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Operazione anticaporalato dei Carabinieri a Taranto. Arrestati il titolare di una azienda agricola e 3 caporali.

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Academic year: 2022

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Operazione anticaporalato dei

Carabinieri a Taranto. Arrestati il titolare di una azienda agricola e 3 “caporali”.

ROMA – La scorsa notte i Carabinieri della Compagnia di Castellaneta (Taranto) coadiuvati nella fase esecutiva dai colleghi della Compagnia di Pisticci, hanno dato esecuzione, nei comuni di Ginosa e Pisticci, ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Taranto, Dott.ssa Paola Incalza, su richiesta del Pm Filomena Di Tursi della Procura della Repubblica di Taranto, , nei confronti di un 58enne, titolare di una azienda agricola di Gioia del Colle (Ba) e un 53enne, entrambi di Ginosa, e di un 49enne e un 53enne, entrambi di Pisticci, ritenuti responsabili, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, detenzione illegale e porto abusivo di armi e munizioni.

L’attività d’indagine, denominata

“Radici ” svolta dai Carabinieri della Compagnia di Castellaneta, ha documentato le attività illegali connesse allo sfruttamento del lavoro nei campi. I particolare, i militari hanno accertato che la “regista”

nell’attività di sfruttamento è una 36enne di origine rumena,

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anch’essa colpita dall’odierno provvedimento con il quale il G.I.P. ha disposto nei suoi confronti il divieto di dimora nelle province di Taranto, Brindisi, Matera e Cosenza, che materialmente si adoperava per procurare il lavoro presso le aziende agricole con cui era in contatto, reclutando i lavoratori stranieri, sia connazionali che di origini africane. La donna, che veniva coadiuvata dagli odierni 4 arrestati, quando i lavoratori ricevevano la paga, approfittando del loro stato di necessità, ne sottraeva la metà.

Da quanto è stato accertato grazie anche ai Carabinieri del NIL (Nucleo Ispettorato del Lavoro) di Taranto, con il loro intervento durante le indagini, è stato possibile accertare che la paga giornaliera era di € 4,00 per ogni ora di lavoro nei campi, che veniva decurtata dalle spese per il vitto ed il viaggio per recarsi al lavoro, effettuato dalla rumena con un furgone.

E’ stato scoperto nel medesimo contesto anche il possesso e l’utilizzo di armi da sparo (impiegate in campagna anche contro animali selvatici) da parte del 49enne che, a seguito di perquisizione domiciliare e veicolare, è stato trovato in possesso di 12 cartucce cal. 12, che sono state sequestrate, mentre il 53enne di Pisticci che ha aiutato il 49enne ad occultare le armi risponde anche di favoreggiamento, oltre del reato di caporalato.

Ulteriore riscontro all’attività d’indagine è emerso dal controllo mirato di un’azienda agricola di Gioia del Colle di proprietà del 58enne, sanzionata dai Carabinieri anche per violazioni in materia di assunzioni e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il 58enne e i due 53enni sono stati sottoposti agli arresti domiciliari mentre al 49enne il provvedimento è stato notificato presso il carcere di Matera dove si trova ristretto per altra causa.

“Operazione Madame”: la Polizia di Stato esegue 13 arresti

TARANTO – Il personale della Squadra Mobile – Sezione Criminalità diffusa, extracomunitaria e prostituzione della Questura del capoluogo jonico in collaborazione con le Questure di Lodi e Vibo Valentia, a seguito di indagini dirette dal pm Dr.ssa Antonella De Luca della Procura della Repubblica di Taranto, ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di 13 misure cautelari personali (8 in carcere e 5 agli arresti domiciliari), emessa dalla dr.ssa Paola

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Incalza Gip del Tribunale di Taranto nei confronti di soggetti ritenuti a vario titolo gravemente indiziati dei reati di associazione a delinquere, sfruttamento, favoreggiamento, agevolazione della prostituzione, ed estorsione.

Fra gli arrestati anche don Saverio Calabrese, parroco di Monteparano, 68enne di origini siciliane, finito nei guai per il rapporto allacciato con Nadia Radu, meglio nota come Smeralda.

A rendere pubbliche le generalità del sacerdote arrestato è stata la Curia di Taranto con un comunicato stampa: “Se le autorità competenti lo consentiranno l’arcivescovo auspica che il provvedimento al quale don Calabrese è stato sottoposto, possa essere trascorso in un luogo diverso dal territorio parrocchiale per ovvie ragioni riconducibili alla serenità e al rispetto per la comunità monteparanese“.

Nel corso della conferenza stampa tenuta dal questore il capo della Squadra Mobile Carlo Pagano ha commentato: “Siamo rimasti sconcertanti perché la prima cosa che abbiamo pensato è stata quella di un suo intervento caritatevole. Poi abbiamo visto che il rapporto era stato avviato proprio con la donna che avrebbe sfruttato le altre e quindi le valutazioni del caso sono state affidate ai magistrati“.

L’arcivescovo di Taranto Mons. Filippo Santoro, ha sospeso in via cautelativa, il sacerdote dal ministero pastorale ed ha chiesto per lui il trasferirlo in altra sede dove scontare la custodia cautelare ai domiciliari a cui è stato sottoposto.

Le indagine effettuate anche mediante il ricorso ad intercettazioni, ha portato alla luce un sodalizio di ampiezza transnazionale – reso ancor più stabile e solido dai rapporti di parentela e di coniugio esistenti tra alcuni dei sodali (tutti di nazionalità rumena) –,

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dedito allo sfruttamento della prostituzione ai danni di alcune giovani ragazze prevalentemente provenienti dall’Est Europa, che venivano messa sulla strada, costrette alla prostituzione, e sottoposte a “protezione” dietro il pagamento di somme di denaro.

La vicenda trae origine dagli sviluppi di un servizio per il contrasto alla prostituzione, predisposto dalla Questura di Taranto nell’agosto 2017 , durante il quale effettuando dei controlli lungo la Via Alberto Sordi di Taranto (ex Strada Provinciale 105), ove notoriamente esercitano il meretricio numerose cittadine straniere, si è appurato come alcune di loro si vendevano sotto il controllo locale di una 30enne rumena, a sua volta prostituta, stabilmente radicata nel Comune di Faggiano in provincia di Taranto, nonché testa di ponte sul territorio.

Sottoposte al “controllo” della donna rumena, supportata nella sua attività da altri quattro soggetti anche loro di origine rumena, ma in posizione di sudditanza od intermedia rispetto alla stessa – tutti destinatari del provvedimento di cattura), le giovani ragazze corrispondevano settimanalmente somme di denaro (circa 400 euro) quale corrispettivo non solo della locazione del “posto letto” loro offerto all’interno dell’abitazione della maitresse, ma anche per poter esercitare la prostituzione nei luoghi assegnati senza correre rischi e senza alcuna ripercussione di sorta.

Oltre a coordinare e organizzare la prostituzione delle giovani ragazze, assegnando loro i posti da occupare, l’indagata provvedeva a creare rapporti con soggetti impiegati come autisti per raggiungere il posto di lavoro, risolvendo le controversie che potevano insorgere non solo tra le sue stesse “ospiti”, ma anche tra queste e altre concorrenti.

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Diverse le condotte di induzione e sfruttamento della prostituzione esercitate dal sodalizio criminale in questione nonché da altri soggetti – comunque in contatto con i componenti dell’associazione –, che oltre ai territori di Taranto e San-Giorgio Jonico (Ta), si estendeva anche in quelli di Foggia, Melegnano (Milano) e Mornico al Serio (Bergano), in un periodo compreso tra l’agosto 2017 ed il settembre 2018.

Per garantirsi il “controllo” di almeno una delle ragazze, ovvero costringerla a consegnare danaro ed a prostituirsi, ne venivano trattenuti i documenti di riconoscimento, minacciandola pure di spedizioni punitive nel caso non avesse adempiuto.

Al momento dei fatti, due dei componenti del sodalizio – in posizione sovra-ordinata rispetto agli altri – risultavano ristretti presso il carcere di Lyon Corbas in Francia, per gravi reati contro la persona (fra cui anche quello di tratta di esseri umani ed associazione a delinquere).

Incredibilmente i due carcerati svolgevano persino dall’interno delle mura del carcere in cui erano detenuti, le proprie condotte illecite, gestendo a distanza via internet l’attività di meretricio delle giovani donne dalle quali ricevevano parte dei loro ricavi.

L’analisi di alcuni video postati su profili Facebook a loro riconducibili – dalla cui visione si comprendeva chiaramente che nel corso delle registrazioni si trovavano entrambi all’interno di una

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stanza dalle caratteristiche di una cella carceraria –, ha consentito di appurare come i predetti avessero la disponibilità di apparecchi cellulari, impiegati per eseguire i collegamenti via web.

I rimanenti indagati, tutti italiani e dimoranti a Taranto, ed in provincia a San Giorgio Jonico e Monteparano, la maggior parte dei quali destinatari invece della misura cautelare degli arresti domiciliari, rispondono esclusivamente di favoreggiamento ed agevolazione della prostituzione, essendosi prestati in maniera continuativa e stabile a fornire assistenza alle prostitute, ovvero piena disponibilità nei confronti dell’unica donna componente il suddetto sodalizio criminale, e di riflesso anche nei confronti delle ragazze da quest’ultima gestite.

Soltanto uno degli indagati, destinatario della più afflittiva misura della custodia cautelare in carcere, risponde per essersi organizzato con la locazione di vari immobili, siti in Via Crispi, peraltro in pessime condizioni di manutenzione, che provvedeva ad affittare a prezzi esorbitanti a prostitute e transessuali dediti alla prostituzione che lui stesso reperiva attraverso un lavoro di ricerca effettuato su siti internet dedicati.

Nei tre immobili, individuati ed ancora oggi occupati da persone dedite alla prostituzione , sono stati sottoposti tutti a sequestro preventivo.

Leggeri miglioramenti per Nadia la bambina di Paolo VI buttata giù dal balcone dal padre.

TARANTO – La bambina di 6 anni scaraventata giù dal terzo piano di uno stabile delle “Case Bianche” del quartiere Paolo VI da suo padre, il 49enne tarantino, Luigi Trovatello, continua nella sua lotta disperata per restare in vita. La sfortunata ed incolpevole bambina ieri è stata sottoposta a due delicatissimi interventi chirurgici rd è costantemente sotto controllo dei sanitari dell‘ Ospedale SS.Annunziata’, dove è ricoverata.

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L a b i m b a è i n u n a situazione clinica giudicata “estremamente critica” e si trova “in coma profondo con gravissima instabilità emodinamica” resistendo con grande forza come dimostra una leggera ripresa nelle ultime ore almeno dal punto di vista neurochirurgico.

Al suo fianco la mamma ed il fratello 14enne della piccola a cui la ASL ha riservato loro una stanza in ospedale e il supporto costante di due psicologi ospedalieri.

Questo il bollettino medico emesso alle 22: “Nella giornata odierna sono stati eseguiti due delicatissimi interventi chirurgici: il primo dall’equipe neurochirurgica guidata dai dottori Costella e Gigante che, assistiti dai due anestesisti Bortone e Vespa, hanno portato a termine con esito positivo una craniotomia decompressiva. La piccola è stata immediatamente sottoposta ad un secondo, e ancora più delicato intervento, questa volta all’addome. L’èquipe, guidata questa volta dai dottori Bellanova e Di Gennaro, è stata impegnata a “confezionare”

l’addome aperto (open abdomen) con sistema di lavaggio /aspirazione in continua per consentire una migliore stabilità emodinamica. Tra 48 ore è prevista la chiusura definitiva L’equipe multidisciplinare è completata dagli psicologi del ‘SS. Annunziata’, messi in campo dalla Direzione Medica, che stanno assistendo ormai da più di 48 ore la famiglia della piccola, in particolare la mamma. Rispetto all’ultimo bollettino medico le condizioni della bambina sono leggermente migliorate nonostante permanga la gravita delle stesse”.

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L ’ a v v o c a t o t a r a n t i n o nominato difensore da Luigi Trovatello ha rinunciato all’incarico e quindi non sarà presente all’interrogatorio previsto per le 9 di questa mattina, nell’udienza di convalida che sarà tenuta dal gip Paola Incalza e dal pubblico ministero Filomena Di Tursi, nel carcere di Taranto dove il 49enne si trova ristretto da domenica sera, e quindi verrà assistito da un difensore nominato d’ufficio a cui toccherà il non facile compito di assistere un padre che ha prima cercato di tagliare la gola al suo primogenito e poi ha scaraventato dalla finestra al terzo piano la figlia più piccola.. L’uomo deve rispondere di tentato omicidio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Il legale aveva seguito la difesa di Trovatello nelle sue precedenti imputazioni fra le quali un processo per il quale due ani fa è stato condannato per violenza e maltrattamenti in famiglia, ha reso noto non se la sente “per ragioni personali e professionali” di prestare la sua assistenza legale per la difesa di chi si è reso responsabile di un delitto simile.

Operazione “Zar”. I Carabinieri di Taranto eseguono 13 ordinanze per spaccio di stupefacenti.

Alle prime ore di questa mattina, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di

Taranto, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari delle Compagnie

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Carabinieri dipendenti dal Comando Provinciale di Taranto, avvalendosi del supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri Bari Palese e delle unità cinofile antidroga del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, hanno eseguito a San Marzano di San Giuseppe (Ta), Sava (Ta) e Grottaglie (Ta) 13 provvedimenti cautelari in carcere, a carico di 12 maggiorenni ed 1 soggetto minorenne all’epoca dei fatti in

contestazione. La denominazione dell’Operazione, “Zar”, trae origine dall’imperativo che Gianfranco Soloperto esclamava più volte ai suoi acquirenti: “adesso mi devono dare conto…tutti”, ritenendosi l’unico ed indiscusso referente criminale di San Marzano, un centro di cultura albanese arbëreshe, proprio come un “imperatore orientale”, appunto uno Zar.

Nello specifico 12 provvedimenti sono stati emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, Dr.ssa Paola Incalza, su richiesta della Procura della Repubblica di Taranto nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di “concorso in detenzione illecita ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti”, mentre un provvedimento è stato emesso dal GIP del Tribunale per i Minorenni di Taranto, Dr.ssa Paola Ferrara – su richiesta del suo Procuratore Capo per i Minorenni,.

Le indagini sono iniziate nel dicembre 2015 dai militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo a seguito dell’arresto in flagranza di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, di una donna incensurata di San Marzano di San Giuseppe (Ta), effettuato dai Carabinieri della locale Stazione Carabinieri, in quanto presso la propria abitazione venne trovata in possesso, , di hashish e marijuana. Le investigazioni, effettuate attraverso intercettazioni

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telefoniche ed ambientali e servizi di osservazione, pedinamento e videoripresa, si sono concluse ad agosto 2016, riuscendo ad individuare un gruppo di soggetti, alcuni dei quali incensurati, dediti allo spaccio di stupefacenti (cocaina ed hashish), operante in San Marzano, Sava, Grottaglie, Fragagnano e Torricella, tutti centri ubicati in provincia di Taranto e Francavilla Fontana (Br).

Alcuni dei soggetti sono legati da vincoli di parentela o cointeressenza criminale con i membri della famiglia Soloperto di San M a r z a n o , i n p a r t i c o l a r e c o n i g e r m a n i pluripregiudicati, Angelo Soloperto, 51enne, detto “Lino capone”, che ha anche precedenti per associazione mafiosa e Francesco Soloperto, 50enne con precedenti per stupefacenti, detto “Franco capone”, storici esponenti del gruppo criminale egemone di quel centro e paesi limitrofi, denominato appunto “clan Soloperto”, entrambi arrestati a seguito dell’ ordinanza odierna.

Sin dalle prime fasi dell’attività di polizia giudiziaria, è emersa la figura di Gianfranco Soloperto, 23enne, figlio del suddetto Francesco, impegnato nell’approvvigionamento di cocaina ed hashish;

nell’organizzazione del trasporto dello stesso, acquistato dal pluripregiudicato 56enne di Grottaglie Raffaele Carriero ; mentre nell’affidamento e cessione della droga ad insospettabili pusher incensurati di Sava identificati in Marco D’Adamo, Giuseppe Vozza e William Vozza, rispettivamente 27enne e 21enni, nonché nella cessione di quantitativi agli acquirenti.

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Lo spaccio avveniva in una centrale piazza di San Marzano, con fugaci passaggi di involucri e danaro spesso in favore di soggetti che rimanevano in macchina e poi si allontanavano rapidamente. Nella sua attività Gianfranco Soloperto si avvaleva, anche, della collaborazione dello zio pluripregiudicato, il 33enne Cataldo Catapano con precedenti in materia di stupefacenti, del cugino 28enne Francesco detto “Checco” Soloperto, anch’egli con precedenti per stupefacenti e di un minore, all’epoca dei fatti 17enne, tutti di San Marzano di San Giuseppe.

All’occultamento e spaccio della droga concorrevano inoltre due giovani donne di San Marzano di San Giuseppe, Maria Teresa Capriuli , moglie 29enne incensurata di Cataldo Catapano , e Tonia Cotugno 24enne con precedenti di Polizia, compagna di Francesco

“Checco” Soloperto, le quali erano incaricate anche della vendita al dettaglio e della raccolta dei guadagni illeciti. Le indagini hanno consentito di individuare anche un incensurato 36enne del luogo, Graziano Antonucci , il quale faceva il “magazziniere” della drogra, cioè si occupava della custodia dello stupefacente presso la propria abitazione o in altri luoghi sicuri, nonché della lavorazione e preparazione delle forniture, successivamente prelevate di volta in volta da Gianfranco Soloperto.

Le intercettazioni hanno consentito di appurare che, per quanto atteneva ai quantitativi di droga di “hashish”, venivano utilizzati i termini convenzionali di “pacco” o “pacchettino”, e l’indicazione del logo di marchiatura della panetta, del tipo “AP” – “PBC” – “MERCEDES”

e “DIAMANTE”. I destinatari delle misure sono stati condotti rispettivamente i maggiorenni presso la Casa circondariale di Taranto mentre il destinatario del provvedimento del Giudice Minorile all’Istituto Penitenziario per Minori di Bari.

Durante le operazioni di cattura uno dei soggetti, all’arrivo dei militari operanti, tentava invano di sottrarsi all’arresto, scavalcando il muro di cinta della propria abitazione, venendo nell’immediatezza bloccato dai Carabinieri impiegati nel dispositivo di accerchiamento dell’edificio. Nel corso delle perquisizioni, sono stati rinvenuti e sequestrati piccoli dosi di hashish occultati all’interno di una scatola nella disponibilità di Marco D’ Adamo ; e di marijuana illecitamente detenuti da William Vozza . Presso l’abitazione di Francesco “Checco” Soloperto, , sono stati rinvenuti e sequestrati la somma di danaro contante di € 2.555,00, prevalentemente composta da banconote di piccolo taglio e ritenuta provento dell’attività di spaccio, nonché materiale vario utilizzato per il confezionamento delle dosi.

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Angelo SOLOPERTO

Francesco SOLOPERTO

Marino SOLOPERTO

Francesco SOLOPERTO

Tonia COTUGNO

William VOZZA

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Marco D’ ADAMO

Cataldo CATAPANO Raffaele CARRIERO

Maria Teresa CAPRIULI

Graziano ANTONUCCI

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ELENCO SOGGETTI ARRESTATI ASSOCIATI CASA CIRCONDARIALE/CARCERE MINORILE

ANTONUCCI Graziano, nato a Grottaglie il 29.03.1981;

1.

CAPRIULI Maria Teresa, nato a Taranto il 28.07.1987;

2.

CARRIERO Raffaele, nato Grottaglie il 04.02.1961;

3.

CATAPANO Cataldo, nato a Grottaglie il 17.8.1984;

4.

COTUGNO Tonia, nata a Grottaglie il 19.06.1992;

5.

D’ADAMO Marco, nato a Taranto il 26.05.1989;

6.

SOLOPERTO Angelo, nato a San Marzano di San Giuseppe 22.08.1965;

7.

SOLOPERTO Francesco, nato a Grottaglie il 09.07.1988;

8.

SOLOPERTO Francesco, nato a San Marzano di San Giuseppe il 9.

09.04.1967;

SOLOPERTO Gianfranco, nato a Grottaglie il 14.08.1993;

10.

M. (minorenne all’epoca dei fatti in contestazione);

11.

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VOZZA Giuseppe, nato a Taranto il 11.02.1996;

12.

VOZZA William, nato a Taranto il 14.12.1995;

13.

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