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3.3 Sparta: educazione musicale nel culto di Apollo.

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3.3 Sparta: educazione musicale nel culto di Apollo.

Lo studio delle feste spartane permette di indagare il ruolo della mousikē all’interno di un contesto culturale di origine dorica. Alla luce dell’importanza paideutica assegnata alle arti musicali dalle istituzioni poliadi spartane, condurremo il nostro studio in un’ottica storico-antropologica cercando di definire l’effettivo ruolo dei rituali musicali laconici all’interno delle celebrazioni religiose dedicate ad Apollo.

Coniugando l’esiguità delle fonti a nostra disposizione con il contesto storico-culturale cercheremo di ricostruire l’origine della pratica musicale spartana, al fine di rilevare le connessioni tra i rituali religiosi musicali e il ruolo politico di primo piano assegnato alle arti musicali dalla polis laconica. Gli aspetti politici assegnati alla mousikē trovano una definizione, che sintetizza l’ambito della nostra ricerca, nell’interpretazione poetica del culto di Apollo a Sparta presentata in questi versi pindarici:

ὃ [Apollo] καὶ βαρειᾶν νόσων

ἀκέσµατ' ἄνδρεσσι καὶ γυναιξὶ νέµει,

πόρεν τε κίθαριν, δίδωσί τε Μοῖσαν οἷς ἂν ἐθέλῃ, ἀπόλεµον ἀγαγών

ἐς πραπίδας εὐνοµίαν…1

3.3.1 Choroi e agogé alle Gimnopedie.

La prima delle feste spartane di cui ci occupiamo sono le Gimnopedie.2 Le fonti sulla festa sono cronologicamente eterogenee e piuttosto esigue, motivo

1 Pind. Pyt. V vv. 63-67: «Apollo dona a uomini/ e donne rimedi ai morbi letali,/ elargì la

cetra e dà la Musa a chi vuole/ ispirando nei cuori/ buon governo ignaro di guerre», trad. FERRARI 2008.

2 La possibilità di stabilire che le Gimnopedie avevano luogo in estate è data dalla notizia di

Tucidide (V 82 1-3) secondo cui gli Spartani stavano celebrando le Gimnopedie quando nell’estate del 417 a. C., in seguito a un colpo di stato democratico ad Argo, gli oligarchi della polis chiesero aiuto agli spartani. Ulteriore conferma viene dalla testimonianza di Senofonte, Hell. VI 4.16. Nel passo lo storico pone durante l’ultimo giorno di festa delle Gimnopedie l’arrivo a Sparta della notizia riguardante la disfatta di Leuttra. Questa notizia è ripresa anche da Plut., Ages. 29 2-3. Si può rintracciare ancora conferma della collocazione estiva della festa

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per il quale si rende difficoltosa una ricostruzione dei rituali che si svolgevano durante le celebrazioni.

Etimologia del nome e definizione della celebrazione

La nostra indagine partirà da alcune considerazioni sull’etimologia del termine Γυµνοπαιδίαι. A differenza di quanto avveniva nelle altre celebrazioni spartane, il nome della festa in questione non fa riferimento a un attributo di divinità. Gli studi hanno provato a desumere maggiori informazioni sui rituali delle Gimnopedie partendo dall’interpretazione del nome e giungendo a formulare due ipotesi etimologiche: nel primo caso, il termine deriverebbe dalla composizione di γυµνός3 e παῖς, e si riferirebbe alla partecipazione ai riti di “fanciulli nudi”; nel secondo, sostituendo il termine παῖς con il verbo παίζω, danzare,4 si designa una pratica di danza effettuata da uomini nudi.

Questa seconda ipotesi, che è stata presa in considerazione per la prima volta alla fine del secolo scorso da Hiller von Gaetringen,5 è la più plausibile. Essa infatti ha riscontro nella presenza di performances della danza in armi spartana, conosciuta con il nome di gymnopaidikē,6 tra le pratiche della festa. Di fatto, gli studi hanno trascurato questa possibilità interpretativa a favore della prima ipotesi etimologica e, di conseguenza, hanno piegato gli aspetti rituali della festa verso una sua interpretazione come “rito di passaggio”.

Un brano delle Leggi di Platone (I 633c) ha contribuito senz’altro a dare sostegno a questa ipotesi:

dalle fonti che attestano la presenza di stranieri a Sparta in occasione delle Gimnopedie, poiché essa doveva implicare l’esistenza di condizioni climatiche che agevolassero gli spostamenti di genti; cfr. Xen. Mem. 1.2.61; Plut. Ages. 29.3.

3 Sul tema della nudità espresso dalla radice γυµν- del termine torneremo più avanti,

analizzando le varie possibilità interpretative, tra cui quella che attribuisce a γυµνός il significato di “disarmato”.

4 L’attestazione di παίζω, usato nel significato di “danzare”, si trova già nell’epica omerica.

Lo stesso verbo è usato nella medesima accezione in una delle più antiche iscrizioni in alfabeto greco che è stata rinvenuta su un’oinochoe proveniente dal Dipylon e datata intorno al 750-700 a. C. L’iscrizione in questione sembra alludere a una gara di danza, per la cui vittoria il vaso è destinato come premio. Il testo riporta un epigramma in due versi, di cui il secondo è

particolarmente lacunoso:

ΗΟΣΝΥΝΟΡΧΕΣΤΟΝΠΑΝΤΟΝΑΤΑΛΟΤΑΤΑΠΑΙΖΕΙΤΟΤΟΔΕΚΛΜΙΝ.

5 Cfr. RE VII 1912

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ἔτι δὲ κἀν ταῖς γυµνοπαιδίαις δειναὶ καρτερήσεις παρ' ἡµῖν γίγνονται τῇ τοῦ πνίγους ῥώµῃ διαµαχοµένων, καὶ πάµπολλα ἕτερα, σχεδὸν ὅσα οὐκ ἂν παύσαιτό τις ἑκάστοτε διεξιών.7

Il testo attribuisce alle Gimnopedie pratiche di addestramento alla guerra e prove di resistenza fisica, connotando i rituali della festa come saggi di virtù guerriera.8 Sulla base di una simile premessa, Nilsson ha messo in discussione la natura religiosa della festa, 9 mentre Jeanmaire, Brelich e Petterson hanno spinto le loro argomentazioni verso una definizione della celebrazione come rito di formazione della futura classe guerriera.10

Una commemorazione di carattere funerario?

Le testimonianze riportate da Pausania e dall’Etimologicum Magnum,11 consentono di indicare in Apollo il destinatario delle celebrazioni, in quanto i testi sostengono che durante la festa choroi di fanciulli intonavano un peana al dio.12

7 «Inoltre, in occasione delle Gimnopedie, ci sono da noi prove terribili di sopportazione

consistenti nel lottare contro l’oppressione della calura, e molte altre pratiche, tante che non si finirebbe mai se si volesse esaminarle una per una», tradd. FERRARI-POLI 2005.

8 Questo significato è stato rilevato negli scolii al testo platonico, i quali associano le prove

delle Gimnopedie alla diamastigosis e alla krypteia; cfr. Sch. Plat. Leg. I 633a s.v. τέταρτον.

9 Cfr. NILSSON 1906, pp. 140-142.

10 Nell’ambito dei suoi studi Jeanmaire stabilisce, inoltre, delle connessioni cronologiche tra

le Gimnopedie e le altre due importanti feste spartane, le Giacinzie e le Carnee. In questo quadro d’insieme egli colloca le tre feste entro un unico ciclo di iniziazioni soltanto in virtù del fatto che esse avevano luogo a distanza di poco tempo l’una dall’altra, durante la stagione estiva. Cfr. JEANMAIRE 1939.

11 Paus. III 11.9; Et. Magn.: <Γυµνοπαιδία>: Ἑορτὴ Λακεδαιµονίων, ἐν ᾗ παῖδες ᾖδον τῷ

Ἀπόλλωνι παιᾶνας γυµνοὶ εἰς τοὺς περὶ Θυρέαν πεσόντας. Simile notizia è riportata anche dalla Suida γ 486.2, s. v. Γυµνοπαίδια; nel lessico manca la menzione esplicita di Apollo e del peana, sostituiti dalla generica notizia che riguardava la partecipazione di choroi «εἰς θεοὺς ὕµνους ᾄδοντες».

12 Sulla relazione fra il peana e Apollo cfr. supra § 2.2.1. Che il destinatario del culto fosse

Apollo si può rilevare anche dalla notizia di Pausania, secondo la quale la performance dei choroi aveva luogo nell’agorà spartana, ove erano poste le statue di Apollo, Artemide e Leto Per quanto riguarda i luoghi in cui si tenevano gli agoni fra choroi abbiamo due tipi di dati. Erodoto (VI 67), a proposito dell’aggressione di Leotichida ai danni di Damarato avvenuta durante le Gimnopedie tra il 490-485 a. C., sostiene che quest’ultimo abbandonò il θέητρον in cui si esibivano i choroi. Uguale riferimento ad un teatro si riscontra in altre testimonianze riportate in Plut. Ages. 29.3; Xen. Hell. VI 4.16; Sos. 595 F5 in Ath. 15 678b-c. Pausania (III 11.9), invece, dice che l’agorà di Sparta - in cui, per inciso, si trovavano le statue di Apollo, Artemide e Latona - era anche denominata χορὸς, perché durante le Gimnopedie gli efebi

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Il ruolo dei giovani spartani nelle performances coreutiche è stato sopravvalutato al fine dell’interpretazione della festa come rito di passaggio. Contro le opinioni espresse dagli studi moderni, ritengo che sia possibile proporre una lettura della festa come celebrazione funebre dedicata ai caduti in guerra. A sostegno di questa ipotesi si pone l’interpretazione dei rituali musicali che avevano luogo alla festa, e il ruolo commemorativo assunto dalla

mousikē nella celebrazione del ricordo dei caduti in guerra.

È necessario puntualizzare che è fuorviante focalizzare l’attenzione sulla partecipazione dei choroi di fanciulli alla festa.13 Una simile interpretazione non tiene conto dei dati documentari che riferiscono alle Gimnopedie la partecipazione di una trichoria.14

Il termine è riportato da Polluce (4 107.5), il quale fornisce contestualmente notizie circa l’origine della pratica e la composizione dei choroi:

τριχορίαν δὲ Τύρταιος ἔστησε, τρεῖς Λακώνων χορούς, καθ' ἡλικίαν ἑκάστην, παῖδας ἄνδρας γέροντας. ἐπὶ δὲ χοροῦ καὶ συµφωνία καὶ συνῳδία καὶ συναυλία.

Quanto descritto dal grammatico si accorda alla testimonianza del Licurgo plutarcheo,15 nel quale si suddividono le classi d’età dei cori spartani, seguendo l’ordine di esibizione, in: γέροντες, ἀκµαζόντες e παῖδες.

intonavano lì canti ad Apollo. La questione non è di facile soluzione poiché di fatto esiste una contraddizione nell’ipotizzare l’esistenza di un edificio costruito in età classica sostituito da una piazza aperta seguendo quanto dice Pausania in età imperiale. Appare possibile sostenere l’ipotesi avanzata da Ducat riguardo una evoluzione nella denominazione dell’agorà spartana, che in età classica era denominata θέητρον, mentre, in età imperiale, quando fu realmente costruito un teatro a Sparta, era conosciuta come χορὸς in memoria della sua antica funzione alle feste. Cfr. DUCAT 2006.

13 Non possiamo del tutto escludere la partecipazione di una componente rituale dedicata alla

presentazione delle più giovani classi di futuri cittadini alla comunità, tuttavia, non è plausibile affidare ad essa una centralità tanto importante per la definizione della festa.

14 Su questo punto cfr. DUCAT 2006, pp.265-274.

15 Plut. Lyc. 21.3. Altre testimonianze sui tre cori spartani sono in Plut. Inst. Lac. 15 (=Mor.

238 a-b), Mor. 544e; Schol. Plat. Leg. 1.633a s. v. συσσίτια: «ἦσαν δὲ γʹ χοροὶ παρὰ Λάκωσιν, νέων, ἀνδρῶν, πρεσβυτῶν».

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Plutarco propone questa partizione citando uno dei canti recitati dai cori. Il testo del brano, che riportiamo qui di seguito, riporta una testimonianza utile ai fini della comprensione del ruolo dei tre choroi nell’economia della festa.

ὁ µὲν τῶν γερόντων ἀρχόµενος ᾖδεν· Ἄµµες πόκ' ἦµες ἄλκιµοι νεανίαι, ὁ δὲ τῶν ἀκµαζόντων ἀµειβόµενος ἔλεγεν· Ἄµµες δέ γ' εἰµές· αἰ δὲ λῇς, πεῖραν λαβέ, ὁ δὲ τρίτος ὁ τῶν παίδων· Ἄµµες δέ γ' ἐσσόµεσθα πολλῷ κάρρονες.16

Le tre battute recitate dai cori mettono in relazione le rispettive classi d’età dei partecipanti con la lode delle virtù guerriere possedute dalla gioventù spartana, categoria che nel testo è individuata nel coro dagli ἀκµαζόντες.17

Questi ultimi, secondo la traccia dettata dal tema del componimento citato, risultano essere i protagonisti della festa. Doveva trattarsi di giovani uomini, di circa trent’anni, il cui vigore era già a servizio della polis. La testimonianza plutarchea non esplicita un riferimento alle Gimnopedie, tuttavia non vi è nulla che impedisca di porre una relazione tra la tematica del canto riportato in Pausania e le testimonianze di Senofonte e Sosibio18 relative alle competizioni tra i tre choroi alla festa.

16 Plut. Lyc. 21.3: «Esordiva quello dei vecchi cantando:/ Noi un giorno fummo giovani

gagliardi;/ quello degli uomini maturi di rimando diceva:/ Noi lo siamo; se vuoi, fanne prova;/ infine il terzo, quello dei fanciulli:/ Noi saremo molto più forti»; trad. MANFREDINI-PICCIRILLI

1980.

17 Gli ἀκµαζόντες sono definiti, in altre testimonianze, ἄνδρας o νενίσκοι. Per ἄνδρας, cfr.

Poll. 4 107.5; Sch. Plat. Leg. 1.633a s. v. συσσίτια. Per νενίσκοι, cfr. Plut. Mor. 544e.

18 Ducat propone l’ipotesi che le testimonianze di età imperiale (e. g. Paus. 3.11.9), che

parlano di sole competizioni fra efebi alle Gimnopedie, si basino non tanto su un effettivo riscontro di un adattamento ad esse contemporaneo della festa, quanto su una lettura errata dell’etimologia del nome. Cfr. DUCAT 2006. Per quanto riguarda la partecipazione di altri cori

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Il contesto di celebrazione della classe guerriera spartana si definisce meglio alla luce della connessione tra i rituali delle Gimnopedie e la commemorazione dei caduti per Sparta.

Fonti storiche definiscono i canti degli spartani come elogi per i guerrieri morti in combattimento.19 La testimonianza di Sosibio, databile tra il II e il III sec a. C., sostiene che i choroi20 commemoravano, in particolare, i caduti di Thyrea,21 e si esibivano danzando nudi e cantando testi di Taleta e Alcmane e peani di Dionisodoto di Laconia:

… χοροὶ δ' εἰσὶν τὸ µὲν πρόσω παίδων < ... > τὸ δ' ἐξ ἀρίστου ἀνδρῶν, γυµνῶν ὀρχουµένων καὶ ᾀδόντων Θαλητᾶ καὶ Ἀλκµᾶνος ᾄσµατα καὶ τοὺς Διονυσοδότου τοῦ Λάκωνος παιᾶνας.22

Il riferimento a Thyrea che è riportato da Sosibio non collide con l’individuazione di una caratteristica funebre della festa già presente nel momento della sua istituzione.23 A tal proposito è plausibile ritenere che la commemorazione della battaglia sia stata inserita temporaneamente all’interno della festa, proprio in considerazione delle caratteristiche funebri dei rituali. Stando a quanto emerge dal testo, la funzione commemorativa della celebrazione era affidata all’espressione musicale. Questa riguardava sia le competenze verbali e acustiche prodotte dal canto, sia gli aspetti mimetici della pratica di danza.

19 Plut. Lyc. 21.2. Il riferimento esplicito a Thyrea è in Et. Magn. s. v. Γυµνοπαιδία; Sosib.

595 F5 (=Ath. 15.678b-c).

20 Il testo, probabilmente a causa di una lacuna, esplicita solo la partecipazione di due dei tre

choroi, non menzionando quello degli anziani.

21 Il riferimento dovrebbe essere alla prima delle contese fra Sparta e Argo per il possesso

della Tireatide (545 a.C.). Queste si protrassero a più riprese e seguendo delle modalità quasi ritualizzate di soluzione della contesa. Cfr. Hdt. I 82. La celebrazione della battaglia di Thyrea fu successivamente organizzata in una celebrazione a sé stante, i Parparonia.

22 Sosib. 595 F5 (=Ath. 15.678b-c): «Ci sono cori di danzatori inoltre: in testa quello dei

fanciulli, <a destra quello dei vecchi> e quello degli uomini adulti. Danzano nudi e intonano canti di Taleta e di Alcmane e i peani del lacedemone Dionisodoto» trad. RIMEDIO 2001.

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Nella descrizione della pratica di danza che è riportata da Sosibio, si può riconoscere la gymnopaidikē. La pratica, da cui derivava la denominazione della festa, doveva avere una importanza centrale tra i riti.

Ripercorrendo brevemente quanto già detto nel paragrafo dedicato alle danze armate greche, ricordiamo che esse traevano origine da rituali funebri dedicati a guerrieri. La danza riproponeva gestualità di combattimento e, pertanto, evocava le competenze guerriere del caduto. A differenza delle altre danze armate, la gymnopaidikē si distingueva per una performance che mimava movenze di lotta e non prevedeva l’uso di armi.24 Il carattere mimetico e commemorativo della pratica di danza si pone, dunque, a sostegno dell’argomentazione che si sta proponendo.

Allo stato della documentazione, l’interpretazione della festa come commemorazione funebre appare essere la più convincente.25 Essa tiene conto del complesso delle testimonianze e restituisce l’importanza centrale alle pratiche musicali della festa.

La funzione mnemonica delle arti musicali nei rituali delle Gimnopedie rievocava col canto e con la danza le gesta dei guerrieri spartani e conferiva loro un attributo di sacralità, sia alla luce del contesto religioso della celebrazione, che attraverso le caratteristiche rituali della mousikē.

Le Gimnopedie avevano uno spiccato carattere politico e celebrativo delle istituzioni poliadi, al quale coniugavano un importante valore religioso, facendo uso di una ritualità che sfruttava le competenze derivate dalle arti musicali.

24 La versione spartana della danza armata, differiva dalle altre pratiche simili greche, dato

che si basava esclusivamente sulla mimesi di schemi di combattimento. Etimologicamente, il termine γυµνός all’interno del nome della pratica è stato interpretato nel significato di “nudo”, e la definizione «γυµνῶν ὀρχουµένων» nel passo di Sosibio porterebbe, di fatto, a confermare questa lettura. È possibile, tuttavia, attribuire al vocabolo il significato di “disarmato”, attribuendo un’accezione che, nel caso specifico, si adatta all’aspetto della danza. L’accezione di “disarmato” per il termine greco γυµνός si riscontra già nell’epica arcaica; cfr. e.g. Il. XVI v. 815.

25 Feste di commemorazione in onore dei guerrieri caduti non erano sconosciute anche fuori

da Sparta, è il caso degli Epitaphia che avevano luogo ad Atene; cfr. PARKER 2005, p. 132

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L’orientamento musicale della festa, inoltre, era conforme alle qualità per cui la mousikē era ritenuta tanto importante ai fini della formazione dei guerrieri e, in generale, dei politai. Essa era uno strumento di formazione che, per le sue caratteristiche ritmiche e sonore, si adattava a scandire i ritmi degli esercizi fisici della classe guerriera, e grazie alle competenze mnemoniche e musicali diventava un importante mezzo di celebrazione del passato poliade.

3.3.2 Danze e cori di fanciulli alle Giacinzie.

Gli aspetti sociali e politici della religione spartana trovavano un sontuoso allestimento nella serie di rituali che si tenevano in occasione delle Giacinzie. La festa era una fra le più importanti celebrazioni religiose spartane e, nonostante la relativa recensiorità delle fonti che ne riportano notizia, possiamo intravedere in essa una importante quantità di sopravvivenze che riguardano un culto di ascendenza minoica.

Qualche cenno preliminare sulle origini della festa.

Il nome della celebrazione era legato a Ὑάκινθος, il giovane amasio di Apollo che, secondo una tradizione mitologica, fu ucciso involontariamente da un disco lanciato dal dio.26 Studi storico-linguistici hanno accertato che il nome del giovane ha origine “preellenica”.27 L’antichità della figura di Hyakintos consente di ipotizzare, in particolare, un’origine minoica del culto laconico, che aveva sede presso il santuario di Amicle.28

26 Il mito di Ὑάκινθος è attestato da varie fonti antiche. Quanto alla morte del giovane

esistono versioni diverse del racconto; di queste la più antica si trova nell’Elena di Euripide (vv. 1469-1475).

27 Cfr. CHANTRAINE 1933, pp.368 ss. Elemento determinante su cui si basa l’affermazione è

dovuto alla presenza sel suffisso –νθ- del nome.

28 Alcune attestazioni riscontrano la ricorrenza del nome in un mese dei calendari di Lato e

Mallia, a Creta. I riferimenti epigrafici dell’attestazione in centri cretesi di un mese denominato Βακίνθιος sono: per Lato, Inscr. Cret. I, XVI, 3; per Mallia, Inscr. Cret. I, XIX, 3. Una lacuna nell’iscrizione non permette di accertare con sufficiente approssimazione la presenza del nome nel calendario di Gortina. Cfr. SAMUEL 1972, pp.134-136; TRÜMPY 1997, pp. 126, 188-197.

L’attestazione di un mese denominato Hyakintos è stata riscontrata anche nei calendari di Calimna, Cnido, Cos, Rodi e Thera, cfr. SAMUEL 1972, s.v. Hyakintos; TRÜMPY 1997, s.v.

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Le Giacinzie erano il risultato dell’accostamento tra la figura del giovane

Hyakintos e Apollo,29 e lasciano traccia di questa doppia origine del culto sia nella localizzazione della festa, che si teneva tra Sparta e Amicle, sia nell’accostamento di due tipi diversi di culto, l’uno di tipo eroico30 e l’altro più compiutamente divino.31

Le principali informazioni sulla festa sono riportate da Ateneo,32 il quale cita nella sua opera i Laconica di Policrate e alcune testimonianze del geografo Polemone, entrambi del II a. C. La notizia di Policrate attribuisce alla festa una durata di tre giorni e ripartisce il rituale in due momenti, uno di lutto e l’altro di festa, rispettivamente dedicati a Hyakintos e ad Apollo. Per quanto riguarda i rituali funebri tributati a Hyakintos, la storia degli studi si è orientata inizialmente verso una lettura che individuava in essi dei riti di rinnovamento di tipo agrario.33 La stessa morte di Hyakintos era assunta a simbolo del rinnovarsi del ciclo naturale, e in tal senso si interpretavano le restrizioni alimentari e l’attenzione verso gli elementi vegetali che erano previste per la prima parte della festa.34 In seguito, con il banchetto, κοπίς, che seguiva il sacrificio si reintegravano le restrizioni alimentari imposti in precedenza e si introducevano le pratiche musicali previste dalla festa. Tra queste, il peana era espressamente oggetto della restrizione nella prima fase dei rituali.

di Hyakintos nella scena dipinta sul sarcofago di Hagia Triada; cfr. PORTER NAUERT 1965. A

proposito dell’organizzazione dei calendari greci si veda supra §2.1.

29 Si veda per una panoramica generale LIMC s.v. Hyakintos, 3-11.

30 Il profilo eroico di Hyakintos, che vedremo condiviso anche dalla celebrazione laconica,

troverebbe conferma nell’esistenza a Tenos di una tribù che da lui trae il nome, gli Hyakinthis; CIG, n°2338 = IG XII 5.2 n.872. Cfr. RICHER 2012, p. 598.

31 Con la formazione della polis spartana si deve essere verificato un sincretismo, il cui esito

ha portato all’assorbimento del culto autoctono di Hyakintos nel repertorio mitologico dedicato ad Apollo.

32 Ath. IV 138f-139a-d

33 Cfr. Rhode 1893; Nilsson 1906; Harrison 1912; Dietrich 1975.

34 La particolare attenzione agli elementi vegetali trova anche riscontro nella relazione

stabilita dal mito tra il nome del giovane e quello del fiore omonimo. Questa connessione è attestata dal IV a. C.: Palaephatus 46 (MythGr III 2, p. 68). Una diversa tradizione, Euphorion (40 Powell), vuole che il fiore sia nato dal sangue di Aiace. Cfr. Herzhoff, B., in RE s.v. ὑάκιντος - hyákinthos

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Mousikē e celebrazione della polis nell’esecuzione del peana.

Gli aspetti conservativi che si ravvedono nelle pratiche cultuali della festa, con particolare riferimento a quelle tributate a Hyakintos, sono di preliminare importanza per definire la tipologia celebrativa della festa stessa, e la funzione che in essa era attribuita ai rituali musicali.

Hyakintos è presentato dalla tradizione spartana come figlio di Amicle e nipote

di Lacedemone e Sparta.35 L’associazione tra il culto di Hyakintos e quello di Apollo sembra inserirsi, dunque, nell’ambito di una politica religiosa che nell’integrazione fra il culto locale, di origine minoica, e quello greco celebra le origini territoriali e la supremazia della polis spartana sul territorio laconico.36

L’aspetto celebrativo della festa si esprimeva in modo particolare nell’intonazione del peana in onore di Apollo. Policrate inseriva il canto del peana tra gli elementi soggetti a restrizione, nel giorno dedicato al lutto per

Hyakintos, sottolineando il caratteristico legame tra il componimento e la

celebrazione di Apollo.

Il divieto di cantare il peana nel giorno dedicato a Hyakintos non deve far presumere che le pratiche musicali fossero sconosciute nel santuario amicleo prima dell’introduzione del culto apollineo. Gli scavi effettuati nel sito di Amicle hanno restituito reperti di ambito musicale, databili almeno a partire dall’età tardo micenea, tra i quali si annoverano: una piccola lyra in bronzo, datata in età arcaica, dalle cui dimensioni deduciamo che si trattava di un oggetto votivo, e una pyxis che presenta una scena di danza, sulla cui descrizione torneremo tra poco.37

35 Ps.-Apoll. Bibl. III 10.3.

36 L’intento spartano di estendere il predominio sul territorio circostante è evidente nella

volontà di inglobare nella sfera d’influenza di Sparta un santuario di antica origine come quello di Amicle. Cfr. CARTLEDGE 1979.

37 Gli scavi nel sito di Amicle hanno rilevato una continuità d’uso che ha origine nel medio

Elladico e si protrae fino ad età greca quando il centro entrò a far parte della sfera d’influenza spartana. Nel sito è stata rilevata la presenza di oggetti votivi di ambito musicale che testimoniano la presenza di pratiche rituali musicali legate al santuario amicleo almeno dal periodo miceneo. Cfr. MORENO-CONDE 2008, pp. 73; 81-82.

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L’importanza rituale attribuita al peana, e la sua presenza tra le pratiche prettamente dedicate ad Apollo, deve essere letta in funzione dell’esaltazione delle istituzioni spartane e, dunque, dell’elemento greco del culto. Questa interpretazione ha riscontro in due notizie senofontee secondo le quali, per partecipare al coro di politai che intonava il peana alle Giacinzie, si ricorreva alla sospensione delle attività guerriere. La notizia dell’Agesilao, in particolare, informa che al coro prendevano parte i re della polis, uno dei quali era rientrato appositamente a Sparta durante una spedizione contro Argo.38

Si inizia a profilare, in tal maniera, l’importanza politica della pratica musicale nella festa, che si definirà meglio con la successiva argomentazione.

La realizzazione di una politica celebrativa nei “choroi” di

fanciulli.

Gli studi sulla festa hanno focalizzato l’attenzione sull’esibizione di choroi, interpretando la centralità della pratica all’interno della festa, nell’ottica dell’individuazione di un rito di passaggio.39 Lo studio di Calame sui choroi di fanciulli in Grecia ha particolarmente sottolineato l’importanza paideutica della

mousikē a conferma di un orientamento iniziatico dei riti.40 Per quanto sia necessario riconoscere alla paideia musicale spartana un ruolo di primo piano nell’elaborazione del complesso celebrativo delle Giacinzie, ritengo di poter affermare che il tema iniziatico non renda conto delle implicazioni politiche e sociali che soggiacciono alle pratiche musicali della festa.

È possibile attribuire un carattere politico e celebrativo ai rituali dedicati ai giovani. La costruzione delle celebrazioni appare improntata, anche nel caso

38 Xen. Ages. 3.17. Nell’altra notizia, Senofonte racconta che gli Amiclei rientrarono

appositamente da una spedizione “per intonare il peana” alle Giacinzie, Xen. Hell. IV 5.11.

39 Jeanmaire includeva anche le Giacinzie supposto ciclo festivo dedicato ai giovani spartani,

del quale facevano parte anche le Gimnopedie e le Carnee; cfr. supra, § 3.3.1. Cfr. JEANMAIRE

1939.Brelich ha orientato la sua visione della festa sul tema del rinnovamento. In tal modo egli leggeva, ad esempio, la presentazione del chitone, che era ritualmente tessuto e presentato alla statua di Apollo presso il santuario di Amicle, e la testimonianza che riferiva che la festa fosse aperta a tutti i membri dell’oikos, includendo gli schiavi; cfr. BRELICH 1969. Per quanto

riguarda l’offerta del chitone, cfr. Paus. III 16.2. Per la partecipazione alla festa degli schiavi personali dei polittai, cfr. Ath. XIV 139f. Cfr. PETTERSSON 1992;RICHER 2012.

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delle Giacinzie, verso l’esaltazione di Sparta e delle sue istituzioni, tra le quali ha ruolo essenziale il sistema paideutico, gestito dalla polis e dedicato alla formazione dei politai.

L’appartenenza genealogica di Hyakintos, di cui si commemorava la morte, alla stirpe generata dai due eponimi, Lacedemone e Sparta, presenta una sintesi di elementi che simbolicamente rappresentavano le radici territoriali della polis laconica.41 Ha senso proporre, in questa prospettiva, una lettura della festa che focalizza il suo nucleo nella celebrazione del giovane eroe caduto, e che abbia dunque un principale orientamento funerario.

Siamo a conoscenza delle forme assunte dalla manifestazione festiva animata da fanciulli alle Giacinzie, per mezzo di una notizia riportata da Ateneo. Esaminando il passo, osserviamo che le pratiche descritte uniscono insieme aspetti musicali e guerrieri, la presenza dei quali rivela una funzione volta a celebrare le istituzioni di Sparta in un contesto principalmente religioso:

τῇ δὲ µέσῃ τῶν τριῶν ἡµερῶν γίνεται θέα ποικίλη καὶ πανήγυρις ἀξιόλογος καὶ µεγάλη· παῖδές τε γὰρ κιθαρίζουσιν ἐν χιτῶσιν ἀνεζωσµένοις καὶ πρὸς αὐλὸν ᾄδοντες πάσας ἅµα τῷ πλήκτρῳ τὰς χορδὰς ἐπιτρέχοντες ἐν ῥυθµῷ µὲν ἀναπαίστῳ, µετ' ὀξέος δὲ τόνου τὸν θεὸν ᾄδουσιν· ἄλλοι δ' ἐφ' ἵππων κεκοςµηµένων τὸ θέατρον διεξέρχονται· χοροί τε νεανίσκων παµπληθεῖς εἰσέρχονται καὶ τῶν ἐπιχωρίων τινὰ ποιηµάτων ᾄδουσιν, ὀρχησταί τε [ἐν] τούτοις ἀναµεµιγµένοι τὴν κίνησιν ἀρχαικὴν ὑπὸ τὸν αὐλὸν καὶ τὴν ᾠδὴν ποιοῦνται. τῶν δὲ παρθένων αἳ µὲν ἐπὶ καννάθρων [καµαρωτῶν ξυλίνων ἁρµάτων] φέρονται πολυτελῶς κατεσκευασµένων, αἳ δ' ἐφ'

41 In tal senso si può leggere lo spirito inclusivista che anima la festa con la partecipazione di

tutti i cittadini, ai quali è data facoltà di invitare anche «πάντας τοὺς γνωρίµους καὶ τοὺς δούλους τοὺς ἰδίους».

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ἁµίλλαις ἁρµάτων ἐζευγµένων ποµπεύουσιν, ἅπασα δ' ἐν κινήσει καὶ χαρᾷ τῆς θεωρίας ἡ πόλις καθέστηκεν.42

È evidente che la festa aveva una forte connotazione musicale, e la descrizione di Ateneo rende conto di vari tipi di attività, dividendole tra quelle di competenza dei fanciulli e quelle che prevedevano la partecipazione delle fanciulle. Dei primi, alcuni si esibiscono nelle performances musicali, suonano

auloi e cantano al dio seguendo un ritmo anapestico, mentre altri si recano

presso τὸ θέατρον43 in sella a dei cavalli. Presumibilmente nello stesso luogo, definito come θέατρον, entra la moltitudine di choroi di giovani che cantano poemi locali e danzano seguendo schemi di danza arcaici. Gruppi di fanciulle sono invece trasportati su due tipi di carri - l’uno particolarmente decorato,44 l’altro designato come semplice carro da corsa – e sembrano seguire un corteo cui dovrebbero partecipare anche i primi due gruppi maschili, i quali, per il riferimento al ritmo anapestico della musica che li accompagna, appaiono muoversi al ritmo di marcia.

42 Ath. IV 139d-f: «a metà dei tre giorni c’è uno spettacolo con varie attrazioni e una

notevole affluenza di folla. Ragazzi in tuniche succinte suonano la cetra e cantano in onore della divinità, accompagnati dall’aulo e percuotendo col plettro tutte quante le corde contemporaneamente, in ritmo anapestico e in tonalità acute; altri corrono per il teatro su cavalli bardati a festa; poi entrano cori numerosi di giovani che eseguono alcuni dei loro canti nazionali, mentre in mezzo a loro dei danzatori eseguono danze in stile antico, accompagnati dall’aulo e dal canto. Alcune ragazze vanno su dei kánnathra riccamente adorni, altre vano in corteo su carri trainati da pariglie, che fanno correre a gara, e tutta la città è presa dal trambusto e dalla gioia dello spettacolo», trad. CITELLI 2001.

43 Se interpretiamo il termine come “teatro”, supponendo si trattasse di un edificio e non di

un luogo aperto preposto alle manifestazioni pubbliche, dobbiamo presumere con Ducat che le celebrazioni descritte da Ateneo si tenevano a Sparta, non più ad Amicle. Cfr. DUCAT 2008. Abbiamo pochi dati circa l’organizzazione delle manifestazioni e dei rituali di cui si componeva la festa durante l’arco di tempo in cui è stata celebrata; nulla vieta di pensare che il termine θέατρον poteva genericamente riferirsi anche ad uno spazio aperto dedicato agli spettacoli, la cui esistenza è ipotizzabile almeno per il periodo più antico delle celebrazioni.

44 καννάθρων, il termine adoperato nel passo si lega etimologicamente a “canna”, indicando

presumibilmente il materiale che costituiva la struttura del carro. Si trattava di carri speciali che erano adoperati esclusivamente nell’ambito delle Giacinzie. Una glossa al testo di Ateneo ci informa che la decorazione dei carri riproduceva una volta lignea, mentre una descrizione plutarchea gli attribuisce la forma di cervi o di grifoni. Cfr. CALAME 1977, pp. 307-308. Le fonti riportano che su uno di questi carri aveva partecipato alla festa la figlia di Agesilao. Per altri riferimenti cfr. Xen. Ages. 8.7; Plut. Ages. 19.5f.

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Le fonti a nostra disposizione sulla festa sono piuttosto scarse per poter considerare se il passo riportato da Ateneo, per quanto dettagliato, rendesse conto di tutto il rituale che era seguito alla festa. Attenendoci a quanto è descritto, possiamo riscontrare, in primo luogo, che le pratiche cui il testo fa riferimento erano normalmente integrate tra le competenze dei fanciulli sottoposti al sistema paideutico spartano. La partecipazione dei giovani al rito dedicato alla morte del giovane Hyakintos, poteva essere legata all’assimilazione della loro classe d’età alla gioventù dell’eroe. Ipotesi, quest’ultima, che spiegherebbe anche il ruolo preponderante assegnato dal testo alle attività musicali maschili piuttosto che a quelle femminili.45 Elemento definitivo che porta a dubitare rispetto alla possibilità di leggere nella festa le forme di un rito di passaggio è l’assenza di una terminologia specifica per definire l’età dei giovani partecipanti al rito.46 Deduciamo da queste considerazioni che la partecipazione dei fanciulli alle Giacinzie era elemento caratterizzante ma non esclusivo.

Il brano dei Laconica colloca la serie di rituali dedicati ai fanciulli a metà delle tre giornate festive. Si può pertanto presumere che tali riti segnassero il passaggio dal momento dedicato al rituale funebre in memoria di Hyakintos alla fase festosa dedicata ad Apollo e a Sparta. La centralità attribuita al complesso celebrativo dedicato ai più giovani fra i politai, permette di definire la sua funzione di raccordo tra i due rituali di cui si componeva la festa.47

45 L’interpretazione della festa come rito di passaggio di fanciulli e fanciulle trova, a mio

avviso, un elemento di debolezza proprio nel ruolo marginale che il passo di Ateneo attribuisce alla componente femminile. Quest’ultima, stando a quanto emerge dagli studi condotti in tal senso, avrebbe dovuto partecipare al rito, in modo parallelo a quanto avveniva per i giovani uomini, in funzione di un culto parallelo a quello di Hyakintos dedicato al suo doppio femminile, la sorella Polyboia morta anch’essa in tenera età. Cfr. Paus III 19.4; Hesych. s.v. Polyboia. Sul ruolo di Polyboia nel culto iniziatico delle Giacinzie, cfr. CALAME 1977, pp. 314

ss.

46 Il testo di Ateneo fa riferimento, per quanto riguarda i fanciulli, a due classi d’età definiti

con i termini παῖδές, per designare il gruppo di coloro che cantano e suonano e quello dei giovani cavalieri, e νεανίσκοι che è invece adoperato per designare i partecipanti ai choroi. Per quanto riguarda le fanciulle è adoperato un unico termine παρθένοι..

47 Richer individua questi rituali tra gli “aspetti dionisiaci” della festa. Presenta, infatti, una

interpretazione delle Giacinzie che valorizza i motivi agrari del rito e li lega, in modo che appare forzato, ai rituali descritti da Policrate, interpretati con valore orgiastico Cfr. RICHER

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Le più giovani classi d’età, nel contesto festivo delle Giacinzie, offrivano un saggio di competenze paideutiche, musicali e guerriere, che avevano acquisito sotto il controllo della polis.48 Possiamo dedurre che le arti musicali e guerriere richiamavano competenze che erano attribuite sia a Hyakintos che ad Apollo. Sulle competenze dell’eroe possiamo solo proporre la presenza di reperti musicali rinvenuti nelle più antiche stratigrafie di Amicle. Per quanto riguarda Apollo, invece, è possibile attribuire alla sua figura una doppia caratterizzazione, lasciando una precedenza cronologica agli aspetti guerrieri del dio, sui quali torneremo tra poco.

Tornando al testo citato da Ateneo, gli aspetti celebrativi della polis spartana si sintetizzano, non solo per la generica partecipazione di elementi musicali, quanto per l’esecuzione di quelli che il testo definisce «τῶν ἐπιχωρίων τινὰ ποιηµάτων», intonati dai choroi di fanciulli. Non è possibile definire quali testi fossero oggetto di recitazione, tuttavia è chiaramente individuabile nella definizione l’intento celebrativo volto all’esaltazione della polis. Questa interpretazione si propone in modo più definito nella porzione di testo che segue, in cui è la descrizione dell’espressione coreutica che partecipava alla performance dei fanciulli, durante la quale i danzatori «eseguivano danze in stile antico». Sottolineando il tema dell’antichità si può dedurre che Policrate intendesse fornire un elemento caratterizzante della festa.

Elementi funerari e pratiche musicali: una lettura dei materiali

archeologici di Amicle.

Un’interpretazione sbilanciata sulla celebrazione di un rituale di commemorazione funebre permette di ricomporre il significato della festa

2012, “Les aspects dionisiaques des Hyakinthies”, pp. 366-370. In particolare, l’argomentazione a proposito dell’iconografia dionisiaca presentata nella descrizione del “trono di Amicle” di Pausania (III 18.9 ss.) sembra non tener conto dell’intero complesso figurativo riportato nel passo, che induce piuttosto a intravedere nella complessità del repertorio iconografico la volontà di integrare il culto eroico di Hyakintos all’interno del pantheon greco. La presenza di Dioniso nel complesso figurativo del trono ha senso in quanto il dio, padre naturale di Deianira, ha rapporto con la mitologia spartana di Eracle. Per uno studio sulla figurazione del trono in funzione politica cfr. FAUSTOFERRI 1996.

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senza tralasciare nessuno degli elementi che vi partecipano. Come abbiamo visto a proposito delle Gimnopedie, la commemorazione funebre affidata alle arti musicali non era nuova agli usi spartani, bensì l’uso si confaceva alla celebrazione di quelle morti il cui ricordo celebrava indirettamente i valori fondanti della polis. La commemorazione dell’eroe eponimo della festa, dunque, si componeva di una celebrazione musicale che rispondeva presumibilmente a delle competenze attribuite al giovane nell’ambito, e che, al pari delle Gimnopedie, aveva una connotazione positiva e non orgiastica. A dare valore a questa lettura della festa concorrono a mio parere anche altri ordini di dati.

La scena figurata sulla pixis di età geometrica rinvenuta ad Amicle, cui facevamo sopra riferimento,49 ritrae una scena di danza che Moreno-Conde definisce “pacifica”, notando l’assenza di armi.50 Se ricordiamo quanto detto a proposito delle danze “in armi” spartane, e in particolare alla gymnopaidikē, dobbiamo ammettere che l’assenza di armi nella scena non è per niente indicativa, data la caratteristica mimetica della pratica spartana. Inoltre, l’immagine si compone di altri elementi la cui lettura può essere funzionale alla contestualizzazione della scena, si tratta di una lyra e di uno scorpione. Se attribuiamo allo strumento funzione connotativa della scena di danza che è rappresentata, alla stessa maniera possiamo ritenere non casuale l’immagine dello scorpione. Le ricorrenze della rappresentazione dell’animale nell’iconografia greca sono tutte legate ad ambito guerriero: l’animale era prevalentemente raffigurato, infatti, come episemon negli scudi.51 È dunque possibile integrare nella danza l’aspetto guerriero, e inserire nel culto miceneo di Hyakintos una performace di danza armata, la cui presenza è tanto più giustificata nell’ambito di un rituale di commemorazione funebre.

La dicotomia tra momento funebre e festivo è mediata, ancora una volta, dall’elemento musicale. Coniugando la possibile presenza della gymnopaidikē alla festa con quanto riportato da Ateneo, possiamo intravedere nella

49 Cfr. infra, nota n. 37.

50 Cfr. MORENO-CONDE 2008, p.81 ss. 51 Cfr. BEAZLEY 1968, 1978.

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descrizione di danze eseguite «ἀναµεµιγµένοι τὴν κίνησιν ἀρχαικὴν» un ricordo di pratiche rituali legate al culto dell’eroe. L’orientamento funebre della celebrazione trova anche risposta alle questioni relative all’organizzazione della festa. Alcuni studiosi hanno proposto, sulla base di un passo erodoteo,52 di attribuire agli sviluppi delle Giacinzie di età classica, una durata di dieci giorni, al posto dei tre di cui riporta testimonianza Ateneo. La questione non può essere ricomposta data l’assenza di specifiche testimonianze. È interessante, tuttavia, rilevare una coincidenza nella simbologia funebre tra una possibile durata di dieci giorni proposta per le Giacinzie e la notizia erodotea che attribuisce agli spartani l’uso di osservare un periodo di lutto di dieci giorni per la morte dei re.

Ultimo elemento su cui ci soffermiamo brevemente per rendere conto, nell’ambito dell’interpretazione proposta, di tutte le fonti che concorrono a definire la festa è l’altare di Amicle. Si trattava del principale oggetto del culto praticato alle Giacinzie e, riguardo ad esso disponiamo di una accurata descrizione in un brano della periegesi di Pausania.53

La grande pompē a carattere musicale di cui leggiamo traccia nel testo di Ateneo aveva probabilmente come destinazione il santuario apollineo di Amicle.54 La localizzazione del culto fra Sparta e Amicle rimarcava l’intenzione di valorizzare le peculiarità locali del rito sovrapponendo ad esso, senza per questo cancellarlo, la celebrazione dedicata ad Apollo.55 In questo contesto, la costruzione monumentale dell’altare ha un importanza non indifferente. Il monumento, la cui costruzione si colloca intorno alla metà del VI sec. a. C., si erigeva sopra il sepolcro di Hyakintos. Da un punto di vista funzionale esso rispondeva all’interpretazione proposta, poiché era essenzialmente un monumento funebre. Tale funzione era stata considerata

52 Hdt. IX 7-11. Sulla problematica cfr. RICHER 2012, pp. 354-356. 53 Paus. III 19

54 In alternativa Amicle costituiva il punto di partenza della processione.

55 L’accostamento tra i due culti è rimarcato dalla menzione di un doppio momento di tributo:

il primo dedicato all’eroe è definito ἐνᾰγισµός, mentre il secondo ha le forme di un vero e proprio sacrificio al dio, θυσία; Paus. III 19.3.

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anche nella monumentalizzazione operata nel VI secolo, in quanto nel basamento dell’altare, laddove era il sepolcro dell’eroe, era collocata una porta bronzea attraverso la quale si introducevano le offerte tributate al giovane. Partendo da una base funebre, e seguendo lo stesso andamento di costruzione dei rituali della festa, si sviluppava il complesso monumentale dell’altare. La forma di trono data alla struttura è riconducibile alla regalità propria delle istituzioni vigenti a Sparta e, come sottolinea Faustoferri, il complesso di rilievi che decoravano il trono presenta, per quanto riguarda il repertorio eroico e guerriero citato, un tipo di iconografia celebrativa delle istituzioni guerriere e politiche spartane. Alla celebrazione figurata della polis e delle sue strutture politiche si aggiungeva anche la tematica religiosa. I rilievi del monumento, infatti, riproducevano le principali divinità che avevano a che fare con i miti legati alla polis. Uno spazio non indifferente era dedicato all’elemento musicale, sviluppato nei rilievi che raffiguravano scene di danza e canto, come quello che ritraeva l’aedo Demodoco che accompagnava una danza alla corte dei Feaci.

Il trono si completava con la statua cultuale di Apollo, la cui antichità di composizione è colta, nella descrizione fornita, dallo stesso Pausania. Ad essere rappresentato è un dio guerriero, armato di arco e lancia. La divergenza tra un Apollo spartano caratterizzato in senso guerriero e l’orientamento musicale della festa in suo onore, rafforza l’ipotesi per cui le caratteristiche musicali della celebrazione potrebbero essere considerate un retaggio del culto amicleo di Hyakintos, o piuttosto funzionalizzate alla funzione celebrativa della festa. In ogni caso, gli elementi fin qui evocati mostrano una complessità di connessioni che allo stato attuale delle fonti può difficilmente trovare una soluzione.

L’interpretazione delle Giacinzie come festa poliade fondata su un rito funebre sembra quella più praticabile. L’ipotesi potrebbe fornire altri elementi di riflessione circa i retaggi storici e religiosi che hanno attribuito alle arti musicali l’importanza di cui godevano nella paideia spartana.

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3.3.3 Le Carnee, agoni musicali e virtù militare.

I rituali delle Carnee proponevano gli stessi aspetti sociali, politici e religiosi che caratterizzavano le altre celebrazioni che si tenevano nella polis laconica. Questi elementi di continuità hanno portato gli interpreti a inserire le Carnee in un supposto ciclo di riti di passaggio organizzati dalla polis. Alla definizione della festa, ancora una volta, concorrono elementi che consentono di negare una interpretazione di questo tipo, a favore di una lettura della festa come rito di celebrazione delle virtù guerriere degli spartani che si riflette nei caratteri guerrieri del dio poliade, Apollo. 56

Elementi originari del culto del Karneios.

Generalmente considerate una festa a prevalente carattere militare, le Carnee comprendevano rituali la cui eterogeneità lascia pensare a una lunga fase di formazione del complesso festivo storicamente attestato.

Il culto delle Carnee si fondava su pratiche “pre-doriche”,57 stando a quanto emerge da uno degli aitia relativi al culto del Karneios.58 Le versioni del mito riportate da Pausania mostrano, nell’andamento del racconto, la necessità di integrare all’interno della tradizione poliade spartana un culto che era da tempo praticato nell’area. La composizione delle due tradizioni risponde a esigenze

56 Il riferimento è all’attestazione epigrafica dell’esistenza di una sacerdotessa al servizio del

Karneios, cfr. IG V.1, 589.6-8, 608.2-3.

57 Premettendo che è ormai superata l’ipotesi di un’invasione dorica nel Peloponneso, il

riferimento ai Dori ricalca qui il termine usato da Pausania nel definire le popolazioni che subentrarono in Laconia e che ebbero parte agli aitia del culto. Sulla questione dorica, cfr. DI

DONATO 1992.

58 Il culto del Karneios presentava carattere agrario, come emerge da alcune sopravvivenze

del rito greco e si riscontra anche nell’etimologia del termine Karneios e dei nomi dei due veggenti rispettivamente protagonisti delle due tradizioni: Krios e Karno Il nome del primo, Krios sembra alludere all’ariete di cui prendeva le sembianze il dio nel culto, mentre, nella seconda delle tradizioni riportate, il nome dell’indovino, Karnos, riprende la stessa etimologia dell’epiteto del dio. Altro elemento principale di continuità nella celebrazione spartana che è presente nelle due tradizioni attestate da Pausania è riscontrato nell’epiteto Oiketas, e nella presentazione di un originario culto domestico. In età romana persistono attestazioni di un Apollo Oiketas (IG V 1.479, 589, 608), inoltre, è evidente una connessione tra i primi due epiteti, sorti all’interno di un contesto domestico e un altro epiteto attestato per Apollo, Dromaios. In particolare, il confronto fra le tradizioni sull’attribuzione dei due epiteti fa propendere verso il riconoscimento di una maggiore antichità per Oiketas. Cfr. MUSTI-TORELLI

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politiche diverse: nel primo caso si presenta una versione prettamente spartana all’origine del culto, mentre, nel secondo aition si attribuisce al culto una origine “pan-dorica”, integrandolo nella tradizione sul mito degli Eraclidi.59 Quanto emerge dai dati presentati avvalora l’ipotesi che le Carnee fossero, nella loro elaborazione come festa greca, un ampliamento di un culto già esistente.

Aspetti mimetici dei rituali guerrieri in funzione celebrativa.

Che le Carnee includessero rituali con prevalente carattere guerriero è attestato dalla più estesa delle testimonianze a noi pervenuta sul rituale. Si tratta di un brano di Ateneo nel quale si riporta una testimonianza di Demetrio di Scepsi. 60 Il brano in questione ha contribuito a dare credito a un’interpretazione della festa come rito di presentazione dei giovani alla comunità poliade, seguendo modalità simili a quelle previste ad Atene durante le Apaturie.

Bisogna notare che la celebrazione che si teneva a Sparta doveva essere sostanzialmente diversa rispetto a quella ateniese. Le esigenze che soggiacevano all’organizzazione della festa ad Atene erano conformi a strutture socio-politiche del tutto diverse da quelle spartane. In particolar modo ha estrema rilevanza la differenza nella gestione delle attività paideutiche dei futuri politai che, come abbiamo più volte ribadito, a Sparta era di competenza poliade.61

59 Cfr. MUSTI-TORELLI 1991, pp. 206-208. MUSTI 1985, p. 37 ss. Gli elementi che si

traggono da questa seconda versione del mito si accordano con altri dati secondo cui il culto del Karneios avrebbe avuto una diffusione anche oltre i confini della Laconia. In tal senso è stata interpretata la testimonianza di Conone FGrHist. XXVI 1 = Phot. 135a. Cfr. RICHER

2012, pp. 438-439. Particolarmente interessante è il riferimento di Pindaro alla diffusione del culto di Apollo Karneios operata dagli Egidi verso Thera e Cirene. Benchè dettato da un intento celebrativo della polis spartana, il riferimento pindarico riconnette Sparta ad un retroterra mitico che per tramite di Theras, colonizzatore e eponimo dell’Isola sopramenzionata, si aggancia a una genealogia tebana che ha rapporto con gli Eraclidi (Hdt IV 147.2). Un culto simile a quello celebrato alle Carnee spartane è ravvisabile, secondo Esichio (s.v. ἀγήτης), negli Agetoria celebrati ad Argo: «ἀγήτης· ὁ ἱερώµενος, ἄτιµος, ἐν δὲ τοῖς Καρνείοις ὁ ἱερώµενος τῆς θεοῦ. καὶ ἡ ἑορτὴ Ἁγητόρια [ὡς ἀγήµαι ἔχει εἰσορόαντος]».Cfr. PETTERSSON 1992, pp. 63-64; RICHER 2012, pp.438-439.

60 Demetr. Sceps. ap. Ath. IV 141f.

61 La partecipazione dei giovani spartani alle feste, e il ruolo preponderante ad essi assegnato,

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Gli ἄνδρες, ai quali si riferisce Ateneo, erano protagonisti di un rituale incentrato su un aspetto poliade del culto. Interessante, per definire questo carattere della festa, è la proposta di integrazione, avanzata da Ducat, per la lacuna nella voce «Καρνεᾶται» riportata da Esichio. Essa fornisce, infatti, il riscontro determinante per sostenere l’apertura della festa a tutti i politai, i quali sarebbero stati indistintamente scelti tramite un sorteggio suddiviso per tribù.62

Il rito guerriero celebrato alle Carnee è definito nella testimonianza di Demetrio come «µίµηµα στρατιωτικῆς ἀγωγῆς». L’impronta mimetica che la notizia attribuisce alla pratica consente di ravvedere nel rito una riproposizione delle strutture militari di Sparta a fine celebrativo. Questa interpretazione trova riscontro anche nella partecipazione delle arti musicali nella festa poliade, confermando una funzione mimetica dei rituali che era finalizzata alla celebrazione della polis.

L’agone musicale alle origini della festa.

I dati sulla festa consentono di rilevare una spiccata tendenza alla conservazione nei riti delle Carnee che potrebbe essere riferita anche alla componente rituale di carattere musicale. Attestano la presenza di un agone musicale alle Carnee spartane la lista dei vincitori dell’agone compilata da Ellanico e un passo dell’Alcesti euripidea.63

a sancire un “diritto di cittadinanza”. Lo status di politai era già riconosciuto a quanti entravano a far parte del sistema educativo della polis. Cfr. PARKER 2011, pp. 201-205. Sui

sistemi paideutici di Atene e Sparta, cfr. supra § 1.2.2.

62 Hesich. s.v. Καρνεᾶται. «οἱ ἄγαµοι, κεκληρωµένοι δὲ ἐπὶ <τὴν> τοῦ Καρνείου

λειτουργίαν. πέντε δὲ ἀφ' ἑκάστης ... ἐπὶ τετραετίαν ἐλειτούργουν». Ducat propone di colmare la lacuna del passo di Esichio con «φυλῆς». È probabile che i καρνεᾶται fossero gli organizzatori della festa e gli agonothetai. Per quanto riguarda un possibile riconoscimento di una classe d’età per i Karneatai, cfr. BRELICH 1969, pp. 140-150; PARKER 1989, p. 164 n.7;

DUCAT 2006, pp. 274-275. Sul ruolo dei karneatai nel rituale degli staphylodromoi (Hesich. s.v. Σταφυλοδρόµοι) siamo informati a proposito da una glossa dei Lexica Segueriana (Anecdota Graeca, Bekker, 1.305). Sul rito in questione si sono espresse varie interpretazioni, cfr. BRELICH 1969; RICHER 2012, pp.428-431; PARKER 2011, p. 214; DUCAT 2006, p.276;

PETTERSSON 1992, pp. 68-71.

63 Eur. Alc., vv. 445-454; Hellan. FGrHist. 4 F85-86. L’agone musicale è attestato anche alle

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Ellanico attribuisce a Terpandro di Lesbo una vittoria all’agone citarodico delle Carnee.

τὰ Κάρνεια πρῶτος πάντων Τέρπανδρος νικᾷ, ὡς Ἑλλάνικος ἱστορεῖ ἔν τε τοῖς ἐµµέτροις Καρνεονίκαις κἀν τοῖς καταλογάδην. 64

La notizia permette di datare al secondo quarto del VII secolo l’esistenza della festa e, in particolare, dell’organizzazione di un agone musicale in essa appositamente organizzato. È difficile stabilire se debba essere attribuita a Terpandro l’istituzione dell’agone musicale o una sua riorganizzazione. I dubbi sollevati in proposito da Brelich appaiono effettivamente fondati.65 Sulla scorta della riflessione dello storico delle religioni, l’ipotesi di un’opera di riorganizzazione terpandrea sembra quella più cauta e allo stesso tempo più confacente alla luce dell’antichità del complesso degli elementi di fondazione del culto.

Il fatto che la testimonianza su Terpandro proponga per l’agone musicale una fondazione contemporanea all’istituzione del culto greco può lasciare supporre che le pratiche musicali fossero un elemento caratteristico anche dei rituali tributati Karneo. È necessario tenere presente che i dati tratti dalle feste

64 Hellan. FGRH 4 F85 = Ath. XIV 635e: «Terpandro fu il primo di tutti ad ottenere una

vittoria alle Carnee, come racconta Ellanico nei Vincitori alle Carnee, sia nella redazione in versi, sia in quella in prosa», trad. CITELLI 2001. Ateneo specifica che, a quanto riportato da

Ellanico, Terpandro fu il primo vincitore all’agone carneatide e che, secondo Sosibio (FGRH 595 F3) la fondazione della festa coincideva con l’Olimpiade XXVI. Un’altra notizia, ricavata dal V libro del περὶ Κιθαρῳδῶν di Geronimo, fa luce sugli aspetti mitici che costituiscono la figura di Terpandro; in base ad essa il citarodo era ritenuto contemporaneo del legislatore spartano Licurgo e aveva avuto parte all’istituzione della prima Olimpiade nel 776 a. C. Cfr. Ath. XIV 635e-f.

65 Lo studioso protende per l’ipotesi di una riorganizzazione dell’agone musicale da parte di

Terpandro e, in particolare, dell’introduzione in esso della lyra a sette corde, la cui invenzione a lui è attribuita. A tal proposito lo studioso ricorda il riferimento euripideo (Alc. 445-454) a l’eptacordo che suona, nel mese di Karneio, insieme a inni non accompagnati da musica. Brelich sostiene che questi inni costituivano la materia dell’agone prima della riforma terpandrea; cfr. BRELICH 1969, p. 152. Accetta, al contrario, la data fornita da Sosibio PARKER

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spartane in onore di Apollo testimoniano una competenza del dio originariamente connotata in senso guerriero, piuttosto che musicale.66

È stato analizzato al fine di individuare eventuali tracce delle più antiche competizioni musicali anche il passo di Euripide.

πολλά σε µουσοπόλοι µέλψουσι καθ' ἑπτάτονόν τ' ὀρείαν χέλυν ἔν τ' ἀλύροις κλέοντες ὕµνοις, Σπάρται κυκλὰς ἁνίκα Καρνεί- ου περινίσεται ὥρα 450 µηνός, ἀειροµένας παννύχου σελάνας, λιπαραῖσί τ' ἐν ὀλβίαις Ἀθάναις. τοίαν ἔλιπες θανοῦσα µολ- πὰν µελέων ἀοιδοῖς.67

Gli studi sul brano hanno individuato una questione problematica, inerente alla notizia sull’agone carneatide, nell’accostamento tra i canti accompagnati dal “setticordio montano” e gli inni alyroi, non accompagnati dal suono della lyra. Particolare interesse è stato rivolto alla perifrasi usata da Euripide per individuare lo strumento musicale che, con il riferimento al numero di corde, rimanda a una delle principali innovazioni attribuite all’opera di Terpandro. Si potrebbe ipotizzare, per tale via, che l’opera terpandrea alle Carnee consistette nell’introduzione della competizione citarodica, nell’ambito di una riorganizzazione della festa.

È stato supposto che le competizioni agonali che si tenevano prima della riorganizzazione gli inni si disputassero sull’esecuzione di inni senza

66 Una conferma a questo dato emerge chiaramente dalla rappresentazione guerriera

dell’antica statua cultuale di Apollo ad Amicle descritta da Pausania. cfr. supra § 3.3.2.

67 Eur. Alc., vv. 445-454:«Spesso i cantori celebreranno la tua gloria,/ sulle corde della lira

che viene dai monti,/ o con inni senza lira,/ a Sparta, quando, col volgere delle stagioni,/ tornerà il mese delle feste Carnee,/ la luna alta nel cielo tutta la notte,/ e nella ricca e splendida Atene./ È bello il canto che hai lasciato/ con la morte ai poeti». Trad. SUSANETTI 2001.

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accompagnamento musicale. In realtà, come afferma Parker nel commento al testo dell’Alcesti,68 la contestualizzazione luttuosa entro la quale è espresso il riferimento ai canti alyroi dovrebbe bastare a definire il significato dell’espressione.

Ad animare la discussione sul passo euripideo è stato anche il tentativo di collocare all’interno del rituale spartano la figura di Alcesti, al fine di individuare le possibili tematiche affrontate dalle esecuzioni musicali. Il tragediografo afferma nel testo che la storia dell’eroina verrà celebrata a Sparta nel mese del Karneio. La questione ha prodotto una serie di ipotesi interpretative che hanno decontestualizzato l’intenzione poetica che era alla base della costruzione tragica euripidea sul mito di Alcesti.69

Al di fuori di ogni riferimento riguardo le connessioni esistenti tra il mito di Alcesti e Apollo,70 non è fondato individuare, nel passo in questione, uno scopo diverso dalla celebrazione dell’eroina. Al mito di Alcesti il poeta offre la certezza del ricordo nei canti intonati durante le feste musicali delle due principali poleis dell’epoca, Sparta e Atene, facendo contemporaneamente riferimento alla funzione esercitata dalla sua stessa opera. L’unica attestazione certa che possiamo trarre dal testo di Euripide è che alle Carnee si tenevano nel V secolo degli agoni musicali rinomati. Questa conclusione può essere già sottintesa nella notizia della partecipazione all’agone carneatide di uno straniero, quale è Terpandro di Antissa, e per tal via estesa alla metà del VII secolo a. C.

68 Cfr. PARKER 2007, pp. 149-151.

69 Sul personaggio di Alcesti si è lungamente dibattuto a proposito dell’individuazione nei

tratti dell’eroina di una divinità ctonia di origine pre-greca. La questione si trova ricomposta e messa a fuoco in un’ottica storico letteraria compiuta in Momigliano, A., Il mito di Alcesti ed Euripide, «La Cultura» N. S. II, X, fasc. 3, 1931, pp. 201-213; in «Quarto Contributo alla Storia degli Studi Classici e del Mondo Antico», 1969, pp. 167-180. Brelich, seppure lasciando la questione sostanzialmente aperta, propende per l’ipotesi di rilevare tracce di un culto di Alcesti a Sparta nella presenza della figura di Admeto nella descrizione del trono di Amicle, cfr. BRELICH 1969, pp. 152-153.

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Sparta: note conclusive.

L’indagine sugli elementi musicali nelle feste spartane ci permette di ribadire l’importanza funzionale attribuita alla mousikē dalla polis laconica. Attraverso l’uso delle fonti antiche abbiamo condotto un’analisi orientata a contestualizzare l’aspetto musicale delle feste all’interno del complesso rituale che componeva ciascuna celebrazione. Questo metodo d’indagine ci ha permesso di approfondire la conoscenza degli aspetti storico-antropologici che partecipano ai rituali e di rendere conto quanto più possibile delle esigenze sociali e politiche che hanno influenzato l’organizzazione religiosa spartana. Di particolare interesse si è rivelato l’approfondimento sugli elementi dei riti attraverso i quali è possibile rintracciare sopravvivenze di culti di età minoica o micenea. L’aspetto conservatore della religiosità spartana permette di individuare tracce di pratiche cultuali musicali diffuse in Laconia, a partire dall’età micenea, e di ricondurle all’interno di un più ampio retroterra religioso esteso all’ambito egeo.

Il radicamento sul territorio di Sparta è uno degli elementi che consentito la conservazione delle “sopravvivenze” all’interno dei rituali, e ha permesso di individuare la forte volontà spartana di stabilire una continuità culturale con la civiltà che l’ha preceduta.

Abbandonando una visione meramente orientata a valorizzare il ruolo dei più giovani nella partecipazione alle feste, è stato possibile dare rilievo al complesso di aspetti che avevano parte alle celebrazioni. Lo studio ha consentito di rilevare nei rituali festivi spartani, con particolare attenzione a quelli di abito musicale, un orientamento alla celebrazione dei valori e delle istituzioni fondanti della polis.

Le arti musicali si stagliano in questo complesso ideologico sempre marcando i tratti celebrativi delle feste, e facendo leva sulle caratteristiche mnemoniche in esse connaturate. Le feste spartane, da questo punto di vista, proponevano rituali minuziosamente organizzati e basati su una interpretazione mimetica delle strutture sociali e politiche della polis, che dava spazio espressivo alle competenze delle arti musicali.

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