anno è dopo Cristo si deve aggiungere al numero dell'anno 4712 e il totale è il numero degli anni passati. Quindi 4712 + 1983 = 6695 x 365,25 = 2445348,75. Si prende 2445348, ignorando le frazioni.

Quando l'anno in questione è un anno bisestile, il risultato della molti- plicazione sarà un numero di giorni intero, senza frazioni, ma tutti gli altri anni conterranno una frazione o una parte decimale. Negli anni bisestili, si sottrae un giorno dal risultato e quello che resta è la data giuliana che corrisponde allo O gennaio dell'anno. Negli anni normali, quello che rima- ne dopo avere tolto i decimali è il numero dello O gennaio, sempre al mez- zogiorno di Greenwich.

Questo procedimento funziona bene per tutte le date del calendario giu- liano, ma quando si usa il moderno calendario gregoriano sorgono delle dif- ficoltà. Quando si calcola la data giuliana di qualsiasi giorno successivo al 4 ottobre 1582 nel calendario moderno, si devono togliere Il giorni per gli anni bisestili e lO giorni per gli anni normali, ricordando che gli anni del secolo, che divisi per quattro non danno multipli di 4, cioè 1700, 1800 e 1900, non sono bisestili. Per gli anni successivi al 1700 bisogna sottrarre un giorno di più; dopoil 1800, due giorni; dopo il 1900, tre giorni. Pertanto, a partire dal 1901 la detrazione deve essere di 14 giorni in un anno bisestile e di 13 in un anno normale.

Per tornare al nostro esempio, si ha la cifra di 2445348, da cui si tolgono

13 giorni perché il 1983 è un anno normale. Questo dà 2445335 = data giuliana corrispondente allo O gennaio 1983. Dal primo gennaio al 12 set- tembre si hanno 255 giorni che, sommati a 2445335 danno 2445590 = da- ta giuliana corrispondente al 12 settembre 1983, come si voleva. Nell'ope- rare le correzioni, bisogna accertarsi che la data in questione sia espressa nel calendario gregoriano (moderno).

Giorni, mesi e anni

Il giorno

Le unità naturali del calendario sono: il giorno che si basa sul periodo di rotazione della Terra, il mese che si basa sul periodo di rivoluzione della Luna intorno alla Terra, e l'anno che si basa sul periodo di rivoluzione della Terra intorno al Sole.

I! giorno può essere calcolato rispetto (a) al Sole - il Sole reale o appa- rente (un giorno solare apparente) o il Sole medio (giorno solare medio), o (b) alle stelle o più specificamente al Primo punto d'Ariete - un giorno siderale.

I! giorno solare è il periodo di rotazione della Terra rispetto al Sole. Il gior- no siderale (o sidereo) è il tempo impiegato dalla Terra per compiere una rotazione completa rispetto a un punto nello spazio (1'equinozio di primave- ra - Primo punto d'Ariete), dove il Sole, nel suo tragitto apparente (eclitti- ca) attraversa l'equatore celeste da sud a nord. I! termine 'giorno siderale' non è del tutto esatto, perché l'equinozio di primavera cambia lentamente posizione a causa della precessione. Lo slittamento tuttavia è così lento che un giorno siderale, a tuttil.f;li effetti pratici, può essere considerato il periodo reale di rotazione della Terra rispetto alle stelle. Un giorno solare è legger- mente più lungo di un giorno siderale o di una rotazione completa della Terra.

I! movimentoquotidiano della Terra nella sua orbita è di circalO (365 i giorni e 360 i gradi di un cerchio). Questo angolo di lO è all' incirca pari all' angolo addizionale oltre i 360o che la Terra deve compiere per comple- tare un giorno solare. Dal momento che la Terra impiega circa 4 minuti per percorrere lO, un giorno solare è quindi di 4 minuti più lungo di un giorno siderale. I! giorno solare apparente, come il giorno siderale, si calcola in 24 ore esatte, ma una unità di tempo solare è più lunga dell'unità corrispon- dente di tempo siderale di circa 11365.

Un giorno siderale di 24 ore di tempo siderale è pari a 23 ore 56 minuti, 4,091 secondi di tempo medio solare. È a causa di questa differenza di 3 minuti 56 secondi, che deve essere corretta quando si ha a che fare con le carte astrologiche (vedi la correzione del tempo medio), che le stelle sorgo-

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64 Il calendario Il calendal7'o 65

no e tramontano ogni giorno più presto. Nell'arco di un anno, il numero dei giorni siderali supera quello dei giorni solari di esattamente un giorno.

Il giorno siderale comincia al culmine siderale (Oh. O m. O s.), il tempo siderale quando 1'equinozio di primavera- primo punto d'Ariete - è sul meridiano dell'osservatore.Sarebbe estremamente poco pratico usare il tempo siderale per regolare gli affari di tutti i giorni, il giorno siderale infatti può cominciare in qualsiasi momento del tempo civile, poiché dipende dalluo- go e dal periodo dell'anno. Si usa quindi il tempo solare medio che si basa sul movimento del Sole medio apparente, che fornisce una misura unifor- me del 'tempo dell'orologio'.

Il tempo siderale è della massima importanza per gli astrologi, perché è la misura che si usa sempre quando si elaborano le carte (per degli esempi vedi cap. 5, "Il tempo": tempo siderale).

Il mese siderale

Come dice il nome, è il periodo completo di rivoluzione della Luna rispet- to alle stelle, visto dalla Terra; il suo valore medio è di 27,3217 giorni solari medi (27 giorni, 7 ore, 43 minuti, 11,5 secondi). Il numero di mesi siderali in un anno siderale è maggiore esattamente di uno rispetto a quello dei mesi sinodici (da Luna nuova a Luna nuova), (365,2564 : 27,3217) = 13,3687.

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Il mese anomalistico

Il mese

A causa delle perturbazioni, la direzione del perigeo (il punto più vicino alla Terra) subisce delle alterazioni, e il tempo impiegato dalla Luna nel suo percorso intorno alla Terra da perigeo a perigeo si chiama mese anomalisti- co; il suo valore è di 27,5546 giorni solari medi (27 giorni, 13 ore, 18 minu- ti, 37,5 secondi).

Quando si parla di un mese, normalmente si intende il mese di calenda- rio che è un dodicesimo di un anno e che non si basa sul movimento della Luna. Il termine mese deriva da 'Luna'* e si ritiene che abbia origini babi- lonesi perché questo popolo, insieme a molte civiltà antiche, utilizzò le fasi della Luna come base per il computo del tempo. Benché questo sistema di computo funzionasse sufficientemente bene per le società antiche, è assolu- tamente inadatto per le esigenze moderne, perché le fasi della Luna non si possono conciliare con la rotazione della Terra (giorno), o con la rivolu- zione della Terra intorno al Sole (anno). A parte il mese del calendario, esi- stono diversi altri 'tipi di mese', usati principalmente dagli astronomi, qua- li il mese sinodico; il mese siderale; il mese anomalistico; e il mese nodico.

Il mese nodico

Il mese sin odico

Il nodo ascendente della Luna (un punto in cui 1'orbita della Luna taglia il piano dell' eclittica) ha, a causa di perturbazioni, un movimento retrogra- do lungo 1'eclittica. La longitudine del nodo diminuisce con un ritmo di circa 20° all'anno, e in 18,6 anni il nodo della Luna compie un giro com- pleto del!' eclittica. Il mese nodico è 1'intervallo di tempo che intercorre tra due passaggi successivi della Luna dal suo nodo ascendente; il suo valore è di 27,2122 giorni solari medi. Questo mese si chiama anche draconico, nome che deriva dalla credenza mitologica che, quando ci sono le eclissi(che si possono avere solamente quando il Sole e la Luna sono o nei pressi di o su uno dei nodi della Luna, quando c'è la Luna nuova o la Luna piena), un drago o un analogo animale mangiafuoco ingoia il Sole.

È l'intervallo di tempo che intercorre tra due 'Lune nuove'. Si ha una Luna nuova quando le longitudini di Sole e Luna, viste dalla Terra, sono le stesse. La durata media di questo mese è di 29,5306 giorni solari medi (29 giorni, 12 ore, 44 minuti, 2,7 secondi). Il periodo da Luna nuova a Lu- na nuova viene spesso chiamato Lunazione. Dal momento che un anno tro- pico è di 365,2422 giorni, il numero di lunazioni comprese in un anno tro- pico è di 12,3683 (365,2422 : 29,5306).

La settimana

La settimana è un'unità di misura indipendente, di sette giorni, e proba- bilmente la sua durata è legata agli intervalli tra i quarti di Luna. I nomi dei giorni della settimana sono tratti dal Sole,* dalla Luna e dai pianeti co- nosciuti dagli antichi, o da divinità pagane (vedi Calendario).

* In inglese 'mese' si dice month, e 'luna'moon [N.d.T.]. * In inglese Domenica = Sttnday, da Sun (Sole) [N.d.T.].

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66 Il calendario

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Il calendano (,7

L'anno siderale (o sidereo) è l'intervallo tra due successivi ritorni della T erra nello stesso punto tra le stelle come la si vedrebbe dal Sole. Oppure, se si considera il Sole che si muove nella sua orbita apparente, l'anno siderale è l'intervallo tra due ritorni successivi del Sole visto dalla Terra nella stessa' posizione tra le stelle. Questo periodo di rivoluzione della T erra intorno al Sole rispetto alle stelle è l'anno siderale ed è pari a 365 giorni, 6 ore, 9 mi- nuti, 9,5 secondi (365,25636 giorni solari medi). L'anno siderale è l'anno vero ed è più lungo dell'anno tropico di poco più di 20 minuti.

tici sono costituiti da 6585,78 giorni, e poiché il valore medio del mese si- nodico o lunazione è di 29,5306 giorni, 223 lunazioni corrispondono a 6585,3 giorni, e queste 223 lunazioni equivalgono a 19 rivoluzioni del Sole rispetto a un nodo: approssimativamente 18 anni e Il giorni. Questo periodo di 18 anni e Il giorni si chiama saros, così detto dagli astronomi Caldei che hanno scoperto questo ciclo. Riguardo alle lunazioni un altro rapporto inte- ressante è che 235 lunazioni equivalgono a 19 anni di 365 '/4 giorni (19 x 365 '/4 = 6939,75 giorni), (235 x 29,5306 = 6939,69 giorni). Questo è il ciclo metonico. Dopo un periodo di 19 anni le fasi della Luna si ripeteran- no alle stesse date di calendario e con una differenza massima in termini di orario, di due ore. La scoperta di questo ciclo fu opera di Metone di Ate- ne nel 432 a.c.

L'anno

L'anno, come viene comunemente inteso, è il periodo di dodici mesi usa- ti per il computo civile. Ci sono comunque diversi tipi di anno, due dei quali sono particolarmente significativi per gli astronomi e gli astrologi: l'anno siderale e l'anno tropico.

Anno tropico si definisce l'intervallo tra due passaggi successividel Sole dall' equinozio vernale (primo punto d'Ariete), che è l'intersezione dell' e- clittica con l'equatore. Di fatto l'anno tropico è il periodo di rivoluzione della Terra rispetto all'equinozio vernale, talvolta si parla anche di anno equi- noziale. Data la precessione l'equinozio non è un punto fisso dell' eclittica, e di conseguenza l'anno tropico ha una durata diversa dall' anno siderale.

Mentre la durata dell' anno siderale è di 365,2564 giorni solari medi, quella dell'anno tropico è di 365,2422 giorni solari medi, con una differenza in più di 20 minuti per l'anno siderale.

Se il primo punto d'Ariete fosse un punto fisso tra le stelle, anno siderale e anno tropico sarebbero identici, ma dato il suo movimento retrogrado an- nuo di circa 50 secondi rispetto alle stelle, l'anno tropico è più breve del- l'anno siderale. Talvolta si parla di anno tropico come di anno stagionale, in quanto delimita l'inizio delle varie stagioni. Viene anche chiamato anno astronomico e anno naturale.

L'anno besseliano si usa per definire il momento in cui, secondo il com- puto civile, si ritiene che cominci l'anno tropico. È una consuetudine astro- nomica generalizzata far iniziare l'anno tropico (anno solare) nel momento in cui l'ascensione retta del Sole medio è esattamente di 18 ore e 40 minuti.

Questo istante cade in prossimità dell' inizio del l' anno civile, e l'anno de- terminato in questo modo è l'anno besseliano, dal nome dell'astronomo te- desco Bessel che per primo lo ha introdotto nella pratica astronomica. Si usa l'anno così determinato per ricavare le correzioni relative ai corpi celesti dovute alla precessione o ad altro. È consuetudine far rilevare l'inizio di un anno besseliano con l'annotazione 'O', come per esempio 1980.0, 1981.0 e così via.

L'anno anomalistico è l'intervallo tra due passaggi successividella Terra al perielio- o l'intervallotra due passaggisuccessividel Sole,nella suaor- bita apparente, al perigeo. La sua lunghezza è di 365 giorni, 6 ore, 13 mi- nuti, 53 secondi (365,2596 giorni solari medi). Differisce da un anno side- rale, perché l'asse maggiore dell' orbita della Terra si muove lentamente sul piano della rivoluzione orbitale della Terra, a causa di perturbazioni dovute ad altri pianeti.

L'anno eclittico è l'intervallo tra due ritorni successivi del Sole sullo stesso nodo dell'orbita della Luna, e dura 346,6203 giorni. Diciannove anni eclit-

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"- 1/ tempo 69

Sviluppo del rilevamento del tempo

5 Il tempo

Fin dalla più remota antichità, l'uomo ha regolato la sua attività con il Sole. In principio la divisione del giorno era tra dì e notte (luce e buio).

Questa divisione, benché sufficiente come misura primitiva, aveva bisogno di essere meglio definibile e, finalmente, il giorno fu diviso in ore, talvolta non uguali, se basate sulla luce del giorno e sul buio, o uguali, che divide- vano tutto il giorno. Successivamentedivenne necessario dividere le ore in parti, metà, quarti e, in epoca ancora successiva, in minuti.

I primissimi strumenti per la registrazione del tempo sono state probabil- mente le meridiane solari di vario genere, la più semplice delle quali era lo gnomone, consistente in un'asta o sbarra la cui ombra proiettata sul ter- reno indicava l'ora. Lo svantaggio delle meridiane solari (benché nei primi tempi non avesse molta importanza) è che indicano l'ora solare apparente che non è uniforme e che varia nel corso dell'anno di circa 16 minuti in entrambi i sensi rispetto alla media. Questo metodo di rilevare il tempo era più che sufficiente per la maggior parte delle comunità, e fu solo verso la fine del diciottesimo secolo che il tempo apparente fu sostituito dal tempo medio. Anche così, a eccezione che per fini particolari, il tempo rilevato era ancora l'ora locale basata sul meridiano del luogo o della regione (vedi Tempo locale).

L'orologio meccanico fu inventato negli ultimi decenni del tredicesimo secolo, e fu usato principalmente per suonare le ore per fini religiosi e civili.

I primi orologi erano strumenti primitivi, ma l'orologeria fece dei progressi importanti nei secoli successivi,e nel diciassettesimo secolo si erano ormai sviluppati l'orologio a pendolo e la molla a bilanciere per orologi. Queste invenzioni furono determinanti per risolvere il problema del rilevamento del tempo a mare, fondamentale per calcolare la longitudine e per la navi- gazione in genere. L'invenzione dell'orologio a pendolo, basata su disegni di Galileo, è attribuita in genere all'astronomo olandese Huygens (1629-95).

Il problema della longitudine e del suo calcolopreciso fu infine risolto con l'invenzione da parte diJohn Harrison (1693-1776) del cronometro marino.

Prima dell'invenzione del telegrafo elettrico (1836), il tempo calcolato in un osservatorio astronomico poteva essere conosciuto altrove solo o con lo spostamento fisico da una parte all' altra dei cronometri o con segnali a vista o acustici quali il lancio di palloni orari, il suono di campane o di fischietti.

Con l'avvento delle ferrovie, dal 1830 in poi, divennero evidenti le in- congruenze derivanti dall'uso delle ore locali. Già alla fine del diciottesimo secolo, l'attenersi da parte delle carrozze postali a delle tabelle orarie preci- se aveva incontrato delle difficoltà. Il conduttore della carrozza e l'addetto postale erano responsabili non solo della sicurezza di passeggeri e beni, ma Introduzione

Il tempo è un' entità sfuggente che sembra resistere all' analisi. Noi faccia- mo esperienzadel tempo per mezzo di una successionedi cambiamenti, eventi e fatti, e benché talvolta vorremmo dissociarcidal tempo e dal suo cammino senza soste, siamo nondimeno sempre consapevolidella sua presenza. L'uo- mo moderno dipende dall'orologio; non ha alternative. Anche se potesseigno- rare il tempo e le sue implicazioni, ne risulterebbe una vita irreale se non caotica. Abbiamo bisogno del tempo, non solo per districarcinelle faccende pratiche di tutti i giorni, ma anche come mezzo per stabilire i rapporti più profondi con un mondo che va al di là dei nostri immediati dintorni.

In ogni singolomomento osserviamoil presente istantaneo, e questo istante che fugge e che un attimo prima era il futuro e che tra poco diventerà passa- to, ha tutte le caratteristiche di questa frazione di tempo. Ieri, oggi e doma- ni sono inesorabilmente legati, le implicazioni filosofiche del tempo sono complesse, ma con lo studio del tempo si può cercare di capire la realtà an- che se le conclusioni a cui si può arrivare sono solo limitate.

Parlando in generale, c'è una differenza tra il tempo visto come un flusso che corre senza fine e il tempo osservato coscientemente, cioè il presente immediato. Benché per la natura stessa delle cose, noi siamo soggetti a dei 'sistemi di tempo artificiali', le nostre reazioni sono guidate anche dai no- stri 'orologi interni'. I nessi cosmici che influiscono su tutto il creato si ma- nifestano sull'uomo e sugli animali per mezzo dei ritmi biologici e circadia- ni. L'uomo primitivo, che era più in sintonia con il suo ambiente, reagiva in modo più naturale e istintivo alle forze esterne e ai suoi specifici ritmi temporali interni. L'uomo moderno ha le stesse reazioni naturali ma queste sono, per così dire, sopraffatte dai bisogni e dai tecnicismi del vivere mo- derno. Se potessimo vivere in modo più consono con i nostri specifici 'siste- mi temporali' , cosa non facile, potremmo alleggerire le pressioni, le tensio- ni della vita moderna. Accusiamo dei disturbi quando non andiamo al pas- so col tempo.

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Il tempo 71

70 Il tempo

dovevano anche garantire che la carrozza si attenesse all'orario. L'addetto.

postale, che aveva un cronometro, lo regolava in modo da 'guadagnare 15 minuti in 24 ore', così che se andavano verso est, si poteva ritrovare con il tempo reale. Andando in senso opposto operava una riduzione della stessa entità. Questa tradizione delle carrozze postali di portare un cronometro fu conservata dai capotreni, anche se senza le differenze ammesse per 'andare verso est o verso ovest'.

L'espansione delle comunicazioni sviluppatasi tra gli anni 1830-1850,cam- biò l'atteggiamento della gente nei confronti del tempo e del suo rileva- mento. Mentre in precedenza era stato sufficiente conoscere l'ora (locale) entro margini ragionevoli di precisione, era adesso importante per una 'p02 polazione viaggiatrice' che usava le 'nuove ferrovie' attenersi ai tempi e agli orari. Benché l'ora locale servisseper gli usi delle comunità locali, era sco- moda ai fini delle ferrovie. Giunti agli anni 1840 almeno tre organizzazio- ni, l'azienda delle poste, quella delle ferrovie, e quella del telegrafo faceva- no pressioni perché in Gran Bretagna si usasse un sistema orario uniforme.

Nel 1840, come riportava l' lilustrated London News, la società delle poste proponeva che gli orologi di tutti gli uffici postali fossero regolati in base all'ora riportata dai cronometri della carrozza postale di Londra. Furono pe- rò le ferrovie a ottenere finalmente un'uniformità di ora, almeno per quan- to riguardava i loro servizi.

Nel novembre 1840, la Great Western Railwaydispose che si tenesse l'o- ra di Londra in tutte le stazioni e in tutte le tabelle orarie; negli anni succes- sivi le altre ferrovie fecero lo stesso. Qualche difficoltà sorse, come quando il ritardo di un treno veniva attribuito al fatto che si era seguita l'ora di Lon- dra per il percorso tra Rugby e York (gestito dalla Midland Railway), men- tre alla stazione di Rugby (gestita dalla North Western Railway) si seguiva l'ora locale di Rugby. Altre anomalie si ebbero perché la popolazione nel suo insieme seguivaun' ora diversa da quella delle ferrovie. Alla mattina pre- sto di Londra potevano corrispondere le ultime ore del giorno precedente in posti come il Galles occidentale o la Cornovaglia. La notizia di un avveni- mento verificatosi a Londra di mattina presto, poteva essere ricevuta a Du- blino la sera prima!

È stato talvolta affermato che in Gran Bretagna gli orari delle nascite pre- cedenti al 1880 (data legale dell'assunzione dell'ora di Greenwich) sono espressiin ora locale. Questa affermazione è fuorviante, perché in Gran Bre- tagna fin dal 1855 la maggior parte degli orologi pubblici erano stati rego- lati in base all'ora media di Greenwich. È quindi ragionevole ritenere che la popolazione locale abbia regolato i propri orologi in base agli orologi del- la città. Nel febbraio 1852, Henry Ellis e figlio, di Exeter pubblicarono una carta che mostrava quali erano le città in Gran Bretagna che seguivano an- cora l'ora locale e quali quelle che seguivano l'ora di Greenwich. Questa

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Figura 12. Le città (in corsivo) che nel 1852 ancora si attenevano all'ora locale. La scala riporta- ta in altO indica la differenza in minuti tra l'ora di Greenwich e l'ora locale. Tratto da una carta pubblicata da Henry Ellis & Son, febbraio 1852 (RGO MSS. 1168/49). (Riproduzione

autorizzata dal Royal Greenwich Observatory).

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