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Anno 16 (2020) N. 40 IV Domenica di Avvento - Natale 20 dicembre 2020

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Academic year: 2022

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Bollettino della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati – Roma

Cari parrocchiani e amici, in una bellissima riflessione na- talizia uno dei sacerdoti ha detto:

«Non sarà un Avvento di secondo grado o un Natale minore, Dio non è mai un dio minore, va trattato da Signore e l’Avvento è sempre preparazione al Dio che viene, Emmanuele, anche e soprattutto in circostanze come quelle di

quest’anno».

Non nascondo che siamo stati tentati ad abbassare le ali e a scegliere una bella scorciatoia trovando scusa nella pandemia. Qualcuno mi ha suggerito di fare un presepe “minore” e l’Avvento sem- plice con le “mini-novene”. Mi sono anche messo in cerca di un Bambi- nello “medio”, perché la nostra antica culla sembrava troppo spro- porzionata. Quanto è facile cadere nella trappola di un impegno a basso livello e di lasciarsi soffocare da tante restrizioni.

E forse avrei scelto un percorso minore se non fossi entrato nella stanza in cui teniamo le statue del presepe. Quando ho tolto il grande lenzuolo che proteggeva dalla pol- vere e dalla luce lo storico manu- fatto, sono rimasto freddato dallo sguardo di tutti i personaggi. Mi sono spaventato, ho avuto l’im- pressione che anche loro non

vedevano l’ora di uscire dal loro lockdown. Non avevo più dubbi che anche quest’anno avrei caricato le statue sulle mie spalle per portarle nella nostra cappella dove trove- ranno una bellissima casa prepa- rata dai nostri presepisti.

Stamattina ho letto una simpa- tica storia di Natale. Nella bottega

di un falegname tutti i suoi arnesi da lavoro tennero un gran consiglio per decidere chi escludere dalla onorata comunità degli utensili. I soci erano troppi: sega, martello, chiodi, lima, raspa, pialla, cartavetro… Insomma un nu- mero elevato e soprattutto uno scomodo per l’altro, finché non arrivò il falegname e si mise a lavorare servendosi di tutti i suoi attrezzi per fabbricare una culla.

Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere.

Per accogliere la Vita.

In queste settimane è stato bello vedere alcuni nostri parroc- chiani impegnati nella preparazione del grande presepe. Anche loro, nell’oscurità della notte, battendo e picchiando gli attrezzi, hanno trasformato una delle cappelle in un’enorme stalla capace di acco- gliere la Vita e di celebrare un Gran Natale. A tutti giungano i nostri migliori auguri di un Santo Natale.

P. Pietro

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Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Luca (1, 26-38) In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altis- simo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conos- co uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che na- scerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

In apertura, un elenco di sette nomi affolla la pagina: Gabriele, Dio, Galilea, Nazaret, Giuseppe, Davide, Maria. Sette, il numero appunto della totalità, perché ciò che sta per accadere coinvolgerà tutta la storia, le profondità del cielo e tutto il brulichio perenne della vita. Un Vangelo controcorrente: per la prima volta nella Bibbia un angelo si rivolge a una donna; in una casa qualunque e non nel santuario;

nella sua cucina e non fra i candelabri d’oro del tempio. In un giorno ordinario, segnato però sul calendario della vita (nel sesto mese...).

Gioia è la prima parola: rallegrati! Van- gelo nel Vangelo! E subito ecco il perché:

Maria, sei piena di grazia. Sei riempita di cielo, non perché hai risposto

“sì” a Dio, ma perché Dio per primo ha detto “sì” a te. E dice “sì” a ciascuno di noi, prima di ogni nostra risposta. Perché la grazia sia grazia e non merito o calcolo. Dio non si merita, si accoglie.

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L’Altissimo si è innamorato di te e ora il tuo nome è: amata per sempre; come lei anch’io amato per sempre. Tutti, teneramente, gra- tuitamente amati per sempre. Amore è passione di unirsi: il Signore è con te. Espressione che avrebbe dovuto mettere in guardia la ragazza, perché quando si esprime così Dio sta affidando un compito bellissimo ma arduo (R. Virgili): chiama Maria a una storia di brividi e di coraggio.

Maria, avrai un figlio, tuo e di Dio, un fi- glio di terra e di cielo. Gli darai nome Gesù (prima volta: solo il padre aveva il potere di dare il nome). E la ragazza, pronta, in- telligente e matura, dopo il primo turba- mento non ha paura, dialoga, obietta, argomenta. Sta davanti a Dio con tutta la dignità di donna, con maturità e consa- pevolezza, pone domande: spiegami, dimmi come avverrà. Zaccaria ha chiesto un segno, Maria chiede il senso e il come. E l’angelo: viene l’infinito nel tuo sangue, l’immenso diventa piccolo in te, che im- porta il come? La luce che ha generato gli universi si aggrappa al buio del tuo grem- bo. Che importa come avverrà?

E tuttavia Gabriele si ferma a spiegare l’inspiegabile, a rassicurarla:

parla di Spirito sulle acque come all’origine, di ombra sulla tenda come al Sinai, la invita a pensare in grande, più in grande che può: fìdati, sarà Lui a trovare il come. L’ha trovato anche per Elisabetta. Lo senti- rai nel tuo corpo, come lei. Lo Spirito poteva scegliere altre strade, certo, ma senza il corpo di Maria il Vangelo perde corpo, diventa ideo- logia o etica. Adesso ancora Dio cerca madri. Sta a noi, come madri amorevoli, aiutare il Signore a incarnarsi in questo mondo, in queste case e strade, prendendoci cura della sua parola, dei suoi sogni, del suo vangelo. Dio vivrà per il nostro amore.

(P. Ermes Ronchi)

PREGA CON IL VANGELO

Signore, mi rallegro per la grazia donata. «Avvenga» anche «per me secondo la tua parola»: è un assenso di fede che dona ai giorni feriali della mia vita il vigore della speranza. Il «non temere» dell’angelo a Maria mi doni la serenità necessaria per affrontare le inevitabili difficoltà del pre- sente con fiducioso abbandono al tuo volere.

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IL PRESEPE DI SAN GIOACCHINO IN PRATI

Davanti a questo presepio pregò in più occasioni San Giovanni Paolo II Sant’Alfonso Maria de Liguori, fondatore dei Padri Redentoristi, ai quali è affidata la parrocchia di San Gioacchino in Prati, fu un grande innamorato del Santo Natale. Lo visse e lo predicò, con insistenza e slancio, in tutto il corso della sua vita. Sul tema scrisse moltissime pagine tra cui una famosa Novena del Natale, il canto Tu scendi dalle stelle e Quanno nascette ninno.

Amò questa festa, in quanto riporta il fedele alla prima origine della fede, ovvero alla contemplazione dell’Incarnaione del Verbo nell’umanità di tutti i tempi.

La solennità ci invita ad entrare nel mis- tero della nascita del Cristo e nulla è più propizio, in questo periodo, che contem- plare il presepio nel quale si rivive quel delicato e prezioso momento. Di questo ve ne sono moltissimi esemplari, bellissimi e rari, tra cui uno di rara fattura esposto, appunto, nella parrocchia romana di San Gioacchino in Prati.

Lo storico manufatto, composto da più statue, rappresenta il segno dell’affetto della Congregazione del Santissimo Redentore, nei confron- ti della festa liturgica e del tempio romano. Storicamente, le statue del presepio di San Gioacchino vennero commissionate dal parroco di allora, padre Giacomo Gasparini, nel dicembre del 1911. In uno storico avviso ai parrocchiani, nel 1911, scrive: “Assecondando il desiderio di pie persone, si è determinato di fornire nel prossimo venturo Natale questa chiesa di un devoto, artistico presepio. Tutto color che vogliono concorrere ad un’opera così san-

ta, sono pregati di far pervenire in sacrestia le loro offerte che mensilmente saranno riportate in questo bollettino. Si prega di non tardare a fare queste offerte, per- ché per averlo devoto ed artistico si deve ordinare subito”.

Leggendo i vari Bollettini della Parrocchia, che vanno dal 1911 al 1913, è interessante osservare

che moltissimi parrocchiani parteciparono, con slancio e generosità, all’acquisto del prezioso complesso artistico. Le statue furono realiz-

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zate dalla ditta Ferdinando Stufflesser di S.Ulrico-Gradena in Tirolo.

Queste sono realizzate in legno policromo e dai colori accesi e discreti.

La Vergine in atmosfera orante ha un volto, di rara bellezza, che svela la sacralità nel contemplare piccolo, davanti ai suoi occhi. Tutti i perso- naggi, di eccezionale realizzazione, adorano la scena con commossa partecipazione partecipando non solo visivamente all'evento. Pregio estetico e contenuto spirituale comunicano il significato e la grandezza del mistero che si sta celebrando, non solo umanamente.

La prima rappresentazione del nuovo complesso venne collocata nella cappella della Polonia, nella navata di destra, entrando nella chiesa. Nel bollettino, del Febbraio del 1912, si legge: “Il S. Presepio, collocato nella cappella di Sant’Edvige (Polonia) fu continuamente visitato da numerosi fedeli, i quali ammirarono le tre devote statue di Gesù, Maria e Giuseppe, opere di egregia fattura di Ferdinando Stuf- flesser di S. Ulrico-Gradena (Tirolo). Speriamo che le offerte dei nostri parrocchiani possano completare il presepio per il Natale del 1912”.

Le offerte, con molta ge- nerosità, non tardarono ad arrivare e nel 1913, l’opera venne portata a compimen- to, con l’acquisizione dei pastori e di altri personaggi.

Tanto è bella la rappresenta- zione che il complesso, dal gusto antico e di altissimo pregio, è stato anche espos- to, in due occasioni, in piaz- za San Pietro, nella prima

parte degli anni Ottanta. Davanti a questo presepio pregò in più occasioni San Giovanni Paolo II. Le statue lasciavano la parrocchia nel rione Prati per essere trasferite in Piazza San Pietro per tutto il tempo di Natale.

Attualmente, in piazza San Pietro, ogni anno, viene cambiato il complesso artistico, facendo posto ad altri stili e modelli di differenti scuole e stili. Ma è sempre bello veder nascere il Cristo, nella santa grotta, e contemplare quanto il Padre ha amato il mondo, nel rendere sacra una famiglia che, seppur priva di aiuti materiale, fu tanto ricca da donare al mondo, la vera gioia che ha il nome di Gesù, nascosto in un piccolo infante.

Gianluca Giorgio – ACI Stampa L’articolo pubblicato in:

https://www.acistampa.com/story/il-presepe-di-san-gioacchino-in-prati-e- quelle-esposizioni-in-piazza-san-pietro-15796

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Per la preghiera di ragazzi e giovani

4ª Domenica di Avvento

La Parola

Dal Vangelo secondo Luca:

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giu- seppe. La vergine si chiamava Maria.

Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

Rifletti

L’annuncio dell’angelo avviene in Galilea. Precisamente a Nazaret, e a una donna chiamata Maria. L’annuncio è opera dello Spirito, e Maria nel suo animo lo ascolta e lo accoglie. È nel segreto del cuore che Dio si rivela e affida il suo progetto a persone particolari. La loro storia e la loro libera accoglienza e adesione a Lui sono lo spazio nel quale Gesù prende carne. Allora abitiamo questo spazio interiore di rapporto personale con Dio, perché soltanto così Gesù potrà nascere anche oggi in noi.

Prega Signore Gesù, rivelaci il dono santo

del nostro essere unici e irripetibili davanti al Padre

e al suo progetto di salvezza.

Vogliamo aprirgli il nostro cuore, rimanere con Lui nel suo amore per diventare sempre più capaci di conoscerlo e annunciarlo nella nostra persona e in ogni nostra opera.

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MOMENTO DELLA LUCE

Incontro di condivisione familiare

Cari genitori,

vi presentiamo uno schema di catechesi che chiamiamo “momento della luce” da vivere in famiglia nelle settimane di Avvento.

Non vi spaventate della parola, non dovete fare i catechisti nel senso di spiegare cose particolari. Si tratta invece di vivere con i vostri figli un momento di condivisione in cui provate insieme ad ascoltarvi l’un l’altro e ad ascoltare il

Signore.

Per questo vi proponiamo uno strumento molto sempli- ce: è la traccia per un incon- tro familiare di circa 20/30 minuti, che non richiede da parte vostra alcuna particola- re preparazione religiosa, ma solo il desiderio di provare a parlare in modo vero tra voi.

Il “momento della luce” pre-

vede una condivisione del vissuto, l’ascolto di un breve testo, una semplice preghiera. È un metodo sperimentato (anche da famiglie in cui uno dei genitori non è credente e da famiglie in cui c’è un solo genitore in casa) e può attivare un dialogo prezioso, che aiuta le relazioni.

La proposta è questa: a partire dall’ultima settimana di novembre (dal 23/11) e poi per le quattro settimane di Avvento trovate un momento settimanale di condivisione e preghiera della durata di 20/30 minuti. In tutto sono cinque incontri familiari. Sappiamo che non è poco chiedervi di trovare ogni settimana mezz’ora per stare tutti insieme in questo modo, ma siamo convinti che in questo periodo sia quanto mai necessario.

Lo schema dell’incontro ha 5 punti: inizio, condivisione, ascolto, preghiera, conclusione. Il punto 3 – la lettura di un breve testo e una domanda a cui rispondere – è ogni settimana diverso: i testi sono ispirati a un brano del vangelo e a una lettera che il Papa ha scritto l’anno scorso sul significato e il valore del presepe. Ogni settimana potrete così riflettere su un elemento del presepe e sul suo significato per la vostra famiglia, e nel frattempo cominciare concretamente a prepararlo.

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Da questo schema essenziale in 5 punti non è opportuno togliere qualcosa. A seconda delle necessità della settimana o delle abitudini familiari, invece, potete aggiungere liberamente degli elementi nuovi:

per esempio un simbolo particolare, una canzone o un canto religioso (all’inizio e/o alla fine), oppure delle preghiere spontanee (al punto 4 prima del Padre Nostro), oppure un momento in cui ci si chiede per- dono per qualcosa, un momento in cui ci si ringrazia per qualcosa, ecc.

Per prepararvi a organizzare e vivere il “Momento della luce”, potete guardare un breve video che trovate sul canale YouTube dell’Ufficio catechistico di Roma: https://youtu.be/_Js5rW5TVW4

Vi auguriamo un buon Avvento 2020: siamo sicuri che il Signore è con noi anche in questo tempo così difficile!

La terza settimana: 21 – 26 dicembre Incontro di condivisione familiare (20/30 min.)

Prima di iniziare

- Preparare una candela che sarà adoperata solo per questi momenti.

- Scegliere un’ora adatta per tutti; spegnere le fonti di distrazione come il telefonino.

- Scegliere un luogo della casa in cui sia possibile stare seduti in cerchio e guardarsi, per esempio attorno a un tavolo o sui divani in cerchio, personalizzando l’ambiente di modo che ci sia un’atmosfera raccolta e calda.

- Si può mettere un segno della fede, come una Bibbia o un’icona o un crocifisso, e si possono disporre dei fiori o qualche altro abbellimento.

SCALETTA 1. Inizio

a. Si accende la candela al centro.

b. Si fa tutti insieme il segno della croce dicendo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

2. Condivisione

a. Si condivide un sentimento positivo della settimana (introduce brevemente il momento uno dei genitori). Per primi condividono i genitori, poi i figli. La condivisione ha questo stile: questa

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settimana sono stato contento quando… un momento bello è stato quando… ho provato gioia/serenità/speranza quando…

b. Si condivide un sentimento negativo della settimana. Per primi condividono i genitori, poi i figli. La condivisione ha questo stile:

questa settimana sono stato triste quando… un momento brutto è stato quando… ho provato paura/ansia/rabbia quando…

3. Ascolto

a. Si legge il brano proposto (può farlo un figlio in grado di leggere scorrevolmente).

Il quinto simbolo del presepe è Gesù bambino.

“Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia” (Lc 2,7).

Nel presepe Gesù è l’ultima statuina che collochiamo.

Molte famiglie, di ritorno dalla messa della notte di Natale, si recano insieme al presepe, preparato durante l’Avvento, per porre Gesù nella mangiatoia, facendo compiere questo gesto al più piccolo della casa. Gesù è l’ultimo ad arrivare, per- ché c’è una lunga prepara-

zione alla sua venuta, ma senza la sua venuta il presepe non avrebbe nessun valore. Tutto quel paesaggio, tutti quei personaggi, tutto è costruito per mettere il Bambinello nella mangiatoia e festeggiare che Dio è venuto a vivere in mezzo a noi per portare la gioia e la pace del cielo sulla terra. Maria e Giuseppe, i pastori, i magi: tutti vedevano un bambino, ma in quel bambino percepivano la presenza di Dio. È così anche per la nostra famiglia: la presenza di Gesù nella nostra vita è invisibile ma reale. Guardandoci gli uni gli altri possiamo percepire che Dio è davvero in mezzo a noi.

b. Si risponde uno per volta alla domanda. Per primi condividono i genitori, poi i figli.

Domanda: In quali momenti nella mia famiglia sento Gesù presente in mezzo a noi?

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4. Preghiera

a. Un genitore introduce un breve momento di preghiera silenziosa che ciascuno farà per sé: facciamo un momento di silenzio, nel quale preghiamo gli uni per gli altri e per...

b. Al termine del silenzio, il genitore inizia: Padre Nostro… e tutti pregano il Padre Nostro.

5. Conclusione

a. Si fa tutti insieme il segno della croce dicendo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

b. Poi un genitore fa un piccolo segno di croce sulla fronte degli altri membri della famiglia, dicendo: Dio ti benedica…

c. Si spegne la candela.

N.B. è importante che la condivisione sia fatta sempre prima dai genitori e in modo autentico e personale, non concentrandosi tanto sulle idee (io penso che…), ma piuttosto sulle emozioni (mi sono sentito così…) e i vissuti che le hanno generate (… quando mi è successo questo). La condivisione dei genitori dà il tono a quella dei figli, che la imitano, senza bisogno di spiegare prima come si fa.

Non è quindi un momento

“per i figli” ma per tutta la famiglia. Non è un momento in cui i genitori devono inse- gnare o spiegare qualcosa a parole. La potenzialità educativa sta nel fatto di vivere tutti insieme una condivisione del cuore. Nella condi- visione è essenziale provare ad ascoltare quello che l’altro vuole dire, accogliendolo con semplicità, senza sminuirlo né enfatizzarlo, senza criticare né replicare.

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AVVENTO DI FRATERNITÀ

Oggi, Domenica 20 Dicembre, nella nostra Parrocchia, così come in tutte le Parrocchie di Roma, ci sarà una Grande Raccolta alimentare promos- sa dalla Diocesi che andrà a sostenere le famiglie che si rivolgono ai nostri Centri di ascolto delle Caritas par- rocchiale. Dall’inizio della pandemia (marzo 2020) sono stati migliaia i nu-

clei che hanno chiesto assistenza per l’acquisto di viveri e beni di prima necessità in tutte le parrocchie romane. Nello specifico, nella nostra Par- rocchia le famiglie assistite dalla Caritas con pacchi viveri sono state circa 500 e sono stati anche consegnati 103 Buoni spesa dal valore di € 20 cias- cuno per un totale di € 2060.

Come fare? La raccolta avverrà all’interno della chiesa dove saranno predisposti dei cesti in cui ognuno potrà portare, in qualsiasi orario, generi alimentari non deperibili di prima necessità.

Lo scopo di queste raccolte non è solo di rifornire il nostro magazzino parrocchiale, ma soprattutto è un opera di sensibilizzazione, in prossimità del Natale, per tutta la comunità parrocchiale a donare un aiuto concreto a coloro che ne hanno più bisogno.

Diac. Pietro Cauti

SOSTENERE LA CARITAS E LA CHIESA PARROCCHIALE:

Anche nella nostra Parrocchia si vive il dramma sociale, legato al blocco di tante attività, che crea nuove povertà. La nostra comunità continua a prodigarsi nel servizio di carità, pur essendo enormemente diminuiti gli introiti. Per poter garantire la continuità dell’attività di assistenza e mante- nere le strutture parrocchiali, vi chiediamo di contribuire alle nostre neces- sità in diversi modi.

 Con l’adesione al progetto “Carrello sospeso” presso il Supermer- cato Pam in via dei Gracchi. Tutti i prodotti alimentari raccolti vegono portati alla Caritas parrocchiale che poi prepara i pacchi per le famiglie in difficoltà.

 Per chi preferisce dare un contributo in denaro. Si può lasciare il contributo presso l’ufficio parrocchiale oppure tramite bonifico. L’IBAN del conto corrente della Parrocchia è: PARROCCHIA S. GIOACCHINO IN PRATI IBAN: IT73 R031 0403 2010 0000 0130 899

Vi ringraziamo anticipatamente per la vostra generosità.

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NATALE 1943 A SAN GIOACCHINO, PADRE DRESSINO E ALTRI “GIUSTI”

La storia dei rifugiati nel sottotetto della parrocchia di Prati resta una delle pagine più significative durante l’occupazione nazista di Roma.

L’anno che si conclude è stato costellato di importanti rievocazioni: gli 80 anni dalle leggi razziali, i 75 dalla razzia degli ebrei romani da parte dei nazisti, e poi ancora le decisive elezioni del 1948, l’elezione di Giovanni XXIII nel 1958, la rivolta giovanile del 1968, la tragica morte di Moro e quella di Paolo VI nel 1978. Ma mentre il Natale del 2018 si avvicina, vor- rei ricordarne uno di 75 anni fa: quello del 1943 in una parrocchia romana.

Nel diario della Sezione Aerea San Giocchino (SASG) si legge: «25 dicembre 1943 giorno di Natale: per la prima volta tutti escono dopo il 25 ottobre; suor Marguerite aveva preparato il pranzo natalizio in un ampio locale al pianterreno del convento;

festa e, per alcuni, incontro con i parenti». Tutti chi? Escono da dove?

La storia dei rifugiati nel sottotetto della Parrocchia di San Gioacchino ai Prati di Castello durante l’occupazione nazista di Roma è una delle tante pagine significative dell’azione dei cristiani per salvare l’umanità dai suoi predatori durante la seconda guerra mondiale. Dopo l’armistizio furono molti i militari che, rifiutando di aderire alla Repubblica di Salò, si diedero alla macchia a rischio di essere catturati, giudicati disertori e fucilati.

Alcuni si rivolsero all’Associazione cattolica della parrocchia di San Gioacchino, della quale era vicepresidente l’ingegner Pietro Lestini. Questi da principio si prodigò reperendo indumenti per chi aveva solo la divisa di cui doveva disfarsi, o procurando i biglietti per permettere ai militari di raggiungere casa. Poi chiese al parroco, padre Antonio Dressino, un redentorista di origine padovane, la possibilità di accogliere alcuni militari nei locali del teatro parrocchiale.

Per qualche giorno la situazione resse: Lestini e il sagrestano Domenico Pizzato attraversavano la strada e rimediavano pranzo e cena per i militari dal Convento delle Figlie della Carità dirimpettaie della parrocchia. Lì suor Marguerite Bernes, una francese d’Algeria trapiantata a Roma del 1933, in segreto preparava le vivande per gli “ospiti” del teatrino parrocchiale. Ma l’occupazione si fece di giorno in giorno più dura. A partire dalla razzia del Ghetto il 16 ottobre 1943 la ricerca degli ebrei di Roma divenne incessante e toccò anche il quartiere Prati. Anche alcune famiglie di commercianti che avevano il negozio in via Fabio Massimo, a due passi dalla Parrocchia, furono deportati.

Don Dressino, Lestini e suor Marguerite si posero il problema di trovare una sistemazione più sicura e pensarono di utilizzare gli spazi tra la volta

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della chiesa ed il tetto. Il locale fu attrezzato per come si poteva ed il 25 ottobre gli uomini salirono dal teatrino in soffitta. Avrebbero vissuto lì dalla fine di ottobre alla liberazione di Roma del giugno successivo. In quel periodo furono ospitate complessivamente 30 persone, ma nel sottotetto risiedettero stabilmente 12/13 persone giungendo ad un massimo di 17: i componenti della “sezione aerea di San Gioacchino (S.A.S.G.)”.

Agli inizi di novembre, a causa dei controlli nazisti sempre più serrati anche verso alcuni istituti religiosi, a San Gioacchino si decise di murare la porta di accesso al locale per mimetizzarlo. Da quel momento tutto il necessario (cibo, vestiti, medicine, acqua) entrava dal rosone superiore della facciata, e la stessa via veniva presa da tutto quel che doveva essere eliminato. Il sacrestano col favore dell’oscurità si incaricava di calarsi dal tetto fino al rosone. Per facilitare le comunicazioni coi familiari si invento anche un sistema di posta “pneumatica”: le lettere arrotolate venivano calate con uno spago attraverso il buco nella volta a cui era collegato il lampadario. Il sagrestano le raccoglieva e le spediva, mentre consegnava ai rifugiati quelle ricevute.

Solo il 7 giugno 1944 la muratura che nascondeva la porta fu abbattuta e i rifugiati poterono tornare alle loro famiglie. Tra le persone accolte ce ne furono anche alcune di tradizione ebraica: i fratelli Arrigo e Gilberto Finzi e Leopoldo Moscati. Averli nascosti ed aver

contribuito alla salvezza della loro vita ha visto per padre Dressino, suor Marguerite, Pietro Lestini e la figlia Giuliana (che data la giovane età faceva da “postina” tra i rifugiati e le famiglie) il riconoscimento del titolo di “Giusto tra le Nazioni”. Dai Finzi e Moscati, come da tutti gli altri hanno ricevuto una gratitudine infinita.

Padre Dressino (1877-1969) era nato a Montagnana (Padova), ed era stato ordinato sacerdote il 30 settembre 1900, ma dopo essere stato a lungo sacerdote diocesano, indirizzato dal cappuccino padovano p. Leopoldo Mandic (poi

canonizzato nel 1983) entrò nella famiglia redentorista, e fu parroco a San Giocchino dal 1933 al 1942, e poi parroco fino al 1952. Spese gli ultimi 17 anni nel ministero della confessione – come il suo caro fra Leopoldo – nella chiesa di Sant’Alfonso in via Merulana.

Ma la responsabilità assunta in quei mesi di guerra per salvare vite umane, assieme ad un laico come Lestini ed una suora come Merguerite, resta come testimonianza corale di una pagina esemplare di carità e di resistenza alla logica del male. Quel Natale di 75 anni fa, in un tempo come il nostro in cui sono ancora tanti coloro che cercano rifugio fuggendo dalla guerra e da vite caratterizzate da condizioni inaccettabili di rischio e violenza, brilla come una stella che merita di essere contemplata.

Augusto D’Angelo Romasette.it – Ritratti romani – 12 dicembre 2018

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L’itinerario di formazione per le équipe pastorali/3

IL TERZO INCONTRO DI FORMAZIONE PER LE ÉQUIPE PASTORALI

Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse:

«Guarda verso di noi».(At 3, 4) Si è tenuto sabato 5 dicembre, dalle 10 alle 11, il terzo incontro di formazione promosso dalla diocesi per le équipe pastorali.

L’appuntamento è stato mandato in diretta televisiva su Nsl (canale 74 del digitale terrestre) o in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma. Il tema dell’incontro è: “«Non ho argento né oro…».

Prossimità e testimonianza nel nome di Gesù”, facendo riferimento al libro del Papa “Senza di Lui non possiamo far nulla”. A disposizione, nel video anche su youtube, una meditazione biblica tenuta da don Fabio Pieroni, parroco di San Bernardo da Chiaravalle a Centocelle;

una testimonianza di Luca Drusian; quindi alcune indicazioni operative per il lavoro in équipe a cura di don Paolo Asolan, incaricato del Servizio per la formazione permanente del clero.

Ecco alcune risonanze personali del 3° incontro

Evangelizzare significa en- trare in relazione in maniera autentica. Evangelizzare non è un’impresa umana: la fede nasce per attrazione, senza costrizioni, nella misura in cui noi siamo attratti da Lui. Molto forte è stata per me la testimonianza di Luca Drusian, missionario di strada, dedito insieme ad altri all’ascolto di chi è ritenuto lo “scarto” della società, in zona Termini. Mi ha colpito innanzitutto la grazia chiesta nella preghiera, quella di “sentire, prima che ascoltare, il dolore altrui”, per potermi avvicinarmi, con delicatezza, alla terra sacra dell’altro. E poi, come sapere dove fermarmi e dove no?

“Lo sguardo”: mi fermerò là dove uno sguardo mi cerca, mi chiama, incrocia il mio sguardo e chiede il permesso di entrare nel mio cuore.

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La prima conversione quindi dev’essere quella di cambiare il modo di guardare ed incontrare le persone, di creare relazioni, facendo memoria di quanto è accaduto a me quando ho sperimentato questa tenerezza, questo ascolto, la via in cui Gesù incontra e solleva.

Allora, prima ancora di trova- re soluzioni, è necessario rico- noscere l’altro per come è, non per ciò che fa, perché questo umanizza la vita, a prescindere dalla fede. Questo passaggio mi ha ricordato quan- do tempo Italia Valle, medico ed ex presidente della Scuola Inter- nazionale di formazione PRH, che conobbi in parrocchia grazie a P. Sergio Santi, mi pose

questa domanda: cosa ti fa dire che ami quella persona che dici di amare? Tuo marito, tuo figlio, …

La risposta per me non è stata così scontata, ho avuto bisogno di tempo per capire che amo quando vedo e riconosco il bello che è nell’altro, non perché è buono o si comporta bene: amo quando ho uno sguardo contemplativo sull’altro, amo quando guardo come Lui guarda me.

Ma l’ascolto può essere “sfinente”, allora è necessario essere in co- munione con il Signore, pregare, anche brevemente, ma intensamen- te, con fiducia. Occorre dunque imparare a guardare, allenarsi ad intercettare lo sguardo dell’altro, creare occasioni.

Importanti anche le domande/i temi posti al termine dell’incontro:

Come suscitare il desiderio dell’incontro con il Signore in chi è pieno di altro? Nella condivisione del proprio vissuto, sofferenze, frustrazioni, problemi da risolvere, a casa, al lavoro, spesso lo Spirito Santo apre delle feritoie.

Le equipe si interroghino su quali sono le realtà di aggregazione di vita nel quartiere. Il povero non è solo quello in senso materiale ma anche la famiglia che non sa gestire un certo problema. È già tempo di ascolto, magari anche solo con una telefonata!

Concludo facendo mio il credo di Dostoevskij, “che non ci sia niente di più bello, profondo, simpatico, ragionevole, virile e perfetto di Cristo e non solo che non ci sia, ma – mi dico con amore geloso – che non ci possa nemmeno essere. E ancor di più, se qualcuno mi dimostrasse che Cristo non è la verità e se anche realmente la verità fosse al di fuori di Cristo, allora io preferirei restare con Cristo che nemmeno con la verità”.

Alessandra

(16)

ORARI DI NATALE

L

UNEDÌ

(21) M

ARTEDÌ

(22) M

ERCOLEDÌ

(23)

Sante Messe: 8.00 – 9.30 – 11.00 – 13.00 – 18.30 Confessioni: 8.00 – 12.00 e 17.00 – 19.00

Rosario: 17.55

Novena di Natale: 18.15

Adorazione: 8.30 – 18.30

24

DICEMBRE

(

GIOVEDÌ

): V

IGILIA DI

N

ATALE Sante Messe: 8.00 – 9.30 – 11.00 – 13.00 Confessioni: 8.00 – 12.00 e 17.00 – 19.00 Adorazione: 8.30 – 13.00

16.25: Rosario e Conclusione della Novena di Natale 17.00: S. MESSA Vespertina nella VIGILIA

18.20: Solenne VEGLIA NATALIZIA 19.00: S. MESSA della NOTTE di NATALE

25

DICEMBRE

(

VENERDÌ

): N

ATALE DEL

S

IGNORE

S. Messe: 8.00 – 9.00 – 10.30 – 12.00 – 13.00 18.30 – 20.00

26

DICEMBRE

(

SABATO

): S

ANTO

S

TEFANO S. Messe: 9 – 10.30 – 12 – 18.30

27

DICEMBRE

: D

OMENICA DELLA

S

ANTA

F

AMIGLIA S. Messe: 9.00 – 10.30 – 12.00 – 13.00 – 18.30

Bollettino settimanale della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati, Roma

Tel. 063216659;SITO WEB: www.sangioacchino.org - Parroco: P. Pietro Sulkowski Facebook: Parrocchia San Gioacchino in Prati

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