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Academic year: 2022

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Claudio Grenzi Editore

COPIA OMAGGIO

Euro 16,00

Lia De Venere è nata a Bari, dove vive e lavora. Laureata con lode in Lettere moderne presso l’Univer- sità di Bari, ha compiuto studi di specializzazione in Storia dell’arte presso le Università di Roma e di Urbino. È stata docente di prima fascia di Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Bari e a contratto presso l’Università di Bari. Ha ideato e coordinato il corso di perfezionamento Tra teoria e prassi sul ruolo dell’artista, istituito dall’Accademia di Belle Arti di Bari con fondi comunitari.

Ha svolto attività di ricerca presso musei e istituzioni pubbliche in Italia e in Francia, autrice di saggi e articoli su diverse tematiche, ha anche collaborato a una monografia su Pino Pascali (Laterza 1983, nuova ediz. Electa, 2010). Consulente per il progetto della istituenda Galleria delle arti contemporanee e del design di Bari, promosso dall’Amministrazione Provinciale di Bari. Svolge un’intensa attività nel settore della critica d’arte e nella curatela di eventi espositivi. Oltre a mostre personali e collettive in gallerie private, ha curato per Enti pubblici e istituzioni culturali diverse rassegne in Italia e all’estero (a Londra, Stuttgart, Lisbona). Ha tenuto conferenze presso le università di Bratislava, Saarbrüken Trier, Heidelberg, Tubingen e Stuttgart e presso istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Collabora a Arteconomy24 de “Il sole 24 ore”, www.artribune.com, alla rivista d’arte contemporanea “Segno”.

Le opere realizzate dagli artisti coinvolti nel progetto Le parole del cibo, le sugge- stioni dell’arte, muovendosi tra lettera e metafora, eccessi provocatori e accenti poetici, offrono una serie di riflessioni sui temi trattati dai libri scelti per dare spunto al dibattito: i cibi del futuro, le diete, il rapporto delle donne con il cibo, i cibi del pas- sato, la natura in tavola, il rapporto dei bambini con il cibo. Di tali temi hanno elabo- rato una lettura originale, spesso operando imprevedibili collegamenti tra epoche e contesti culturali diversi, affrontando con accenti lievi le previsioni sull’alimentazione del futuro, alludendo alla gravità dell’anoressia in maniera solo apparentemente gio- cosa, smentendo l’idea delle donne sempre vittime e mai carnefici, creando frutti e verdure di stoffa per favorire la confidenza dei bambini con tali alimenti, sottoline- ando che non tutto ciò che la natura produce può essere commestibile. A legare invece, il cibo con la lettura, è la convinzione che il nutrimento del corpo deve an- dare di pari passo con il nutrimento della mente. E di certo, non solo a nostro avvi- so, oltre al fatto che “parola e cibo, sapere e sapore sono, nella nostra cultura, cir- condati da un’aria di famiglia che lo stesso linguaggio si affretta a testimoniare”, i libri sono sempre stati e saranno gli strumenti più adatti a fornire tale nutrimento.

Progetto promosso da ‘Teca del Mediterraneo’

Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia a cura dell’Associazione Culturale ETRA E.T.S.

Ideazione e direzione artistica

Lia De Venere

Le p aro le d el c ibo , le s ug ges tio ni d ell’a rte

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Claudio Grenzi Editore

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© 2019 Consiglio regionale della Puglia

Per ogni informazione su questa pubblicazione contattare la Sezione Biblioteca e Comunicazione istituzionale, via Gentile 52 – 70126 Bari – tel 080 540 2772 email: sezione.biblioteca@consiglio.puglia.it

Progetto promosso da Consiglio Regionale della Puglia

‘Teca del Mediterraneo’ Biblioteca multimediale e Centro di documentazione Organizzato da

Associazione Culturale ETRA E.T.S.

ISBN 978-88-8431-742-1

Claudio Grenzi sas

Via Le Maestre, 71 · 71121 Foggia info@claudiogrenzieditore.it www.claudiogrenzieditore.it Responsabile organizzativo Luciano Perrone Ideazione e direzione artistica Lia De Venere

Ufficio stampa Annamaria Minunno a.minunno@gmail.com Fabio Dell’Olio fabio.dellolio@gmail.com Comunicazione social media Valentina Gigante, Silvia Lopriore Grafica

Graphic snc Allestimento mostra Romano Exhibit Catalogo

A cura di Lia De Venere

Fotografie

Nicola Genco, pp. 18, 19, 20, 21.

Marino Colucci/Sfera, pp. 24, 26, 27, 30, 32, 33, 44, 45, 48, 49, 50.

Dario Agrimi, p. 25.

Annamaria Minunno, p. 51.

Stefania Angiuli, pp. 36, 38, 39.

Tommaso Putignano, pp. 42, 43.

Realizzazione editoriale Claudio Grenzi Editore Si ringraziano

le Amministrazioni comunali di Canosa, Laterza, Latiano, Maglie, Noci, San Severo, i Direttori e il personale delle biblioteche; la Cooperativa di Servizi Culturali Ninive di Bari, i docenti e gli studenti dell’indirizzo di Enogastronomia e Sala dell’Istituto alberghiero L. Einaudi di Canosa per l’esposizione delle proprie realizzazioni.

info

leparoledelcibo.it

associazioneculturaleetraets@gmail.com

Consiglio regionale della Puglia

LEGGI LA PUGLIA

Pubblicazione n. 24 della linea editoriale Categoria: Repertori

Proprietà letteraria riservata

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Arte contemporanea, lettura e alimentazione, soprattutto

“bellezza”: le suggestioni della parola, del cibo, delle espressioni della creatività artistica, anche dello stare insieme e del comunicare sono gli elementi vitali di un progetto che promuove la cultura e suggerisce percorsi di buona alimentazione, in una terra, come quella pugliese, che vanta uno straordinario patrimonio storico e artistico.

Accanto alle opere, frutto dell’ingegno e dell’ispirazione umana, questo intervento progettuale pone infatti, in modo non convenzionale, le eccellenze agroalimentari.

È stata, è e sarà un’iniziativa ricca di contenuti,

assolutamente innovativa e integrata a pieno titolo nelle attività di un’Assemblea che non è solo legislativa, non produce solo leggi, ma si impegna ad incentivare attività culturali, a stimolare la riflessione e il dialogo in una società che sta pericolosamente perdendo il senso di comunità e in cui le persone si isolano sempre di più, in una condizione di rabbia, di ostilità verso tutti. Coniugare arte, cibo e lettura, può concorrere a risollevare le sorti del Paese, ad imprimere una svolta, in un momento difficile sotto tanti aspetti.

Le opere proposte dai sei validi artisti nelle sei giornate in Puglia, potranno essere ammirate nell’agorà della nuova sede del Consiglio regionale. Una mostra di grande valore renderà ancora più viva la “piazza” interna che caratterizza il Palazzo dei pugliesi.

Mario Loizzo

Consiglio Regionale della Puglia

Il Presidente

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Luciano Perrone

Presidente ETRA ETS

L’Associazione Culturale Etra – Ets, costituita con l’obiettivo di promuovere e gestire attività culturali, ha prevalentemente operato in campo artistico nella organizzazione di esposizioni d’arte, rivolgendo la propria attenzione in particolare alla fruizione da parte delle giovani generazioni attraverso la realizzazione di attività educative e laboratoriali.

Con il progetto Le parole del cibo, le suggestioni dell’arte, ideato dalla prof. Lia De Venere, l’Associazione ha contribuito a coniugare in un unico percorso promozione della lettura e dell’arte contemporanea attraverso attività di animazione territoriale di alcune biblioteche civiche che hanno inteso accogliere il progetto.

Il filo conduttore di ogni tappa che, seppur con diverse tematiche, ha sempre ruotato intorno al cibo, ha reso più attrattiva ed accattivante la proposta culturale per ampie fasce di pubblico che infatti ha risposto con grande interesse ad ogni incontro tenutosi nel corso del progetto.

L’Associazione, oltre a curare gli aspetti organizzativi, ha supportato la direzione artistica nella stesura del programma con proposte di autori ed esperti che sono intervenuti in ogni incontro a dialogare con gli scrittori offrendo ulteriori spunti di riflessione ed approfondimento scientifico sulle diverse tematiche attinenti l’alimentazione.

Siamo molto soddisfatti dei riscontri positivi ricevuti nel corso delle diverse tappe dai responsabili delle diverse biblioteche coinvolte e dal numeroso pubblico.

Un sentito ringraziamento alla Teca del Mediterraneo, Biblioteca del Consiglio regionale della Puglia, che ha accolto con grande entusiasmo la nostra proposta, con la quale riteniamo di aver portato un contributo alla promozione della cultura, creando interesse di nuovo pubblico ai luoghi del sapere e all’arte contemporanea del nostro territorio.

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La Teca del Mediterraneo, biblioteca del Consiglio regionale della Puglia, da oltre venti anni offre i suoi servizi al pubblico con un catalogo di opere specializzato in dirit- to ed economia. Da pochi anni, consci, da un lato della crisi che ha colpito numerose biblioteche comunali, per le quali la caren- za di fondi ha determinato il mancato ac- quisto di nuovi libri oppure la sospensione dei servizi al pubblico, per mancanza di personale; dall’altro del ruolo sempre più importante riconosciuto a livello regionale alla stessa biblioteca, che è diventata rife- rimento per le altre, anche per la formazio- ne (si veda ad esempio il workshop orga- nizzato annualmente per gli operatori della cultura, giunto alla ventesima edizione), la Teca ha arricchito il suo catalogo con nuo- ve sezioni dedicate al territorio pugliese.

La sezione Ambiente, che si estende anche al benessere personale con l’attenzione all’alimentazione; la sezione Arte e spetta- colo, forte di numerosi fondi privati acqui- siti che comprendono anche documenti d’archivio; la sezione multiculturale e quel- la di genere, con approfondimenti sui temi sociali; la sezione Ragazzi per la formazio- ne dei nuovi cittadini, la sezione Medicina di genere per l’approfondimento tematico.

Oltre la ricchezza del catalogo, la bibliote- ca è attiva in iniziative di diversa natura e

in collaborazione con soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di promuovere la let- tura in tutte le fasce di età e in tutti i contesti, visti gli allarmanti dati sugli indi- ci di lettura della popolazione pugliese.

Presentazioni di libri, seminari, collabora- zioni con le scuole, sostegno a progettua- lità varie.

Rare sono state finora le occasioni però in cui la biblioteca abbia sostenuto diretta- mente un’iniziativa artistica, che non fosse una mostra. Ecco perché con molto fervo- re è stata accolta la proposta dell’Associa- zione culturale Etra-Ets, scaturita da un’i- dea della prof.ssa Lia De Venere, di pro- muovere la realizzazione di opere d’arte partendo dal tema di un libro. L’arte diviene lo strumento per avvicinare alla lettura, ma allo stesso tempo è dal contenuto del libro che è possibile attingere le chiavi di lettura dell’opera artistica.

L’abbinamento perfetto tra l’arte e la lettu- ra ha trovato il suo tema nel cibo, prenden- do spunto dalla proclamazione effettuata dal Mibact del 2018 quale anno internazio- nale del cibo italiano nel mondo.

Ben consci che il tema si presta bene ad attirare l’interesse di un pubblico eteroge- neo, sia per età che per livello culturale, non è stato difficile declinarlo per argomenti, restando invece l’imbarazzo di doverli se- lezionare. Il progetto infatti ha previsto sei tappe e altrettanti sono stati gli argomenti.

Per valorizzare il libro, si è scelto di effet- tuare una tappa per ciascuna provincia pugliese, programmata nella sede di una biblioteca comunale. Si è creata così una rete virtuale, un percorso che ha permesso

Cibo arte lettura abbinamento perfetto

Anna Vita Perrone

Dirigente della Sezione Biblioteca e Comunicazione Istituzionale del Consiglio regionale della Puglia

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di promuovere tutta la Regione, evidenzian- do altresì, per scelta, Comuni non capo- luogo, e avvicinando nuovi pubblici. Le opere d’arte realizzate, sotto la direzione artistica della stessa prof.ssa Lia De Vene- re, sono rimaste esposte tre settimane in ogni sede, lasciando un segno duraturo, oltre la serata dell’evento di presentazione.

La contestuale donazione da parte del Consiglio regionale della Puglia di oltre trenta libri sul tema del cibo ad ogni biblio- teca coinvolta, è stato invece un gesto concreto per arricchire il catalogo e il pa- trimonio che resta a tutti i cittadini, perché le biblioteche pubbliche sono attive e of- frono i loro servizi gratuitamente.

La scelta dei sei libri da proporre in abbi- namento alle opere d’arte e al tema non si è limitata alle recenti pubblicazioni, come solitamente avviene nelle presentazioni; ciò a testimonianza del fatto che i libri hanno sempre qualcosa da dirci, e per questo le biblioteche non sono mai polverosi depo- siti ma, viceversa, nascondono tesori sem- pre preziosi.

A Laterza è stato presentato il libro dell’e- ditrice goWare intitolato Si fa presto a dire insetto. Storia del cibo del futuro: sulle no- stre tavole qualcosa di nuovo seppur anti- co, approfondendo il tema del cibo del futuro, quello che ci permetterà di sfrutta- re meno il pianeta e di ripensare l’intero sistema alimentare globale. La conversa- zione, spaziando dalle modalità di lavora- zione e cottura degli insetti, alle ricerche in corso sulle meduse, ha fornito molte infor- mazioni interessanti al numeroso pubblico attento, dissipando false credenze e for- nendo aggiornamenti sulla rigorosità scien- tifica delle ricerche in corso, che confer- mano le filiere di qualità italiane.

A Canosa il tema “Dieta o no” è stato ap- profondito con il libro Verso la scelta vege- tariana. Il tumore si previene anche a tavo- la, si è parlato di corretti stili alimentari, di abbinamenti di cibi, di scelta degli ingre- dienti in un gradevole confronto di alto li- vello tra i due relatori.

Nella tappa di San Severo il tema delle

“Donne e il cibo” ha trovato le sue basi in documenti storici fedelmente riportati e raccolti nel libro Nelle mani delle donne.

Nutrire, guarire, avvelenare dal Medioevo a oggi. L’ironia sottile dell’autrice ha risve- gliato la curiosità per racconti ormai dimen- ticati e pur sempre attuali, nel riproporsi delle situazioni domestiche o delle vicende familiari.

A metà del percorso il progetto di promo- zione della lettura ha avuto anche la pos- sibilità di essere presentato al Salone del libro di Torino, inserendosi nel programma della Regione Puglia nella prestigiosa ma- nifestazione internazionale dedicata al mondo dell’editoria.

Con il libro A tavola con gli antichi romani.

Storia, aneddoti e tante ricette per scopri- re come mangiavano i nostri antenati cul- turali è stato affrontato il tema del “Cibi del passato” nella biblioteca di Maglie, nel ter- ritorio che fu già terra dei Messapi nel no- no secolo avanti Cristo. Anche in questa occasione gli esperti relatori hanno confu- tato alcune credenze sulle origini di deter- minate pietanze, dando prova che solo i libri contengono il vero sapere, oggi decan- tato da altre forme di comunicazione fuga- ci e spesso equivoche, se non proprio fal- se e senza fondamento.

Nella tappa di Noci, il libro La cuoca selva- tica. Storie e ricette per portare la natura in tavola ha approfondito il tema della “na- tura in tavola” riportandoci a sapori genu- ini indigeni. L’uso delle erbe selvatiche in cucina appartiene da secoli alla cultura e alla tradizione gastronomica italiana, e og- gi è fondamentale per uno stile di vita più green e sostenibile. Raccogliere cibo sel- vatico come erbe, frutti, fiori, bacche, cor- tecce, radici, alghe ci permette intanto di entrare in sintonia con la natura che ci cir- conda, di condurre per ciò stesso un più corretto stile di vita che rifugge i ritmi fre- netici del mondo contemporaneo. Saper riconoscere le piante edibili, raccoglierle nel rispetto dei territori e dei cicli naturali e

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cucinarle in ricette sorprendenti non deve essere un nostalgico ricordo infantile ma può diventare una scelta di vita.

Il tour si è concluso a Latiano con la pre- sentazione del libro Abbiamo fatto 13 che, inserendosi a pieno titolo nel tema “man- giar sano” ha proposto, anche ai giovani lettori presenti in sala, gli strumenti cono- scitivi necessari per orientarli verso gli an- tichi saperi e sapori, verso la salvaguardia della salute e la custodia della biodiversità e dell’ambiente in un’ottica sostenibile. Dal cibo e dalle specie vegetali il discorso si è allargato per analogia alle popolazioni e alla politica, a conferma che tutto lo scibi- le è cultura, che non vi sono conversazioni frivole perché anche quelle condotte in maniera ricreativa, leggera, accattivante e piacevole, quali sono stati tutti gli incontri di questo percorso, hanno tanto da inse- gnare.

Tutte le opere realizzate in occasione delle diverse tappe hanno costituito una mostra finale allestita nell’Agorà del Palazzo del Consiglio regionale della Puglia a Bari, che ha permesso di dare evidenza al versante artistico del progetto, offrendo l’occasione

ai talentuosi pugliesi di farsi conoscere da un pubblico diverso.

“Le parole del cibo, le suggestioni dell’arte”

è stato un progetto che ha raggiunto tutti gli obiettivi che si proponeva; tutte le sale degli incontri erano piene di gente a con- ferma che vi è sete di sapere e l’Istituzione pubblica ha il dovere di saziarla.

Il Consiglio regionale della Puglia, tramite la “Teca del Mediterraneo” ha scommesso sull’iniziativa creando anche una nuova oc- casione per socializzare e fare comunità, che è un altro degli elementi caratterizzan- ti le biblioteche che deve essere tenuto vivo, perché una popolazione che legge è il fondamento della democrazia e della plu- ralità di pensiero che la deve caratterizza- re.

Conferenza stampa per la presentazione del progetto. Bari, Palazzo della Regione Puglia, sede di via Capruzzi, 25 gennaio 2019 Sono presenti Mario Loizzo, Presidente del Consiglio Regionale, Anna Vita Perrone, Dirigente della Sezione Biblioteca e Comunicazione Istituzionale, Lia De Venere, ideatrice e direttrice artistica del progetto, Luciano Perrone, Presidente dell’Associazione Culturale ETRA-E.T.S.

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Conferenza stampa per la presentazione del progetto.

Bari, Palazzo della Regione Puglia, sede di via Capruzzi, 25 gennaio 2019.

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Tavole imbandite e alimenti di ogni genere sono raffigurati nella pittura vascolare gre- ca, in quella funeraria etrusca, nei mosaici di età ellenistica, in molti esempi di arte paleocristiana e medievale, nelle numerose nature morte dei secoli XVI-XVIII, nella pit- tura del Realismo e degli impressionisti nell’Ottocento. Nel corso del XX secolo importanti contributi al tema sono stati ela- borati nell’ambito delle avanguardie stori- che, in particolare da parte dei Futuristi, e a partire dalla metà degli anni Cinquanta negli Stati Uniti e in Europa dagli esponen- ti della Pop Art, del Nouveau Réalisme e di Fluxus, cioè da quei movimenti, gruppi, singoli artisti per i quali il rapporto tra arte e vita si è imposto come inderogabile filo conduttore delle proprie ricerche.

Nella seconda metà del secolo si è verifi- cato in molti casi il passaggio dalla raffigu- razione degli alimenti al prelievo letterale di essi. Veri cibi, a volte offerti in pasto al pubblico, sono stati utilizzati negli ultimi decenni per realizzare delle opere o duran- te le performances: uova sode, gusci di mitili, patate, agli, cipolle, carne macinata o a fette, pesce fresco o affumicato, pane di diversi tipi, pasta secca, burro, margari- na, formaggi, salumi interi o affettati, frutta e verdura d’ogni genere, cereali, legumi, maionese, spezie, caffè, cioccolato, zuc-

INtroduzIoNe

Le parole del cibo, le suggestioni dell’arte

Lia De Venere

chero, miele, gelatine, caramelle, marza- pane, torrone, biscotti, sale, acqua, birra, olio e vino, ma l’elenco potrebbe continua- re a lungo e di certo risulterebbe incomple- to. Come dire che quasi tutto ciò che è commestibile – cotto o crudo che fosse – è stato assunto all’interno della sfera estetica, ovviamente con finalità e significati ogni volta diversi.

Ciò non significa che tutti gli artisti abbiano preferito usare veri alimenti nelle proprie opere, anzi molti di loro hanno continuato a riflettere sul valore simbolico, sociale, antropologico del cibo, facendo ricorso ai linguaggi artistici tradizionali, dalla pittura alla scultura, dal disegno alla fotografia al video, realizzando lavori di impatto spetta- colare e di grande profondità.

“Il cibo, se da una parte (e prima di ogni altra cosa) è essenzialmente nutrimento, sostentamento, bisogno, dall’altra è fonda- mentalmente cultura, sovrastruttura, pen- siero” scrive Ernesto Di Renzo 1, per cui – come giustamente annota Ave Appiano –

“il rapporto uomo-cibo si fonda su una questione sociale profondamente connes- sa alle condizioni ambientali, alle abitudini alimentari e agli stili di vita di una società e altrettanto intimamente collegata alla rela- zione natura-cultura e a una sua visione artistica” 2.

Gli artisti hanno elaborato nei secoli tantis- sime opere dedicate al ruolo che il cibo riveste nella vita quotidiana degli individui, come fonte di nutrimento, dispensatore di piacere, strumento di aggregazione socia- le, protagonista di pratiche rituali, indice del tenore di vita dei singoli e delle comunità.

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A ogni artista, infatti, il cibo offre l’occasio- ne per esprimere in sintesi la propria par- ticolare visione della realtà e dell’arte, all’in- terno di percorsi che pur rispecchiando particolari urgenze individuali, il più delle volte mettono in luce desideri, sogni, timo- ri e addirittura incubi propri del vivere con- temporaneo.

Oggi l’arte intende indurci a riflettere su alcune tra le problematiche di grande rilie- vo e attualità più o meno direttamente con- nesse al tema, come le manipolazioni ge- netiche, l’ecostenibilità, la difesa dell’am- biente naturale, i disordini alimentari, l’a- dulterazione e la contraffazione dei cibi, la gestione delle risorse idriche.

Le opere realizzate dagli artisti coinvolti nel progetto Le parole del cibo, le suggestioni dell’arte, muovendosi tra lettera e metafo- ra, eccessi provocatori e accenti poetici, hanno offerto una serie di interessanti ri- flessioni sui temi trattati dai libri scelti per dare spunto al dibattito: i cibi del futuro, le diete, il rapporto delle donne con il cibo, i cibi del passato, la natura in tavola, il rap- porto dei bambini con il cibo.

L’hanno fatto, non illustrando in maniera puntuale tali temi, ma dandone una lettura originale, che spesso ha operato impreve- dibili collegamenti tra epoche e contesti culturali diversi, ha affrontato con accenti lievi le previsioni sull’alimentazione del fu- turo, ha alluso all’anoressia in maniera so- lo apparentemente giocosa, ha voluto smentire l’idea delle donne sempre vittime e mai carnefici, ha creato frutti e verdure di stoffa per favorire la confidenza dei bam- bini con tali alimenti, ha sottolineato che non tutto ciò che la natura produce può essere commestibile.

A legare invece, il cibo con la lettura, è la convinzione che il nutrimento del corpo de- ve andare di pari passo con il nutrimento della mente. E di certo, i libri sono gli stru- menti più adatti a fornire tale nutrimento.

Lascio la parola al filosofo Andrea Taglia- pietra, che ha mirabilmente tracciato le relazioni tra il cibo e il linguaggio:

Leggere è mangiare, scrivere è cucinare. Paro- la e cibo, sapere e sapore sono, nella nostra cultura, circondati da un’aria di famiglia che lo stesso linguaggio si affretta a testimoniare. Noi abbiamo ‘appetito’ di conoscenza, ‘sete’ di sa- pere o ‘fame’ di informazioni. Noi ‘divoriamo’

un libro, ‘facciamo indigestione’ di dati, abbia- mo la ‘nausea’ di leggere e scrivere, non siamo mai ‘sazi’ di racconti, ‘mastichiamo’ un po’ di inglese, ‘ruminiamo’ qualche progetto, ‘dige- riamo’ a fatica alcuni concetti, mentre ‘assimi- liamo’ meglio certe idee piuttosto che altre. Noi ci ‘beviamo’ una storia soprattutto se nel nar- rarcela sono state usate parole ‘dolci’, invece di ‘condirla’ con ‘amare’ considerazioni, con battute ‘acide’o ‘disgustose’, o, peggio, con allocuzioni ‘insipide’ e ‘senza sale’. Non a caso le storielle più ‘appetitose’ sono quelle infarcite di aneddoti ‘pepati’, di descrizioni ‘piccanti’ e, vuoi anche di paragoni ‘gustosi’. Ecco allora che a partire dall’analogia fra il nutrimento del corpo e il nutrimento della mente è possibile riconsiderare il rapporto, in verità non troppo sotterraneo, fra il cibo e il pensiero 3.

È dalle considerazioni precedenti che ab- biamo tratto utili spunti per elaborare la struttura del progetto Le parole del cibo, le suggestioni dell’arte, ponendo in relazio- ne inedita la saggistica, che ha come sog- getto l’alimentazione e la gastronomia, con l’arte contemporanea.

1 - Ernesto Di Renzo, Strategie del cibo: simboli saperi pratiche, Bul- zoni, Roma 2005

2 - Ave Appiano, Bello da mangiare, Meltemi, Roma 2000 3 - Andrea Tagliapietra, La gola del filosofo. Il mangiare come meta- fora del pensare, in “XAOS”, Giornale di confine, anno IV, n.1, Marzo- Giugno 2005-2006. http;//www.giornale di confine.net/n_ 4/1.htm

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le tappe

del progetto

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Comune di Laterza

Laterza

7 febbraio 2019

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Nicola Genco, Neuroptera piscinae, Papilio Papili, Periplaneta Orrendum, Rhopalocera Scribae, Libelloides Minor Vinea, 2016.

Foglie, seme di acero, pinze per tende, molla a spirale, vite in ottone, pennino, chiavetta di ricarica di orologio, cm 40x30

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Presenti in diverse nature morte dei secoli XVII e XVIII – tra i tanti esempi la mosca sui cedri nel dipinto di Giovanna Garzoni (Los Angeles, The J.Paul Getty Museum) o il cervo volante che minaccia un pesce in quello di Georg Flegel (Colonia, Wallraf-Richartz Museum) – gli insetti hanno sempre riscosso un certo interesse da parte degli artisti, non solo per l’abilità indispensabile per raffigurarli, ma anche in virtù della loro pregnanza simbolica, ispirata a fonti storiche, ai poemi greci e latini, alla Bibbia, alle credenze popolari. Se le formiche nelle opere di Salvador Dalí costituiscono un riferimento alla finitezza della vita umana, in anni più recenti sono stati il belga Jan Fabre e l’inglese Damien Hirst a

realizzare le proprie opere utilizzando degli insetti: il primo rivestendo le sue sculture con le corazze iridescenti di migliaia di scarabei, sin dall’antichità simbolo di rinascita, il secondo creando un allevamento di mosche – un tempo considerate raffigurazioni del peccato – che si nutrivano del sangue della testa di un bovino e infine morivano fulminate da una lampada antizanzare, riassumendo nell’ installazione A Thousand Years (1989) l’ineluttabile dramma

dell’esistenza. Ribadito in seguito nelle affascinanti farfalle multicolori con cui l’artista ha creato vetrate e rosoni, offrendoci l’immagine di una bellezza che vince la morte. Nelle tavole

entomologiche di Nicola Genco abitano invece insetti di specie “aliene”,

inesistenti in natura. Sono singolari

creature – libellule, farfalle, tipule, formiche – che a uno sguardo ravvicinato si rivelano costruite con transistor, piccole lampadine, molle e pinzette di metallo, foglie secche, semi e conchiglie.

Una bellezza rara, che a prima vista stupisce e subito dopo intriga, connota questi esseri mai stati in vita e neanche morti, del tutto artificiali eppure così verosimili, ordinatamente classificati e dotati di nomi in latino, come quelli che nella realtà popolano a miliardi di miliardi il nostro mondo.

Se da un lato i lavori di Genco ripercorrono la strada intrapresa nel

Nicola Genco

Trattato

di entomologia aliena

Nicola Genco, Aleurodide Vitrea, Libellula Pendula, 2017.

Semi di acero, interno di lampadina, bilanciere di orologio, cm 40x30

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20 Novecento da diversi protagonisti delle avanguardie artistiche nel dare nuova vita a oggetti privati della loro funzione

originaria, dall’altro le sue tavole sembrano porre l’accento sugli interventi sempre più invasivi dell’uomo sul mondo naturale, alludendo alle loro conseguenze imprevedibili e non di rado nefaste sull’equilibrio dell’ecosistema.

A raffreddare la probabile inquietudine che coglie chi guarda le opere di Genco viene in aiuto la sottile ironia che innerva il lavoro di questo entomologo sui generis, il quale fa soltanto e bene ciò che deve fare l’arte:

condurci in una realtà alternativa, costringerci a farci delle domande, a guardare in modo diverso ciò che ci circonda, a riflettere sui problemi del mondo contemporaneo, ma anche a godere a pieno delle piccole gioie della nostra limitata esistenza. Ad esempio, immergendoci nei mille colori delle ali delle farfalle, che per un breve ma intenso lasso di tempo volano da un fiore all’altro.

Nicola Genco, Diptera Aurea, Ermetia Lucens, Diptera Aurea Minor, 2016.

Semi di acero, pinze per tende, lampadine, cm 40x30 Nicola Genco, Longa Pennis, Tipula Mollettae, 2016.

Foglie, pinza per tende, molla a spirale, vite in ottone, cm 40x30

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Nicola Genco, Papilio Maior Vinea, Papilio Vinea, Cicadide Aurea, Periplaneta Aurea, 2016.

Foglie, vite in ottone, pinze per tende, chiavetta di ricarica di orologio, cm 40x30

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Comune di Canosa

Canosa

15 marzo 2019

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Dario Agrimi, Dolcemente, 2019.

Piatto, cucchiaino, materiali di scarto, dimensioni reali

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Il galateo ne sconsiglia da tempo e senza eccezioni l’uso a tavola, ma la loro utilità è ampiamente riconosciuta. Realizzati con materiali diversi, dal legno alle ossa di pollo, dall’avorio all’argento, sino all’acciaio e persino in oro, nel Cinquecento spesso ornati di pietre preziose e perle, come testimoniano gli esempi custoditi in grandi musei, pare che fossero utilizzati soprattutto dalle classi agiate già dai Greci e dai Romani e molto probabilmente anche in epoche precedenti.

La versione più diffusa, a disposizione di persone di ogni condizione sociale, è in legno e certo chi legge li avrà usati più di una volta. Stiamo parlando degli

stuzzicadenti, oggetti ormai banditi dalle tavole e oggi ufficialmente usati solo per tenere ben stretti nella cottura involtini di carni o di verdure.

Chiamato comunemente stecchino, con un termine che è divenuto sinonimo di

“persona estremamente magra”

(Dizionario Treccani), questo oggetto, di solito collegato al mangiar bene, è assunto invece da dario Agrimi come incisiva metafora dell’anoressia, uno dei disordini alimentari più pericolosi, purtroppo molto diffuso nell’ultimo ventennio nei paesi occidentali

Dario Agrimi

Food, no food

soprattutto tra le donne, in particolare quelle più giovani.

Lo stecchino d’oro massiccio in sorprendente perfetto equilibrio

all’interno di una teca è un invito a nutrirsi in maniera adeguata e insieme un monito a non cadere nell’abisso senza fondo dell’anoressia, una vera e propria malattia che mina profondamente il corpo, ma che ha origine nella psiche. Il rapporto problematico con il cibo è infatti sintomo di un malessere profondo, di una sofferenza inespressa, della difficoltà di accettarsi.

Indotta spesso da modelli negativi che purtroppo la moda, la pubblicità e gli altri media veicolano, assimilando la

magrezza alla bellezza e, di

conseguenza, al successo, l’anoressia induce a selezionare in maniera errata e non di rado insensata gli alimenti da assumere, escludendone in maniera totale alcuni, come i dolci, ritenuti nemici della perfetta forma fisica.

Dario Agrimi, Dolcemente, 2019.

Piatto, cucchiaino, materiali di scarto, dimensioni reali

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26 Con l’attitudine al paradosso connaturata da sempre alla sua ricerca, che ci conduce molto spesso a riflettere attraverso il tramite dell’ironia su problematiche di rilevante interesse e di grande attualità, legate a diversi aspetti dell’esistenza umana, e quasi

immedesimandosi nell’atteggiamento autolesionistico degli anoressici, Dario Agrimi ha preparato nel suo laboratorio una serie di dolci dall’aspetto a prima vista molto invitante – tranci di torte, crêpes, tortini – alcuni già in parte consumati o liquefatti.

Li ha confezionati, però, mescolando vernici, solventi, resine, sostanze assolutamente velenose se inalate o ingerite. Alludendo al fatto che panna, creme, sfoglie, cioccolata, gelatine di frutta, caramello, ingredienti che nella realtà sono ambiti da molti palati, più o meno golosi, diventano invece nella mente di chi soffre di anoressia veri e propri veleni da evitare con fermezza.

Dario Agrimi, L’effimero, 2019.

Stecchino in oro massiccio, dimensioni reali Dario Agrimi, Dolcemente, 2019.

Piatto, cucchiaino, materiali di scarto, dimensioni reali

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Dario Agrimi, Dolcemente, 2019.

Piatto, cucchiaino, materiali di scarto, dimensioni reali

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Comune di San Severo

San Severo

11 aprile 2019

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29

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31

Preparare il cibo, servirlo ai propri famigliari, conservarlo, sono state incombenze affidate sin dall’antichità alle donne. La cucina era del resto l’unico luogo dove la creatività femminile poteva trovare libera espressione. Come annota Maria Giuseppina Muzzarelli nel suo libro Nelle mani delle donne. Nutrire, guarire, avvelenare dal Medio Evo a oggi, inoltre le donne, dispensatrici per natura del primo alimento che ogni neonato assapora, non solo erano tenute ad assumere quantità limitate di cibo, ma dopo aver servito i famigliari seduti a tavola, erano solite consumare i pasti rapidamente, in piedi e appartate.

Comunque, mettendo a frutto il sapere appreso nella quotidiana manipolazione degli alimenti, le donne sono diventate spesso ricercate guaritrici, in grado di preparare con le erbe di cui conoscevano a fondo le proprietà, medicamenti più o meno efficaci. Ma si sono trasformate a volte in assassine, non di rado seriali, preparando pozioni assolutamente letali con sostanze ricavate da piante

altamente velenose, per risolvere – per conto proprio o altrui – situazioni

famigliari ormai non più accettabili, in altri casi spinte da sadismo, disturbi mentali,

povertà, interessi economici.

Nei light boxes in mostra, con la sua solita levità espressiva, indubbia concisione ed eleganza formale, rosemarie Sansonetti ha voluto condensare in maniera efficace la pluralità di aspetti che il rapporto delle donne con il cibo ha assunto nei secoli, ponendo nell’accogliente cavo di mani femminili una foglia di radicchio, una di cavolo nero, una pianta di aloe e un frutto di stramonio. Se il primo è un ortaggio dalle proprietà antiossidanti con azione benefica sulla pelle, sull’intestino, sul sistema cardiovascolare e su quello nervoso, il cavolo nero è un

antinfiammatorio naturale ricco di antiossidanti, sali minerali e vitamine, contenente efficaci sostanze antitumorali.

Del gel ricavato dalle foglie dell’aloe è nota l’eccellente azione idratante, emolliente, rigenerante che esercita sulla pelle, per cui figura sempre più spesso tra i componenti di prodotti farmaceutici e cosmetici, mentre il succo è un ottimo gastroprotettore e depurativo naturale. Il frutto spinoso dello stramonio, pianta arbustiva altamente tossica per l’elevata quantità di potenti alcaloidi presenti soprattutto nei semi, ha proprietà narcotiche, sedative e allucinogene, ed è stata usata in molti casi anche per uccidere.

Nelle sue teche luminose l’artista ha voluto letteralmente “porre in luce” le diverse modalità con cui le donne, costrette per secoli in ruoli decisi dagli

Rosemarie Sansonetti

Sempre cuoche, spesso guaritrici,

a volte assassine

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uomini e relegate negli ambienti più bui e insalubri dello spazio domestico, hanno posto in essere sia comportamenti positivi, occupandosi di nutrire se stesse e gli altri e di procurare sollievo da mali fisici reali o immaginari, sia condotte criminali, adoperandosi per risolvere in maniera definitiva disagi personali o altrui.

Rosemarie Sansonetti, Nelle mie mani, 2019.

Stampa fotografica su plexiglass e led, 4 elementi, ognuno cm 30x30x10

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Comune di Maglie

Maglie

12 maggio 2019

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Giuseppe Ciracì, Il galateo, 2019.

Matita, stampa su acetato, pagina di libro esposta alle intemperie per tre mesi, cm 46x42,5

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Quattro capolavori della storia dell’arte occidentale costituiscono per Giuseppe Ciracì il punto di partenza per la

realizzazione di assemblaggi di immagini e parole, che in un corto circuito di rimandi danno corpo ad alcune riflessioni sulle modalità di approccio alla

consumazione del cibo. Tra storie diverse e distanti nel tempo si instaura uno stimolante contraddittorio tra messaggio visivo e inserto verbale, che giustappone livelli di senso solo apparentemente incongrui.

Così la Regola benedettina, che

raccomandava di non abbandonarsi allo stravizio nel mangiare e nel bere, si sovrappone all’affresco attribuito a Giotto (Assisi, Basilica), raffigurante la morte improvvisa del Cavaliere di Celano, che aveva invitato a pranzo il beato

Francesco. Nessuno stravizio i

commensali avrebbero potuto compiere a quella tavola molto frugalmente apparecchiata.

E alla Cena in Emmaus di Caravaggio (Londra, National Gallery), che ritrae il momento centrale dell’episodio narrato nel Vangelo di Luca, in cui due discepoli, nel viandante che hanno invitato a cena, riconoscono Cristo risorto nel momento

in cui benedice il pane e il vino, è

affiancato un passo della Genesi, in cui si legge che Abramo invita il Signore nella sua tenda a prendere del cibo e a rinfrancarsi prima di riprendere il cammino. È il tema dell’ospitalità, della condivisione del cibo al proprio desco, che l’artista intende mettere in luce.

La raccomandazione del vescovo inglese Roberto Grossatesta (1175-1253) alla contessa di Lincoln di vietare a tutti gli abitanti della casa, servitù inclusa, di mangiare da soli e in luoghi appartati, si pone in antinomia rispetto alla Colazione sull’erba di Édouard Manet (Parigi, Musée d’Orsay), dipinto che a suo tempo suscitò grande scalpore, in cui due uomini completamente vestiti

consumano una merenda in un bosco in compagnia di una donna, che si è liberata degli abiti.

E, infine, lo slittamento di senso tra I mangiatori di patate di Vincent Van Gogh (Amsterdam, Van Gogh Museum) e le indicazioni sui comportamenti da tenere a tavola contenute nel Libro del Siracide dell’Antico Testamento. Regole

inadeguate per i contadini di Neuen, intenti a consumare alla fine di una faticosa giornata di lavoro un pasto frugale, cui l’artista olandese ha voluto conferire il crisma della sacralità, motivato dalla sincera solidarietà nei confronti dei poveri e degli emarginati.

Le immagini utilizzate da Ciracì – pagine di testi di storia dell’arte esposte per tre mesi alle intemperie – hanno perso tutti i colori e – tranne quella del dipinto di

Giuseppe Ciracì

Mangiare tra regole

ed eccezioni

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Caravaggio – si sono trasformate in monocromi azzurri. La patina uniforme che il tempo atmosferico ha deposto sulle scene lì raffigurate le trasferisce in una dimensione atemporale, in cui la realtà fattuale tende a proporsi come modello esemplare.

Ai margini dei suoi palinsesti – disegnate a matita o a sanguigna e a volte non finite – si posano delle mani atteggiate a significare di volta in volta tensione, fiducia, perplessità, condivisione, come una sorta di suggello finale alla ri/lettura della storia dell’arte, che l’artista va conducendo da tempo.

Giuseppe Ciracì, L’etichetta, 2019.

Sanguigna, stampa su acetato, due pagine di libro esposte alle intemperie per tre mesi, cm 45,5x56,5

Giuseppe Ciracì, La regola, 2019.

Sanguigna, stampa su acetato, pagina di libro esposta alle intemperie per tre mesi, cm 47x43

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Giuseppe Ciracì, L’ospitalità, 2019.

Matita, stampa su acetato, pagina di libro esposta alle intemperie per tre mesi, cm 54x42

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Comune di Noci

Città Metropolitana di Bari

Noci 23 maggio 2019

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Claudia Giannuli, Erzsebet Bathory, 2014-19.

Mixed media, cm 20x20x43

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43

L’uso delle piante selvatiche a fini alimentari – scrive Eleonora Matarrese ne La cuoca selvatica (Bompiani, Milano 2018) – è oggetto di una scienza denominata fitoalimurgìa (più semplicemente alimurgìa), termine comparso la prima volta nel sottotitolo del De alimenti urgentia di Giovanni Targioni-Tozzetti (1767), in cui il medico e naturalista fiorentino spiegava come affrontare le carestie, facendo ricorso ai prodotti spontanei della terra, in particolare alle parti edibili delle piante:

foglie, fusto, germogli, fiori, radici, tuberi, bulbi, rizomi, cortecce, linfa. Oggi l’alimurgia risponde, invece, all’esigenza sempre più diffusa di adottare

un’alimentazione più salutare e di godere di sapori dimenticati.

La conoscenza delle piante ha consentito nei secoli alle donne non solo di

provvedere alla preparazione dei cibi per

la famiglia, ma anche di approntare – con particolari specie botaniche –

medicamenti per alleviare malanni fisici e persino pozioni letali. Sebbene il numero delle donne capaci di uccidere con il veleno sia rimasto costante nel tempo, la stretta relazione tra il genere femminile e questa tipologia di reato è stata a lungo ritenuta reale, anche se non dimostrata.

Da anni Claudia Giannuli riflette sulle problematiche quotidiane, sulle difficoltà relazionali, sulle discriminazioni subite dalle donne, seri ostacoli al

raggiungimento di un sereno rapporto con il mondo e alla piena affermazione della propria identità. Dopo quelli dedicati alle brigantesse, tenute sempre ai margini o ignorate dalla storia ufficiale, l’artista ha dato inizio a una serie di lavori ispirati alle biografie di donne assassine seriali, concentrandosi in questa occasione su quelle che hanno usato per uccidere

Claudia Giannuli

Non tutte da mangiare,

anzi…

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piante velenose, non di rado spinte da situazioni di grave disagio, come la malattia mentale, l’alcolismo, la sete di denaro.

La grazia delle piccole “nature morte” di Giannuli è in contrasto con le orribili vicende criminali che evocano e che – come la presenza delle sedie

attesta – sembra siano state perpetrate quasi sempre nell’ambiente domestico, spesso fonte di frustrazioni, ossessioni, privazioni, abusi.

Se l’ungherese Erzsebet Bathory (1560-1614), soprannominata Contessa Dracula per l’abitudine di fare il bagno nel sangue di giovani vergini (che si diceva addirittura bevesse), avrebbe usato le foglie della belladonna per mandare all’altro mondo 650 persone, l’inglese Amelia Elizabeth Dyer (1838-1896) pare abbia ucciso con l’oppio (ricavato dal lattice contenuto nelle capsule immature

del Papaver somniferum), ma anche per strangolamento o per inedia, 400 bambini nati illegittimi. Jane Toppan (1857-1938), infermiera statunitense, fu capace di togliere la vita a 31 persone con la stricnina (che si ottiene dai semi della Strychnos nux-vomica e della Strychnos ignatii), mentre la giapponese Chisako Kakehi (nata nel 1947, vivente, ma condannata a morte), spinta da interessi economici, sembra abbia fatto con il cianuro (contenuto anche se in piccole quantità nelle mandorle amare e nei noccioli di alcuni frutti) in soli sei anni almeno 10 vittime, tra cui il marito.

Claudia Giannuli, Amelia Elizabeth Dyer, 2014-19.

Mixed media, cm 20x20x43 Claudia Giannuli, Chisako Kakehi, 2019.

Mixed media, cm 20x20x43

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Claudia Giannuli, Jane Toppan, 2019.

Mixed media, cm 20x20x43

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Comune di Latiano

Latiano

31 maggio 2019

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Foto Marino Colucci/Sfera

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Mariantonietta Bagliato, Uva, 2018.

Tecnica mista su carta, cm 110x80

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Ogni genitore dovrebbe educare i propri figli a una dieta sana, che alterni quotidianamente tutti i nutrienti in giuste quantità, con un equilibrio tra proteine animali e vegetali, zuccheri semplici e complessi, grassi vegetali e animali e che fornisca un apporto adeguato di

vitamine, minerali e alimenti integrali.

L’educazione a un’alimentazione salutare deve iniziare sin dall’infanzia. Andiamo con i nostri figli a fare la spesa, indichiamogli i nomi e le proprietà degli alimenti, insegniamogli a leggere le etichette degli ingredienti, e infine cuciniamo insieme qualche piatto, dando loro l’occasione di imparare a toccare il cibo, a prepararlo, a trasformarlo. Così facendo, avremo creato per loro un nuovo, divertente e “salutare” gioco.

La componente ludica è il cardine su cui si imposta il lavoro di Mariantonietta Bagliato, che spesso indirizza la propria attenzione a un pubblico infantile, scegliendo storie e immagini in grado di suscitare stupore e desiderio di

emulazione. Realizza sculture,

installazioni, performance, che traggono ispirazione dalle fiabe, dai miti, dalla realtà quotidiana, dall’ambiente naturale.

Lo fa cucendo a mano o a macchina delle stoffe colorate e non di rado imbottendole con la bambagia. Le sue opere – spesso di dimensioni ambientali e di forte impatto spettacolare – sono oggetti morbidi, si possono non solo guardare, ma anche toccare, spostare, a volte abitare. E che fanno pensare alle megainstallazioni dell’artista portoghese

Mariantonietta Bagliato

Per bambini e non solo

Joana Vasconcelos, realizzate con il cucito, la maglia, l’uncinetto, pratiche artigianali ormai entrate nel repertorio linguistico dell’arte contemporanea.

La relazione fra arte e mondo infantile sta a monte di numerose creazioni artistiche del Novecento. Dal disegno dei bambini hanno tratto spunti alcune

sperimentazioni delle avanguardie, in altri casi gli artisti hanno realizzato dei giochi e dei giocattoli destinati ai piccoli. Dal giocattolo futurista, al gioco degli scacchi, cui a partire da Marcel Duchamp, fanno riferimento diversi protagonisti delle avanguardie; dalla progettazione di giocattoli del Bauhaus, creazioni originali da smontare e

ricomporre in maniera sempre diversa, al frottage di Max Ernst e al cadavre exquis surrealista; dalle Macchine inutili di Bruno Munari, che non producono niente di concreto al di fuori dell’attenzione

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50 dell’osservatore, agli strampalati e complessi assemblaggi di ingranaggi meccanici in movimento di Jean Tinguely.

Il gioco riveste un ruolo importante nei processi di apprendimento della realtà e come efficace stimolatore della creatività.

I bambini si avvicinano all’arte in maniera spontanea, priva di pregiudizi, con modalità attiva, pronti a dare seguito a ciò che vedono attraverso la propria attitudine creativa. Se i baccelli di piselli in formato extralarge e dai semi

multicolori, che Bagliato riunisce in gran numero, potranno rinsaldare la

confidenza che i bambini hanno con un ortaggio tra i loro preferiti, a suscitare la loro meraviglia provvederanno

certamente la moltitudine di chicchi di una gigantesca spiga di grano e gli strani acini, uno diverso dall’altro, di grandi grappoli d’uva.

Mariantonietta Bagliato, Uva, 2018.

Tecnica mista su carta, cm 110x80 Mariantonietta Bagliato, Baccelli, 2019.

Stoffa e imbottitura, installazione

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Mariantonietta Bagliato, Spiga, 2018.

Stoffa e imbottitura, dimensioni variabili

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Torino, Lingotto Fiere - Padiglione 2 Stand Regione Puglia L21 - K26

presentano il progetto Anna Vita Perrone

Dirigente Sezione Biblioteca e comunicazione istituzionale del Consiglio regionale della Puglia Lia De Venere

Storico e critico d’arte Luciano Perrone

Presidente Associazione ETRA E.T.S.

Venerdì 10 maggio 2019

ore 12,00

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Dario Agrimi

Atri (TE), 1980 Vive e lavora a Trani

Artista eclettico, spazia dalla pittura all’installazione prediligendo anche la fotografia, la scultura e il video. Le sue ultime sperimentazioni sono il frutto di una ricerca maniacale volta alla perfezione, che mette in scena un iperrealismo che amplifica le emozioni e riduce la distanza tra realtà e finzione. Ha tenuto diverse mostre personali e partecipato a numerose collettive in Italia e in alcuni paesi europei.

Le sue opere sono presenti in collezioni italiane e all’estero. E’ docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Bari.

GLI ARTISTI

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Mariantonietta Bagliato

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Bari, 1985

Vive e lavora tra Bari e Praga.

La sua ricerca artistica è influenzata da un immaginario che trae le sue origini dal teatro di figura. Il suo lavoro è caratterizzato da un uso sistematico di tessuti con cui realizza sculture, installazioni e disegni, cuciti a mano o a macchina. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bari e

attualmente è docente di Discipline grafiche e pittoriche e collabora come esperto esterno a contratto con l’Accademia di Belle Arti di Roma.

Giuseppe Ciracì

Brindisi, 1975

Attualmente vive e lavora in Puglia

Si è diplomato presso il Liceo Artistico di Brindisi e all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Ha avviato il suo percorso professionale in Puglia per poi trasferirsi, nel 2003, a Milano dove ha sviluppato le ricerche nell’ambito della pittura figurativa, impegnandosi in un’originale rilettura della storia dell’arte antica e moderna. Ha preso parte a numerose collettive e tenuto personali in Italia e all’estero, da Lecce a Roma, da Venezia a Milano, fino a Berlino e Bali, in Indonesia.

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Claudia Giannuli

Bari, 1979 Vive e lavora a Bari.

Nel 2005 si è diplomata in scultura

all’Accademia di Belle arti di Bari. Ha tenuto alcune personali e partecipato a numerose collettive, tra cui: nel 2011 Buon

compleanno, Italia! (Rathaus, Stoccarda (Germania), Padiglione Puglia, Biennale di Venezia (ex Convento di Santa Scolastica, Bari); nel 2012 Home, My Place in the World (Galleria Pall Mall, Londra), Dialoghi Est/Ovest  (Museo Nazionale del

Montenegro, Cetinje), nel 2014 La ceramica altrove (Scuderie Aldobrandini, Frascati).

Attualmente insegna Tecniche della Ceramica all’Accademia di Belle Arti di Bari.

Foto Tommaso Putignano

Nicola Genco

Putignano (Ba), 1959 Vive e lavora a Putignano

Grafico, designer, pittore, scultore, fotografo, Genco è un artista visivo a tutto tondo. In tutte le sue creazioni è palese l’

interesse per i diversi aspetti della natura, così come il rapporto vivo e forte con la materia; frammenti di mondi diversi attraverso la sintesi creativa danno vita a opere d’arte caratterizzate dall’ibridazione di più materiali. Ha presentato le sue opere in diverse manifestazioni e rassegne di arte contemporanea in Italia e all’estero, in musei pubblici e gallerie private.

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Rosemarie Sansonetti

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Bari,1965 Vive e lavora a Bari.

Dopo il diploma di maestro d’arte presso l’istituto Statale D’Arte di Bari e una breve esperienza a Roma come scenografa di un gruppo di teatro sperimentale, ha

approfondito gli studi artistici presso l’ISIA di Firenze e l’Accademia di Belle Arti di Bari, dove si è diplomata in Scultura. Nei primi anni ’90 fonda la galleria Museo Nuova Era, che tuttora dirige occupandosi dell’organizzazione di mostre d’arte contemporanea ed eventi culturali. Dalla prima metà degli anni ’80 avvia la sua attività espositiva.

Foto Rosemarie Sansonetti

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I LIBRI

GLI AUTORI

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© Ryck Valli / Alamy.

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63 Gian Mario Anselmi-Gino Ruozzi (a cura di), Banchetti let-

terari: cibi, pietanze e ricette nella letteratura italiana da Dante a Camilleri, Carocci, Roma 2011.

Silvano Rodato, Alimenti, turismo e ambiente: scienza e cultura dell’alimentazione per i servizi di accoglienza turisti- ca, Clitt, Roma 2015.

Marvin Harris, Buono da mangiare: Enigmi del gusto e con- suetudini alimentari, Traduzione di Piero Arlorio, Einaudi, Torino 2015.

Jeffrey Moussaieff Masson, Chi c’è nel tuo piatto? tutta la verità su quello che mangi, traduzione di Nello Giugliano, Cairo, Milano 2009.

Vandana Shiva, Chi nutrirà il mondo? Manifesto per il cibo del terzo millennio, Traduzione di Gianni Pannofino, Feltri- nelli, Milano 2015.

Dario Bressanini-Beatrice Mautino, Contro natura: dagli OGM al bio, falsi allarmi e verità nascoste del cibo che por- tiamo in tavola. Rizzoli, Milano 2016.

Jean-Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto, o Me- ditazioni di gastronomia trascendente, Traduzione di Dino Provenzal, 2. ed. - Slow food, Bra 2014.

Patrizia Bollo, Giochiamo in cucina: esperimenti, giochi, ricette per imparare a cavarsela in cucina, Salani, Milano 2011.

Niki Segnit, La grammatica dei sapori e delle loro infinite combinazioni, Traduzione di Cristina Pradella, Gribaudo, Milano 2011.

Massimo Montanari, Il cibo come cultura, 2. ed., Editori La- terza, Roma-Bari 2007.

Rosalinda, Chiaramonte, Il cibo delle fiabe: a tavola nel mondo della fantasia tra pasti umili e piatti prelibati, You- canprint, Tricase 2015.

Giovanna Zipoli, Il convivio dei signori: sapori antichi dal Medioevo e dal Rinascimento, Clinamen, Firenze 2017.

Michael Pollan, Il dilemma dell’onnivoro, traduzione di Luigi Civalleri, Adelphi, Milano 2013.

Massimo Montanari, Il pentolino magico, disegni di Ema- nuele Luzzati, Editori Laterza, Roma-Bari 2015.

Michael T. Murray, Il potere curativo dei cibi: [guida pratica e completa agli alimenti che aiutano a prevenire disturbi e malattie], Traduzione di Elena Speciani, red!, Cornaredo 2003.

Massimo Montanari, Il riposo della polpetta e altre storie intorno al cibo, Editori Laterza, Roma-Bari 2011.

Antonio Moschetta, Il tuo metabolismo: l’utilità della dieta nella prevenzione e cura del cancro, Mondadori, Milano 2018.

Giovanni Rebora, La civiltà della forchetta: storie di cibi e di cucina, Editori Laterza, Roma-Bari 2000.

Markus Strauss, La farmacia del bosco: le proprietà curati-

elenco dei libri donati dal Consiglio regionale a ognuna delle sei biblioteche coinvolte nel progetto

ve di alberi, arbusti ed erbe spontanee, Traduzione di Simo- ne Crestanello, Il punto d’incontro, Vicenza 2018.

Dario Bressanini, Le bugie nel carrello, Chiarelettere, Milano 2013.

Massimo Montanari, L’identità italiana in cucina, Editori La- terza, Roma-Bari 2013.

June Di Schino-Gianfranco Liguri-Massimo Stefani, L’oro del Mediterraneo: olio d’oliva :

6000 anni tra storia, arte, medicina e religione, goWare, Fi- renze 2016.

Mariella Carrossino, Mangiare con gli occhi: iconografie del cibo nell’arte, con interventi di Piero Boccardo, Matteo Fo- chessati, Farida Simonetti, Sagep, Genova 2016.

Giulia Malerba-Febe Sillani, Mappe del gusto: l’atlante per scoprire tutti i cibi buoni del mondo /. – ElectaKids, Milano 2016.

Giuseppe Fatati, Nutrizione, società e arte: l’alimentazione mediterranea, una certezza dii benessere e bellezza, Pacini, Ospedaletto (Pisa) 2017.

Dario Bressanini, Pane e bugie: [la verità su ciò che man- giamo: i pregiudizi, gli interessi, i miti, le paure, Nuova ed., Chiarelettere. Milano 2013Giovanni Sole, Polpo immondo:

tabù alimentari nel mondo antico, Rubbettino, Soveria Man- nelli 2017.

Christophe Brusset, Siete pazzi a mangiarlo!,Traduzione di Maria Moresco, Piemme, Milano 2016.

Nico Catalano, Abbiamo fatto 13: tredici piante per l’uma- nità, illustrazioni di Liliana Carone, Radici future, Bari 2018.

Marco Ceriani, Si fa presto a dire insetto: storia del cibo del futuro: sulle nostre tavole qualcosa di nuovo seppure antico, 3 edizione aggiornata e ampliata, goWare, Firenze 2017.

Umberto Veronesi-Mario Pappagallo, Verso la scelta vege- tariana: il tumore si previene anche a tavola, con il ricettario di Carla Marchetti, Giunti, Firenze 2016.

Maria Giuseppina Muzzarelli, Nelle mani delle donne: nutri- re, guarire, avvelenare dal Medioevo a oggi, Editori Laterza, Roma-Bari 2014.

Giorgio Franchetti, A tavola con gli antichi romani: storia, aneddoti e tante ricette per scoprire come mangiavano i nostri antenati culturali, con l’archeocuoca Cristina Conte, Efesto, Roma 2017.

Eleonora Matarrese, La cuoca selvatica: storie e ricette per portare la natura in tavola, illustrazioni di Anna Regge, Bom- piani, Milano 2018.

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Finito di stampare in Foggia nel giugno 2019 per conto di Claudio Grenzi Editore

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Claudio Grenzi Editore

COPIA OMAGGIO

Euro 16,00

Lia De Venere è nata a Bari, dove vive e lavora. Laureata con lode in Lettere moderne presso l’Univer- sità di Bari, ha compiuto studi di specializzazione in Storia dell’arte presso le Università di Roma e di Urbino. È stata docente di prima fascia di Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Bari e a contratto presso l’Università di Bari. Ha ideato e coordinato il corso di perfezionamento Tra teoria e prassi sul ruolo dell’artista, istituito dall’Accademia di Belle Arti di Bari con fondi comunitari.

Ha svolto attività di ricerca presso musei e istituzioni pubbliche in Italia e in Francia, autrice di saggi e articoli su diverse tematiche, ha anche collaborato a una monografia su Pino Pascali (Laterza 1983, nuova ediz. Electa, 2010). Consulente per il progetto della istituenda Galleria delle arti contemporanee e del design di Bari, promosso dall’Amministrazione Provinciale di Bari. Svolge un’intensa attività nel settore della critica d’arte e nella curatela di eventi espositivi. Oltre a mostre personali e collettive in gallerie private, ha curato per Enti pubblici e istituzioni culturali diverse rassegne in Italia e all’estero (a Londra, Stuttgart, Lisbona). Ha tenuto conferenze presso le università di Bratislava, Saarbrüken Trier, Heidelberg, Tubingen e Stuttgart e presso istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Collabora a Arteconomy24 de “Il sole 24 ore”, www.artribune.com, alla rivista d’arte contemporanea “Segno”.

Le opere realizzate dagli artisti coinvolti nel progetto Le parole del cibo, le sugge- stioni dell’arte, muovendosi tra lettera e metafora, eccessi provocatori e accenti poetici, offrono una serie di riflessioni sui temi trattati dai libri scelti per dare spunto al dibattito: i cibi del futuro, le diete, il rapporto delle donne con il cibo, i cibi del pas- sato, la natura in tavola, il rapporto dei bambini con il cibo. Di tali temi hanno elabo- rato una lettura originale, spesso operando imprevedibili collegamenti tra epoche e contesti culturali diversi, affrontando con accenti lievi le previsioni sull’alimentazione del futuro, alludendo alla gravità dell’anoressia in maniera solo apparentemente gio- cosa, smentendo l’idea delle donne sempre vittime e mai carnefici, creando frutti e verdure di stoffa per favorire la confidenza dei bambini con tali alimenti, sottoline- ando che non tutto ciò che la natura produce può essere commestibile. A legare invece, il cibo con la lettura, è la convinzione che il nutrimento del corpo deve an- dare di pari passo con il nutrimento della mente. E di certo, non solo a nostro avvi- so, oltre al fatto che “parola e cibo, sapere e sapore sono, nella nostra cultura, cir- condati da un’aria di famiglia che lo stesso linguaggio si affretta a testimoniare”, i libri sono sempre stati e saranno gli strumenti più adatti a fornire tale nutrimento.

Progetto promosso da ‘Teca del Mediterraneo’

Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia a cura dell’Associazione Culturale ETRA E.T.S.

Ideazione e direzione artistica

Lia De Venere

Le p aro le d el c ibo , le s ug ges tio ni d ell’a rte

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II. Un altro motivo della mia rottura è la mancanza di principi di vita spirituale dei sa- lesiani italiani e la direzione cattiva del loro noviziato. In nessuna casa e neanche

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48 Cf ASC A4310103, lett.. delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Giovanni Berch- mans. Don Rua comunica ai cooperatori che la madre del loro nunzio apostoli- co ha fondato, a Catania,