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Terzi a nessuno. Paola Benini. Mensile dell economia

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Academic year: 2022

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Paola Benini

La cooperazione sociale trattata come un figlio di un dio minore, eppure oltre a tenere in piedi il nostro welfare è anche in grado di fare conto economico

BUSINESS Mensile dell’economia

DICEMBRE 2020

Terzi a nessuno

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L’avvenire è la porta, il paato

ne è la chiave.

Victor Hugo

Un futuro ricco di sfide e cambiamenti è alle porte.

Da 20 anni, continuiamo ad applicare le nostre competenze nella Trasformazione Digitale, convinti che ogni singolo dato può generare nuovi principi di intelligenza e che ogni singolo individuo può costruire nuovi scenari con il suo talento.

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ilfriuli.it

14 COME

CAMBIANO I VIAGGI DI LAVORO

Da agenzie a mobility manager per garantire le trasferte in tutto il mondo in massima sicurezza. Ecco come sta cambiando il settore travel

20 PREMIO

DEI PREMI

Il riconoscimento nazionale è andato a una piccola azienda di sedie del Manzanese che ha puntato sui prodotti naturali

26 IL TRASPORTO SPICCA IL VOLO

La movimentazione delle merci ha avuto una grande spinta

‘grazie’ alla pandemia

* Sei un imprenditore o un professionista?

Invia suggerimenti, opinioni e commenti all’indirizzo mail business@ilfriuli.it

Supplemento al numero 50 del 18 dicembre 2020 del settimanale Il Friuli a cura di Rossano Cattivello - Progetto: redazione grafica Il Friuli

Mail: business@ilfriuli.it - Facebook: Il Friuli Business Per la tua pubblicità EURONEWS Srl via Nazionale, 120 - 33010 Tavagnacco - tel. 0432 512270

33 GETTATE LE BASI PER IL 2021

Successo per l’International Wine Tourism Conference tenutosi in Friuli, anche se in forma digitale. Definite le strategie per affrontare al meglio il nuovo enoturismo

56 AMBASCIATORI DEL TURISMO

L’accordo tra Ente Friuli nel Mondo e PromoTurismoFVG rende protagonisti i nostri Fogolârs Furlans

SOMMARIO

Dicembre 2020

6 PAOLA BENINI

L’emergenza pandemica lo ha confermato: gli operatori della cooperazione sociale sono considerati combattenti di serie B. Ma il loro è un Terzo settore secondo a nessuno

Sommario

38 VACCINO PER IL CREDITO

Nuove misure di Confidimprese Fvg a favore delle Pmi

16 META

MANAGEMENT

La leadership di Ulisse

38 BORSA

Effetto virus

42 RISPARMIO

Dopo la pandemia

52 ICT

La tartaruga e la lepre

54 DESIGN

Vini, botti e ospitalità

60 LAVORO

Scordati del Covid-19

64 I NUMERI

DEL MESE

Notizie in grafica

(4)

n trincea contro il Covid-19 ci sono combattenti di serie A e altri di serie B. La pan- demia ha messo in evidenza una disuguaglianza culturale, prima che contrattuale, tra si- stema pubblico e quella galassia del Terzo settore impegnato nella sanità e nell’assistenza senza il quale tutti i servizi ai cittadini non sarebbero garantiti. A dirlo è Paola Benini, presidente della cooperativa sociale Hattiva Lab di Udine e da poco eletta alla guida del Comitato Dirigenti Coopera- trici di Confcooperative Fvg, dopo aver assunto la presidenza della territoriale di Udine.

Che impatto sta avendo la pan- demia sulla cooperazione sociale?

Cover Story

Paola Benini Lo si è visto bene anche durante questa pandemia: operatori, manager e volontari del Terzo settore sono fondamentali, ma privi di tutele rispetto ai dipendenti pubblici.

E c’è ancora qualcuno che pensa che le coop sociali non debbano fare utili...

Noi combattenti di serie B

“Il nostro è un mondo che vive di relazioni e con le relazioni. È nato e vive per le persone e con le perso- ne. Pertanto una situazione come quella generata dall’emergenza sanitaria, che impone la distanza fisica fra gli esseri umani, si è riversata sulle fragili spalle delle imprese sociali e dei loro lavoratori e beneficiari come uno tsunami devastante. Se nella prima ondata, l’intrinseca dote di resilienza che mediamente abita i cooperatori e le cooperatrici sociali ha per- messo di non farsi abbattere e di mantenere i motori al minimo combattendo strenuamente, il riacutizzarsi dell’epidemia sta cominciando a fiaccare un sistema che non può più da solo fare i conti con le energie fisiche e psichiche dei propri lavoratori.

Il nostro comparto ha fatto i conti con servizi sospesi da un giorno all’altro: asili nido, centri diurni per anziani e persone con disabilità, servizi di doposcuola, servizi di assistenza educativa. E ha fatto i conti anche con il palesarsi

del virus in contesti di estrema fragilità come le comunità per mi- nori, i centri di accoglienza per gli immigrati, le residenze per anziani e non ha potuto godere delle già poche e fragili risposte che il ser- vizio pubblico ha potuto garantire a sé stesso. I lavoratori delle coo- perative sociali di ambito sanitario e socio-sanitario ed educativo non godono degli stessi diritti e delle stesse tutele degli omologhi colle- ghi dei servizi pubblici. Questo non per la cattiva volontà delle imprese sociali, ma perché schiacciati in un sistema che prevede contratti col- lettivi nazionali significativamente inferiori rispetto a quelli pubblici, e servizi esternalizzati con basi d’asta che con tali contratti fanno i conti. Abbiamo assistito a servizi omologhi nei quali i dipendenti pubblici sono rimasti a casa re- golarmente stipendiati mentre dipendenti del privato sociale nella migliore delle ipotesi hanno potuto godere della cassa integrazione, anticipata spesso a costo di enor- mi sacrifici finanziari dalle stesse

cooperative sociali. Abbiamo as- sistito, in particolare nella prima fase dell’epidemia, a situazioni nelle quali personale adibito alle stesse identiche funzioni veniva sottoposto a controllo sanitario con tampone a carico del Servizio Pubblico, mentre nulla era garan- tito al personale dei servizi affidati al terzo settore. In tale situazione le cooperative sociali hanno iniziato un estenuante dialogo con le sta- zioni appaltanti per vedersi rico- nosciuti i compensi minimi neces- sari alla sopravvivenza, trovando talora interlocutori disponibili e illuminati e talora porte sprangate, in un quadro normativo purtroppo confuso e contraddittorio. Chi

I

ha maggiore potere contrattuale, maggiore esperienza, spalle più larghe e, forse, maggiore pelo sullo stomaco ha potuto attraversare questo tipo di interlocuzione con danni limitati, altri versano ora in condizioni fortemente critiche”.

C’è ancora qualcuno che pensa che il non-profit non debba fare conto economico?

“Assolutamente sì. Purtroppo, per troppo tempo in concetto di no-profit è stato frainteso: è stato ritenuto un sinonimo di assenza di introiti e assenza di attività commerciale, ovvero sinonimo di un’attività che si fonda completa- mente su sistema del volontariato e che dunque non deve pretendere introiti né tantomeno avanzi di esercizio. Non più tardi di un mese fa ho alacremente discusso con un preparato dirigente pubblico il quale ancora sostiene che le coo- perative sociali debbano puntare al pareggio di esercizio e trovo questa una distorsione della lettura del mondo del terzo settore molto grave. Ci tengo a precisare che no profit significa ‘assenza di scopo di lucro’, non assenza di attività remunerata né di utili di eserci- zio. Ciò che distingue un’impresa for-profit da una non profit non è l’assenza di un margine nelle pro- prie operazioni imprenditoriali, ma è l’utilizzo che di quel profitto se ne fa. L’impresa for profit ha tutto il diritto di ripartire fra i propri soci di capitale, nelle misure prescelte, l’avanzo di esercizio; la cooperazione sociale invece vede il profitto non come un fine ma come un mezzo per raggiungere altri e nuovi obiettivi di benessere collettivo. L’utile quindi non viene redistribuito fra i soci ma viene reinvestito negli scopi statutari, ovvero per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”.

Come riesce a stare economicamente in piedi?

Servizio a cura di Rossano Cattivello Servizio fotografico di Gianpaolo Scognamiglio

930

Il numero di cooperative in Friuli-Venezia Giulia

251

Il numero di cooperative sociali registrate in regione

Siamo ancora visti spesso come una parte della società civile e della

economica che deve

‘chiedere con il cappello in mano’

segue a pagina

8

7 I BUSINESS I dicembre 2020 6 I BUSINESS I dicembre 2020

(5)

Cover Story

“In genere grazie a un puzzle di ricavi che passa dal corri- spettivo per i servizi resi, alla raccolta di donazioni da privati e aziende, al reperimento di contributi pubblici e delle fondazioni di erogazione private ma anche grazie al contributo del volontariato - non solo dei vo- lontari in senso stretto ma anche del tempo regalato dagli stessi soci lavoratori - che permette di tenere la leva dei costi sotto controllo. Inoltre il management delle cooperative sociali è noto per essere dedito, per così dire, a un certo ‘autosfruttamento’, ossia a sottopagarsi, aspetto che per un certo verso rende fragile la struttura ma ne consente anche la sopravvivenza”.

Da noi il terzo settore è così ramificato perché lo Stato non funziona?

“Domanda molto sensata ma difficile. Credo che la nascita e lo sviluppo del cosiddetto Terzo set- tore, ossia di quel mondo che sta a metà fra Stato e mercato, sia figlio di un processo naturale e anche benefico e salvifico. È la società che si definisce dal basso, che si sviluppa attorno alla conoscenza dei bisogni, che si nutre di altrui- smo, di bisogno di partecipare, di sentirsi utili, di sentirsi vicini, che si struttura attorno a un apparato valoriale profondo e necessario all’essere umano. In qualche modo non riesco a immaginare un mondo senza il Terzo setto- re anche se il suo svilupparsi è certamente frutto di una carenza di risposta dello Stato e delle sue articolazioni, che arriva a tratti e in certi territori a dimensioni estreme, crudeli e drammatiche”.

La politica locale come vi con- sidera e come vi tratta?

“Con la politica locale in gene- rale c’è una forte interlocuzione, che si è consolidata, devo essere sincera, nell’epoca Covid durante segue da

pagina

7

la quale sono nati numerosi tavoli di confronto e concertazione. Il problema, però, a mio modesto avviso è sempre quello: non si è davvero consolidata la logica della condivisione della presa in carico delle fragilità e del bene collettivo. Si continua a parlare di

‘noi’ e ‘voi’ e non vi è la convin- zione che il Terzo settore possa e debba concorrere con uguale dignità, forza, coerenza, passione e risorse al bene collettivo, al pari degli enti pubblici. Siamo ancora visti spesso come una parte della società civile che deve ‘chiedere con il cappello in mano’, e che deve ringraziare quando riceve qualcosa. E questa è una logica che non fa bene alla collettività, che divide il mondo fra ipotetici

‘questuanti’ e i tenutari delle risorse, della ragione e della visione. Da 20 anni invece, la normativa nazionale affiderebbe al Terzo settore un ruolo non

Alla Regione chiediamo un maggiore impegno nel formare

operatori socio.

sanitari. E poi maggiore equità da parte delle stazioni

appaltanti

La vera cooperazione è uno spazio senza privilegi

Paola Benini ha intuito a 14 anni, quasi per caso, che poteva essere una rivoluzionaria.

Al tempo, grazie a una sua insegnante, ha avuto la possibilità di fare assistenza a una ragazza poco più grande di lei che aveva grossi problemi di vista. Esperienza che l’ha segnata:

“Mi è stato da subito chiaro che più che aiutare quella giovane ragazzina di nome Ilenia, io sostenevo e aiutavo me stessa e in quel modo riuscivo a crearmi un orizzonte con un signi- ficato ‘nutriente’ per me” spiega oggi. Classe 1970, udinese, laureata in lingue straniere, dopo diverse esperienze di studio, anche all’estero, e lavorative nel 1998 è approdata alla cooperativa sociale Hattiva Lab, entrando come educatrice e occupandosi di inserimento lavorativo di persone con disabilità.

“Una realtà – aggiunge - composta da persone che credono nel modello cooperativo e lo di- fendono giorno dopo giorno sentendo il fascino e l’importanza di un modello societario che è il punto d’incontro ideale, faticoso, a tratti sfi- nente, fra ciò che è di tutti e ciò che è di pochi”.

“Le mie non sono state scelte né migliori né peggiori di quelle

di tanti altri, sono state semplicemente quelle

giuste per me perché credo profondamente

nella dimensione della sussidiarietà è della mutualità e sono particolarmen- te innamorata del modello societario cooperativo che si distingue dagli altri per le caratteristiche di democra- ticità, uguaglianza, e pari digni- tà. Hattiva Lab, come ogni cooperativa che meriti questo nome, è uno spazio senza privilegi, democratico, partecipato, inclusivo, che si interroga sui bisogni della collettività, dove il voto del presidente ha lo stesso peso di quello dell’ultimo iscritto nel libro soci, dove lo stipendio del primo si differenzia di qualche centinaia di euro da quello dell’ultimo”.

“SONO INNAMORATA DEL MODELLO

MUTUALISTICO”

sussidiario e subordinato ma attivo e rilevante nelle logiche di programmazione, progettazione e gestione delle politiche sociali e sociosanitarie”.

Cosa chiedete alla nostra am- ministrazione regionale?

“I temi di grande attualità in

questo frangente sono quelli legati alla oramai drammatica mancanza di personale specia- lizzato, in particolare di operatori socio sanitari e di infermieri.

Mancanza che, come è ben noto, grava come un macigno su tutto il comparto, ma pesa in particolare nei servizi affidati al privato sociale in quanto le peggiori condizioni retributive e lavorative in generale fanno sì che le cooperative sociali, dopo aver accolto e debitamente for- mato il personale, vedano i propri specialisti lasciare dall’oggi al domani il posto di lavoro perché assorbiti dal sistema sanitario pubblico. Alla Regione stiamo chiedendo di collaborare per l’attivazione di nuovi corsi per formare gli operatori socio- sanitari, di sorreggere il nostro comparto nell’interlocuzione con le stazioni appaltanti per vederci riconoscere i maggiori costi derivanti dall’aumento del Ccnl di riferimento, pari a ben il 6%; di sostenere le nostre richie- ste nei confronti degli enti locali per vederci riconosciuti i costi fissi incomprimibili sostenuti nel periodo di chiusura totale e di riduzione dei servizi, di favorire un’omogenea ap- plicazione delle misure di tutela e di monito- raggio dell’infezio- ne da Covid-19 nel personale che opera nei servizi di pri- ma necessità. Non sono assenti i casi in cui, per esempio, il personale in appalto addetto alla pulizia dei locali non viene sottoposto a tampone pur frequentando gli stessi locali di medici, infermieri, Oss e pazienti”.

Il ruolo dei mecenati: perché aziende e imprenditori scelgono di sostenervi? E

poi cosa chiedono in cambio?

segue a pagina

10

163

Numero di cooperative sociali attive oggi in Fvg

7.417

Numero di addetti

7.014

Numero di soci

253 milioni

Fatturato complessivo

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9

Cover Story

“Per quella che è la mia piccola espe- rienza, coloro che decidono di sostenerci sono mossi più da un senso di responsabilità personale, dalla volontà di contribuire al bene comune e non da un vero bisogno di apparire o di vedere il proprio brand affiancato a quello di un’i- niziativa sociale. Quantomeno la mia sensazione è che il Friuli sia ancora una regione abitata da persone che vivono la generosità come un fattore privato, da non esibire e da non mercificare. Da un certo punto di vista questo fa onore alla nostra popolazione ma, per contro, a volte inibisce un processo di vero impegno sociale.

Trovo che sia legittimo che un imprenditore o un’imprenditrice che decide di destinare parte dei propri utili a beneficio del bene comune possa ricevere, come con- tropartita, non solo benefici di natura fiscale o gratificazioni di natura personale, ma an- che un’immagine che resti- tuisca alla propria azienda il merito per le scelte fatte.

Questo peraltro favorireb- be anche un processo di sana emulazione da parte di altri imprenditori, che potrebbero subire il fascino di certe iniziative e ritenerle anche nelle proprie corde e possibilità.

Peraltro aiutare una coopera- tiva sociale potrebbe non espli- carsi solo e meramente in un aiuto economico, ma anche tradursi in una partnership stabile nella quale l’impresa sociale potrebbe trovare supporto, consiglio, scambio di idee e di prospettive, forniture a prezzi vantaggiosi, sponsorizzazio- ni tecniche. Hattiva Lab ha avuto la fortuna di fare un incontro di que- sto tipo ed è un’esperienza che non è solo economica ma emotiva, ci fa sentire che quello che cerchiamo di fare interessa anche a qualcun altro, ci fa sentire un po’ più protetti e meno soli”.

Perché fa ancora notizia la no- mina a presidente di categoria di una donna?

“Perché viviamo in un Paese dove fino a 75 anni fa, nulla rispet- to alla storia dell’essere umano, le donne erano considerate creature non in grado di esprimere un’o- pinione degna di attenzione, peso e significato. Erano viste come esseri emotivi, instabili e dotati di capacità intellettive inferiori o comunque adatte solo al lavoro, non remunerato, di cura e di assistenza. Ci rendiamo conto?

Il Friuli è ancora una regione abitata da persone che vivono la

generosità come un fattore

privato, da non esibire e da non mercificare

10 I BUSINESS I dicembre 2020

E allora non deve purtroppo stupire se siamo dovuti arrivare al famigerato 2020 per vedere la prima donna sedere in un ruolo di presidenza all’interno del sistema di Confcooperative e non dob- biamo meravigliarci che questo sia il dato maggiormente notato.

Siamo ancora in un mondo nel quale dobbiamo essere noi donne a chiedere spazi, ma non siamo a nostro agio in questo ruolo: siamo in difficoltà, in imbarazzo. Non vediamo l’ora che di tutto ciò non ci sia più bisogno”.

Nella cooperazione per le donne è più facile farcela?

“No, per niente. Semplicemente è più probabile perché la pre-

senza di donne nei settori tipici di intervento della cooperazione è mediamente più alta che negli altri settori produttivi, pari 57%

rispetto al 34 per cento di media.

Ciononostante, se analizziamola presenza femminile nelle figure apicali questo apparente vantaggio si assottiglia fino quasi a vanificarsi, se pensiamo che solo il 17% dei presidenti di cooperativa è donna”.

Qual è il prezzo della pandemia che le donne pagheranno?

vediamo l’ora che di tutto ciò non

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Cover Story

segue da

pagina

10

“Le donne sono sta- te e sono in prima linea nell’emergenza in atto e rischiano di pagare il costo sociale più alto. Bi- sogna infatti considerare che oltre il 70% degli operatori impegnati nei servizi socio-sanitari, nei servizi ausiliari e di cura, sono donne e spesso donne cooperatrici. Imma- giniamo poi che anche sul fronte cooperative culturali, del turismo e dello sport le donne rappresentano più del 50% della base lavorativa e in questi settori la crisi è sentita in maniera devastante. Se poi con- sideriamo anche tutto quel som- merso di forza lavoro femminile spesso invisibile e dunque priva di

ammortizzatori sociali, come le collaboratrici domestiche, le badanti e le baby-sitter, possiamo fa- cilmente im- maginare come le donne stiano pa- gando e pagheranno un costo altissimo in relazione all’emergenza sanitaria. Non solo si assiste a un problema occupa- zionale messo in crisi dai settori danneggiati dall’epidemia, ma si è reso sempre più complesso è faticoso il ruolo che la donna sta svolgendo nella nostra società:

dobbiamo infatti immaginare che ai consueti ruoli che la donna riveste di madre, moglie, figlia e assistente degli anziani, si sono ag- giunte funzioni nuove quali quelle di ‘insegnanti’ dei propri figli e di tecniche informatiche per assisterli nella didattica a distanza”.

Il lavoro flessibile è un vantag- gio per le donne o una trappola verso l’espulsione dal mercato del lavoro?

“È un’arma a doppio taglio. Se da un lato ha permesso il mante- nimento di un’occupazione mini-

ma da parte del- le donne, che

hanno potuto così in qualche modo e con grande fatica conciliare il duplice ruolo di madre e di lavora- trice, il lavoro agile porta con sé, ma questo vale anche per gli uomini, il pe- ricoloso rischio di emarginazione e di alienazione dal contesto che caratterizza e riempie di significato gli ambienti di lavoro. Credo vada usato con la giusta misura, può es- sere uno strumento molto potente nella logica della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ma è anche una modalità che isola le persone, che le demotiva, che rischia di cre- are una forte disconnessione con la propria azienda”.

Per una donna è più difficile conquistare un posto di lavoro o conservarlo?

“Direi conservarlo, in particolare quando al lavoro si associa la sana aspirazione di mettere al mondo dei bambini. Aspirazione che non dovrebbe essere della singola donna ma di una società intera, di un territorio che mette al centro il proprio futuro. I bambini dovreb- bero essere un bene collettivo, una responsabilità della comunità, e non solo di una madre e, nella mi- gliore delle ipotesi, di un padre. E invece ancora nel 2020 una donna lavoratrice che rimane incinta, che porta in grembo un pezzo del domani di tutti, quasi si vergogna, ritarda a dare la notizia al datore di lavoro, non trova le parole, vorrebbe evitare quel momento.

E una volta nato il bambino inizia una battaglia improba fra doveri, fatiche, sensi di colpa, carenza o alto costo dei servizi, un rientro al lavoro spesso ostacolato, assenza di politiche di conciliazione. Tutto ciò non è degno di una società civile e soprattutto non ne garantisce il domani”.

Le donne stanno pagando e pagheranno un costo altissimo in relazione all’emergenza sanitaria

Ancora oggi una donna lavoratrice che rimane incinta, che porta in grembo un pezzo del domani di tutti, quasi si vergogna e ritarda a dare la notizia al datore di lavoro

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uest’anno le regole per gli spostamenti e le tra- sferte di lavoro sono state completamente stravolte, ma questa modalità di business, anche se ridimensio- nata, rimane irrinunciabile per numerose imprese. Per far fronte a questa esigenza e dare comun- que risposte adeguate al contesto Covid e, inevitabilmente, anche a quello post Covid, Turismo 85 ha ridefinito tutta la sua organizza- zione e l’offerta.

“Nel corso di questo complicato anno - spiega Lorena Romare, amministratore delegato dell’a- genzia del gruppo Danieli che opera da 35 anni – non ci siamo mai fermati, neppure durante i periodi più duri di lockdown, e abbiamo continuato così a essere vicini ai nostri clienti”.

L’operatività è stata meglio garantita anche grazie alla nuova sede principale, sempre a Buttrio lungo via Nazionale. Una nuova collocazione che rappresenta un importante investimento per il futuro e un’opportunità di rinno- vamento, da cui coordina anche l’attività delle 3 filiali distribuite nel territorio a San Daniele, Tri-

Analisi

Business Travel.

I radicali cambiamenti provocati dalla pandemia portano a ripensare le trasferte di lavoro. Le offerte digitali non bastano: per viaggiare sicuri serve una assistenza in carne e ossa

Q

cesimo e Udine.

“Le regole del viaggio d’affari sono in gran parte riscritte – con- tinua Romare -. Ci troviamo di- fronte a una escalation operativa per la gestione delle trasferte di lavoro, che per questioni di nuove procedure e protocolli sanitari, comporta di fatto una maggiore complessità nell’organizzazione dei viaggi. Turismo 85, grazie al suo know-how risponde perfet- tamente a questa nuova esigenza, ossia a una gestione omnicom- prensiva della trasferta.

Il nostro punto di forza è sem- pre stata l’attenzione per la qualità del servizio, personalizzato su

misura delle specifiche esigenze dei nostri clienti. Proprio grazie all’acquisita e certificata espe- rienza del nostro team, siamo riusciti, in questi mesi, a gestire le complesse dinamiche delle trasferte di lavoro in un periodo emergenziale”.

I viaggi di affari rappresentano un settore di assoluta specializza- zione, viene riconosciuta la validi- tà della consulenza offerta dagli agenti di viaggio, rilevando di fat- to, l’incapacità di molti operatori online di gestire l’emergenza e la complessità dei viaggi venutesi a creare durante quest’ultimo anno.

Senza dubbio la digitalizzazione

14 I BUSINESS I dicembre 2020 15 I BUSINESS I dicembre 2020

La nuova sede di Turismo 85 sempre a Buttrio

e l’ottimizzazione dei processi è comunque un’attività indispen- sabile. Il Business Travel non può fare a meno di innovazione, velocizzazione e semplificazione dei processi di prenotazione, di controllo immediato dei costi, di integrazione dei gestionali delle aziende.

Una digitalizzazione che, però, da sola non basta a gestire obiettivi precisi in contesti complessi. E così a fare la differenza alla fine e a ga- rantire le aziende e il loro personale all’estero c’è il

fattore ‘umano’

di un’agenzia in carne e ossa.

Anche per il turista l’approccio standard non sarà più sufficiente

Sappiamo tutti che il viaggio è oramai divenuta esperienza fondamentale nella vita delle persone che, nonostante il momento in cui ci troviamo, torneranno a viaggiare. I sondaggi fatti in materia sono incoraggianti: i clienti saranno sì più cauti nel viaggiare ma non rinunceranno al viaggio. Non ci potrà più essere un approccio standard al viaggio, ma anche per il turista sarà determinante la sua personalizzazione.

“Policy più elastiche, trasparenze e soprattutto tranquillità mentale saranno fondamentali per i viaggiatori del mercato Leisure – spiega Lorena Romare, Ad di Turismo 85 -. Anche i tour operator sono già al lavoro in tal senso per trovarsi pronti alla primavera 2021, curando ogni singolo aspetto della fruizione dell’offerta alberghiera in quanto la sicurezza, anche nel post Covid, sarà comunque la parola chiave. Un mercato che dagli hotel alle compagnie aeree alle crociere si troverà a dover profondamente mutare”.

Da agenzie

a mobility

manager

(9)

“L’agente di viaggio – continua l’Ad di Turismo 85 - in que- sto nuovo contesto, può diventare per le aziende un vero e proprio mobility manager di riferimento, uno specialista in grado di agire sulla totalità della gestione delle trasferte aziendali, un consulente a 360°. In futuro, grazie ad agenti di viaggio pre- parati, si viaggerà in maniera più intelligente ed efficiente, ottimizzando certo le spese, ma non a scapito della qualità dei servizi”.

Turismo 85 eroga i sui servizi a più di 1.200 aziende clienti in oltre 20 nazioni, dalle grandi multinazionali alle medie e pic- cole aziende. L’anno dei record è stato indubbiamente il 2019 con un volume di affari di oltre 40 milioni di euro. In un anno

‘normale’ l’agenzia di viaggio friulana emette 60.000 biglietti, realizza 23.000 prenotazioni al- berghiere, 16.000 noleggi di auto e oltre 3.000 pratiche consolari per l’ottenimento dei visti.

L’agenzia, inoltre, si occupa delle trasferte delle principali società sportive regionali - come la Libertas Volley Martignancco e l’Apu Amici Pallacanestro Udine- se entrambe in A2 - e da diversi anni è punto di riferimento sia in Friuli-Venezia Giulia sia in Veneto per il turismo scolastico.

Analisi

segue da

pagina

15 Garanzia per i cantieri rimasti in sospeso

“Dagli Anni ’60 la Emmebi propone sui mercati internazionali l’eccellenza delle soluzioni industriali nel campo dell’alluminio – spiega Elena Mau- ro dell’azienda con sede a Pavia di Udine -. I confini dell’azienda si sono dilatati a ogni latitudine e la sua capillare e diversificata presenza inter- nazionale le ha permesso di insediare un ‘pezzo di Italia’ nei mercati di Stati Uniti, Canada, Sud America, Medio Oriente, Australia, Nuova Zelanda, Cina e Russia. Questa presenza internazionale richiede continui sposta- menti da parte del personale, sia nell’ambito commerciale sia tecnico, la cui coordinazione è sempre stata affidata a un professionista. Nel nostro caso, da molti anni collaboriamo con Turismo 85, che ha sempre agito con grande professionalità dando la garanzia che tutto fili nel senso giusto.

C’è da dire però che mai come in questo particolare periodo di lockdown, il supporto da parte loro si è dimostrato così indispensabile, nonostan- te l’impossibilità di muoverci e spostarci come prima. Abbiamo diverse installazioni di impianti in sospeso, soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in Europa in Spagna e nei Paesi nordici e il supporto di persone qualifica- te e competenti, capaci di dare informazioni giuste anche alla luce delle tante normative che si sono succedute in maniera repentina con il passare dei mesi, mai come ora si è reso necessario. L’agenzia si è trasformata quasi in un ufficio legale, informandosi con la Farnesima, per interpretare i vari decreti, informandosi con le varie compagnie aeree per far viaggiare i nostri tecnici all’estero, svolgendo un’accurata ricerca dei voli disponibili e contattando i vari uffici per l’ottenimento dei visti. Tutte informazioni e prenotazioni che da soli sarebbe stato impossibile svolgere”.

EMMEBI

Rassicurante per i dipendenti all’estero

“Da moltissimi anni ormai ci avvalliamo dei servizi di Turismo 85 per organizzare i nostri viaggi di lavoro in giro per il mondo – dichiara Simone Cisilino, Executive Sales Manager di Siderengineering di Pozzuolo –. Vorrei segnalare in special modo l’assistenza che Turismo 85 ci ha fornito du- rante quest’anno, molto problematico per i viaggi e per i rientri del nostro personale. È molto rassicurante per la nostra azienda, ma in particolare per il nostro personale all’estero, sapere di poter contare sulla loro pro- fessionalità, con un particolare ringraziamento a Federica”.

SIDERENGINEERING

È importante affidarsi a occhi chiusi

“Sia io che i miei collaboratori della Simonit&Sirch viaggiamo tantissimo per lavoro, in tutti i continenti – spiega Marco Simonit della società di Corno di Rosazzo specializzata in cura dei vigneti -. Dobbiamo ottimizzare i tempi, avere servizi a terra quali transfer, auto a noleggio, hotel e anche avere un punto di riferimento attendibile e sempre presente per gli inevitabili impre- visti a cui si va incontro quando si viaggia. In tutto ciò ci è preziosissima, anzi direi essenziale, la grande professionalità di Turismo 85 a cui ci affidiamo a occhi chiusi, avendo sperimentato sul campo la loro efficienza. Oltre all’a- spetto tecnico professionale, ne apprezzo molto anche quello umano, la di- sponibilità, la gentilezza con cui lavorano e che non è mai venuta a mancare nemmeno in questo difficilissimo anno. In particola modo vorrei ringraziare il nostro ‘angelo custode’ Samuela che, oltre a essere sempre disponibilis- sima, ci ha trovato anche in questo periodo tutte le soluzioni in tempo quasi reale, considerate le difficoltà del momento”.

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“Non basta una scrivania

per arredare un ufficio”

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18 I BUSINESS I dicembre 2020

Meta Management

imminente la pubblicazione del libro intitolato “Ulisse, parola di leader” scritto da Enrico Cerni e Giuseppe Zollo. Il primo è diri- gente di gestione del personale, il secondo è professore universitario di management. Gli autori propon- gono al lettore di rivisitare l’Odissea accompagnando Ulisse nel suo viaggio di ritorno verso Itaca. E con l’occasione indagano sulle sue capacità e sui suoi limiti di leader.

Comprendere a fondo lo stile di leadership di Ulisse non è però banale: ha una innata intrapren- denza; è dotato di notevole astuzia mescolata a prudenza; è duttile, capace di mille idee; possiede un ingegno multiforme; è in grado di sopportare grandi sofferenze; è navigato a tutte le esperienze. Ma è anche ingannatore e capace di efferate crudeltà.

Gli studiosi ci avvisano sin dall’i- nizio: “È con questa ambivalenza del personaggio che bisognerà fare i conti. Perché il bello dei miti clas- sici è che non ti offrono personaggi facili, malvagi totalmente e santi perennemente virtuosi”. Cerni e Zollo esplorano in profondità i 24 libri dell’Odissea e ci indicano quando il nostro eroe merita un voto massimo, intermedio o nullo in leadership, oppure quando ad- dirittura il suo comportamento ci lascia interdetti.

Nel libro XXII Omero descrive la strage dei Proci. Come ci dicono gli autori: “La barbarie umana prorompe nel racconto e ci lascia sconcertati… Telemaco, il porcaro

storia dell’umanità. Gli esempi sono innumerevoli. L’inquisizione che deve difendere la vera fede, Robespierre che deve difendere la rivoluzione col terrore, la pulizia etnica che deve difendere la purez- za della razza, l’uomo bianco che è chiamato a sostenere il fardello di ‘civilizzare’ il mondo. Ma non è necessario andare così lontano.

Chiudere uno stabilimento… ri- sponde alla stessa logica… azioni necessarie per salvare le leggi su- periori dell’economia di mercato.

La morale è la stessa di Ulisse: es- sere crudeli non per piacere ma per necessità. È Atena (o qualche sua controfigura: razza, fede, mercato) che lo vuole”.

Nel successivo libro XXIII gli scrittori ci confessano, con un certo conforto, di ritrovare “l’Ulisse di sempre, dopo averlo perso nel furore cieco della battaglia”.

L’ambivalenza di Ulisse viene sot- tolineata anche da Dante. Nel canto XXVI dell’Inferno, dove sono puniti i consiglieri fraudolenti troviamo Ulisse, che si è reso responsabile di vari inganni, il più famoso dei quali è quello del cavallo di Troia.

La valutazione ‘teologica’ sull’eroe omerico è negativa, mentre quella

‘umana’ è positiva. Entusiasmanti sono i versi danteschi con i qua- li Ulisse ricorda ai compagni la vocazione umana: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” (118-120). Versi così motivanti da far loro trovare il coraggio di superare i confini allora ritenuti invalicabili del mondo: le colonne d’Ercole.

Dante, poeta della complessità, condanna Ulisse come poeta/teo- logo, ma salva Ulisse come uomo/

poeta. È stessa l’ambivalenza della figura di Ulisse che Cerni e Zollo ci propongono brillantemente nel loro libro.

È

e il bovaro si occupano di Melanzio.

Lo portano nell’atrio, gli tagliano le narici e le orecchie, gli strappano i genitali, gli mozzano mani e piedi”.

Quindi si chiedono: “Perché Ulisse è così spietato? Come conciliare la comprensione umana che Ulisse mostra così spesso con lo spietato sterminatore che qui vediamo in azione?”

Gli autori ci propongono al ri- guardo una riflessione profonda:

“Omero ci presenta Ulisse come la mano di una giustizia superiore.

Sono gli dei che vogliono giustizia per ristabilire l’ordine... Omero, sembra dirci che se c’è un re- sponsabile della crudeltà sfoggiata nella strage… non è Ulisse, ma va ricercato altrove: nel volere degli dei… Giustificare la sofferenza e la morte da infliggere agli altri con un bene superiore è una costante nella Alberto

Felice De Toni

Analisi di un mito.

L’eroe greco raccontato da Omero presenta un’ambivalenza:

astuto e generoso, ma anche ingannatore e crudele.

Un libro esamina la sua strategia e gli dà anche i voti

La leadership di Ulisse

La copertina del libro

“Ulisse, parola di leader”

omerico è negativa, mentre quella

‘umana’ è positiva. Entusiasmanti sono i versi danteschi con i qua li Ulisse ricorda ai compagni la vocazione umana: “

la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza

così motivanti da far loro trovare il coraggio di superare i confini allora ritenuti invalicabili del mondo: le colonne d’Ercole.

condanna Ulisse come poeta/teo logo, ma salva Ulisse come uomo/

poeta. È stessa l’ambivalenza della figura di Ulisse che Cerni e Zollo ci propongono brillantemente nel La copertina del libro

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www.noninogroup.it Progettazione preliminare

e definitiva Assistenza post vendita

e manutenzione

Collaudi e messa in servizio

Installazione e posa

in opera Scelta dei materiali

e delle finiture

Preventivazione, studi di fattibilità, piano economico

Iter autorizzativo e burocratico, supporto per pratiche detrazioni fiscali

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Passoni Luigi. Riconoscimento nazionale per la piccola azienda di sedute che ha puntato tutto sulla ecosostenibilità dei suoi prodotti senza dimenticare il design

una piccola azienda del Manzanese, giunta alla quarta generazione, è stato riconosciuto il prestigioso Premio nazionale per l’Innovazione, denominato

“Premio dei Premi” e giunto all’undicesima edizione, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri su concessione del Presidente della Repubblica. Il premio è conferito annualmente a imprese industriali e di servizi, banche, pubbliche amministra- zioni, studi di design e start up accademiche che abbiano rea- lizzato innovazioni rilevanti di prodotto o di processo.

Si tratta della Passoni Luigi Sedie con stabilimento a San Giovanni al Natisone ed è la prima azien- da friulana a ricevere questo riconosci- mento di assoluta eccellenza nazio- nale.

Il progetto pre- miato è Genea, sulla base di de- sign dello studio Atelier Oï, con la motivazione di

A

eccellenza italiana per lo sviluppo

di prodotti e tecniche produttive uniche, brevettate, di elevata qua- lità, design, altamente naturali e sostenibili.

Fondata nel 1948 come piccolo laboratorio artigiano da Luigi Passoni con i figli Ermanno, Carlo ed Ezio, l’azienda è cresciuta negli anni passando poi sotto il con- trollo del nipote Alvise, assieme alla moglie Lia e al primogenito Tommaso. La svolta decisiva ar- riva nel 2008 quando, in tempi già difficili per il distretto, la Passoni Luigi Sedie decide di puntare, caso particolare in Friuli-Venezia Giulia, su una pro- duzione di com- plementi d’arredo naturali, ecososte- nibili e certificati al cento per cento:

dalla struttura in legno all’imbotti- tura, dalla stoffa all’imballaggio.

“È un grande onore poter rice- vere questo ambi- to riconoscimento che premia anni di continua ricerca e

Premio

dei premi a chi ama la natura

sviluppo – è il commento di Tom- maso Passoni, direttore commer- ciale e marketing dell’azienda -.

Desideriamo condividerlo con tutti i nostri dipendenti capaci di dare alta qualità e impegno nel realizzare prodotti apprezzati in tutto il mondo”.

Aziende & Mercati

Tommaso Passoni, quarta generazione di imprenditori

METLAB.

Laboratorio Accreditato di Taratura Centro LAT n°280.

www.portfolio.is.it

Via Cussignacco, 78/41 33040 Pradamano, Udine Tel. (+39) 0432.685145 / 655292 Email: info@metlab.it www.metlab.it

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Campi di misura e relative incertezze

disponibili sul sito: www.accredia.it – Banche dati – Accreditamenti – Laboratori di taratura.

METLAB è specializzata

nella taratura e gestione delle apparecchiature per la misura della temperatura.

La conoscenza della grandezza “temperatura”

riveste un ruolo di primaria importanza in molti settori siano essi quelli associati alla ricerca nel campo della fisica che quelli che includono processi di trasformazioni chimiche e biochimiche fino ad arrivare a quelli che riguardano applicazioni ingegneristiche.

Per la grandezza di temperatura, il Laboratorio METLAB è stato accreditato da ACCREDIA, l’Ente unico di Accreditamento in Italia, il quale ha riconosciuto la competenza del Laboratorio stesso e la conformità ai requisiti definiti dalla norma internazionale UNI CEI EN ISO/IEC 17025.

Il riconoscimento di Laboratorio LAT (Laboratorio Accreditato di Taratura) rientra negli Accordi di Mutuo Riconoscimento ILAC/MRA e quindi ha valenza internazionale.

METLAB è in grado di eseguire tarature accreditate di:

> Termometri a resistenza

> Termocoppie a metallo nobile

> Termocoppie a metallo comune

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Indicatori di temperatura con termometri a resistenza Indicatori di temperatura

con termometri a termocoppia

LAT N°280Membro degli Accordi di Mutuo Riconoscimento EA, IAF e ILAC

Signatory of EA, IAF and ILAC Mutual Recognition Agreements

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parazioni, manutenzione e assisten- za sul campo per valvole e attuatori, sia a marchio Fri sia di altri”.

Le numerose certificazioni di qua- lità e di prodotto, le approvazioni di vendor list ottenute con le prima- rie aziende che operano nei settori dell’energia e petrolifero, oltre alle collaborazioni con tutte le maggio- ri società di ingegneria del settore, testimoniano il livello di qualità e professionalità dell’azienda friulana che, dopo aver più che raddoppiato il proprio fatturato negli ultimi tre anni, è cresciuta anche in termini di risorse e conta attualmente 17 addetti, pre- valentemente laureati o diplomati, e collaborazioni con oltre una decina di aziende dell’indotto locale e una cin- quantina di aziende italiane ed estere.

La Fri, con un portafoglio ordini già acquisito per il 2021 di 8 milioni di euro, pari a più del doppio rispet- to all’anno che si sta concludendo, si prepara così per i prossimi traguardi puntando su tecnologia, nuove risor- se qualificate e nuove collaborazioni con fornitori specializzati.

Fri. L’azienda di Salt, impegnata nel settore energetico, ha raddoppiato il portafoglio ordini grazie a importanti commesse dal Qatar

n controtendenza in tempi di

pandemia e recessione, il 2020 si profila come un anno di con- solidamento per la Fri di Salt di Povoletto, azienda leader nella progettazione e produzione di valvo- le speciali. Infatti, grazie a una serie di commesse, in particolare verso il Medio Oriente, l’India, gli Stati Uniti e il Kazakhstan, punta a incrementare il proprio fatturato e a rafforzare la propria presenza sul mercato inter- nazionale.

Oltre alla pluriennale collabora- zione con una importante ingegneria italiana nel settore energetico per forniture già in corso di valvole spe- ciali destinate alle nuove centrali ter- moelettriche italiane come Marghera e Presenzano, la Fri sta attualmente consolidando la propria presenza in Qatar grazie a una grossa commessa per la fornitura di valvole della linea jet fuel dalla raffineria all’aeroporto di Doha e alla collaborazione con tutte le primarie società qatariote che ope- rano nel settore energetico e preve- dono grossi investimenti nell’espan- sione del giacimento North Field East, al largo della costa nordorientale del Qatar.

“I tradizionali punti di forza dell’a- zienda - afferma l’imprenditrice Ta- nia Iuri - sono le forti competenze ingegneristiche e sui materiali, la ca- pacità di progettare e realizzare una

I

vasta gamma di valvole meccaniche, di controllo e di sicurezza e di fornire una serie di servizi quali design e re- verse engineering, ottimizzazioni, ri-

conquistano gli Emirati

Aziende & Mercati

22 I BUSINESS I dicembre 2020

Le valvole friulane

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Operiamo sul territorio della nostra regione in maniera capillare con collaborazioni esclusive con colleghi che condividono la nostra vision.

Un’approfondita conoscenza del mercato immobiliare ci eleva da agenzia a rinomato centro servizi di mediazione.

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I clienti vogliono essere seguiti dalla nostra azienda perchè sanno che non dovranno preoccuparsi di niente

Il vostro sogno chiavi in mano

Affidarsi a Rigatti Immobiliare per comprare o vendere un immobile residenziale si- gnifica non doversi più pre- occupare per il buon esito della ricerca. Lo confermano numerosi clienti che si sono già rivolti all’agenzia specia- lizzata in residenze di qualità, che opera in tutta la regione, come racconta il suo titolare Davide Rigatti.

Come è nata la Rigatti Im- mobiliare?

“Opero nel mercato dell’im- mobiliare dal 1999 e sono sempre stato impegnato nel settore residenziale a Trieste, per poi espandere l’attività in tutto il Friuli Venezia Giulia trattando sempre di più im- mobili di qualità e di prestigio.

Oggi la nostra realtà viene presa come punto di riferi- mento da moltissimi clienti anche esteri per la gestione dei loro patrimoni e per la ricerca e vendita di immobili di alto livello”.

Perchè un cliente dovrebbe affidarsi a voi?

“I clienti vogliono essere se- guiti dalla nostra azienda per- ché sanno che non dovranno preoccuparsi di niente. Dal momento in cui ci incaricano a vendere le loro proprietà un team di professionisti si mette all’opera per preparare al me- glio il fascicolo. Dagli architetti e fotografi, ai geometri fino a chi si occupa di marketing e pubblicità. La nostra forza è sicuramente il gruppo. Nelle nostre trattative il venditore e l’acquirente si conoscono ap- pena al rogito. Proprio perchè prima viene tutto interamente gestito da noi. Abbiamo inol- tre una quantità di acquirenti soprattutto di fuori regione ed esteri che ci permette di far realizzare ottimi valori immo- biliari ai nostri clienti”.

Il settore immobiliare che pe- riodo sta attraversando?

“È in crescita. Dopo la crisi del 2008 che si è protratta fino a tutto il 2014, negli ultimi anni abbiamo finalmente comin- ciato a vedere la luce in fondo al tunnel. In questi momenti abbiamo sicuramente stretto i denti e deciso di investire ancora di più in immagine, tecnologia e strategie di marketing. Alla fine la nostra scelta ha sicura- mente pagato. Prevediamo un biennio 2021-2022 con buone prospettive per quanto riguarda il settore residenziale, mentre ancora molta crisi su quello commerciale e uffici. Le esigen- ze delle persone sono cambiate e stiamo aiutando anche molti costruttori a capire come evol- vere e modificare i loro progetti in linea con le nuove esigenze”.

Il superbonus 110% è un’oppor- tunità?

“Fare chiarezza sul bonus 110%

è davvero un’impresa. Diciamo che sicuramente la cosa miglio- re è evitare di mettersi in questa avventura da soli. È fondamen- tale essere seguiti da uno o più professionisti che si siano spe- cializzati proprio su questo argo- mento. E all’interno della nostra struttura ci sono anche questi.

Sicuramente è un bonus che non deve essere perso, soprat- tutto per gli immobili unifamiliari su cui è più facile intervenire. Ma, lo dico nuovamente, va fatto con molta attenzione: è un’ottima opportunità ma piena di paletti che vanno rispettati”.

Case ecologiche e bioedilizia, cosa ne pensi?

“Le case ecologiche sono pre- senti da anni sul mercato ma, come spesso accade in Italia, stanno prendendo piede solo negli ultimi 2-3 anni. La bioe- dilizia è quindi sicuramente il presente e anche il futuro. Unito alla domotica e all’uso di tecno-

logie in grado di aumentare il risparmio energetico consento- no alle persone di vivere quasi in totale autonomia ‘energeti- ca’ dal sistema. Abbiamo già realizzato diverse soluzioni nella nostra regione e l’archi- tetto Pierdomenico Calafati, che collabora con me da oltre vent’anni, è sicuramente uno dei professionisti di punta in re- gione a cui affidarsi per questo tipo di interventi”.

Il futuro è green

“Alla base del successo futuro nell’immobiliare ci sarà il cosid- detto green”. Ad affermarlo è Pierdomenico Calafati, architetto che da anni si occupa di bioedili- zia e risparmio energetico e colla- boratore di Rigatti Immobiliare.

“Abbiamo realizzato soluzioni innovative e non abbiamo mani sufficienti per soddisfare tutti i clienti che ci contattano – conti- nua Calafati -. Siamo specializzati nel ‘chiavi in mano’ e con il nostro team di architetti e geometri realizziamo case su misura studiate con attenzione. I nostri clienti sono molto soddisfatti al momento della consegna della casa dei loro sogni ma soprattut- to dopo che ci vivono dentro per un po’ perché si rendono conto della differenza abissale rispetto alle abitazioni tradizionali”.

A destra il titolare Davide Rigatti a sinistra Pierdomenico Calafati

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AA Custom.

Da quasi quindici anni il cantiere navale di Monfalcone restaura barche di legno che hanno fatto la storia

a Alto Adriatico Custom sta per festeg- giare tre lustri nel restauro di barche di legno. Il cantiere di Monfalcone, infatti, è stato fondato nel 2006 dai maestri d’ascia Odilo Simonit e Paolo Skabar, provenienti dall’esperienza del Cantiere Alto Adriatico, fondato nella vicina Muggia nel 1991 e diventato in pochi anni uno dei principali cantieri di riferimento nella lavorazione del legno. Oggi AA Custom si estende su una superficie di circa 900 metri quadrati nella zona industriale Li- sert. Qui i titolari e i quattro dipendenti si dedicano senza sosta alla costruzione di nuove imbarcazioni custom, al refitting, manutenzione e allestimenti, se ne conta- no già oltre quaranta eseguiti, come avve- nuto a bordo di imbarcazioni del calibro di Southern Wind, Royal Huisman, Grand Banks, Hallberg Rassy, Swan e Nauta.

Il più importante refitting attualmente in corso è quello di Sonja II, un 6 metri stazza internazionale del 1908 ritrovato in una foresta della Svezia e salvato dalla distruzione. Progettata e costruita nel

L

1908 dal norvegese Johan Anker.

È la seconda classe metrica progettata da colui che nel 1929 avrebbe disegnato il mitico Dragone, il monotipo a chiglia più diffuso del mondo prodotto in oltre 6.500 esemplari. Tra gli interventi compiuti su questa barca, la sostituzione del 60 per cento del fasciame di mogano, l’80 per cento delle ordinate in rovere e il 70 per cento dei bagli. Oggi Sonja II appartiene all’austriaco Kari Khevenhüller, Conte del castello di Hochosterwitz in Carinzia.

Tra le barche in legno, mo- torizzate con propulsione

elettrica, anche Poto del 1925, un ex traghetto va-

rato in Austria nel 1925 e un tempo impiegato come traghetto sul Lago Weissensee, diventato oggi un lussuoso mini- albergo galleggiante a una sola cabina. A bordo non manca nulla, dal salone privato al ponte sole a un’attrezzata

cucina.

Una imbarcazione re- alizzata ex novo da AA Custom recentemente è invece Zelag, un acqua- bus in larice e mogano a 24 posti, oggi impiegato per la riscoperta a zero emissioni della Laguna di Gra- do e della città di Aquileia. Il progetto è stato realizzato in partnership con l’U- niversità di Trieste e l’azienda Friulinos- sidabili. Il tipo di carena e la propulsione elettrica, garantita da 48 batterie con anche funzioni di zavorra, permettono di navigare ininterrottamente per circa 12 ore al giorno, senza formazione di onde, a una velocità media di 3-4 nodi. In caso di necessità a bordo è stato installato an- che un generatore diesel di emergenza.

Oggi Zelag contribuisce a promuovere il turismo eco-sostenibile a zero emissioni nelle acque interne.

Aziende & Mercati

La clinica per le signore del mare

PAVIMENTI PER INTERNI E PER ESTERNI

SANTA MARIA LA LONGA (UD)

via Zorutti 3 - Tel. 347.4185088

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