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SMART WORKING Il contratto individuale non si sostituisca a quello collettivo «Prima e dopo il lockdown lo smart working si è rivelato uno strumento prezioso sia peri lavoratori che per le banche»

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Academic year: 2021

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23-09-2020 30

D Sole/2

11S

IL DIBATTITO

CREDITO & SMART WORKING

Il contratto individuale non si sostituisca a quello collettivo

«Prima e dopo il lockdown lo smart working si è rivelato uno strumento prezioso sia peri lavoratori che per le banche».

A dirlo è Riccardo Colombani, ïl segretario generale della First Cisl, che ieri ha chiamato a raccolta il segretario gene- rale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, Giampiero Falasca (giuslavorista DLAPiper), Francesco Seghezzi (presidente Fondazione Adapt) e la sottosegretaria al ministero de1La- voro Francesca Puglisi per discutere di che cosa fare adesso di questo prezioso strumento. I numeriraccolti dall'ufficio studi della First offrono uno spaccato che mostra quanto ci sia da fare nel nostro paese sul versante delladigitali7zazio- ne e delle competenze digitali. Oltre al diverso ricorso che è stato fatto nei diversi settori primae dopo illockdown. Se prendiamo il credito e le assicurazioni, per esempio, si è pas- sati dal 2,4% di personale impiegato nel lavoro a distanza del periodo gennaio-febbraio, al 26,1% del periodo marzo-apri- le, al 16,5% del periodo maggio-giugno. La crescita esponen- ziale ha avuto, tra isuoi effetti, quello di riaccendere il dibat- tito sulla regolazione di uno strumento che è entrato molto lentamente nel mondo del lavoro italiano.

Bisogna però andare oltre, dice Colombani, «e ribadire che, nell'ottica di una possibile riforma della legge 81/2017, il ruolo della politica e delle parti sociali dovrà essere centrale.

Per il sindacato è fondamentale che il contratto individuale tra datore di lavoro e lavoratore non si sostituisca alla con- trattazione collettiva, che deve continuare a costituire la fon- te normativa prevalente del rapporto di lavoro, penala sua destrutturazione». Adesso, in particolare, ag- giunge il sindacalista, «si profilala necessità di re- gistrarne al meglio l'utili7zo per evitare possibili distorsioni. Un passo importante lo abbiamo già fatto, primi in Italia, introducendo una regola- mentazione collettiva di settore ed estendendo il diritto alla disconnessione a tutti ilavoratori». Del resto «chiè in smartworking l'orario di lavoro ce lo ha sempre e di questo dobbiamo tenere conto», ricorda Falas ca che porta l'attenzione sulla cultu- ra manageriale e su quale modello di lavoro vo- gliamo che si affermi. «Vogliamo che si affermi un modello di lavoro in cui i lavoratori sono soli?

- chiede il giuslavorista -. Un sano lavoro agile parte dal luogo di lavoro fisico».

Il 24 settembre l'appuntamento per le parti sociali è al ministero del Lavoro dove si discuterà anche dello strumento che, in questi mesi, com- plice l'emergenza sanitaria, ha conosciuto una crescita esponenziale. Alla vigilia dell'incontro, Puglisi si sofferma su ciò che dovrebbe fare un governo di fronte a un cambiamento che «è già in atto e che non va imbragato - dice il sottose- gretario -. Il nostro Paese deve sicuramente su- perare il digitai divide perché noi abbiamo un paese spaccato in due. Proprio per questo le ri- sorse del Recovery fund serviranno anche per

dotare tutto il paese delle infrastrutture per consentire a tutti di lavorare e studiare in modo agile. Inoltre il nostro paese deve investire sulle competenze digitali in modo dif- fuso». Sulla normativa e sui temi che hanno alimentato il dibattito in questi mesi, Puglisi osserva che «nella legge 81 del 2017 molti temi di cui si parla oggi sono presenti. Per esempio il diritto alla disconnessione è già previsto. Ciò che oggi serve è una legge leggera, non basarsi solo su accordi individuali ma accompagnare il cambiamento con la con- trattazione nazionale e soprattutto con la contrattazione decentrata, affinché vengano rispettati i modelli organiz- zativi che devono cambiare, tenendo però conto che ogni impresa ha un modello diverso dall'altro». A questo propo- sito, Seghezzi fa due osservazioni. Laprimaè che «non bi- sogna coltivare una visione salvifica dello smart working.

In Italia solo 1135%della forza lavoro può avervi accesso».

La seconda è che «senza dubbio questa modalità di lavora- re va gestita con la contrattazione atutti i livelli: nazionale, aziendale ma anche territoriale. Quest'ultima dimensione appare fondamentale per costruire un ecosistema, fatto di servizi, scuola, pubblica amministrazione, che sia in grado di contenere le possibili ricadute negative di un impiego esteso dello smart working».

Nel tirare le fila della discussione Luigi Sbarra auspisca che il governo, passate le elezioni, «riaccenda l'auricolare collegandosi con le forze sociali del paese per non sprecare questa opportunità che ci arriva con i 2o9 miliardi del reco- veryfund che, se benprogrammati e spesi, ci possono aiuta- re a recuperare terreno sulla digitalizzazione e sulla sosteni- bilità ambientale e sociale». Dopo la fase dell'emergenza e l'intervento legislativo, «è ora di riportare il lavoro agile nel perimetro della contrattazione collettiva, nazionale e de- centrata. Il governo lasci perdere la nuova legge sullo smart working ed esca dalla logica della normativa di emergenza riportando il tema alla contrattazione collettiva. È un'intru- sione e conviene che pensi alle sue cose come la formulazio- ne di progetti credibili per le risorse europee del Recovery Fund o la predisposizione della Nadef».

—Cristina Casadei

;E RIPRODUZIONE RISERVATA

Il dialogo. Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto Cisl e Francesca Puglisí,sottosegr etario al Lavoro

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