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Anello d’oro a forma di serpe arrotolata - Numero di inventario: MG 1992

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Anello d’oro a forma di serpe arrotolata

- Numero di inventario: MG 1992 (Num. Vecch. Inv. IS 19). - Misure: diametro cm. 2,8.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: quasi sicuramente da Volterra o dal suo territorio limitrofo; acquistato nel 1853 dal bibliotecario A.F. Gori214.

- Descrizione: è costituito da una sottile verga a sezione circolare con andamento spiraliforme che si sviluppa per tre giri. Termina anteriormente nella testina del rettile, ritta e con gli occhi segnati, e, nella parte posteriore, in una sinuosa coda ittiomorfa.

- Commento e confronti: l’anello si ricollega per la tipologia a quello serpentiforme, già precedentemente trattato, proveniente dalla tomba XII della necropoli del Portone. Entrambi i monili rientrano nella moda di anelli a forma di serpe che prese piede agli inizi dell’oreficeria romana215.

Questo esemplare però, rispetto al precedente, ha una forma più elegantemente affusolata ed anche i particolari della testa e della coda sono meglio eseguiti.

- Datazione: produzione romana del I secolo a.C. - I secolo d.C. .

214 Come risulta da BGV, dove in data 13 settembre 1853 si legge: ‘acquistato dal bibliotecario A.F. Gori per la somma

di £ 61:…...3) un fermaglio rappresentante una serpe contorta a spirale il tutto in oro, valore intrinseco £ 17’. Mandato di pagamento n° 5 dell’anno 1853.

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Anello “ad occhio”

- Numero di inventario: MG 1785 (Num. Vecch. Inv. IS 106). - Misure: diametro cm.3.

- Stato di conservazione: privo della pietra incastonata.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: anello “ad occhio” in lamina d’oro, costituito da una grossa verga a sezione

semicircolare. Presenta un grosso castone, ora vuoto, decorato fittamente da un’alternanza di fasce lisce e perlinate. La cornice più esterna del castone è ornata con un motivo a filigrana216.

- Commento e confronti: a partire dalla metà del IV secolo a.C., gli anelli noti sotto il nome di

“Gruppo Fortnum”217 iniziano ad essere sostituiti da anelli dal castone più o meno elaborato nel quale

viene inserita una pietra preziosa. Tali anelli vengono definiti con castone “ad occhio” per la loro forma appuntita ed allungata. E’ molto probabile che questo tipo di anello, piuttosto vistoso, avesse un valore apotropaico, che fosse cioè destinato a proteggere chi lo indossava dagli influssi maligni. Infine la pietra incastonata era molto vistosa per la sua dimensione e doveva avere essa stessa un valore decorativo. La produzione degli anelli “ad occhio” si colloca nella seconda metà del IV secolo a.C., ma non è con sicurezza attribuibile ad ambito etrusco. Infatti, in Grecia, verso la fine del VI secolo a.C., troviamo a sostituire il tipo di anello ionico con castone ellittico allungato un anello a castone ovale, appuntito alle estremità, detto appunto “ad occhio”, che sviluppa un tipo già in uso nel periodo sub-miceneo geometrico ed orientalizzante, che all’inizio è piccolo e convesso, ma durante il V secolo a.C. si spiana e si ingrandisce per lasciare più spazio alla decorazione218. Per quanto

riguarda i confronti, un anello del tutto simile al nostro lo si trova nella collezione degli ori del Museo Archeologico di Firenze219, facente parte della Collezione Currie, ma purtroppo il contesto

preciso di provenienza non è individuabile. Un altro confronto lo abbiamo anche con un esemplare

216 CATENI1988, tav. 60; CATENI 2004, pag. 76, fig. 91.

217 Una produzione tipicamente etrusca di anelli con vistoso castone d’oro a mandorla con decorazione a sbalzo, attestata

già a partire dalla fine del V secolo a.C. ma affermatasi soprattutto nel corso della prima metà del secolo seguente. Vedi BOARDMAN 1966, pp. 10 ss. e CRISTOFANI – MARTELLI 1983, pag. 66 con rifer..

218 BECATTI 1955, pag. 82, di cui abbiamo alcuni esemplari dalle necropoli sicule di Pantalica e di Caltagirone ai nn°

297-300 alla tav. LXXVI; Ori Italia 1961, pp. 77 ss., nn° 217-220, pag. 87, tavv. XXII-XXIII dalle necropoli sicule di Pantalica, S. Angelo Muxaro e Gela, pp. 42 ss., nn° 92-93 e 97-98, tav. XII da Filottrano; HOFFMANN – DAVIDSON 1965, nn° 104 e 105, pp. 246-247.

219 Ori e argenti 1990, pag. 50, n° 162; Moda costume bellezza 2003-2004, n° 231. L’esemplare fiorentino conserva

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proveniente da Cerveteri220 e con uno proveniente dal mercato antiquario e quindi adeposta221.

Confronti anche con esemplari da Populonia e da Napoli. - Datazione: fine IV secolo a.C.

Anello “ad occhio”

- Numero di inventario: MG 1786 (Num. Vecch. Inv. IS 255) - Misure: diametro cm.3,4.

- Stato di conservazione: lacunoso per circa un quarto e mancante della pietra incastonata. - Provenienza: da Volterra; acquistato nel 1901222.

- Descrizione: l’anello “ad occhio” è in oro fuso e laminato, lavorato a sbalzo. E’ costituito da una verga a fusione piena di forma semicircolare. Presenta un largo castone ovale in lamina decorata a sbalzo da una serie di palmette a cinque petali in rilievo, contornate in alto da una fascia di perline fra due risalti223.

- Commento e confronti: nel corso del IV secolo a.C., oltre agli anelli ornati da scarabei girevoli, l’oreficeria etrusca arricchisce la propria produzione con anelli caratterizzati da vistosi castoni d’oro con pietre preziose, i cui precedenti tipologici sono individuabili nella serie nota sotto il nome di “Gruppo Fortnum”224. Anche questo esemplare, come quello precedentemente trattato (MG 1785),

appartiene alla sfera tipologica degli anelli “ad occhio”. E’ un tipo di anello che si diffuse in Etruria soprattutto in tarda epoca classica e nel primo ellenismo e che, imitando la forma di un occhio, assunse un chiaro significato apotropaico. Alcuni confronti li abbiamo con un esemplare proveniente da Populonia225 (molto simile soprattutto nel castone che presenta anch’esso una serie di palmette a

cinque petali decorate a sbalzo) e con uno di provenienza ignota (esposto al British Museum, che

220 CRISTOFANI-MARTELLI 1983, pag. 318, n° 278; BORDENACHE 1980, n° 54; MORETTI SGUBINI 2000, pag.

190, n° 152. L’esemplare conserva ancora incastonata un’agata fasciata, di colore bianco e bruno, a superficie piana.

221 CIANFERONI 1986, pag. 29, fig. 51.

222 Come risulta dall’Inventario degli ori del Solaini (BGM s.n.) fu acquistato nel 1901 da Viti Mario: ‘grande anello di

lamina d’oro, con castone lavorato a sbalzo mancante in parte e privo della gemma, gr.3,25’. Il mandato di pagamento è il n° 53 del 18/9/1901 che, nella partita acquistata per £ 8,riporta anche un anello in ferro con pasta vitrea ed uno scarabeo spezzato.

223 CATENI 1988, tav. 61; CATENI in CRISTOFANI-MARTELLI 1983, n° 284, pag. 319; CATENI 2004, pag. 76, fig.

92.

224 Vedi MG 1785 alla nota n° 2.

225 CRISTOFANI-MARTELLI 1983, n° 282, pag. 318; MARSHALL 1907, pag. 118, n° 705, tav. XVIII; HIGGINS 1980,

tav. 43 F; MARSHALL 1911, pag. 253, nn° 2230-2231, tav. XLIII. Oggi è esposto al British Museum, che lo acquistò nel 1897. E’ interessante segnalare che sulla base dei documenti d’archivio si identifica questo anello con uno rinvenuto il 12 maggio 1893 nella necropoli di Monte Pitti e quindi offerto in vendita al Museo Archeologico di Firenze che però non ne effettuò l’acquisto.

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presenta come decorazione sul castone una serie di delfini guizzanti su onde stilizzate)226. Sul tipo

degli anelli “ad occhio” si potrebbe tentare una classificazione per quanto riguarda la forma, la decorazione e le dimensioni del castone, nonché sulle caratteristiche della pietra inserita che può essere liscia o decorata ad intaglio. Per quanto riguarda la regione dell’Etruria settentrionale, questi anelli sono documentati, oltre che a Volterra e a Populonia, anche a Chiusi227. Gli esemplari

volterrani, così come quelli di Populonia, si distinguono per la forma del castone, basso e a

mandorla, decorato sobriamente (nervature, losanghe, palmette, fili di perline), e per la pietra in esso inserita, generalmente liscia. A questo gruppo possono essere associati anche l’anello del British Museum228 e quello del Museo Archeologico di Firenze, facente parte della Collezione Currie229,

entrambi purtroppo di provenienza ignota. I pezzi chiusini, invece, sono di dimensioni maggiori, con castone più pesante, a profilo arrotondato, e decorazione più elaborata (anche con la pietra incisa). Si può quindi individuare un secondo gruppo di oggetti, per i quali si propone un’origine chiusina, o comunque localizzabili nell’Etruria centro-settentrionale, nel quale possono essere inseriti anche altri anelli, di solito di provenienza ignota230, ed uno di provenienza da Tarquinia231 (esposto al

British Museum).

- Datazione: fine IV secolo a.C./inizio III secolo a.C. .

Anello d’oro con smeraldo

- Numero di inventario: MG 1787 (Num. Vecch. Inv. IS 257). - Misure: diametro cm. 1,7.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: quasi sicuramente da Volterra o dal suo territorio limitrofo; acquistato nel 1915.232 226 CRISTOFANI-MARTELLI 1983, n° 281, pag. 318; BECATTI 1955, n° 307, tav. LXXVI; MARSHALL 1907, pag. 17,

n° 704, tav. XVIII.

227 MARSHALL 1907, pag. 65, n° 356, tav. X; CRISTOFANI-MARTELLI 1983, pp. 318 ss., n° 283.

228 CRISTOFANI-MARTELLI, 1983, pag. 318, n° 281; BECATTI 1955, pag. 184, n° 307, tav. LXXVI; Marshall 1907,

pag. 17, n° 704, tav. XVIII.

229 Ori e argenti nelle collezioni del Museo Archeologico di Firenze, Firenze 1990, pag. 50, n° 162; Moda costume bellezza

nell’antichità, Firenze 2003-2004, n° 231.

230 Marshall 1907, pag. 65, n° 357, tav. X: da Bolsena; pp. 65 ss., nn° 358-360, tavv. X-XI; pag. 64, n° 354, tav. X ; Becatti

1955, pag. 184, n° 308, tav. LXXVI ; Cristofani, Martelli 1983, pag. 318, n° 279 ; Richter 1968, pag. 181 f; per la gemma Zazoff 1968, n° 1225; Walters 1926, n° 897.

231 Cristofani, Martelli 1983, pag. 318, n° 280; Marshall 1907, pp. 64-65, n° 355, tav. X; Higgins 1980, tav. 43 G; Becatti

1955, pag. 185, n° 309, tav. LXXVI.

232 Come risulta dal Registro ritrovamenti e acquisti 1789-1817, redatto dall’Ormanni e, in seguito, ricostruito dal Fiumi,

che all’anno 1915 in data 26 novembre riporta: ‘ acquistato da Bensi Giusto per £ 20: anello d’oro da bambino con smeraldo’, con il relativo mandato di pagamento n° 7 in data 26/3/1916. Tale identificazione la dobbiamo al prof. E.

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- Descrizione: anello a verga piena ma sottile, a sezione semicircolare, che si allarga leggermente sulla spalla a formare un piccolo castone quadrangolare nel quale è inserito un piccolo smeraldo ovoidale dalla superficie molto convessa.

- Commento e confronti: di nuovo questo monile, come i due anelli serpentiformi precedentemente trattati (tomba XII del Portone ed MG 1992), ci proietta agli inizi dell’oreficeria romana, ossia al I secolo a.C. . Tipi di anelli assolutamente originali nella forma non è facile individuarli nell’oreficeria romana, dove si ripetono più frequentemente quelli a teste di serpenti affrontati e a spirale233. Oppure

abbiamo gli anelli di fidanzamento e di matrimonio, o quelli tutti d’oro, o quelli arricchiti con semplici pietre incastonate. Di questo gioiello abbiamo dei confronti validi con due anelli molto simili provenienti dalla Casa del Menandro di Pompei234, anche essi datati al I secolo a.C./I secolo

d.C. . Infatti, secondo gli studi che la Breglia235 ha effettuato su tutto il materiale del Museo

Nazionale di Napoli, già nel I secolo a.C. appaiono, almeno nel territorio campano, tipi di gioielli le cui forme rivelano la presenza di nuove tendenze. Si tratta di opere di semplice fattura, spesso affrettata, che dovevano essere molto diffuse ed alla portata di tutti. Abbiamo quindi un fenomeno commerciale e industriale agli inizi della gioielleria romana, che sviluppa una produzione destinata alle modeste richieste del popolo, che non possedeva i “vecchi gioielli di famiglia” e che si accontentava di modelli meccanicamente ripetuti.

- Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello d’oro

- Numero di inventario: MG 1789 (Num. Vecch. Inv. IS 136). - Misure: diametro cm. 1,9.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: è costituito da una verga formata da una doppia treccia di filo d’oro con in mezzo un altro filo d’oro, però godronato. Nella parte superiore l’anello si chiude con un globetto in lamina d’oro che si inserisce fra due collarini scanalati236.

- Commento e confronti: arte romana.

Fiumi, che ha identificato l’anello con il n° 257 dell’inventario Solaini (‘anello d’oro con smeraldo’).

233 HOFFMANN-DAVIDSON 1965, pag. 263, n°122 (da Anfipoli, III secolo a.C.).

234 PIRZIO BIROLI STEFANELLI 1992, fig. 122, pag. 136, nn° cat. 80-81; Ori Italia 1961, pag. 201, nn° 678-679. 235 BREGLIA 1941.

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- Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anellino di filo d’oro

- Numero di inventario: MG 1790 (Num. Vecch. Inv. IS 138). - Misure: diametro cm. 1,6.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: è costituito da una sottile verga di filo d’oro che si allarga in alto a formare un piccolo castone piatto di forma ovoidale.

- Commento e confronti: vedere Pirzio Biroli Stefanelli (sempre arte romana). - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C. .

Anello d’oro con smeraldo

- Numero di inventario: MG 1791 (Num. Vecch. Inv. IS 132). - Misure: diametro cm. 1,8.

- Stato di conservazione: integro

- Provenienza: probabilmente da Volterra237.

- Descrizione: è costituito da una verga formata da un duplice filo d’oro godronato. Nella parte superiore dell’anello vi è un piccolo castone di forma rettangolare dentro cui si inserisce uno smeraldo. Nei punti di attacco della verga il castone è inquadrato da quattro globetti d’oro238.

- Commento e confronti: arte romana. - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello in lamina d’oro

- Numero di inventario: MG 1792 (Num. Vecch. Inv. IS 228). - Misure: diametro cm. 2,4.

- Stato di conservazione: mancante della pietra incastonata.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

237 Potrebbe essere un esemplare che compare già nell’ Inventario descrittivo della collezione del museo che A.F. Gori

effettuò ne1744 (BGV Ms. 12023), “Descrizione delle varie antichità etrusche contenute in 2 Scarabattoli nel Museo de’ Nobilissimi Signori Guarnacci fatta e dettata da me Anton Francesco Gori nel mese di ottobre dell’anno 1744”, dove nella sezione anelli possiamo leggere: ‘Anelli d’oro: …altro formato di piccoli globi con smeraldo’.

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- Descrizione: anello d’oro formato da una spessa verga a sezione semicircolare che in alto presenta un piccolo castone ovale, ora vuoto, con bordo a rilievo.

- Commento e confronti: quasi sicuramente, data la dimensione, si trattava di ornamento maschile. Da confrontare con MG 1795.

Produzione romana.

- Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello rivestito in lamina d’oro

- Numero di inventario: MG 1793 (Num. Vecch. Inv. IS 137). - Misure: diametro cm. 2,3.

- Stato di conservazione: la lamina è leggermente rotta in alcuni punti.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: anello d’argento (?) rivestito in lamina d’oro, costituito da una grossa e spessa verga a sezione semicircolare.

- Commento e confronti: quasi sicuramente, data la dimensione, si trattava di anello maschile. Produzione romana.

- Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello d’oro

- Numero di inventario: MG 1794 (Num. Vecch. Inv. IS 133). - Misure: diametro cm. 2,1.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: molto probabilmente da Volterra o dal suo territorio limitrofo239.

- Descrizione: anello d’oro fuso e cesellato, formato da una verga circolare appiattita che termina nella parte superiore con due collarini scanalati che sorreggono due mani cesellate che si intrecciano (dextrarum junctio)240.

- Commento e confronti: le due mani intrecciate rappresentano il tipico motivo della dextrarum

junctio (matrimonio), noto nelle scene di commiato delle urne cinerarie e anche in una gemma della

collezione guarnacciana. Spesso gli anelli nuziali romani (anulus pronubus) portavano le mani

239 Potrebbe essere quell’esemplare contemplato già in BGV Ms. 12023: ‘Anelli d’oro:……altro con mani in atto di

stringersi = simbolo di fedeltà’, oppure quello che si può leggere nel Registro ritrovamenti e acquisiti 1789-1817, redatto dall’Ormanni e, in seguito, ricostruito dal Fiumi, che all’anno 1815 riporta: ‘spesa in anticaglie: inserto ad annum (1816) e deliberazione del 9/2/1816 per un anello tutto d’oro rappresentante due mani unite insieme, simbolo della fede’.

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incrociate, come si vede nell’esemplare dei Musei Capitolini241, dove però il motivo è inciso nel

diaspro rosso incastonato nell’anello. Il motivo delle mani incrociate compare anche in un anello pompeiano242.

- Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C. .

Anello in lamina d’oro

- Numero di inventario: MG 1795 (Num. Vecch. Inv. IS 188). - Misure: diametro cm. 2,6.

- Stato di conservazione: lievi ammaccature, privo della pietra incastonata.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: anello in lamina d’oro sottile e ripiegata a tubo. Nella parte superiore la lamina presenta un piccolo foro ovale destinato a fare da castone ad una pietra, ora mancante.

- Commento e confronti: date le dimensioni, si trattava quasi sicuramente di ornamento maschile. Confronti con MG 1792.

Produzione romana.

- Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello in lamina d’oro

- Numero di inventario: MG 1796 (Num. Vecch. Inv. IS 105). - Misure: diametro cm. 2,3.

- Stato di conservazione: privo della pietra incastonata.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: è costituito da una verga a sezione semicircolare che si ingrossa ed espande in alto a formare un castone di forma circolare, ora vuoto.

- Commento e confronti: produzione etrusco-romana. – Datazione: III/I secolo a.C.

241 BECATTI 1955, pag. 215, n° 515, tav. CXLV.

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Anello in lamina d’oro

- Numero di inventario: MG 1797 (Num. Vecch. Inv. IS 213). - Misure: diametro cm. 1,8.

- Stato di conservazione: privo della pietra incastonata.

- Provenienza: molto probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: è costituito da una verga a sezione semicircolare che si ingrossa e si espande in alto a formare un castone di forma circolare, ora vuoto.

- Commento e confronti: produzione etrusco-romana. - Datazione: III/I secolo a.C.

Anello in lamina d’oro

- Numero di inventario: MG 1798 (Num. Vecch. Inv. IS 224). - Misure: diametro cm. 2,4.

- Stato di conservazione: privo della pietra incastonata. - Provenienza: da Volterra; acquistato nel 1891243.

- Descrizione: è costituito da una verga a sezione semicircolare che si allarga in alto a formare un piccolo castone di forma ovale, in cui era originariamente inserita una pietra.

- Commento e confronti: produzione romana. - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello d’oro con nicolo inciso - Numero di inventario: MG 1799 (Num. Vecch. Inv. IS 116). - Misure: diametro cm. 2,8.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: molto probabilmente da Volterra o dal suo territorio limitrofo244.

- Descrizione: è costituito da una sottile verga a sezione semicircolare in lamina d’oro che si espande in alto per formare un piccolo castone ovale dentro al quale è inserito un nicolo, sulla cui superficie piana è incisa una testina di negro, resa di profilo a sinistra245.

243 Come risulta dal Registro ritrovamenti e acquisti 1789-1817, redatto dall’Ormanni e, in seguito, ricostruito e

completato dal Fiumi, che all’anno 1891 riporta: ‘ 18 ottobre, dal maggiore Pietro Cangini acquistato una catena d’oro ed un anello d’oro bistorto col castone vuoto del peso complessivo di gr.39 per £ 200’, con il rispettivo mandato di pagamento n° 56 del 18/10/1891.

244 Infatti l’anello è stato identificato con l’esemplare che compare in BGV Ms. 12023: ‘anello d’oro

con onice nel mezzo, in cui è incisa una testa di un moro’.

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- Commento e confronti: produzione etrusca di età ellenistica. - Datazione: I/II secolo d.C.

Anello d’oro con rubino (o granato)

- Numero di inventario: MG 1800 (Num. Vecch. Inv. IS 115). - Misure: diametro cm. 1,6.

- Stato di conservazione: integro. - Provenienza: vedi inventario (?).

- Descrizione: è costituito da una verga a sezione semicircolare che si espande a formare un alto castone, dentro al quale è inserito un rubino (o un granato) ovale, con la superficie convessa. Il cerchio ha dimensioni piccolissime246.

- Commento e confronti: produzione romana. - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello in lamina d’oro con agata zonata

- Numero di inventario: MG 1801 (Num. Vecch. Inv. IS 130). - Misure: diametro cm. 1,8.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: piccolo anello costituito da una sottile verga di lamina d’oro a sezione triangolare, che si ingrossa ed allarga in alto, andando a formare un castone di forma romboidale, nel quale è inserita un’agata zonata piana con superficie liscia.

- Commento e confronti: produzione romana. - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello in lamina d’oro con incisione

- Numero di inventario: MG 1802 (Num. Vecch. Inv. IS 126). - Misure: diametro cm. 1,7.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’ antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

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- Descrizione: è costituito da una verga nastriforme che si allarga in alto per andare a formare un piccolo castone ovoidale, piatto, sul quale è incisa una figura femminile stante, vestita con un lungo chitone, e inserita dentro ad una cornice cordonata.

- Commento e confronti: produzione romana. - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello d’oro decorato a filigrana e a granulazione

- Numero di inventario: MG 1803 (Num. Vecch. Inv. IS 134). - Misure: diametro cm. 1,8.

- Stato di conservazione: buono, ma con una piccola lacuna (manca una sferetta ad una estremità). - Provenienza: probabilmente da Volterra; acquistato nel 1855247.

- Descrizione: è formato da una verga nastriforme composta da fili d’oro lisci e godronati che si alternano fra di loro ad intervalli regolari. Alle due estremità dell’anello, che sono aperte, sono poste sul corpo della verga delle decorazioni semplici a filigrana e a granulazione, perfettamente

simmetriche248.

- Commento e confronti: produzione romana. - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello d’oro con castone decorato a sbalzo

- Numero di inventario: MG 1804 (Num. Vecch. Inv. IS 127). - Misure: diametro cm. 2,4.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: probabilmente da Volterra249.

- Descrizione: è costituito da una verga semicircolare che si espande in alto a formare un grosso castone piano di forma circolare. Il castone ha una larga cornice liscia, che racchiude al suo interno una bella incisione raffigurante una testa maschile barbata e con lunghi capelli stretti da una tenia, resa di profilo a sinistra.

- Commento e confronti: confronti evidenti con la produzione tarantina. - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

247 Come risulta dal Registro ritrovamenti e acquisti 1789-1817, redatto dall’Ormanni e, in seguito, ricostruito dal Fiumi,

che all’anno 1859 riporta: ‘…..4) un anello d’oro di finissimo lavoro (composto di 7 fili 4 tondi e 3 a spirale) aperto in un punto per elasticità, del peso di denari 1 e ½ circa (1 denaro corrisponde a 1,18 grammi. Pagato £ 24.6.8) ma rotto e modernamente accomodato.

248 CATENI 1988, tav. 62.

249 Infatti potrebbe essere quell’esemplare che compare già nell’inventario descrittivo della collezione del museo che

A.F.Gori effettuò nel 1744 (BGV Ms. 12023), “Descrizione delle varie antichità etrusche contenute in 2 Scarabattoli nel Museo de’ Nobilissimi Signori Guarnacci fatta e dettata da me Anton Francesco Gori nel mese di ottobre dell’anno 1744”, dove nella sezione anelli possiamo leggere: ‘anello tutto d’oro, in cui di …..è effigiata la testa di Giove olimpico, tale, quale si vede nelle medaglie di Sicilia, sicché è singolare per esser fatto con la stampa’.

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Anello d’oro decorato con figurina di cane - Numero di inventario: MG 1805 (Num. Vecch. Inv. IS 256).

- Misure: diametro cm. 1,9. - Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: da Volterra; acquistato nel 1911250.

- Descrizione: è costituito da una sottile verga a sezione semicircolare che si espande in alto, dove è applicata una figurina di cane accovacciato, realizzata a tutto tondo e con i dettagli ed i particolari accuratamente indicati ad incisione (unghie delle zampe e muso per esempio). Sui due lati della figurina di cane e sulla spalla, l’anello presenta inoltre una decorazione con motivi realizzati a filigrana e a sbalzo.

- Commento e confronti: non ho trovato alcun confronto. - Datazione: ambigua.

Anello d’oro con smeraldo

- Numero di inventario: MG 1806 (Num. Vecch. Inv. IS 131). - Misure: diametro cm. 2,5.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: da Volterra; ritrovato nel 1860 in un ipogeo della necropoli del Portone, all’interno di un’urna251.

- Descrizione: è costituito da una sottile verga a sezione circolare che si espande leggermente a formare un alto castone in cui è inserito un piccolo smeraldo di forma rettangolare.

- Commento e confronti: l’anello è pertinente al nucleo di filamenti d’oro (MG 1807) sul quale si trovava deposto all’interno di un’urna. Arte romana.

- Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Piccolo nucleo di filamenti d’oro

- Numero di inventario: MG 1807 (Num. Vecch. Inv. IS 1). - Misure: cm. 3,8x 3,8.

- Stato di conservazione: integro.

250 Come risulta dal Registro ritrovamenti e acquisti 1789-1817, redatto dall’Ormanni e, in seguito, ricostruito dal fiumi,

che in data 8 settembre 1911 riporta: ‘Acquistato da Giuseppe Meucci per £ 60 (mandato di pagamento n° 256 del 9/9/1911. Fiumi ha identificato l’anello con il n° 256 dell’inventario Solaini, così descritto: “anello d’oro con castone formato da un piccolo cane accucciato in rilievo”) …anello d’oro, saggio K. 24, grammi 1 e ½, con figura di cane accovacciato’.

251 Come possiamo leggere in “Bull. Inst.” 1861, pag. 149: ‘…..e un bellissimo anello parimenti d’oro con smeraldo

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- Provenienza: da Volterra; ritrovato nel 1860 in un ipogeo della necropoli del Portone, all’interno di un’urna252.

- Descrizione: piccolo nucleo di filamenti d’oro.

- Commento e confronti: sopra di esso si trovava deposto l’anello d’oro MG 1806. - Datazione: I secolo a.C./I secolo d.C.

Anello d’oro con scarabeo in agata zonata incisa

- Numero di inventario: MG 1814 (Num. Vecch. Inv. IS 99). - Misure: scarabeo cm. 1,2x 1,1x 0,7.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: probabilmente da Volterra; appartenente all’antico fondo del Museo Guarnacci risalente al XVIII secolo.

- Descrizione: l’anello è del tipo a castone mobile, in oro laminato, ed è costituito da una verga a sezione triangolare le cui estremità sono costituite da due anellini sovrapposti e di diverso diametro, dei quali in più grande è godronato, mentre l’altro è liscio e decorato da delle piccole sferette d’oro disposte a semicerchio. Il perno per la pietra è costituito da un sottile filo d’oro che si avvolge una sola volta, passando attraverso i collarini, intorno alla verghetta. L’agata a forma di scarabeo, che è forato lungo l’asse maggiore, ha incisa sul dorso una raffigurazione molto semplice del coleottero. Invece, sulla base è incisa una cornice a tratteggio irregolare che circonda un personaggio nudo maschile, stante, con il torace reso di prospetto ed il resto del corpo di profilo a destra. L’uomo tiene nella mano destra un ramo e nella sinistra un oggetto sferoidale non ben identificabile, forse una mazza253.

- Commento e confronti: gli scarabei etruschi, dalla morfologia molto più dettagliata nei particolari e nel minuzioso apparato decorativo della base rispetto ai coevi greci, si collocano cronologicamente tra il VI e il IV/III secolo a.C. . Essi sono rappresentati sia da esemplari che si ispirano a modelli iconografici greci di età arcaica sia, come nel nostro caso, da un gruppo realizzato con la tecnica cosiddetta “a globolo”254. Questi ultimi, di epoca tardo-ellenistica, prodotti da ateliers etrusco-italici,

hanno una morfologia molto semplificata nell’esecuzione del coleottero e della fascia di bordatura. La tecnica di lavorazione dell’intaglio, come si desume dall’analisi micromorfoscopica eseguita sulle

252 Vedi “Bull. Inst.”1860, pag. 149, dove si legge: ‘…e un bellissimo anello parimenti d’oro con smeraldo involto in

sottilissime fila di tocca dello stesso metallo’.

253 CATENI 1988, tav. 70.

254 Rimando a FURTWAENGLER 1900; SENA CHIESA 1966, pp. 13 ss. ; GIULIANO 1989, pp. 11 ss. ; RICHTER

1956, (p. XXXI ss.) (nell’introduzione del suo preciso catalogo delle gemme del Metropolitan); alla voce GLITTICA della Breglia nel vol. III di E. A. A.; nonché alla voce GLITTICA ELLENISTICO-ROMANA curata dalla

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superfici lavorate, era basata sull’uso di un trapano a punta verticale, al quale venivano applicate punte piane di diametro variabile e a rotella orizzontale cui venivano montati dischi rotanti di vario genere. Anche la foratura della pietra, realizzata manualmente, veniva regolarizzata con una specie di microcarotiere. Le raffigurazioni incise sulla base del coleottero prediligevano le storie di Eracle (l’Idria, la lotta contro Cerbero, il giardino delle Esperidi, ecc.), tema molto caro alla glittica etrusca, il repertorio omerico, quello dionisiaco, il repertorio animale255. Nel nostro esemplare, lo stile “a

globolo” si evince in primo luogo dalla realizzazione a piccoli globuli delle articolazioni del corpo, dei piedi e delle mani del personaggio raffigurato, in secondo luogo anche dalla rappresentazione “ad elmetto” della testa. Anche l’atteggiamento della figura ed il tipo iconografico sono tipici di questo stile, infatti li ritroviamo usati frequentemente, anche se con delle varianti tecniche, in altri

esemplari256. Il nostro anello è di ottima fattura, infatti la tecnica di incisione dello scarabeo è molto

buona e risulta inoltre ottima la lucidatura della pietra. Non ho trovato dei confronti precisi con esemplari di altri musei, ma il prezioso lo possiamo accostare, per quanto in forme più semplici agli anelli MG 1815 (che tratteremo di seguito) , MG 1820 (in bronzo, con delfino inciso) e MG 1919 (in argento, con tre cavalli incisi) della collezione del Museo Guarnacci. La nostra agata è invece un “unicum” per quanto concerne gli oggetti tenuti in mano dal personaggio. Infatti non ho trovato dei confronti precisi nella vasta produzione “globulare”. Questo rende ovviamente difficile

l’identificazione del personaggio raffigurato, ma penso che si debba trattare o di un eroe o di un guerriero. Per la resa della figura, che è statica e ricorda molto le raffigurazioni arcaiche, e per la cornice a cordicella che contorna la figura e che è tipica degli esemplari più antichi, l’anello rientra nello “stile severo” della produzione “a globolo” (490-430 a.C.).

- Datazione: fine IV secolo a.C. .

Anello d’oro con scarabeo inciso in agata sardonica

- Numero di inventario: MG 1815 (Num. Vecch. Inv. IS 102). - Misure: dello scarabeo cm. 0,9x 0,7x 0,6.

- Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: molto probabilmente da Volterra257.

255COSENTINO MARCONI in MORETTI SGUBINI 2000; CRISTOFANI 1985, alla voce ‘glittica’; FACCHINI 1973,

pp. 79 ss. .

256 Vedi RICHTER 1956, n° 212, tav. XXXIII; GUZZO 1971, pag. 344, n° 49, tav. V; ZAZOFF 1968, nn° 245, 246, 248,

251, tav. 47.

257 Dovrebbe essere quell’esemplare che sia in BGV Ms. 12023 troviamo così descritto: ‘Anello d’oro in cui è imperniato

uno scarabeo di agata sardonica con l’immagine di una volpe’ , sia nell’inventario del 1785 (BGV Ms. 18470) : ‘un anello d’oro con piccolo scarabeo in cui è incisa una volpe’ .

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- Descrizione: l’anello è del tipo a castone mobile. E’ costituito da una verga di filo d’oro intrecciato e terminante con due anellini sovrapposti di cui quello esterno, di diametro maggiore, è godronato, mentre l’altro è liscio. Il perno dello scarabeo è di filo d’oro, lo attraversa longitudinalmente, e si avvolge varie volte attorno alla verga. Lo scarabeo ha il dorso reso molto semplificatamente, mentre sulla base, priva di cornice, è inciso un quadrupede (forse una volpe o un cane) con le orecchie appuntite ed il muso affilato, con una coda lunga e folta rivolta all’insù, che corre verso sinistra258.

- Commento e confronti: gli anelli con scarabei incisi si diffondono in Etruria verso la fine del VI secolo a.C. (530 a.C.), quando si stabiliscono nella regione degli artisti ionici immigrati ai quali si attribuisce l’inizio della produzione di questi monili. Lo scarabeo è di dimensioni piuttosto piccole ed anche il diametro dell’anello è molto ridotto: probabilmente si trattava di un ornamento infantile. L’anello, per quanto riguarda le terminazioni, lo possiamo confrontare con l’MG 1819 (in argento, con tre cavalli incisi), l’MG 1820 (in bronzo, con delfino inciso) e l’MG 1814 (precedentemente trattato) della collezione del Museo Guarnacci. Invece, per quanto riguarda il motivo iconografico, le raffigurazioni di animali lanciati in corsa (lepri e cervi) sono abbastanza frequenti sulle gemme di IV/III secolo a.C.259, ma non troviamo le volpi. L’incisione è molto schematica, ma corretta

tecnicamente. Altri confronti li abbiamo con due anelli con scarabeo con quadrupede provenienti dalla tomba dei Calini Sepus’260.

- Datazione: fine IV/inizio III secolo a.C. .

Anello in argento e oro con scarabeo in agata zonata incisa

- Numero di inventario: MG 1816 (Num. Vecch. Inv. IS 101). - Misure: dello scarabeo cm. 1,3x 0,8x 0,5.

- Stato di conservazione: una scheggiatura sulla base dello scarabeo, a destra, in corrispondenza di uno dei fori passanti.

- Provenienza: quasi sicuramente da Volterra261.

- Descrizione: l’anello è costituito da un sottile filo d’oro che attraversa longitudinalmente lo scarabeo e si avvolge a spirale attorno ad una verga in argento, di cui però restano solo dei frammenti. Il dorso dello scarabeo ha una convessità poco accentuata e presenta l’incisione del

258 Gioielli e ornamenti 1988, n° 129.

259 Vedi BOVIO-MARCONI 1931, nn° 21, 24, tav. 1; RICHTER 1956, nn° 193, 194, 198, 199, tav. XXXI; FACCHINI

1973, pp. 58-58, nn° 24-25, tav. VI; SENA CHIESA 1966, pag. 356, nn° 1098-1105.

260 BIANCHI BANDINELLI 1928, tav. XXXVI, nn°220 e220 bis.

261 Come si legge in BGV MS. 12023: ‘Scarabeo in agata varia in cui è scolpito un delfino’. Invece non è identificabile

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coleottero in forma piuttosto semplificata. Sulla base dello scarabeo vi è inciso un delfino, reso di profilo a sinistra. Del delfino sono ben evidenti un grande occhio sulla testa, il becco a punta, la pinna dorsale e quella sotto il petto. I particolari della parte posteriore del delfino sono poco visibili a causa della scheggiatura dell’agata.

- Commento e confronti: l’anello ha una tipologia un po’ particolare, infatti la parte in oro potrebbe essere un’integrazione moderna fatta per tenere insieme i pochi resti della verghetta originaria in argento. Il motivo iconografico del delfino, diffuso sulle gemme da anello di età repubblicana e imperiale, non trova molti confronti sugli scarabei etruschi. Se ne conoscono solamente due di anelli con tale raffigurazione: uno appartiene proprio alla collezione guarnacciana, ed è l’anello MG 1820 (in bronzo, con delfino inciso) , l’altro...262 E’ probabile che la raffigurazione del delfino come

motivo iconografico degli scarabei sia tipica di Volterra, in quanto questo motivo lo troviamo riprodotto sul rovescio delle tre serie di aes grave emesse proprio dalla zecca di Volterra durante il III secolo a.C. . Del resto sono conosciuti e documentati gli stretti legami, sia a livello tecnico che a livello stilistico, tra la glittica e la tipologia monetaria263. Addirittura, a volte, l’incisione dei coni

delle monete veniva affidata agli intagliatori di gemme. Possiamo notare delle affinità iconografiche e stilistiche tra il delfino riprodotto sulle monete volterrane e quello inciso sul nostro scarabeo264, il

che ci porterebbe a pensare che fosse opera di uno stesso artista. Ma è più probabile e più prudente affermare che il motivo delle emissioni monetali abbia ispirato l’intagliatore volterrano. Infatti l’ipotesi della presenza a Volterra di officine glittiche è molto quotata, anche sulla base degli studi e dei confronti che il nostro intaglio ha fatto scaturire. Inoltre il parallelo con la produzione monetale volterrana di aes grave ci permette di datare con precisione l’anello265.

- Datazione: III secolo a.C. .

Anello d’oro con frammento di scarabeo in pietra dura di colore nero-bruno

- Numero di inventario: MG 1824 (Num. Vecch. Inv. IS 232).

- Misure: dello scarabeo cm. 0,5 x 0,6 x 0,5; diametro dell’anello cm. 1,8. - Stato di conservazione: l’anello è integro, lo scarabeo è frammentario. - Provenienza: sconosciuta; acquistato da Carlo Borghini nel 1900266.

262 GUZZO 1971, pag. 344, n° 48, tav. IV = PANNUTI 1983, pag. 156, n° 290 (III secolo a.C.).

263 RICHTER 1956, pag. 17, dove tale fenomeno è documentato per la Grecia di epoca classica (V/IV secolo a.C.): spesso

le monete recano la firma di quegli stessi incisori che contemporaneamente firmano anche esemplari glittici.

264 CATALLI 1976, pag. 143, tav. XXII. 265 CATALLI 1976, pag. 151.

266 Come si legge in MG Ms. Registro acquisti e donativi di antiquaria, all’anno 1900 (parte compilata dal Fiumi): ‘anello

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- Descrizione: l’anello è costituito da una verga formata da fili d’oro intrecciati, compattati e schiacciati. Il perno, che attraversa la pietra longitudinalmente, è costituito da due fili d’oro. Lo scarabeo ha il dorso e la base incisi, ma è talmente frammentario che non è possibile identificare il motivo iconografico.

- Commento e confronti: anello a scarabeo girevole. E’ probabile che il tipo di pietra dura qui usata sia lo stesso di quella di MG 1820 (IS 231, anello in bronzo con scarabeo con delfino in stile globulare). Inoltre, i due anelli, secondo i dati dei registri di inventario e di acquisto, sarebbero stati acquistati insieme e dal medesimo venditore. Invece, gli anelli in cui le pietre sono legate, differiscono per forma e metallo.

- Datazione: è indeterminabile, dato lo stato di conservazione della pietra.

Anello in bronzo dorato con pasta vitrea bruno-marrone incisa

- Numero di inventario: MG 1827 (Num. Vecch. Inv. IS 104).

- Misure: diametro interno del cerchio cm. 1,9; diametro esterno del cerchio cm. 2,6; altezza anello cm. 2,7; gemma cm. 2,5 x 1,4.

- Stato di conservazione: l’anello è integro, ma presenta delle scalfiture e delle ossidazioni sulla superficie.

- Provenienza: dagli antichi fondi del Museo Guarnacci risalenti al XVIII secolo (vedi A. F. Gori). - Descrizione: l’anello è costituito da uno spesso cerchio di metallo fuso a sezione semicircolare, che si

espande a formare un alto castone. La gemma è di forma ovale allungata e la sua superficie è incisa e leggermente convessa. Vi è raffigurata una figura maschile nuda e panneggiata, con il corpo leggermente inarcato e appoggiato ad un supporto esterno.

- Commento e confronti: la tipologia dell’anello (molto grosso e massiccio, con un alto castone e con una grande pasta vitrea di forma allungata e convessa) deriva direttamente dalla produzione glittica greca di età ellenistica267. Anche il motivo iconografico inciso avvalora ulteriormente questa diretta

filiazione. Di fatto queste raffigurazioni “prassiteliche”sono tipiche della glittica greco-ellenistica268 e

troveranno poi un’ampia diffusione, se pure in forme semplificate, nella produzione italica di età ellenistica269.

ammontante a £ 150 e comprendente 15 pezzi.

267 Sui caratteri della produzione greco-ellenistica, in particolare sulle innovazioni tipologiche relative alla forma delle pietre e

degli anelli, vedi RICHTER 1968, pp. 133-134.

268 Cfr. ZAZOFF 1983, pp. 202 ss. .

269 Raffigurazioni di questo tipo si trovano riprodotte anche su altri esemplari della nostra raccolta: per esempio MG 1830 (con i

relativi confronti); si veda inoltre AGDS I, 1 1968, pag. 83, nn°455-464, tav. 51 (III secolo a.C.) e n°556, tav. 58. Confronti anche con MG 1829 per alcune affinità iconografiche: cfr. RICHTER 1968, pag. 138, n°524; AGDS I, 1 1968, pag. 97, nn°559-560, tav. 59.

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- Datazione: III-II secolo a.C. .

Anello d’oro con agata zonata incisa

- Numero di inventario: MG 1829 (Num. Vecch. Inv. IS 112).

- Misure: diametro dell’anello cm. 2,1; misure della gemma cm. 1,5 x c0,7. - Stato di conservazione: integro.

- Provenienza: da Volterra270.

- Descrizione: l’anello in oro a fusione piena è costituito da una verga a sezione semicircolare che si allarga in alto per formare un castona di forma ovale. Nell’ovale, stretto e allungato, si racchiude la gemma che ha la superficie convessa e incisa. Vi è raffigurato Apollo nudo, stante ed appoggiato con il gomito sinistro ad un alto pilastrino, mentre tiene con la mano destra una cetra. Un lungo panneggio gli scende lungo i fianchi.

- Commento e confronti: il motivo iconografico di Apollo con la cetra lo troviamo nei prodotti della glittica ellenistica ed ellenistico-romana. La divinità così resa rientra nel repertorio delle figure “prassiteliche” (confronto diretto con MG 1827), tipiche della glittica greco-ellenistica. Per questo tipo di raffigurazioni si vedano, tra l’altro, le due paste vitree del Museo Guarnacci (numeri di inventario 104 e 181 della collezione). Tali raffigurazioni ci sono note anche da alcune repliche su paste vitree di III e II secolo a.C.271 . Dove abbiamo la rappresentazione allungata di figure di divinità stanti, con il

corpo inarcato ed appoggiato ad un supporto, con inoltre il tipico rendimento del panneggio che dal braccio ricade fra le gambe. L’anello e la montatura sono di ottima fattura. Anche l’intaglio è stato eseguito accuratamente, soprattutto nella muscolatura e nell’anatomia del corpo. La montatura è stata realizzata in oro massiccio, notevole quindi la preziosità e la finezza del gioiello (pietra dura di bellissimo colore e di ridotte proporzioni nell’insieme).

- Datazione: produzione ellenistica di III-II secolo a.C. .

Anello in lamina d’oro con pasta vitrea incisa di colore rosso-bruno

- Numero di inventario: MG 1831 (Num. Vecch. Inv. IS 110).

- Misure: diametro dell’anello cm. 1,5; misure della gemma cm. 1,1 x 1.

- Stato di conservazione: l’anello presenta il castone alquanto danneggiato; anche la gemma risulta essere piuttosto consunta e danneggiata.

270 Cfr. BGV Ms 12023: “Altro anello d’oro del peso di circa tre zecchini con intaglio in agata varia, nera, bianca e sardonica nella

quale è inciso da ottimo artefice un Apollo appoggiato ad una colonnetta con suo turcasso e lira”. L’esemplare inoltre può essere identificato con “l’anello d’oro con pietra incisa bislunga” citato nel registro inventariale del 1785 (BGV Ms 8470).

271 Cfr. AGDS I, 1 1968, pag. 97, nn°559-560 (con il volto del dio di prospetto) e nn°561, 562, 563 (con il volto di profilo), tav. 59

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- Provenienza: da Volterra, dalla necropoli del Portone (tomba k). Rinvenuto nel 1874272.

- Descrizione: è costituito da una verga a sezione semicircolare che si ingrossa in alto dove forma un castone rotondo. Il cerchio ha delle dimensioni molto ridotte, quindi si dovrebbe trattare di un ornamento muliebre. La pasta vitrea è di forma circolare, con recto convesso, su cui è inciso un erote nudo e alato, appoggiato con il braccio destro ad una colonnina ricoperta da panneggi. Non si coglie con sufficiente chiarezza la resa del braccio sinistro (che sembrerebbe essere alzato) e la resa delle ali dell’erote; inoltre i piedi e la testa sono del tutto illeggibili.

- Commento e confronti: il motivo iconografico dell’erote alato, reso nelle più svariate situazioni, è tipico delle paste vitree della produzione italica ellenizzante (III-II secolo a.C.) e, in seguito, romana. Questo motivo, che ci riporta alla statuaria “prassitelica” di IV secolo a.C. e che deriva dal repertorio iconografico dell’arte ellenistica, dell’erote alato appoggiato ad una colonna e reso in posizione fortemente arcuata trova alcuni confronti con alcuni intagli simili273. La cronologia dell’esemplare

basata sui dati iconografici e stilistici coincide ampiamente con la datazione dei corredi dell’ipogeo da cui proviene.

- Datazione: III secolo a.C. (380-280/240-230 a.C.).

272 FIUMI 1957, pp. 367 ss. ; FIUMI 1957, pag. 380, n°5; Bull. Inst. 1874, pp. 231-235: rivista “Volterra”, anno 1874, numeri

28, 29,30.

273 Vedi SENA CHIESA 1966, pag. 165, n°273, tav. XIV; inoltre AGDS I, 1 1968, pag. 96, nn°547-548, tav. 58 (di II secolo

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