• Non ci sono risultati.

22 novembre Indice

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "22 novembre Indice"

Copied!
39
0
0

Testo completo

(1)

22 novembre 2012 Indice

Sardegna: Lippi (Confapi) bene consiglio su proroga piano casa, legge funziona ... 3

Sardegna: Confapi, bene proroga 'Piano Casa'... 3

Prorogato il piano casa. Indipendenza, 26 firme ... 4

Piano Casa, terza proroga tra nuovi scontri politici ... 5

Governatore e sindaci galluresi illustrano il Master Plan «Il Qatar non specula, benefici per tutta l'Isola» ... 6

Ecco la Costa Smeralda targata Qatar... 8

Porto di Porto Torres off limits per le merci ... 10

Porto Torres, traghetto piccolo: le merci restano in banchina ... 11

Golfo Aranci: rilancio del porto ... 12

Traghetti e crociere, per Golfo Aranci c’è un nuovo pontile ... 13

Meridiana Fly. L'Usb contro l'azienda: «Ora dovrà versare gli stipendi arretrati» ... 14

Tirrenia «Il piano prevede 1.200 dipendenti»... 15

Tirrenia-Cin. L’ad Morace: «Nessun esubero» ... 15

Doppio colpo alla miniera, Governo e Regione nell’angolo ... 16

Esperti e studiosi concordi: nel Sulcis la sperimentazione della tecnologia carbone pulito 18 Roma, oggi al Mise la firma per la ripresa produttiva di Eurallumina ... 19

Gli operai ex-Rockwool: «Occupazione a oltranza» ... 20

Coca Cola, sciopero contro i 355 tagli... 21

Banca d'Italia traccia il quadro dell'economia sarda nel 2012: è recessione ... 22

La grande depressione, cresce solo il pessimismo ... 23

La Cna protesta «Camera di commercio troppo cara» ... 25

Confartigianato, le piccole imprese non fanno export ... 25

(2)

Stabilità, ok alle tre fiducie Oggi voto finale alla Camera ... 31

Produttività ferma da 10 anni... 34

Imprese soffocate dal carico fiscale ... 36

Battaglia sul bilancio Ue ... 38

(3)

Adnkronos 21/11/2012 Sardegna: Lippi (Confapi) bene consiglio su proroga piano casa, legge funziona Cagliari. ''La proroga di ulteriori 12 mesi del Piano Casa regionale viene accolta con soddisfazione dalle imprese della Confapi Sardegna''. E' il commento del presidente dell'associazione delle piccole e medie imprese sarde Francesco Lippi. ''In un momento altamente delicato come questo poter contare su una Legge, che all'inizio stentava a decollare, ma che oggi sta marciando in modo utile e funzionale - afferma Lippi -, non solo e' un dato positivo, ma anche un fatto di grande responsabilita' da parte del Consiglio Regionale e della Giunta che la proposta''.

''Ora, come andiamo ripetendo da tempo - conclude - , ci aspettiamo che entro la fine della legislatura sia messo mani al cuore del problema delle regole: una nuova Legge quadro sull'Urbanistica Regionale''.

RealEstate online 21/11/2012 Sardegna: Confapi, bene proroga 'Piano Casa'

L'associazione auspica una nuova legge quadro sull'urbanistica

(ANSA) – CAGLIARI. "La proroga di ulteriori 12 mesi del Piano Casa regionale viene accolta con soddisfazione dalle imprese della Confapi Sardegna". Lo sottolinea il presidente Francesco Lippi. "In un momento altamente delicato come questo poter contare su una legge, che all'inizio stentava a decollare ma che oggi sta marciando in modo utile e funzionale, non solo é un dato positivo - argomenta Lippi - ma anche un fatto di grande responsabilità da parte del Consiglio regionale e della Giunta che l'ha proposta. Ora, come andiamo ripetendo da tempo, ci aspettiamo che entro la fine della legislatura sia messo mani al cuore del problema delle regole: una nuova legge quadro sull'urbanistica".

(4)

Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)

Prorogato il piano casa. Indipendenza, 26 firme

Stavolta niente scherzi sul Piano casa, la proroga di un anno passa in poche ore. Solo l'opposizione, in Consiglio regionale, anima il dibattito sulla leggina: il centrodestra lascia sfogare gli avversari e si concentra sulle votazioni, superate senza affanni. Ma il resto del lungo ordine del giorno consiliare (che comprende anche la riforma elettorale) slitta alla prossima settimana:

quando il parlamento dei sardi potrebbe trovarsi a discutere nientemeno che della dichiarazione di indipendenza.

LA MOZIONE È una novità di ieri sera: il testo del Psd'Az che «dichiara solennemente la Sardegna nazione indipendente», e invoca un referendum popolare sul tema, ha raccolto le firme di 26 consiglieri. Molti più degli eletti coi Quattro Mori e ben oltre la soglia numerica che trasforma il documento in mozione urgente, dunque da discutere entro dieci giorni. Si tratta perlopiù di adesioni tecniche: date da chi magari voterà contro il testo, ma vuole consentire che sia discusso subito in aula. Non è probabilmente il caso della consigliera indipendentista Claudia Zuncheddu (Sardigna libera), ma forse degli esponenti del Pdl, presenti con 13 firme, a partire da quella del capogruppo Pietro Pittalis. Dal Pd, invece, ha aderito solo Chicco Porcu. Ci sono poi Luciano Uras e gli altri tre di Sel, Franco Cuccureddu (Mpa), Roberto Capelli (Api), Massimo Mulas (Upc). «Non sono certo diventati tutti indipendentisti, non credo ai miracoli», scherza il capogruppo Psd'Az Giacomo Sanna, primo firmatario, «ma c'è interesse su questi temi. In tutta Europa. È il momento opportuno per discutere la mozione, ora che anche nell'Isola si chiede un confronto forte col governo, come ha dimostrato la manifestazione dei sindaci».

PIANO CASA Forse l'indipendenza non passerà, invece è già legge la proroga fino al novembre 2013 della norma che consente di ampliare del 20 per cento la cubatura di edifici residenziali e connessi ad attività produttive. In aula i sì sono stati 39, a fronte di 22 no e tre astensioni.

Durissima l'opposizione: «Questa legge disconosce totalmente i princìpi fondamentali dell'urbanistica», ha attaccato il relatore di minoranza Valerio Meloni (Pd). Sulle barricate anche i suoi colleghi di partito Gian Valerio Sanna e Luigi Lotto, oltre a Luciano Uras (Sel), Adriano Salis (Idv) e tutto il centrosinistra. Perplessità anche da Nanni Campus (Sardegna è già domani). A difendere il testo, soprattutto il relatore di maggioranza Matteo Sanna, del gruppo Udc-Fli («proroga necessaria, visto il rilevante numero di istanze presentate e in via di presentazione in questi giorni»), e l'assessore all'Urbanistica Nicola Rassu: «È un problema sentito dalle famiglie», ha insistito, «abbiamo avuto finora circa 19mila domande per una media di 60-100 metri quadri:

stiamo parlando di ampliamenti, non di consumo del territorio». «Questa proroga ci era stata sollecitata dai cittadini, darà ossigeno all'edilizia», commenta a cose fatte il capogruppo del Pdl Pietro Pittalis. Esprime soddisfazione anche il presidente di Confapi Francesco Lippi, che però aggiunge: «Ora la nuova legge urbanistica».

(5)

La Nuova Sardegna Pagina 9 - Sardegna

Piano Casa, terza proroga tra nuovi scontri politici

Opposizione all’attacco: «Ancora speculazioni e uso scorretto dell’ambiente» Giunta e maggioranza: «Possibili solo ampliamenti, si risparmia territorio»

CAGLIARI E tre. Una nuova proroga del Piano Casa varato nel 2010 è stata approvata ieri dal Consiglio regionale con i soli voti del centrodestra. Nell’aula di via Roma lo scontro sulla «politica del cemento» è stato molto duro, tanto che i capigruppo della maggioranza hanno preferito non prendere la parola. Sarà un caso, ma quando si parla di questioni immobiliari i partiti che sostengono la giunta di Ugo Cappellacci si ritrovano d’accordo in maniera convinta e compatta. Le regole regionali sulle volumetrie premiali (ampliamenti, non nuove costruzioni) resteranno quindi in vigore sino al 29 novembre 2013. Tre anni fa la legge era stata presentata come «intervento straordinario», sta invece diventando ordinaria amministrazione. «La proroga – hanno detto l’assessore Nicola Rassu e il presidente della commissione Urbanisticsa Matteo Sanna (Udc-Fli) – l’hanno chiesta i sindaci anche del centrosinistra, le associazioni del settore edili, i cittadini». In due anni sono state presentate diciannove mila domande, ha affermato Rassu, a dimostrazione che la richiesta c’è. «Perché chi ha oggettive esigenze familiari e non può acquistare una casa più grande non dovrebbe poter realizzare una stanza in più per un figlio? Non c’è nessuna aggressione al territorio, anzi gli ampliamenti e i rifacimenti delle strutture esistenti risparmiano territorio».

L’opposizione – soprattutto con Valerio Meloni, Gian Valerio Sanna e Luigi Lotto (Pd), Luciano Uras e Carlo Sechi (Sel), Claudia Zuncheddu (Sl) e Adriano Salis (Idv) – ha denunciato il pericolo delle deroghe permanenti, l’impossibilità dei Comuni di dettare regole certe e uguali per tutti.

Severe le critiche sul fatto che questo sistema «favorisce le speculazioni immobiliari, anche in riferimento alle trattative con il fondo del Qatar che ha acquistato la Costa Smeralda. «Il Piano Casa ha regole uguali per tutti – ha reagito il capogruppo del Pdl, Pietro Pittalis – a differenza dell’istituto dell’Intesa che nella scorsa legislatura è stato usato con discrezionalità». La legge di proroga prevede quindi la possibilità di presentare le domande (ampliamenti, demolizioni- ricostruzioni, tutto con materiali che garantiscono risparmio energetico) per altri dodici mesi, mentre i lavori dovranno essere conclusi entro due anni.

Filippo Peretti

(6)

Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)

Governatore e sindaci galluresi illustrano il Master Plan «Il Qatar non specula, benefici per tutta l'Isola»

Tre parchi, ville, 4 alberghi

ARZACHENA È tanta roba, questa del Qatar. Più di quanto si potesse immaginare, anche se l'impressione è che i tre moschettieri - il governatore e i sindaci di Arzachena e Olbia - ieri non abbiano rivelato tutto quel che sanno di come la Land Holding Co. srl vuole spalmare nel territorio della Costa Smeralda il miliardo di euro già stanziato dal Fondo sovrano che fa capo all'Emiro Al Thani. Quasi per caso, è venuta fuori la notizia che sarà realizzata una pista per go kart, «che sembra - ha commentato Ugo Cappellacci - quella di Le Mans». Chissà quante altre sorprese...

PARK SYSTEM Tutto il progetto strategico sui 2400 ettari di territorio ruota sulla «suggestione dei parchi - sostengono i qatarioti - quale esperienza emozionale di paesaggio, cultura e identità». Al di là della retorica, i parchi saranno tre: Porto Cervo-Multa Longa, 164 ettari; Pevero-Cala di Volpe- Romazzino (582); Razza di Juncu-Liscia Ruja, 1466 ettari.

GLI ALBERGHI Quelli nuovi saranno 4: due nel comune di Olbia, a Razza di Juncu, altrettanti in quello di Arzachena (Pevero e Liscia Ruja). L'ultima indicazione non è definitiva: gli hotel potrebbero essere dislocati da altre parti, se emergessero esigenze particolari. Avranno un massimo di 200 camere, ma la tipologia media sarà di 150.

Gli hotel Cervo, Pitrizza, Cala di Volpe e Romazzino saranno adeguati alle esigenze di una clientela di ricconi, ma il Qatar ha anche pensato alle famiglie di una borghesia comunque medio- alta.

I VOLUMI Si parte da 400mila metri cubi per arrivare a 550mila. La forbice di 150mila è riservata alla sola Porto Cervo, «il cuore della Costa Smeralda da riqualificare e trasformare in un borgo residenziale dinamico e vitale per tutto l'anno». Obiettivo encomiabile, mai realizzato fino a oggi nonostante sia stato sbandierato per decenni. La dilatazione della stagione («almeno 4 mesi all'anno», ha chiosato il governatore) rappresenta il traguardo da raggiungere, anche con il turismo congressuale, settore nel quale l'Emirato è specializzato, visto che organizza 400 congressi all'anno.

Una parte importante di volumi è riservata alle ville esclusive. I tentativi di sapere quante saranno queste residenze superlusso sono miseramente naufragati. Per ora, questo è un segreto. Uno dei tanti. È interessante invece la valorizzazione degli stazzi, le tipiche costruzioni disseminate in tutta la Gallura che i quatarioti hanno dimostrato di apprezzare e replicare in modo particolare.

TRASPORTI La Qatar Airways atterrerà in Sardegna con i suoi aerei, grazie a un network di collegamenti che dovrà essere adeguato alla bisogna. La compagnia ha in programma l'acquisto di un centinaio di macchine nuove, già ordinate e consegnate con la cadenza di una al mese. Su

(7)

della filiera dell'agroalimentare, inoltre, è assicurata la ricaduta economica in tutta la Sardegna. La compatibilità urbanistica? Il Ppr è in fase di definizione e ci sarà un sincronismo tra la sua approvazione e il progetto strategico del Qatar».

I SINDACI «Il Qatar - segnala Alberto Ragnedda, orgoglioso padrone di casa dell'incontro - ha acquisito la Costa Smeralda e punta su ambiente, lavoro, rispetto della nostre tradizioni, volumi limitati in rapporto all'estensione del territorio. Questi, i valori ai quali si ispira l'azione amministrativa di Arzachena».

Gianni Giovannelli si sofferma sull'occupazione. «Per realizzare il programma - fa notare - s'impiegheranno 1600 unità lavorative, che in fase di gestione diventeranno 2500. Il Qatar investe su parchi e servizi, prima che sui volumi: e questo per noi è decisivo».

Augusto Ditel

(8)

Pagina 3 - Attualita

Ecco la Costa Smeralda targata Qatar

Svelati i progetti: quattro nuovi alberghi, due ad Arzachena e due a Olbia. Restyling per gli hotel storici e parchi attrezzati

ARZACHENA La cinquantenne signora del turismo si affida alle cure qatariote per riacquistare fascino internazionale. Il Fondo sovrano dell'emirato che si nutre di petrolio è pronto a spendere 1 miliardo di euro per la Costa Smeralda. Un master plan con un pacchetto di volumi fra i 400 e i 550mila metri cubi, da spalmare su 2mila 400 ettari. Poca cosa rispetto ai 2 milioni di metri cubi chiesti dal principe Karim Aga Khan per non abbandonare la Gallura. Alberghi e ville. I volumi verranno utilizzati in parte per aggiungere servizi ai quattro storici hotel di Porto Cervo, in parte per crearne 4 nuovi, due nel comune di Arzachena, sopra Liscia Ruja e nella zona del Pevero; due nel comune di Olbia nelle aree vergini di Razza di Juncu, in cui sorgeranno hotel con massimo 100 stanze. Strutture di altissima qualità ed eco-sostenibili, pensati oltre che per una clientela extra lusso anche per famiglie e giovani e per ospitare i congressi. Verranno realizzate anche nuove ville, residenze per nababbi da integrare fra graniti e macchia mediterranea. Saranno creat i tre parchi attrezzati, una pista di go-cart ma nessun campo da golf. L’impegno per la formazione si concretizzerà nella scuola di formazione di manager del turismo. Parte dalla Costa Smeralda il piano Gallura della Qatar Holding, braccio operativo del fondo sovrano, che regala il sorriso al governatore Ugo Cappellacci, da due anni impegnato in un lavoro di sartoria diplomatica con l'emirato, il sindaco di Arzachena Alberto Ragnedda e di Olbia Gianni Giovannelli. «Questo piano è una opportunità straordinaria – commenta Cappellacci –, per la portata dell'investimento e per le caratteristiche dell'investitore, che non è alla ricerca di speculazioni immobiliari, ma di asset strategici per investire nel medio e lungo termine, un investitore che desidera legare il proprio nome in modo a quello che è stato il simbolo dell'eccellenza turistica, la Costa Smeralda». I parchi.

Cappellacci insiste sul valore ambientale della Costa in versione qatariota e la presenza dei tre parchi attrezzati a ridosso delle aree urbanizzate. Uno da 1446 ettari fra Razza di Juncu e Liscia Ruja; uno a Multa Longa, alle spalle del villaggio di Porto Cervo da 164 ettari e uno a ridosso del Romazzino da 582 ettari. «C'è una valorizzazione molto spinta dell'elemento paesaggistico, ma anche culturale e identitario del territorio – aggiunge il governatore –. Una novità che si colloca all’interno di una filosofia di investimento con un basso impatto volumetrico. 550mila metri cubi a regime su un'area di 2mila 400 ettari, da integrati nell'ambiente con la finalità di allungare la stagione». L'incognita Ppr. Il futuro del piano di investimenti del’emiro passa dalla certezza del diritto. Al momento è in corso l'iter di revisione del Ppr. Le linee guida sono state presentate al consiglio regionale. In stand by l'adozione provvisoria della giunta del nuovo strumento revisionato.

Lancia un appello alla serietà e alla lungimiranza dei politici regionali il sindaco Alberto Ragnedda.

(9)

trasporti – commenta il sindaco Gianni Giovannelli –. Senza dimenticare l'interesse per la tipicità dei nostri prodotti e la filiera agro-alimentare. Ho consegnato al primo ministro Al Thani la documentazione sull'aeroporto, l'aviazione generale, Meridiana, il porto commerciale. Su questo fronte il tavolo delle trattative è aperto. Lo dimostra il loro interesse per l'allungamento della pista dell'aeroporto, che permetterebbe alla Qatar airways, la loro compagnia di eccellenza, di far arrivare i suoi aerei, molto grandi e con standard qualitativi elevati. Per i qatarini il tema dei trasporti è una condizione essenziale del piano di investimenti». Al momento non è previsto invece alcun altro investimento nel resto della Sardegna.

Serena Lullia

(10)

Provincia di Sassari (Pagina 26 - Edizione OL)

Porto di Porto Torres off limits per le merci

La denuncia della Filt-Cgil: ogni giorno a terra sessanta mezzi. Problemi per i carichi di carciofi, prodotti a rischio

PORTO TORRES. Trasporto merci in tilt a Porto Torres, causa mancanza di posti nelle navi.

L'unico traghetto in partenza ogni sera per la penisola non riesce a imbarcare tutti i semirimorchi che rimangono in attesa in banchina. Obbligato così il trasferimento in altri porti, a Olbia o addirittura a Cagliari con aggravio di tempi e di costi. Un problema che sembra non interessare nessuno, e che invece rappresenta un vero ostacolo per imprenditori e trasportatori.

DENUNCIA La denuncia è del segretario della Filt-Cgil Arnaldo Boeddu in un documento in cui sottolinea che «ogni giorno rimangono a terra una sessantina di mezzi». Una situazione che in questo periodo diventa ancora più grave perché coincide con la stagione dei carciofi, prodotti valorizzati dalla Denominazione di origine protetta "Dop" ed esportati in tutta Europa. Si tratta di un prodotto fortemente deperibile e destinato a un mercato importante, ma concentrato in solamente in un paio di mesi.

NUMERI «Ogni giorno la domanda di imbarco di mezzi da Porto Torres è di circa 1400 metri lineari - scrive Boeddu - E in questo periodo aumenta fino a 1800 metri. Le due navi traghetto che si alternano in partenza da Porto Torres, la Bithia e la Janas, hanno a disposizione appena 800 metri». Il resto è perso, ed è un problema che riguarda tutti gli imprenditori.

Per il sindacalista nel periodo invernale, occorrerebbe far viaggiare da Porto Torres navi con una maggiore capacità di trasporto merci. I passeggeri in questi mesi sono sempre di meno e bisogna adattare i mezzi, per un mercato competitivo.

PIÙ CHILOMETRI Il traffico di alimentari diventa più intenso soprattutto il martedì, giovedì e sabato. «Capita spesso - racconta un produttore di Usini - di essere costretti a far partire i carichi diretti ai mercati di Torino, Bergamo e Milano, dal porto di Olbia. Si tratta di tre - quattro ore di viaggio in più, per i nostri autisti, nei mesi invernali, per di più lungo una strada pericolosa come la Sassari-Olbia. Ma bisogna farlo, perché il prodotto deve arrivare fresco. Certo in questo modo il guadagno si assottiglia sempre di più».

Franco Ferrandu

(11)

La Nuova Sardegna Pagina 2 - Attualita

Porto Torres, traghetto piccolo: le merci restano in banchina

La Bithia e la Janas, che si alternano sulla rotta per Genova, non bastano per soddisfare le richieste Partono solo i camion frigo carichi di prodotti deperibili, gli altri devono attendere o

spostarsi a Olbia

PORTO TORRES Ogni sera, sulle banchine del porto commerciale di Porto Torres, restano fra i 30 e i 40 semirimorchi perché né la Bithia né la Janas della Tirrenia Cin hanno la possibilità di smaltire le richieste degli autotrasportatori. I quali, inventadosi una sorta di codice d’onore cedono la loro prenotazione e fanno imbarcare per primi i camion frigo che trasportano prodotti alimentari deperibili – tutti Dop e Igt – mentre i Tir che trasportano le altre merci si spostano a Olbia, con la speranza di riuscire a trovare un imbarco per la Penisola. Una situazione che ormai va avanti da mesi e che si è acuita dopo l’abbandono della tratta da parte di Gnv (Grandi navi veloci), nonostante le proteste delle società di autotrasporto, costrette a spostare i loro mezzi sulle rotte per la Toscana e il Lazio, anche quando le merci sono destinate all’Italia settentrionale o all’Europa meridionale. «Ogni giorno la richiesta di domanda di imbarco dal porto di Porto Torres, si aggira intorno a 1400-1500 metri lineari – è la denuncia del segretario della Filt-Cgil Arnaldo Boeddu –. Le due navi traghetto che si alternano a Porto Torres, la Bithia e la Janas, hanno a disposizione solo 800 metri lineari, del tutto insufficienti per la domanda del territorio. Inoltre, in questo peri odo dell'anno, la questione si manifesta ancora maggiormente nelle giornate cadenti il mercoledì ed il giovedì. Infatti, in questi due giorni, le prenotazioni arrivano sino a sfiorare i 1800 metri lineari».

Eppure alla fine del mese di settembre Autorità portuale e Tirrenia Cin sembravano aver individuato una soluzione e cioè spostare sulla rotta Porto Torres-Genova i due nuovi traghetti Amsicora (nella foto) e Bonaria che adesso coprono la tratta Cagliari-Civitavecchia. I due traghetti, stessa stazza di Bithia e Janas ma diverso allestimento dei garage, possono caricare fino a duemila metri lineari, ma al momento viaggiano con un quarto del carico merci. L’amministratore delegato di Tirrenia Cin Ettore Morace aveva chiesto al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture l’autorizzazione a invertire la destinazione delle quattro navi, ma il ministero non ha mai risposto.

Una situazione che ha avuto pesanti ripercussioni sull’occupazione poiché la Compagnia portuale di Porto Torres ha dovuto far ricorso alla cassa integrazione, a rotazione, per tutti i dipendenti. Ma il rischio è che, se non si sarà un netto cambiamento di rotta, dalla cassa integrazione si passi alla mobilità e ai licenziamenti. Lo spostamento del trasporto su gomma sul porto di Olbia nasconde altre due criticità. La prima strettamente economica poiché aumentano i costi di gestione delle aziende di autotrasporto, costi che non si limitano a un maggior consumo di gasolio ma che comprendono maggiori manutenzioni ordinarie e straordinarie (pneumatici) e maggiorazioni salariali per gli autisti. Senza scordare, infine, che Tir e autoarticolati finiscono per andare a intasare la Sassari-Olbia, contribuendo ad aumentare la pericolosità di un’arteria stradale ad alto rischio, come dimostra la lunga fila di croci che segna il centinaio di chilometri che separa Sassari da Olbia.

Pinuccio Saba

(12)

Olbia e provincia (Pagina 17 - Edizione OL)

Golfo Aranci: rilancio del porto

Via ufficiale ai lavori di prolungamento del pontile di altri 63 metri. L'intervento è stato finanziato dal ministero delle infrastrutture con un milione e 900mila euro

Via al rilancio del porto di Golfo Aranci. Ieri, con la posa dei primi piloni per il prolungamento del pontile est, sono ufficialmente partiti i lavori di ampliamento del porto. L'impresa Tedde costruzioni di Ozieri, coordinata dal direttore dei lavori, Giovanni Infante, ha dato il via ufficiale al rilancio del secondo scalo gallurese nel mercato dello shipping e del crocierismo. Entro la fine dell'estate 2013, infatti, il porto golfoarancino potrà finalmente contare su un'infrastrutturazione moderna e adeguata alle richieste delle nuove flotte navali e garantire, così, l'accosto a traghetti di maggiori dimensioni e alle crociere.

Grazie all'intervento finanziato con 1,9 milioni di euro dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti, il molo esistente verrà allungato di altri 63,5 metri, per un totale di 202 metri complessivi di banchina.

Più lunghi del previsto i tempi per l'avvio del cantiere, scelta obbligata dalla necessità di evitare il blocco totale dello scalo, già di per sé danneggiato dal consistente calo di traffici degli ultimi due anni. I lavori, consegnati nel dicembre 2010, infatti, hanno subito uno slittamento di due anni per lo studio e la realizzazione di un'alternativa alla paralisi dei traffici marittimi. «È stata una decisione sofferta - spiega Paolo Piro, presidente dell'Autorità portuale del Nord Sardegna - ma la chiusura del porto e l'ipotesi di ulteriori danni economici e sociali all'intera collettività, oltreché alle compagnie di navigazione, ci hanno spinto a riconsiderare l'intero programma degli interventi. È sicuramente un sacrificio, quello che stiamo chiedendo -continua Piro - ma ciò ci consentirà, entro il prossimo anno (e in attesa dell'approvazione del Piano regolatore portuale), di disporre di una portualità completa e funzionale all'attivazione di nuove linee commerciali da e per il Nord est dell'Isola». Passo successivo, entro i prossimi due anni, l'ammodernamento dell'attuale stazione marittima.

(13)

La Nuova Sardegna Pagina 27 - Ed_Olbia

Traghetti e crociere, per Golfo Aranci c’è un nuovo pontile

Sono cominciati i lavori di allungamento del molo est destinato all’ormeggio delle navi di grandi dimensioni

GOLFO ARANCI Finalmente arriva una boccata d’ossigeno per il porto di Golfo Aranci, da anni in caduta libera sul fronte del traffico passeggeri e merci. Con la posa dei primi piloni, infatti, sono ufficialmente partiti i lavori di allungamento del pontile est. Un’opera lungamente attesa per avviare qualunque progetto di rilancio dello scalo commerciale. Soprattutto quelli orientati verso il mercato delle crociere. Nel primo pomeriggio di martedì, l'impresa Tedde costruzioni di Ozieri, coordinata dal direttore dei lavori, Giovanni Infante, ha dato il via ufficiale al rilancio del secondo scalo gallurese nel mercato dello shipping e del crocierismo. L’agenda dei lavori è già definita: entro la fine dell'estate 2013, infatti, il porto di Golfo Aranci potrà finalmente contare su una infrastrutturazione moderna e adeguata alle richieste delle nuove flotte navali e garantire, così, l'accosto a traghetti di maggiori dimensioni e alle navi da crociera. Il cantiere di lavoro è stato avviato grazie all'intervento finanziato con 1,9 milioni di euro dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel dettaglio, il molo esistente verrà allungato di altri 63,5 metri, per un totale di 202 metri complessivi di banchina. Più lunghi del previsto i tempi per l'avvio del cantiere, scelta obbligata dalla necessità di evitare il blocco totale dello scalo, già di per sé danneggiato dal consistente calo di traffici degli ultimi due anni. I lavori, consegnati nel dicembre 2010, infatti, hanno subito uno slittamento di due anni per lo studio e la realizzazione di un'alternativa alla paralisi dei traffici marittimi. «È stata una decisione sofferta - spiega Paolo Piro, presidente dell'Autorità portuale del Nord Sardegna - ma la chiusura del porto e l'ipotesi di ulteriori danni economici e sociali all'intera collettività, oltreché alle compagnie di navigazione, ci hanno spinto a riconsiderare l'intero programma degli interventi». L'impresa, infatti, è stata obbligata a realizzare prima i cassoni fuori opera (a terra) - e non a mare - e, successivamente, a rimodulare uno dei due invasi delle Ferrovie dello Stato per ricavare un ulteriore nuovo punto d'ormeggio. «Il secondo accosto, che è stato collaudato qualche settimana fa - continua il presidente Piro - consentirà alla compagnia attualmente operante nelle rotte di collegamento con Golfo Aranci il proseguo delle attività commerciali senza difficoltà alcuna. È sicuramente un sacrificio, quello che stiamo chiedendo, ma ciò ci consentirà, entro il prossimo anno e in attesa dell'approvazione del Piano regolatore, di disporre di una portualità completa e funzionale all'attivazione di nuove linee commerciali da e per il nord est dell'isola, comprese, ovviamente, le richieste d'ormeggio delle compagnie crocieristiche che, da quest'anno, hanno rivolto particolare interesse anche al porto di Golfo Aranci». Adesso il passo successivo è atteso entro i prossimi due anni, vale a dire l'ammodernamento dell'attuale stazione marittima, per la quale è previsto l'ampliamento della sala d'attesa e l'introduzione dei necessari comfort per i passeggeri. Un altro step necessario e indifferibile per spingere il porto verso le nuove frontiere del turismo e dei trasporti commerciali.

al.pi.

(14)

Economia (Pagina 13 - Edizione CA)

Meridiana Fly. L'Usb contro l'azienda: «Ora dovrà versare gli stipendi arretrati»

Il sindacato attacca

I lavoratori di Meridiana Fly, quelli del fronte del no, i ribelli, hanno il sorriso. Ieri, all'hotel Regina Margherita di Cagliari, molti di loro si sono raccolti attorno ad Alessandro Meloni, l'avvoc ato a cui si sono affidati 121 dipendenti, fra hostess e steward, della compagnia aerea. Il giudice di Tempio ha dato ragione al legale che ha impugnato il rinnovo contrattuale stipulato nel 2009 da azienda e sindacati nonostante la maggior parte dei lavoratori avesse detto di no. Meloni, assieme a Paolo Marras, leader dell'Usb, il sindacato maggioritario in Meridiana Fly, ha spiegato le conseguenze della sentenza. «L'amministratore delegato, Giuseppe Gentile, continua a non volerci ricevere e dice che prima deve sentire gli altri sindacati», denuncia Marras.

LA SENTENZA Ora l'azienda dovrà applicare, a chi ha fatto ricorso, le norme contrattuali originarie e anche le differenze di stipendio non percepite dal 2009 a oggi. Ma non sarà tanto: Marras stima nemmeno l'1% dei ricavi aziendali. La realtà è che la sentenza del tribunale di Tempio rischia di mettere in discussione il ruolo stesso dei sindacati tradizionali. «Hanno firmato un contratto senza la dovuta rappresentatività e questi sono i risultati», puntualizza. «Ancora mancano le motivazioni della sentenza e non si sa se la società voglia ricorrere».

NO AI TAGLI L'unica logica adottata da Gentile, ribadisce il rappresentante di Usb, «è quella dei tagli unito a un sistema incentivante legato alla produttività. Ma è uno specchietto per le allodole», lamenta Marras. «Meridiana Fly perde 50 milioni di euro. Qual è la produttività di cui parlano gli accordi del 2009? In verità si vuol fare impresa chiedendo sacrifici solo ai lavoratori».

IL FUTURO Il giudice di Tempio, Chiara Aytano, ha stabilito per i 121 lavoratori l'illegittimità del contratto del 2009 perché firmato senza il mandato sindacale, con il ritorno alle condizioni contrattuali precedenti e la restituzione del 30% della retribuzione per ciascuno dei ricorrenti dal 2009 in poi. Il giudice ha anche dichiarato illegittima l'applicazione del contratto Eurofly, esteso ai lavoratori dopo la fusione della compagnia con Meridiana. Insomma, lo scenario potrebbe allettare gli altri lavoratori, che non hanno fatto ricorso tre anni fa. E la parola tornerebbe ai magistrati.

L'AZIENDA La compagnia ora attende le motivazioni della sentenza e replica: «Quando scade il contratto non firmato dall'Usb, se l'azienda ci sarà ancora, ammetteremo tutti al confronto», spiega l'ad Giuseppe Gentile, «oggi la compagnia è in crisi non è in grado di pagare nulla di tutto ciò, la situazione è estremamente grave, stiamo cercando di inventarci nuovi mercati. Le rivendicazioni fantasiose, lasciano il tempo che trovano. Sono solo preoccupato della situazione aziendale e di salvare il più alto numero di posti di lavoro».

Lanfranco Olivieri

(15)

L’Unione Sarda Economia (Pagina 13 - Edizione CA)

Tirrenia «Il piano prevede 1.200 dipendenti»

«Ai naviganti previsti nel piano per il 2020 vanno aggiunti i dipendenti di terra e ulteriori naviganti medi per attività in outsourcing, per arrivare a un totale di circa 1.200 risorse, esattamente pari alla consistenza attuale». Tirrenia-Cin replica così alle affermazioni di alcuni sindacati sardi su una riduzione del personale di 400 addetti entro il 2020, emersa a margine della presentazione del Piano industriale alle sigle nazionali lo scorso 19 novembre. La compagnia di navigazione nata sulle ceneri dell'ex Tirrenia sostiene dunque che non saranno avviate le procedure di utilizzo «degli ammortizzatori sociali». E aggiunge che oltre a mantenere gli attuali livelli occupazionali, si impegnerà per «l'ammodernamento della flotta e per fornire livelli di servizio in linea sia con le aspettative della clientela che con quanto previsto dalla convenzione con lo Stato Italiano sottoscritta a luglio del 2012».

Peraltro, anche la Federmar-Cisal giudica «interessante» il piano industriale 2012-2020, anche se necessita «dei dovuti approfondimenti, in particolare nella parte che riguarda il personale».

La Nuova Sardegna Pagina 2 - Attualita

Tirrenia-Cin. L’ad Morace: «Nessun esubero»

ROMA. La Tirrenia-Cin (Compagnia Italiana di Navigazione) punta a chiudere il 2012 - primo anno di esercizio dopo la privatizzazione - in pareggio o con un piccolo utile confermando il fatturato a 220 milioni di euro. E promette di mantenere gli attuali livelli salariali e occupazionali, circa 1.300 dipendenti. È quanto spiega l’amministratore delegato, Ettore Morace, al termine di un’audizione alla commissione Lavori pubblici e Trasporti di palazzo Madama: «In un periodo di grande crisi, nel quale tutti licenziano, noi confermiamo l’occupazione e i livelli salariali. Non ci sono esuberi o tagli di retribuzione». Commentando poi l’incontro con le sei sigle sindacali (Filt-Cgil, Fit- Cisl, Uil- Trasporti, Ugl-Trasporti, Federmar-Cisal, Usclac-Uncdim) nel corso del quale è stato esposto il nuovo piano industriale, Morace ha fattto presente che «gli unici a essere contrari» sono stati quelli della Cgil. La Filt aveva infatti commentato il piano definendolo «generico, scontato e insoddisfacente», sottolineando che «gli obiettivi della Compagnia si possono sintetizzare nella generica ed ovvia dichiarazione di intenti di riduzione dei costi e di incremento dei ricavi».

(16)

Pagina 29 - Ed_Cagliari

Doppio colpo alla miniera, Governo e Regione nell’angolo

I due documenti della Commissione bocciano il passato e il futuro della società: neppure le ultime note di fine ottobre hanno convinto Bruxelles. Diciotto mesi di tempo prima di altre decisioni

CARBONIA L’assessore regionale all’industria Zedda, martedì notte, è stata informata dalla stampa della doppia apertura di una procedura di infrazione relativa al passato e al futuro della Carbosulcis. Eppure i sindacati negli incontri riservati avuti in questi giorni in Regione si aspettavano un mossa simile da pare dell’Ue, ma la giudicavano di poco conto, quasi un atto dovuto, tale comunque da non cambiare il corso degli eventi. «I fondi che vorremmo utilizzare sono all’interno di progetti internazionali, non possono essere imputati certo allo Stato o alla Regione», è stato detto da fonte autorevole della Carbosulcis ieri durante una pausa dei lavori del convegno sulle nuove tecnologie che ha impegnato per tutta la giornata studiosi ed esperti internazionali.

Atto dovuto o meno i documenti che ieri sono stati inviati dalla Commissione al nostro governo, rispettivamente di 18 e 27 pagine, tutto sono tranne che un incidente di percorso. Ad una prima lettura infatti fanno capire che la volontà della Commissione non è solo quella di mettere in riga Regione e governo, accusati di farsi beffe delle leggi e dei regolamenti comunitari, ma anche quella di assestare un micidiale uno-due ai progetti di rilancio della miniera, bocciati ancora una volta senza appello. Il passato. Ma non è sul futuro che si concentrano solo gli strali degli uffici, fatti propri dalla commissione nella nota a firma del vicepresidente e responsabile per la concorrenza Joaquin Almunia. In 72 paragrafi la Commissione analizza voce per voce, anno per anno i fondi arrivati alla Carbosulcis. Si prendono in considerazione solo il periodo dal 2001 al 2010 (405 milioni) senza contare i precedenti tre anni, tutte le voci estratte dai bilanci, evidentemente analizzati con attenzione non negli ultimi giorni: la commissione giudica in 277 milioni la somma usata per ripianare i debiti e la differenza tra i costi di produzione e il prezzo del carbone venduto; in 26 milioni di soldi nel biennio 2001 e 2002 per i prepensionamenti; in 9 i milioni di euro dedicati alla ricerca e allo sviluppo; in 55 i fondi per la formazione e in 28 i milioni usati per la formazione. Ma la Commissione va oltre e contesta, proprio sulla base dei dati forniti dal governo, la correttezza di quei fondi. «Il decreto del 1994, finalizzato al progetto integrato miniera+centrale, prevedeva finanziamenti alla miniera, ma poi questi aiuti sono continuati a prescindere da quel bando, diventando una costante e non più una eccezione, e sono slegati, senza alcuna ricaduta al supporto all’area di crisi del Sulcis-iglesiente». L’avvio di una procedura di infrazione, che ha 18 mesi di tempo prima di subire o l’archiviazione o la richiesta di restituzione dei fondi percepiti, di per sé non rappresenta nessuna accusa verso Carbosulcis o Regione, ma lascia intendere quale sia l’orientamento della Commissione: superare la miniera, concedendo però adeguati contributi, splamati in cinque anni, per la sua messa in sicurezza e successiva chiusura. Il futuro. Questo intendimento, strategico, alla cui base c’è probabilmente la scarsa

(17)

e costoso per assicurare l’efficenza energetica. Ultima bocciatura, il sistema finanziario usato per il sistema integrato, giudicato troppo costoso e non in linea con le regole comunitarie. A questo punto la strada sarebbe sbarrata da questi due ostacoli, rappresentati dalle due procedure di infrazione. Il disincanto (per non dire il disinteresse reale) del governo sul progetto integrato lascerebbe aperta solo la strada della chiusura. A meno che la Regione e il governo, insieme, non trovino una soluzione che abbandoni questo progetto della Ccs e punti invece a rend ere competitiva, riducendo alla base i costi, la miniera; una miniera “light”, con meno personale e meno carbone estratto, dai costi così contenuti da poter andare in pareggio. Sarebbe l’unica condizione che consentirebbe di mantenerla aperta. Almeno è stata questa l’opzione che ha consentito ad altre miniere di carbone europee di rimanere aperte e aggirare i veti (non esclusivi per l’isola) dell’Ue.

Giuseppe Centore

(18)

Provincia Sulcis (Pagina 21 - Edizione PC)

Esperti e studiosi concordi: nel Sulcis la sperimentazione della tecnologia carbone pulito

Una scommessa da un miliardo. È l'investimento necessario in venti anni per realizzare il progetto Ccs

CARBONIA. Roma e Bruxelles permettendo, il Sulcis può fare scuola a livello mondiale nell'applicazione su scala industriale delle tecnologie per ridurre l'emissione in atmosfera dell'anidride carbonica prodotta dalla combustione del carbone e da altri processi industriali. A Carbonia, infatti, nel Centro di ricerca della Sotacarbo è in una fase avanzata la sperimentazione di un impianto Ccs, per catturare l'anidride carbonica (causa principale dell'aumento dell'effetto serra) da confinare, poi, nel sottosuolo. Ad accreditare questo progetto sostenendo che si può e si deve fare superando i pregiudizi sui costi eccessivi sono stati gli esperti a consulto ieri a Carbonia nel Centro Sotacarbo della Grande miniera di Serbariu. Dinanzi alla previsione del netto incremento della produzione di carbone da parte di potenze come la Cina, non un solo intervento ha messo in dubbio la validità della tecnologia Ccs purché si sviluppi su scala significativa, ovvero non sperimentale. Anzi, da esperti delle università e delle associazioni del settore, un dato è stato offerto come assodato: «Possiamo assumere - ha riassunto alla fine del convegno il presidente della Sotacarbo Mario Porcu - la leadership europea e mondiale della filiera della tecnologia del carbone pulito zero emission ». Tesi sposata dal vice presidente Assocarboni Rinaldo Sorgenti secondo il quale la Ccs può essere applicata anche diversificando le fonti, rimarcata dal ricercatore dell'Agenzia internazionale per l'energia Geoff Morrison. Le garanzie sull'ambiente? Le ha offerte Fedora Quattrocchi, Istituto nazionale di Geofisica. Ma Roma e Bruxelles la pensano diversamente. Intanto perché varare su scala significativa la Css costerebbe un miliardo di euro di soldi pubblici nei prossimi venti anni. Ma, come ha sottolineato il presidente della Provincia Tore Cherchi, «siamo di fronte a scelte politiche: non sono costi, ma un investimento». Mario Porcu ha rincarato: «Il progetto non può costare di meno perché sarebbe sperimentale e di mini-impianti al mondo ce ne sono già settanta». Bruxelles invece scorge nella Ccs un modo indiretto per finanziare la Carbosulcis. Ma a spezzare una lancia in più è intervenuto Sergio Garribba, esperto del ministero degli Esteri: «Il polo energetico deve decollare, a fronte del declino industriale ecco nel Sulcis un'alternativa».

Andrea Scano

(19)

La Nuova Sardegna Pagina 11 - Sardegna

Roma, oggi al Mise la firma per la ripresa produttiva di Eurallumina

ROMA Giornata decisiva oggi nella Capitale per il futuro dell’Eurallumina di Portovesme. Al ministero dello Sviluppo economico, alle 16, sarà infatti firmato il protocollo d’intesa che fissa un percorso per la ripresa produttiva dello stabilimento di allumina fermo ormai da tre anni. Si tratta di un documento che prevede tempistiche, e soprattutto risorse e nuovi investimenti per far tornare in marcia la fabbrica sulcitana. Una possibile svolta per i 380 operai in cassa integrazione dal 2009. A siglare l’accordo, dopo che il via libera all’intesa è giunto la scorsa settimana dal board della Rusal, saranno i ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente, Corrado Passera e Corrado Clini, il viceministro al dicastero del Lavoro Michel Martone, i vertici della stessa Rusal (la società russa proprietaria dello stabilimento), l’amministratore delegato di Eurallumina Vincenzo Rosino, il presidente della Regione Ugo Cappellacci, il presidente della Provincia Sulcis Iglesiente Salvatore Cherchi e il sindaco di Portoscuso Giorgio Alimonda. Nei giorni scorsi era arrivato il sì, condizionato del giudice per le indagini rpeliminari Massidda che aveva autorizzato l’azienda ad accedere nuovamente nelll’area ancora sotto sequestro dove sono stati stoccati ifanghi residui di lavorazione della bauxite. Nel protocollo si antepone al riavvio dell’attività, e alla stessa atrtivazione degli investimenti, l’individuazione di una adeguata area che possa contenere per almeno altri dieci anni i fanghi di lavorazione residui finali del processo. Il sequestro del bacino, avvenuto tre anni fa si era basato sulle irregolarità sia nella sua realizzazione che nelle forme di conferimento dei rifiuti. Il protocollo che sarà firmato dovrebbe gettare le basi anche per un nuovo sistema di trattamento dei fanghi.

(20)

Pagina 28 - Ed_Cagliari

Gli operai ex-Rockwool: «Occupazione a oltranza»

Ai cancelli della miniera di Monteponi, autorità, sindaci e semplici lavoratori «Purtroppo avevamo ragione; le promesse di un anno fa erano false»

IGLESIAS Da dieci giorni dentro la galleria, nel buio che fa perdere la cognizione del tempo, nell’umidità che bagna tute e giubbotti e in condizioni igieniche non ottimali. E poi c’è la rabbia.

Perchè tutto questo è un film visto un anno fa. Gli operai ex Rockwool trascorrono i giorni dentro la Galleria di Villamarina a Monteponi sperando che un giorno nuovo porti anche la notizia che attendono: dare avvio all’accordo firmato un anno fa in Regione per la ricollocazione dei lavoratori nelle Società in house regionali come Igea o Carbosulcis. «La mattina quando ci svegliamo veniamo al cancello per avere il contatto con il mondo, per asciugarci un po dall’umidità e poi per sapere se c’è qualche notizia» dice un operaio con il voto coperto dal passamontagna. «Ci sentiamo presi in giro, perché un anno fa alla fine ci siamo fidati di quell’accordo. All’inizio non volevamo credere a quel documento scritto. Ad un anno di distanza, i fatti ci dicono che avevamo ragione noi a non fidarci». Nel presidio della galleria di Monteponi, tutti i giorni arriva qualcuno per portare la solidarietà. Dai sindaci al Vescovo Giovanni Paolo Zedda, dai rappresentanti della Provincia, della Regione, alle organizzazioni sindacali e operai di altre imprese e perfino qualche squadra sportiva. «Ci fa piacere, ma siamo in una fase in cui non la solidarietà non ci serve più.

Abbiamo bisogno di lavorare». L’ultima azione dei sindacati è la richiesta di incontro al Prefetto.

«Speriamo che il rappresentante del governo – dice Tore Corriga della Rsu – possa fare pressione in Regione perché si arrivi alla definizione e soluzione della vertenza». Il caso Rockwool è esploso tre anni fa. Lo stabilimento (rilevato dalla cooperativa sociale San Lorenzo) nella zona industriale è nato grazie ai soldi pubblici stanziati per la riconversione mineraria. L’azienda acquistata da una multinazionale danese produceva lana di roccia. Ci lavoravano circa duecento operai, molti dei quali provenienti dall’Ex Emsa ( Bariosarda e Miniera Iglesiente). Cambiano le strategia di mercato della multinazionale danese che il 17 aprile del 2009 annuncia alle organizzazioni sindacali e al sindaco lo stop dell’attività produttiva. I duecento operai vanno in cassa integrazione mentre montano le proteste, si convocano vertici, si contattano potenziali imprenditori. La Rockwool Italia Spa si trasferisce in Croazia dove i costi di produzione sono minori. Il 13 aprile del 2010 inizia il presidio degli operai nella Miniera di Campo Pisano, sede dell’Igea. L’obiettivo dei lavoratori è palese. Ritengono di avere tutte le competenze per lavorare nella società regionale. Gli operai sanno che Igea ha bandito un concorso per nuove assunzioni. Il presidio dura quasi due anni. Ma il concorso è stato annullato. Nel frattempo si susseguono una serie di incontri con la Regione perché gli operai chiedono la ricollocazione nelle attività di bonifica. La Regione stanzia fondi per corsi di formazione professionale che vengono gestiti da dirigenti di Carbosulcis e Igea. Il primi di

(21)

Il Sole-24 Ore Impresa e territori - Pag. 51

Coca Cola, sciopero contro i 355 tagli

La protesta delle sigle contro il piano di riassetto presentato dalla multinazionale. Il gruppo chiuderà l'impianto di Elmas (Ca) e ridurrà logistica, commerciale e staff degli altri siti, ma confida

in un'intesa

Per ora le parti restano distanti e le otto ore di sciopero previste per quest'oggi rappresentano una netta presa di posizione da parte sindacale contro un piano industriale che, tra esuberi e spin off, dovrebbe toccare in tutto 642 lavoratori su 3mila. Eppure si lavora a ricucire lo strappo: già in giornata avrà luogo un incontro informale tra azienda e sindacati dal quale potrebbe scaturire una road-map per cercare un accordo entro l'anno.

Il futuro di Coca Cola Hbc Italia a quanto pare si giocherà da qui ai prossimi venticinque giorni. Nel primo pomeriggio l'azienda, incontrando le parti sociali, dovrebbe arrivare a una quantificazione territoriale dei 355 esuberi lasciando intendere quali margini di trattativa esistono. A inizio dicembre potrebbe esserci un nuovo incontro, per poi tentare lo show-down prima delle feste di Natale. Lo scenario è lo stesso tracciato al coordinamento nazionale delle rsu del 12 novembre: chiusura del sito produttivo di Elmas (Ca) con relativi 16 esuberi, cui si aggiungono 60 unità dell'area staff attinte da tutto il territorio italiano, 209 addetti dell'area commerciale e 70 unità dell'area logistica al servizio dei siti di Oricola (Aq) e Gaglianico (Bl). Ma mentre per gli addetti di produzione, staff e logistica è più facile immaginare scenari di ricollocamento interni al gruppo, partita complessa sarà quella riguardante il futuro dei commerciali. Il piano industriale si completa con lo spin off del Centro di assistenza tecnica di Campogalliano (Mo) che impiega 287 addetti, nonché con investimenti previsti per circa 11 milioni. Che secondo le parti sociali verrebbero ripagati dai tagli.

L'azienda, «confidando in una tradizione di ottime relazioni sindacali, conta sulla possibilità di raggiungere un accordo» con Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil. Le parti sociali, tuttavia, non intendono lasciare nulla sul terreno: «Vanno rivisti i numeri – commenta Pietro Pellegrini, segretario di Uila – e bisogna introdurre un preciso percorso sociale per i lavoratori interessati». Sulla stessa lunghezza d'onda Fabrizio Stacà, segretario di Fai: «Quello presentato dall'azienda, più che un piano industriale, sembra un piano di ristrutturazione. Così com'è, non possiamo che rigettarlo».

Francesco Prisco

(22)

Economia (Pagina 13 - Edizione CA)

Banca d'Italia traccia il quadro dell'economia sarda nel 2012: è recessione

«Nel 2013 una timida ripresa» Scettico Deidda (Università di Sassari): crisi strutturale

OLBIA. La recessione si è accentuata: quest'anno l'economia isolana sta conoscendo una fase produttiva devastante, la peggiore da quando è iniziata la crisi. Tutti i settori mostrano un saldo negativo, trascinati verso il basso dal pessimo andamento dell'edilizia e dell'industria. Ieri mattina, a Olbia, i dirigenti regionali della Banca d'Italia hanno presentato la relazione semestrale sull'economia isolana, prendendo in considerazione i dati raccolti nei primi sei mesi del 2012. Il convegno è stato organizzato in collaborazione con Confindustria e Università di Sassari.

I NUMERI Gli analisti dell'istituto di credito, Roberto Rassu e Rosario Ballatore, hanno spiegato quanto è stato duro il colpo inferto dalla crisi: la disoccupazione è salita al 15%, la cassa integrazione è cresciuta del 20% e il 46% delle imprese con più di 20 dipendenti ha registrato una riduzione dei ricavi e nel 2013, una parte di queste imprese, ridurrà gli investimenti. Tuttavia, gli stessi analisti di Banca d'Italia prevedono un leggero miglioramento della situazione per il 2013, in particolare nel settore servizi e in quello manifatturiero, che dovrebbero dare un minimo di impulso positivo anche alle altre realtà produttive.

CRISI STRUTTURALE Una previsione giudicata ottimistica, però, dagli esponenti del mondo accademico: Luca Deidda, professore di economia dell'Università di Sassari, ha dimostrato che la recessione non è dovuta alla negativa congiuntura economica europea, quanto a un problema strutturale italiano e, più in particolare, isolano. Secondo Deidda, la crisi non passerà se non si investirà maggiormente in tecnologia e ricerca, se non si interverrà sulla scolarizzazione e non si migliorerà il sistema infrastrutturale e quello burocratico. «Rispetto al 1995», ha detto Deidda, «il singolo lavoratore produce di più, eppure l'intero sistema produttivo rende molto di meno. Perché è soffocata dalla burocrazia e dalle infrastrutture carenti. Si è assistito a un deprezzamento della forza lavoro e gli investimenti sono stati minimi e per lo più sbagliati. Basti pensare che un'azienda privata sarda investe in ricerca lo 0,05% del proprio reddito, mentre in Italia si raggiunge lo 0,55.

Viva l'Italia? Non proprio: in Germania investono l'1,75 e in Inghilterra l'1,1%. Questo comporta una logica arretratezza del sistema. Se si possiede un buon motore funzionante, il territorio potrà uscire dalla recessione, altrimenti sarà molto difficile. Secondo me, la crisi è strutturale e la congiuntura economica europea non è la causa principale dei problemi dell'Italia e della Sardegna».

Claudio Chisu

(23)

La Nuova Sardegna Pagina 11 - Sardegna

La grande depressione, cresce solo il pessimismo

Dal rapporto presentato dalla Banca d’Italia emerge una Sardegna in ginocchio Tutti gli indicatori negativi, in preoccupante ascesa solo la cassa integrazione

OLBIA Un’isola alla deriva economica. La tempesta globale dei mercati inabissa una Sardegna fragilissima, con numeri da grande depressione. Per leggere il rapporto semestrale della Banca d’Italia sulla situazione economica della Sardegna serve una scatola di Prozac. Numeri a picco, a crescere è solo il pessimismo, con tutti i principali indicatori dello stato di salute del mercato che segnano meno. L’unico sorriso arriva dall’export. Più 9 per cento, ma basta un attimo per capire che il dato è dopato. Quattro quinti delle esportazioni sono fatti di petrolio raffinato dalla Saras, che scivolano via senza effetti sull’economia reale della Sardegna. In realtà la macchina produttiva arranca anche in questo settore e segna un meno 4 per cento. Il rapporto presentato in città, dalle sedi di Cagliari e Sassari della Banca d’Italia, dal Dipartimento di scienze economiche e aziendali dell’Università di Sassari, da Confindustria e da Crenos, è un quadro a pennellate nere sul presente e sul futuro della Sardegna. I primi sei mesi del 2012 sono il cuore depresso della crisi, con un calo della domanda interna, un crollo degli investimenti, una picchiata di settori strategici come edilizia, turismo e servizi. Crescono solo il tasso di disoccupazione e le ore di cassa integrazione. L’accesso al credito per le imprese è diventato più complesso, con un calo del credito alle imprese dell'8,7 per cento. Anche le famiglie hanno frenato i loro consumi, con un meno 0,6 per cento del credito messo a disposizione dalle banche. Un’analisi che non lascia grandi prospettive di ripresa per il 2013, anche se c’è qualche spiraglio per la seconda metà dell’anno. Il quadro generale. Il 2012 si conferma come un annus horribilis per la Sardegna. La domanda interna si è indebolita e le imprese hanno tagliato gli investimenti. A soffrire in modo più forte sono le aziende piccole e medie. Il crollo del mercato immobiliare continua a pesare sul settore-traino dell’edilizia e anche l’industria del turismo ha il fiato corto di una stagione nera. Il mercato del lavoro è lo specchio di questa contrazione. Sono aumentati i disoccupati e le persone in cerca di prima occupazione. Il credito alle imprese è in flessione e quello alle famiglie ristagna. Industria. La ricerca portata avanti dalla Banca d’Italia mostra tutta la debolezza del sistema. Il 46 per cento delle imprese ha avuto ricavi inferiori rispetto al 2011, in particolare soffrono le piccole aziende. Il numero delle imprese attive è calato del 2 per cento. Le esportazioni crescono del 9 per cento solo se si considerano quelle petrolifere, non proprio un prodotto tipico della Sardegna. Senza il doping dei dati del petrolio le esportazioni crollano del 4 per cento: soffrono in modo particolare il settore della chimica e i metalli. Facile vedere come questi dati rispecchino la chiusura delle realtà produttive legate a questi settori nel nord e nel sud dell’isola. E anche per le importazioni a tenere su il dato, più 4 per cento, sono solo quelle di petrolio grezzo. Mercato immobiliare. Il crash del sistema, il gigante dai piedi di argilla è l’edilizia. Il mercato immobiliare è crollato del 20 per cento nel 2012. E tutto quello che è legato al pianeta del mattone implode. Le ore lavorate in edilizia sono diminuite dell’11,7 per cento. A calare sono anche i mutui per l’acquisto di abitazioni, nel 2011 erano cresciuti del 3,1 per cento, nel 2012 solo dell'1,1. Commercio. I consumi delle famiglie sono in calo dello 0,7 per cento e cattive notizie arrivano anche dalle immatricolazioni delle auto che sono crollate del 25 per cento. Turismo. È forse la pagina più nota della crisi del sistema economico della Sardegna. Il calo dei flussi turistici viene confermato dallo studio della Banca

(24)

e quattro quinti delle assunzioni sono a tempo determinato. È boom per la cassa integrazione, cresciuta del 20 per cento. Il credito. Il credito alle famiglie sarde si è contratto dello 0,6 per cento, rallenta anche la concessione dei mutui per l’acquisto della casa: cresce solo dell’1,1 per cento.

Flessione per il credito al consumo, meno 3,3 per cento. Più complicata la situazione delle imprese. I prestiti si sono ridotti del 5,5 per cento, con il preoccupante meno 12 per cento per le attività manifatturiere.

il giudizio degli esperti «Serve un cambio di passo, ma il peggio non è ancora passato»

Intorno al grande malato si danno appuntamento a Olbia i protagonisti della analisi del sistema economico dell’isola. La sintesi proposta dal direttore della Banca d’Italia a Sassari, Dealma Fronzi è precisa, senza troppi giri di parole. «Nella prima metà del 2012 la crisi si è acuita nell’isola con un indebolimento progressivo della domanda interna e degli investimenti». E le soluzioni sembrano sempre più complicate. Anche perché il docente di economia dell’università di Sassari e del Crenos, Luca Deidda non ha dubbi. «La crisi in Sardegna non è legata a questo momento recessivo, ma è strutturale e anche le soluzioni devono essere basate su questo presupposto».

Una soluzione pratica arriva da Confindustria. «La crisi va avanti da tre anni e penalizza la Sardegna in modo pesante. Serve un cambio di passo e in questo momento la domanda va sostenuta e non compressa – spiega il presidente di Confindustria nord Sardegna Pierluigi Pinna – . Abbiamo trovato un accordo con il Banco di Sardegna grazie al nostro consorzio fidi. In questo modo anticiperemo alle imprese i crediti che vantano verso lo Stato e le amministrazioni pubbliche.

Noi ci troviamo a pagare i ritardi dello Stato. Ma serve un cambio di passo, servono risposte certe su come e quando si uscirà dalla crisi. Il peggio non è passato». L’indagine portata avanti da Roberto Rassi e Rosario Ballatore, dell’ufficio analisi e ricerche economiche della Banca d’Italia dà un quadro preciso della situazione di difficoltà dell’isola. A volere con forza che la presentazione del rapporto avvenisse in città è il presidente del polo universitario di Olbia Francesco Morandi.

In cifre

-20% La percentuale del crollo del mercato immobiliare in un anno, specchio della crisi che ha colpito l’economia

-8,7% Il calo dell’accesso al credito per le imprese della Sardegna registrato nel 2012

-25% La percentuale del crollo nella vendita di automobili in Sardegna nei primi sei mesi del 2012 + 20% La percenutale di crescita delle ore di cassaintegrazione ordinaria delle aziende sarde. È in netta crescita anche quella straordinaria e in deroga

-11% Le ore lavorate nell’edilizia, l’altro specchio della crisi dell’economia del mattone

-20% La percentuale di passeggeri che in un solo anno sono stati persi nelle rotte che portano in Sardegna.

Luca Rojch

(25)

L’Unione Sarda Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)

La Cna protesta «Camera di commercio troppo cara»

La Cna provinciale punta il dito contro le quote fissate per le imprese per l'iscrizione alla Camera di commercio. Accanto alla spesa annuale fissata dalla legge, ogni Camera di commercio può aumentare il versamento fino al 20 per cento per progetti che portino a un miglioramento dell'economia del territorio. «Fin dal 2004 la Camera di Commercio di Cagliari impone alle imprese di versare il 20 per cento in più senza benefici per le imprese e il territorio». Da qui la protesta

«contro la maggiorazione» e «l'appello ai consiglieri dell'ente camerale affinché, per il 2013, votino contro il rinnovo della quota aumentata di un quinto». Anche perché «le imprese lottano ogni giorno per pagare le tasse, non licenziare il personale e sopravvivere in un sistema produttivo e creditizio non favorevole». Il vicepresidente vicario della Cna Gigi Tomasi ricorda che «i consiglieri della Camera non devono dimenticare che il loro ruolo è quello di rappresent are tutte le imprese che pagano il diritto annuale alla Camera di Commercio».

La Nuova Sardegna Pagina 11 - Sardegna

Confartigianato, le piccole imprese non fanno export

CAGLIARI L’export per le micro-piccole imprese della Sardegna è un mondo ancora sconosciuto.

Lo dimostra il dossier «L’export nei settori della piccola e media impresa», curato dall’ufficio studi nazionale di Confartigianato Imprese, che ha analizzato il giro d’affari dei primi sei mesi del 2012 di tutto il settore manifatturiero, Pmi incluse e l’ha paragonato con quello del primo semestre 2011.

Le micro-imprese sarde, con soli 128,7 milioni di euro di esportazioni nei primi sei mesi, si attestano all’ultimo posto della classifica nazionale, guidata dalla Lombardia con la cifra «monstre»

di oltre 14 miliardi di euro di beni venduti all’estero. Nonostante la percentuale sarda sia cresciuta del 3,8%. Il totale dell’export sardo ha visto crescere la propria quota dai 2 miliardi e 651 milioni di euro dei primi 6 mesi del 2011 ai 2 miliardi e 885 milioni del primo semestre 2012.

(26)

Pagina 10 - Sardegna

Aziende, il rilancio passa per il digitale

Il convegno organizzato alla Camera di commercio di Sassari da Repubblica Affari&finanza: la sfida dell’innovazione

SASSARI La crisi è sempre più dura ma l’innovazione e la digitalizzazione possono essere chiavi fondamentali per affrontarla e cercare comunque di costruire il futuro. Questo il tema centrale del convegno “Azienda digitale, viaggio nell’Italia che compete” organizzato da Repubblica Affari&Finanza con la collaborazione di Net Consulting e Samsung, svoltosi ieri pomeriggio alla Camera di Commercio di Sassari. A introdurre il forum è stato il presidente dell’ente camerale Gavino Sini, che ha citato dati davvero preoccupanti: in un solo anno le aziende del nord Sardegna hanno perso quasi un miliardo di utili netti. «Un dramma da cui si può uscire trovando la strada giusta, senza dirsi più bugie e sfruttando le competenze e le peculiarità del territorio - ha assicurato Sini -. Ora servono ago e filo per cucire insieme, facendo impresa, la strada che ci porti fuori dalla crisi, una crisi che durerà ancora qualche anno e che dobbiamo affrontare avvalendoci anche della tecnologia come di un importante valore aggiunto». L’iniziativa di Repubblica Affari & Finanza che ha fatto tappa a Sassari ha già toccato altre sette città, per “indagare” dal vivo i distretti esistenti basandosi su una ricerca sul campo effettuata da Net Consulting. Le piccole imprese devono raccogliere la sfida dell’innovazione e sono pronte a scommettere sulle tecnologie per poter crescere: questo emerge dal “viaggio” che oltre Sassari ha toccato Firenze, Modena, Forlì-Cesena, Perugia, Verona, Padova e Palermo. In questa tappa sassarese, a fare da padroni di casa nella sala convegni della Camera di Commercio affollatissima di imprenditori e operatori economici, insieme a Gavino Sini c'erano Luigi Gia, caporedattore di Repubblica Affari&Finanza e Claudio Salvaneschi, vicedirettore della Nuova Sardegna. Prima delle testimonianze di alcuni imprenditori, Filomena Genovese di Net Consulting ha riassunto i risultati dell'indagine effettuata utilizzando come campione 37 aziende del territorio. Nessuna sorpresa: la ricerca ha evidenziato le difficoltà che stanno vivendo con la riduzione dei costi, che a più livelli rappresenta la priorità business più sentita sul territorio e limita investimenti finalizzati a incrementare la diffusione di soluzioni informatiche in azienda, a migliorare le relazioni con i clienti e a sviluppare inizi ative marketing. .

«La nostra azienda – ha raccontato il presidente di Confindustria Nord Sardegna, Pierluigi Pinna, parlando dell’impresa casearia di famiglia – ha investito su un sistema digitale integrato: da quando preleviamo il latte a quando mandiamo in giro per il mondo i nostri prodotti siamo in grado, con un un semplice click, di ricevere tutte le risposte alle nostre esigenze produttive, sapere esattamente ogni singolo costo e agire con grande flessibilità sulla produzione, anche a tutela del consumatore». Anche Giovanni Rau, titolare delle Distillerie Rau di Sassari è convinto che l'azienda non possa prescindere dall'innovazione digitale. «I nostri venditori – ha spiegato – si

(27)

facciamo in un anno, oggi che sono diventate digitali le conserviamo in uno spazio di sessanta centimetri per un metro di altezza con un risparmio di 300mila euro di carta in 4 anni». La conclusione dei lavori è spettata ad Antonio Bosio di Samsung, che ha sottolineato la necessità per gli imprenditori di capire l’importanza dell’innovazione digitale e di vincere le resistenze al cambiamento.

Luca Fiori

(28)

Provincia di Oristano (Pagina 21 - Edizione OR)

Cavalli, sgambetto Qatar «Perché Pula? Ci sono Tanca Regia e Arborea»

Imprenditori e politici: il Centro per la razza araba nasca nell'Oristanese

Perplessità alle stelle per l'ennesima esclusione dell'Oristanese dagli investimenti che contano. I petroldollari per la creazione di un centro per l'allevamento di cavalli di razza araba, infatti, pare siano destinati a Pula. Non all'Oristanese, come invece si attendeva, in ragione della storica vocazione equestre e dei 97 milioni di euro investiti per il progetto del consorzio turistico Horse Country, come ricordano il consigliere regionale Mario Diana, imprenditori e sindacalisti.

IL CASO Attirare investimenti per favorire le aree finora escluse dalle politiche di sviluppo. Doveva essere questo uno degli obiettivi principali della visita di Ugo Cappellacci all'emiro del Qatar, Al Thani, il nuovo padrone di casa della Costa Smeralda. E invece il centro di allevamento di cavalli sarà dirottato a Pula: «Un'idea del tutto incomprensibile - scrive Diana - da un lato perché non si farebbe altro che trasferire risorse in aree già abbondantemente privilegiate dagli investimenti in campo turistico, e dall'altro perché la stessa Regione ha investito ingenti risorse per la realizzazione del progetto Horse Country, e non avrebbe alcun senso non valorizzare tale investimento».

IL BLOCCO Il segretario della Cisl di Oristano, Antioco Patta, interviene in merito alla vicenda. E lo fa con un'entrata a gamba tesa. Con un comunicato di fuoco si scaglia contro il presidente della Regione contestandogli un approccio «ossequioso e riverente» nei confronti dello sceicco, e aggiunge: «Se vogliamo davvero che il “cavallo” e le risorse aggiuntive del Fondo sovrano del Qatar siano un'opportunità concreta per la Sardegna, allora bisogna passare da Oristano». In campo anche il presidente della Provincia: «Non ne capisco le ragioni - sottolinea Massimiliano De Seneen - Non vengono tenute in conto neanche rilevanti strutture storiche come Tanca Regia».

LA PROTESTA Raffaele Cherchi, direttore regionale del Dipartimento di ricerca per l'incremento ippico in capo all'Agris, agenzia che gestisce anche il centro ippico di Abbasanta, parla di

«decisioni politiche alquanto curiose: è illogico spendere svariati milioni di euro nell'Oristanese per poi ripartire daccapo, dirottando gli investimenti su altre zone. Sarebbe necessario conoscere l'attuale stato dell'arte, prima di prendere decisioni del genere». E da Arborea, capitale del turismo equestre nell'Isola: «In questo caso mi trovo in completo accordo con la presa di posizione di Mario Diana», dichiara Ettore Giachino dell'Horse Country di Arborea. Stefano Putzolu del Comune di Santu Lussurgiu, tra le 28 amministrazioni del consorzio provinciale Horse Country:

«Pula? Stiamo cadendo nel ridicolo. Ma probabilmente in questa faccenda gli interessi sono ben altri, non di certo il cavallo».

f. c.

(29)

La Nuova Sardegna Pagina 26 – Sassari

Domani a Sassari convegno sulla crisi d’impresa

Un’intera giornata dedicata all’analisi e allo studio della “Crisi d’Impresa e strategie di risanamento”

coordinata da Marco Ruggieri, professore di Economia aziendale dell’università di Sassari, si svolgerà domani nella Sala dei Candelieri dell’hotel Grazia Deledda con inizio al mattino con i saluti del rettore Attilio Mastino, del presidente dell’ordine dei Commercialisti Pietro Scudino e di Marco Breschi, direttore del Dipartimento di Economia. Si parlerà di crisi ma anche dei contenuti del processo di risanamento. Saranno presenti esperti da tutta Italia.

r.sp.

Riferimenti

Documenti correlati

VISTO il decreto ministeriale 2 dicembre 2016, recante “Istituzione dell'Elenbo nazionale dei componenti degli Organismi indipendenti di valutazione della

Nella realizzazione dei piani operativi sono coinvolte, a vario titolo, la Direzione centrale Infrastrutture e Territorio, la Direzione centrale Lavoro, Formazione, Istruzione,

Il servizio è stato aggiudicato in via provvisoria alla suddetta ditta in data 26/02/2020 (rif. relazione dello scrivente ufficio del 25/02/2020).. Esperiti positivamente i

Premesso quanto sopra si procederà all’affidamento del servizio in oggetto alla suddetta ditta, per la durata di mesi 12 decorrenti dalla data di stipula del contratto sul MEPA,

Il comma 8-bis dell'articolo 12 proroga fina al 30 giugno 2021 la facoltà, concessa agli intermediari finanziari non professionali di concedere finanziamenti a

agricola Poggio del Miglio (Castel Giorgio -

per ogni individuo rispondente partendo dal peso base, ovvero il peso campionario, modificato in base alla tecnica degli stimatori calibrati che tiene conto delle

Il sistema reticolare dell’assistenza ospedaliera entra in funzione per il trattamento delle patologie cardiovascolari acute, soprattutto del tipo SCA (Sindromi coronariche