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Livia Carpentieri. Recensione critica a cura della Dott.ssa Elena Gollini

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Academic year: 2022

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Il percorso artistico intrapreso da Livia Carpentieri suscita grande interes- se e ammirazione. L’amato e prediletto stile figurativo espresso con appas- sionata dedizione e sincera devozione creativa suscita un sincero afflato di empatia da parte del fruitore. L’esaltazione dei particolari e dei dettagli, curati nell’assoluta precisione, la forza vibrante propulsiva del colore, la pennellata sempre dosata e misurata con stesura impeccabile, il disegno sapiente, la vitalità, la magia luminosa, la liricità e la melodia aulica che si sprigionano in ogni dipinto, sono componenti costitutive avvaloranti e qualificanti, che garantiscono delle soluzioni compositive sempre ai mas- simi livelli di resa scenica di insieme. La professionalità radicata e conso- lidata del suo fare arte, accanto all’incalzante studio creativo consentono a Livia di cimentarsi con una produzione corposa e variegata, che possiede una vulcanica raffinatezza e una sublimazione di luminosità celestiale dav- vero sui generis. Le opere realizzate da Livia non sono semplicisticamente delle copie d’autore tout court e tanto meno sono classificabili come falsi d’autore, ma sono bensì degli omaggi celebrativi ad honorem rivolti e indi- rizzati alla memoria di prestigiosi e illustri maestri del passato, che hanno lasciato dei segni e dei solchi profondi nella storia dell’arte. Dinanzi alle sue opere simbolicamente commemorative di questi nomi eccelsi, scattano da subito il senso del rispetto e dell’ossequiosa ammirazione. La profonda e autentica stima di Livia verso questi capolavori straordinari è infinita e im- menso è il desiderio di riprodurli e renderli ancora più eterni ed eterei nel loro sfavillante splendore e nella loro fantastica magnificenza. Con grande modestia e umiltà non vuole certamente competere e mettersi in posizione di confronto e di rivalità, ma sfrutta e convoglia la sua abilità comprovata per dare ancora più enfasi e risalto. Tra l’opera originale e la sua imitazione

Livia Carpentieri

Recensione critica

a cura della Dott.ssa Elena Gollini

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celebrativa non sussiste alcuna differenza formale, poiché Livia mette al servizio le sue conoscenze e competenze per ottenere traguardi assoluta- mente sorprendenti, che gli stessi maestri andrebbero senza dubbio ad elo- giare apertamente se potessero vederli con i propri occhi, restandone subi- to conquistati. La passione per la storia dell’arte la guida e l’accompagna in un cammino fatto passo per passo, gradualmente e in progressione mirata, per dare sempre al meglio e scegliere mediante una selezione ponderata e riflessiva, senza mai spingersi oltre e abbandonarsi a decisioni istintuali e casuali. Niente è e sarà mai frutto dell’improvvisazione nella sua visione artistica e creativa, che si eleva anche a livello esistenziale e spirituale e pre- scinde dall’esercizio tecnico del disegno e della rappresentazione descritti- va fine a se stessa a livello di approccio formale. È fermamente convinta che l’arte nella sua pienezza sostanziale possiede anche una potente funzione taumaturgica e terapeutica, che si manifesta attraverso le rievocazioni figu- rali, gli accostamenti e le combinazioni tonali, le visioni immortalate con devozione sacrale. Il suo pensiero sul mondo dell’arte e sul fare arte è di appagante e piacevole condivisione, di totalizzante compiacimento in un fluire di continuità in divenire sempre positivo. L’arte le ha dato e le darà tanto, è un punto fermo imprescindibile e insostituibile del suo essere e del suo esistere. Livia confida nell’arte come amore puro e viscerale, senza cui non potrebbe realizzarsi come donna e come artista. L’arte è un’esperien- za totalitaria e totalizzante estremamente personale, che si sviluppa riper- correndo le immagini dei maestri e arrivando a una propria rivisitazione mentale di esse. Livia elabora e riproduce opere di libera interpretazione e di libera fruizione, dove il linguaggio semantico e la comunicazione a latere diventano personali, riuscendo a trasmette e trasferire sulla tela ciò che prova e che sente, quello che ha dentro nel suo intimo, il suo stato d’animo, cercando di trasfonderlo dentro gli scenari. Per lo spettatore l’at- trazione è davvero fatale e lo spinge a soffermarsi a lungo su quei dipinti, che con suadente magia si riallacciano e si ricongiungono a capolavori del passato e ne riportano in vita le fattezze nella loro preziosa e pregevole forza e carica vitale. Si palesa la volontà di Livia di personalizzare senza alterare e senza trasfigurare, compiendo un certosino procedimento dove

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basta un piccolo e quasi impercettibile particolare diverso e una minima variazione, per definire e declinare la sua propria cifra stilistica distintiva e caratterizzante. In Livia si ravvisa la stessa complessa problematica che accomuna molti artisti del nostro tempo: la ricerca di una personale quali- ficante ed edificante definizione stilistica nell’ambito di un sistema sociale, che va sempre più uniformandosi e omogeneizzandosi, secondo gli stilemi di una superficiale e fuorviante massificazione e globalizzazione. La sua tecnica consolidata nella copia in omaggio e in onore a pittori celebri, ri- vela una buona predisposizione generale per la progettualità e l’ideazione e una capacità di padronanza notevole per il disegno, nelle sue complesse e sfaccettate articolazioni e nei meccanismi di proiezione. Dall’ossequio ai grandi maestri avviene la trasposizione e la traslazione dell’esternazione e dell’estrinsecazione del proprio io individuale, senza mai incorrere né nell’imitazione pedissequa né nel semplice istinto copiativo fotografico. C’è sempre un senso intimo e introspettivo in quello che realizza, un valore su- periore. Livia comprende appieno gli insegnamenti e le lezioni perpetrate e tramandate dalla tradizione eccellente e sublime del figurativo, nell’impor- tanza attribuita al fluire e al flusso armonioso della forma della rappresen- tazione scenica, della riproduzione bilanciata ed equilibrata dei corpi e dei volti, che vengono ammorbiditi e addolciti dall’atto creativo tipicamente femminile. Per Livia è essenziale e basilare la piena e completa acquisizio- ne della tecnica e della perizia strumentale, ma ancora più fondamentale e prioritaria è la consapevolezza di ricreare immagini che cultura, storia e tradizione presentano come speciali e ineguagliabili. È l’eterna magia della pittura, che parte dal soggetto e dall’oggetto, ma finisce sempre per inter- pretarli, trasfigurarli, trasformarli, senza però mai cancellarne l’essenza co- stitutiva e la genetica di fondamento. Livia si propone di guardare sempre oltre, sempre più in là rispetto alle mode del momento fugaci e alle tenden- ze passeggere, per restare saldamente ancorata ad una ricerca del piacere estetico, che si associa alla ricerca della propria personalità e della propria indole, nell’estrinsecazione liberatoria di emozioni e sentimenti. “Nell’atto di creazione di ciascun individuo l’arte nutre l’animo, coinvolge le emozioni e libera lo spirito e questo può incoraggiare le persone a fare qualcosa sem-

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plicemente perché vogliono farlo. L’arte può motivare tantissimo, poiché ci riappropria materialmente e simbolicamente del diritto naturale di produrre un’impronta, che nessun altro potrebbe lasciare ed attraverso la quale espri- miamo la scintilla individuale della nostra umanità” (Bernie Warren). “La creatività è la manifestazione attiva di un nuovo prodotto di relazioni” (Carl Rogers).

Quella di Livia è una pittura di matrice realistica, una pittura verista, dove però sia la componente figurativa sia quella verista possiedono delle qua- lità di presentazione speciali, non comunemente concepite in chiave se- riale e standardizzata. Si evince un’attenzione di crescita dell’immagine, che si ravviva di luce propria, sedimentando frammenti di energia vitale.

Gli elementi della composizione segnano sequenze e trame di un tessuto e di una texture, che si ricollega fedelmente all’originale, con rispondenze e corrispondenze di accostamenti formali e coloristici. Il disegno definisce le modalità di distribuzione dei volumi e degli spazi, dei pieni e dei vuoti, per dare sempre una proporzione di bilanciamento e di equilibrio impeccabile.

Il colore risalta la luce, la recupera, la riflette, la rifrange. I quadri esplodo- no di passione e libertà. Livia si serve del potere comunicativo del colore per articolare le forme, per integrare e rafforzare il tratto segnico. In ogni opera si percepisce e si recepisce la profonda gioia creativa di chi sa sol- levare il velo arcano della poesia, per riproporlo in modo originale come vibrazione pulsante dell’afflato più recondito. Le opere si distinguono dalle comuni copie d’autore per la cristallina realizzazione, compiuta per illu- strare un significato interiore, per umanizzare le dimensioni, e sradicare la concezione del tempo e avvolgere tutto dentro un’atmosfera inviolabile, protetta. La rievocazione figurale assurge per Livia alla rappresentazione di una realtà e di un mondo personale, in cui si può entrare e penetrare sol- tanto tramite l’abbandono ad una felicità consapevole, che conduce ad una sorta di estasi e di condizione estatica. Per Livia fare arte significa la com- pleta aderenza ai temi e ai motivi trattati, per assorbirne sensazioni e vi- brazioni, ed accogliere un mondo dipinto che si dilata e si espande nel suo intimo. Livia unisce se stessa alla creazione con un legame di intreccio e di

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fusione coesa. La pittura si trasforma in scelta di vita per diventare arte. La brillantezza e la lucentezza del colore scaturisce dalle sue interpretazioni artistiche e sottolinea la capacità nel descrivere opere di grandi maestri con una suggestione visionaria maturata dallo studio e dalla formazione, dalla conoscenza e dalla competenza, che la pongono a livelli di bravura e di me- ritocrazia piuttosto elevati e indiscutibili. Livia propone una sintesi e una sintassi di colore tra presente e passato, in perfetta sintonia con la formula descrittiva figurale. Il cromatismo sfugge alle false lusinghe di facciata per dare vita ad opere ricche e intrise di sentimento emotivo e di trasporto emozionale, che decantano il fascino ammaliante di sentimenti palpabili.

La differenza tra falso storico, copia, omaggio d’autore, derivazione, in- terpretazione e ricreazione, viene spesse considerata labile e talvolta an- che ingannevole e ingannatrice. Questa differenza risiede in una prassi, che fino al Settecento era diffusissima. Il cosiddetto “diritto d’autore” oggi vigente e legislativamente disciplinato e regolato un tempo non esisteva e non veniva contemplato a livello giuridico e giurisprudenziale. Tiziano riprendeva Bellini, Rubens faceva altrettanto con Tiziano. Ciò che conta- va, più che l’invenzione a monte del motivo, era invece la qualità tecnica, tanto che il concetto di stile personale nella sua odierna definizione risale a metà Ottocento. In sostanza, per un pittore antico “copiare” un altro qua- dro equivaleva a quello che oggi viene inteso come fare un ritratto o ispi- rarsi a un paesaggio. Livia con i suoi memorabili omaggi a famosi artisti li fa rivivere e li fa rinascere nella loro memoria grandiosa e fa rivivere quasi l’idea metaforica della mimesis classica. Zeus o Apelle, pittori mitici e leg- gendari dell’antichità erano tanto considerati, in quanto riuscivano ad imi- tare ad esempio una mosca che si posava, secondo il racconto del celebre apologo greco, sulla superficie dell’affresco. Attualmente dunque, imitare una mosca potrebbe equivalere ad imitare Picasso? Quale differenza esiste quindi? Il verbo cubista-picassiano è stato per un certo periodo (tra il 1945 e il 1950 precisamente) il primo modello da imitare per i giovani pittori di quel periodo. Nessuno parlava di plagio e meno di meno di falso. Si tratta- va pertanto, di un gusto, di un modo, diffusosi in quegli anni e che tuttora per qualche verso si mantiene ancora e qualifica Picasso come maestro da

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prendere come modello ad exemplum encomiabile. Baudelaire asseriva, che una donna è bella soltanto se ha gli occhi truccati di kohl, cioè marcati pesantemente, mentre Corot suo contemporaneo amava la “verità” intesa come donna al naturale. Sono due diverse concezioni messe a confronto in parallelo e per un certo senso sono complementari e speculari. Entrambe si ispirano, proprio come avviene in pittura, ad un nucleo originario sia ideale sia reale. Livia sceglie con piena cognizione di causa la strada del- la derivazione culturale. I suoi modelli non sono reali, nel senso che non consistono nella rappresentazione del soggetto nella visione naturale, ma sono modelli derivati. In pratica, il soggetto-oggetto è un altro dipinto. Na- turalmente, come accade per il pittore che ritrae una persona fisica, cioè ne fa il ritratto, si sommano e si accorpano insieme i due aspetti: quello del- la raffigurazione del soggetto, cioè della verosimiglianza e quello dell’in- terpretazione, cioè della sovrapposizione della natura stessa dell’artista. Il soggetto è là, pronto per essere riportato nella magia illusionistica della pittura. Livia lavora con i colori e con il pennello. Parte da un punto, l’opera da riprodurre, ma arriva inevitabilmente a un altro punto, che è quello del- la personalizzazione della sua opera. Questa personalizzazione può essere più o meno evidente, ma c’è e appare comunque come pregio aggiuntivo di rilevante valore intrinseco. Soltanto chi poco o nulla conosce del dipinto d’origine (il “d’après” come lo definiscono i francesi) può non accorgersi di questa personalizzazione fatta ad hoc. Chi intende invece approfondire le diversità, magari sottili, del linguaggio non può che riconoscere e apprez- zare il valore in sé dell’interpretazione rispetto all’imitazione. Lo spettatore deve chiedersi e domandarsi cosa si cela e si nasconde dietro a questi tri- buti omaggio così densi e pregnanti di significati e contenuti. Ogni quadro diventa un mondo a sé, inserito in un contesto che lo ingloba, ma non lo annulla. Tutti viviamo in una sorta di “villaggio globale” come affermava Mc Luhan e ciascuno di noi subisce le influenze dell’altro. L’importante è che ciascuno conservi, sia pure nelle pieghe nascoste e negli anfratti inti- mi della sua espressività, il proprio esclusivo carattere personale, una sua

“voce peculiare fuori dal coro”. “La contemplazione estetica è l’anticamera della creatività artistica” (Friedrich Schiller). “La bellezza delle cose esiste

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in chi le osserva” (Hume). “Solo nella creatività si è persone” (Carl Rogers).

Livia dipinge l’invenzione emotiva nella sua completezza esaustiva, con una forma e una luminosità che sorprendono. Trasmette meraviglia l’inge- gno creativo, che attribuisce e conferisce un ruolo rilevante e portante alla funzione del colore. La felice manifestazione visiva di poetica figurale ac- centra e concentra nell’immagine una fortissima tensione, che sintetizza il pensiero e la ragione, la passione e il pathos. La genuinità e spontaneità creativa sono connotazioni innate, frutto della personalità vivace, autenti- ca e sincera. L’immagine figurale si articola in una stratificazione dell’im- maginario, alimentando e animando atmosfere permeanti e avvolgenti, che conquistano e catturano l’occhio sensibile e attento del fruitore. Per Livia diventa essenziale eliminare qualunque remora e qualunque inibizio- ne nello spettatore, che possano causare o provocare ostacoli alla profusio- ne armoniosa di sentimenti ed emozioni liberamente esternabili. Il suo desiderio è dipingere liberamente e garantire al fruitore la libertà di perce- zione sensoriale. Si sente appagata e compiaciuta attraverso questo rappor- to relazionale attivo e interattivo. La magia luminosa, che riesce a infonde- re e imprimere nella narrazione incide sulla resa dei tessuti scenici e forma una trama accattivante e di notevole effetto e impatto visivo. Nel recupero e nella rivalutazione di opere famose Livia conserva e mantiene una cifra pittorica contemporanea e sempre attuale e sviluppa l’emozione e il tra- sporto del suo tempo, come donna-artista attiva e operativa e come espo- nente della contemporaneità artistica. Dipinge seguendo lo stimolo della fantasia, che influisce nella scelta dell’opera da riprodurre e al contempo nel rigore esecutivo e nella precisione elaborativa libera l’emozione più congeniale e adatta alla rappresentazione, per ottenere soluzioni sempre ad alto livello, dimostrando una consolidata e radicata maturità di mestiere e una vivida maestria. Per Livia il ritmo, la tonalità, il timbro, la materia stes- sa del composto costitutivo, diventano i mezzi e gli strumenti coadiuvanti e coadiuvati da un’associazione generatrice, che allude senza preamboli all’eco spontaneo della liberazione poetica. L’intento e lo sforzo intenziona- le di Livia è quello di vivere l’armonia della vita reale, traslandola dentro le

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opere nella loro origine solare. L’immagine pittorica diventa piacevolmen- te “popolare” accessibile e a disposizione di tutti quanti, senza restrizioni e gode di una popolarità affettiva e sentimentale, che universalizza la sua spinta in forma d’incontro permanente con lo sguardo dell’altro, e del sog- getto esterno che si avvicina all’opera e se ne compiace per il richiamo ge- neroso che manifesta l’immagine evocata: la sua vitalità, la sua forza vi- brante di colore fiorente e florido con cui si allieta e si gratifica la serenità dell’animo disteso e pacato. La liricità e la melodia dei dipinti si risvegliano in questa manifestazione e profusione, scandendo un’atmosfera di sonorità e di musicalità soave, e sollecita i desideri riposti e custoditi nel profondo, partendo dal più remoto impulso per raggiungere la più avanzata poesia della vita, del senso dell’essere e dell’esistere. L’emozione pittorica incalzan- te e fremente si traduce in una pittura propositiva fatta di colore e di ricer- ca estetica e formale, messe a confronto. Per Livia la creazione artistica deve realizzarsi celebrando la sua divulgazione e diffusione per le vie del mondo, con impronta cosmopolita e visione ampiamente allargata a tutto tondo. Nel suo immaginario creativo la tavolozza tonale costituisce una simbolica metafora allusiva di questa propagazione a tutto campo. Nella sua pittura il colore esprime una vitalità dinamica innata, un senso di ener- gia e carica vitale, una visione in movimento plastico. L’immagine pittorica è come un embrione catalizzatore e accentratore, dal quale ogni soggetto e oggetto dipinto alimenta il suo “volto” cromatico e la sua visionarietà di suggestione. Per Livia pittore non si diventa, ma si nasce, con la virtuosa capacità e il prezioso dono di una vocazione viscerale e inesauribile, che si traduce nella facoltà di scoprire la bellezza e farsene artefice e portavoce, all’insegna della condivisione sociale e collettiva. Da artista impegnata e motivata coltiva quella particolare necessità e urgenza espressiva e svilup- pa un’armoniosa tensione visiva, per ricollegare la sfera intima e interiore alla personalità sensitiva e spirituale, per poi rapportarsi con l’ambiente e il mondo circostante, consapevole del suo ruolo e della sua posizione privi- legiata, ma al contempo di grande responsabilità. Nella vulcanica raffina- tezza ed eleganza del suo incedere pittorico, lo slancio dell’ispirazione in- domita funge da motore trainante, come principio primario e si appoggia

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allo stimolo poetico e alla professionalità acquisita, lasciandosi guidare e sorreggere nell’azione creativa. L’opera si evolve ad una sperimentazione avvincente, come una sorta di sfida accolta da Livia per mettersi alla prova, per stupirsi e per stupire. Il colore diventa sinonimo di sublimazione di luce e luminosità divina e celestiale, nella speciale accezione del termine inteso come metafora dal valore fondamentale, come meraviglia di bellez- za ideale e idealizzata, frutto e derivazione di quella creatività analogica, che si rivela essere pura essenza elevata al concetto assoluto di bello artisti- co. La pittura di Livia trova la linfa e il nutrimento portante dal costante desiderio di una straordinaria fuga di lontananza e distanza assiomatica dalla realtà e dalla dimensione del reale, seppur restandone comunque aderente e si traduce contestualmente in un realismo di magia, un verismo magico dove il tempo e lo spazio non esistono e tutto viene inglobato den- tro una commistione dal grande fascino idilliaco. Le opere in omaggio sono delle vere e proprie icone eterne e immortali e possiedono una valen- za iconica e iconografica articolata e sfaccettata, che nel suo stato e nella sua condizione di purezza incontaminata e incondizionata si origina e si genera dal principio stesso della creazione. Per Livia la pratica pittorica della realizzazione penetra il fenomeno dell’arte e l’idea dell’arte corrispon- de all’avverarsi e alla realizzazione di una nuova coscienza creativa, che va sempre e costantemente ravvivata e alimentata attraverso nuove prospetti- ve e nuovi stimoli di incipit e di impulso. Per Livia è indispensabile man- tenere sempre viva l’accensione e la prosecuzione della vocazione pittorica, con un proprio taglio e marchio di proiezione sostenuto da una chiarezza critica di analisi e di coerente selettività. In tutta la corposa e variegata pro- duzione dei lavori di Livia sussiste come premessa teorica la scomposizio- ne dell’ordinario per comporre lo straordinario visivo dell’immagine pitto- rica atemporale, nella quale non si conosce l’avvio e la partenza e tanto meno si pronostica l’arrivo e il traguardo finale e definitivo, poiché l’essen- za del dipinto propende e si protende verso l’indefinito e infinito del tem- po. Questa concezione filosofica diventa traino del moto artistico. Per Li- via l’arte, in quanto esplosione e tripudio disinteressato di ricerca creativa non può mai essere confusa con il ragionamento e con la logica speculativa

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ed è sinonimo di linguaggio di esplosione emotiva, dove anche l’inconscio e l’istinto emergono in superficie. Livia ammira e decanta le grandi opere di artisti illuminati e ne produce esemplari in omaggio, alimentando un proprio impellente richiamo artistico sensitivo ed empatico. Lo stile nella sua delicata finezza imitativa viene affiancato dalle innate doti di facoltà intuitive e parallelamente anche dalla solida e instancabile tempra. “Attra- verso l’esperienza artistica possiamo sperare di restare in contatto con il no- stro sé primitivo, da cui provengono i sentimenti più intensi ed anche sensa- zioni estremamente acute” (Donald Winnicott). “La creazione artistica prende a poco a poco il posto dei sogni e li completa e diventa di vitale impor- tanza per il benessere dell’individuo e quindi per l’umanità” (Donald Win- nicott). “Era il senso della bellezza che la liberava di colpo dall’angoscia e la riempiva di un nuovo desiderio di vivere” (Milan Kundera). “L’arte deve in- nanzitutto e in primo luogo abbellire la vita” (Friedrich Nietzsche).

La resa ottimale delle opere di Livia non nasce mai dettata dal caso e dalla casualità e tanto meno dall’improvvisazione non calcolata a monte, ma è frutto di una metodica e di una metodologia di lavoro davvero ammire- voli, che prendono corpo tramite una tecnica mirata ad hoc, la selezione e la scelta ottimale delle creazioni da riprodurre e la sistematicità pianificata con scrupolosa accuratezza, che richiede una programmazione calibrata nel minimo dettaglio e particolare. L’impegno di Livia è senza dubbio mol- to laborioso e necessita di una concentrazione costante e di una perse- veranza continua. Accanto e in parallelo all’azione dedita e devota della creazione di delinea anche quella connessa al discorso sociale, che vuole far affiorare dei contenuti e dei messaggi significativi. Infatti, mentre il no- stro vivere quotidiano si riempie sempre più di veemenza, di irruenza, di frenesia, di materialità, di apparenza forzata, la sua pittura vuole mostrare una dimensione di crescita esistenziale e di arricchimento etico e morale.

Livia non dipinge per pura spinta analogica, ma per collegare e connette- re l’istinto alla responsabilità, fornendo una luce rivelatoria di evoluzione umana e di ricerca di conquista di un’autentica serenità. Queste sue ri-

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flessioni approfondite attraverso uno scandaglio interno, ci consentono di compiere non soltanto un apprezzamento estetico verso il suo operato, ma anche di innescare una lettura di premessa per comprendere i suoi pensieri e i concetti da cui parte. Per Livia la bellezza non nasce mai a caso nella mente dell’uomo, ma si realizza nella conoscenza completa ed esaustiva del lavoro. Pertanto, secondo Livia quello che nelle arti figurative deve essere maggiormente considerato ed esaminato non è tanto la natura in se stessa di un dipinto, quanto il comprendere perché e come l’opera è stata matu- rata e cogitata nella coscienza dell’artista. La produzione artistica di Livia ha origine da radici e sedimenti molto antichi, ma anche da esperienze di vita. A rendere interessante il suo operato è la riflessione di una donna acu- ta e arguta, avveduta e ravveduta, penetrata nella profondità dell’umana storia. “Quando siamo creativi godiamo di una maggiore capacità intuitiva e di una maggiore possibilità di comprensione degli eventi. La creatività è la componente più rappresentativa della personalità umana. La sola vera pos- sibilità esistenziale data all’uomo è la trasformazione intesa come processo creativo. La creatività è un orizzonte. La creatività è la risposta che apre. La funzione creativa non si esprime soltanto nella generazione del nuovo, ma anche in una nuova percezione e rappresentazione della realtà data. L’uomo si può definire dunque un essere creativo” (Aldo Carotenuto). “Ispirazione è comprendere una parte del tutto con la parte del tutto che è in noi. L’ar- te ha origine quando la segreta visione dell’artista e la manifestazione della natura si incontrano scoprendo nuove forme. L’arte ha avuto inizio quando l’uomo ha reso gloria al Sole con un inno di riconoscenza” (Kahlil Gibran).

“L’arte è l’unica attività umana il cui fine è la trasmissione ad altri di più eletti e migliori sentimenti a cui gli uomini abbiano saputo assurgere” (Lev Tolstoj). “Tutti gli artisti lottano con la resistenza del materiale su cui vor- rebbero imprimere le proprie visioni. Ogni opera d’arte porta i segni di questa lotta” (Zygmunt Bauman). “Mavve una volta mi disse – troverai te stesso se ti metterai a dipingere, se penetrerai nell’arte più profondamente di quanto tu non abbia mai fatto fino ad ora-” (Vincent Van Gogh). “Bisogna vedere

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crescere ogni giorno tra le proprie mani un’opera, vedere che raggiunge alla fine la sua perfezione. Questo sì che rende immediatamente felici” (Arthur Schopenhauer).

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