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OLTREMONTANA PIEMONTESE. AGOSTO. VOI, Vili. TORINO NELLA REALE STAMPERIA. Con permissione.

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(1)

OLTREMONTANA

E

PIEMONTESE.

AGOSTO.

VOI, Vili.

I790,

TORINO

NELLA REALE STAMPERIA.

Con permissione.

(2)

;iGL tir

■- *■

(3)

• La Prusse JLittiraire sous Fréderic II, ou

115

Histoire ah règie de la plupart des Auteurs des Académiciens , et des Arùstcs qui sont nés , ou qui onj vicu dans les Etats Prussiens de¬

pilis 1,740 jusqu à 1786 par ordre alphabétique.

Prècédie dì une Introduction etc. par M.

I Abbi Dcnina. Tome I. Berlin chc£ H A. Roti marni 17.00. In 8.° di pag, 496, oltre XXXII d’indice, e prefazione.

ÌPer doppia ragione appartiene la presente Opera al nostro Instituto, perchè Opera di Autore, ed Autore celebratissimo Piemontese, e perchè dettata in lingua Francese. Sappiamo, che il primo pensiero, che nacque in mente al eh. nostro Abate Denina giunto in Germa-' nia era di stendere un Paragone tra Fattuale Letteratura Piemontese, e quella di Prussia, come fece già più di due secoli or son pas¬

sati il famoso Torquato Tasso delle tose della Francia , e dell’Italia in generale. Di questa sua prima idea se ne scoprono delle traccie peranco nella Prussia Letterata in alcuni instrut¬

tivi confronti, e relazioni, che trova ingegno¬

samente tra la Storia L«tteraria Tedesca, e

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V Italiana. Ed in vero avremmo desiderato, die avesse egli eseguito tal suo disegno, non solo perchè ip questa guisa si sarebbe aperto il campo di trattar di cose patrie , anche illustrando le straniere, ma inoltre perchè stimiamo, che nulla contribuir possa maggiormente a* progressi della coltura, e del sapere, quanto Y instituir sì fatti paragoni ; segnatamente quando chi vi applica sia persona fornita di tutti i presidj letterari , che fanno, mestieri per potervisi ac^

cingere, qual c sepza fallo il sig, Abate Der uina. Nc in tanta distanza di paese , e diffe¬

renza di clima, di lingua, e d,\ religione man¬

cano punti di confronto tra la Prussia, ed il Piemonte dal canto della letteratura ; Studj mi¬

litari in fiore , Accademie d» Scienze esatte , Lingua Francese, e Francese Letteratura segna-, tamente in Corte sostenuta contro la nazio¬

nale da numerosa colonia di gente colta, cui è natio quell5idioma, la ^Latinità scolastica ca¬

dente malgrado, gli sforzi, che fanno dalle cat¬

tedre loro i dotti delle Università con pochi nobili uditori ; ed in mezzo a questi ostacoli frapposti dalle illustri, dalle leggiadre , e dallo gravi persone stabilirsi vieppiù il Genio, laLet-, teratura , c la Lingua nazionale. Po tea ip questa

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guisa il N. A. sostener ^uasi te veci di uri Ambasciatore della Repubblica delle lettere del Piemonte a quella di Prussia. E siccome te re¬

lazioni , ed i dispacci degli Ambasciatori rie¬

scono tanto più instruttivi, e profittevoli, quanto maggiori cognizioni han dessi delle cose df governo, e maggiormente sóno versati, e pra¬

tici dell’intero sistema politico, e di ogni parte di amministrazione del proprio paese * cosi il nostro Autore fornito di varia dottrina, ed informatissimo della Letteratura nostra, avreb¬

be potuto * abbracciando si fatto sistema , mo¬

strare , con maggior vantaggio vicendevole d?

entrambe te nazioni, in che patte sia la col-<

tura, ed il sapere iti esse eguale, editi quale l’una superi, o sia vinta dall’altra.

Comunque siasi, l’Opera contiene Un rag¬

ghio della maggior parte degli Scrittóri, ed uomini di lettere vissuti in Prussia sotto il Re¬

gno del Re Federico li, la quale Idea di com¬

prendere anche i vissuti soltanto in Prussia sebben nati iti altre contrade* rion possiamo*

che interamente approvare : perciocché talvolta maggiormente contribuisce agli avanzamenti delle lettere in una determinata nazione uno straniero, e forma maggior parte della Letteratura

(6)

xiS

di essa di quello, clic tacciano i medesimi na*

zionali. Precede a tutta l’Opera una Introdu¬

zione, ossia Prospetto generale de’progressi delle arti , e delle scienze negli Stati, che compongono la Monarchia Prussiana, Introdu¬

zione , che si potrebbe considerar, da per se sola come un’ opera assai pregevole, e che si estende quasi insino alla metà del primo volume. Di questi rapidi ragguaglj, dopo quello famoso premesso dal Segretario Fiorentino alle sue Storie, molti ne furono tentati dagli altri Scrittori di evenimenti politici, ma rispetto alla Storia Letteraria non ne sapremmo ricor*

dare uno migliore di questo del nostro Abate Denina.

In quindici sessioni, o capi c tale Introdu¬

zione divisa; e la prima contiene i progressi delle scienze, e delle arti nelle succenpate contrade sino al 1550. Tardi in esse spuntò la luce delle Lettere, e de*primi barlumi ne sono tenute all Italia. I Conti dì Hohenzollcrn venuti a governare il Brandeburgo dalla Svevia, paese, che sotto il Regno dei due Federici avea avute tante relazioni coll’Italia, dove le belle cogni¬

zioni eransi conservate, o cominciavano a ri¬

nascere , t’ introdussero qualche coltura ( p. 4)*

(7)

l^riraa di essi pel eróso dì due Secoli appena X1*

ài ritrova qualche Cronaca * che provi, che i Monaci * ed i Preti sapessero leggere i e scri¬

vere. La Cronica dell’Ordine Teutònico det¬

tata intórno al 1330 credesi il primo Libro scòtto in Prussia * però da un Tedesco di Fran- e-ania ; e tanto lenti furono i progressi delle lettere sotto que’ Cavalieri conquistatori > che ron trovasi altra traccia di Letteratura Prus- Sana per cento anni, se non se la continua- rione di detta Cronaca , la qual termina all*

inno 1433 (p. ii)ì

In principio del secolo XVI ih Pomerania 3ogislao X detto il Grande * che regnò sino al 1513 non avea per sopraintendenti alle Sue Fnanze * e per Tesorieri se non se uorttini * i quali 5 ignorando affatto, che cosa fosse un Libro di conti , portavano ciò, che giudica¬

vano a proposito de’ tributi, che esigevano ,

©nde fu costretto di affidarne la riscossione ad Eeclesiastici. Che differenza (esclama il N. A.

p. 13) tra la Pomerania, e la Toscana » dove tempi , in cui Bogislao cominciò a regnare, ed anche prinfla j i De-Mòdici, che non erano Se non se cittadini primarj , avevano Commessi in Parigi, ed in Londra , che la sfoggiavano

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120

alla grande più, che i Principi, ed i Pari di que’ Reami * L’ Elettor di Brandeburgo Gio- vanni cognominato Cicerone, persuaso , elio per ammansare i popoli feroci de’ suoi Stati,, c per purgarli da’ masnadieri , che 1’ infesta¬

vano , non v’era spediente migliore, che in¬

trodurvi le scienze, ottenne nel 1498 da Papi, Alessandro VI una Bolla per istabiiire una Uni¬

versità a Francfort sull’Odor (p. I7). imper dito dalla morte gli institutori, che avea la¬

sciati a' suoi figliuoli Gioachino, ed Alberto tra quali era Giovanni Carione , persuasero loro di recar ad effetto il disegno del Padre, e quella Università fu aperta solennemente nel 1506.

Alberto fratei minore dell’Elettor Gioachino, Arcivescovo di Magdcborgo, Arcivescovo EJe;- tor di Magonza , e Cardinale, contribuì graa- demente all’avanzamento delle Lettere. Avea egli adunata una Biblioteca, che anche in Balia era tenuta a qne’ tempi per una delle meglio fottute., tanto di libri, come di manoscritti -antichi ; ed una prova de’mezzi d’istruirsi, che procurò quel Principe a’paesi, chegover-

*

V

Commines MémoÌ£es Lly. VII. Chap

.

V*

(9)

Ili cava , si è il vedere uscita da Magdeborgo la più gran produzione letteraria, di cui ( qua¬

lunque sieno i suoi difetti ) possa vantarsi la Germania nel secolo di Carlo V , vale a dire le Centurie Magdeborgesi. Quest’ opera venne alla luce nel 1531, anno, in cui il mentovato Giovanni Carione presentò al prefato Elettor Gioachino I la sua Cronaca , il primo buon compendio * che s* abbia di Storia universale ( p. 19). Osserva saviamente il N. A., eli?

non ostante 1* influenza ne’ progressi della LeV leratura > che si vuole attribuire in Germania alla pretesa riforma di Lutero', ed all’entusiasmo eccitato da questo Novatore, parecchi uomini colti, che già vantar poteano a que’ tempi quelle Contrade, non sono tenuti a sì fatta rivoluzione del saper loro, nò delia loro coltura. Giovanni Carione era Cattolico, quando scrisse la sua Cronaca, ed il Cardinale Alberto morì in grembo della Chiesa Romana. La pubblicazione della confessione Augustana noq produsse che conT traversie, guerre civili, e devastazioni ( p. 2 i Nò i} Catolicismo tolse all’ Italia 1* avere un .Tasso un Par111*1, un Sarpi, un Galilei ; all$

Spagna un Cervantes, un Vega, un Gradati,, alla Francia i Cartesj, i Gasseadi * i Comeijle,

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tu

e que' tanti altri Autori dei Sècolo di Luigi XIV j e quanto alle arti del disegno c cosa palese <

clic la Riforma ne ritardò i e ne impedì i pro¬

gressi.

Due punti di mera disciplitìa créde T A. N;,*

che abbiano contribuito a far fiorir col tempo maravigliosamente le scienze : il maritaggio degli Ecclesiastici, ed il cólto pubblico in lingua Volgare. I figliuoli de’Predicanti , die* egli, e de* Professori di Teologia ricevono nel seno della propria famiglia educazione letteraria, t forniscono , non solo successori a quegli im¬

pieghi , ma inoltre Istitutori di Principi, t di Gentiluomini, Professori per le Università, Rettori di scuole, e Maestri utili alla Lette-*

ratura, ed alla educazione naziotiata (p. x6):

Gravissimi inconvenienti ciò non pertanto da lioi si ravvisano in questi matrimoni di Preti, e sono : primieramente j che sempre più si di¬

vidono in classi, ed in corpi diversi i cittadini di uno Stato medesimo con danno della civH Società ; si separano di massime i di genio , d’interesse, e si rallentano sempre piu i vin¬

coli del Corpo politico. Avendo i Preti fami¬

glia propria, non formerebbero soltanto Corpi*

tx» Tribù affatto separata * c distinta, il che*

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i*3 posta la riverenza, In cui per ogni rispetto si dee tenere il popolo verso la Religione, cd i Religiosi , e , sposto il dogma cattolico del Pri¬

mato del Papa, li renderebbe formidabili. Pct ovviare a questo disordine i Principi Protestanti si dichiararono Capi della Chiesa ne’ loro Stati * ed avvilirono i Ministri Evangelici, professione, che da nessun Gentiluomo quasi si abbraccia * avvilirono la Religione medesima, ed aprirono con danno anche temporale de4 loro Stati le porte all* empietà* Il celibato Ecclesiastico * quan¬

tunque legge di disciplina, è quasi insepara*

bile dal sistema della Religion cattolica , c eoe*

lente alle massime di savio Governo.

Quanto ili* esser poi negli Stati Protestanti di Germania di tal ordine di persone, la mag*

gior parte degli Autori* ciò dà per 1*appunto a divedere palesemente, che le lettere sono tenute tuttora in picciol concettò dai grandi*

che sono però quelli, che maggiormente pre*

me, che sieno instrutti, perchè non s’inime**

gano nei vizj, perché imparino a comandare, e perchè non succeda , che quegli, che co*

manda non sia talvolta più ignorante di coloro*

cui tocca di ubbidire. Nè serve il dire, cerne fa T A. N- ( P* 39), eh* i seno ba*

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stantemente occupati dalla milizia, perche noti sempre si fa guerra ; convien fare qualche cosa quando non si fa guerra, e Scipione, e Gu¬

stavo Adolfo studiavano sotto Je tende* Sebben Federico II abbia dato ai Principi , e Gran Si*

gnori della Germania l’esempio di vivere fa- migliarmente co’ Letterati , questi furono quasi tutti stranieri, ed in ispecie Francesi ; e ciò non ostante i Letterati Tedeschi non sono per- anco ammessi nelle adunanze nobili, come il sono in Francia, e nella massima parte d’Italia*

Dice i’ A. N., che i Grandi temono non a torto gli sguardi del Poeta, e del Romanziere ( p. 5 5 ) -, ciò dimostra , che non ne hanno tra essi. Altrove Sarebbe inutile la precauzione y atteso che nel Corpo medesimo della Nobiltà si ritrovano i più formidabili*

Per ciò, che appartiene alla lingua volgare, non v ha dubbio, che da ogni nazione , che voglia avere carattere proprio, adoperar si debba esclusivamente la propria. In ogni paese catto*

iico non solo le preghiere private, ma la pre¬

dicazione , T istruzion pubblica religiosa c tutta in lingua volgare ; basterebbe , che fosse dap¬

pertutto parimente in lingua patria V instituzion

^migliare, letteraria , e militare. Ma quanto al

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culto pubblico , e solenne della Religione , non sola T uniformità di chi c di una stessa comu¬

nione richieJe una stessa lingua , ma inoltre non saprei qual vantaggio trarrebbe chi non c iniziato nelle Antichità Ebraiche, e Cristiane dal cantar i salmi tradotti letteralmente, o la messa solenne in lingua volgare \ senzadio c anche questo un mezzo di mantener in vita lo studio delle lingue antiche j e nel secolo di Luigi XIV il culto pubblico in lingua Latina impedì forse, die la lingua volgare si estendesse quanto si possa una lingua estender ampiamente , e con questa l’istruzione, e* la coltura in ogni ordine di persone in Francia, ed anche fuori della Franda?

Che più2 dopo la metà dello scorso secolo nuove Università, e Scrittori Latini sparsero i primi semi di quella brillante Letteratura, che fiorì poi in Prussia sotto Federico II ; e gravi Giureconsulti, e Filosofi , e non Predicanti nd gittarono i fondamenti. La fondazione della Università di Halla nel i (*9} fa considerata come un’Epoca memorabile non solo in Ger¬

mania, ma in tutta Europa ( p. M)* Le prime linee di essa furono tratte dal famoso Giure- consulto Tomasio, più stimato, die inteso da

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Jederico, che fu poi anche prescelto a dirì¬

gerne lo stabilimento , e che sino nel 1669;

avea fondato sotto la protezione della Corte di Berlino un collegio per istruzione della Nobile* quando questa., specialmente in Ger¬

mania , studiava ancora il Diritto pubblico in lingua Latina. A Federico I fondatore di que¬

sta Università è pure dovuta 1* erezione della Società Reale, che precedette l’Accademia delle Scienze di Berlino, cui molto contribuì la Re¬

gina sua consorte Carlotta di Lunebourg Han¬

nover protettrice dichiarata del celebre Lei- bnizio altro Scritfor Latino , il quale ne formò Ja pianta, e ne diresse lo stabilimento (p. 35 ), Federico Guglielmo suo successore cogno¬

minato il Re Vandalo non poteva soffrire la frivoli, e l’arroganza Francese, e proscrisse tutto ciò, che ne avea l’aspetto, compren¬

dendo, come fanno, gli uomini, che cadono sempre negli eccessi contrari, in questa pro¬

scrizione eziandio le Scienze esatte , e le belle Lettere. Alla Società Reale destinò per Presi¬

denti, quasi per degradarla prima, un ubbriaco, poscia buffoni (p. .17). Ciò non pertanto buon economo, c soldato non eessò di proteggere le utili, e le sode cognizioni. Le Università

(15)

*17 di Malia, c di Frapcfòrt non ebbero mai Pro¬

fessori così stimati in tutta Europa, Giuristi, Medici * Filosofi, Boemero, Ei necci q , Hof¬

mann , Ludewig , Stilai , Tomasio , V©Jh0.

forse, assai più di up Principe brillante, giovò 1 austerità più che Spartana di questo Monarca a’ progressi della Letteratura in Prussia con in- yigorirla ? prima di abbellirla, e diffonderla.

Eccoci ora al Re Autore, q 1 Re Accade^

mico in tutto il rigor del significato , perchè di tutto disputava Federico II, che in questa qualità, tuttoché men liberale massime verso ì Tedeschi del grande Elettore, q di Federico I, destò tuttavia un entusiasmo grandissimo, e diede una forte spinta ad ogni genere di stu¬

dio. Mai successo politico tanto interessò la Repubblica delle Lettere, come Tavvenimento al trono di questo Monarca (p. 4$). Ben a ragione pertanto lungamente si trattiene FA. N.

intorno al regno di Lui, che occupa due terzi per lo meno della Introduzione alla Prussia Let¬

terata , e fhe forse meglio poteva formar tutta y Opera , qualora avesse egli terminato il Proe¬

mio alla sessione quarta , e ridotto sotto gli argomenti dell? sessioni che seguono, tutto guanto compope in forma di Dizionario Bio-

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118

•grafico il Corpo dell’ Opera intera ; tanto più che le materie già si erano da lui in Csse ul¬

time sessioni con intelligenza , e con buon or¬

dine scelte a e distribuite, e che in esse tro- Tasi 1’ A. frequentemente costretto a fare anti¬

cipati richiami agii articoli del seguente Dizio¬

nario.

Nella session quinta si ragiona della educa- zion giovanile , de’ libri, che ne trattano , e delle persone, che vi attendono. Crede il N.A., che in questa patte i metodi de’moderni sieno molta più perfetti di quelli degli antichi ; e che i nuovi educatori sieno più utili alla So¬

cietà , che non i Corpi de’Cherici Regolari , a’quali ne’paesi cattolici era una volta affidata questa importante incombenza , perchè pensando dessi soltanto alla vita eterna trascuravano di instruire i loro allievi delle cose necessarie alla vita presente. Peraltro troppo agevole cosa sa¬

rebbe il tessere un catalogo degli uomini grandi di Stato, e di Lettere educati in que’collegi, ed ognun sa l’elogio , che fece Bacone ad uno di quegli Instituti , dalle cui scuole uscirono, per oon parlar d’altri, il Tasso, ed il Chia- brera. Si poteva perfezionare , o supplire a ciò, cui non si era pensato da prima *, si potevano

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**9 correggere gli abusi, ma è sempre più facile il distruggere, che non il rettificare ; e per la Società civile medesima, quando si fosse nella dura necessità di scegliere, sarebbe molto mi¬

nor male 1 aver giovani costumati, e dabbene, tuttoché fornith di poche cognizioni, che non pieni di dottrina, ma increduli, e dissoluti.

Ad ogni modo Federico H si prese molto pensiero della educazione secondo il suo si¬

stema , e la professione di Precettore è molto più onorevole in Prussia di quello, che sia at¬

tualmente m molte altre contrade (p. 59, e 54).

Come mai potranno formare utili cittadini per¬

sone nè stimate , nè ricompensate , nè degne di esserlo? Singolare è l’Ordine de" fratelli Mo¬

ravi, ossia deir unità, che dice F A. N. riu¬

nire r amore della ritiratezza, e del lavoro degli antichi Romiti, e F educazione della .gio¬

ventù de’Cherici regolari. Un ordine così fatto potrebbe servire di scuole pel minuto popolo, e di una specie di Collegio per gli artigiani Gli Umiliati furono una volta a un dipresso quasi* una cosa medesima. A’ progressi delle lettere contribuisce assai in Prussia la coltura del bel sesso più addottrinato , che altrove, massime , che il sapere nelle donne Tedesche

2

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c per lo sposo, e. per. la famiglia, non pCI:

gli amici , e per li cicisbei come in Francia, ed in Italia (p. 58). La stampa poi ddJn opere, che era sotto i precedenti Sovrani in¬

ceppata, fu fatta libera da Federico II non già per legge, ma di fatto ( p. 64. )

Intanto prima del Regpo di Lui l.o studio, delle Lingue dotte, ed eziandio delle Orien¬

tali era più comune in Germania, che non in Italia j ed anche al presente assicura il signor Abate Denina, che l’ Abate Derossi celebre nostro Piemontese Professore in Parma dj lin¬

gua Ebraica, c altrettanto conosciuto in tutta Allemagna, come dieci miglia all’ interno della Città, dove risiede (p. 67). Sin dopo la morte dell’ Eiettor Federico Guglielmo era la lingua.

Latina quasi lingua di Corte ^ e non fu se ngn se Federico II, che ordinò , che le Memorie della ristabilita Accademia delle scienze si, det¬

tassero in lingua Francese, non ostante, che il Lcibnizio le avesse assegnata la latina; e.

che abbia fissata l’Epoca della rivoluzione let¬

teraria, che seguì in Germania (p. 68). La revocazione dell’Editto di Nantes, che popolò di rifuggiti Francesi il Brandeburghese, il Cal¬

vinismo dominante massime tra’Nobili, l’acquisto.

(19)

1*1 del paese d» Cleves , Y emular, che fece il Re Federico. I la Corte di Luigi XIV, quindi Fin- stituzion giovanile, la letteratura , Famministra- zìonc economica stessa Francese, e di Francesi copposta * tutto contribuì a far dominare l’idioma Francese in Prussia ( p. 75 ). Federico II non ebbe quasi che Francesi attorno per farli Corte, per trattenerlo ; fu in somma il Francese a Ber¬

lino , come era stato il Greco in Alessandria sotto il dominio dei Re Macedoni. Ora osserva Ottimamente 1 A. N,, che non vi ha linguag¬

gio, 1 indole di cui sia più contraria al genio della lingua Latina, quanto il Francese , ed at¬

tribuisce la miglior latinità, che si. è conser¬

vata ne’ collegi di Sassonia all* essere nelle Città Sassoni in minor voga L libri Francesi , che non in Prussia (p. 71,). Contutto ciò ap¬

pena il Ristaurator dell* Accademia ebbe chiusi gli occhi , che da molti, membri di essa si fe¬

cero istante per ottener, die se ne pubblicas¬

sero, in Tedesco le Memorie j nc c cosa im¬

probabile, die 1* ottengano- ( p. 77).

I Tedeschi, ad esempio degli Inglesi si osti¬

narono a scrivere in Tedesco, ed in purgato Tedesco precisamente quando il Re di Prussia pvrebbe voluto indurli a non valersi, se non

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»e del Francese ne’loro scritti, e gli autori?., zava col suo esempio a mescolarlo colla lin-:

gua nazionale scrivendo Tedesco. La costitu¬

zione del paese, il patriotico zelo di qualche Ministro, il gran numero di Tedeschi*delle al¬

tre contrade, che la lama di Federico attraeva a Berlino, fecero in modo, che malgrado , che egli non abbia mai avuto presso di se altri, fuorché letterati, che scriveano Francese, non¬

dimeno divenisse Berlino la sede della lettera¬

tura Tedesca , come Dresda, e Lipsia lp erano stato infino allora.

Dopo queste generiche osservazioni intorno*

alle diverse vicende , cui andò soggetta la Prus¬

siana Letteratura , ed intorno all’ indole di essa, sotto Federico , passa 1’ A. N. a ragionare par- titamente d’ogni Facoltà, e d’ogni scienza.

Mentre i La-Metrie, i Voltaire , i D’Argens, mentre il Re medesimo Federico cercavano di diffondere il materialismo, il Deismo , cd al¬

meno l’indifferentismo ; mentre sia per le ca¬

riche ecclesiastiche , come per le cattedre della Università si cercavano Teologi, che si fossero distinti con sostener opinioni fuori del comu¬

ne -, cosicché l’ essere eterodosso, ben lungi di esser delitto, divenne un merito : per un certo,

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Spirito di contraddizione, il Pietismo, ossia il Fanatismo facea progressi non solo tra gli Ec¬

clesiastici j ma tra’Laici eziandio (p. ). Più Vantaggiosa rivoluzioni aspettar si porca la Giu¬

risprudenza da Federico. Dopo che i Grozj, i Puffendorf, i Barbeirac generalizzato aveano le decisioni degli antichi Giureconsulti, comincia¬

rono a riguardarsi questi, del pari, che gli Im¬

peratori di Costantinopoli, e gli interpreti loro, come Giudici incompetenti di una nazione , che non avea mai piegato il collo sotto il giogo di Roma. Già si cominciava a credere, che più premesse il sapere, che cosa far possano i mercatanti in Olanda * i fittajuoli in InghiI-*

terra, i Senatori, ed i contadini Svezzcsi nella Dieta loro, qual esercito mantener possa la Germania j e gli Stati confinanti , piuttosto che lo indagare qual fosse F autorità de’ Padri di famiglia in Roma antica sui figliuoli loro, de’

padroni sugli schiavi, e sui liberti , qual fosse l’autorità di un Pretore, o di un Proconsolo dell’Asia, o dell’Illirio i quando Federico or¬

dinò a Coccejo la compilazione del primo co¬

dice ; e due Ministri egualmente filosofi con¬

tribuirono, con mire conformi, e giuste all’ese¬

guimento delle intenzioni di lui, l’uno gittandd

(22)

*34

i fondamenti, lv altro innalzando il grandioso edificio delia Legislazione Civile Prussiana (p.98).

Ad ogni modo i dotti Professori Giuristi , che si adoperano infaticabilmente per ischiarire eoo immensa erudizione i frammenti della Romana giurisprudenza , e che non mancano tuttora in quelle contrade , sono oscurati , da parecchi anni a 'questa parte , da quelli, che insegnano il Di¬

ritto pubblico , e 1’ economia politica ; ed in vece di libri Latini eruditi, ed appartenenti alla Antiquaria , si consultano le cose moderne , le corrispondenze de’Ministri, e medesimamente i parocchiali registri.

Percorre poscia 1’ A. N. tutte le parti della Filosofia, e delibi Matematica, ed osserva, che nella Geometria sublime i sudditi del Re di Prussia, ed anche degli altri Principi della Ger¬

mania non eguagliarono la celebrità , toltone Leibnizio, di alcuni genj sommi dell*Inghilterra, della Francia, della Svizzera, e del Piemonte.

Ebbe ciò non pertanto Federico nella suà Ac¬

cademia Euler, la Grangia , ed uno de’ Ber- nouilli ( p. 104); ma non so poi come pos¬

sano merirar lode que5 Metafisici rtioderni di Germania, che in vece di parlare di moralità , -e di intendimento , parlano soltanto da qUalch#

(23)

anno a questa partè di sensazióni, onde la Fi¬

135

losofia, che chiamano Estetica ^ se ù’è &* no¬

stri giórni formata (p. 107).

Dalle scienze gravi passa 1* A. N. àllé opere d’immaginativa. Non sa approvare , che mentre i più valorosi Poeti Inglesi hanno adottate le misure dei versi Italiani, e Francési, i Tede¬

schi abbiano preteso di trasportar nella Poesia loro l’esàmetro Grecò, e Latino; ed afferma, che gli stranieri non cessano di esser persuasi, che sia una illusione solenne il* darsi a credere 'di trovare il metro dì Omero , é di Virgilio nelle poesie di Bodnlef, e di Klopstòck (p. t io.) Del rimanente giudica il sig. Abate Denina la Poesia didattica Tedesca inferiore alla Italiana, attese le circostanze diverse di que’ Poeti, ed il mcJii ridente dima (p. 117); più propria la lingua loro per la tragedia urbana, cioè per la più cattiva specie di componimento teatrale, che per la vera tragedia eroica in verso ; op¬

posto il carattere loro a quella festività, che la commedia richiede , e che è propria degli Italiani , degli Spsgnuoli, e de’ Francesi ; ag¬

giungendo , che quella specie di commedia af¬

fatto particolare dell’Italia, e che è veramente hazionale * perciocché ciascun personaggio veste

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11,6

i’ abito antico , e parla il dialetto proprio della sua provincia non è fatta per Io Tedesco serio, e flemmatico ( p. 121 ).

Circa alla Storia di Prussia basti il notare coll’A. N., che il Puffendorf, il quale avea compresa la Storia universale di trenta secoli in una picciola opera scritta in Tedesco , che ebbe un grande incontro , non seppe scegliere lo spediente migliore per provvedere alla gloria del suo Eroe il grande Elettore, dettandone in due grossi volumi Latini la Storia ( p. 130).

Per ciò, che risguarda la scienza militare, ci sembra , che il sig. Abate Denina avrebbe po¬

tuto far campeggiar meglio il merito degli Ira*

liani, e specialmente de’ Piemontesi, qualora avesse fatto un paragone della letteratura Prus¬

siana colla nostra. Basta però in ogni modo in questa parte alla gloria d’Italia, che il primo codice, su cui studiò Federico in sua giova¬

nezza l’arte terribile della guerra , furono le Memorie del celebre Generale Modenese Mon- tecnccoli ( p. 137). Che se la natura del go¬

verno , ed il genio di Federico contribuì as¬

saissimo a’ progressi della Tattica , ognun vede, che l’Eloquenza civile non avea campo di far pompa di se, dove i Magistrati non hanno mai

(25)

*57

•pubblica rappresentanza , e nemmeno non si radunano mai in cerimonia ( p. 141)* uon ri¬

mangono perciò generalmente a Letterati altri argomenti rettorici, se non se quelli di ultima specie, quali possono chiamarsi gli Accade¬

mici. In compenso si sono rivolti questi at giornali , e ad ogni maniera, di scritti periodici*

Almeno cinquanta ne conta la Prussia > e gli Autori più famosi non disdegnano d impiegarsi in tale specie di lavoro ( p* 145 )• Un altro genere di libri, cui sono inclinati già da gran tempo i Tedeschi, sono le compilazioni volu¬

minose di Storia t e di Diritto pubblico. Il N. A. ne mostra V utilità, osservando , che il Mably, a cagion d’esempio , non avrebbe po tuto scrivere il suo Diritto Pubblico dell’ Eu¬

ropa , se non lo avesse preceduto il Dumont (p. 149)* Noi aggiungeremo 9 che senza la gran Collezione del Muratori, e senza altre si fatte laboriose , e ponderose Raccolte non avremmo forse la bella Introduzione alla Storia di Carlo V del Robertson , e non avrebbe forse mai il sigi Abate Denina medesimo scritte le sue rinomatissime Rivoluzioni d Italia. Con tutto ciò riflette il N- A., Che la formidabile gros¬

sezza di molti volumi Tedeschi è ua grande

(26)

ostacolo, perche abbiano corso nel rimanente dell Europa i e ributta i leggitori ; accomandò pure, che gii sgarbati caratteri Gotici, di cui 1 soli Tedeschi vogliono ostinatamente conti¬

nuare a valersi * accresce la difficoltà d’impa¬

rar la lingua loro senza alcuna Specie di van¬

taggio: Gli Inglesi non hanno già perduto lo spirito nazionale coll* abbandonare i caratteri Gotici ; e con ragione fa 1* A. N. le meravi¬

glie , che T esempio di Gèssner, Bodmer ; Ram- ler non abbia bastato per determinar gli altri Autori, e librala preferire i caratteri Latini ai Gotici (p. 151 ), ascrivendo in gran parte a questo cattivo gusto il nori aver fiorito 1* arra tipografica in Germania. Sono inoltre i librò]

in Berlino còme altrove più bramosi del gua¬

dagno, che della gloria; non hanno coltura, non quelle cognizioni, che si acquistano colla conversazione de’Letterati. Senza rammentar i Manuzj , i Frobenj, gli StefFaui, i Grifi , vi- veano famigliarrnente i Foulis a Glascow coi Professori; ed il nostro Saluzzese sig. Codoni ba vissuto, e vive tra’Letterati, ed Artisti ce¬

lebri non meno per sapere , che per buon gusto ( P* 15 6 )• Non sa poi darsi pace 1’ A. N. ^ xhc io una contrada, che fornisce di tele una

(27)

sì gran parte del globo abitato, cattiva sia la cauta.

L*intaglio in rame j come annesso alla tipo¬

grafia , non fece maggiori progressi sotto Fede¬

rico II j il che apre il campo al sig. Abate Denina di parlar delle arti del disegno. Due Italiani il Chiaramella 5 che piantò la fortezza di Spandau , e Rocco Guarini più conosciuto in Germania sotto il nome di Cohte di Linar in¬

trodussero sotto T Elettor Gioachino II il buo*

gusto dell’ architettura nel Brandeburghese. Chi la rianimò in quelle contrade dopo luhgo tempo fu il Cavaliere Filippo della Chiesa nostro Pie¬

montese dèlia nobile famiglia di Saluzzo , e non già Francese, come il pretese taluno tra¬

visandone ih cognome in De la Cliaiie. Que¬

sti sotto il grande Elettore Federico Guglielmo fece tra le altre cose il disegno del Castello di Potzdam ( p. 161 ). Ma osserva assai a pro¬

posito 1* A. N., che ai progressi dell* architet¬

tura in Pfussia, oltre agli altri ostacoli , si op¬

pone quello del culto , che esclude i Sanruarj pomposi * dacché ì grandi Architetti non Iranno quasi mai innalzati magnifici palazzi , castelli, od anche teatri prima di avere fabbricati, o Visti fabbricare tempj .grandiosi. Di fatti tutto

(28)

14©

ciò , che si fece di grande in questo genere nel Regno di Federico II, fu eseguito da Ar¬

chitetti , die aveano studiato ili Italia ( p. iój );

Scultori Italiani , ed anche Francesi furono quelli, che ornarono di statue il Castello , ed il giardino di Sans-Souci ; e quel Monarca, per non lasciar uscir denaro dallo Stato , volle piut¬

tosto pagare Artisti stranieri in Prussia, che mandar allievi Prussiani a studiare in Italia (p. 172);

Ma parlando più particolarmente della pit¬

tura ognun sa quanto contraria le sia la reli¬

gione de’ Protestanti , ed in ispecie quella de’

Calvinisti, in guisa, che per questo solo rispetto dell’ arte loro , attesta il Ni A., che pittori va¬

genti Brandeburghesi vorrebbono essere Catto¬

lici , c vivere piuttosto in Italia $ od in Ispa- gna (p. 174). Quando .non vi ha chiostri, sale di capitoli, cupole, altari nelle Chiese da dipingere, non resta i che far ritratti, e de¬

corar teatri ( p. 177), ed il lusso de* grandi, e de’ ricchi a forza di raffinare sostituisce le miniature, e le stampe in rame per li gabi¬

netti , ai quadri di battaglie , ed alle gallerie*

Conchiude finalmente F A. N. questa bella In¬

troduzione con diverse savie considerazioni, tra le quali noteremo quella, che le belle Arti

(29)

!’4

1

non vogliono essere inceppate nemmeno d3 chi le ama > e le apprezza. Grande intendimento racchi udea la risposta, che diede Federico II a chi lo richiese * perchè non favorisse i Let¬

terati della nazion sua, dicendo : gli lascio fare, il che dimostra quale sia la specie di protezione, di cui abbisognano le scienze , e le arti.

Protesse egli molti stranieri tanto Italiani , che Francesi ; e ò3 altro canto molti Letterati, ed Artisti Prussiani si stabilirono altrove. Lo nazioni sono sempre restate immerse nella bar¬

barie, finché restarono isolate, e finche il Go¬

verno impedì loro diffondersi , ed accogliere nel suo seno gli stranieri (p. 180). Del rima¬

nente noi, prima di lasciare questa Introdu¬

zione, ne rileveremo un pregiò particolare, e si c , clie dalla medesima si riconosce quanto dobbiam saper grado a quegli Italiani , che, come fece il Ch. Abate Denina , si rivolgono a studiare , ed a presentarci la Storia Lettera¬

ria delle nazioni straniere -, perciocché quasi ad ogni tratto si incontrano traccie gloriose segnate da’ nostri nazionali, Duove ragioni di aver piò gran concetto de’nostri maggiori in fatto di letteratura, e maggiori incentivi ad amar k

(30)

*4*

patria , ad apprezzarla a cooperar ad estenderne la fama , e la celebrità.

Ora venendo alla Storia degli Scienziati, ed Artisti Dati , o vissuti in Prussia , non possiamo, a meno di ripetere quanto a fabiani più sopra accennato, che avremmo desiderato, che in vece di un Dizionario avesse il sig. Abate De- nina appunto dettata una vera Storia, collo¬

cando tutti quelli, di cui fa menzione, nella sua categoria sotto i capi , di cui ne tratte^

nella Introduzione, distinguendo però in eia- scuna classe gli Autori, che hanno scritto in lingua Tedesca da quegli , che stesero le opere loro in Latino , od ii\ Francese, cosa , che s.oventi volte da Lui non si addita, e che non c facile il congetturar dal cognome, posciachè non mancarono Tedeschi, che scrivessero in Francese, e molti Francesi rifuggiti sono na¬

turalizzati Tedeschi. Qualor non fosse I* Opera in forma di Dizionario , avrebbe potuto 1* Amtore sbrigarsi in poche parole degli Scrittori di se- cond’ordine, con far campeggiare i pi.ù rino¬

mati , e più degni di esserlo. Il, catalogo delle edizioni delle opere degli Autori più celebri , qualche maggiore notizia bibliografica sareb¬

bero pure state opportune , e queste si sareb-

(31)

14* booo potute collocare nelle annotazioni ; e tanto più volentieri avremmo vedute riunite insieme le Memorie dei Letterati , ed Artisti, di cui si ragiona , dappoiché trattasi eh contemporanei quasi tutti vissuti in una Corte medesima , mem¬

bri, di una stessa Accademia, od in Università istesse Professori, Gran modello di riunir sotto uq, aspetto medevrao le particolarità letterarie si è, il Foscarini i, ila sua Storia della Lettera¬

tura Veneziana. Al sig. Abate Peni.ua per enui- larlo avrebbe bastato il dar maggior corpo alla maggior parte dei capi della Introduzione alla Prussia Letterata, in vece di far richiami j e quindi aggiungere in„ annotazioni certe parti¬

colari vicende., e anecdoti riguardanti gli Au¬

tori, le date , e le particolarità bibliografiche.

Toccheremo perciò brevemente alcuni degli articoli contenuti in questo primo volume ri¬

levando alcuna di quelle particolarità, che pos¬

sono meritar maggiore attenzione. Ed in pro¬

posito di queste particolarità non tanto lette¬

rarie , quanto politiche noteremo tra le prime quella , che in questo stesso secolo, che tanto vanta la tolleranza, non mancano tra i Prote¬

stanti di Germania Teologi persecutori. Basti il dire, che a Tommaso Abbt Professore a Francfoit

(32)

144

sull Oder viene attribuita una ingegnosa , e pia-r cevole satira contro di essi intitolata Auto-da:*

fe Luterano ( p, x8j). Il Conte Aigarotti tanta ravorito da Federico II ci sembra trattato con qualche severità. Le Opere di questo Autore riguardanti Je belle Arti sono pregevolissime ; e sebbene nessuno de suoi Saggi, ed il Neu*

tonianismo medesimo non formino opera volu¬

minosa (p. reo), ciò non ostante il complesso di Lui è grande j estese erano le sue cogni¬

zioni, e di genere diversissimo, elegante il suo sapere, il gusto sanissimo, ed il suo stile , seb¬

bene alquanto allettato , e disuguale, originale peraltro. Anche Plutarco non iscrisse che opu¬

scoli ; eppure con questi giunse all* immorta¬

lità. Nell articolo del sig. D’Aniéres troviamo la prova di quanto abbiain sopra asserito rispetto al poco conto, in cui tra’Protestanti sono te¬

nuti dai Gentiluomini i Ministri Evangelici. Di fatti dall A. N. si addita come una cosa sin¬

golare, che un Gentiluomo Francese rifuggito d origine Savojardo, non abbia creduto diso¬

norarsi con destinare il suo figlinolo alla car¬

riera ecclesiastica in Berlino ( p. 106 ). In or¬

dine al famoso incredulo Provenzale Marchese ti Argens recheremo soltanto quella iflcumbenza.

(33)

che il Re letterato gli diede nel 1747 di faro incetta in Parigi di Letterati per le cattedre e di commedianti per li teatri di Prussia, c la risposta, che il Marchese gli fece scrivendogli liberamente-, che era difficile oltremodo.il tro¬

var Letterati anche mediocri, che si volessero risolvere ad abbandonar la Francia , ma che avea trovati buonissimi soggetti pel teatro (p. 213

In proposito dell* Antagonista di Voltaire La BeaumpUe trovasi un avviso eccellente agli, uomini di lettere rispetto alla economia, che usar dovrebbono nel far uso delle proprie co-, gniziom. Questo Scrittore a giudicio dell’ A. N.

nell’ operetta de' suoi Pensieri, che non ha nc scopo , nc unità, profuse tutto il suo ingegno, e tutto il capitale del sapere di cui era for¬

nito , con cui avrebbe potuto condire opere ragguardevoli ,( p. 24^ ). A mostrare poi quanto si c toccato sopra intorno alla estimazione mag¬

giore , in cui sono in Prussia gli institutori della gioventù recheremo F esempio del sig. di Boaton elegante traduttor Francese di Wieland Autore di altre opere in versi, ed in prosa, e già Capitano in un Reggimento Svizzero al servizio del nostro Monarca, il quale non solo preferì alla carriera militare un posto di Pre^

io

(34)

34$

cettore nclia scuola militare di Berlino, inoltre non ebbe ribrezzo di abbandonar poscia la scuola militare per incaricarsi della educa¬

zione del figliuolo di un semplice riccp citta¬

dino della Città medesima (p. 169).

Il famoso Boemero dotto Giureconsulto , e Canonista letto quasi altrettanto da’ Cattolici, che da’Protestanti, Professore, e ^rettore della, Università di H.alla sotto Federico I , e Can¬

celliere della Reggenza di Magdeburgp sotto, Federico II, è una prova, che i Professori delle scienze sode sono stimati, Ip$o. malgrado, de^

pari da chi sprezza le lettere tu^te , ppm? da chi ama soltanto le amene, e ciò perchè gli Uomini. avranno eternamente bisogno veri, dotti (p. 277). Dall’articolo $ ^ristiano Fe¬

derico De-Bonio gentiluomo di nascita distinta traduttore di cose di teatro dal Francese in Te¬

desco , ricaviamo naij spio esser egli uno dei, molti Uffiziali Prussiani, che uniscono la let¬

teratura alla professione delle armi, ma di più, che in uno Stato tutto militare come la Prussia gli Uffiziali subalterni del Reggimento de’Ca- valleggeri ( Gcnsdarmes. ), che c sempre in Ber¬

lino , sono i soli giovani militari, che possano comparire nelle nobili adunanze (p. 280).

(35)

*47 H congìungerc il pregio delle Lettere colla gloria deile armi c un vanto , che 1* A N. ce¬

lebra nella famiglia illustre dei Duchi di'Bruns- vich non meno benemerita delle Lettere in.

Germania di quello, che sia in Italia la Casa d’ Esre dall’ antico ceppo di cui c derivata. La maggior parte di questi Principi vissero in Prus¬

sia , guidarono Prussiani eserciti ; ed è notabile, per dimostrar quanto falsamente pretendano cer¬

tuni , eh* la lingua Italiana sia sconosciuta fuori d’Italia, il dir, che fa 1’A. N., che se il Duca Regnante di Brunsvich scriver volesse la Storia de’ suoi tempi, e de’ suqi campeggia¬

menti in lingua nostra , il potrebbe fare cosf bene per Io meno come il Conte Gualdo Prio¬

rato celebre Storiografo a* tempi degli Impe- radori Ferdinando, e Leopoldo I (p. 196).

Carlo Cagnoni Napolitano incaricato degli affari della Corte di Pietroburgo a Costantino¬

poli, che conchiuse nel 1759 con vantaggiose condizioni la pace tra la Russia , e la Porta Ottomana ; nel 1751 uno de’quattro curatori dell* Accademia di Berlino, inviato poscia in Ispagna dal Re Federico II, c una prova fra mille , che non mancano a’ dì nostri all' Italia gli ingegni proprj per le più ardue negoziar

(36)

zi°m ( 312). Altri -esempi senza uscir dette, Prussia l’A. N. avrebbe potuto raccogliere sotto yn sol punto di vista , se avesse, dato un or¬

dine piu filosofico., che non è 1’ alfabetico all*

Opera sua. Algarotti , Lucchesi;», tusi, ed altri, avrebbono potuto confermare questa verità.

Merita d’esser letto 1’ articolo, del. Barone di, Carmer Autore del Codice di P^ssia abboz¬

zato dal celebre Coccejp J il quale senza' uscire dalla carriera d^Ha magistratura giunse non solo, ad essere Gran Cancelliere, ma ad essere ezian¬

dio decorato d$H’ Ordine suprenao dell’ Aquila nera, lo stesso, coq cui vengono in Prussia ricompensati i menti de Generali 1 più rino- matV (P*. ?eDa è trovare nel catalogo degli Scrittori Prussiani anche P Imperatrice di Russia Catterina II nata a Stettin, aggregata tra*

suoi Accademici, da Federico,, e che non Sde¬

gnò di stendere colfe augusta sua mano la No¬

vella morale di Cloro Czar^witz ; cd ingegnoso e lusinghiero si c il complimento, che le fa F A. N. , che se mai la Letteratura Tedesca giunge un^ volta a. contrastar 1* estension di paese ove sia in voga alla Francese, sarà 3 Catterina II, che dovrà la Tedesca la vittoria

(

p. 326 ). Tra’ Letterati, che vivono in Prussia

I

(37)

Volle pur collocare 1* Abate Denina la propria vita in un articolò di ben cento , e dodici facciate. L’avidità, con cui si legge una vita scritta da quello, che ne forma il soggetto , è 'della natura medesima del piacer, che si prova ìlei vedere ì funàmboli, cioè persóna accinta ad impresa arrischiata oltremodo. Le lodi , i biasimi, le apologie tutto si riprende, e tutto ài legge. Tale è là contraili zióne dello spirito Umano, 6 tàle ne c là malignità, che genera nausea , e dispetto il trovare apertamente nar¬

rato quello, che parecchi anni dopo la morte dell’ Autore con somma diligenza, e stento si Raccoglie; e si congettura da cento libri di¬

versi , da lettere ; e da monumenti inediti. Gli uomini grandi ( e tale a dispetto dell’ invidia è li sig. Abate Denina, tìori ostante i difetti in¬

separabili dell’ umanità ) dovrebbotìo lasciare, col 'candore loro proprio , descritta là vita lóro ine¬

dita presso qualche stretto congiunto , od in¬

trinseco , t fedele amicò. Pubblicandosi da al¬

tri dopò la motte loro si leggerebbe con egual premurai ma con molto maggiore imparzialità;

e con prevenzione molto più favorevole ad essi ì

>,

Ur'it enim fulgore suo qui praegravat artei 9> Infra se posila*-, extinctus amabìiur idem.

(38)

*5°

Noi non parleremo di questo articolo; è irti*- possibile il compendiarlo. Aggiungeremo sol¬

tanto , che il nome di Battesimo dell’ Abate Denina si è Carlo Giuseppe ( non Giovanni ) Maria ; che il Padre di Lui avca nome Giu¬

seppe , e che nacque ai 28 di febbrajo del 1751 secondo una memoria ricavata da’libri paroc*

chi ali di Revello nel 1786. Due cose notere¬

mo pure , che a giudicio nostro ci esprimono al vivo il carattere di questo Scrittore, la pri¬

ma si è 5 aver sempre egli fatto professione di scrivere liberamente ciò che pensa, persuaso com’ c da lungo tempo, potersi far nulla di grande in alcun genere senza correre qualche rischio (p. 4É5 )* Di fatti le persone troppo caute , e riserbate sono più utili a se stessi , che agli altri * ed amano maggiormente il prò*

prio vantaggio, che la gloria * ed il pubblico bene. La seconda si c, che » quantunque al¬

cuni mostrassero di darsi a credere, che l’Ab.

Denina giunto in Prussia avrebbe scritto cose soverchiamente ardite, sinora peraltro le opere che pubblicò in- Germania , ancorché trattassero alcune di argomenti dilicati, vennero con tutto ciò ristampate in Italia, segnatamente le vi¬

cende della Letteratura, ed ebbero corso li¬

beramente in Roma medesima (p. 462},

(39)

*5* Quello, che non possiamo approvare non Stante le ragioni; che allega in fine dell’ar¬

ticolo, che lò riguarda ( p. 46 9 )i si è l’aver egli cangiato di linguaggiò adottando il Fran¬

cese. Se scrisse per li Tedéschi doveà scrivere Tedesco, ora massime ; die quella Letteratura è in fiore ; se per gli Italiani , e per li Fran¬

cesi medesimi, ih Italiano ; cóme fecero det¬

tando Storie straniere Lodovico Guicciardini j Davila, Bentivoglioi e tanti altri. Nc al sigi Abate Dehina son mai ihancati traduttori. Le Rivoluzioni d’ Italia furono tradotte in quasi tutte le lingue d’ Europa ; le Vicende della Let¬

teratura in lingua Francese da Gio. Salvemini i tìa Castiglione-, e perfino la Bibliópea fu tra¬

dotta in Tedesco da un Professore nella Uni¬

versità di Jetia pet nome Ulrich. Non ostante peraltro questa infedeltà fatta alla lingua nazio¬

nale , buon Italiano , e buon Piemontese si di¬

mostra mai sempre 1’ A. N. In prova di ciò corichi rideremo quest’ estratto colla osservazione, fch’ ei fa , che la Raccolta intitolata Tesoro Po¬

litico dà a divedere a qual punto foss'e per¬

venuta in Italia già due secoli sono quella scienza, thè ora con un nuovo nome chiamasi Statisticà la Germania\ e col paragone, che fa di Gió-

(40)

V 1

vanni Boterò con Boba, e con Buschine, chiamando ( p. 4Sj nota) questo nostro Pie¬

montese il più profondo Scrittore di pubblica economia; l'Autor di cose di Stato il più giu- dicioso, il più originale ; perciocché non ve n’ebbe avanti di lui alcuno migliore.

Corrispondane politane, 'et anecdotique sur les affairis de t Europe , et particulierement sur celles de t Alternarne depuis Vamie1780iusqu' à present. Tom.

;

di pag. j«o,

,,6> Jy4>

?4<; ,n 8-* 1790 j senza notizia del luogo dell*

impressione.

Molti libri somiglianti a quello , che qui annunciamo, e di titolo, e di argomento sono in questi ultimi tempi venuti alla luce. Tutti contengono aneddoti in apparenza importantis¬

simi, trovansi in essi palesati gl'intrichi* e le negoziazioni, che pure dovrebbero rimanere agli occhi dei più celate, ma tutti quasi es- sendo pubblicati senza nome d'autore lasciano luogo a dubitare con fondamento della verità delle cose narrate. Non dissimile da questi ap¬

puro è la corrispondenza s che prendiamo a

(41)

*55 far conoscere. Ciascheduna delle lettere, che la compongono porta la data di una delle prin¬

cipali Città d’Europa * ed hassi in essa, sic¬

come si promette nel titolo , la notizia de’ più ragguardevoli avvenimenti > che dall’anno 1780 a questa parte sono accaduti in Europa. A noi non ispetta il giudicare, se tutto ciò, che dall’

anonimo autore vien detto sia , o non vero * onde lasciando interamente agl uomini di Stato*

ed a coloro , i quali ebbero parte ai fatti esposti il pronunziare sopra di ciò * osserveremo, che molti de’ fatti esposti sono riconosciuti aperta¬

mente da chiunque li legga , ed abbia fior di Senno o falsi interamente * od alterati , che molti tra gl’aneddoti narrati sono di pochis¬

simo , od anche di ninna rilevanza > la qual cosa scema non poco il pregio dell’opera, c V anzietà de’ leggitori , che ineguale ì e poco corretto n’ è Io stile j che in somma questa torrisf>onden{aè tale, che in vece di arrecar luce alla storia de’ nostri tempi, ne accresce di molto l’oscurità, intricata cosa riuscendo lo separare le cose vere dalle false.

(42)

Mimoircs canccrnant tlistavi, /„ selene*.

Ics aris les moeurs , Ics usages dcs Chinai* ; par Ics Missionaires du Pckin. Tome arraicr- Par,* 1789 chK Noyon Paini, et file ilhrmrc ruc dU Jarimet. In 4.o g; pjg y(.[;

Qua«a

raccolta di memorie i„torno alia Ch.na ebbe principio nel ,776, ed a quell .poca ne fu pubblicato il primo tom<j;

Non tata discaro ai nostri leggitori un saggio storico di quest opera ; che può annoverarsi tra le migliori in fatto di cose Chinesi. Essi . 3 sua or'8lne «Ha corrispondenza lette¬

raria degli editori coi Missionari della China e con due Chinesi; che spimi dal desiderio di rendersi utili alla loro patria all' età di die- cmove anni si recarono in Francia per impa¬

rare le lingue ; e le scienze dell'Europa. In- strutti nelle lingue Latina, e Francese studia^

rono le belle lettere , Ja filosofia ec., e pro¬

gredivano felicemente nella loro carriera, quando ri Videro costretti nel 176, ad escire dalla casa dove avevano dimora, ed a cercare altrove ss'o c soccorso. II superiore della missione dl *' ******> li ricevette con molta tenevo-

(43)

*55 lenza * e nel tempo stesso il Re di Francia accordò loro una pensione , col mezzo della quale poterono proseguire i loro studj sino al principio del 1764- Desiderosi d. rivedere la loro patria dimandarono permissione d im¬

barcarsi sui vascelli della Compagnia delle In¬

die , e tal grazia fu loro concessa. Parve a ta¬

luno, che sarebbe stato vantaggioso alla na¬

zione il prolungare la dimora dei due Chmesi in Francia almen per un anno, pendente il quale avrebbero avuto agio d* iniziarsi nelle co¬

gnizioni più facili, ed interessanti delle nostre arti, affinché ritornati alla China potessero poi farne il paragone colle arti , che fioriscono in quell’impero, ed osservandone la differenza dalle nostre mantenere poi Una corrispondenza, dalla quale ne sarebbe ridondato un reciproco frutto alle due nazioni. Aderirono di buon grado a tale progetto i Chinesi, e conseguen¬

temente i signori Brisson , e Cadet membri dell Accademia delle scienze furono incaricati di dar loró lezioni di fisica * e d* istoria naturale > c d’imtruirli nei principi della chimica. 1 due al¬

lievi sorpassarono in poco tempo l'aspettazione dei loro maestri, ed applicati in appresso all' tute da disegno, e dell' intaglio , onde pi»

(44)

’5tJ

interessante Fosse poi per essere h corrioni denza , che si meditava nel presentare le mac- chme i le stoffe , gl* istromenti delle arti , e le diverse piante. In appresso viaggiarono nelle provinole meridionali della Francia, si porta:

reno a-Lione per visitare le manifatture delle stoffe di atta, d’oro , e d'argento, passarono nel DeJfinato , dove videro le operazioni più essenziali «nell’arte di filare le sete, quindi pre¬

sero la volta di Saìnt-Et 'unnt cn Fore{ i

dove

videro le fàbbriche delle armi da Fuoco!

Tornati a Parigi ebbero alarne lezioni in¬

torno all’arte delia stampa, e diedero i iorò primi saggi su d’ una piccola stamperia porta:

tile , la quale faceva parte dei regali avuti dal Re. Avvicinandosi poi il tempo della loro par¬

tenza rividero, ed ordinarono i giornali, che aveano fatto con molta esattezza pendente il loro viaggio , ma prima che abbandonassero li Francia furono loro rimesse varie memorie, e questioni intorno alcuni punti importanti, dei quali si desiderava maggior rischiarimento. S’im¬

barcarono al mese di dicembre del i7<jy por¬

tando con se l'amicizia , c la stima di tutti coloro, che li avevano conosciuti. Giunti alla Chiaa Furono accolti con molta gentilezza dai

(45)

nastri Missionari, i quali si adoprarono con zelo nei lunghi, e penosi lavori, che esige-»

vano le istrioni ai Chinesi consegnate , e dall*

anno 1766 in poi non mancarono mai di man¬

dare ogni, anno memorie in risposta alle que¬

stioni loro, fatte. Nel 177* si pubblicò un’opera intorno all’ arte militare dei. Chinesi colle stampe di Didot; con figure, ed un trattatello sulla, conservazione dei grani pure figurato , il quale trovasi, nell’ opera, che ha per titolo Traiti dt la mouture iconomique etc. cap. 6

»

Essendo cresciuto il numero di queste me¬

ssorie , e, crescendo, ogni anno più gl* editori pensarono di fer casa utile nel presentarle al pubblico raccolte sotto, il medesimo titolo , e col medesimo ordine , col. quale dalla China sono state trasmesse senza distinguere il genere delle cose, intorno alle quali esse s’ aggirano.

Il primo volume , che. venne in luce nel 177É comincia con una memoria, molto erudita sul*

antichità, della nazione Ckinese. La questione sull’origine di questa nazione riputata da alcuni eruditi una colonia d’ Egitto si era nuovamente dibattuta in Francia , mentre colà erano i due Chinesi. I fautori di questa opinione si appog¬

giavano alla simiglianza degli antichi, caratteri

(46)

Ij8

Chinai, ed Egiziani. I due Chinesi ,Mn«e»

tennero su di ciò col sig. de Guignesdeli' Ac- cadernu di belle lettere, e .poi sig. Dcs Hau- terayes interprete d, S. M„ e Professore di lin- gite orientali al Collegio Reale. Questi erano d. contrario avviso intorno alla succennata que-

«ione, ed i Chinesi non erano in «tato di prendere partito alcuno nella disputa, poiché lontani da nove anni dalla lor patria non ave¬

vano nozioni abbastanza precise intorno alla scrittura Chinese per arrecarne un giusto e fondato giudizio. Nelle prime lettere , che man¬

darono dopo il loro ritorno alla China sem¬

brarono approvare il sistema del sig, de Giti, gnee affidati al paragone , che fecero dei saggi di caratteri Egiziani loro dati da questo Acca¬

demico con alcuni caratteri Chinesi antichi.

Ma ritrattarono la loro opinione, e vennero d’accordo coi nostri Missionari, come appare dalla memoria da loro scritta, in cui assai cliia- ramcnte espongono il loro giudizio, e distrug¬

gono r altro sistema. Non ci pare fuori, di pro¬

posito il toccare di passaggio quale fosse lo stato della questione succennata in Europa, allorché i due Chinesi abbandonarono la Francia per tornare alla loro patria, poiché la mede-

(47)

$ìma in qualche modo riguarda la nazion no-r

*tra3 e la Piemontese letteratura. Il signor de Mairan membro dell’ Accademia delle inscri- 20oni fu tra i primi A che in questo secolo pa¬

lesò i suoi dubbj sull’origine dei Chinesi in pna lettera al P. Parcnmn Gesuita Missionario

$ Pekin nel 1754

.

Confessa

,

che tale opi¬

nione, cioè, che i Chinesi siano una colonia di Egiziani , fu, da lui concepita dapprima nel leggere la storia del commercio, e della na¬

vigazione degli antichi ^ dove il celebre Huet di passaggio propone questo dubbio. Il Kirker si era inoltrato un po’più. Il P. Parennin ri¬

spose al sig. de Mairan ; e la lettera di lui dei 18 settembre 1735 c ne^ v^* M ^es UtjrcS edifiantes. Questo Missionario cerca di abbattere le ragioni del de. Mairan tratte dalla conquiste di Sesostri, e dalla pretesa simiglianza dei geroglifici Egiziani cpi caratteri dell antica scrittura Chinese» Aggiunge alcune prove rica¬

vate dalla differenza della religione , e dei co¬

stumi de*due popoli-, come per esempio dalla dottrina della metempsicosi pregiata dagli Egi¬

ziani , e dai popoli dell’ India, ed abbominata dai Chinesi, osserva, che le caste, e le tribù, dell’ Egitto sono sconosciute in quest’ Impero,

(48)

c non può m verno modo concepire come una colonia abbia potuto penetrare nella China , die m °Snl temPO & chiusa agli stranieri.

Quastcchc il sig. de Mairnn si diede per.

vinto; ma molti anni dopo il sig. de Gmgnes rinnovò il medesimo sistema, e fu pure d'av¬

viso , che I Chinesi fossero una colonia Egi¬

ziana, ed avendo il sig. J„ Haut f posto nel ,759 alcuni suoi duhbj

intorno

alla c7nl0d f ^' ^ g"-Pose cer- c "do d, avvalorare sempre più l'opinion sua.

Mentre si dibatteva questo punto d'erudizione.

a Parigi il sig. Needham membro della Reale Società d. Londra si credette di aver trovato sopra un busto d'Iside conservato nel museo T°rm° alcuni caraKtri Egiziani, che diceva essere somigliantissimi a quelli dei Chinesi. Ne prese con diligenza gli impronti, e portossi a Roma coll'idea di verificare la cosa. Era allora custode della biblioteca Vaticana un CI,mese nato a Pekmg, al quale il Needham presentò r caratteri Egiziani dell'Iside di Torino. Il bi¬

bliotecario al primo colpo d'occhio disse, che questi non avevano somiglianza alcuna coi ca¬

ratteri Chinesi. Ciò non ostante alcuni giorni dopo il medesimo presentò al Needham la tra-

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• 16t

«dazione in latino di dodici caratteri d* Iside fatta coll’ajuto di un dizionario Chinese stam¬

pato a Peking in 56 volumi verso il fine del Regno dell'Imperatore Kang-hi. Incoraggito H N.edham da questo saggio chiese a testimonj molti dotti , che nel tempo stesso trovavansi a Roma , fra i quali il P. Jacquier t il Venuti ce¬

lebre antiquario , il sig. Vilkck ec. Per avere una giusta idea delle fatiche del Needham fa d uopo leggere la dissertazione *, che stampi a questo proposito , dalla quale scorgersi quali cautele siansi da lui usate per assicurarsi del pregio , che attribuiva alla sua scoperta.

Un letterato Francese diede l’estratto di questa dissertazione nel journal des Savansdel mese di dicembre del 1761, ed avanzò, che la traduzione del monumento di Torino era supposta, e falsa , aggiungendo , che il de Giù- gnes avea verificato tutti quei caratteri in due dizionari di caratteri antichi Chinesi , e die non vi avea trovata simiglianza veruna \ ed in¬

tanto il Francese Accademico continuò a per-

* De inscriptione quadam AEgyptìaca Tau¬

rini inventa. Romac 1761 in 8

Sono pure da vedere gli opuscoli del Bartoli Direttore del Mu¬

seo di Torino stampati in questa, circostanza.

(50)

i6i

sistere con calore nel suo sistema, persuaso, che se i caratteri scritti sull’ Iside cji Torino erano falsi, e supposti, non poteano provare nc in prò , nè contra il suo sistema.

Il Needham informato deIJpcosè, che si an¬

davano scrivendo per difendere, ed abbattere la sua opinione pensò di ricorrere al fonte più sicuro , vale a dire alla China , per avere la decisione della questione. Mandò le sue me¬

morie ai Missionari del Peking, e la Reale Società di Londra prese parte nella controversia per ottenere dai medesimi la risposta. I Mis¬

sionari diedero l’incumbenza della medesima al P. Amiot, la di cui lettera dei 20 ottobre 1764 abbatte l’opinione del Needham, come il de Guignes aveva fatto nel giornale dei dotti.

Il P. Amiot pronunziò , che i caratteri incisi sopra l’Iside di Torino nop avevano alcuna relazione colla antica scrittura Chincse, ed ag¬

giunse , che non si dqvevano tralasciare del tutto simili ricerche; che si potrebbe esaminare, se fra questi caratteri gieroglifici-noistici non ve ne fossero alcuni, che potessero riferirsi ai carat¬

teri Chinesi, e che i lumi , che trarrcbbonsi dagli uni servirebbero di norma per «spiegare gii altri. Questa lettera dell’ Amiot fu stampata

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*6) 2t Bruxelles presso Eoubers nel 17S5 con ta¬

vole d'iscrizioni Chinesi di differenti età. Es¬

sendo essa divenuta rara, i compilatori di que¬

ste memorie credettero ben fatto di ristamparla nel primo tomo, nel quale hanno pure luogo altre memorie relative alla storia civile , e let¬

teraria della China. Nei volumi seguenti si hanno varj rischiari meati dell’antichità, e dell’origino della letteratura, della medicina, della musica dei Chinesi, come anche varie memorie in¬

torno a malattie , alle arti utili, all’ istoria na¬

turale delle api , dei bachi ec. Sonovi notizie im¬

portanti di alcune piante, e fiori particolari di quel Regno, di pietre preziose , e sonore ado¬

perate nella loro musica, saggi eruditi intorno all’arte militare, al commercio, alle cerimonie funebri, nuziali, politiche , c religiose di quell’

impero. In somma questa raccolta si può con¬

siderare come una enciclopedia in fatto'di cose Chinesi.

Sebbene al primo aspetto sembri, che que¬

sto tomo non ci presenti la varietà delle cose che si trovano nei volumi precedenti conte¬

nendo solamente tre memorie di que’ Missio¬

nari, tuttavia sonovi molte notizie interessan¬

tissime intorno alla China antica, e mjJeraa.

(52)

i<?4

La prima memoria è del sig. Amiot, e tratta dei paesi, che furono già, o sono ancor pre¬

sentemente tributar) della China. Essa c rica¬

vata da un’ opera composta d’ ordine dell’ Im¬

peratore Kaug-hi , e lavorata sulle ipemorie, che in gran numero aveva fatto raccogliere , e recata a termine sulla fine dell’anno 1696.

Questa c una topografia istorica dei paesi , che furono riconosciuti feudatarj dell’ Imperatore della China.

La seconda memoria serve in qualche ma¬

niera di prova alla prima, ed è pura opera del sig. Amiot. Sonovi in questa la traduzione di molte lettere > e suppliche indirizzate all’Im¬

peratore della China dai Sovrani, che erano tributar) di lui. La traduzione è corredata di note. La terza memoria c del sig. Cibot 3 che fu per lunga pezza corrispondente degli editori di queste memorie. Avendo egli molti anni in¬

nanzi la sua morte mandata in Francia una grand* opera in tre volumi, in cui si prese a rischiarare la storia di Ester, ed a rilevare la verità de’fatti in quel libro rapportati con un paralelio curioso dei medesimi coi costumi ,

«si, o riti Chinesi. Le notizie, e le riflessioni, che si hanno in quest’opera sui riti Chinesi

(53)

fecero nascere il pensiero al compilatore di

l6$

queste memorie di darne alcuni estratti divisi in articoli, molti de’quali sono inseriti in que¬

sto . tomo , c gli altri avranno luogo nei se¬

guenti. L* idea dei Cibot è commendevole a molti riguardi, ed c utilissimo un tale lavoro. Versato com’ egli è, nella letteratura antica , e moderna di quel popolo antichissimo , al quale se si pa¬

ragonino i Greci , ed i Romani , possono in certa guisa chiamarsi popoli moderni, colla scorta della loro tradizione , e colla conside¬

razione de’ loro costumi, i quali essenzialmente non sono mai cangiati , ci porge cognizioni pregevolissime intorno alla piu rimota antichità, il die giova non poco a sparger nuova luce su ciò , che raccontasi nei libri sacri, e che c più lontano dalle nostre idee , e dai nostri costumi, e somministra nuovi lumi ai coltiva¬

tori della biblica letteratura per ribattere gli ornai troppo ricantati argomenti intorno alla verità delle storie in quel codice divino nar¬

rate. Finalmente termina il volume cogli estratti di tre lettere del sig. Amiot pervenute all* au¬

tore dopo la stampa dei precedenti volumi.

Nella prima di queste dei 19 novembre 1786 risponde a diverse questioni fattegli incorno alla

(54)

166

vita di Confucio inserita nell’undecimo volume di questa raccolta ; rende ragione , per cui in quella ha parlato si poco della moglie, e de’

%li di quest’uomo celebre, mostra, che le leggi antiche venute in .disuso dal tempo di Confucio, non erano del tutto ignorate, spiega perchè s ignorino i nomi dei detrattori di Con¬

fucio, ed alla fine della lettera conferma ci*, che aveva detto intorno ali’innondatone dell' isola di Formosa nella lettera inserita nel de¬

cimo volume (pag. 159).

11 primo articolo della seconda lettera dei 24 gennajo 17S7 s’aggira eziandio intorno a quest’ultimo oggetto. Il secondo dà alcune notizie intorno all’uso, che il celebre Impe¬

ratore ìu faceva dell’ istromento chiamato La per àgevolafe a’ suoi sudditi II mezzo di indi¬

rizzarsi direttamente a lui senza aver bisogno d’introduttori j di questo stromento ne avea già fatto cenno in una sua lettera dei 1 otto¬

bre 1784 stampata nel volume XI pag.

Nel terzo articolo parla del nuovo grado di favore, a cui pervenne l’attuale Ministro Chi- nese Lycht-yao, della disgrazia del quale aveva parlato nella sua lettera dei z9 novembre 1784 inserita nel succennato volume pag.-591. Nel

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i67 quarto espone la maniera , con cui i Chinesi suppliscono alle nostre macchine idrauliche per 1* maffiamento de’loro giardini. Nel quinto si narrano alcune particolarità relative alla querela suscitatasi a Cantori nel 1785 tra i Chinesi , e gli Inglesi , di cui parla il sig. Grammont Mis¬

sionario a Peking in una sua memoria pubbli¬

cata nel volume XIII pag. 515.

La terza lettera del sig. Amiot, di cui anco ci rimane a parlare, è dei ^novembre 1787»

Abbiamo in questa la narrazione della cerimo¬

nia solenne , che l’Imperatore come Pontefice massimo della nazione fa ogni anno nel giorno del solstizio d’inverno, dimostra con quale pa¬

terni benevolenza l’Imperatore provvede ai bi¬

sogni de’sudditi, con quale vigilanza li previene, con quale severità punisce la malvagità di que¬

gli officiali, a cui ha confidata la sua auto¬

rità. Arreca alcuni esempi recenti all* occasione di una carestia di riso , di biade, t dei mono^

poi), ai qual» èssa ha dato luogo. Fa vedere la vigilanza dell’ Imperatóre nel mantenere il buon ordine, e nel conservare i buoni costumi, è le cose, che a questo proposito ci narra, servono per darci la piu alta idea dei talenti, e della virtù del Sovrano, che presentemente governa la

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China. Finisce l’opera eoh un’altra lettera scritta da Pekin dai sig. Amiot dei 16 ottobre 1787, m cui dà alcune notizie interessanti intorno alla famosa Setta dei Tao-ste caduta presentemente m discredito, ma per lunga pezza rivale di quella dei letterati. Espone diffusamente tutta la dottrina di questa Setta, che fu la prima a corrompere la dottrina nazionale de’ Chinesi , frammezzando alla nobile semplicità de’loro dogmi primitivi i principi assurdi dei più gros¬

solani errori. Ma essendo questa lettera capace di far da se sola un’ opera, è riservata dai no¬

stri editori pel volume seguente, la stampa del quale è di già cominciata. Noi ci interterremo a dare un idea della più solenne funzione im¬

periale della China descrittaci dal sig. Amiot nella sua lettera dei 19 novembre 1787. Que¬

sta consiste in un sagrifizio, che l’Imperatore offre nel Tientan il giorno del solstizio d’in¬

verno come sommo Pontefice della nazione.

Egli vi si prepara colla solitudine, col digiuno, colia purificazione, e con atti di beneficenza, per trarre sovra di se non meno che sopra tutto 1* Impero i favori dal Cielo, al qual*

vien offerito il sagrifizio. Alcuni giorni innanzi il solstizio del 178^ radunò i suoi figliuoli, i

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