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TERZA SETTIMANA QUARESIMA 2021

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Academic year: 2022

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TERZA SETTIMANA QUARESIMA 2021

DOMENICA 7 MARZO

Giovanni 8, 31-59

Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno.

Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico:

chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».

Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo;

non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non

comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».

Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più

grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi

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glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno;

lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Commento

Letto con attenzione tutto il brano, stupisce che in merito ai Giudei che stanno conversando con Gesù si dica sin dal principio che gli avevano creduto. L'avere creduto, infatti, può sembrare già di per sé terreno abbastanza fertile per permettere alla Parola di attecchire e far fiorire una fede viva e autentica. Una sorta di requisito indispensabile che molto spesso mette serenità anche nella coscienza di ogni cristiano, come se fosse sufficiente per definirsi tale.

Quando Gesù, però, cerca di accompagnare i Giudei ad aprirsi ulteriormente alla Verità, è proprio allora che si scontra con una chiusura netta dei loro cuori e del loro modo di pensare. La verità dei Giudei è di certo formalmente corretta: non è in dubbio, infatti, che la loro discendenza nella carne venga da Abramo. Ma è la mentalità con cui professano il vero che rende la verità stessa non più tale, e quindi menzognera poiché figlia del diavolo.

Una verità che lega a una religiosità moralmente ineccepibile, ma che non sa mettere al centro la relazione d'amore con Cristo e con gli altri. I Giudei, infatti, pur avendo creduto, non riconoscono la vera identità di Gesù come Figlio di Dio Padre, fino ad arrivare a mettere mano alle pietre per lapidarlo.

Verità di Gesù, al contrario, rende liberi i cuori poiché parte da uno sguardo che - se accolto e fatto proprio - stravolge le prospettive di un pensare limitato e, di conseguenza, limitante. La Verità che cambia nel profondo la vita dell'uomo è quella di sapersi fratelli di Cristo e quindi Figli del Padre, amati da colui che di se stesso dice Io Sono, da sempre ti amo. Questa è la conversione più profonda a cui il brano oggi ci richiama: guardare alla nostra vita e a quella degli altri con lo sguardo innamorato di Dio Padre. Da qui parte il cammino promesso per non vedere la morte in eterno.

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Preghiera O Verità

che illumini il mio cuore,

fa’ che non siano le mie tenebre a parlarmi!

Mi sono gettato in mezzo a esse e mi sono trovato al buio,

ma anche da quaggiù ti ho amato tanto.

Mi sono smarrito,

ma mi sono ricordato di te.

Ho sentito la tua voce alle mie spalle che mi diceva di tornare indietro:

l’ho sentita a mala pena, a causa del tumulto interiore dell’inquietudine,

ma ecco che ora torno assetato e desideroso della tua fonte.

Nessuno m’impedisca di avvicinarmi a lei:

ne berrò e vivrò.

Non devo essere io la mia vita:

da me sono vissuto male, sono stato morte per me stesso;

in te ritorno a vivere.

Parlami tu, istruiscimi.

S. Agostino

Le Confessioni, XII, 10-11

LUNEDI' 8 MARZO Matteo 6,7-15

7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. 9 Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;

10 venga il tuo regno;

sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 12 e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori, 13 e non ci indurre in tentazione,

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ma liberaci dal male.

14 Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

Commento

Prosegue anche oggi l'insegnamento di Gesù sulla Verità della relazione tra Dio e l'uomo.

Ancora una volta ci ricorda che la fede non si gioca in primo luogo sullo sforzo della volontà umana, in questo caso rappresentata dal fiume di parole che a volte spendiamo nelle nostre preghiere. Invece viene sottolineato che c'è qualcosa di molto più profondo e radicale che abita in noi, già a partire dal Battesimo: la paternità di un Dio che sa di quali cose abbiamo bisogno.

La Parola che risuona con forza in tutto il passo presente - e in quello di ieri - è proprio la stessa con cui Gesù ci invita ad intonare la nostra preghiera più intima Padre nostro. E' solo a partire dal riconoscere il primato nella nostra vita di una relazione familiare d'amore che è possibile procedere sulla strada di una fede più matura e autentica. Allora anche le nostre richieste, il perdono donato e ricevuto e la lotta contro il male non saranno più una conquista determinata soltanto dal nostro impegno umano - destinato, per altro, a essere irrimediabilmente imperfetto -, ma scaturiranno dalla certezza di essere uniti a un Padre che ci ama e ci stringe a sé come suoi figli.

Anche oggi la chiamata alla conversione ci chiede di stravolgere il nostro modo di pensare e di pensarci.

Preghiera

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male.

Amen.

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MARTEDI' 9 MARZO Matteo 6, 16 - 18

16 E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

17 Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, 18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Commento

In Quaresima siamo chiamati a un cambiamento interiore e la Chiesa suggerisce come strumenti alleati il digiuno, la preghiera e l'elemosina. Gesù, però, con fermezza ci mette in guardia dal non cadere nella tentazione di compiere queste opere secondo quella mentalità che spesso distingue il nostro modo di fare. Sotto accusa non è tanto il gesto in sé, quanto piuttosto la motivazione con cui si agisce. Infatti, persino l'azione più generosa, se compiuta con una finalità distorta, non è più opera buona ma malvagia. Lo ricorda anche San Paolo quando afferma che se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.

A quale cambiamento siamo chiamati allora? Quale senso dare ai nostri gesti? Gesù - ancora una volta durante questa settimana - ci invita a tenere lo sguardo fisso sulla relazione con il Padre, a cercarlo nel luogo più intimo che ci abita, nel segreto. Ogni azione, ogni sacrificio, fossero anche i più piccoli, se fatti per il desiderio di cercare di corrispondere all'amore del Padre, allora trovano il loro senso più vero e aprono la strada a un'autentica conversione quaresimale.

Preghiera

Signore, insegnami a essere generoso, a servirti come Tu meriti,

a dare senza contare,

a combattere senza pensiero delle ferite, a lavorare senza cercare riposo,

a prodigarmi senza aspettare altra ricompensa, con la coscienza di fare la Tua santa volontà.

Amen.

Sant'Ignazio di Loyola

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MERCOLEDI' 10 MARZO Matteo 6, 19-24

19 Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; 20 accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. 21 Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.

22 La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; 23 ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!

24 Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.

Commento

Occhi e cuore sono legati tra loro. Nel linguaggio spirituale, infatti, spesso si usa la parola contemplare per indicare l'apertura del cuore verso la preghiera e la relazione con Dio. Ma prima ancora la contemplazione richiama il campo semantico dello sguardo, nel senso di

"guardare a lungo, osservare con attenzione cosa che desti meraviglia o ammirazione".

Gesù ci sta quindi domandando che cosa risveglia l'attenzione del tuo sguardo e perciò del tuo cuore? Quali sono le ricchezze che tengono occupati occhi e cuore? Non si tratta tanto di disprezzare i beni materiali o gli affetti terreni, quanto mettere in ordine le priorità.

Se i nostri occhi fossero sempre fissi su Gesù, la sua stessa luce limpida illuminerebbe il rapporto che abbiamo con il mondo e le sue cose. Allora non dovremmo più avere timore di farci travolgere dalle occupazioni di tutti i giorni, dal mondo e dai suoi beni, perché riusciremmo a vederli a goderne per quello che sono, mentre il nostro cuore rimarrebbe sempre vicino all'unico e vero tesoro e saprebbe con certezza che solo l'Amore resta alla fine di tutto.

Preghiera

Se uno degli aspetti che ti piacciono di più è che abbia occhi per guardarti:

dammi occhi semplici, casti, umili, innamorati e che sanno piangere.

Perché contemplando la bellezza tua

possa io risplendere del tuo immenso amore.

Questo mi basta o Signore.

Canto tratto dalla preghiera di San Pietro d'Alcantara

(7)

GIOVEDI' 11 MARZO Matteo 6, 25-34

25 Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua

vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo:

non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34 Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

Commento

Se il Vangelo di ieri chiedeva di mettere ordine nelle priorità della vita, il discorso di Gesù prosegue con l'invito a fidarsi fino in fondo e riporre piena fiducia in Dio. Gesù, infatti, rivela che tutto il creato e in modo particolare l'uomo sono custoditi da Dio, senza neppure che ci sia bisogno di affannarsi per ottenere questo dono immenso. L'Amore di Dio è prima di tutto.

Ciò che a noi spetta, quindi, è scoprire e vivere pienamente questo Amore, cioè cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia. E' la chiave per una vita aperta alla Speranza - non quella falsa che porta a pensare che tutto andrà sempre per il meglio secondo i nostri piani - ma quella consapevole che ogni progetto porta frutto se radicato in Dio e che tutto, anche i dolori che non mancano nel percorso di ciascuno, concorrono al bene di chi ama Dio.

Preghiera

O Signore, nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:

sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

(8)

Con la bocca dei bimbi e dei lattanti

affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate,

che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?

Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato:

gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi;

tutti i greggi e gli armenti,

tutte le bestie della campagna;

Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare.

O Signore, nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Salmo 8

SABATO 13 MARZO Marco 6, 6b-13

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. 7 Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. 8 E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9 ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. 10 E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. 11 Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». 12 E partiti, predicavano che la gente si

convertisse, 13 scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

Commento

I primi capitoli del Vangelo di Marco raccontano che, prima di essere inviati nel mondo, i discepoli sono stati chiamati da Gesù a trascorrere del tempo insieme a lui. È sempre da qui che inizia ogni chiamata, dall'invito di Gesù a stare insieme a lui per comprenderne il

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modo di pensare, di sentire e di agire e poi portarlo a tutti coloro che si incontrano nella vita quotidiana. Nella nostra vita potremmo dire che stare con Gesù significa frequentare la Parola e i Sacramenti per diventare simili a lui e testimoniare così la sua presenza anche agli occhi di chi ancora non lo ha incontrato.

Per fare questo Gesù ci ha accompagnati attraverso i Vangeli di tutta la settimana trascorsa, suggerendo cosa è indispensabile affinché ciascuno possa rispondere alla missione che gli è personalmente affidata, qualsiasi essa sia, cioè il rapporto con Dio e la fiducia nel suo Amore di Padre. Questo è quanto di più prezioso custodire per essere suoi discepoli. Con tale certezza, allora, è possibile anche non preoccuparsi di avere doni o doti speciali da portare con sé - pane, bisaccia, denaro, indumenti -, perché quello di cui avremo bisogno per essere testimoni autentici di Gesù sarà egli stesso a darcene senza farci mancare il necessario.

Preghiera

Chiamato ad annunciare la tua Parola, aiutami Signore, a vivere di Te,

e a essere strumento della tua pace.

Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita, perché le parole, quando veicolano la tua, non suonino false sulle mie labbra.

Esercita su di me un fascino così potente, che io abbia a pensare come Te,

ad amare la gente come Te, a giudicare la storia come Te.

Concedimi il gaudio di lavorare in comunione ed inondami di tristezza ogni qualvolta che, isolandomi dagli altri,

pretendo di fare la mia corsa da solo.

Infondi in me una grande passione per la Verità, e impediscimi di parlare in tuo nome

se prima non ti ho consultato con lo studio e non ho tribolato nella ricerca.

Salvami dalla presunzione di sapere tutto.

Dall’arroganza di chi non ammette dubbi.

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Dalla durezza di chi non tollera ritardi.

Dal rigore di chi non perdona debolezze.

Dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.

Trasportami, dal Tabor della contemplazione, alla pianura dell’impegno quotidiano.

E se l’azione inaridirà la mia vita,

riconducimi sulla montagna del silenzio.

Dalle alture scoprirò i segreti della “contemplatività”, e il mio sguardo missionario arriverà più facilmente agli estremi confini della terra.

Tonino Bello

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