• Non ci sono risultati.

Meditiamo la Parola. 4-9 maggio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Meditiamo la Parola. 4-9 maggio"

Copied!
5
0
0

Testo completo

(1)

Meditiamo la Parola

- spunti di riflessione per pregare il Vangelo quotidiano -

4 - 9 maggio

Siamo invitati a pregare con il salmo 30 e leggere il vangelo del giorno con il suo commento.

Le riflessioni sono proposte da alcuni membri della nostra comunità.

Salmo 23. Il Signore è il buon pastore Il Signore è il mio pastore

non manco di nulla

in pascoli di erbe verdeggianti mi fa riposare.

Ad acque quiete mi conduce ricrea la mia vita

mi guida sul giusto sentiero per amore del suo Nome.

Se anche vado nell’oscura valle della morte non temo alcun male

il tuo bastone e la tua verga mi consolano

e tu sei con me.

Per me tu imbandisci una tavola di fronte ai miei nemici

di olio profumato cospargi il mio capo il mio calice è inebriante.

Bontà e amore mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita

abiterò nella dimora del Signore per giorni senza fine.

Lunedì 4 maggio

Dal Vangelo di Giovanni (10, 11-18) In quel tempo, Gesù disse:

«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

(2)

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Gesù si definisce pastore e non un pastore qualsiasi, ma il Buon Pastore! Chi è il buon pastore? E’ colui che si occupa delle pecore, ne ha cura, le conosce e le pecore conoscono lui e la sua voce. Non così il mercenario a cui non interessano veramente le pecore, e nel momento del pericolo e della prova, le abbandona vigliaccamente e velocemente. C’è quindi una relazione intima tra il pastore e le sue pecore, tanto profonda che il pastore è disposto a dare la sua vita per le pecore. Tale relazione è specchio del rapporto che c’è tra Gesù e Dio Padre. Gesù si rimette completamente nelle mani del Padre, ha piena fiducia in Lui. Gesù chiede anche a noi di fare altrettanto. In questo periodo, così vuoto di relazioni, cerchiamo di recuperare quella intimità spirituale con Dio che ci rende unico gregge per un unico pastore.

Martedì 5 maggio

Dal Vangelo di Giovanni (10, 22-30)

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Cosa significa credere? Si tratta semplicemente di ammettere che Dio esiste? Che Gesù è il Figlio di Dio? Pensiamo forse che se avessimo razionalmente questa certezza la nostra vita sarebbe decisamente e definitivamente diversa? «Ve l’ho detto e non credete», dice Gesù...quasi ironicamente. Sì, perché credere non è avere una convinzione scientifica, quanto affidarsi a qualcuno, ovvero entrare in una relazione che domanda reciprocità, dialogo, desiderio di lasciarsi conoscere fino in fondo. Solo così, in una rapporto di intimità e fiducia, potremo fare l’esperienza di essere nelle mani di Dio. è bello infatti sentire questa espressione, ripetuta ben due volte: «Nessuno può strapparci dalla mano di Dio». Questo è credere.

(3)

Mercoledì 6 maggio

Dal Vangelo di Matteo (12, 44-50) In quel tempo, Gesù esclamò:

«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.

Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.

Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna.

Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

In ogni cosa che facciamo noi esprimiamo noi stessi, ci rendiamo manifesti agli altri.

Sappiamo anche che talvolta agiamo per attirare su di noi l'attenzione, per essere considerati. Gesù, pur essendo Dio, non ha mai agito in questo modo: addirittura si presenta come Colui che rimanda al Padre e al Suo amore. Si presenta come luce: e la luce non attira lo sguardo su di sé, ma illumina per dissipare le tenebre e fare brillare i volti. Si presenta come Parola, e la parola «dice» di qualcuno o di qualcosa. Si presenta come colui che «fa vedere» il Padre attraverso il suo volto. Gesù non vuole l’attenzione tutta per sé, ma desidera che attraverso di Lui entriamo in relazione col Padre. Così siamo chiamati ad essere, come credenti e come Chiesa.

Giovedì 7 maggio

Dal Vangelo di Giovanni (13, 16-20)

[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:

«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.

Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.

In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Un servo non è più grande del suo padrone: eppure chi accoglie il servo, è come se accogliesse il padrone.

Queste poche parole di Gesù contengono due antidoti per la nostra vita: da un lato ci ricordano che non dobbiamo montarci la testa, dall’altro ci rivelano che abbiamo un ruolo di primo piano.

(4)

Non dobbiamo montarci la testa perché, anche se di solito ci piace di più il posto del padrone, in fin dei conti sappiamo bene di non esserlo: non abbiamo tutte le risposte, tutte le soluzioni, tutte le capacità, ed è triste quando passiamo tutta la vita a cercare di dimostrare agli altri che meritiamo un posto più in alto nella società.

Dall’altra parte, anche se siamo soltanto degli inviati, Gesù ci dice che, quando trasmettiamo fedelmente il suo messaggio, è come se le persone stessero vedendo lui in persona: non male come riconoscimento del nostro valore!

Venerdì 8 maggio

Dal Vangelo di Giovanni (14, 1-6)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto:

“Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me»..

In ognuno di noi, e specialmente in questo momento, si annida il dubbio, siamo facili al turbamento, alla paura e fatichiamo ad avere fiducia negli altri.


Gesù non si sottrae ai dubbi dei primi discepoli e nemmeno ai nostri. Non ci lascia soli.

Risponde con poche e semplici parole: “Io sono la via, la verità e la vita.”


Tre parole importanti: una sorta di testamento, ma anche una promessa per coloro che erano rimasti e per quelli che verranno. Quando Gesù si separa dai discepoli non dice loro quale via percorrere o come sia meglio continuare il cammino: Lui stesso diventa la via, basata sull'amore fraterno, sull'importanza delle relazioni, sul mettersi al servizio per il bene comune e sul prendersi cura l'uno dell'altro e dell'ambiente che ci circonda.


Questa è la verità: non è un elenco di cose da sapere o da possedere, ma è uno stile di vita, è la certezza che guardando a Gesù vediamo l'immagine viva di Dio.


Infine Gesù è vita: Lui ha dato l'esempio per vivere appieno una vita bella, non banale ma ricca di significato, speranza e fede nel Padre Misericordioso, che mai ci abbandona.

Sabato 9 maggio

Dal Vangelo di Giovanni (14, 7-14)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio:

fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».

Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me,

(5)

compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

Ce lo possiamo immaginare carico di affetto questo richiamo di Gesù a Filippo, proprio mentre si avvicina la passione. È l’ennesima incomprensione, nonostante tutto il cammino fatto insieme al Maestro i discepoli ancora hanno capito poco.

Per Gesù la richiesta di Filippo, così spontanea e ingenua, diventa l'occasione per confermare qual è il rapporto tra lui e il Padre e come lo ha mostrato con parole e opere durante tutta la sua vita.

Tuttavia solo dopo aver ricevuto lo Spirito Santo i discepoli saranno capaci di comprendere meglio queste parole e di compiere opere nel suo nome.

In questi giorni verso Pentecoste, chiediamo anche noi il dono dello Spirito per riuscire a cogliere come le parole e le opere di Dio continuano a manifestarsi nella nostra vita e nella comunità, nonostante la fatica della distanza fisica che ancora ci separa.

Riferimenti

Documenti correlati

La soglia più importante per stabilire il diritto al sussidio è quella relativa alla parte reddituale dell’Isee (Indicatore di situazione economica equivalente): il limite di 3mila

• “Defnizione di modalità e criteri di talidazione ocientfca delle proposte di realizzazione dei prodot tecnici del SNPA e loro integrazione nelle procedure di approvazione, anche

Chiedete a questo padre se non c’è un’ora segreta, un momento segreto, e se non è quando i suoi figli incominciano a diventare degli uomini, liberi, e lui stesso lo trattano come

E proprio i Padri della Chiesa ci mettono in guardia dal rincorrere la ricchezza esteriore, perdendo così la ricchezza interiore della nostra anima.. Gli israeliti di

Ciascuna Alta Parte contraente della Convenzione indica, al momento della firma o del deposito del proprio strumento di ratifica, di accettazione o di approvazione, per mezzo di

Il presente Protocollo entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi dalla data in cui tutte le Alte Parti contraenti della

Le attenzioni, pastorali e spirituali, che possono sgorgare dalla celebrazione della “Domenica della Parola di Dio” sono numerose, anche alla luce dei significativi

La videochirurgia e la laparoscopia in particolare presentano un gran nu- mero di vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale per via laparotomica; tutta- via, analizzando