VENEZIA I furbetti del Jobs Act sono in tanti ma nessuno li prende e finora l’hanno fatta franca. Non sempre, però. Il Ministero del Lavoro riferisce che in almeno cinque province italiane lo strumento dell’esonero contributivo, ossia lo sconto sui versamenti Inps per tre anni fino a 8.060 euro l’anno, a vantaggio di aziende che assumano disoccupati, è stato «illegittimamente fruito» e la Cgil Veneto ha individuato nel padovano dei casi che, fossero confermati, riguarderebbero centinaia di lavoratori. «Difficile essere precisi sulle attività ispettive in corso e sui loro sviluppi – riconosce Tiziana Basso, segretaria regionale del sindacato –. Ma siamo certi che negli ambienti della logistica, dove da anni denunciamo il festival di cooperative intersecate e di scatole cinesi, l’utilizzo distorto degli incentivi stia avvenendo in modo massiccio». Nella sostanza, secondo il più frequente dei casi di scuola, capita che imprese committenti disdettino contratti di appalto incaricando però gli stessi addetti licenziati con contratti di somministrazione. Sei mesi e un giorno dopo i lavoratori verranno assunti da una nuova azienda appaltatrice, quasi sempre neocostituita, che potrà approfittare del bonus previdenziale riconosciuto a chi regolarizzi persone disoccupate o precarie da almeno un semestre. Una seconda diffusa e sospetta manipolazione, che tocca in questo caso il manifatturiero, è la proposta ai dipendenti di trasferimento in un altro stabilimento della stessa società, che chiude il primo, ma così lontano da indurre il ricorso agli ammortizzatori sociali per gli addetti della fabbrica dismessa. Di lì a poco si assumeranno nella nuova sede forze fresche e con lo «sconto» Inps. «Ci siamo accorti di un progetto di questo genere in una impresa del Rodigino – aggiunge Basso –. Ma dopo aver messo in moto gli organi ispettivi e denunciato quanto stavamo osservando alla magistratura, magicamente il percorso si è arrestato». Gli ambienti Inps del Veneto non sono in grado di confermare ma non manifestano alcuna sorpresa per quanto OCCUPAZIONE
Jobs Act, prime revoche degli sconti
La Cgil: «Coop logistiche nel mirino»
Il ministero del Lavoro: «Sgravi contributivi già tolti ad
alcune aziende padovane»
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sostiene la Cgil. Anzi, di segnalazioni di questo tipo firmate dalle organizzazioni sindacali e da soggetti anonimi pare ne giungano a pacchi. «Le aziende che, attraverso assunzioni di disoccupati, hanno ottenuto il diritto al bonus – fanno osservare dalla sede veneziana – sono dell’ordine delle migliaia. Dunque se la Cgil parla di centinaia di lavoratori coinvolti in manovre distorte l’ordine di grandezza può starci». Del resto le sedi Inps regionali avevano già ricevuto a giugno, una lettera del Ministero del Lavoro in cui si invitava ad accentuare l’attenzione sulla «precostituzione artificiosa delle condizioni per poter godere dei benefici » che certe aziende avrebbero attuato e che varie Direzioni territoriali del lavoro erano già state in grado di segnalare a pochi mesi dall’entrata in vigore dell’incentivo. Il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, da parte sua, rispondendo ad una recente interrogazione sul tema, ha ammesso che fra le aziende degli appalti si sono effettivamente riscontrati i comportamenti descritti anche dalla Cgil, aggiungendo anzi che «per alcune imprese operanti nella provincia di Padova si è proceduto alla revoca dei benefici contributivi indebitamente ottenuti ». In termini generali ed al netto dei pochi casi conclamati, tuttavia, le condotte «formalmente non sono in contrasto con la disciplina introdotta dal legislatore», pur realizzando, di fatto, «una condotta ‘elusiva’ per godere indebitamente del beneficio contributivo». «Il problema è proprio questo – spiegano all’Inps – e cioè che la legge in materia è molto scarna. Accertare in modo incontrovertibile un comportamento elusivo, contrario allo spirito della legge che è quello di far crescere la base occupazionale, è tutt’altro che facile». Altrimenti detto, si potrebbe avere alla luce del sole un imprenditore che chiude la sua azienda e trovare, dopo sei mesi, gli stessi lavoratori assunti con il bonus in una nuova impresa che produce le stesse cose e magari intestata al fratello. Nella legge, insomma, non esiste un punto in cui si dica che questo non si può fare. Per Alessandro Bonzio, presidente dell’Associazione dei Consulenti del lavoro del Veneto, non rimane «che confermare la bassa qualità del legislatore. Tutto sta ora nella volontà di attivare i controlli e di ragionare, come si fa in altri campi, in termini di abuso del diritto. Troppo comodo dire che eticamente le furbate sono sbagliata ma che è difficile sostenerne l’illegittimità. Qui si sta lasciando spazio alla concorrenza sleale dei soliti disonesti». 10 ottobre 2015 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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