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Il servizio sociale di fronte alle politiche neoliberiste e al managerialismo

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Academic year: 2022

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la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 1/2017

RPS

Il servizio sociale di fronte alle politiche neoliberiste e al managerialismo

Marilena Dellavalle e Giovanni Cellini

Il testo è la sintesi dell’articolo pubblicato nella sezione Tema del n. 1 2017 di Rps e scaricabile dagli abbonati nella versione integrale al link:

http://www.ediesseonline.it/riviste/rps/servizio-sociale-e-welfare/il-servizio- sociale-di-fronte-al-manageri

Facendo riferimento sia agli studi internazionali e italiani, sia ai risulta- ti di una ricerca qualitativa che ha coinvolto servizi socio-assistenziali dell’area piemontese, il contributo tratta il tema relativo agli effetti cri- tici delle trasformazioni dei sistemi di welfare sulla professione del servizio sociale. L’esercizio di quest’ultima ‒ qualificata come «asse portante dei sistemi dei servizi alla persona», «snodo cruciale del si- stema di welfare» ‒ produce conseguenze sulla cittadinanza.

Gli anni ottanta del XX secolo hanno segnato in Occidente l’inizio di una radicale trasformazione, caratterizzata da fattori di «austerità per- manente» nella definizione e nell’attuazione delle politiche sociali; fra questi, nei paesi dell’Unione europea, troviamo il passaggio da un’economia a rapida crescita, in grado di sostenere le politiche socia- li, a un’economia a crescita lenta o nulla; le trasformazioni economi- che interne ai singoli Stati; le limitazioni all’autonomia dei governi na- zionali derivanti dall’integrazione europea e dalla globalizzazione; il passaggio dal fordismo a un’economia post-industriale; i cambiamenti demografici, specialmente quelli derivanti dall’invecchiamento della popolazione e dai flussi migratori. In tale scenario, riforme di stampo

Marilena Dellavalle, assistente sociale specialista, è professore aggregato di Principi e Fondamenti del Servizio sociale presso il Dipartimento di Culture Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino.

Giovanni Cellini è assistente sociale specialista e docente a contratto di Metodi e Tec- niche del Servizio sociale, presso il Dipartimento di Culture Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino.

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la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 1/2017

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neoliberista hanno utilizzato una logica marcatamente economica e introdotto una crescente attenzione a criteri di efficienza, con impor- tanti riduzioni di risorse finanziarie. Seguendo strategie di retrenchement, si sono registrate tendenze generali a ridurre la spesa sociale e, conse- guentemente, ad abbassare il livello delle prestazioni dello stato socia- le; processi riscontrati anche in Italia, come emerge da analisi che, pur con diversi accenti, illustrano quei processi di modernizzazione e ri- strutturazione che hanno seguito la fase storica di massima espansione del welfare2.

All’interno della prospettiva del Npm, i livelli manageriali chiedono ai professionisti di eseguire compiti e di operare in modo veloce; vi è poi una particolare enfasi sull’accountability che di fatto «obbliga» i profes- sionisti a rispettare determinati standard manageriali e burocratici;

strettamente collegata a ciò, l’attenzione alla trasparenza e all’efficienza dei servizi che può essere annoverata tra le «buone ra- gioni» del managerialismo nei servizi sociali, ma che si traduce spesso in soluzioni operative caratterizzate da proceduralismo e standardiz- zazione.

Nel sistema dei servizi sociali e sanitari, questi cambiamenti hanno in- teressato direttamente le professioni di aiuto; tra queste il servizio so- ciale, nel complesso del panorama europeo e in Italia in particolare, è chiamato a fare fronte a una crescente e permanente riduzione di ri- sorse economiche destinata alle politiche sociali. A tale proposito, nel- la letteratura internazionale si segnala come la specificità della pro- spettiva del servizio sociale e del suo ruolo abbiano negli anni recenti sperimentato effetti importanti delle politiche, tra i quali la margina- lizzazione di coloro che ricevono servizi e la riduzione del ruolo nei servizi di prevenzione e si osserva che l’orientamento a trasformare i servizi sociali in aziende e gli utenti – persone che scontano il prezzo

2 Le politiche neoliberiste hanno certamente avuto un’influenza a livello globale e dunque anche in Italia, ma occorre ricordare i fattori hanno limita- to il sistema di welfare, come la burocratizzazione che ha caratterizzato una delle dinamiche di negazione dello stato sociale, minato nelle sue basi costi- tutive dal c.d gigantismo dello Stato. Il prevalere di un sistema «ingombran- te», rigido e burocratizzato ha enfatizzato le prerogative degli amministratori e delle burocrazie nel loro complesso, lasciando in una posizione marginale l’aiuto alla persona e il potenziamento dei diritti di cittadinanza. A tali ele- menti si aggiungono i fattori di inefficienza e gli sprechi che, storicamente, hanno rappresentato nodi critici del welfare in Italia.

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la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 1/2017

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delle disuguaglianze sociali – in consumatori sembra annullare le componenti di giustizia sociale implicate nella stessa esistenza dei ser- vizi e del lavoro sociale.

Nella realtà italiana, tutto ciò si affianca alla sovrapproduzione di sog- getti abilitati all’esercizio della professione di assistente sociale e alla crescente precarizzazione dei lavoratori del welfare, costituendosi come minaccia al professionalismo del servizio sociale. Fra gli ele- menti che possono essere compromessi, producendo l’attenuazione della rilevanza di questa figura e il rischio di deprofessionalizzazione, troviamo la riserva delle competenze, tipica delle professioni ordinate e l’autonomia professionale.

L’elemento che maggiormente accomuna i risultati di questa ricerca con quelli di altre (Riva, 2014; Ruggeri, 2013a; Burgalassi, 2012; Fac- chini, 2010) riguarda l’opacità di quella valenza politica del ruolo am- piamente indicata in letteratura e indirizzata a influenzare le politiche dell’ente e a promuovere partecipazione e cittadinanza attiva. Il mate- riale empirico rimanda l’immagine di assistenti sociali estra- nei/estraniati da questi processi, incapsulati nella gestione dei casi in- dividuali, non di rado compressi fra controllo dei requisiti di accesso alle prestazioni e procedure necessarie all’attivazione di queste ultime.

Il richiamo al concetto di trifocalità si fa qui pressante e lo scarto fra indicazioni teoriche e pratica richiede di essere ulteriormente interro- gato, attraverso ricerche più estese. Rispetto al rischio di trasformare questi professionisti in meri esecutori di regole, appare urgente che la comunità del servizio sociale individui strategie per tradurre operati- vamente il senso della propria mission emancipatoria e promozionale.

La sfida sembra essere quella di rinsaldare la connessione fra profes- sione e democrazia, rintracciabile sia nelle funzioni di tutela e promo- zione dei diritti sociali sia in quelle di contrasto a pratiche ingiuste, ir- rispettose e vessatorie.

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