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Invalidità permanente da malattia

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Invalidità permanente da malattia

written by Carlos Arija Garcia | 15/03/2019

Quali sono le prestazioni dell’Inps e dell’Inail in caso di malattia generica o professionale.

Hai una malattia generica o professionale che non ti consentirà mai più di lavorare e, quindi, di produrre un reddito per vivere. Ti stai chiedendo se ci sono delle agevolazioni che possano garantirti un’entrata almeno per affrontare le spese minime che una famiglia deve sostenere. La risposta la trovi su due fronti, a seconda della natura della malattia. Uno si chiama Inps e l’altro Inail. Entrambi, e ciascuno per ciò che è di propria competenza, garantiscono delle prestazioni in caso di invalidità permanente da malattia.

L’Inps, in caso di invalidità da malattia generica, eroga un assegno ordinario, una pensione di inabilità ed una pensione di invalidità specifica per i lavoratori ex Enpals, l’Ente che gestiva la previdenza dei lavoratori dello spettacolo. Dal canto suo, l’Inail mette sul piatto una prestazione riservata a chi è rimasto invalido a vita per una malattia collegata al lavoro che svolgeva, purché quella patologia sia

«tabellata», cioè rientri in uno specifico elenco predisposto dall’Istituto. Ci sono, ovviamente, tutte le altre agevolazioni riservate a chi ha una percentuale di

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invalidità elevata, come l’esenzione dal ticket sanitario, l’Iva agevolata sull’acquisto di determinati beni (l’auto per i disabili, ad esempio), ecc.

Ecco, allora, che cosa può ottenere, sia dall’Inps che dall’Inail, chi ha un’invalidità permanente da malattia.

Invalidità permanente: che cos’è?

Si parla di invalidità permanente quando una persona subisce un danno fisico a causa di una malattia o da un infortunio. A differenza dell’inabilità temporanea, situazione da cui si può uscire nel tempo, l’invalidità permanente viene riconosciuta solo quando c’è un danno irrimediabile che condiziona per sempre la vita di un lavoratore, a tal punto da impedirgli di svolgere qualsiasi tipo di attività.

Invalidità permanente da malattia generica

Come detto poco fa, le prestazioni per chi ha un’invalidità permanente da malattia generica sono a carico dell’Inps. Vediamo quali sono.

L’assegno ordinario di invalidità

Non confondiamo i termini: l’assegno ordinario per invalidità non è una pensione, con la diretta conseguenza che non è reversibile verso il coniuge in caso di morte. Diventa una pensione solo quando il soggetto possiede i requisiti necessari per ricevere la prestazione previdenziale di vecchiaia.

Hanno diritto all’assegno i lavoratori dipendenti, autonomi o parasubordinati che hanno visto una riduzione permanente della loro capacità lavorativa a causa di una malattia o di un difetto fisico o mentale a meno di un terzo. Devono, quindi, avere una percentuale di invalidità pari almeno al 74%.

Come ottenere l’assegno di invalidità? Bisogna presentare domanda all’Inps:

direttamente;

tramite un patronato;

online, collegandosi al sito dell’Inps ed accedendovi con le proprie

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credenziali, con la Carta nazionale dei servizi o con lo Spid, il Sistema di identità digitale.

Alla domanda bisogna allegare:

un’autocertificazione relativa allo stato di famiglia;

una dichiarazione sul diritto alle detrazioni di imposta;

una dichiarazione sul reddito percepito;

il modo in cui si desidera ricevere l’assegno (sul conto corrente bancario, su quello postale, ecc.);

una dichiarazione del datore di lavoro circa l’attività svolta dal richiedente negli ultimi due anni;

la relativa documentazione sanitaria in busta chiusa che riporti all’esterno i dati anagrafici del richiedente.

Quali sono i requisiti per accedere a questa prestazione? Sono di due tipi:

medico-legale: consiste nel riconoscimento dello stato di invalidità permanente da malattia con una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74% (quindi a meno di un terzo);

contributivo: vengono chiesti almeno 5 anni di contributi di cui almeno 3 anni nel quinquennio precedente la presentazione della domanda.

Quando viene erogata la prestazione? L’assegno ordinario di invalidità viene erogato dal mese successivo a quello in cui la domanda è stata presentata.

Quanto dura la prestazione? L’assegno viene erogato per un massimo di 3 anni, ma si può rinnovare con una nuova domanda sempre che venga confermato lo stato di invalidità. Al terzo rinnovo, la prestazione diventa definitiva. La domanda di rinnovo va presentata entro i 4 mesi precedenti ed i 6 mesi successivi alla data di scadenza del triennio.

Si può lavorare mentre si percepisce questo assegno? Sì, ma il reddito condizionerà l’importo della prestazione (che varia a seconda dei contributi versati). La riduzione dell’assegno avviene in questi termini:

del 25% se il reddito da lavoro supera di 4 volte il trattamento minimo annuo;

del 50% se il reddito da lavoro supera di 5 volte il trattamento minimo annuo.

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Per trattamento minimo si intende l’assegno mensile moltiplicato per 13 mensilità.

La pensione di inabilità

Lo stato di invalidità permanente da malattia può dare diritto anche alla pensione di inabilità, erogata dall’Inps a chi viene riconosciuto questo stato e si trova nell’assoluta e definitiva impossibilità a svolgere un’attività lavorativa.

Significa che deve avere il 100% di invalidità.

Quali sono i requisiti per ottenere la pensione di inabilità? Oltre al riconoscimento dell’invalidità permanente, servono almeno 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva, 3 dei quali nell’ultimo quinquennio prima della presentazione della domanda. In questo caso, però, e a differenza dell’assegno ordinario di invalidità, è possibile cumulare senza oneri i contributi versati in diversi enti previdenziali.

Si può lavorare mentre si percepisce la pensione di inabilità? Ovviamente, no.

Altrimenti significherebbe che l’interessato non ha un’invalidità, cioè una riduzione della capacità lavorativa, del 100%. C’è da aggiungere che il beneficiario della prestazione deve essere cancellato da qualsiasi elenco di lavoratori e deve anche rinunciare all’indennità di disoccupazione. Se una sola di queste circostanze non dovesse verificarsi dopo avere avuto accesso alla pensione di inabilità, l’interessato è tenuto a comunicarlo immediatamente all’Inps. L’Istituto revocherà la pensione e, se ci saranno le condizioni, la sostituirà con l’assegno ordinario di invalidità. Dal canto suo, il beneficiario dovrà restituire le eventuali differenze tra la pensione che ha ricevuto e l’importo dell’assegno di invalidità che avrebbe dovuto percepire.

La pensione di inabilità non ha una durata prefissata e non si trasforma automaticamente in pensione di vecchiaia, come succede con l’assegno ordinario.

Per ottenerla, dunque, l’interessato deve presentare domanda all’Inps una volta che avrà raggiunto i requisiti contributivi e di età. Infine, la pensione di inabilità è reversibile ai superstiti in caso di morte.

Invalidità permanente da malattia professionale

L’altra causa di invalidità permanente da malattia può essere quella

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professionale. Una patologia, cioè, provocata dall’attività lavorativa svolta dall’interessato. In questo caso non è l’Inps ma l’Inail (l’Istituto nazionale infortuni sul lavoro) ad erogare la prestazione, seguendo alcuni parametri. In pratica, viene riconosciuta come malattia professionale quella cosiddetta «tabellata», cioè inserita nelle tabelle o elenchi approvati dall’Inail, anche se ci sono altre patologie non tabellate ma che possono essere riconosciute come malattie professionali.

Cosa sono le malattie tabellate?

Per entrare di più nei dettagli, vediamo che cosa significa «malattia tabellata».

Si considera tale quella patologia che si trova nell’elenco allegato al Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali [1]. Si tratta di tabelle che riportano:

quali sono le malattie che possono essere considerate professionali;

quali sono le lavorazioni in grado di causare le malattie;

qual è il periodo massimo in cui una malattia può essere indennizzata.

Se vuoi sapere quali sono le malattie professionali e le lavorazioni che le possono provocare, leggi la nostra guida.

Ma come si dimostra di avere una malattia professionale? Il lavoratore deve provare, sostanzialmente, due cose:

di avere, appunto, la malattia: serve un certificato medico che lo attesti;

di avere svolto continuativamente uno dei lavori che possono provocare l’insorgere della patologia.

Non è necessario che la malattia si sia verificata nel periodo in cui il paziente ha svolto un determinato lavoro: è possibile ritenerla patologia professionale anche quando il soggetto ha smesso di lavorare.

Entro quando va denunciata la malattia professionale?

Quando il lavoratore ha ottenuto il certificato medico che attesta la malattia professionale e svolge ancora la sua attività, deve denunciare la malattia all’azienda entro 15 giorni dal momento in cui si è manifestata. Nel caso in cui lo faccia in ritardo, non verrà indennizzato il periodo precedente alla data della

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denuncia. Il datore di lavoro ha 5 giorni di tempo per girare all’Inail la comunicazione, pena una sanzione fino a circa 8.000 euro.

Se, invece, non esercita più, il lavoratore deve rivolgersi direttamente all’Inail per presentare la domanda di indennizzo.

In che cosa consiste l’indennizzo per l’invalidità da malattia professionale?

Nel caso in cui venga riconosciuta un’invalidità permanente per malattia professionale, l’Inail può garantire una rendita diretta al lavoratore non soggetta a tassazione Irpef.

Per poter usufruire di questa prestazione occorrono:

la causa lavorativa della malattia professionale;

un grado di inabilità permanente compreso tra l’11% ed il 100%, in base alle tabelle allegate al Testo unico.

La rendita decorre dal giorno successivo alla guarigione e dura per tutta la vita purché:

il grado di inabilità non scenda al di sotto dell’11%;

la rendita non venga capitalizzata.

Merita un discorso a parte la rendita del lavoratore agricolo. Chi opera in questo settore e percepisce l prestazione per malattia professionale:

può chiedere la liquidazione in capitale della rendita dovuta se ha un grado di inabilità permanente dal 16% al 20% alla scadenza dei termini per la revisione;

può chiedere il riscatto della rendita se ha un grado di inabilità di almeno il 50% dopo almeno 2 anni dalla liquidazione della rendita, a certe condizioni e per migliorare la propria attività. Può farlo per intero se i postumi non sono suscettibili da cambiamenti o, in caso contrario, per un valore pari alla metà.

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