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LETTERATURA PER L’INFANZIA E LE STORIE DI PATRICK K.ADDAI 4.1

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Academic year: 2021

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4.

LETTERATURA PER L’INFANZIA E

LE STORIE DI PATRICK K.ADDAI

4.1

Letteratura per bambini e ragazzi:

caratteristiche principali

Per l’analisi delle caratteristiche principali della letteratura per bambini e ragazzi, si fa riferimento in particolare all’opera del Professor Hans-Heino Ewers Literatur für

Kinder und Jugendliche in cui l’autore cerca non solo di

definire questo genere ma di delinearne le caratteristiche principali. Una delle prime cose che cerca di fare l’autore è quella di dare una definizione alla letteratura per bambini e ragazzi dicendo che essa è una forma di letteratura indirizzata a dei consumatori ben precisi che la recepiscono. Inizialmente Ewers analizza questo genere letterario come un corpus, un gruppo di testi che hanno caratteristiche in comune o al contrario diverse. Facendo ciò attribuisce a tutto l’insieme dei testi presi in analisi un termine generico che è quello, appunto, di letteratura per bambini e ragazzi (KJL-Kinder-und Jugendliteratur). Secondo l’autore i testi indirizzati ai giovani lettori subiscono una selezione prima di arrivare nelle loro mani. Essi vengono prima esaminati dagli adulti (genitori o educatori) che decidono per loro quali siano i testi più adatti da poter fare leggere o raccontare ai più piccoli. Ewers distingue, però, i testi che i bambini o i ragazzi sono obbligati a leggere da quelli che invece prendono in esame spontaneamente. Alla prima categoria appartengono, per esempio, tutte le letture scolastiche: gli insegnanti decidono quali siano le opere più adatte da sottoporre all’attenzione dei bambini o dei ragazzi e le

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presentano in classe oppure lasciano che gli alunni le leggano a casa. Fanno parte della seconda categoria, al contrario, tutte quelle letture che i giovani scelgono spontaneamente. Ewers parla, inoltre, di tre piani della letteratura per bambini e ragazzi: quello letterario in cui i testi vengono elaborati e portati a termine; quello mediale in cui si attua una differenziazione tra i testi scritti appositamente per bambini e quelli invece più indirizzati ai ragazzi e, infine, quello della letteratura che riguarda la creazione di liste di testi e la loro trasmissione a diversi target di consumatori a seconda anche dei temi.

Secondo quanto riportato da Ewers risulta essere molto importante anche il ruolo di autori, editori, critici e mediatori. Attraverso la loro collaborazione si viene a creare una vera e propria catena, un vero e proprio sistema. I bambini sono visti come dei principianti che si affacciano al panorama letterario in modo inconscio ed inconsapevole e per questo hanno bisogno di adulti che li aiutino a capire come muoversi, cosa poter leggere e cosa no. È in questo senso che lettori adulti come genitori, pedagoghi, insegnanti svolgono un ruolo di fondamentale importanza giudicando l’offerta in questo settore come positiva oppure negativa e consigliando o meno una lettura oppure l’altra. Proprio per quanto appena affermato, Ewers parla allora di doppio destinatario per questo tipo di letteratura. I destinatari adulti diventano come dei mediatori e sono i primi a venire a contatto con la letteratura pensata per bambini o ragazzi; il loro compito, la loro funzione è fondamentale perchè decidono cosa sia giusto o meno per i più piccoli. Ewers, però, afferma anche che mentre in passato la funzione di questi “mediatori” era molto diretta e alla luce del sole,

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oggigiorno essi agiscono più tra le righe e la loro azione risulta essere molto più velata. Ewers denomina quindi gli adulti dei destinatari indiretti delle storie per bambini. Un altro dato importante per la letteratura per l’infanzia è il fatto che spesso, come afferma Ewers, il titolo dell’opera e la storia stessa risultano essere molto più conosciuti dell’autore stesso. Quest’ultimo, nella maggior parte dei casi è conosciuto solo da esperti del genere. Nel XVIII e XIX secolo in molti si lamentavano che le storie per ragazzi e bambini non venissero scritte da autori veri e propri ma solo da persone che si improvvisavano tali. Anche nel XX secolo si presenta questo problema e si arriva alla conclusione che solo un 10% degli autori di storie per bambini siano scrittori affermati o che hanno studiato per fare questo nella loro vita. La posizione più importante per questo genere letterario, infatti, non la hanno gli autori ma i censori e i mediatori. E’ sicuramente vero che l’autore porta dentro la propria opera la sua personale visione del mondo, il suo modo di scrivere e narrare ma spesso questo non basta per farlo ricordare. Se scrive una buona opera, essa verrà sicuramente trasmessa ai bambini, ai ragazzi, raccontata loro e magari tramandata di generazione in generazione ma il suo nome no. La maggior parte dei piccoli lettori non si chiede nemmeno chi possa essere stato ad aver scritto le opere che gli piacciono tanto; le ascolta semplicemente e ne fa tesoro: se ne ricorderà forse per sempre ma non si ricorderà

altrettanto facilmente di chi ne è l’autore. Hans-Heino Ewers afferma che la letteratura per i bambini

e per i ragazzi è un genere e un ramo letterario molto importante, che svolge diverse funzioni:

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- è una sorta di letteratura didattica: in questo caso si parla sia di un valore istruttivo che hanno i testi per bambini e ragazzi sia di un valore morale;

- letteratura in coformità con i bisogni di bambini e ragazzi; - letteratura per bambini e ragazzi come espressione della

letteratrura;

- letteratura per bambini e ragazzi come rinascita della poesia popolare.

Secondo Ewers il bambino o ragazzo che entra in contatto con la letteratura, lo fa a livello orale e non scritto; per questo motivo l’autore individua quattro stadi di comunicazione che partono dall’oralità fino ad arrivare all’espressione scritta:

- la comunicazione poetica puramente orale: l’adulto racconta al bambino una storia che conosce o che ha sentito;

- l’adulto racconta una storia, di cui è venuto a conoscenza attraverso una fonte scritta;

- l’adulto legge una storia scritta al bambino; - il bambino legge da solo una storia, favola, fiaba.

I testi per bambini anche se scritti sembra che debbano mantenere una certa “oralità”: devono essere facilmente leggibili, non troppo complicati e devono avere anche illustrazioni che portino il bambino a comprendere ed immaginare più facilmente ciò che legge.

4.2 Sviluppo della letteratura per bambini e

ragazzi in Austria

La letteratura per l’infanzia ha una storia di lunga data in Austria; essa si è sviluppata da ben 200 anni ed è strettamente collegata a quella della Germania nonostante tra le due ci siano alcune differenze legate sopratutto alla

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storia dei due paesi. L’Austria è influenzata culturalmente da altri paesi quali Italia, Ungheria, Spagna; ospita, inoltre, molti immigrati che la rendono ancora più ricca e diversificata. Nel periodo del Biedermeier1

1

Nome di un personaggio fittizio adoperato nei paesi tedeschi a designare il periodo di tempo (Biedermeierzeit) che va dal Congresso di Vienna (1815) alla rivoluzione del 1848. Deve la sua origine all'umor satirico di due amici svevi, il medico Adolf Kussmaul e il poeta Ludwig Eichrodt, i quali negl'ingenui versi di un vecchio maestro di scuola Samuel Friedrich Sauter (1766-1846), videro quella "bonaria onestà", quell'"adattarsi alle più semplici condizioni di vita" quel "rispetto dell'autorità e dell'ordine costituito", che ai loro occhi caratterizzavano il filisteismo della Germania prequarantottesca, e si sentirono stimolati a darne notizia spassosa a un largo pubblico. (Biedermeier in Eciclopedia Treccani,

le storie che venivano indirizzate a bambini o ragazzi erano intrise di devozione ed erano pensate per uno scopo pedagogico. La formazione dei giovani ha le sue radici negli sforzi fatti dall’imperatrice Maria Teresa. All’inizio del XX secolo si forma una letteratura che era indirizzata nello specifico ai bambini e ragazzi dei lavoratori. Nel 1933, dopo la presa al potere da parte di Hitler, la letteratura per l’infanzia inizia ad avere gli ideali del nazionalismo. Le letture per il tempo libero venivano importate, per la maggior parte, dalla Germania. Tra il 1933 e il 1938 vengono scritti solo circa cinque testi di questo genere all’anno. Si comincia ad avere in questo periodo una letteratura per l’infanzia fatta da autori esiliati; questo genere è collegato alla letteratura dell’esilio. La maggioranza dei testi scritti sotto questo genere, sono testi che parlano di storie di animali. Uno dei centri di esilio era Praga insieme a New York. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la letteratura per bambini e ragazzi austriaca, così come tutti gli altri generi letterari, si trova di fronte ad un nuovo inizio. La produzione di testi per i più piccoli inizia ad aumentare a partire dal 1948 ma subito agli inizi degli anni ’50

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comincia a diminuire ottenendo sempre meno successi. Negli anni ’60 questo genere diviene di nuovo importante, aumentando la sua produzione. Tra il 1967 e il 1976 i titoli di libri che rientrano nella categoria letteratura per bambini e ragazzi sono tra i 200 e 300. Negli anni ’60 comincia una nuova epoca nella produzione di libri per i più giovani e questo nuovo periodo si chiama “altro moderno”. Negli anni ’80 nelle storie per bambini e ragazzi diviene importante il ruolo degli adulti mentre negli anni ’90 in questi tipi di storie diviene molto importante la distinzione tra adulti e non adulti; il confine tra il mondo adulto e quello dei bambini è sottile ma comunque percettibile e ben marcato nelle storie raccontate.

4.3 Dalla fiaba alle forme più moderne di scrittura

per l’infanzia

In questo capitolo si cercherà di esaminare due aspetti molti importanti che convergono nella letteratura di Patrick K.Addai: la letteratura per l’infanzia ad uso pedagogico e la fiaba utilizzata come letteratura da rivolgere ai più piccoli. Si cercherà di esaminarne le caratteristiche e la loro evoluzione nel corso del tempo. Si vedrà in seguito, osservando più da vicino il lavoro letterario dell’autore, che egli utilizza entrambe all’interno delle sue storie. Secondo quanto affermato nel testo La

letteratura per l’infanzia oggi questo tipo di letteratura ha

una data di nascita ben precisa ovvero l’anno 1697 quando vengono pubblicati i Racconti di mamma Oca di Charles Perrault. Si tratta di una raccolta di racconti di fiabe popolari che parlano di mondi lontani e che qui per la prima volta vengono messi per scritto. Durante il corso del

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‘600 e ‘700 questi racconti fantastici cambiano veste e le avventure sono collocate in ambienti molto nobili. E’ grazie a Perrault che cresce il filone della letteratura infantile sia dal punto di vista fantastico (con le fiabe) che dal punto di vista morale (con le morali che le storie raccontate davano). In mezzo tra il racconto fiabistico e quello morale vi è la favola. Sarà poi l’Ottocento l’epoca di una nuova svolta e sviluppo della letteratura infantile. La fiaba torna al suo modello popolare ma passa dall’oralità alla scrittura. La fiaba popolare riemerge con i fratelli Grimm e le loro Fiabe del folclore (1812); con loro il patrimonio fiabico orale europeo assume la forma di raccolta e diviene mezzo educativo. Importante genere per ragazzi diviene anche il romanzo di formazione.

I racconti e le storie che vengono create per bambini sembrano avere delle caratteristiche comuni. Tanto la fiaba quanto la favola sono sempre stati considerati generi adatti a bambini; esse sono storie brevi che vedono per protagonista la meraviglia e il fantastico, la differenza sta nel fatto che nella favola i personaggi sono solitamente animali e non esseri umani. La fiaba ha avuto molto successo tanto da oscurare la favola. Con l’aiuto del testo di Bruno Bettelheim Il mondo incantato- Uso, importanza

e significati psicanalitici delle fiabe si cercherà di cogliere

le peculiarità fiabistiche e di capirne più a fondo il significato; si vedrà in seguito come la letteratura per l’infanzia oggi sia in realtà cambiata rispetto al genere classico della fiabistica e come accanto ad essa oggi esistano altri sottogeneri e modi di scrivere per i più piccoli.

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Secondo l’autore il compito più importante e allo stesso tempo insidioso che si pone chi ha un bambino o chi deve educarlo è quello di far sì che trovi la sua strada nella vita e prima ancora che trovi il significato della vita stessa. Ma il piccolo che si affaccia per la prima volta al mondo reale ha bisogno di una guida e di alcuni insegnamenti per poter affrontare ciò che lo circonda.

Ha bisogno- ed è quasi superfluo sottolinearlo in questo momento della nostra storia- di un’educazione morale che sottilmente, e soltanto per induzione, gli indichi i vantaggi del comportamento morale, non mediante concetti etici astratti ma mediante quanto gli appare tangibilmente giusto e quindi di significato riconoscibile. Il bambino trova questo tipo di significato attraverso le fiabe2

Le esperienze che farà saranno importanti per renderlo forte e preparato ad ogni evenienza. Le storie che gli vengono raccontate o che legge da solo, sono fondamentali perchè plasmano il suo essere e gli danno una nuova visione delle cose. Una storia per catturare l’attenzione di un bambino deve divertirlo e suscitare curiosità ma allo stesso tempo deve stimolare la sua immaginazione ed aiutarlo tanto a sviluppare il suo intelletto quanto a chiarire le sue emozioni. E’ chiaro, secondo Bettelheim, che le fiabe non hanno molto da insegnare ai piccoli lettori riguardo alle condizioni della società moderna ma sicuramente sono istruttive dal punto di vista dell’interiorità dell’essere umano fornendo giuste soluzioni alle loro difficoltà in qualsiasi tipo di società o epoca storica

.

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2

BETTELHEIM, B., “Il mondo incantato- Uso, importanza e significati psicanalitici delle fiabe”, Feltrinelli Editore, Milano, 1977, p.11.

3

Ibidem.

. Le storie per bambini si occupano dei problemi umani e sono state raccontate o scritte proprio per lavorare sulla mente dei più piccoli, per far sì che

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questi ultimi ne traggano il maggiore vantaggio. La fiaba prende sul serio i drammi e le ansie che possono assalire i bambini e ha proprio questi come punto di partenza; tra i temi principali di queste storie troviamo, infatti, l’amore della vita in contrapposizione alla paura della morte, il bisogno di senrtirsi amati e allo stesso tempo la paura di non essere considerati. Il genere dalla letteratura per l’infanzia e le storie che vengono inserite all’interno di questo, hanno un forte valore psicologico su tutti i bambini indipendentemente da età o sesso; esse agiscono sulla mente dei più piccoli che non solo si divertono nell’ascoltare o leggere ma allo stesso tempo ne traggono insegnamenti di vita.

Dalle fiabe viene ricavato un ricco significato personale perchè facilitano dei mutamenti in fatto d’identificazione man mano che il bambino si occupa di problemi diversi, uno alla volta4

Il bambino che deve leggere un racconto oppure ascoltarlo si pone interrogativi: “chi sono? Da dove sono venuto? Come si è formato il mondo? Chi ha creato l’uomo e tutti gli animali? Qual è il fine della vita? Esistono potenze

.

Bettelheim ci dice che Dickens stesso comprese che la ricchezza di immagini presenti nelle storie per bambini aiuta questi meglio di qualsiasi altra cosa nel loro percorso per raggiungere la maturità. Sempre secondo l’autore, le storie per bambini e la fiaba in modo particolare aiutano il piccolo lettore nella scoperta della propria identità e gli fa capire che tipo di esperienze siano necessarie per sviluppare ulteriormente il suo carattere. Le fiabe, nonostante contengano elementi del male, fanno capire che un tipo di vita positiva può essere alla portata di tutti.

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BETTELHEIM, B., “Il mondo incantato- Uso, importanza e significati psicanalitici delle fiabe”,

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benevole oltre i genitori? C’è qualche speranza per lui anche se forse si è comportato male?. Queste alcune delle domande che si fa un bambino sulla vita inconsapevole del fatto che le fiabe forniscono proprio risposte a questi interrogativi, molti dei quali si sviluppano nella sua mente nel corso della storia.

Bettelheim afferma nella sua opera che le fiabe e le storie per bambini in generale ci parlano con il linguaggio dei simboli; le immagini che evocano agiscono sulla mente conscia ed inconscia. Le figure simboliche sono imporanti per il bambino perchè hanno il poter di traquillizzarlo assicurandogli che c’è una soluzione felice per i suoi problemi e questa sicurezza deve essere ben salda in lui di modo che riuscirà a lottare e affrontare i problemi che gli si presentano5

Nelle storie per i più piccoli ci sono temi ricorrenti quali la sofferenza di un bambino, la gelosia di questo per i fratelli oppure un bambino considerato incapace dai genitori, la presenza di un eroe che riesce a risolvere problemi sulla terra e senza l’aiuto di forze ultraterrene. Uno dei temi ricorrenti è quello della gelosia, in particolare nei confronti di fratelli e sorelle. Secondo Bettelheim, le storie per bambini sono importanti perchè permettono al piccolo lettore che è assalito dalla gelosia per il fratello o la sorella

.

Le fiabe permettono al bambino di lavorare con la fantasia e gli danno modo di decidere se e come applicare a se stesso, alla propria interiorità e formazione ciò che viene rivelato nella storia riguardo alla natura umana e alla vita in generale.

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di identificarsi nella storia e sfogare grazie a questa identificazione qualsiasi tipo di invidia o rivalsa. La storia fa sì che il bambino si senta giusficato nel provare determinati sentimenti nei confronti dei fratelli ma allo stesso tempo gli permette di non dover dare sfogo alla sua gelosia in modo vero e proprio ma solo nelle sue fantasie.

Ma quello di cui un bambino ha più bisogno, quando è assalito dalla gelosia per il fratello, è il permesso di sentire che quello che prove è giustificato dalla situazione in cui si trova. Per poter resistere ai tormentosi assalti della sua invidia, il bambino ha bisogno di essere incoraggiato ad accarezzare fantasie di futura rivalsa; così egli sarà in grado di superare questi momenti nella convinzione che il futuro aggiusterà le cose. Sopratutto, il bambino vuole essere sostenuto nella sua ancora enue convinzione che crescendo, lavorando duro e maturando, un giorno sarà lui a trionfare. Se le sue attuali sofferenze saranno ricompensate in futuro, egli non ha bisogno di dare sfogo alla sua gelosia del momento, come fece Caino6

Le fiabe per bambini di solito iniziano in una situazione realistica e poi si sviluppano, alcune più e altre meno, con elementi magici. Viene portato ad esempio la storia di

Cappuccetto Rosso che inizia con una madre che dice a

sua figlia di andare a trovare la nonna; quella di Hӓnsel e

Gretel in cui due coniugi non sono in grado di sfamare i

figli, oopure quella de Il pescatore e il Genio in cui un pescatore non riesce a prendere pesci nella sua rete. Nonostante la realtà apparente con cui iniziano queste storie, i bambini sono ben consapevoli del fatto che esse parlino con un linguaggio simbolico e fin dall’inizio si cerca di creare un distacco dalla realtà facendo iniziare le varie storie con “C’era una volta” o “In un certo paese” oppure “Mille anni fa, o forse più”, “Al tempo che gli animali parlavano ancora”, “Una volta, in un vecchio castello nel cuore di un vasto e fitto bosco”. Tutti questi

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inizi creano incertezza e fanno sì che il lettore capisca subito che non ci si riferisce alla realtà vera e propria, rendendo incerti sia luoghi, tempi e personaggi. I piccoli lettori capiscono che, non appena inizia la storia, devono distaccarsi dalla realtà. I luoghi esplorati in queste storie sono antichi manieri, oscure caverne, stanza chiuse a cui non si può accedere, foreste impenetrabili7

Una delle trame più comuni per le storie per bambini è quella dell’eroe che viene disprezzato, maltrattato da tutti all’inizio ma che nel corso del racconto è costretto a superare varie peripezie anche grazie all’aiuto di amichevoli soccorritori; alla fine della storia l’eroe riesce a superare tutte le prove rimanendo fedele a se stesso e ottenendo un gradito lieto fine. Queste storie hanno come protagonista un bambino o bambina che diventerà l’eroe. Un altro elemento che si trova in molte delle fiabe è la presenza di una principessa o fanciulla in pericolo che deve essere salvata; l’eroe sarà sempre colui che la salva e una volta avvenuto ciò seguiranno le nozze tra i due. Non vengono mai forniti particolari in base ai quali conosciamo dettagli sulla vita futura dei due, ciò che ci viene detto alla fine del racconto è solo che “vissero per sempre felici e contenti”. Il lieto fine potrebbe essere visto come una cosa negativa in quanto porterebbe il bambino ad una delusione nei confronti della vita reale ma considerando che questo finale avviene nel mondo delle storie e non nella realtà, essa offre al bambino solo la speranza che qualcosa di buono potrà sempre accadere, grazie al loro impegno e all’aiuto di qualcuno che vuole loro bene. Dalle storie i bambini capiscono che se saranno buoni, ci

.

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saranno persone che potranno aiutarli se in difficoltà. Come si è appena affermato, uno dei protagonisti indiscusso delle storie per bambini è l’eroe: egli è l’unico che nel corso del racconto viene chiamato con il suo nome poichè è l’unico ad averne uno, tutti gli altri personaggi si identificano in base alla sua figura. Tutti i personaggi che non siano il protagonista (o l’eroe) vengono menzionati in base alla loro parentela o legame con quest’ultimo; anche le figure magiche rimangono senza un nome rendendo più semplice per il bambino creare proiezioni o identificazioni su questi.

Questo è ulteriormente sottolineato dal fatto che nelle fiabe nessun altro ha un nome; i genitori dei personaggi principali delle giabe rimangono senza nome. Vengono menzionati come “padre”, “madre”, “matrigna” benchè possano essere descritti come “un povero pescatore” o “un povero taglialegna”. Se sono “un re” e “una regina” si tratta di trasparenti mascherature del padre e della madre, così come dietro “un principe” e “una principessa” si celano un ragazzo e una ragazza. Fate, streghe, giganti e madrine rimangono anch’essi senza nome, facilitando in questo modo proiezioni e identificazioni8

8

Ivi, p.43.

.

Altri personaggi possono essere la principessa, il re (padre della ragazza che quasi sempre da sua figlia in sposa all’eroe della storia e condivide con lui il suo regno oppure lo nomina suo successore), la matrigna, le sorellastre, gli aiutanti. Si ha quasi sempre, un quadro formato da protagonista, antagonista ed aiutanti. La donna è sempre una figura desiderabile ma tenuta prigioniera dalla figura malefica (o dall’antagonista). Gli aiutanti del protagonista possono essere figure magiche oppure di finzione così come le forze da combattere tra cui spesso figurano draghi.

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In alcune storie i protagonisti non sono necessariamente umani ma possono essere degli animali, che rappresentano in modo simbolico pregi e difetti della personalità umana. Questi tipi di racconti hanno lo scopo di dare una lezione morale ai più piccoli; alla fine di ognuna di queste, infatti, si capirà qualcosa riguardo a come sia giusto o meno comportarsi in determinati tipi di situazioni. I bambini vedono il mondo in modo diverso dagli adulti ed è per questo che è possibile scrivere o raccontare loro storie in cui ci sono animali che parlano fra loro e che attraverso le loro avventure danno insegnamenti. Come afferma Bettelheim, per il bambino non c’è una linea ben definita che separi gli oggetti dagli esseri viventi così come non ne esiste una che separi gli esseri umani dagli animali; il bambino si aspetta che l’animale parli ed è convinto che quest’ultimo comprenda e senta ciò che l’essere umano ha da dirgli o vuole comunicargli. Per un bambino è naturale che un animale guidi l’eroe nelle fiabe. I più piccoli, inoltre, pensano che anche i sassi siano vivi così come tutte le cose. Bettelheim definisce in questo senso il pensiero del bambino come un pensiero animistico.

Altre figure spesso presenti nelle fiabe e nelle storie per bambini sono le fate buone che compaiono all’improvviso in aiuto del protagonista; esse rappresentano in modo simbolico la possibilità che ci sia sempre qualcosa di buono da scoprire e che qualcuno veglia sempre su di noi, pronto ad aiutarci nel momento di massimo pericolo. Secondo Bettelheim, le fiabe perchè possano comunicare i loro messaggi e trasmettere i significati simbolici dovrebbero essere raccontate piuttosto che lette oppure anche se lette, colui che legge dovrebbe essere coinvolto

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emotivamente sia dalla storia sia da chi lo ascolta. E’, quindi, preferibile la narrazione alla lettura. Nel raccontare una storia a dei piccoli ascoltatori, si può decidere di omettere o aggiungere dei piccoli particolari anche in base alle reazioni degli ascoltatori. Le storie, inoltre, possono essere anche modificate o adattate alla volontà dei bambini in seguito agli interrogativi posti dai bambini nell’ascoltarla. La narrazione di una storia dovrebbe essere, secondo l’autore, un fatto interpersonale tra chi narra e chi ascolta9

Durante il XX secolo la tradizione avviata nel corso dell’Ottocento si afferma in modo decisivo e dà vita ad un’industria culturale. Molto importanti per la diffusione della letteratura per l’infanzia in questo periodo sono i mezzi di comunicazione di massa: cinema, video, tv, internet. Nel Novecento si fanno strada, inoltre, nuove forme di letteratura infantile che poi saranno fondamentali per questo genere nella seconda metà del secolo. Due esempi di autori innovativi in questo campo sono Astrid Lindgren che attiva una narrativa legata alla libertà, al gioco e Saint-Exupéry in cui troviamo simbolismo esistenziale e raffinatezza testuale. Nella seconda metà del Novecento l’universo narrativo per l’infanzia cambia di nuovo: si fanno strada nuove scritture e nuovi sottogeneri come per esempio il fantasy. Quest’ultimo porta il lettore in terre e luoghi sconosciuti, esalta lo spirito di avventura e intreccia in sè magia, epos e avventura stessa. Accanto ai nuovi sottogeneri, la letteratura per l’infanzia ha visto la nascita di fumetti, giornalini e istant-book. A questo filone

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si associano anche tutti quei video, cartoni e programmi televisivi che prendono spunto da dei libri. Un’altra novità per quanto riguarda la letteratura dell’infanzia di questo periodo è la funzione delle collane che perdono la loro originaria funzione ovvero quella di lanciare sul mercato le novità; l’editoria investe sempre più sul best seller. I libri seriali sembrano prendere il sopravvento e ne è un esempio Harry Potter. Le caratteristiche dei personaggi e i generi letterari che si intrecciano in saghe vincenti attraggono i lettori e li fanno diventare acquirenti abituali. In questo caso più che di letteratura prettamente per l’infanzia si parla di letteratura per l’adolescenza. Dagli anni ’60 in poi l’editoria ha presentato testi via via più complicati sia dal punto di vista della struttura che della scrittura. Nella letteratura per l’infanzia, iniziano a farsi spazio i libri animati in cui diviene molto importante l’immagine e l’illustrazione e libri games per la seconda infanzia e preadolescenza. Da qui l’importanza sempre più grande che viene data alle immagini nei testi rivolti ai più piccoli; essa diviene mezzo fondamentale per arrivare al testo e capirne il significato. Non solo dal punto di vista stilistico ma anche da quello contenutistico si hanno dei cambiamenti: temi, situazioni e obiettivi si rinnovano. I nuovi argomenti trattati nei testi sono: trionfo dell’orrore, infanzia e guerra, incontro tra culture, la magia, l’educazione sentimentale, la trasformazione dell’altrove, natura e metropoli, le nuove figure femminili. Negli ultimi anni il valore del libro, in questo tipo di genere letterario, è andato acquistando l’immagine di occasione associato all’uscita di un film (saga di Harry Potter, Le cronache di Narnia...). Si può dire però che nelle storie per bambini che vengono scritte e raccontate attualmente, rimane

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qualcosa della fiaba; da essa vengono ripresi gli elementi del meraviglioso e del magico. Il cambiamento del modo in cui viene concepita la letteratura per l’infanzia è dovuta, sempre secondo quanto affermato nel libro La letteratura

per l’infanzia oggi, anche al nuovo tipo di lettore; i ragazzi

infatti leggono ma in modo diverso da prima e lo fanno utilizzando nuovi mezzi. La lettura diviene per i più piccoli un modo per svagarsi e prendere una pausa dalla quotidianità. Per i bambini molto piccoli è importante che le storie vengano loro lette o raccontate dai genitori o comunque da qualcuno in cui hanno fiducia; risulta essere molto importante la voce che essi sentono durante il racconto. Il ruolo dell’adulto è molto importante nell’interesse che i più piccoli nutrono nei confronti del libro e del contenuto di esso. Grazie alla grande quantità di mezzi di comunicazione a disposizione e allo sviluppo tecnologico, la letteratura per l’infanzia si espande e si diffonde non solo attraverso libri ma giornali periodici, giornalini, fumetti, cartoons, videogiochi. Tra questi il fumetto ha avuto larga diffusione e si pone a metà tra il codice iconico e quello verbale in quanto risultante della fusione di elementi di scrittura fonetica con un linguaggio iconico. I fumetti che vengono ideati possono essere di diversi generi: comico-umoristico, avventuroso-eroico, giallo-noir, fantasy/fantascientifico, satirico. Un elemento comune a tutti i tipi di genere è la narrazione. Per quanto riguarda la letteratura per l’infanzia trasmessa tramimte la televisione essa sembra essere la contaminazione tra la vita adulta e quella del bambino. Il videogioco viene annoverato come letteratura per l’infanzia in quanto si regge su una trama narrativa.

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La comparsa della letteratura africana in lingue europee è abbastanza recente; la cultura dell’Africa si è espressa per molto tempo e continua ad esprimersi più che altro oralmente in particolare attraverso racconti, proverbi, parabole, miti e leggende. La letteratura africana che si fa strada in Occidente spesso non è nient’altro che un mettere per scritto tutto ciò che per milleni è stato tramandato oralmente e farlo in una lingua che non è la propria. L’oralità che è propria della letteratura nel continente africano ha caratteristiche molto importanti quali il ritmo (ovvero la voce di chi narra che serve ad imprimere la storia nella memoria di chi ascolta), l’eloquenza (legata alla saggezza di chi parla), la metafora (immagini che servono a rendere più chiaro quello che viene raccontato) e l’anonimia (si riferisce al fatto che chi racconta è autore della storia ma allo stesso tempo portavoce di qualcosa che non è solo suo ma che appartiene all’intera comunità). La cultura orale era presente in tutte le società in passato ma le sue funzioni sono state assorbite dalla scrittura nelle società occidentali moderne. Si ha la tendenza a pensare alla letteratura africana come omogenea dimenticando che nel continente africano sono presenti popolazioni, lingue e tradizioni diverse. Nonostante queste diversità esistono delle caratteristiche comuni che rimandano alla letteratura africana in generale:

- importanza dell’oralità, della letteratura della memoria;

- il rapporto esclusivo con la natura, che è sacra per le popolazioni africane;

- il senso di appartenenza alla propria terra, alle proprie radici e di conseguenza il rispetto verso gli anziani (da cui deriva un culto vero e proprio degli antenati). Il

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ruolo dell’anziano che è visto come colui in grado di poter trasmettere valori e cultura è fondamentale per gli africani. Mali Amadou Hampatè Bâ per far capire quanto la figura dell’anziano sia importante scrisse che quando muore un anziano, una biblioteca brucia10 Per quanto riguarda la letteratura per bambini in Africa si parla di fiabe o favole; entrambe caratterizzate dal magico e fantastico. Esse sono narrate per divertire e per insegnare a vivere; coloro che ascoltano si sentono coinvolti nel racconto e vi partecipano. Dietro al velo del racconto si rappresenta attraverso queste storie la vita come è o come dovrebbe essere; in questo modo il narratore diviene maestro di vita (di solito un anziano, come già affermato in precedenza). Molto importanti nei racconti africani sono azioni che coinvolgono i presenti come danze e canti così il messaggio si imprime nella memoria e influenza la loro vita. Tra i soggetti più utilizzati nella narrazione africana vi sono gli animali; essi sono quasi sempre utilizzati quando il racconto vuole essere portatore morale. Nelle favole africane gli animali sono come la controfigura dell’uomo, ne riflettono le virtù e i difetti, le tribolazioni, i fallimenti ed i successi. Ma essi nel continente africano non assumono le stesse caratteristiche che in Europa o in Occidente in generale. Gli animali che si cibano di carni di prede che non hanno cacciato hanno in Europa un’accezione negativa mentre in Africa sono percepiti come cacciatori ed esprimono emozioni positive; gli animali spazzini sono descritti in tutta l’Africa con caratteristiche positive (saggezza, furbizia, riflessione,

.

10

KOMBLA-EBRI, K., La letteratura africana (subsahariana)

contemporanea, fra lingua, linguaggi e identità, in Piroga (rivista online),

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forza morale) mentre i grandi carnivori sono visti sotto una luce piuttosto negativa. Un esempio della grande differenza tra Europa e Africa è il leone: nel primo caso è considerato il re della foresta mentre nel continente africano è spesso descritto come un bullo forte e aggressivo ma facile da far cadere in inganno perchè poco intelligente. Secondo Franco Siciliano la ragione di questa differenza è da attribuire al fatto che l’Europa abbia da tempo perso contatto diretto con determinati tipi di animali (leoni, leopardi, pantere) e abbia mantenuto la visione dell’animale forte e nobile per questi esemplari sempre e solo osservati in cattività e mai nel loro ambiente naturale. La stessa cosa vale per gli animali spazzini come gli avvoltoi che sono scomparsi dal continente europeo e di cui è rimasta l’idea di animali capaci solo di nutrirsi di resti di soldati morti o altri animali (concezione resa più forte dalla loro descrizione all’interno dei poemi epici); la presenza di corvi e avvoltoi viene associata in Europa alla morte. In Africa questi animali sono, al contrario, sempre presenti e quindi le persone che abitano qui conoscono bene le caratteristiche tanto dei predatori (aggressivi e facili all’ira) quanto degli animali spazzini (utili per evitare il diffondersi di epidemie). Nelle favole e fiabe africane non mancano mai i proverbi, fondamentali per trasmettere un insegnamento; essi trattano vari argomenti come la saggezza legata all’età, la contrapposizione tra vecchiaia e gioventù, l’amore non come relazione tra sessi ma come qualcosa di trascendente ed importante, l’amicizia, il lavoro. Nei proverbi a volte vengono utilizzati anche gli animali per sottolineare fenomeni della vita umana.

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Partendo dalle considerazioni appena fatte per quanto riguarda le storie per bambini in generale, si cercherà adesso di capire quanto quelle scritte da Patick K.Addai siano simili e/o diverse. Prima di fare ciò, si deve specificare la fascia di età a cui l’autore si rivolge: egli scrive le sue opere per bambini di scuole materne e primarie. Il pubblico a cui sceglie di rivolgersi è, quindi, molto piccolo (dai 3 ai 10 anni circa). Proprio per la fascia di età verso cui si indirizza, i suoi testi rientrano nella categoria di letteratura per l’infanzia e non letteratura per ragazzi. Le storie di Patrick K.Addai sono racconti che si rifanno più alle tradizioni africane o che rimandano alle fiabe classiche conosciute in occidente ma hanno poco a che fare con i nuovi generi e sottogeneri che si sono divulgati negli ultimi anni e di cui si è parlato nei paragrafi precedenti. Tutte le opere dello scrittore ghanese si avvicinano, per fare degli esempi, molto più alle fiabe dei fratelli Grimm o alle fiabe e favole tipiche africane piuttosto che alle nuove saghe come Harry Potter. Se prendiamo come oggetto di riferimento le fiabe classiche, leggendo le opere dell’autore ghanese salta subito all’occhio una certa diversità rispetto alle storie per bambini alle quali siamo abituati. Forse ciò che lo avvicina, in un certo senso, alle fiabe e storie per bambini tradizionali è il fatto che anche lui cerchi di dare un messaggio ai piccoli ascoltatori, cerchi di trasmettergli la sua visione della vita, del suo mondo di modo che loro possano trarne vantaggio per poter affrontare la realtà e le difficoltà che si troveranno di fronte durante la loro vita. Come affermato in molte interviste dallo stesso Patrick K.Addai, il suo scopo nello scrivere delle storie per bambini non è solo quello di poter diffondere la cultura del

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proprio continente ma è proprio quello di educare i piccoli lettori (o ascoltatori) alla vita. Egli, attraverso ciò che racconta, ha la speranza che i bambini, quando crescerenno lo faranno senza pregiudizi ma con la consapevolezza che ogni persona deve essere giudicata per quello che è, per come si comporta con gli altri e non per il modo in cui appare. Lo scopo educativo nelle opere dello scrittore africano è chiaro e diretto: egli alla fine di ogni opera inserisce l’insegnamento che i lettori dovrebbero trarne e lo fa, attraverso la voce di uno dei personaggi della storia. Possiamo dire che, quindi, le opere di Patrick K.Addai hanno un valore morale così come le fiabe e storie per bambini di cui abbiamo parlato nel sottoparagrafo precedente ma hanno anche l’intento di poter aiutare il bambino nella sua vita futura e nella formazione della propria personalità, del proprio carattere. Se ci si sofferma sulle storie africane, invece, possiamo trovare molte similitudini con le opere dello scrittore ghanese. In esse l’autore mette in risalto tutte quelle caratteristiche descritte in precedenza come peculiari delle fiabe e favole africane sia dal punto di vista formale che dal punto di vista del contenuto; si capisce che le storie di Patrick K.Addai siano state, in precedenza, già tramandate oralmente e ne è un esempio particolare il libro Die

Groβmutter übernimmt das Fernsehen nella cui

presentazione è lo stesso autore ad affermare che in esso sono contenute le storie raccontante oralmente dalla nonna ai bambini. Anche l’importanza degli anziani come simbolo di saggezza e trasmissione di conoscenza è evidente in questa opera come nelle altre dell’autore.

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Tutte le storie raccontate o scritte da Patrick K.Addai differiscono in parte dalle classiche fiabe per bambini. Non c’è un eroe che prevale sugli altri e anche se esiste un protagonista specifico, un personaggio che sia più importante di altri, egli non ha il monopolio assoluto della storia. Non ci sono nelle opere dell’autore africano storie d’amore o fanciulle in pericolo che debbano essere salvate da un eroe (che nelle storie classiche coincide con il protagonista). Tutte le storie di Patrick K.Addai parlano di tradizioni africane e di leggende esistenti; non ci sono inizi incerti nè il classico lieto fine. Le storie dell’autore africano non si aprono mai con formule di rito come “c’era una volta”, “in un certo paese”, “mille anni fa, o forse anche più” o “al tempo che gli animali parlavano ancora” ma al contrario la storia inizia subito ad essere raccontata; questo perchè egli non vuole dare un senso di incertezza alla sua opera e alle storie che scrive e racconta. Così come non ci sono inizi di rito, non c’è sempre un lieto fine nelle storie dell’autore ghanese. In alcuni casi può succedere che il protagonista riesca a portare a termine la propria avventura in modo positivo così come può accadere il contrario. Un esempio di un finale positivo è quello che si ha in Das Schnarchen der

Ungeheuer-Sasabonsam in cui l’eroe della storia, dopo varie peripezie

riesce a tornare a casa mantenendo la promessa che aveva fatto al padre quando stava per morire: riporta nel suo villaggio la testa di un re per porla nella tomba del padre. Un finale non del tutto positivo si ha invece in Der Jӓger

und der Hase-Ein Hasenpo voll Gold in quanto il

cacciatore protagonista del racconto, dopo aver trovato un coniglio che fa uscire monete d’oro dal suo sedere, si fa prendere la mano ed invece di tenere l’animale lo uccide

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perchè aveva sognato che nel suo corpo vi erano tantissime monete d’oro; alla fine della storia si pente di quello che ha fatto e decide di non fare più il cacciatore ma di tornare a fare il contadino. Sia che il finale delle sue opere sia positivo sia che sia negativo, Patrick K.Addai non scrive mai le parole “e vissero felici e contenti”. Per tutti questi elementi le sue opere sembrano molto più attaccate alla realtà rispetto alle fiabe classiche per bambini; non si ha quel distacco che creano le formule di rito che si trovano di solito nelle fiabe. Nelle trame delle storie africane dell’autore in questione non si trova mai il tema dell’amore nè il tema della gelosia o invidia nei confronti dei fratelli o sorelle come, invece, si è visto per le storie per bambini di cui ha parlato Bettelheim nella sua opera Il mondo incantato- Uso, importanza e significati

psicanalitici delle fiabe. In questo senso sembra che le

opere scritte da Patrick K.Addai si avvicinino molto di più alle favole e fiabe africane. Tutti gli elementi descritti nelle storie hanno lo scopo preciso di dare un insegnamento nel finale e niente viene descritto per caso. Le favole e fiabe africane, proprio come le storie di Addai, non hanno sempre un lieto fine e se esso non c’è, è comunque sempre presente un insegnamento. L’autore utilizza un gran numero di proverbi e modi di dire africani che vengono inseriti nella narrazione e ne sono parte integrante. La presenza di musiche e canzoni all’interno delle storie le rende ancora più vicine alla letteratura africana piuttosto che a quella europea.

4.4.2 Luoghi

I luoghi incantati delle fiabe sono ben lontani degli scenari presentati nelle opere di Patrick K.Addai. Non ci sono

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foreste magiche, castelli o paesi remoti e sconosciuti o frutto della fantasia nelle storie di quest’ultimo. I luoghi sono sempre ben definiti e si tratta nella maggior parte dei casi di villaggi africani. In tutte le opere dell’autore africano, l’ambientazione risulta chiara: in molte storie si ha proprio il nome del paese o del villaggio nel quale la storia si svolgerà come per esempio il villaggio Kayanga in Kofi-Das afrikanische Kind oppure Jakobu in Das

Schnarchen der Ungeheuer. In altre opere invece non si ha

la localizzazione precisa ma viene comunque detto che la storia si svolgerà in un piccolo villaggio oppure nel deserto come per esempio in Der alte Mann und die

geheimnisvolle Rauchsӓul e ([...]seit meiner Geburt lebe ich in dieser Wüste)11 o in Der Jӓger und der Hase- Ein Hasenpo voll Gold (In dieser alten Hütte ist er geboren. Das ist sein Elternhaus)12

11

ADDAI, P.K., “Der alte Mann und die geheimnisvolle Rauchsӓule”, Verlag Adinkra, 2003, p.7.

12

ADDAI, P.K., “Der Jӓger und der Hase- Ein Hasenpo voll Gold”, Verlag Adinkra, Leondig, 2005, p.7.

. L’Africa e il suo paesaggio

fanno da scenario a tutte le opere dell’autore: deserto, villaggi, capanne, foreste, boschi. Non c’è niente di magico nei luoghi descritti da Patrick K.Addai, essi sono tutti reali e vengono descritti più o meno dettagliatamente. Alcuni di questi luoghi possono assumere, in alcune opere, sfaccettature magiche come avviene nel deserto descritto in Der alte Mann und die geheimnisvolle Rauchsӓule nel quale si ha una porta del tempo che da accesso ad un mondo parallelo alla realtà nel quale il vento parla e succedono cose magiche. Si può affermare che, anche se i luoghi magici sono presenti, essi non sono altro che un’ aggiunta ai paesi, villaggi e paesaggi reali che costituiscono la parte più consistente della storia. Ancora

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una volta sembra, quindi, che l’autore africano si avvicini più alla letteratura africana che non a quella classica occidentale.

4.4.3 Personaggi

Anche i personaggi delle storie di Patrick K.Addai non sono simili in tutto e per tutto a quelli delle fiabe classiche o racconti per bambini che siamo abituati a leggere. Non c’è nessuna storia dell’autore che parli di bambini non apprezzati che nel corso della storia diventano eroi superando le varie difficoltà che gli si presentano. C’è, però, anche nelle sue storie un personaggio principale che da forma all’intera narrazione. Egli, a differenza di quello che succede nelle storie classiche per i più piccoli, non è l’unico ad avere un nome; anche gli altri personaggi, seppur secondari, sono identificati non in base al rapporto con il protagonista. In Der alte Mann und der

geheimnisvolle Rauchsӓule anche i bambini ai quali il

protagonista sta raccontando la propria storia nel deserto hanno un nome, così come il suo cammello e tutti i personaggi che incontra nel suo cammino; in Das

Schnarchen der Ungeheuer oltre al protagonista anche i

suoi fratelli e le persone che incontra hanno un nome proprio, anche il re al quale deve tagliare la testa per portarla nella tomba del padre e ancora in Der Jӓger und

der Hase- Ein Hasenpo voll Gold tutti i personaggi

(moglie e figli del protagonista, amici di quest’ultimo e personaggi secondari) hanno un loro nome. Non esistono principesse o fanciulle da salvare nelle storie di Patrick K.Addai: i personaggi principali possono anche avere una missione da svolgere, uno scopo da raggiungere ma questo non è mai quello di salvare una donna oppure di

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conquistare un regno. I personaggi di Patrick K.Addai sono contadini o cacciatori o comunque persone che hanno vissuto e vivono in povertà le cui missioni e scopi ruotano intorno all’aiutare la famiglia in momenti di mancanza di cibo, acqua e tutto ciò che serve per sopravvivere. Sono presenti nelle storie dell’autore africano, così come abbiamo visto per le storie classiche per bambini, aiutanti che arrivano al momento opportuno e sostengono il protagonista nella risoluzione di problemi dandogli una mano ad affrontare le difficoltà. Essi possono essere sia aiutanti magici, inventati e creati dalla fantasia dell’autore oppure persone in carne ed ossa. Gli antagonisti, seppur presenti nelle storie di Patrick K.Addai quanto in quelle classiche, hanno differenti caratteristiche. Nelle prime non ci sono matrigne cattive o draghi che minaccianao il protagonista o chi gli sta intorno; gli antagonisti creati da Patrick K.Addai possono essere frutto dell’immaginazione del protagonista (Der alte Mann und

die geheimnisvolle Rachsӓule ) oppure possono essere

animali sconosciuti e pericolosi (Die Schnarchen der

Ungeheuer- Sasabonsam); può anche accadere che non ci

sia un antagonista vero e proprio ma che l’unica cosa che mette in difficoltà il protagonista sia un suo bisogno o qualcosa che lo tormenta dentro (Der Jӓger und der

Hase-Ein Hasenpo voll Gold). Anche in alcune storie di Patrick

K.Addai, così come già accennato per le storie classiche per bambini, i protagonisti sono gli animali. Può succedere che ci siano animali protagonisti o che comunque hanno un ruolo importante nella storia (Der Jӓger und der

Hase-Ein Hasenpo voll Gold, Der alte Mann und die geheimnisvolle Rauchsӓule , Ich habe den Menschen gerne, sagte der Hund, Die Affendiebe aus Timbuktu, Ein

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Adler bleibt immer ein Adler) oppure che siano gli unici

personaggi presenti nella storia (Die Groβmutter

übernimmt das Fernsehen- Afrikanische Geschichten von P.K.Addai). Gli animali sono portatori di idee e valori e

danno degli insegnamenti ma, come già affermato in precedenza, essi sono visti sotto una luce diversa in Europa ed in Africa e nelle opere di Addai essi assumono le caratteristiche che vengono loro attribuite nel continente nero e non in Occidente (il leone, ad esempio, è descritto come forte ed aggressivo ma allo stesso tempo poco intelligente). In Der alte Mann und die geheimnisvolle

Rauchsӓule, il cammello è il protagonista della storia

insieme al suo padrone; non parla mai fino alla fine ma ha un ruolo molto importante. Un animale protagonista, invece, di una storia è il cane Takashi che in Ich habe den

Menschen gerne, sagte der Hund va in cerca di un essere

umano come amico e nel corso del suo percorso interagisce con altri animali come il leone, il coccodrillo, il ragno e infine arriva all’uomo. Gli animali in Die

Groβmutter übernimmt das Fernsehen - Afrikanische Geschichten von P.K.Addai sono gli unici protagonisti e le

interazioni fra loro portano i piccoli lettori a riflettere su vari aspetti più o meno importanti della vita. Queste storie portano sempre un insegnamento che viene posto alla fine di ognuna di esse come morale. In questo caso possiamo dire che Patrick K.Addai non si allontana molto dalle fiabe classiche ma allo stesso tempo nemmeno dalla letteratura africana. Le sue storie, o meglio i personaggi di esse, sono una combinazione tra i due tipi di letteratura. Egli nel narrare le sue storie fonde le due cose e ne risulta che i personaggi presenti nei testi si avvicinino in parte a quelli

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delle fiabe classiche ed in parte a quelle della tradizione africana.

4.4.4 Linguaggio

Il linguaggio utilizzato da Patrick K.Addai è molto semplice e allo stesso tempo chiaro e diretto. Nei suoi racconti, così come nelle frasi e nelle parole che usa non c’è niente di superfluo. Egli è sempre coerente con il suo modo di scrivere ed impostare racconti. Se ci imbattiamo nella lettura di una sua opera troveremo sempre molti modi di dire africani utilizzati in più parti delle varie storie così come la presenza di spartiti musicali e canzoni che rendono il racconto più dinamico e permettono una vicinanza maggiore tra chi legge e chi scrive o racconta. Gli spartiti musicali, con canzoni annesse, si possono trovare sia in mezzo ad una storia, sia all’inizio di questa. Inoltre, alcune volte le canzoni sono poste nel racconto da sole, senza spartito e vengono fatte cantare dai protagonisti, mai da personaggi secondari. Patrick K.Addai inserisce anche nelle sue opere un glossario con il quale spiega il significato di alcune parole (egli, infatti, utilizza alcune parole africane). Il glossario si può trovare alla fine dell’intera opera oppure alla fine dei vari capitoli della storia stessa. Il modo di narrare di Patrick K.Addai è caratterizzato da una prevalenza dei dialoghi che sono in maggioranza rispetto alle sequenze narrative o descrittive. Le descrizioni sono poche e le sequenze narrative, seppur presenti, sono brevi rispetto ai di dialoghi, soliloqui o monologhi. Le parole che l’autore africano usa sono parole semplici, le frasi piuttosto brevi. Il tutto conferisce all’intera opera dinamicità e sicuramente una possibilità di catturare al meglio l’attenzione dei bambini.

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4.4.5 Come raccontare le storie ai bambini: Patrick K.Addai

Anche Patrick K.Addai, così come già affermato da Bettelheim, ritiene che il modo migliore per trasmettere le proprie opere ai bambini sia quello di raccontare le storie piuttosto che scriverle. Egli, seppur autore di ben 8 opere per bambini, inizia la sua carriera proprio come oratore. L’autore, come già accennato nei capitoli precedenti, ha lavorato in teatro per i bambini e prima di iniziare a scrivere ha creato un progetto dal titotlo Die Groβmutter

übernimmt das Fernsehen nel quale egli girava nelle varie

scuole raccontando storie ai più piccoli, che poi sono state raccolte nell’opera omonima. Già da qui si capisce quanto sia importante per l’autore africano interagire con i bambini. Egli, inoltre, continua ad andare nelle scuole e biblioteche per raccontare tutte le sue storie ai piccoli ascoltatori; ritiene che il momento migliore delle sue visite sia proprio quello in cui i bambini gli pongono domande o quando vede le reazioni a quello che racconta sui loro volti. Tanto per Bettelheim quanto per Patrick K.Addai il genere della letteratura per l’infanzia necessita di un rapporto stretto con il suo pubblico e per questo motivo entrambi ritengono il raccontare un gradino più in alto rispetto al leggere.

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